Il calzolaio delle Stelle
ESAME DI STATO – A.S. 2009/2010 SALVATORE FERRAGAMO: IL CALZOLAIO DELLE STELLE Candidata: Silvia Gozzo Classe: V BTG
INDICE
Introduzione | 3 Chi è il Calzolaio dei sogni? | 5 Ferragamo | 9 Creatività a colori | 11 Scarpa gioiello | 17 Scarpa sensualità | 19 The Ferragamo’s logo | 21
Bibliografia – Sitografia | 25
PREMESSA
Ho una passione per tutto ciò che riguarda l’estetica della donna, senza però tralasciare l’aspetto intellettuale e culturale, in particolare per il feticcio freudiano per eccellenza, la scarpa. Riguardo a questa mia passione, vorrei proseguire gli studi, in particolare riuscire a formarmi nel Politecnico Calzaturiero a Vigonza, Padova, oppure seguire alcuni corsi, sempre nel campo della moda a Verona nella nuova Fashion Ground Accademy. I vantaggi che hanno in comune queste due scuole sono gli orari, da potermi gestire come meglio credo ed allo stesso tempo avere la possibilità di lavorare per poter pagarmi gli studi. Inoltre sono Istituti collocati nelle vicinanze, quindi avrei la possibilità di spostarmi senza trasferirmi in altre città. Nel mio lavoro mi occupo di indagare la produzione di Salvatore Ferragamo.
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CHI É IL CALZOLAIO DELLE STELLE?
Salvatore Ferragamo nasce nel 1898 a Bonito, paesino vicino a Napoli. Già a 11 anni dimostra una grande passione per le scarpe e inizia come apprendista a Napoli presso un calzolaio; a 13 apre un suo negozio a Bonito. Nel 1914, poco più che ragazzo, parte per gli Stati Uniti in cerca di fortuna e nel 1923 dalla California si sposta ad Hollywood, per seguire l’industria del cinema, dove apre l’Hollywood Boot Shop e dalla stampa locale viene soprannominato il Calzolaio delle stelle, perché il negozio è frequentato dalle attrici del cinema. Le sue calzature sono pezzi unici, di alto artigianato, pagate a prezzi da capogiro e pubblicate sulle riviste di moda più importanti. Nel 1927, nostalgico della famiglia e per trovare abili artigiani calzolai, Ferragamo torna in Italia, sceglie di vivere e collocare la propria attività a Firenze, inizialmente un piccolo laboratorio, ma poi nel 1929 nonostante la grande crisi economica si trasferisce nel Palazzo Spini Feroni che nel 1938 diviene di sua proprietà, oggi sede del museo.
Salvatore Ferragamo guardando attraverso il vinile esclusivo di uno dei suoi famosi shoes.1995 Bonito all’inizio del ventesimo secolo.
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Quando Salvatore Ferragamo muore, nel 1960, il grande sogno della sua vita è realizzato: creare e produrre le piÚ belle scarpe del mondo. Alla sua famiglia rimane il compito di realizzare l’idea che Salvatore aveva cominciato a sfiorare negli ultimi anni: trasformare il laboratorio artigianale di Ferragamo in una grande casa di moda.
Salvatore Ferragamo con Christian Dior a Firenze nel 1949. Salvatore Ferragamo con la moglie e il figlio nel 1954. Salvatore Ferragamo con la figlia Giovanna nel 1963.
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Salvatore Ferragamo che mostra a uno dei suoi dipendenti pi첫 giovani come fare le scarpe.
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SALVATORE FERRAGAMO
Nel 1926 in Italia, stato totalitario con a capo del governo Mussolini, si adottano misure protezionistiche con l’obiettivo di contenere l’inflazione: la nazione doveva essere in grado di produrre autonomamente ciò di cui aveva bisogno, evitando la dipendenza dalle importazioni estere. Il regime autarchico impedisce a Ferragamo di usare il cuoio e l’acciaio; in genere, i risultati del protezionismo furono prodotti di scarsa qualità perché l’Italia era un paese povero di materie prime. Sughero, legno, fili metallici, rafia, feltro e resine sintetiche simili al vetro sono i materiali innovativi che Ferragamo sostituisce con creatività e ottimi risultati al cuoio e all’acciaio. Nel giro di qualche anno gli affari vanno così bene che egli, nel 1936, affitta due laboratori e un negozio nel Palazzo Spini Feroni. Sono gli anni delle sanzioni economiche all’Italia di Mussolini, della proclamazione dell’Impero dell’Africa Orientale Italiana, la conquista dell’Etiopia che si rivela di tipo politico più che economico, e dell’Asse Roma-Berlino, l’alleanza politico militare fra Mussolini e Hitler. Ferragamo produce in quel periodo alcune delle sue creazioni più popolari e imitate, come le ‘zeppe’ di sughero, solide e leggere.
Stivaletto in tela dipinta a motivo di foglie realizzato da Salvatore Ferragamo negli anni Trenta.
CREATIVITÀ A COLORI
Il Museo Salvatore Ferragamo è stato inaugurato nel 2006 con una mostra che aveva per tema il colore nelle calzature di Salvatore Ferragamo. E’ stata presentata al pubblico la propensione di Ferragamo per la varietà dei materiali, da quelli poveri a quelli più lussuosi: in evidenza c’erano le calzature create per i personaggi famosi del cinema, da Marilyn Monroe alla duchessa di Windsor. Per Ferragamo la scarpa è più di un accessorio, è un oggetto di design, per il quale sperimentare nuove tecnologie e costruzioni. Il soggetto della Mostra è il colore perché è un tema di grande fascino e complesso. Storicamente il colore dell’abito è servito ad esprimere differenza sociali, di sesso e di mestiere, di appartenenza religiosa. Spesso i colori celano delle inequivocabili contraddizioni; ad esempio, il nero richiama alla mente il senso della modestia, ma anche della seduzione e festa. Il colore rimane uno dei pilastri della moda, è distintivo di molti marchi della moda, è alla base del logo dell’azienda Ferragamo. Ne parlerò in dettaglio in lingua inglese nel corso della mia tesina.
Nella pagina accanto, sandalo formato da lacci imbottiti in capretto dorato, tacco formato da strati di sughero ricoperti di camoscio in vari colori. Create nel 1938.
Le scarpe, in capretto dorato, realizzate per Marilyn Monroe, create nel 1956.
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Infatti, per Ferragamo diversi colori caratterizzano il suo stile. La tavolozza di Ferragamo predilige i colori forti e decisi, con i quali rompe la tradizione dei bianchi, neri e marrone di fine secolo. Li utilizza in assoli o combinati in originali patchwork geometrici, in cui gli accostamenti azzardati assecondano la dinamica della forma e la particolarità dei materiali impiegati. Le avanguardie storico artistiche sono una continua fonte di ispirazione, dai futuristi, ai Fauves a Sonia Delaunay. Quest’ultima artista, insieme al marito Robert Delaunay, crearono all’interno del movimento cubista la corrente dell’Orfismo. Tale voce deriva dal mitico Orfeo, cantore per eccellenza della tradizione greca. Le scomposizioni del colore acquistano un valore autonomo, indipendente dagli oggetti rappresentati attraverso effetti di dinamismo. Sonia trae dal ritmo della città, dalla luce, dalle combinazioni cromatiche sensibili moduli disegnativi importanti sia per i propri quadri, sia per le proprie stoffe, che progetta di preferenza. In alto, dettaglio di una tomaia in paglia di Salvatore Ferragamo del 1932.
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In basso, Sovia Delunay, Senza Titolo (part.), 1930, gouache su carta.
Negli anni Venti Sonia Delaunay lavorò come disegnatrice di tessuti ed ebbe un forte impatto nel modo della moda e della decorazione; fra i tanti suoi lavori, si ricordano i costumi per il balletto Cleopatra del coreografo russo Diaghilev, disegnati nel 1918. Tra l’altro, anche Picasso lavorò con Diaghilev un anno prima della Delaunay, quando progettò la scenografia di Parade. La differenza sostanziale che intercorre fra il Cubismo di Picasso e quello Orfico dei Delaunay riguarda l’approccio con i contenuti racchiusi nell’opera d’arte: mentre Picasso ricerca il concetto astratto fra i generi accademici del ritratto, della natura morta e del paesaggio, che risultano razionalizzati, i Delaunay si servono delle geometrie cromatiche per rintracciare una spiritualità naturale che può essere percepita soltanto come pura luce astratta: perciò, si intravedono spesso cerchi colorati volti a dare il senso della ciclicità della vita cosmica.
In alto, Sonia Delaunay, Variante del n.61, 1924 -1925.
In basso, scarpa allacciata del 1930 - 1932 di Salvatore Ferragamo con tomaia ‘patchwork’.
Sonia Delaunay, Prismi elettrici, 1914. Pastello su carta di soia,. Parigi, Coll. privata.
È proprio agli inizi del Novecento, prima nella pittura e successivamente nell’abbigliamento e nei tessuti, che i colori assumono un’importanza fondamentale. Un altro elemento che stimola la creatività di Ferragamo, oltre all’esperienza artistica, è la sua origine meridionale, mediterranea, dai colori intensi e vivi. Un’altra ragione per cui Ferragamo è così legato ai colori è la voglia di fare delle scarpe una delle chiavi di interpretazione dello stile, dell’eleganza e della personalità. Salvatore Ferragamo ha ‘anticipato’ di dieci anni la Op Art, con gli accostamenti bianco e nero in
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tomaie geometrizzanti dagli effetti cinetici.
Pelle di zebra degli anni Sessanta, crea un perfetto effetto optical. Firenze, Museo Salvatore Ferragamo.
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SCARPA GIOIELLO
L’oro sin dall’antichità è simbolo dello splendore del sole, della dignità reale, dell’aristocrazia e le calzature delle origini spesso erano ricoperte di questo metallo prezioso o venivano decorate di gioielli, coccarde di pizzo dorato, perle e lustrini. L’oro, metallo nobile e incorruttibile, suscita l’impressione di magnificenza e nobiltà. Salvatore Ferragamo crea un vasto numero di calzature dorate, spesso di capretto dorato, tra cui, si cita il sandalo, del 1930, chiuso davanti e aperto al tallone con tomaia di capretto dorato. Al centro della scollatura tre listini della stessa pelle e colore in ordine decrescente descrivono una forma piramidale, allacciatura sul collo del piede e punta quadrata, tacco alto in ottone a strati decrescenti e quadrati che riprendono il motivo della tomaia. Molto interessante è il sandalo appartenente al 1938/40, con ‘zeppa’ di sughero rivestita di velluto rosso sulla quale è applicataun’intelaiatura di ottone sbalzato a mano e strass. Il modello più rappresentativo è quello d’oro, 18 carati, fiosso e tacco alto in lamine d’oro scolpite a rilievo a motivo di dragone; il sandalo è realizzato nel 1956 per la moglie di un magnate australiano.
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SCARPA SENSUALITÀ
Il colore più amato da Ferragamo è il rosso rubino, simbolo di vita e di energia, il più affine alla propria natura passionale, da sempre l’emblema dell’essenza della vita: riassume in sé l’amore divino e l’amore sensuale. Fa eccezione la poulaine, scarpa maschile, lunga, a punta, di origine polacca del XII e XV secolo; la lunga punta era imbottita di crine di cavallo, si prolungava fino a sessanta centimetri; evidenzia una simbologia fallica per i giovani che muovono le punte delle loro scarpe al passaggio delle donne o le fanno scivolare sotto le loro gonne. Ciò è più evidente quando le scarpe sono tinta carne. La scarpa, vista come oggetto sessuale, è oggetto di studio per S. Freud, padre della psicoanalisi, il quale dichiara che in alcuni casi il normale oggetto sessuale viene sostituito da un altro. Alcune parti del corpo sono le sostitute del normale oggetto sessuale, come il piede o i capelli, che però deve essere abbandonato se si vuole raggiungere lo scopo sessuale. Tale situazione può diventare patologica se il desiderio del feticcio prende il posto dello scopo normale, ancora di più se il feticcio si stacca da qualsiasi persona e diventa di per sé l’oggetto sessuale. Il piede, come simbolo sessuale, appare persino nella mitologia.
Paulaine, scarpa maschile, del XII e XV.
Scarpe in raso rosso ricamato a motivi floreali in perline di vetro di Venezia colorate, strass, e paliettes. Create nel 1961.
THE FERRAGAMO’S LOGO
This logo represents the Ferragamo’s Museum placed in Florence.The logo is formed by the name and surname of the shoes designer. Top of the name there is a stylized shoe, that forms (with the shape of the wedge) the capital letter of Ferragamo. On the left side there is the word ‘museo’ in uppercase. The name of the shoes designer is written with a particular font, ‘handwritten’. The colour of this logo is red: symbol of life and energy and Ferragamo’s favourite colour because it’s the closest match to his passionate nature. In 1914 he left for the United States in search of fortune at a very young age and returned to his home country a well known personality described as the “shoemaker to the stars”. He had a shop in Hollywood that was favoured by all the top film actresses; his hand-crafted footwear, all one-off pieces, fetched dizzying prices and were photographed for leading fashion magazines of the time.
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RINGRAZIAMENTI
DOCENTI: Danelli Irene De Giorgi Piero Felici Grazia TECNICAL SUPPORT: Vincenzo Sergio SHOES: Simonetta Showroom – Marmirolo (MN) PHOTOGRAPHER: Guidi Enrico SPECIAL THANKS: Verità Stefania
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BIBLIOGRAFIA - SITOGRAFIA
G. Dorfles – A. Vattese, Arti Visive. Il Novecento. Protagonisti e Movimenti, Bergamo 2008 S. Ricci, a cura di, Creatività a colori, catalogo della mostra, Museo Salvatore Ferragamo, Firenze 2006 HYPERLINK
“http://www.museoferragamo.it/scopri.php”http://www.
museoferragamo.it/scopri.php HYPERLINK “http://it.wikipedia.org/wiki/Robert_Delaunay”
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Foto scattata da Enrico Guidi, Simonetta Showroom
SALVATORE FERRAGAMO: IL CALZOLAIO DELLE STELLE ESAME DI STATO – A.S. 2009/2010 Silvia Gozzo V BTG