De giovanni bibliorino

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Università degli Studi Roma Tre Facoltà di Scienze della Formazione Corso di Laurea in Scienze dell’educazione

RACCONTO BIBLIOGRAFICO:

BIBLIORINO

Immagine da fototeca personale

Studentessa : Roberta De Giovanni – Matr. N. 439754

Il sole riempie la mia stanza, che bello. Quando c’è il sole tutto è diverso, anche il suono della sveglia alle sei sembra meno odioso. Mi alzo, spalanco le finestre della mia camera e cerco con lo


sguardo l’albero dei limoni: “le trombe d’oro della solarità”1 lì fuori, in giardino da venti lunghi anni. BAGLIONI CLAUDIO, Amore bello, RCA, 1973. BAUDO VALERIA , Come cambiano i servizi bibliotecari per ragazzi, Milano, Editrice Bibliografica, 2008. BURTON VICKI TOLAR , SCOTT A. CHADWICK , Investigating the practices of student researchers: patterns of use and criteria for use of internet and library sources, «Computers and Composition», 17 (2000) 3, pp. 309-328. KRAAYKAMP GERBERT , Literary socialization and reading preferences. Effects of parents, the library, and the school, «Poetics», 17 (2003) 3-4, pp. 235-257. MONTALE EUGENIO, Tutte le poesie, I Meridiani, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1984. NICHOLLS E. HENRY, More than the loss of a library, «Endeavour», 29 (2005) 2, p.57 RANGANATHAN SHIYALI RAMAMRITA , in SOLIMINE GIOVANNI , La biblioteca. Scenari, culture, pratiche di servizio, Milano, Editori Laterza, 2010 5. SOLIMINE GIOVANNI, La biblioteca. Scenari, culture, pratiche di servizio, Milano, Editori Laterza, 20105. «Devo affrettarmi stamattina, ho mille cose da fare». Mi infilo sotto la doccia mentre ascolto il radiogiornale che dà le ultime notizie. «Eppure devo trovare il modo di dirle queste cose a Rino, sarebbe fico se riuscissimo a farle a Ladispoli. Porca miseria, non si può restare fermi mentre il resto del mondo si muove intorno a noi così velocemente, sarebbe ingiusto. No, glielo dirò, magari quando usciamo a bere il caffè. Si, ho deciso, stamattina glielo dico». Intanto vado in cucina, bevo il tè ed afferro qualche biscotto da inzupparci dentro. Con una mano mi accarezzo la testa per raccogliere i pensieri e farmi coraggio, come sempre quando ho in mente qualche idea che mi impegna, che mi preoccupa anche. «Uff, sono proprio nervosa, da dove comincerò?». Potrei cominciare a parlargli del reference service: ”uno stile di servizio attivo e chiaramente finalizzato alla soddisfazione dei bisogni degli utenti ”2, in fondo è stato lui a farmi affezionare alla biblioteca pubblica quand’ero studente delle scuole superiori, mi aiutava a trovare i testi che mi servivano per svolgere i compiti scolastici, era sempre disponibile, non si stancava mai di rispondere alle mie domande, a volte anche un po’ assillanti. Già me lo immagino Rino: «E che è ‘sto reference service, a Robbè!», ma poi mi ascolterà, lo so, mi ascolta sempre.

… Mi ricordo quel giorno di tanti anni fa che vagavo inferocita per casa. Dovevo prepararmi bene per sostenere l’interrogazione d’italiano, ma come trovare dei buoni testi?:”this is the time to teach students about “safe text”. As is already happening at many institutions, faculty can team with 1 MONTALE, Tutte le poesie, p. 12. 2SOLIMINE, La biblioteca, p. 15.


librarians to train students in conducting smart searches, getting to know the textual history of their sources,[…]. The parallel with safe sex not only works metaphorically, but might also help students remember important questions to ask of their sources.”3 Il professor Todi in classe aveva parlato di Sartre e di Simone de Beauvoir . Mi giravo e rigiravo su me stessa e quello che mi tornava davanti era sempre la stessa immagine: una piccola biblioteca personale composta da una enciclopedia, un atlante, due dizionari, qualche libro di racconti per ragazzi, alcuni fumetti, e i libri di fiabe che mi aveva regalato nonna Carolina. « Accidenti, non ce l’avrei mai fatta a tirar fuori qualcosa da quelle carte!». Imboccai la porta di casa e mi diressi verso la biblioteca comunale. Arrivata alla biblioteca cercai con gli occhi l’imponente figura di Rino. Era là, tra il suo sigaro (spento !) e cataste di libri da sistemare negli scaffali «Ciao Rino, ho bisogno di te, devo cercare alcuni testi per la mia interrogazione, voglio prepararmi bene». Lo travolsi col mio solito piglio un po’ troppo esuberante per il suo carattere. Ma Rino non perse la pazienza, non l’ha mai persa con me. Abbiamo parlato un po’ della lezione a scuola e di quello che poteva essermi utile:”«I suoi documenti» significa tutti e precisamente i documenti di cui ha bisogno in quel momento. Significa anche tutti i documenti che è probabile gli siano utili in quel momento. Significa, ancora, stabilire il contatto senza alcuna perdita di tempo per lui. Non è possibile fare tutto questo per un lettore senza un’intima comprensione del suo preciso interesse in quel momento. Per raggiungere questa comprensione dev’esserci un’intima comunione tra il bibliotecario ed il lettore.” 4 Mi consegnò una lista con alcuni titoli e numeri. «Questo dovrebbe andar bene, vai nel salone e cerca i libri nella sezione ottocento, quello dedicato alla letteratura, e vedi se vanno bene, poi mi fai sapere». «Ti odio quando fai così! Accompagnami no!, che significa ‘sta sezione ottocento! Fanatico bibliotecario che non sei altro!». Oggi, dopo il corso seguito all’Università, sarei più spigliata, ma allora i bibliotecari mi spaventavano quando parlavano in “bibliotechese”. Entrai nel grande salone e cominciai la mia passeggiata tenendo gli occhi ben fermi sui grandi numeri in alto per cercare la sezione ottocento. Ero emozionata, lo ero sempre quando dovevo cercare qualcosa da sola, «Ma devo pur imparare!», mi incitai. Dopo pochi minuti la paura si attenuò, piano piano mi sentii più serena. In quell’ambiente silenzioso e pieno di libri stavo bene, insieme ai libri sono sempre stata bene. Anche da bambina quando desideravo calmarmi e trovare un po’ di pace, afferravo uno dei libri di nonna Carolina e 3 BURTON, CHADWICK, Investigating the practices of student researchers, pp. 324-325. 4 RANGANATHAN, in GIOVANNI SOLIMINE, La biblioteca. Milano, p. 15.


via verso avventure fantastiche, parole nuove, personaggi divertenti, storie da condividere, conflitti da affrontare, città nuove da conoscere. Nonna Carolina ci teneva che leggessi: tutte le volte che tornava da Roma, con in mano gli attesi pacchetti confezionati per me, diceva: «Se non mangi tutti i giorni non si vede , ma se non leggi si vede subito, Robbertì!»:” If young people have experienced a great deal of attention for reading, this clearly has a positive influence on their reading levels in adult life; people who were stimulated to read in their childhood more often like literary books and also, slightly more often, suspense novels.”. 5 Continuai la mia passeggiata, dimenticando i numeri e le sezioni. Puntai il naso all’insù afferrando gli odori di chiuso e di polvere mentre davanti agli occhi mi scorrevano mille parole: gli ornitorinchi, Pavese, la Cina, il Capitale, Lessico familiare, La cucina vegetariana, Ladispoli e dintorni. «Quanti siamo qui dentro!» pensai. Lo spazio si staccò dai miei piedi ed il tempo non bussava più sul registro del professor Todi, mi abbandonai: “A library is much more than the sum of its parts: its contents and organization reveal how knowledge was made and transmitted trought scientific networks, and provide material evidence of intellectual and social cultures”. 6 Ad un certo punto mi fermai, ero arrivata: Simone de Beauvoir, Memorie di una ragazza per bene, «Bene, è lui!». Mi avvicinai al grande tavolo azzurro, vi posai sopra il libro e cominciai a sfogliare le pagine. Erano leggere e lievemente ingiallite. La copertina rigida e solida faceva pensare ad un libro prezioso, si trattava di quelle edizioni di qualità che le case editrici utilizzano per avvertire il lettore: «Attenzione, prodotto delicato!». Lo annusai, «E’ da tempo che stai qui, amico mio, senza che nessuno ti porti un po’ a spasso, sai di stantìo, ma non ti preoccupare, oggi ti faccio prendere una boccata d’aria», lo rassicurai. Mentre parlavo tra me e me, vidi un’immagine che non aveva uguali per me in quel periodo: «Fabioooo»:”Amore bello come il cielo/bello come il giorno/bello come il mare amore/ma non lo so dire.”7 Feci finta di non vederlo, misi una mano sul viso, l’altra appoggiata sul libro, mi accostai il più possibile al tavolo, come per sostenermi, le gambe cominciarono a tremare «oddio, viene verso di me, mi ha vista!». «Ciao Roby, anche tu in biblioteca?, io sto cercando un libro di storia per preparare una tesina sulla prima guerra mondiale, devo approfondire alcune parti, ma non so da dove cominciare…». Presi più aria che potevo e balbettai: «Chiedi a Rino o Rossella, ti aiuteranno». «Macché! Ho chiesto prima, appena sono arrivato, c’era un’antipatica…mi ha liquidato dopo tre minuti dicendomi:-“Vai dentro, alla sezione novecento, qualcosa troverai”. Io non gli chiedo più niente!». 5 KRAAYKAMP, Literary socialization and reading preferences, p. 256. 6 NICHOLLS , More than the loss of a library, p.57. 7 BAGLIONI, Amore bello.


Era un’occasione d’oro per me, mi offrii volontaria: «Vieni, ti accompagno io, andiamo a cercare qualcosa». Passammo insieme due ore fantastiche. Mi sentii la più grande intellettuale dell’epoca, una sorta di Madame de Staël. Giravo fra gli scaffali, attenta a non inciampare nello strascico, sfilando libri per il mio amato, il più bello del mondo. Gli porsi tanti libri da stordirlo. Quanto mi sentivo fica. Ogni tanto passavo da Rino alla reception per delle conferme e poi tornavo nel salotto ad offrire sapienza al mio Fabio. In quel momento entrò Rino nel salone, puntò l’occhio sul tavolo pieno di libri, ma mi lasciò fare, aveva capito che ero posseduta dal mio personaggio e che stavo travalicando la realtà che gli altri sommessamente vivevano. Assistette alla performance con un sorriso e se ne andò. Gli fui grata. Da allora capii che Rino non era come gli altri, sapeva partecipare alle avventure umane, sapeva comprenderle:”Non si tratta, infatti, di fornire la risposta giusta a una domanda precisa, o di insegnare un’abilità concreta e verificabile, perché il bibliotecario fa molto di più e in questo sta il vero valore del servizio, il plusvalore umano perché trasmette la curiosità, la voglia di indagare, la voglia di leggere”. 8 Guardai l’orologio, erano le sei, dovevo tornare a casa, la mia avventura amorosa era giunta al termine, dovevo abbandonare il mio amato, i nostri libri e la nostra favola bella. Ci salutammo io e Fabio, ci saremmo rivisti ilo giorno dopo a scuola, ma a scuola non sarebbe mai stato così, a scuola tutto sarebbe tornato come prima: io un’adolescente un po’ bruttina, timida e scontrosa, e soprattutto nullatenente, e lui il più bello, spigliato ed elegante ragazzo dell’Istituto.

… Ricordi di gioventù, avrebbe detto nonna Carolina, ma lì, in biblioteca non ci sono solo i miei ricordi, c’è una realtà dinamica: vi passano più di quaranta ragazzi al giorno, vi sono trentacinquemila volumi, una cineteca, un’accogliente e colorata biblioteca per i piccoli, un parcheggio auto, otto postazioni internet, il prestito interbibliotecario, il servizio bibliobus ed il catalogo on-line. Ma non è ancora sufficiente. Ecco questo vorrei far capire a Rino, vorrei dirgli che c’è bisogno di migliorare i servizi, che il servizio di reference non funziona, vorrei dirgli che non si possono tenere le persone così distanti, impalate dietro un balcone alto un metro e mezzo ad osservare il personale che cerca le informazioni digitando su un computer. Sembra di stare dal medico: noi pazienti da una parte con gli occhi fissi sul retro del monitor ad aspettare la sentenza dello scienziato, che chiuso tra i suoi pensieri ci porge la ricetta. Le persone devono capire come e dove possono trovare i testi, come si consulta un catalogo, cosa sono quei numeri che escono dal computer. Anzi dovrebbero riuscire da sole a reperire informazioni. Via quel desk ingombrante. Dovremmo avvicinarci di più. Mi girano nella testa tante idee. Ho bisogno di condividerle e di realizzarle. 8 BAUDO, Come cambiano i servizi bibliotecari per ragazzi, p. 53.


Sono pronta. Afferro la borsa e velocemente percorro la strada che mi divide dalla biblioteca: cinquecento metri di strada ciclabile affiancata da una distesa di terra coltivata. Afferro la maniglia della porta ed entro. «Ciao Valentina, c’è Rino ?, volevo parlargli». «No, Rino è in malattia, non sappiamo quando ritornerà, è in ospedale». «Ca…»:” Così suona talvolta nel silenzio della campagna un colpo di fucile”.9

9 MONTALE, Tutte le poesie, p.33.


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