Marilyn Monroe - A. Rigoni

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l’ingenuità e il disagio di una diva immortale





Introduzione L’ i c o n a d e l l a c e l e b r i t à Marilyn Monroe e la Pop Art Niagara

L’ i n c a p a c i t à d i a m a r e e i l s u o m a l e d i v i v e r e Tu t t o u n u n i v e r s o i n t e r i o r e p e r s c o p r i r e l ’a l t r o v o l t o dell’icona

La donna del Presidente: scandalo o rischioso amore?

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La fine di un mito

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Bibliogafia-Sitografia

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Jhon Fitzgerald Kennedy La relazione con Marilyn

L a m o r t e d i M a r i l y n : i l g i a l l o d i u n ’e p o c a



Introduzione Dinnanzi a Marilyn Monroe è scontato e mediocre soffermarsi solamente sulla sua figura di diva di Hollywood senza tener conto che, come tutti, anch’ella era una persona umana caratterizzata da dubbi, insicurezze, fragilità, desideri e fantasie. Ancor prima di percorrere tutta la sua vita, è d’obbligo analizzare l’esistenza della madre: Gladys Monroe. Gladys aveva un rapporto speciale con il padre che la incoraggiava ad affrontare tutte le difficoltà della vita a testa alta; lo stesso non si poteva dire per il rapporto che aveva instaurato con la madre: una relazione basata solamente su un profondo e avvilente risentimento che sarebbe durato in eterno. Dopo la morte del padre, Gladys si ritrovava a dover convivere con sua madre, la quale le mancava di rispetto in continuazione offendendola e insultandola senza riguardo. Crescendo, Gladys, si era sposata con un certo John dal quale aveva avuto due figli, tuttavia la sua vita non era quella della madre casalinga: Gladys desiderava una vita interessante e speciale; voleva vivere amori come quelli nei film. Di conseguenza il marito decise dopo pochi anni di separarsi dalla donna, portando con sé i figli. La aveva accusata di menefreghismo e, ovviamente, era stato in tutto e per tutto appoggiato dalla suocera. Gladys si ritrovava sola, a vivere in una casa trascurata alla quale però la donna era affezionata. Un forte impulso caratterizzava i pensieri più proibiti di Gladys: ella desiderava più di ogni altra cosa appartenere carnalmente ed appassionatamente ad un uomo. Dopo aver avuto notevoli avventure, Gladys era rimasta molto affascinata da Stanley: un uomo tanto attraente quanto rozzo. Stanley ambiva solamente a portarsi a letto più ragazze possibili mentre Gladys, nonostante i consigli delle sue amiche, vedeva in quell’uomo qualcosa di fantastico. Neppure questa volta il destino aveva deciso di sorridere a Gladys la quale si ritrovava incinta di un uomo che non perse occasione per abbandonarla. Gladys affrontava questo disagio con le unghie e con i denti, non curante della pesantezza che questa situazione aveva sulla sua psiche. Sentiva dentro di sé battere il piccolo cuore della sua bambina che avrebbe chiamato Norma, come Norma Talmage, una delle sue attrici preferite.

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La piccola Norma Jeane trascorse un'infanzia travagliata e triste, tra famiglie adottive e orfanotrofi, ai quali venne affidata, dato che neppure la nonna materna voleva occuparsi di lei. Questa mancanza di affetto porterà la futura Marilyn Monroe ad avere sempre più bisogno di sentimento e amore. La prima famiglia alla quale fu affidata fu quella di Albert e Ida Bolender: essi erano una coppia di integralisti cattolici, rigorosi e moralisti, che, per integrare i loro modesti guadagni, prendevano bambini in affidamento, per usufruire dei sussidi dello Stato. La madre andava a trovarla quasi tutte le settimane, ma non baciò né abbracciò mai la bambina, la quale crebbe credendo che i Bolander fossero i suoi genitori, fino al giorno in cui lda, brutalmente, non le disse la verità. Nel 1933, per un breve periodo, Gladys prese con sé la bambina, e andò ad abitare in una casa appena comperata, ma ben presto cominciò a dare segni di disturbi mentali, tanto da rendersi necessario il suo internamento presso l'ospedale psichiatrico di Norwalk. E così la povera Marilyn Monroe si trovò nuovamente lontano da sua madre, l’unica che provava affetto per lei. Dapprima fu presa in custodia da Grace McKee successivamente fu mandata, prima in un orfanotrofio a Los Angeles, poi affidata a ben dodici famiglie diverse, dove subì angherie e, sembra, persino abusi sessuali, fino a quando, nel settembre del 1941, Grace, che si era sposata con un tale Gottard, non la riprese con sé. Nel 1942, a sedici anni, conosce il figlio di una vicina di casa di Grace, l'operaio ventunenne James Dougherty, che nel mese di giugno dello stesso anno, diventa il suo primo marito. Il legame, però, dura appena tre anni e, nel 1945, i due si separano. Il primo lavoro di Marilyn Monroe riguardava la produzione dei paracadute. Un giorno, un giornalista, David Conover, entrato in fabbrica per un servizio giornalistico ,la nota, la fotografa e la convince a intraprendere la carriera di modella fotografica, consigliandole di frequentare una scuola specializzata. Il giornale scelse la sua foto, e così fu quella la prima immagine della futura Marilyn ad essere pubblicata da una rivista. Marilyn capì subito che quell'opportunità avrebbe potuto cambiarle la vita e, senza aspettare il ritorno del marito accetta la proposta e comincia a posare per immagini fotografiche.

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Nella fissità di un’ immagine che replica all’infinito la vacuità di una vita di celluloide, forse Marilyn cerca sé stessa, senza trovarsi mai (Anonimo)



Pop Art Nell’autunno del 1946 Marilyn viene notata dalla 20th Century Fox, che la mette subito sotto contratto e le apre le porte di Hollywood. E così, Norma Jane, divorzia dal marito, si tinge i capelli di biondo platino e diventa Marilyn Monroe, la diva e la donna che avrebbe conquistato il mondo, che sarebbe diventata la più famosa delle sex-symbol del 20° secolo. Con le sue splendide curve avrebbe turbato i sogni di tutti gli uomini, potenti e non, e sarebbe entrata in tutte le case, sotto forma di copertine patinate di giornali e riviste, calendari, poster, quadri. E proprio il padre indiscusso della Pop Art americana, Andy Warhol, decise di utilizzare il suo viso per denunciare lo “Star System” di cui Marilyn era vittima. Andy Warhol utilizza la serigrafia per ritrarre Marilyn subito dopo il suicidio, più volte ed in più versioni, con interesse quasi ossessivo, singola e multipla, a colori, in bianco e nero, con il metodo del riporto fotografico, ottenendo tra le varie versioni differenziazioni spesso minimali e solo cromatiche, nell’intenzione del massimo appiattimento dei tratti identificativi. La freddezza della rappresentazione, tipica dell’opera di Warhol che non vuole mai esprimere né sentimenti né giudizi sul soggetto ritratto, è in questo caso assecondata dal fatto che Marilyn non c’è più, Andy non la può incontrare, non la può fotografare, tanto che ricorre ad alcuni fotogrammi di un celebre film della diva, ‘Niagara’, per ottenere la base delle sue elaborazioni tipografiche. Le scelte di Warhol sono fortemente influenzate dalla notorietà del personaggio, una popolarità più che sufficiente a connotare l’immagine seppure elaborata in modo anonimo e superficiale, privo di ogni emozione e di ogni interesse per la sua interiorità: Marilyn infatti viene ritratta come sex symbol da “consumare”, con plateale accentuazione dei tratti tipicamente femminili, il trucco pesante, le labbra sottolineate dal rossetto, l’espressione ammiccante ed il sorriso stampato di chi sorride per mestiere, icona del fascino femminile e regina dell’immaginario americano, di una bellezza stereotipata proposta e “venduta” dalla grande industria hollywoodiana, che Warhol ripropone tale e quale, confezionata nei suoi ritratti come in una perfetta operazione di marketing pubblicitario.

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A.Warhol :Marilyn Nella serigrafia viene ritratta Marilyn Monroe, non tanto come persona ma come personaggio consumato dalla propria celebrità. Il procedimento che Andy Warhol utilizzava, toglieva ai suoi soggetti ogni segno distintivo che potesse ricondurre ad un dato momento della vita della protagonista; in poche parole l’autore trasformava i suoi soggetti in icone. Nell’immagine il viso di Marilyn viene isolato totalmente dal resto del corpo e lo sfondo diventa monocromatico. La pubblicizzazione di Marilyn Monroe viene anche comunicata dal modo in cui il colore caratterizza la serigrafia; come si può notare i contorni non coincidono con le aree colorate, questo serviva a dimostrare come ciò che Warhol stava riproducendo non era una “persona” ma la sua “immagine pubblica”. Un particolare molto intrigante dell’opera di Andy Warhol si nota isolando i diversi dettagli del volto della diva Marilyn: ogni suo particolare sembra ricondurre alla morte dell’attrice. Se difatti si osserva, per esempio, la bocca si vede come questa appaia digrignata e tetra e talvolta anche gli occhi si dimostrano totalmente inespressivi e spenti. Queste attenzioni mostrano, pertanto, il significato nascosto dell’opera: Warhol vuole proporre Marilyn come un prodotto dello “Star System”, ma non rinuncia a denunciare il disagio che l’attrice celava dietro quel volto perfetto.

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Niagara L’immagine che Andy Warhol ha utilizzato rievoca la copertina dell’ultimo film di Marilyn Monroe prima di morire: “Niagara”. La pellicola venne girata alle cascate Niagara e negli 20th Century Fox Studios situati a Los Angeles, California. Scritto da C. Brackett, W. Reisch e R. Breen, è un melodramma criminale a suspense con diverse sequenze emozionanti grazie all’efficace uso del colore e alle angolazioni della cinepresa che sfruttano al meglio gli esterni delle cascate. E il film che trasformò M. Monroe in una star della Fox, e uno dei pochi in cui interpreta un personaggio totalmente negativo: divennero famosi l’abito scarlatto che indossa in una scena passionale; il sorriso che rivolge alla cinepresa quando, sbagliando, presume che il marito sia morto; la sua camminata pelvica, sull’orlo dell’autocaricatura. E’ un brutto film ma, in un certo senso, affascinante per il suo cattivo gusto. Il film viene sopravvalutato, i critici concordano nel dire che si tratti di un brutto film ma l’interpretazione della protagonista, Marilyn Monroe passerà alla storia per due motivi: si tratta del suo primo film in technicolor ed è l’unico film in cui interpretando un personaggio malvagio che alla fine muore.

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This is theatre playbill of the American film: “Niagara�. The names of the actors are at the top on the left and they are big and yellow. The name of the film is in the centre at the bottom, the type used is italics and the color used is red. There are two images on the page. One shows the actress Marilyn Monroe portrayed on the Niagara’s waterfalls, she is wearing a beautiful red dress. The other image is top right and it represents Marilyn Monroe and Joseph Cotten while kissing. The colors used are: yellow, red and blue.

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L incapacita di amare ed il suo male di vivere



Penso di avere dentro di me un lato gioioso e uno triste (Marilyn Monroe)



Mentre Marilyn Monroe era in vita, le case di produzione spinsero i mass media a creare di lei un’immagine spensierata e radiosa, fino a farla sembrare “un’oca bionda”. Non c’era spazio per una Marilyn malinconica. Al personaggio iconico non era permesso avere un’altra faccia. Eppure, Marilyn, aveva davvero due volti: quello solare e luminoso della bionda spumeggiante e quello più cupo della perfezionista ossessiva che cercava verità assolute e per la quale la vita poteva solo generare delusione. Marilyn Monroe amava la letteratura; la sua biblioteca era molto ben fornita. Aveva, inoltre, una grande passione per l’arte. Da quest’ultime considerazioni emerge una Marilyn colta e curiosa, con un forte desiderio di capire gli altri, il mondo, il destino e naturalmente se stessa. Prendeva appunti, mettendo sulla carta sensazioni e pensieri per lei molto importanti e profondi. Ben lontana da orizzonti di morte, fino alla fine Marilyn fu impegnata a fare programmi per il futuro. Di seguito vengono riportati e interpretati i suoi “frammenti” che mostrano l’immagine di una Marilyn fragile, incerta e inquieta. I testi sono tratti dal libro “Marilyn Monroe Fragments, poesie,lettere,appunti”.

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Poesie senza data Marilyn Monroe scriveva su fogli di carta abbozzi, schizzi di poesie. Li faceva leggere solo agli amici più intimi. La forma poetica permetteva a Marilyn di trasmettere precise intuizioni e sensazioni nette.

Vita Ho in me entrambe le tue direzioni Vita Restando come appesa all’ingiù più spesso ma forte come la tela di un ragno al vento – esisto di più nella fredda brina scintillante. Ma i miei raggi perlati hanno i colori che ho visto nei in un quadro – ah vita ti hanno imbrogliata

Non sopporto proprio gli Esseri Umani a volte – so che tutti hanno i loro problemi come io ho i miei – ma sono davvero troppo stanca. Cercare di capire, essere comprensiva, vedere certe cose proprio mi sfinisce.

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Quaderno nero Record

primi anni 50

Marilyn ha riempito soltanto alcune pagine di questo quaderno, e in tempi molto diversi. Questo taccuino esprime al meglio la paura che la diva provava in quel periodo; il suo disagio cresceva sempre più.

Paura di farmi dare le battute nuove forse non riuscirò a impararle forse sbaglierò penseranno che non sono brava oppure rideranno o mi criticheranno o penseranno che non so recitare. Le donne avevano un’espressione severa e critica – ostile e fredda in generale paura che il regista pensi che non sono brava. Ripenso a quando non sapevo fare un accidenti di niente. poi cerco di farmi coraggio dicendomi che ci sono cose che ho fatto giuste addirittura bene e ho avuto momenti straordinari ma le cose negative sono più pesanti da portarsi dietro e da sentire non trovo sicurezza depressa pazza

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altro Quaderno nero Record 1955 circa

Questa raccolta di appunti mostra una Marilyn che torna sulla sua infanzia e sulle paure che da allora si porta dietro. Non vergognarsi più si sé e dei propri desideri è l’obiettivo di Marilyn. Si può anche supporre che l’attrice avesse appena cominciato una terapia di psicoanalisi, dal momento che si nota la tendenza dell’inconscio a dimenticare o a rimuovere. Queste poche pagine possono essere lette come un abbozzo di autoanalisi appassionante e allo stesso tempo commovente.

Posso aiutarmi e mi aiuterò e lavorerò sulle cose in modo analitico non importa quanto sia doloroso – se dimentico (l’inconscio vuole dimenticare – io cercherò solo di ricordare) Disciplina – Concentrazione

il mio corpo è il mio corpo tutto intero.

sentire quello che sento io dentro di me – cioè cercare di diventarne consapevole e anche quello che sento negli altri senza vergognarmi delle mie sensazioni, pensieri – o idee

rendermene conto per quello che sono –

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Appunti e frammenti Gli appunti ed i frammenti scarabocchiati qua e la esprimono non soltanto un senso di intimità, spirito di osservazione, capacità di auto motivarsi e introspezione, ma anche una pratica quotidiana che diventa disciplina di vita. Ogni volta si intravede uno spaccato di vita, un tratto del carattere, il segno di un dubbio o di una preoccupazione, e spesso la volontà di migliorarsi, di lavorare su di sé, ancora e ancora.

Per la vita Ci vuole decisione per non farsi travolgere. Per il lavoro La verità si può solo ricordare, mai inventare.

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La donna del Presidente Scandalo o rischioso amore



Nel passato, chi ha cercato stupidamente di ottenere il potere cavalcando la tigre, ha finito per esserne divorato (J.F.Kennedy)



J. F. Kennedy John F. Kennedy nasce a Brooklin, nel Massachusetts, il 29 maggio 1917. Partecipa alla Seconda guerra mondiale come volontario; in marina, dopo essere stato ferito alla schiena, torna a Boston dove intraprende la carriera politica. Milita nel Partito Democratico come deputato e, successivamente, come senatore. Il suo discorso pronunciato in Senato nel 1957 appare particolarmente significativo. Il 2 gennaio 1960, annuncia la sua decisione di concorrere alle elezioni presidenziali, scegliendo come suo vicepresidente Johnson; nel discorso di accettazione della candidatura enuncia la dottrina della “Nuova Frontiera”. Come in passato, infatti, la Nuova Frontiera aveva indotto i pionieri ad estendere verso ovest i confini degli Stati Uniti, in modo da conquistare nuovi traguardi per la Democrazia Americana, ad esempio combattere il problema della disoccupazione, migliorare il sistema educativo e quello sanitario, tutelare gli anziani e i più deboli; infine, in politica estera, intervenire economicamente in favore dei Paesi sottosviluppati. In campagna elettorale, assume una posizione riformista e si assicura i voti dei cittadini di colore, oltre all’appoggio degli ambienti intellettuali: in novembre vince le elezioni, battendo il Repubblicano Nixon, anche se con un margine minimo di maggioranza. Al momento della sua investitura, avvenuta il 20 gennaio 1961 a Washington, annuncia la decisione di varare un programma Food For Peace e di stabilire una “Alleanza per il progresso” con i Paesi latinoamericani. Dopo le esplosioni nucleari sovietiche causate dal alcuni esperimenti, però, autorizza a sua volta la ripresa degli esperimenti nucleari. Sul piano della politica internazionale, l’obiettivo strategico di Kennedy nei confronti dell’Unione Sovietica è quello di un’intesa mondiale basata sulla supremazia delle due massime potenze, garanti della pace e della guerra. Per quanto riguarda l’America Latina, invece, il suo progetto consiste nell’emarginazione e nella liquidazione del Castrismo Cubano. Viene stipulata la “Alleanza per il progresso”, cioè un grande programma finanziario offerto all’organizzazione collettiva degli Stati Sudamericani.

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Nella campagna elettorale per la presidenza, la questione dei neri aveva rivestito una grande importanza e il loro voto, confluito sulla scheda democratica, era stato decisivo per aprire al candidato della “Nuova Frontiera” le porte della Casa Bianca. Con l’andare del tempo, comunque, Kennedy non riesce a mantenere le sue promesse e in alcune zone del Paese si verificano delle vere e proprie discriminazioni razziali e gravi episodi di razzismo. I neri si ribellano e danno vita a grandi rivolte guidati da Martin Luther King. Duecentocinquantamila neri e bianchi, organizzati in un’imponente corteo, marciano su Washington per rivendicare i diritti legislativi ed appoggiare le decisioni di Kennedy. Il Presidente, comunque, pronuncia dei discorsi nei quali invita al rispetto e alla tolleranza tra bianchi e neri. La situazione sembra risolversi e decide di partire per un viaggio a Dallas, dove viene accolto con applausi e grida di incitamento, si leva soltanto qualche fischio. Improvvisamente, però, mentre saluta la folla dalla sua auto scoperta, viene assassinato a distanza con alcuni colpi di fucile. A tutt’oggi, malgrado sia stato arrestato l’esecutore materiale dell’assassinio (il tristemente noto Lee Oswald), nessuno sa ancora con precisione chi siano stati i suoi probabili mandanti occulti.

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La relazione con Marilyn La relazione fra John Kennedy e la Monroe iniziò nel ‘61. Secondo gli amici di Marilyn, vi era un rapporto tra la diva e i due fratelli Kennedy, con i quali si frequentava contemporaneamente. Gli incontri con Robert e John erano sconosciuti al pubblico, ma finirono ben presto sulla bocca di tutta Hollywood; Marilyn era spesso vista ballare o conversare intimamente alle feste riservate dei fratelli Kennedy. Era, tuttavia, risaputo che il cuore della donna apparteneva al fratello più anziano, John. Spesso Marilyn incontrava il Presidente a casa di quest’ultimo oppure nell’abitazione Lawfords, dimora del cognato di Kennedy. Dieci anni più tardi, un giornalista intervistò una domestica dei Lawfords, la quale dichiarò che durante le estati di quell’epoca, Kennedy e Marilyn venivano sorpresi non di rado ad amoreggiare nei bagni come due giovani adolescenti. Nel 1962 il rapporto tra John e Marilyn iniziava a declinare, ma nonostante ciò il Presidente chiamava spesso la donna al telefono; le diede persino un numero riservato in modo che potesse contattarlo anche quando lavorava alla Casa Bianca. Durante questo periodo di intense telefonate, le speranze di Marilyn di si intensificarono: la diva voleva ad ogni costo diventare moglie del Presidente. Arrivò a credere che John Kennedy avesse deciso di separarsi dalla moglie. Il 19 maggio 1962 Kennedy festeggiò il suo compleanno e a Marilyn venne chiesto di cantargli la canzone di buon compleanno; quella fu la prima volta in cui i due si scambiarono dei sentimenti in pubblico. Da quell’esibizione i pettegolezzi sulla loro storia d’amore divennero veramente popolari. A questo punto ,il Presidente, ebbe paura di essere accusato di tradimento coniugale e di mettere in seria discussione la sua dedizione al lavoro; decise così di interrompere bruscamente i rapporti con la diva. Per distrarre l’attenzione dei media, John chiese al fratello Robert di corteggiare Marilyn. Quest’ultima finì per innamorarsi di Robert il quale,come il fratello, dopo breve tempo la respinse. Marilyn si perse d’animo e per lei iniziò un periodo di crisi. Iniziò a far uso di potenti calmanti, ma ciò nonostante il suo malessere interiore cresceva a dismisura.

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La morte di Marilyn : il gial o di un epoca



Non posso dirle addio. A Marilyn gli addii non sono mai piaciuti, ma come faceva lei dirò au revoir. Perchè il paese in cui è andata è un paese che tutti un giorno visiteremo (Lee Strasberg)



La fine di un mito Si infilò nel letto completamente nuda. Come sempre. Faceva molto caldo. C’era un buio totale. Come nella cameretta di quel manicomio. Non voleva vedere niente. Non voleva pensare a niente. Prese il flacone del Nembutal e si rovesciò tutte le pastiglie in mano. Nessuno se ne sarebbe accorto questa volta, perché era già morta gli occhi del mondo. Incominciò a mandare giù una pastiglia per volta. Piano. Piano. Il cuore le martellava nel petto. Ma non aveva paura. Era semplicemente un po’ triste. All’ultima pastiglia, appoggiò la testa sul cuscino e sentì una lacrima che le scendeva lungo la guancia. “Addio, Norma Jeane. Riposa in pace.” Furono le ultime parole che udì uscire dalla sua bocca. (cit. Alfonso Signorini nel libro “Marilyn, vivere e morire d’amore”)

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Marilyn Monroe sembrava la “medicina” perfetta per il morale degli USA. La futura diva non solo era destinata a far perdere la testa all’uomo medio, ma doveva esorcizzare lo spettro di un conflitto nucleare durante la guerra fredda. Il 5 Agosto 1962 passerà alla storia come il giorno della morte di Marilyn e l’inizio di una moltitudine di eventi coperti da un velo di omertà che mai saranno chiariti. Tra le lenzuola rosa del suo letto, viene scoperto il corpo esanime di Marilyn. Sul comodino vengono ritrovate diverse boccette di pillole vuote. La stampa parlò subito di suicidio e la notizia fece il giro del mondo. “L’hanno uccisa. Sapeva troppo!” afferma l’ex marito di Marilyn, Bob Slatzer. Ma perché sarebbe stata uccisa? Forse all’origine c’è il rapporto sentimentale che la legava all’allora Presidente degli Stati Uniti, John Fitzgerald Kennedy e a qualcosa che quest’ultimo le rivelò; probabilmente un segreto di stato terribilmente, scottante e che i servizi segreti vollero, con la sua morte, seppellire definitivamente? La relazione fra John Kennedy e la Monroe era iniziata nel ’54, un vero colpo di fulmine. Una storia fatta di incontri clandestini al Carlyle Hotel di New York. Però per Kennedy la relazione con l’attrice iniziava a diventare politicamente imbarazzante e quindi chiese al fratello Robert di sedurre Marylin per distogliersi di dosso l’attenzione mediatica. Marilyn si accorse dell’inganno e non le sfuggirono i viaggi improvvisi di John verso mete lontane, basi dell’aeronautica militare nel deserto del Nevada (come l’Area 51) per vedere “qualcosa proveniente dallo spazio”, come risulterebbe da conversazioni telefoniche della stessa Monroe intercettate dai servizi segreti. Ed ecco i suoi pianti, il suo terrore di rimanere sola, la provocazione quasi infantile rivolta a Kennedy di rivelare tutto ciò che sapeva alla stampa, se l’avesse lasciata anche Robert, di cui infine si era innamorata.

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Due giorni dopo quella telefonata di sfogo in cui minacciava di parlare di UFO e alieni alla stampa, la notte tra il 4 e il 5 Agosto 1962, Marilyn fu trovata morta nel suo appartamento a Los Angeles. Avrebbe ingerito pillole di barbiturici, a dozzine, senza bere neppure un goccio d’acqua. Deceduta ufficialmente a mezzanotte, l’ambulanza viene chiamata solo alle 3.30. Giunti sul luogo, il paramedico e l’autista dell’ambulanza, James Hall, le danno dell’ossigeno. È vicina al coma. Si riprende, le torna il colorito in viso. Stanno per portarla via con la barella per trasportarla in ospedale, quando arriva il suo psichiatra, il dottor Ralph Greenson che li allontana. Il medico si china su Marilyn e le pratica una violenta iniezione intracardiaca, spezzandole persino una costola. Marilyn muore
in pochi istanti. I paramedici sono esterrefatti: hanno appena assistito all’omicidio della donna più bella della storia. Ma cosa c’era nella siringa?
Il certificato di morte attesterà che l’attrice è deceduta solo per l’avvelenamento da barbiturici, non facendo alcun cenno all’iniezione praticatale dal suo psichiatra. Alle 4.00 del mattino l’autoambulanza viene mandata via. Vuota. Il corpo della Monroe è ancora in casa. Prima di andarsene, l’autista dell’ambulanza vede giungere sul luogo un agente di polizia e un uomo in abiti civili. Lo riconosce, è Peter Lawford cognato di John Kennedy. Alle 4.24 l’agente di polizia Jack Clemmons viene chiamato dal dottor Greenson. L’attrice si è suicidata, dice. Ma a Clemmons i conti non tornano. Le versioni non coincidono e nel corso degli anni cambieranno considerevolmente.
Gli viene detto che l’attrice è morta a mezzanotte, perché aspettare oltre quattro ore con un corpo senza vita in casa, prima di dare l’avviso e chiamare la polizia? Il diario di Marilyn, a cui lei stessa avrebbe accennato nella sua telefonata al presidente, pieno di argomenti scottanti e dichiarazioni esplosive, venne rinvenuto sul luogo e posto nella cassaforte dell’ufficio del coroner. Il giorno dopo era svanito. La stessa notte della morte di Marilyn, una macchina governativa con a bordo il senatore Robert Kennedy fu fermata da un agente della stradale a pochi chilometri dalla casa dell’attrice.

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Secondo la ricostruzione ricercatori,sarebbe ipotizzabile il seguente scenario. Quella sera Robert si era recato a parlare con la Monroe, forse per dirle che anche lui, come il fratello, aveva intenzione di rompere la relazione. La reazione dell’attrice probabilmente fu terribile.
È possibile che Marilyn avesse deciso di convocare la stampa e dire tutto. Sarebbero allora intervenuti gli uomini del Presidente che, dopo aver allontanato il fratello di Kennedy per evitare ogni complicazione, le iniettarono una prima dose di Nembutal. Poi si allestisce lo “scenario” del suicidio con tanto di flaconi vuoti di pillole, ma dimenticando di porre una brocca o un bicchiere d’acqua.
“Marilyn non riusciva a prendere neanche una piccola pillola per il mal di testa, senza un paio di bicchieri d’acqua”, afferma chi la conosceva bene.
Insomma, la tesi del suicidio non regge. La morte della Monroe sconvolse i due fratelli Kennedy, che non potevano attendersi un intervento così drastico da parte dei servizi segreti nella loro vita privata. Forse la Monroe stava per rivelare cosa veniva custodito nell’Area 51?
Come avrebbero reagito i media, di fronte a una testimone così in vista? Come insabbiare tutta la faccenda? Tappandole la bocca. Non sapremo mai la natura dei segreti racchiusi nel diario rosso di Marilyn, ma quelle pagine bruciano ancora. Come pagine di storia mai scritte. Bruciano, come una verità ancora coperta da un’orribile “ragion di stato”.

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Che non c’è sesso senza amore è dura legge nel mio cuore (Antonello Venditti)



Bibliografia-Sitografia Bibliografia Alfonso Signorini, Marilyn vivere e morire d’amore, Mondadori, Milano 2010 Stanley Buchthal e Bernard Comment, Marilyn Monroe Fragments, Feltrinelli, Milano 2010 Sitografia www.MARILYN MONROE-LASUAMORTELASUAVITA-ANNO1962.com www.Filmscoop/Marilyn monroe,biografia,filmografia,galleriafotografica.it www.KENNEDYJOHNFITZGERALD-BIOGRAFIA.it

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Un ringraziamento speciale va a Marco, il quale mi ha aiutato a realizzare la tesina correttamente e mi ha dato preziosi consigli.

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I . S. I . S. S. Carl o Anti di Vi l afranca - Verona Esame di Stato A. S. 2010-2011

Alessia Rigoni 5 atg


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