Giustopio book

Page 1

dedicato a

Giusto Pio

DANILO ZANETTI EDITORE


dedicato a

Giusto Pio

FONDAZIONE VILLA BENZI ZECCHINI 11 - 30 GENNAIO 2011

In collaborazione con

2

3


Fondazione Villa Benzi Zecchini Via Montello n. 61 31031 Caerano di San Marco (TV) Tel. e Fax 0423.650509 www.villabenzizecchini.it

Produzione: Fondazione Villa Benzi Zecchini In collaborazione con Veneto Banca A cura di Mirko Sernagiotto Direzione organizzativa: Elisa Carrer, Mauro Visentin, Leila Zanellato

Presidente: Mirko Sernagiotto Consiglio di Amministrazione: Paolo Bernardi, Simone Botti, Valeria Carmagnola, Renato Comazzetto, Mirko Sernagiotto, Mauro Visentin, Danilo Zanetti

Direzione tecnica: Renato Comazzetto Rapporti con le Istituzioni: Roberta Rudello Ufficio Stampa: Frontiere Progetti

Segreteria e organizzazione: Elisa Carrer

Progetto Grafico: Giampaolo Allocco per Delineodesign Comunicazione Allestimento mostra: Pino Perri per Print Materia

Raccolta dei testi e delle testimonianze a cura di Angelo Zanellato Progetto grafico di Giampaolo Allocco

Sito internet: Collettivo Centottantabpm Assicurazioni: Generali

Le foto di copertina e le foto a pagina 1, 6, 10, 12, 118, 126, 131, 148-152 e 167 sono di Diego Landi Le foto delle opere di Giusto Pio sono di Paolo Ferreton Le foto delle copertine dei dischi provengono dalla collezione privata di Giusto Pio

L'immagine a pagina 38 è tratta dal disco Patriots di Franco Battiato, 1980 (EMI ITALIA), realizzata da Francesco Messina Le immagini di questo libro sono state fornite dagli autori salvo dove diversamente segnalato; alcune immagini provengono da siti internet Nessuna parte di questo volume, incluso il CD, può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo elettronico, meccanico o altro senza l’autorizzazione scritta dei proprietari dei diritti e dell’editore Finito di stampare nel mese di dicembre 2010 presso Linea Grafica, Castelfranco Veneto (TV) © 2010 Fondazione Villa Benzi Zecchini

Grazie a: tutte le persone, le Istituzioni e le ditte che hanno aderito a questo progetto. Simone Baldo, Mons. Cleto Bedin, Raffaella Bonora, Marco Bonotto, Emma Buccinolli, Emanuela Cananzi, Patrizia Canton, Sabrina Fantini, Roberto Ghegin, Giovanni Marchetti, Marina e Giacomo Pecorelli, Tamara Poloniato, Paolo Precoma, Maurizio Sartoretto, Ivana Tocchetto, Paolo Villatore.

© DANILO ZANETTI EDITORE Via Madonette n. 32 - Caerano di San Marco (TV) Libreria Zanetti - Piazza Oberkochen, 27 - Montebelluna (TV) Tel. e Fax 0423.609608 www.libreriazanetti.it

Grazie anche a: Antonio, Fiorenzo, Gaspare, Giancarlo Lucchetta del Gruppo Euromobil, Protezione Civile di Caerano di San Marco, Silea Legnami Srl.

4

5


PARTNER

Regione Veneto

MEDIA PARTNER Provincia di Treviso

Comune di Caerano di San Marco

PARTNER TECNICI

Profondamente radicati

Comune di Castelfranco Veneto

Essere radicati sul territorio vuol dire esserci sempre, trovare le risposte, essere portatori di soluzioni. Veneto Banca da sempre è una banca popolare che valorizza l’economia reale. Solo chi ha radici profonde può guardare al futuro con serenità. CENTOTTANTABPM.COM

Veneto Banca: adesso sapete cos’è una banca di territorio.

Avviso pubblicitario.

Progetto grafico www.venetobanca.it

www.delineodesign.it

6

7


Angelo Ceccato Sindaco di caerano di san marco

Francesco da riva Assessore alla cultura del comune di montebelluna

Ho scoperto il grande Maestro Giusto Pio qualche decina di anni fa, ascoltando le canzoni di Franco Battiato, del quale sono sempre stato un grande ammiratore. La magica fusione tra parole e musica, frutto del lavoro sinergico dei due Artisti, ha contribuito a realizzare delle opere di altissimo valore musicale e culturale, che conducono - ineluttabilmente - chi le ascolta, su un livello superiore di percezione della realtà, in grado di oggettivare anche le cose più recondite e inesplorate dell’animo umano. D’altra parte, Giusto Pio, nato il giorno 11 del primo mese dell’anno, numero (l’11) che per la simbologia cristiana rappresenta la Rivelazione e l’ inizio della Conoscenza, non poteva che suscitare queste emozioni e trasmettere questo contagio inebriante. Il Comune di Caerano di San Marco, grazie alle intuizioni ed al lavoro della Fondazione Villa Benzi Zecchini, in particolare del Suo Presidente Mirko Sernagiotto e alla collaborazione del Comune di Montebelluna, è onorato di celebrare - con questa iniziativa - l’85° compleanno del grande Maestro e Musicista Giusto Pio, al quale augura di continuare a sorprenderci con la Sua inesauribile creatività.

Chi coltiva una grande passione, fino a farla diventare il proprio mestiere, non può sottrarsi alla via della sperimentazione e, come naturale conseguenza, al raggiungimento di grandi traguardi. Leggo così la straordinaria carriera del Maestro Giusto Pio, cui la Fondazione Villa Benzi Zecchini dedica l’apertura della stagione culturale 2011. L’articolazione del progetto, ben strutturato e calibrato nei diversi momenti, trova il convinto appoggio dell’Amministrazione Comunale di Montebelluna: forte è il desiderio di rendere omaggio ad un Maestro trevigiano capace di un percorso musicale unico nel suo genere. La musica, nella sua accezione più ampia ed articolata è la protagonista principale di questo evento itinerante, che tocca i luoghi di Giusto Pio e della sua Arte, dalla Città natale di Castelfranco Veneto alla Chiesa di Santa Maria in Colle a Montebelluna, passando per gli spazi di Villa Benzi Zecchini a Caerano di San Marco. Una musica capace di appassionare, di incantare, di unire. Con questo grande progetto, insieme alla Fondazione Villa Benzi Zecchini, e grazie al contributo fondamentale della Parrocchia del Duomo di Montebelluna, siamo finalmente riusciti a superare confini invisibili, ma tremendamente ostici, come note musicali che si fondono in un’armonia capace di volare oltre le pareti, le siepi, i muri, i campanili. Ringrazio pertanto gli amici di Villa Benzi Zecchini, il Presidente della Fondazione Mirko Sernagiotto ed Elisa Carrer per averci coinvolti in questo magnifico progetto, per la loro tenacia e per la loro passione. Ringrazio Mons. Cleto Bedin, della Parrocchia del Duomo di Montebelluna per la grande disponibilità ed il convinto sostegno offertoci. Ed infine, doveroso, il ringraziamento al Maestro Giusto Pio, per il suo essere artista mai domo, perché una vita piena è un dono per chi la vive, ma anche per chi la incontra, per quei frutti imperituri che essa produce a beneficio di tutti coloro che sapranno gustarli.

Angelo Ceccato

Francesco Da Riva

8

9


programma even to

Martedì 11 gennaio 2011 Inaugurazione della Mostra Villa Benzi Zecchini Opere di Giusto Pio, Romano Abate, Milo Bianca, Angelo Gatto e Bruno Gripari

Giovedì 20 gennaio 2011 Presentazione del libro “dedicato a Giusto Pio” presso il Teatro Accademico di Castelfranco Veneto

Sabato 22 gennaio 2011 Concerto di Musiche Sacre presso la Chiesa di Santa Maria in Colle di Montebelluna

Sabato 29 gennaio 2011 Concerto di Musica leggera presso il Teatro Maffioli di Villa Benzi Zecchini Orchestra Ritmico Sinfonico Italiana

Domenica 30 gennaio 2011 Concerto di Musiche strumentali di Giusto Pio presso il Teatro Maffioli di Villa Benzi Zecchini Baroque and Blue (Fabio Franco flauto, Jeremy Norris pianoforte, Daniele Carnio contrabbasso, Simone Gerardo batteria)

10

11


indice 1. la mia vita pag. 7 2. Resistenza pag. 13 3. Formazione pag. 17 4. esordi e lavoro pag. 25 5. mia moglie Maria pag. 31 6. in orchestra pag. 33

8. le mie composizioni pag. 61

7. la svolta battiato pag. 37

12

9. il teatro pag. 79

11. giorni di musica e di luce senza fine pag. 117 10. la passione per l'arte pag. 85

13

testimonianze pag. 133

dolomiti suite Pag. 157


Prefa zio ne

14

Mirko Sernagiotto Presidente fondazione Villa Benzi Zecchini L’ incontro tra il Maestro Giusto Pio e la Fondazione Villa Benzi Zecchini risale ormai al 2000. Con l’artista/calligrafo Bruno Gripari lavoravo ad un progetto piuttosto ambizioso sull’arte sacra dal titolo “Le Vie dell’Oro” e, ricordo, eravamo molto occupati a scandagliare ogni possibilità spaziale per arricchire la nostra bramosia d’erigere un potente Axis Mundi, un asse di comunicazione tra terra e cielo. Alcuni eventi germogliano (qualche volta) fortunati e “Le Vie dell’Oro” ci spingevano a percorrere terreni fulgidi dove gli incontri straordinari si succedevano con inconsueta frequenza. Fu così che con la mediazione della buona ventura, durante la fase embrionale del progetto, un giorno di primavera si presentò il Maestro Giusto Pio. Conoscevo bene le sue incursioni nella musica (apparentemente) leggera come conoscevo qualche sua composizione di appartenenza colta ma, in cuor mio, ero convinto che Giusto Pio non esistesse. Credevo non potesse esistere un uomo con un nome così altamente profetico; Giusto Pio nella mia concezione era un tramite indefinito e intangibile, una sorta di Re del Mondo della musica, onnipresente ma invisibile. Ecco cos’era, forse: anche un prodigioso divertissement, una scheggia impazzita di qualche avanguardia che si era conficcata stranamente in un tessuto popolare. Bruno Gripari conosceva il Maestro avendo per lui realizzato delle imponenti scenografie per la Missa Populi, stendardi d’oro dalle fortissime valenze simboliche. Iniziò a parlargli con entusiasmo della nostra idea di sviluppare un evento sull’arte sacra, gli descrisse minuziosamente le urgenze del progetto e, quando sottolineò come il punto focale, il Sancta Sanctorum dell’esposizione sarebbe stata una sala di Villa Benzi Zecchini trasformata in una virtuale steppa mongola abitata da un abito sciamanico, successe il miracolo. Il Maestro, avendo captato il messaggio, iniziò come a vibrare per simpatia ed a raccontare di un suo “Poema Sinfonico Elettronico” in divenire in quel periodo. Parlava e contemporaneamente modulava la voce, mimava suoni che provenivano dal sottosuolo per saettare in cielo per poi ridiscendere e infrangersi fragorosamente al suolo. Miracolosamente avevamo il nostro Axis Mundi, avevamo individuato lo sciamano nella sua accezione più

15


pertinente e sacra. Abbiamo ricevuto e di lì a poco inciso, come commento sonoro a “Le Vie dell’Oro”, il Poema Sinfonico Elettronico composto da “Spazi concatenati” (13 brani senza titolo) e da “A.D.A.M. ubi es (Pellegrinaggio)”. Con l’esecuzione della Missa Populi e con la partecipazione di una schiera di artisti di chiara fama siamo così riusciti a realizzare un evento tra i più significativi mai proposti dalla Fondazione. Per la stampa del catalogo, abbiamo chiesto al Maestro che cosa significassero per lui “Le Vie dell’Oro”. Ci ha consegnato una riflessione illuminante: “Coscienza di essere, viaggio verso la conoscenza”. È iniziato in questo modo il mio percorso verso la conoscenza del Maestro, alimentato di continuo da profonde emozioni e umane lezioni. La Fondazione, all’ inizio del decennio, viveva un momento particolarmente felice ed era stimolante sviluppare nuove collaborazioni con il Maestro Giusto Pio. Ricordo una sua divertente apparizione a fianco dell’amico e collega di vecchia data Antonio Ballista, pianista famoso, durante “Belle Epoque - Memorie di un amnesiaco”, uno spettacolo che abbiamo dedicato a Erik Satie e, nel 2003, ad una mostra dal titolo "’900 - Forme d’Onda". Milo Bianca, titolare dell’ esposizione, è un pittore la cui arte, originalissima, ha molte volte tratto ispirazione da composizioni di musicisti del Novecento, una mirabile trascrizione che cattura e trasfigura il suono in segni e cromatismi personalissimi. Durante la fase d’ incubazione del progetto discutevamo sull’allestimento e sugli autori virtualmente presenti. Ci fregiavamo di un pantheon di tutto rispetto: Olivier Messiaen, Pierre Boulez e addirittura Giacinto Scelsi erano alcuni dei compositori le cui musiche sarebbero state “esposte” nella mostra. Fu allora che pensai di accostare Milo Bianca all’opera del “nostro” compositore di musica contemporanea, Giusto Pio. Tra i due si sviluppò un intenso rapporto artistico e amichevole che si materializzò nelle splendide tele dell’artista germogliate dall’ascolto dei brani musicali del Maestro di Castelfranco Veneto: A Judy, Preludio e morte del solfeggio, Motore Immobile e il capolavoro in sei parti Alla corte di Nefertiti. All’ inaugurazione, la videoproiezione di queste opere accompagnò visivamente l’esecuzione con un ensemble, di straordinaria sintonia, diretto da Gianandrea Paletta e composto da Fabio Franco al flauto, Jeremy Norris al pianoforte, Simone Tieppo al violoncello, Andrea Berto alle percussioni e Matteo Gobbo alla voce. Il sincretismo tra le arti e le innumerevoli

16

contaminazioni, che si sviluppavano nella fucina di Villa Benzi Zecchini, ci portarono naturalmente ad immaginare lo spazio della seicentesca villa come una sorta di caravanserraglio, un luogo aperto ad ampie e libere prospettive di creazione dove gli artisti potevano incontrarsi e inventarsi inedite collaborazioni a stretto contatto con un pubblico attento e coinvolto. Vedeva la luce, tra l’altro, un evento intitolato “Mille e una Notte - racconti tra viaggiatori che si raccontano” che è rimasto il canto del cigno di una stagione culturale che da lì a breve si sarebbe purtroppo interrotta. La via che immaginavamo di percorrere quella volta era la via della seta alla ricerca di parole, suoni, oggetti, simboli e forse anche del misterioso Re del Mondo. Radunammo così un centinaio di pittori, artisti, attori, musicisti che da ogni luogo arrivavano la sera per raccontarsi sul palco del Teatro "Maffioli" di Villa Benzi Zecchini. L’ idea alla base del progetto era audace e ricordava alcuni processi dadaisti: costringere artisti di provenienze e culture diverse sullo stesso palco e lasciarli interagire. Il rischio che da questa forzata promiscuità scaturissero degli imbarazzi era un effetto addirittura voluto, e in alcune serate questo è avvenuto tra lo stupore e il divertimento del pubblico. Per “Mille e una notte” il Maestro ci fece un bellissimo regalo: la proiezione in prima assoluta della suite sinfonica/video di Isaia 6, 9-10, prima parte del successivo Trittico. La visione-ascolto dell’opera multimediale del Maestro venne preceduta da un concerto di pianoforte di Alessandra Celletti con musiche di Georges Ivanovic Gurdjieff e di Erik Satie. Quella sera il pubblico assistette ad un incontro profondissimo tra autori accomunati da una fortissima tensione verso il Sacro e la magia si compì davvero. Negli anni seguenti in Fondazione ci sono stati dei cambiamenti che mi hanno allontanato per qualche tempo ma, fortunatamente, il mio rapporto con il Maestro è continuato perché ho potuto assistere ad alcuni suoi concerti ed anche visitarlo spesso per ascoltare le ultime composizioni e i suoi straordinari racconti. Straordinari racconti perché, quando il Maestro si lascia andare ai ricordi, entra in una sorta di transfert emotivo e gestuale che restituisce le esperienze e gli incontri vissuti ad una immediatezza, per così dire, mimetico-visiva. Mi permetto di scrivere, e spero che il Maestro mi comprenderà, che a vederlo raccontare non soltanto ci si diverte ma si viene coinvolti perchè lui si agita, gesticola vivacemente e magari si lascia trascinare da una collera bonaria quando ci si addentra in considerazioni che lo trovano in disaccordo.

17


La fortuna di aver vissuto, spesso da protagonista e comunque da artista reattivo, un secolo tormentato e tecnologico lo rende un prezioso testimone tra il passato, il presente e il futuro. La relazione tra la sua musica e i suoi quadri, gli scherzi del Maestro Ballista, la seconda guerra mondiale, la funzione del coro all’ interno della Missa Populi, la vittoria a San Remo con Alice, gli studi di musica antica, il sabato fascista, la scoperta del campionatore e le tortuose vie della SIAE fanno parte delle centinaia di racconti, di aneddoti, di storielle che mi hanno emozionato e divertito come peraltro confermano molte delle testimonianze raccolte in questo volume. Si tratta di racconti che valicano l’aspetto strettamente biografico, professionale e artistico per evidenziare un vissuto eccezionale, pur nella sua apparente normalità, e che mi hanno spinto più volte a chiedere al Maestro per quale motivo non avesse ancora pensato a stendere un’autobiografia. Le risposte sono state sempre evasive e mi è parso che nascondessero una inaspettata timidezza che andava ben oltre la sua proverbiale riservatezza. Lo scorso anno mi è stato chiesto di tornare a presiedere la Fondazione Villa Benzi Zecchini e ho accettato nella speranza di poter riprendere il discorso culturale-musicale interrotto nel 2004. In quei giorni, ritrovando il Maestro, pensavo già alla possibilità di sviluppare un progetto su di Lui partendo proprio da quel libro autobiografico che fluttuava da tempo nei miei pensieri. L’occasione più favorevole e vicina si presentava con la ricorrenza del suo ottantacinquesimo compleanno, l’undici gennaio 2011, che mi permetteva finalmente di rendergli un dovuto omaggio e ringraziamento per le generose e preziose collaborazioni. D’altronde la stima e l’affetto verso il Maestro da subito si sono rivelati una costante tra tutte le persone che lo conoscono e lo frequentano per cui mi sono sentito rafforzato nel proposito di far convergere sull’undici gennaio, tra l’altro numero fatidico e carismatico nella sua vita, l’energia e il desiderio di tutti per una grande festa in suo onore. La formula adottata, che spero non venga mai replicata in quanto decreterebbe la fine del mercato dell’arte, è stata la seguente: se ogni persona coinvolta fornisce il proprio lavoro come regalo di compleanno, la somma di tutti i doni va a costituire un complesso di relazioni e di strutture superiore a qualsiasi altra iniziativa progettata magari con ben altri mezzi ma separatamente. L’elemento che dà al “progetto Giusto Pio” un valore aggiunto è proprio l’affetto collettivo di tutte le personalità coinvolte. Però immediatamente ci siamo scontrati con un problema concreto e apparentemente

18

insormontabile. Da dove avremmo attinto le risorse economiche per sviluppare un’ idea che, sebbene si fosse nutrita dell’apporto gratuito di una moltitudine di persone, ha dei costi inderogabili? Costi per i quali mai si sarebbe dovuta attivare una ricerca allo sponsor fine a se stessa per evitare spiacevoli incomprensioni con le centinaia di persone affettivamente coinvolte. In aiuto è arrivata provvidenzialmente la Veneto Banca che, una volta conosciuto il progetto, si è offerta a coprodurre l’evento: dunque non una sponsorizzazione, ma una collaborazione fianco a fianco per tributare ad un Maestro, che onora e rende orgoglioso il territorio, una celebrazione unica. Sono innanzitutto grato, a nome della Fondazione e di tutti gli artisti che hanno aderito, a Veneto Banca per aver dimostrato come, in un momento sconfortante di crisi economica ma soprattutto morale, investire nella cultura sia ancora una scelta coraggiosa per promuovere una società migliore. Descrivendo di seguito brevemente le celebrazioni al Maestro, sono poi orgoglioso di citare e ringraziare, a nome della Fondazione che rappresento, le persone che hanno collaborato rendendo questo evento un enorme gesto d’affetto. Dalle riflessioni sul libro si è sviluppata immediatamente l’ idea di allestire una mostra con i dipinti del Maestro e con le opere degli artisti a lui più vicini: una mostra per narrare la vita di un compositore e le sue relazioni con il mondo dell’arte figurativa grazie al contributo di artisti come Romano Abate, Milo Bianca, Angelo Gatto e Bruno Gripari. L’ installazione di queste opere è curata da Pino Perri di Print Materia che ha ideato una specifica struttura che lega i quadri del Maestro tra loro in un inedito, contemplativo accostamento. Grazie alla proficua collaborazione con La Banda di Fiati di Castelfranco Veneto, abbiamo prodotto il seguito de “Le Vie dell’Oro” incidendo l’ultima composizione del Maestro, Dolomiti suite, per la direzione del Maestro Villanova. Il disco allegato a questo libro è un documento che sancisce il legame di Giusto Pio con la sua terra d’origine: è un’ode alle magnifiche montagne che egli ama, ode che speriamo assurga ufficialmente a inno alle Dolomiti proclamate “patrimonio dell’Umanità” dall’Unesco; a tale riguardo è doveroso un sentito ringraziamento al Direttore del “Corriere del Veneto”, dottor Alessandro Russello, per la sua opera di sensibilizzazione e di divulgazione. Va poi ricordato che senza la determinazione di Roberto Scalabrin, direttore artistico e organizzativo della Banda, e senza la generosità di Walter Bertolo di Digitalsound,

19


la nostra volonterosa intenzione non avrebbe raggiunto il felice compimento in tempi così brevi. Il mese dedicato al Maestro è poi impreziosito da una serie di concerti nei quali sarà eseguita una consistente parte della sua produzione. Il Coro di Giavenale, diretto da Pierdino Tisato, riproporrà la Missa Populi nella suggestiva cornice della Chiesa di Santa Maria in Colle a Montebelluna; la serata di musica sacra ha un significato anche istituzionale dal momento che il Comune partecipa ufficialmente al progetto della Fondazione. Grazie, quindi, all’assessore alla Cultura di Montebelluna, Francesco Da Riva, per aver condiviso la persuasione che una convergenza di intenti può dare alla cultura del territorio un nuovo slancio e quell’agognata apertura spesse volte frenata da futili campanilismi. All’Orchestra di Diego Basso sarà affidato il compito di eseguire le musiche “ leggere”, composte dal Maestro principalmente con Franco Battiato, mentre guardando al passato abbiamo assoldato Fabio Franco e Jeremy Norris per riproporre una parte di quel memorabile concerto del 2003 nell’ interpretazione delle pagine strumentali del ricco catalogo del Maestro. La presentazione ufficiale di questo libro è prevista al Teatro Accademico di Castelfranco Veneto a cura di ARCA CNA; la sensibilità di questa meritoria Associazione ha permesso di stamparne un adeguato numero di copie che la Tipografia Linea Grafica ha realizzato con ineguagliabile professionalità e per di più intervenendo con una coproduzione degna di un mecenatismo assai raro. Grazie a Sabrina Fantini e Raffaella Bonora di Frontiere Progetti perché hanno divulgato le nostre iniziative ai quattro venti: mi sono prodigato al mio meglio per rendere arduo il loro lavoro ma la loro competenza e generosità sono fortunatamente risultate vincenti. Grazie al giovanissimo Collettivo Centottantabpm per aver accolto l’ invito di trasportare l’evento nel web e grazie anche a Massimo Colomban e a Ivana Casagrande di Castelbrando per la disponibilità ad offrirci la comunicazione nei loro canali. A Claudio Corradini va il mio fervido ringraziamento per avermi consigliato su come adeguare la mia irruenza alla compostezza del Maestro e per il regalo musicale approntato per l’occasione. Un ringraziamento sincero va al fotografo Paolo Ferreton che ha generosamente messo a disposizione le riproduzioni dei quadri e ugualmente a Diego Landi per i suoi intensi ritratti del Maestro.

20

Roberta Rudello ci ha sostenuto in tutte le questioni di carattere istituzionale fornendo informazioni e indicando varchi nell’apparato amministrativo-burocratico a noi sconosciuti. Grazie a Leila Zanellato per i consigli e per aver sviluppato le linee guida del progetto raddrizzandone spesso le derive dettate dall’entusiasmo. Grazie alle Istituzioni pubbliche che, seppur celandosi dietro i robusti tagli alla cultura, hanno comunque creduto e patrocinato la celebrazione. Una nota particolare di merito va riconosciuta al Sindaco di Caerano di San Marco, dottor Angelo Ceccato, il quale ha saputo cogliere l’ importanza e il prestigio di un evento di questa portata con il supporto dell’Amministrazione comunale. Al coraggioso Consiglio Direttivo della Fondazione Villa Benzi Zecchini un plauso per aver immediatamente apprezzato e deliberato quanto proposto. Un grazie personale a Valeria Carmagnola e a Mauro Visentin per i continui incoraggiamenti e consigli. Alla direttrice organizzativa della Fondazione Elisa Carrer un grazie di cuore per aver trasformato le idee più pindariche in realtà, contribuendo costantemente all’arricchimento dell’evento. Grazie a Renato Comazzetto per la passione e competenza nel risolvere gli aspetti tecnici e a Danilo Zanetti per la tacita e complice approvazione. Se questo evento rimarrà documentato si deve principalmente al lavoro del prof. Angelo Zanellato che ha curato la scelta e la raccolta dei testi e delle testimonianze. A lui va tutta la mia stima e il mio ringraziamento così come a Giampaolo Allocco di Delineodesign per l’alta professionalità unita all’estro creativo nell’ ideazione grafica e nell’ impaginazione del materiale testuale e iconografico. Infine grazie ancora al Maestro Giusto Pio, da sempre e per sempre soggetto e oggetto dei nostri desideri di omaggio e di festeggiamento, il quale, anche se restìo e talora desideroso di defilarsi da tanta attenzione, ha alla fine acconsentito a rientrare nel cono di luce e di musica perseguito caparbiamente dalla nostra gratitudine e dal nostro affetto. Finalmente è giunto il momento che io salga (per una volta soltanto) sulla pedana da direttore d’orchestra per dirigere un coro speciale, il coro di tutti gli amici che si stringono in cerchio per intonare la canzoncina che fa: “Tanti auguri a te, tanti auguri a te, tanti auguri a Giusto Pio…”. Mirko Sernagiotto

21


22

23


Giusto pio parte prima


Se ripenso alle vicende della mia esistenza, alle persone meravigliose che ho conosciuto, non ho che da essere grato a Dio di quanto mi è capitato

27


1.

La mia vita

L’incontro dei genitori Papà era un militare semplice nel comando della cavalleria di Piove di Sacco però, rispetto alla maggior parte dei commilitoni, sapeva leggere e scrivere, era preparato culturalmente. Prestava servizio nella fureria che era sistemata in casa dei Ghedini. Lì c’era mia madre che era stata allevata da nonna Vera con tutte le regole, da figlia di “signori”: era stata mandata alla scuola comunale e riportata a casa dalla cameriera che le portava la cartella.

La sorellina Si chiamava Giulietta ed era nata nel 1931. A quel tempo per causa della mancanza di medicine, dell’assistenza sanitaria e della denutrizione, le malattie infettive erano diffusissime e falcidiavano tantissimi bambini in tenera età. Così è morta anche la sorellina: aveva solo undici mesi, io poco meno di sette anni. La mamma mi mandò con la bicicletta in chiesa a far suonare la campana per la morticina.

La radio Questa strana cassettina magica che sprigionava misteriosamente canti e suoni che mi estasiavano per ore...

28

29


Primi segni di una vocazione Mi sembra di ricordare di aver avuto un’altra esperienza relativamente al suono. Ero molto bambino, avrò forse avuto cinque anni quando mi sono impossessato di alcune lamette da barba di mio padre, le ho spezzate in due e impiantate su una tavoletta di legno molto tenero, poi con un pennino da scrivere le percuotevo facendo tin tin. Credo proprio che si sia rivelato in questo modo e per la prima volta il mio gusto e piacere di sentire dei suoni, di suonare: sono state, queste, le mie prime composizioni musicali! Mi ricordo come fosse ieri ed ero bimbo a San Floriano. Una volta, per esempio, tornando da scuola (avrò fatto la quarta elementare a Castelfranco) trovai una persona che suonava un violino, sotto i portici, davanti a una bottega e quel suono, anche se esile, mi invase tutto, s’impadronì di me che mi sentivo vibrare e mi riecheggiò dentro per giorni.

30

FOTO MANICO VIOLINO

31


pag. undici Una particolarità curiosa è la frequenza nella mia vita del numero 11 che è un po’ il numero magico e ricorrente nella mia vita: io sono nato l’11 gennaio 1926, mia madre l’11 luglio 1897, la sorellina Giulietta è morta a 11 mesi, mia figlia è nata l’11 agosto. Mi è capitato anche che, andando in albergo, in Italia come in Europa o negli Stati Uniti, mi sia stata assegnata molto spesso la camera n. 11.

FOTO PIO

In numerologia l'Undici è il numero Due in una ottava maggiore ed è considerato un numero maestro (il secondo numero maestro è il 22). Undici è considerato la via della consapevolezza spirituale e la conoscenza oltre la comprensione altrui. Porta con sé vibrazioni psichiche e ha una uguale presenza di proprietà maschili e femminili. È anche associato ad apertura mentale, intuizione, idealismo e visione.

32

33


nella Resisten za 2.

34

Guerra e lotta di liberazione Nell’inverno tra il 1943-44 continuavo a frequentare il Conservatorio ma fuori di Castelfranco, a circa tre chilometri dal centro, nei pressi della casa dove io abitavo allora, c’erano i “prai”, i prati che durante la prima guerra mondiale erano adibiti a campi di aviazione. Alcuni miei amici facevano segretamente già parte della formazione patriottico-partigiana “Cesare Battisti” e, di notte, accendevano tre fuochi sparsi in mezzo ai campi senza dare troppo nell’occhio. I fuochi erano un segnale per gli aerei americani, che sorvolavano la zona, per indicare che lì operavano gruppi partigiani e allora venivano lanciati pacchi con armi, soldi, cibo, radio ricetrasmittenti, un po’ di tutto insomma. Questi amici venivano da me, io li aspettavo mentre i miei già dormivano, mi consegnavano in silenzio e rapidamente i mitra, gli ‘Sten’ o anche altro che nascondevo nella parte inferiore e vuota del pianoforte in tinello, e si dileguavano. Sono scappato di casa con Giuseppe Bustreo che era un mio coetaneo e amico di infanzia. Come me, non aveva ubbidito al bando presentandosi alla visita di leva. Un giorno Bepi, che abitava prima della piazza, all’inizio del paese, s’accorse che stavano arrivando i nazifascisti per una retata. Allora si mise a scappare da questa parte saltando il muro che si trova ancora in fondo alla strada e, incontrandomi casualmente, gridò: “Scappa, scappa ci sono i tedeschi e i fascisti!”. Mi misi a correre anch’io buttandomi in mezzo ai campi. Così quella volta mi salvai dalla cattura e dalla fucilazione. Nella Resistenza i miei compiti sono stati abbastanza limitati, circoscritti e saltuari; non è che andassi in giro dalla mattina alla sera ma ogni volta che si presentava l’occasione o la necessità: nascondere e smistare armi, fare da staffetta per passare notizie o ordini di pronto intervento, far da guardia, specialmente negli ultimi giorni, ai tedeschi e repubblichini fatti prigionieri o che si erano arresi. Nella “Cesare Battisti” militava anche Tina Anselmi. Tina era una mia amica, una ragazza intraprendente e piena di vitalità. Operava come staffetta e non le mancava certo il coraggio.

35


Dal Diario del sig. D’Andrea, impiegato di banca di Castelfranco veneto

29/4/1945

“O

re 3,45 soldati tedeschi entrano in casa borgo Bassano -14 tedeschi con carro e 3 cavalli - 3 riposato in entrata e 11 in cucina su paglia”.

“O

re 14,50 arrivati partigiani tra i quali: Gianni Scapinello - Pacifico Gazzola - Giusto Pio e Augusto con mitra e bombe a mano”.

.

“T “O “Il Generale Paladino, nel tentativo di recuperare i giovani renitenti alla leva, aveva creato un’organizzazione formata da manovali mandati a riparare i danni provocati dai bombardamenti: l’Organizzazione Paladino (O.P.). L’ufficiale che comandata l’O.P. di Treviso, il Maggiore Bozzo, abitava in via Damini dove risiedeva anche la mia famiglia. Come tante altre madri, anche la mia si è rivolta al Maggiore Bozzo e ha ottenuto per me l’arruolamento in questa organizzazione. Ecco il mio lasciapassare e la fustellina gialla, bilingue”.

36

37

edeschi arresi, perquisiti e sequestrati 2 cavalli e carretti - Lasciato andare per tornare a casa i militari: 2 tedeschi, 1 polacco, 1 prigioniero russo e resto austriaci”.

re 18,45 suono campane e sirene per arrivo angloamericani, per ¾ d’ora – ore 20,20 arrivo altre truppe inglesi con carri armati”.


3.

forma zio ne

38

Conservatorio di Venezia, i maestri Ferro e Malipiero A Venezia incontrai due persone eccezionali, i Maestri Ferro e Malipiero, il primo violinista affermato e docente straordinario, l’altro compositore di fama internazionale e direttore del Conservatorio. Il Maestro Ferro, pur dovendosi dedicare alla sua brillante carriera di concertista, non badava ad orari e, poichè non eravamo in molti a studiare musica allora, egli aveva modo di seguirci e dedicarci tanto tempo e cura. Al Benedetto Marcello ho avuto la possibilità di arricchire e allargare ulteriormente le mie conoscenze musicali ma anche di raggiungere un’ottima preparazione tecnica. Nel mio corso eravamo poi solo in quattro e tutti assieme siamo arrivati al diploma. Tra i miei compagni di corso faceva parte anche Luigi Nono. Non studiava uno strumento specifico ma, mentre noi ci attenevamo ai programmi, lui spaziava in ogni direzione ed era sempre più avanti, all’avanguardia già allora.

39


Il Maestro Luigi Ferro, violinista di fama e valente docente del Conservatorio di Venezia

Il Maestro Gian Francesco Malipiero

40

41


Giusto Pio in bicicletta, sua giovanile passione sportiva, nel dopoguerra (1945-46)

Al centro Giusto Pio, a destra Pier Mirando Ferraro, tenore di fama internazionale ed altri compagni di Conservatorio (1946-47)

42

43


Giusto Pio, allievo del Conservatorio di Venezia (1946-47)

44

45


4.

esordi e lavo ro

Primo concerto Il 16 giugno 1948, nella chiesa di Santa Caterina di Treviso, dove si trovano i bellissimi affreschi di Tommaso da Modena, ho eseguito da solista il concerto in re minore per violino e orchestra d’archi di Tartini. Sull’esecuzione così scrive Il Gazzettino: “Il pubblico ha manifestato il suo vivo consenso acclamando il violinista solista, prof. Giusto Pio insegnante al Manzato”. concorsi per violino Nel 1950 partecipai a due concorsi per violino: all’Accademia di S. Cecilia a Roma, dove risultai uno dei due “idonei”, e all’orchestra Rai di Milano, dove fui proclamato vincitore e venni assunto con contratto come violino di concertino.

46

47


Ildebrando Pizzetti illustre compositore e direttore dell'Orchestra Rai di Milano

Nell’orchestra Rai (1950-81) Nell’orchestra mi sono sentito subito a mio agio trovando una bella intesa e amicizia con un gruppo di orchestrali di valore, con i quali ho fatto tanta musica anche al di fuori degli impegni contrattuali con la Rai. Nel periodo in cui sono stato in Rai, cioè dal 1950 al 1981, non c’è stato direttore italiano e straniero importante che non sia passato per Milano e non sia venuto a dirigere la nostra orchestra: da Ildebrando Pizzetti, grande compositore, a Nino Sonzogno; da Tullio Serafin, sostituto di Toscanini alla Scala e direttore di fiducia della Callas, a Franco Caracciolo che restò nostro direttore dal 1964 al 1971 e a Gianandrea Gavazzeni. E poi, tra i giovani emergenti, Riccardo Muti, Claudio Abbado, Riccardo Chailly… A dirigerci sono arrivati anche i maggiori maestri del ’900 come Bruno Walter, Wilhelm Furtwängler ed Herbert von Karajan e, secondo me il più grande, Sergiu Celibidache. Così si può dire che tutti i cantanti più celebri sono passati da noi, dalla Callas alla Tebaldi, le ‘dive rivali’ degli anni ’50 e ’60, da Giulietta Simionato a Fiorenza Cossotto e, tra le voci maschili, da Mario Del Monaco a Franco Corelli, a Giuseppe Di Stefano per dire soltanto i primi nomi che mi vengono in mente. E anche Beniamino Gigli che negli anni ’50 era il tenore più amato e popolare.

Il Maestro Giusto Pio, a destra con un fazzoletto in mano (anni 1950-60)

48

49


Concorso di Ginevra (1953) Ci è stato assegnato il secondo premio; il primo non fu assegnato. La giuria era formata dai maggiori quartettisti del mondo musicale di allora. Io avevo ventisette anni, l’altro violino Giulio Franzetti ne aveva ventidue come Paolo Salvi che suonava il violoncello e ventitré Pasquale Pamieri, viola: si erano diplomati da poco ma erano già musicisti di grande valore. Abbiamo anche suonato alla presenza di Maria Josè, l’ex regina in esilio a Merlinge nei pressi di Ginevra. Come regalo, abbiamo ricevuto ciascuno la sua foto con dedica, alcune stecche di cioccolato e cinquantamila lire.

Foto con autografo della Regina Maria Josè

Attestato della vittoria al concorso di Ginevra (1953)

50

51


mia moglie Maria 5.

Matrimonio Mi sono sposato nel novembre del 1952. Mia moglie si chiama Maria Bottari e la sua famiglia era originaria di Pieve di Soligo, dove è nata. Il nostro viaggio di nozze fu andare in treno da Castelfranco a Milano, dove risiedevo dal 1950 dopo aver vinto il concorso ed essere stato assunto come violino di concertino alla Rai, lo stesso giorno del matrimonio, in seconda classe. Un lusso perché c’erano tre classi, allora: la prima che era la più elitaria e cara, la seconda e la terza che era quella più popolare e con sedili di legno. E, arrivati a Milano, altro lusso, abbiamo preso il taxi. Era la prima volta che mia moglie vedeva Milano e rimase incollata al finestrino a guardare tutte quelle luci e i lunghi viali. Passatempi Andavo nelle botteghe degli antiquari e dei restauratori, li conoscevo e frequentavo un po’ tutti; non mancavo mai alla fiera di Sant’Ambrogio e ai mercatini, in particolare a quello famoso di Senigallia che si teneva ogni sabato. Ho scovato anche delle cose belle e interessanti come degli antichi fucili da caccia e degli archibugi ad avancarica. Andavo a vedermi regolarmente le mostre e frequentavo le gallerie dove esponevano pittori affermati come Treccani, Migneco, Messina, Tozzi e tanti altri che si sarebbero poi fatto un nome con il tempo. Più raramente andavo con mia moglie a teatro e al cinema.

52

53


in orche stra 6.

Musica antica Accanto all’attività orchestrale in Rai c’era il mio impegno con amici e colleghi di lavoro nell’andare alla scoperta e nell’eseguire in piccole formazioni musiche medievali, rinascimentali e barocche. Abbiamo formato Il Complesso Strumentale Italiano, Symposium Musicum, Il Giovane Quartetto di Milano, Complesso barocco di Milano e ne facevano parte i fratelli Riccardi, Tito (viola) e Riccardo (violoncello), Tosatti che suonava la viola, Giuseppe Magnani che suonava come me il violino e Cesare Ferraresi che era direttore e violinista. Per l’esecuzione della musica medievale noi suonavamo con copie di strumenti d’epoca. In una fotografia di un concerto a Villa Gazzoni, vicino a Bologna, io suono la ribeca (“rebab”) che è uno strumento di origine araba del secolo VII-VIII e ha la forma di un piccolo mandolino. In qualche modo somiglianti al violino erano la lira da braccio e la viella, strumenti ad arco diffusi tra Medioevo e Rinascimento, e che io suonavo quand’ero nel complesso Symposium Musicum di Milano in alternativa al violino e alla ribeca. “Turnista” nelle orchestre di musica leggera Ho lavorato tanto come ‘turnista’ nelle sale di varie case discografiche per incisioni di dischi di cantanti di musica leggera. Andavo a suonare il violino con Gulli e con Stefanato, i migliori violinisti del momento. Formavamo una sorta di compagnia di giro che si prestava a fare orchestra ora per questa ora per quella casa discografica (la Fonit Cetra, la CGD, la Durium…), ora per questo ora per quel cantante (Villa e Tajoli, Nilla Pizzi e Flo Sandn’s…). Ho assistito all’affermarsi di Dallara, Betty Curtis, Modugno, Celentano, Mina…

54

55


Symposium Misicum Italicum (il Maestro Giusto Pio, 2Ëš da sinistra), 1973

56

57


7.

la svolta battia to

Con Franco, la domenica Nell’autunno del 1977 mi telefona Antonio Ballista, pianista di fama e amico. “Giusto, conosco un tipo interessante che fa musica e che desidera imparare a suonare il violino con te”. “No, no. Sono troppo occupato”. Mia figlia, che aveva sentito fare il nome di Battiato, mi grida: “Papà, prendilo, prendilo: è Battiato”. Lei bazzicava nei teatrini off dove evidentemente il nome di Franco già circolava. Non voglio ma, qualche giorno dopo, incrocio Antonio che torna alla carica. Gli dico subito che ho troppi impegni, che non potrei dedicare all’aspirante violinista il tempo e l’attenzione necessari. Antonio insiste: “Mi ha detto che si accontenta della domenica”. Gli rispondo che la domenica mi riposo un po’ e poi esco con la famiglia. Allora lui sbotta: “ Ma fallo venire soltanto le domeniche quando piove”. Stremato dalle insistenze di Antonio e rassegnato, gli dico che me lo mandi. Così questo giovanotto siciliano, alto e magro, con gli occhi vivissimi e miti ma dallo sguardo fermo, comincia a presentarsi con puntualità la domenica, naturalmente anche quando non piove o sotto una bufera quando nevica. Da quel momento, dal 1977 al 1992 e oltre, anche dopo il mio ritorno a Castelfranco, si può dire che la mia vita si intreccia, si identifica, si confonde con quella di Battiato nella composizione e nell’orchestrazione delle canzoni, nei progetti dei dischi, nelle registrazioni, nei concerti e nelle tournèes.

Sodalizio artistico Ho cominciato a collaborare con Franco per Juke box (1978) come violinista e come organizzatore dell’orchestra che era diretta da Roberto Cacciapaglia. Eseguii due brani strumentali: Telegrafi che è brano per violino solo e Martyre celeste che è composizione per due violini. Suonai e registrai la parte del primo violino, poi quella del secondo violino e in sala di incisione le due esecuzioni furono sovrapposte.

58

59


Conobbi Giusto Pio nel 1977, tramite Antonio Ballista. Gli avevo chiesto se conosceva un bravo insegnante di violino. Volevo studiare, per qualche anno, questo strumento. Antonio mi disse che c'era un suo collega (suonavano tutti e due nell'orchestra sinfonica della RAI di Milano), che faceva al caso mio. Lo contattò e faticò a convincerlo, perchè aveva troppe cose da fare, ma alla fine disse di sì. Seppi dopo che contribuirono anche i suoi figli a fargli cambiare idea. Le lezioni proseguirono per circa tre anni. In realtà, già dopo il primo anno, cominciammo a derogare al principio insegnante-allievo. Pio, avendo saputo che avevo raggiunto una certa popolarità come compositore di musica sperimentale, mi chiese di fargli ascoltare qualcosa. Gli portai "L'Egitto prima delle sabbie", un brano per pianoforte che aveva vinto il premio Stockhausen, e che aveva registrato su disco Ballista. Seguirono parecchie teoriche discussioni sulla musica. In quel periodo mi esibivo da solo o con qualche altro musicista, improvvisando. Un giorno lo invitai a suonare con me in un concerto che avrei tenuto da lì a poco, all'università di Brescia. Pio, non avendo mai improvvisato, mi disse che non se la sentiva. Insistetti, e, accettò solo alla condizione che avrebbe potuto, all'ultimo momento, scegliere di non suonare. Bene, suonò. Finita la mia performance, scesi dal palco pensando che mi seguisse... invece andò avanti da solo, di fronte a un migliaio di ragazzi, come in trance, magnificamente. Fu l'inizio di una collaborazione ventennale, di una superlativa e indimenticabile avventura. Caro, grande GiustoPio (tutto attaccato) Buon Compleanno!

Chi è stato Franco per me? Come riesco ancora a dire a parole chi è stato Franco per me? Mai avrei pensato che quel giovanotto magro e dall’aria un po’ stranita, dagli occhi intensi e vivissimi, che una domenica d’autunno insisteva tanto a diventare mio allievo per imparare a suonare il violino, sarebbe riuscito a cambiare così tanto e in meglio e proprio nel campo della musica, cui mi dedicavo fin da giovanissimo con passione totale, la mia vita già ricca di soddisfazioni professionali. Eppure è avvenuto proprio questo, affiancandomi alla sua ricerca e avventura musicale. Lui non soltanto ha saputo intuire e portare alla luce quel poco di buono e di inespresso che avevo dentro ma, anzi, a migliorarlo, a valorizzarlo, ad esaltarlo con il suo talento e con la sua creatività, con la sua generosità e ricchezza umana. Sicchè Franco mi è figlio e padre, amico e fratello, è parte di me, e la migliore.

f. I pensieri di

le parole di

giusto pio

franco battiato 60

61


la testimonianza di ANTONIO BALLISTA, pianista complice dell'incontro tra battiato e pio Tutti quelli che conoscono Giusto Pio (o Pio Giusto: non sono mai riuscito a capire quale sia il suo nome e il suo cognome; d’ora in avanti lo designerò come G.P.) sono concordi nel riconoscere che il suo aspetto non corrisponde per niente a quello del vampiro. Infatti G.P. non è sufficientemente alto, pallido, emaciato, non possiede il caratteristico accento lievemente mitteleuropeo che questi esseri ostentano (al contrario esibisce una spiccatissima pronuncia veneta che non cerca in alcun modo di occultare), non emana il fascino irresistibile dell’eterna giovinezza, non è dotato di incontrastabile magnetismo sessuale e niente in lui fa pensare ad una volontà di potenza che si esplichi attraverso il terrore. Oltretutto, nessuno dei suoi amici ha mai notato in lui una esclusiva predilezione per capi di vestiario in nero e nessuno lo ha mai visto trasformarsi improvvisamente in un pipistrello e volare via. D’altra parte si sa che i vampiri classici sono esclusivi prodotti della letteratura e del cinema. Ma le apparenze ingannano: G.P. invece è la dimostrazione vivente di una particolarissima forma di vampirismo che consiste nel sottrarre energia alla persone vicine. Troppe volte lo si è visto apparire tra gli amici con un’aria piuttosto stanca e distratta e dopo un po’ di tempo sprizzare dinamismo e vigore, mentre i suoi interlocutori apparivano sempre più stanchi ed esauriti e dimostravano un irrefrenabile desiderio di andare a coricarsi anzitempo. È da notare che il fenomeno si ripete puntualmente anche con i neonati e gli animali, come ho potuto personalmente constatare durante viaggi in treno in sua compagnia e perfino al giardino zoologico. Mi chiedo a quale sconvolgente approvvigionamento energetico potrebbe arrivare G.P. in ambienti frequentati da grandi folle come stadi, aeroporti e stazioni ferroviarie. Ma c’ è di più: l’ incredibile fenomeno si verifica con la stessa intensità anche durante le comunicazioni telefoniche. Sono molto affezionato a G.P. e ho l’ intenzione di fargli gli auguri telefonicamente in occasione del suo ottantacinquesimo compleanno, prevedendo una lunga conversazione poiché è molto tempo che non ci sentiamo. Ho stabilito quindi di prendere qualche precauzione: lo chiamerò di sera, non tanto presto e già in pigiama, avendo cura di tenere a portata di mano bevande energetiche o qualche serio farmaco eccitante. In queste condizioni non credo di dover correre altro rischio se non quello di addormentarmi un po’ più presto del solito.

62

P.S. Da nessun amico psicologo, psichiatra, neurologo o sciamano ho avuto qualche spiegazione della strana singolarità di cui sopra. Ho anche diligentemente cercato libri sull’argomento, ma non sono mai riuscito ad avere una risposta scientificamente esauriente. Tuttavia ho deciso di trascrivere qui di seguito i riferimenti bibliografici di un piccolo florilegio di testi che ho consultato ad utilità di qualche frequentatore di G.P. o di chi avesse la curiosità di indagare su questo argomento: Henry Southate, Extraordinary people, GROWN & HAIKNEMANN, N.Y. 1989 Philip Brown, Bizarre, DOUBLEDAY & COMPANY, Los Angeles, 1970 Nicolas Heath and David Crumb, Psychiatric syndromes (il più irrilevante di tutti), OXFORD 1991, terza edizione Enoch Merku and Paulus Thretoven (rev. di Abbott), TAVISTOCK & ROUTLEDGE, Saint Louis 2002 Antonio Ballista

Poesia-scherzo di Antonio Ballista per il compleanno del Maestro Giusto Pio (11 gennaio 1992)

63


Il Maestro Giusto Pio, con il pianista collega e amico Antonio Ballista (anni ’80)

64

65


Prime esibizioni Battiato arricchiva le nostre prime esibizioni con qualche trovata coreografica e musicale. Per esempio Franco si sedeva per terra e io stavo sopra la sua testa con il violino: mandando certi suoni, si creavano degli effetti impercettibili di tipo fisico-acustico.

Alice, Giuni Russo, Milva e... Con Franco ho collaborato e frequentato tante cantanti molto brave e popolari, dotate di voci e di personalità notevoli per le quali abbiamo lavorato con impegno e responsabilità cercando di offrire buone canzoni.

Alice, una ragazza molto bella di Forlì, era una cantante con una voce vigorosa e calda, duttile e ben impostata, che era già brava e aveva un personale modo di cantare. Ha portato al successo Il vento caldo dell’estate, Una notte speciale e con Per Elisa ha vinto a Sanremo nel 1981… Anche

Giuni Russo aveva una voce bellissima, ben impostata, e ha portato un contributo

fondamentale al successo delle nostre canzoni: Un’estate al mare, L’addio, Lettera al Governatore della Libia…Con i vocalizzi, con gli improvvisi salti di registro, con l’ampia e armoniosa estensione della voce ha dato ad esse un’impronta nuova e di grande impatto. Il nostro incontro con la grande

Milva avviene nel 1982. Come dice Franco, è tuttora “la cantante

ideale, brava e al servizio dell’autore”. Per lei abbiamo scritto Poggibonsi, abbiamo anche composto o adattato Alexander Platz e No Time No Space. Una storia inventata ha avuto fortunate edizioni in tedesco,spagnolo, giapponese… Con Milva abbiamo fatto una tournèe memorabile in Germania. Là Milva spopolava, era una star e non erano soltanto i nostri emigranti che venivano ad applaudirla, accorrevano proprio i tedeschi. Di recente ha varato con Franco un nuovo album, Non conosco nessun Patrizio!, con nostre vecchie canzoni e con altre nuove. Mi rattrista pensare che il cd, come ha annunciato, è il suo addio ad una carriera senza pari; tuttavia non riesco a pensare che la sua voce, ancora armoniosa e fresca, possa essere destinata al silenzio. Abbiamo scritto anche per

Ombretta Colli, per Catherine Spaak e per Sibilla e

Farida, anch'esse con una bella voce.

66

67


Giusto "POP"

Rielaborazione grafica tratta dal video di "Legione Straniera"

68

69


Caricatura eseguita da Franco Battiato per Giusto Pio

Caricatura eseguita da Giusto Pio per Franco Battiato

70

71


Nel laboratorio Battiato & Pio Non c’era una regola, non accadeva che due canzoni nascessero alla stessa maniera. Non c’erano degli incontri o delle sedute programmate. Si procedeva a sviluppare, modificare, arricchire un motivo considerato interessante e valido in modi, ritmi, colori, toni diversi ma ciò non accadeva meccanicamente o ordinatamente ma con ripensamenti, digressioni, pause di tempo anche lunghe. Seguivamo regole codificate ma che tendevamo a non seguire in modo pedissequo, ad eludere, a reinventare. La nostra maniera di costruire la canzone appariva ai critici talvolta “squinternata” ma poi tanti cantautori, tanti compositori ci hanno imitato. Prima il testo e poi la musica o viceversa? Anche sotto questo aspetto non c’era una regola precisa. I testi delle canzoni sono prevalentemente di Franco che li scriveva con il suo estro creativo, con la sua immaginazione o che li confezionava con versi di poeti e di canzoni, con detti popolari, con frasi prese dal parlare quotidiano, con inserti di lingue straniere. Erano le circostanze quotidiane più diverse a suggerire la musica e i testi. Una notizia, una lettura, un viaggio, un incontro, un discorso, un sogno… Tutte le canzoni sono state scritte con impegno e cura. L’orchestrazione presenta una forma nuova e variegata perché i modi della musica leggera vengono arricchiti di riferimenti, di risonanze, di substrati della musica classica. Ciascuno di noi metteva qualcosa di suo, dava il suo contributo ma Franco ci metteva il novantanove per cento, io ci avrò messo l’uno.

72

73


Il successo Il nostro pubblico agli inizi non era vasto ma una sera improvvisamente ci siamo trovati di fronte a migliaia di persone, il campo sportivo e gli spazi intorno erano strapieni di gente. Da quella volta abbiamo sempre avuto tanto, tanto pubblico. È stato proprio così: non è che le trecento o cinquecento persone sono diventate progressivamente mille, tremila, cinquemila. No, è accaduto tutto all’improvviso, quella sera d’estate, in quel campo sportivo e da quel momento la presenza degli spettatori si è mantenuta sempre altissima.

74

75


In primo piano, Franco Battiato. Dietro, da sinistra: Enzo «Titti» Denna, tecnico del suono; Francesco Messina, art director e musicista; Giusto Pio, violinista; Alberto Radius, chitarrista. Foto di Oliviero Toscani, inizio anni ’80 76

77


il concerto in Vaticano (1989) Il concerto in Vaticano, alla presenza di Papa Giovanni Paolo II, è stata una delle esperienze più intense che ho vissuto ed è difficile raccontarla. Anche Franco è stato molto impressionato e, per l’emozione, gli si è incrinata per un momento la voce mentre cantava E ti vengo a cercare.

Il concerto di Baghdad (1992) Franco, seduto su un tappeto e nel finale con una bimba accanto, ha aperto il concerto cantando in arabo L’ombra della luce e l’ha chiuso con Fog an Nakhal (Sopra la Palma), una tradizionale canzone araba. In mezzo, tra applausi e commozione, ha allineato le nostre canzoni più belle e di successo, da Il Re dl Mondo a E ti vengo a cercare, da Prospettiva Nevski a I treni di Tozeur a Come un cammello in una grondaia. Anche questa per me, per tutti noi, è stata e resterà una delle esperienze più impressionanti, memorabili della vita.

78

79


80

81


le Mie composi zioni 8.

Motore immobile (1978) È stato Franco a voler pubblicare e produrre il mio primo disco con la Cramps, la casa discografica alla scoperta di nuovi talenti che facevano musica al di fuori degli schemi tradizionali, Motore immobile, con tutti i suoni fermi, continui, invariati, è composto di due brani: Motore immobile per due organi, voce e violino e Ananta per pianoforte e organo. Mi è stato chiesto il perché del titolo. Ho risposto che possiamo immaginare una grande ruota che gira. In mezzo a questa ruota c’è un punto, in centro. Il punto non ha dimensioni, pertanto tutto gira ma esso rimane immobile...

COPERTINA CD

82

83


Astra (1978) Astra è stato il nostro primo disco fatto in collaborazione, senza soldi e in tutta velocità, in poche ore. Sulla copertina campeggia la foto di mio figlio Stefano il quale si prestò anche ad andare in giro per la promozione del disco in TV, alla radio e un po’ dappertutto fingendo di cantare e di suonare il violino, dato che non potevamo farlo noi.

legione straniera (1982) Comprende vari brani: il primo che dà il titolo alla raccolta è firmato Pio, Battiato, Destrieri perché il tema di quattro battute è di Filippo Destrieri, il nostro tastierista. Il giardino segreto è invece una nostra elaborazione, firmata da Pio-Kui (Battiato), della celebre suite di Bach sulla quarta corda, nella trascrizione del violinista e compositore austriaco Kreisler (1875-1962), resa popolare come sigla dei programmi televisivi di Piero Angela. È intervallata da nostri interventi con la sezione ritmica e con l’aggiunta in sottofondo del cicaleccio di cameriere registrato da Franco, vicino alla sua camera d’albergo, ma inserito alla rovescia con effetto curioso e straniante. Anche l’altro brano musicale, Ostinato, è diventato molto noto per essere stato a lungo sigla di una nota e longeva trasmissione televisiva d’argomento culturale-turistico: “Sereno variabile”.

COPERTINA CD

84

85


Restoration (1983) Comprende più brani strumentali composti da Franco e da me che li suono con il violino. È un album prevalentemente di musica leggera ma prende il titolo da una pavana molto nota del compositore francese Gabriel Faurè e che noi abbiamo rielaborato, così come avevamo fatto con Bach, in modo del tutto autonomo e alla nostra maniera. Tanto è vero che alla Siae abbiamo presentato sia l’originale di Faurè sia la nostra partitura sicché la percentuale di diritti per metà va agli eredi del musicista e per l’altra metà a noi.

86

auto-motion (1984) Nell’estate del 1984 esce un 45 giri, Auto-Motion, che contiene una canzone cantata da Battiato ma scritta da me e da Cosentino e con un altro nostro brano strumentale che diventa molto popolare perché viene scelto come sigla sonora di un programma televisivo, tra informazione scientifica e video musicali.

87


Note (1987) Ăˆ il mio ultimo album di musica leggera e comprende brani strumentali per violino ed archi. Vi ho recuperato due improvvisazioni, Halley e Capitan Nemo, dall’inedito Cigarettes (1978-79) accanto a composizioni piĂš recenti tra cui la Ninna Nanna che ho composto per il nipotino Andrea.

88

89


alla corte di nefertiti (1988-93) In Alla corte di Nefertiti ho messo insieme tre brani: quello che dà il titolo alla raccolta, composto nel 1988 e che segna il mio ritorno alla ricerca sonora alla base di Motore Immobile, ma in forma meno stilizzata e scabra. Nel secondo, Tienanmen, editato anche con i titoli Attraverso i cieli e Utopie (1989), esprimo la mia partecipazione emotiva e ideale alla coraggiosa rivolta degli studenti nella grande piazza di Pechino. L’ultimo brano è A.D.A.M. Ubi Es (1993) che significa “anima dell’anima mia …”. Nelle mie intenzioni vuol essere in certo qual modo una sorta di viaggio nell’inconscio che trae spunto dalle forti, profonde impressioni, suggestioni, emozioni provate quando frequentavo con Franco gli incontri con Thomasson e cercavo di guardare dentro me stesso.

90

91


Missa Populi (1995) Mentre la Messa Arcaica di Franco è una meditazione con il coro che canta le preghiere della liturgia, la mia Missa è una preghiera recitata in coro e ad alta voce dai fedeli. Non ci sono temi melodici ma sonorità e colori. Vi ho inserito anche delle sonorità astrali registrate dalla Nasa durante le esplorazioni spaziali.

NINA SCAPINELLO regista e attrice teatrale Poesia scritta dopo l’audizione del Kyrie

Svola, svola, cara sisola! Pì su, pì su! Inbrassa na nuvola rossa, schiva i s-ciantisi dei toni radegosi, basa la luna che ride, el sole che s’ iandormensa int’el far dela sera. Scolta el vento, dispetoso e scontento, che ciama, che urla parché el se despera. Co te ghe finìo e te vien basso, portame l’odor del Creato!

92

93


Mater Dolorosa (1998) Mater dolorosa originariamente aveva altro titolo: Sensori della memoria. L’ho composta in occasione di una mostra a Padova dello scultore trevigiano Romano Abate. Qualche tempo prima, lui mi aveva scritto una lettera nella quale mi parlava della mostra in preparazione, della presenza tra le opere esposte di una statua in memoria di una madre che aveva perso i tre figli in circostanze diverse e del suo desiderio di poter avere, durante l’esposizione, un mio commento musicale. Leggendo la lettera e apprendendo il fatto luttuoso, io ho sentito dentro di me i suoni di Mater dolorosa che ho composto in breve tempo sotto l’emozione.

Romano Abate, Trappola eolia per un dio scomparso, 1998

94

95


Le vie dell’oro (2000) È un poema sinfonico-elettronico che ho scritto per l’installazione dallo stesso titolo dell’artista italo-francese Bruno Gripari alla Villa Benzi Zecchini di Caerano di San Marco nel settembre 2000. Si tratta di un collage di tanti brani già ideati e orchestrati con piccole modifiche.

96

97


Giusto Pio nel suo studio con Giampaolo Allocco

98

99


9.

il tea tro

Teatro: Strehler, Martone, i Krypton Mi piace il teatro. Da ragazzo recitavo negli spettacolini a scuola e all’oratorio. C’è una fotografia che mi ritrae sul palcoscenico assieme a Sergio Saviane. Sergio Saviane diventerà un noto giornalista di critica televisiva. Tra il 1977-78 Strehler ha preparato La tempesta di Shakespeare, uno dei suoi spettacoli memorabili. Chiese al nostro complesso da camera Symposium Musicum di eseguire piccoli brani di stile medievale che suonavamo con copie di strumenti antichi. Nel 1990 Martone voleva da noi un commento insieme antico e nuovo, classico e moderno, con echi orientali, per una tragedia di Eschilo, I Persiani, che metteva in scena al Teatro Greco di Siracusa. Invece, l’anno dopo, sono stato coinvolto da solo in un’altra interessante operazione teatrale, Me Dea che era una ritrascrizione di Marco Palladini da Euripide, messa in scena da una compagnia di Firenze, i Krypton, famosi per gli effetti luministici dei loro allestimenti. Mi è stato spedito il testo con le indicazioni dove si voleva che si intervenisse con i suoni ed io ho scritto una serie di frammenti musicali che sono piaciuti molto, tanto che ho preso il premio per il miglior commento sonoro.

100

101


Recita scolastica: Giusto Pio (a destra) con Sergio Saviane, famoso critico televisivo e di costume (con il braccio alzato), (1933-34)

102

103


Polli d’allevamento (1978) Nell’estate del 1978 abbiamo lavorato anche agli arrangiamenti e all’orchestrazione di Polli d’allevamento, uno dei primi spettacoli di teatro-canzone di Gaber. Agli spunti musicali indicatici da Gaber e agli arrangiamenti abbiamo impresso una forma per così dire classicheggiante, con un’orchestra di archi e di fiati, che si sintonizzavano bene con il discorso fortemente critico-satirico sulla società di Gaber e Luporini.

MARIO MARTONE, regista Ho conosciuto e collaborato con il Maestro Giusto Pio quando mi sono rivolto a lui e a Battiato per la composizione del commento sonoro de I Persiani di Eschilo che stavo preparando per la rappresentazione al Teatro Greco di Siracusa, durante la stagione estiva del 1990. Per me era affascinante l’idea di coinvolgere Battiato per il rapporto che lui ha con l’Oriente dal momento che I Persiani è una tragedia dove il legame Oriente e Occidente è molto importante. È stata, questa, la cosa che mi ha spinto a coinvolgere Battiato e Giusto Pio. Con Battiato e con Giusto Pio le cose si mescolavano perché in entrambi i musicisti c’è come dire un pensiero, un’attenzione intellettuale e culturale per cui con loro c’è stata una bellissima dialettica e sintonia, quindi ho un bellissimo ricordo di quel periodo e di quel lavoro. Comunicazione per il 1˚ Premio per il miglior commento sonoro al Maestro Giusto Pio per Me-Dea, lavoro teatrale allestito dalla compagnia Krypton di Firenze (giugno 1992)

Mario Martone

104

105


10.

la passione per l'ar te

L’interesse per l’arte Fin da bambino piccolo sono stato attratto dai suoni ma ho avuto sempre anche la passione per il disegno. Così mi sono esercitato in varie forme espressive, china e tempera, olio e acquerello, ceramica. Musica e pittura sono arti per me non soltanto contigue e similari ma anche in qualche modo identiche, interscambiabili nel senso che io la musica la sento come forma e colori. Perciò definirei i miei disegni, le mie pitture come “riverberi delle mie musiche”. Anche Franco è stato da sempre interessato al mondo dell’arte. La sua curiosità intellettuale e la vasta cultura, acquisita soprattutto attraverso le letture personali e lo studio di notte, non potevano non comprendere anche il campo artistico. Ha ottenuto, secondo me ma ormai a parere anche della critica che si è espressa sui giornali in occasione delle sue rassegne in molte città sia italiane che straniere, dei risultati notevolissimi. Lo si può vedere anche da quella bella Danza dei sufi di cui ha fatto dono a mia moglie, oppure dalle meravigliose icone su fondo dorato oppure dal suo Cristo con le mani e i piedi fasciati. Al contrario di me, Franco si è orientato di più verso l’arte figurativa. Io ero scherzosamente denominato “madonnaro” dagli amici negli anni di Conservatorio a Venezia perché rovistavo nelle botteghe degli antiquari e naturalmente, i quadri, i disegni, le immagini più numerose ma anche di valore erano Madonne. Della pittura io preferisco tutto quello che è astratto perché mi stimola la fantasia, mi costringe a partecipare attivamente alla lettura e interpretazione dell’opera. Per me l’arte resta gioco e piacere che faccio come divertimento da “dilettante”.

106

107


QUADRI

Partitura 17, pastelli su carta, 33x50 cm

Polifonia, olio su tela, 70x120 cm

S.F.F., olio su tela, 76x92 cm

108

109


Setticlavio, olio su tela, 80x100 cm

Contrappunto I, olio su tela, 80x100 cm

110

111


Battimenti, olio su tela, 50x70 cm

No Arman, olio su tela con violino, 80x100 cm

112

113


Musica dipinta, china, 11x17 cm

Musica dipinta, china, 11x17 cm

114

115


ANGELO GATTO, pittore Conobbi Giusto Pio molti anni fa; già allora era un musicista affermato, violino di concertino nell’orchestra della RAI. All’epoca possedevo una mostra permanente con annesso studio, nel centro di Castelfranco Veneto; lì realizzavo ed esponevo i miei quadri. Un giorno varcò la porta della mia bottega proprio Giusto Pio, che io già conoscevo di fama, parlammo un po’ e quello fu l’ inizio di una lunga e sincera amicizia… Ogni volta che tornava in città, veniva sempre a trovarmi; in quelle occasioni discutevamo di arte e anche di musica, essendo io figlio di musicista e avendo sempre nutrito una grande passione per la musica sinfonica ed operistica. Un giorno mi confidò di aver lasciato l’orchestra RAI e di aver intrapreso una collaborazione con il grande Franco Battiato. Vista la notorietà del personaggio, capii subito che anche Giusto Pio, giunto a così alti livelli, era ormai molto famoso. Intanto, su richiesta di alcuni giovani, avevo fondato una scuola serale di pittura, gratuita e aperta a tutti. Sono ventisei anni che io e i miei allievi ci troviamo due sere a settimana e ci consideriamo ormai un gruppo di amici che condividono la passione per l’arte. Considero questa scuola un modo per rendermi utile agli altri, insegnando la cosa che so fare meglio. Non ho avuto mai, tuttavia, la presunzione di insegnare arte con la A maiuscola: ho sempre cercato di fornire ai miei studenti la “tecnica artistica”, ossia “ il mestiere”, quella stessa tecnica indispensabile in ogni disciplina. Cos’ è ad esempio uno scrittore senza la grammatica e la sintassi? Proprio a questa scuola è legato un pezzo della mia amicizia con Giusto Pio: un giorno, infatti, mi chiese di potersi iscrivere e fu per me un regalo ed un onore grandissimo che un personaggio famoso come lui frequentasse il mio gruppo. Mi accorsi subito della sua spiccata propensione al disegno; frequentò a lungo la scuola e con grande profitto: disegnava, infatti, da maestro e altrettanto bene usava i colori. Parlando con lui intuii che riusciva a raccontare la sua musica, a renderla quasi visibile e palpabile e così lo invitati a dipingere questa sua musica e queste emozioni; mi ascoltò e ci riuscì meglio di quanto potessi immaginare e i risultati li abbiamo davanti agli occhi. Giusto Pio sa essere allegro e di compagnia. A tal proposito ricordo un episodio:

116

a scuola ero solito indossare un camice bianco per proteggere gli abiti dagli schizzi di colore e, mentre giravo per seguire i vari allievi del corso, lui mi camminava dietro dicendo: “Sto seguendo il primario”. Giusto Pio comunicò questa sua passione per la pittura a Franco Battiato, così ebbi modo di conoscere anche questo grande personaggio che venne anche a trovarmi alcune volte e di sera telefonava per chiedermi informazioni sulla tecnica pittorica. Giusto Pio e Franco Battiato parteciparono assieme al nostro gruppo a una mostra a Ca’ Lozzio ottenendo un grande successo. Ricordo infine che, quando giravano il mondo perché impegnati nei loro concerti, mi scrivevano graditissime cartoline. Angelo Gatto

Opera di Franco Battiato, olio e oro su tela, 28x39 cm

117


Neve di sera, olio su cartone telato, 100x60 cm, 2010

PietĂ , pastelli su cartone, 53x143 cm, 1963

Icaro, olio su tela, 120x80 cm, 1963

118

119


ROMANO ABATE, scultore TRAPPOLE EOLIE ALLA CORTE DI NEFERTITI Dal corpo cavo e sonoro di un gran tronco di legno esotico si protendono le lunghe braccia delle trombe che cercano invano di accogliere tra loro un uomo che non c' è più: il mio amico. Fuoriescono dal cilindro antenne, fili, sensori che, come sensibilissimi organi olfattivi, percettivi e tattili frugano nell'aggrovigliata matassa della vita per cogliere quella che è ormai soltanto l'eco della presenza dell'amico scomparso.

io ho percepito quello dei suoni della sua musica. Ricordo di avergli raccontato, in una lettera, tutta quella triste vicenda di morti - in sequenze temporali incalzanti - di quei fratelli, precisando che non mi interessava affiancare un frammento del suo universo culturale e musicale a un frammento del mio universo di forme plastiche. Io volevo innervare le note della composizione proprio dentro le fibre del legno della scultura... Che diventassero “materia”, “essenza” che scorre nelle vene del legno allo stesso modo del sangue che scorreva in quei corpi prima del loro massacro sull'asfalto di una strada.

Il rito, che da tempi immemori inscriveva in sé e accompagnava nascita e morte di una persona, ha perso oggi ogni consistenza: si festeggiano nascite, si celebrano matrimoni, si piangono morti e si consumano amori trascinando le nostre esistenze dentro scatole rotanti, gherigli di lamiere svuotate dal rapporto con gli altri. Siamo protesi di corpi che bastano a stento a se stessi e non trovano punti di innesto nell'elaborazione sociale dell'amore, della nascita e del lutto. La scultura nasce da un' immagine suggestiva captata alla televisione: mi rimbalza dentro e si proietta come forma possibile, macchina sonora e metafora concreta dell'estendersi del suono nello spazio, corno alpino o tibetano... Muscolosi percussionisti di una qualche isola di un arcipelago giapponese, che non ricordo, percuotono imperiosamente la pelle tesa di enormi tamburi, e il cuore fatica a sopportare quelle vibrazioni. Questa è l' immagine primaria che ha scatenato la forma plastica.

MATER DOLOROSA (vedi foto a pag. 74) Questo era il titolo del brano che ho inserito nel “corpo cavo e sonoro di quel legno esotico”. E il lamento straziante di quella madre, novella Niobe che cerca invano di proteggere i corpi dei figli dagli strali di un dio vendicativo, più che uscire dai prolungamenti delle trombe e diffondersi nell'aria attraverso quei filamenti, antenne e sensori posti alla base del cilindro, era captato e filtrato da essi e convogliato nel ventre oscuro del legno; si amalgamava come il piombo che quasi sempre colo nei miei legni per lenirne le fessure e suturarle. Diventava altra contaminazione con il legno, come spesso amo descrivere nei titoli e nelle litanie elencatorie dei materiali: Trappola eolia per un dio scomparso; Scultura polimaterica di essenza di cedro del Libano, noce nostrana, sukupira, frakè, frassino, cuoio, rame, paraffina, piombo e… oggi potrei aggiungere note musicali del maestro Giusto Pio! Ci assomigliamo, caro Maestro e amico! Io contamino i miei antichi legni con piombo, catrame, iuta, cere e cordami, ossa e manichette di idranti e tu raccogli i suoni e le scansioni metallico/spaziali delle risonanze magnetiche e li incastoni come perle nelle tue collane sonore. Altra similitudine con la vita e con la tragica morte di quei fratelli: la voce del dolore di quei suoni è stata spenta dal gesto che una notte lungo il Liston, davanti al Pedrocchi, ha scatenato la furia iconoclasta di chi ha spezzato la lastra di marmo che chiudeva la bocca del tamburo, ha scardinato collegamenti e circuiti. Anche la mia scultura si è metamorfizzata in quelle morti violente. La mattina del giorno dopo leggevo dai giornali: “Le sculture di Abate, vittime della loro stessa provocazione”. L'articolo apparso su un quotidiano locale era un'analisi critica delle opere che avevo collocato negli spazi aperti della città e sicuramente coglieva l' intenzione provocatoria della mostra. Non so se allora l'autore, o meglio, l'autrice di quel testo volesse dare valenza positiva al termine “provocazione”, usato per connotare il valore progettuale complessivo delle installazioni di grandi opere lignee nel cuore della città o se invece volesse sottolineare alcuni elementi o dettagli formali delle opere come pure e semplici “provocazioni”, peggio ancora esibizioni provocatorie allo scopo di “scandalizzare i borghesi” della Città del Santo. Resta il fatto che l'arte non può

... dal corpo cavo e sonoro di un gran tronco di legno esotico si protendono i due lunghi serpenti che percorrono uno spazio fisico trasportando il suono, che scorre dentro quelle arterie di scorza, fino al punto in cui qualcuno, ponendo l'orecchio alle due grandi coclee, lo potrà percepire anche a distanza dal punto in cui è generato. Sarà ora acufene graffiante, ora flebile lamento di dolore. Morte dell'amico e, dopo non molti anni, morte di suo fratello e poi di un altro suo fratello... in una sequenza martellante che si inscrive nello spazio e nel tempo di una oscura tragedia greca. Così scrivevo nel 1998 di quella scultura che aveva dato il titolo alla mia mostra personale nella città di Padova; dirò meglio: nelle vie e nelle piazze di Padova e si è posta come collante di tutte le altre opere che ondeggiavano tra mito e memoria nell'ormai lontano 1999. E così scrivevo allora in quella lettera al maestro Giusto Pio chiedendogli il dono di incarnare nei legni della Trappola eolia i suoni della sua Musa che, già dieci anni prima, mi avevano irrimediabilmente catturato con l'ascolto del disco in vinile “Alla corte di Nefertiti”. Non so se il maestro Giusto Pio ha percepito il rapporto con la mia scultura così come

120

121


derogare dal compito primario di essere provocatoria: di essere PROVOCAZIONE. Il gesto violento che in quella notte si è scatenato contro la mia scultura, ma anche contro l'opera del Maestro Giusto Pio contenuta materialmente nella scultura, ne ha dato conferma. Ci assomigliamo, caro Maestro! Ti ho assunto come Fernando Pessoa aveva assunto Bernardo Soares quale suo eteronimo; ma per non apparire a chi legge presuntuoso ho abbinato l' immagine pensierosa che mi hai prestato per la pubblicazione in catalogo del tuo profilo con quella quasi speculare della scultura del “Pensatore” di Rodin (immagine A a pag. 103). Ogni tanto mi rivedo l'opera multimediale di Gabriele Coassin. Le riprese fatte nel suo studio e quelle del mio laboratorio en plein air di Silea confermano queste assonanze almeno nelle dinamiche dei movimenti corporei tra il mio brandire la motosega con impeto e il suo gestire ampio e concitato. Sposta a piene mani cumuli di note musicali spingendole in alto, respingendole in basso; dirige un'orchestra immaginaria, richiama note acute con lo sventolio della mano, poi affonda improvvisamente le dita sulla tastiera elettronica e fa scaturire sciami di note martellanti, quasi impossibili da sopportare, poi le acquieta carezzandole amorevolmente… e ancora scuote le voci potenti di un coro invisibile alzandole fin alle nuvole di un cielo burrascoso che infine torna sereno come se il mantello dorato di Nefertiti le ricoprisse affievolendone i toni fino al silenzio. E nell'aria persiste e trema una vibrazione sottile che si spegne in un punto che è l' infinitoooooooooooooooo! Non è stato difficile avere in dono da Giusto Pio un frammento della sua creatività musicale. Dopo averlo conosciuto di persona, ho capito che non era quello che immaginavo fosse e cioè un artista che utilizza e manipola i più sofisticati strumenti della tecnologia del suono per comporre opere di fredde e astratte sublimazioni musicali. L'ascolto del disco che accompagnava le opere degli artisti invitati alla mostra “Molte bianche ali sospese” (Verona, 1988) mi aveva catturato con la stessa intensità e forza attrattiva di un amore a prima vista che ci prende di sorpresa E quel brano rimane per me in assoluto un ascolto irrinunciabile se voglio provare le identiche emozioni di quando, per la prima volta, ho visto la mia scultura “ Ianua Coeli” spalancare quella porta, protetta dal carapace di uno scudo di radica di olmo e dal sonno vigile del mio ligneo cane boxer accucciato davanti, e far fluire quello che il poeta e saggista tedesco Gottfried Benn chiama “ la massa visionaria” (immagine n. B a pag. 103).

122

Questo accadeva dieci anni prima delle vicende e dell' intreccio tra la mia scultura (Trappola eolia per un dio scomparso) e la sua musica (Mater dolorosa). Allora, e cioè al tempo della mostra di Verona “Molte bianche ali sospese” e poi al tempo della mostra nella Gipsoteca canoviana di Possagno “Intorno a Canova Ars Adriatica”, non era scattato l'approccio col maestro perché, se ho detto più sopra che non era stato difficile avere in dono da Giusto Pio un frammento della sua creatività musicale, era però per me difficile CHIEDERE quel dono convinto, più che dell' inaccessibilità del Maestro, dal timore che la mia richiesta fosse considerata presuntuosa se non velleitaria. Poi le cose sono andate come le ho descritte in questo brano. … dopo questo impegno di scrittura, che per me è assolutamente più faticoso di quanto non lo sia il lavoro di scultura, metterò mano ad un nuovo lavoro: si tratta di un ulivo della veneranda età di 2000 anni. L' ho acquistato che ormai era morto: ucciso, più che dai geli dello scorso inverno, dalla cupidigia di chi ne fa commercio indegno e lo deporta dai luoghi e dai climi che lo hanno fatto crescere come un gigante di sessanta quintali piantati su radici di tre metri e mezzo di diametro in miserevoli e inospitali vasche di plastica, in attesa di essere trapiantato poi nei nostri pretestuosi giardinetti di casa nei quali non vivrà se non fino al tempo di aver consumato le sue stesse ultime sostanze. Il suo tronco è cavo: si può salire al suo interno e affacciarsi poi a “riveder le stelle”. Punti a led luminosi si accenderanno al nostro passaggio e una musica ci accompagnerà fino all'uscita . IL RESPIRO DELL'ULIVO, IL SUONO DEL TEMPO: mi piacerebbe che fosse questo il titolo di quel brano musicale e che fosse il Maestro Giusto Pio a comporlo. Romano Abate Ottobre 2010

123


Immagine A

Dialogo tra saggi, 120x70x20 cm ciascuno, 1994

Immagine B

124

Segno di fuoco, 2005

125


MILO BIANCA, pittore Sarò sempre grato a Mirko Sernagiotto per avermi fatto conoscere una persona “viva”, piena di interessi e di emozioni che ha saputo esprimere con la sua arte. Nel 2002 Mirko, Presidente della Fondazione “Villa Benzi Zecchini”, che conosceva la mia predilezione per la musica del ’900 e contemporanea la mia produzione ad essa dedicata, mi propose di tenere una mostra personale in Villa. Mi parlò a lungo di Giusto Pio, che non conoscevo di persona, e della sua musica, della quale mi fece ascoltare alcune delle composizioni che non avevo sentito ancora. Ne rimasi entusiasta, e da esse trassi l’ ispirazione per tre opere su tela: “Alla corte di Nefertiti”, “Motore Immobile” e “Per Judi”. Nel 2003 si tenne l’esposizione con il titolo: “ ’900 forme d’onda da Anton Webern a Giusto Pio”. I preparativi della mostra furono l’occasione di conoscere di persona, e non solo, Giusto Pio. Ho potuto così conoscere anche la sua sensibilità, il suo carattere, la sua cultura, i suoi interessi e, non ultima, la sua forte personalità.

L’ inaugurazione fu l’occasione, per me, di ascoltare dal vivo l’esecuzione delle tre composizioni, che conoscevo soltanto in riproduzione, apprezzando quindi tutte le sfumature volute dall’autore. Da allora ho cominciato a frequentarlo scoprendo ogni volta nuovi aspetti della sua personalità. Nel suo studio ho trascorso ore indimenticabili, carpendo segreti della sua musica che mi hanno aiutato ad apprezzare Lui e le sue opere e la musica in generale, se possibile, più di quanto già li apprezzassi. Ma soprattutto si è stabilito un clima di stima reciproca, per la quale il Maestro ha scelto dei miei lavori per illustrare sue opere multimediali. Devo quindi essere grato a Giusto Pio, persona squisita, che ha allargato i miei “orizzonti” sulla musica, fonte di ispirazione per il mio lavoro. Milo Bianca Alla corte di Nefertiti, acrilico e olio su tela, Polittico sei parti 60x60 cm, Collezione Guerra Frulla, 2003

126

127


Motore immobile, acrilico e olio su tela, 240x60 cm, 2003

128

129


BRUNO GRIPARI, artista 1 - Primo incontro Mi ricordo bene del nostro primo incontro. Giusto arriva in avanscoperta al Teatro Accademico. Riflette modestia e simpatia, ed entriamo in comunicazione automatica. Le vere "sessioni presso il Maestro" accadono nel suo studio, dove i racconti della sua umana avventura si alternano all'esegesi biblica, al significato del verbo creare ("creare" lascialo a Dio), all'infanzia di un'aurora boreale, al violinetto col formaggino "Vincere" ed il melasso di quando bambino andava al Conservatorio di Venezia, alla vita in orchestra a Milano, a Battiato e al concerto in Iraq... e soprattutto alle sue scritture. Giusto compone, scrive su di un libro fitto di righi musicali, gli spartiti orchestrali per poi tradurli in simulazioni elettroniche. Tutto ciò con campionatori e DAT, e anche con macchine arcaiche. Ci parla delle scuole musicali del XX secolo e si sente perfettamente a suo agio. Prende i testi, li apre, li commenta. Tutto è scritto a matita. Ad ogni passo accende e spegne gli strumenti, la musica va e poi si arresta, per riprendere in un continuo di movimento, come se il filo non finisse mai. Da un "breve fondamentale" si passa per tappe al rumore bianco, il suono di tutto l'universo, il tempo del cielo. Ad ogni incontro vorremmo quasi annullare, compattare, riunificare i nostri rispettivi tempi che non coincidono mai, riunirli in un unico segno-grafèma. Comunichiamo così mille cose fra noi, in un'empatia che tutto concentra nello spazio di un tempo strettissimo, senza esitazioni, perché la vita è breve. Ci accorgiamo che ci sono ancora tanti argomenti da sviluppare, e allora Giusto riprende con un suono, un segmento di quattro quarti, lo commenta e riparte come se nulla fosse successo prima, come da uno zero. In latino: A.D.A.M. ubi es o Auditu Audietis?

Stendardi in seta laccata, pigmenti, oro, 160x450 cm circa 1997

130

131


2 - Giusto in tempo C'è sempre un tempo sospeso con Giusto, come in un "recitato", un tempo di mistero. Questo ci affascina: un uomo che ci regala il mistero. Gli eventi di questo mistero si presentano come in quadro già completo, stabilito, strutturato, già creato da forze celesti (ed infatti dice spesso "... e poi mi perdo nei cieli"). Ma ad ogni sospensione di periodo nel recitato, come in una scala cosmica o cromatica, occorre o necessita riprender l'ascesa, e la comunicazione verbale continua, con un nuovo elemento, un nuovo racconto, un'immagine inaspettata di un tempo lontano ma presente, immanente... Giusto riporta al presente un altro tempo, come se quest'ultimo fosse già qui con noi, vivo. Noi non eravamo ancora nati quando questo tempo esisteva. Ora, il Giusto demiurgo ce lo materializza in un'esperienza di gioia. La sua volontà di sintonia con noi presenti è sempre fortissima. Occorre conoscere, sapere, vedere; tutti i sensi sono coinvolti, è obbligatorio! Noi ci sentiamo trasportati nel suo mondo, e troviamo nostre corrispondenze ed affinità, e così riprendiamo a salire la scala cosmica ancora una volta, per tappe, per successioni. Questo è un progetto che necessita più rivisitazioni, più viaggi; intraprendere più volte l'itinerario (le vie dell'oro, le vie del sacro, le volontà del re del mondo) per aspirare ai progetti del cielo, del divino, della luce e della verità. Per lui é automatico: le sequenze si ripresentano, si rileggono, si correggono, si riascoltano, si ritrascrivono, come in un'eterna sorgente di possibilità dove non si finisce mai di bere, di attingere. Si va alla sorgente, ci si allontana, ci si ritorna in un eterno ciclo: compiendo più volte questo viaggio, si risponde ad un compito di cui si é investiti dallo stesso recitato del mistero. Lui, il mistero, l'assoluto. "Tanto, nella vita, non esiste altro!". 3 - Giusto dell'oro o del recitato Un giorno, Giusto, per nulla spinto dalle nostre volontà ed esigenze, mosso piuttosto dalle sintonie che gravano ed orbitano intorno all'amicizia, mi incalza delicatamente per ascoltare assieme dei brevissimi brani, allora all'inizio del lavoro musicale per Le Vie dell'Oro . Lo colpiva fortemente l'immagine della figura dello sciamano, che prevedevamo esser presente per garantire un'aura terapeutica di salute a questo grande evento voluto dalla Fondazione Villa Benzi Zecchini. Quest'uomo, lo sciamano, silente e calmo, un uomo comune come tanti di noi, poteva muoversi

132

133


leggero per leggere le volontà armoniche celesti, spostarsi a piccoli passi, apparire e ritornare dal nulla, reiterato annunciatore di vaticini. L'immagine dell'aruspice per Giusto corrispondeva alla nostra: meno male, che sollievo! Di argomento in argomento, la sua volontà di inserire una breve "voce transica", alla maniera dei mantici, magari accompagnata da un coro fatto girare all'incontrario e poi rallentato, evidenziava questo momento sospeso, esterno, senza tempo, troppo breve per essere capito. Sì, la voce, il recitato. Mi ha talmente convinto questo recitato che ho scritto spesso brevi annotazioni nei miei libri che vengono dalla voce di Giusto Pio, che così mi accompagna nel silenzio del mio grande studio. Ci sono le sue frasi tipo "brevità di sospensione", "vuoto di necessità", "testo di sequenza", "intensità espanse", "suoni liquidi", "frequenze diversificate", "silenzio di spaesamento"... Queste citazioni appaiono negli originali che realizzo su nastri di carta plissettata come nella tradizione asiatica, con disegni che accompagnano questi "recitati". In alcuni disegni/libri, una serie di architetture di portali sono dedicate alla Missa Populi (e più tardi a Isaia 6,9-10), e marcano il tempo d'inizio della nostra amicizia, attorno al 1995. In queste architetture, segni canonici del sempre esistito, convivono con strutture formali degli stendardi che hanno più volte accompagnato l'esecuzione in pubblico della Missa Populi. "Come emblemi che, una volta visti, non puoi né dimenticare né confondere" (come dice Italo Calvino), i recitati di Giusto corrispondono a qualcosa che abbiamo già visto o sentito, magari in disparate occasioni. Quando penso a questi momenti, mi invade una grande commozione... non posso far nulla per impedirlo. Mi esce così, come quando penso a Giusto e a mia madre, contemporaneamente, perché loro hanno la stessa età. 4 - Giusto Populi Non oso nemmeno immaginare le frontiere (gli orizzonti umani) che Giusto ha avvicinato, vissuto, oltrepassato, nel corso della sua esperienza. Chi ha visto il Cellini televisivo (le musiche sono di Battiato-Pio) ha potuto essere investito non solo da scene scellerate che escono dallo schermo, ma da tutto un insieme di meccanismi musicali di spaesamento, destabilizzazione, vertigine, spasmo ed estasi: uno stress benefico ti pilota nella vita di questo mostruoso artista. In ogni caso, Giusto dice che, per necessità del film, Battiato ha aggiunto "troppi rumori", ma poi conviene che l'insieme tiene la strada! Chi ha sentito la Missa Populi è partito per un viaggio fra le pulsar, i corpi celesti che emettono

134

radioonde; capisci così la distanza, l'enorme, l'incommensurabile, e forse la lode all'Eterno (Sanctus, Sanctus, Sanctus...). Chi ha ascoltato Isaia 6, 9-10 rimane sbalordito dalle sequenze quasi disarticolate prodotte una volta dai tifosi della nazionale di Bearzot, un'altra dal martello pneumatico, un'altra dal suono della risonanza magnetica, un'altra dalla simulazione di flauti/fiati... dimodoché il recitato "Audietu audietis et non intelligetis" trova la sua più consona collocazione: abbiamo visto la miseria tutto attorno e probabilmente anche dentro di noi, e abbiamo tirato dritto, abbiamo continuato, abbiamo visto ma alla fine non abbiamo visto niente, e non abbiamo fatto niente, siamo rimasti "esterni". E il fatto che Isaia sia parte della trilogia "beatitudini-visione" prende una connotazione di universalità. Ognuno di noi si confronta al quotidiano con terreni che vacillano, con equilibri persi, con la nostra superficialità dissimulata. Ancora una volta una voce esterna, un RECITATO, una profezia ce lo indica. Ci avverte. Arriva a tutti come ad ognuno. Vox populi? (Vox justi populi?). 5 - Giusto del cielo Il mistero é anche il luogo dell'assoluto, o degli assoluti. Con Giusto ci domandiamo "Quanto il presente omette l'assoluto?" e "Quanto il presente omette il mistero?". Giusto ama questa geografia dell'ovunque presente, fatta di riferimenti e di "presenze" categorici, di logos o tipos emblematici e magnetici che poi ritroviamo nelle sue musiche, personali e riconoscibili (avete sentito il Requiem per Demetrio Stratos?). Questi logos sono proprio presenti dappertutto, le sue tonalità ci vestono, ci abitano..., sono come un vento celestiale. Giusto è dunque un uomo di vento, d'aria, di cielo: me lo immagino ad animare le nuvole come le voci del coro. In lui non c'è paura, nemmeno quando ci parla di Isaia, perché Giusto è anche un buon padre che ti augura la via dicendoti "buon vento" e poi, con una spartana delicatezza, ti dice "È così, come vuoi che te lo dica altrimenti?". E poi conclude, ridendo, con un "Vi ho spaventato?". Bruno Gripari

135


Immagini delle installazioni di Bruno Gripari da "Le Vie dell'Oro", Villa Benzi Zecchini, 2000

136

137


11.

giorni di luce e di musica senza fine

138

«La notte, quando sento arrivare il sonno, deposto il libro o il giornale, lo sguardo scivola sulla mia ragazza, su Maria che già dorme placidamente, sulle foto di mamma e papà, sui suoi disegni lievi ed eleganti, sulle scarpine di Giulietta: sono care presenze, mi guardano amiche e protettive. E mi assicurano che domani, anche se non mancherà di certo qualche ombra o contrarietà, ancor più, a Dio piacendo, sarà per me un giorno pieno di luce»


BIOGRAFIA PER DATE 1926 Giusto Pio nasce all’ospedale di Castelfranco Veneto (Treviso), secondogenito, l’11 gennaio, da Giuseppe Giusto Pio e da Maria Eginardo. Il padre, capo ufficio tecnico della F.E.R.V.E.T., grande fabbrica di costruzioni e riparazione di materiale ferroviario, dotato di una bella voce, ama il canto e il disegno, suona il pianoforte, ascolta la musica alla radio trasmettendo al figlio l’amore per i suoni. La madre è maestra elementare. Giusto Pio trascorre l’infanzia a San Floriano (frazione di Castelfranco Veneto), dove la famiglia risiede (1926-1934). 1931 Frequenta le prime tre classi elementari a San Floriano (1931-34). 1932 Muore la sorellina Giulietta di undici mesi. 1934 La famiglia si trasferisce a Castelfranco Veneto, dove Giusto completa la scuola elementare (1934-36) e recita negli spettacolini scolastici e parrocchiali. 1936 Comincia a studiare musica, solfeggio e violino. Il primo apprendimento gli viene dato da un maestro di banda di Marghera che insegna canto alla scuola di musica di Castelfranco. Frequenta a Castelfranco l’Istituto di Avviamento agrario (1936-39). 1939 Si iscrive al Liceo Musicale Cesare Pollini di Padova, dove viene accolto al quarto corso e vi resta per due anni (1939-41). 1941 Passa al Conservatorio Benedetto Marcello di Venezia, corso del 6° anno, che è diretto da Gian Francesco Malipiero, considerato tra i maggiori compositori del ’900, e vi insegna il maestro Ferro, violinista di fama e docente eccezionale. A Venezia, città di una delle più gloriose tradizioni musicali, sede della Fenice che è tra i più prestigiosi teatri lirici del mondo, centro cosmopolita della cultura internazionale, ha modo di ampliare e arricchire la propria preparazione musicale e culturale. 1944-45 È renitente alla leva; viene arruolato nell’Organizzazione Paladino (O.P.), formata per lo più da giovani renitenti che venivano mandati come manovali a riparare i danni provocati dai bombardamenti; si aggrega alla lotta di liberazione nella “Cesare Battisti”, formazione patriottica non ideologizzata né politicizzata. Nella “Battisti” milita anche una ragazza “intraprendente e coraggiosa”, Tina Anselmi. 1947 In giugno si diploma in violino e composizione al Conservatorio di Venezia, dopo aver perso un anno (1944-45) a causa della guerra. In agosto va a suonare in un grande albergo di Madonna di Campiglio e con i soldi guadagnati si compra un violino di valore (“A. Bisiach”). Insegna musica all’Istituto Manzato di Treviso, suona da precario nelle stagioni liriche di Treviso, Padova, Rovigo e Adria. Viene ingaggiato anche dalla Fenice in occasione di grandi concerti in ampi spazi come Piazza San Marco, Palazzo Ducale, Scuola di San Rocco (1947-50). 1948 Nella chiesa di Santa Caterina di Treviso, impreziosita dagli affreschi di Tommaso da Modena, il 16 giugno tiene il suo primo, importante concerto pubblico da solista eseguendo il concerto in re minore di Tartini. 1950 Partecipa al concorso per un posto di violino all’Accademia di Santa Cecilia a Roma e viene proclamato idoneo. Partecipa e vince un concorso indetto dalla Rai. Viene assunto con contratto di violino di concertino

Giusto pio la carriera

140

141


nell’orchestra Rai di Milano, dove si trasferisce e risiederà fino al 1988. È orchestrale della Rai per 30 anni, fino a raggiungere l’età pensionabile (1950-1981). L’orchestra esegue e registra concerti e, soprattutto, opere liriche diretta dai più grandi direttori italiani (Tullio Serafin, Franco Caracciolo, Gianandrea Gavazzeni e Riccardo Muti, Claudio Abbado, Riccardo Chailly…), stranieri (Bruno Walter, Wilhelm Furtwängler, Herbert von Karajam, Sergiu Celibidache…) e con i cantanti più famosi (Beniamino Gigli, Maria Callas, Renata Tebaldi, Mario del Monaco, Franco Corelli, Giuseppe di Stefano…). All’attività orchestrale in Rai, assieme a musicisti di valore (Tosatti, i fratelli Riccardi, Magnani, Ferraresi…), affianca la partecipazione a complessi cameristici (Complesso Strumentale Italiano, Symposium Musicum, Giovane Quartetto, Complesso Barocco di Milano) che eseguono, con copie di strumenti d’epoca, musiche medievali, rinascimentali, barocche ma anche del repertorio contemporaneo (1950-1977). Come solista effettua anche numerose registrazioni di concerti grossi per violino e orchestra di Geminiani, Locatelli, Vivaldi con la Ricordi, con l’Angelicum, con la Vox, con la Decca… Come “turnista” di orchestre di musica leggera partecipa, negli anni ’50-’60, alle incisioni di canzoni di tantissimi cantanti (Villa e Tajoli, Nilla Pizzi e Flo Sandon’s, Tony Dallara e Betty Curtis, Modugno, Celentano, Mina…) per varie case discografiche (Fonit Cetra, Ricordi, CGD, Durium, Rifi…). 1952 A novembre sposa Maria Bottari che lo seguirà con dedizione nella carriera professionale e artistica. Avrà due figli: Stefano, anche lui musicista (viola presso la Fenice di Venezia), ma anche storico degli strumenti musicali (Liutari e Sonadori Venezia 1750-1870, Violin and Lute Makers of Venice, Venice Reserarch 2002 e 2009) e Giulietta. 1953 Concorso internazionale di Ginevra: il Giovane Quartetto di Milano (composto da Giusto Pio e Giulio Franzetti violini, Pasquale Palmieri viola, Paolo Salvi violoncello) vince il 2° Premio (1° premio non assegnato). La Giuria è formata dai migliori quartettisti del mondo. Nell’occasione il gruppo cameristico tiene anche un concerto nella residenza in esilio dell’ex Regina Maria Josè a Merlinge (Ginevra). 1977 Autunno. Antonio Ballista, pianista di fama e collega nelle formazioni cameristiche, gli presenta Franco Battiato, compositore di tendenza sperimentale ma anche autore di canzoni e di colonne sonore, che desidera imparare a suonare il violino. Dalla comunanza di interessi, gusti e modi di pensare la musica nasce e si afferma, nel panorama italiano ed europeo, uno dei più originali e fecondi sodalizi artistici nell’ambito della composizione colta, strumentale e leggera. Da questo momento la vita del Maestro si intreccia, si identifica, si confonde con quella di Battiato nella composizione e nell’orchestrazione delle canzoni, nei progetti dei dischi, nelle registrazioni, nei concerti e nelle tournées. 1977-78 Giusto Pio va, con il Giovane Quartetto, a suonare dal vivo allo spettacolo teatrale La tempesta di Shakespeare, messa in scena da Strehler al Piccolo di Milano. 1978 Esce Juke box (BMG Ricordi), colonna sonora di Battiato per il film tv Brunelleschi, prima collaborazione di Giusto Pio come organizzatore dell’orchestra ed esecutore di due brani strumentali per violino (Martyre celeste, Telegrafi). Prodotto da Battiato, esce Motore immobile (Cramps), opera prima di Giusto Pio come compositore e pubblicata dalla casa discografica impegnata a scoprire nuovi talenti al di fuori degli schemi

142

tradizionali. Comprende Motore immobile per due organi, voce, violino e Ananta per pianoforte e organo: si tratta di musiche ascrivibili alla post avanguardia sperimentale, di ispirazione religiosa e non priva di richiami alla dottrina filosofico-esoterica del mistico greco-armeno Gurdjieff, diffusa in Italia attraverso i libri dell’Adelphi di Roberto Calasso e i corsi di Henry Thomasson, frequentati a Milano da Battiato ma anche da Giusto Pio. Prime esibizioni, con improvvisazioni, assieme a Battiato (violino, pianoforte, voce) e a Juri Camisasca (voce). Esce il 45 giri Astra (Wea), firmato da Kui (pseudonimo di Battiato) e da Giusto Pio. Battiato canta in francese Adieu e, con voce megafonata (novità che suscita curiosità e imitazione) San Marco. Giusto Pio è coautore, arrangiatore e violinista. Battiato-Pio curano gli arrangiamenti di Polli di allevamento di Gaber e Luporini, uno dei primi esempi di teatro-canzone del cantautore milanese. 1979 Crescono la stima e la notorietà della nuova coppia artistica, invitata ad approntare canzoni per Alfredo Cohen (Roma, Valery), Ombretta Colli (Non ci sono più uomini, Sono ancora viva), Catherine Spaak (Canterai se canterò)… Esce L’Era del Cinghiale Bianco (Emi), il primo importante album di F. Battiato. Giusto Pio è coautore delle musiche, degli arrangiamenti, violino, direttore dell’orchestra. Comprende la canzone che dà il titolo alla raccolta, Magic Shop, Strade dell’Est, Luna indiana (brano strumentale), Il Re del Mondo, Pasqua etiope, Stranizza d’amuri. Tutte le canzoni hanno successo e per Battiato il 7 diventa una cifra carismatica per cui anche nei successivi album inserirà sempre sette brani. Resta invece inedita la loro raccolta Cigarettes che comprende una canzone con versi di Rimbaud e altri brani senza titolo e nati da improvvisazioni. Il Maestro ne recupererà due per la sua antologia Note (1987) intitolati uno Halley dal nome della cometa e l’altro Capitan Nemo dal personaggio creato da Verne nei suoi romanzi letti e amati da Giusto ragazzo. Stranizza d’amuri viene invece inserita nell’album L’Era del Cinghiale Bianco. 1980 Inizia la collaborazione con Alice, dotata di una voce luminosa e duttile (Il vento caldo dell’estate, enorme successo, Momenti d’ozio, Una notte speciale, Capo Nord, Per Elisa con la quale vince a Sanremo 1981… ). Esce in luglio il secondo album Patriots di Battiato (EMI) che comprende Up Patriots to arms, Venezia-Istanbul, Le aquile, Prospettiva Nevski, Arabian Song, Frammenti, Passaggi a livello. Della raccolta, come delle canzoni di Alice, il Maestro è coautore delle musiche, degli arrangiamenti, suona il violino e dirige l’orchestra. 1981 Incontro con Giuni Russo, cantante siciliana dalla voce armoniosa (Energie, Il sole di Austerlitz, Un’estate al mare, Bing Bang Boeing, Good Good-Bye, Post Moderno…). Tutte canzoni di grande successo. In luglio viene lanciato il terzo album che vende oltre un milione di copie e consacra Battiato tra i grandi della musica leggera: La voce del padrone (Emi), che comprende Summer on a solitary beach, Bandiera bianca, Gli uccelli, Cuccurucucù, Segnali di vita, Centro di gravità permanente, Sentimiento nuevo. Il Maestro è coautore delle musiche, degli arrangiamenti e direttore dell’orchestra. Come dopo la pubblicazione del primo e del secondo album, anche dopo La voce del padrone Giusto Pio accompagna Battiato in una tournée di successo.

143


1982 Avviene l’incontro con Milva, cantante affermata da tempo: con la sua voce tenebrosa e sensuale conferisce un’impronta originale e valorizza le canzoni di Battiato-Pio (Poggibonsi, Alexander Platz, A cosa pensi, Una storia inventata…) per varie case discografiche e in edizione anche tedesca, francese, spagnola, giapponese. Nel 2010 con il nuovo album (Non conosco nessun Patrizio!) Milva riprende alcune canzoni di Battiato-Pio di questi anni (Una storia inventata, Le aquile, Segnali di vita, Risveglio di primavera). Verso la fine dell’anno viene pubblicato il quarto album di Battiato, L’Arca di Noè (Emi) che contiene Radio Varsavia, Clamori, L’esodo, Scalo a Grado, La torre, New Frontiers, Voglio vederti danzare. Viene pubblicato il singolo con Legione straniera e Giardino segreto: il primo brano è firmato da Pio, Battiato, Destrieri; il secondo da Pio, Kui (Battiato), Bach (è rielaborazione della celebre suite sulla quarta corda trascritta da Kreisler). Di Legione straniera viene lanciata una seconda edizione (sempre per Emi), firmata da Battiato-Pio per le musiche e gli arrangiamenti, ma che include anche altri brani e canzoni (Ostinato, Eritrea’s, Cristina’s Day, Celestial Tibet, Totem, Aria di un tempo). 1983 Nuove canzoni per Alice (Messaggio, Azimut, Chanson egocentrique) e per altre cantanti che tentano l’affermazione: Sibilla (Oppio, Svegliami), Farida (Rodolfo Valentino, Oceano indiano). Giusto Pio è coautore delle musiche, degli arrangiamenti e suona il violino. Viene varata l’antologia Restoration (Emi) con diversi titoli (Gente al lavoro, Radio taxi, Jour de fête, Rodolfo Valentino, Passato e presente…), firmata da Battiato-Pio per le musiche e gli arrangiamenti e da Pio-Fauré per il brano che dà il tiolo e che è una rielaborazione di Pavane del compositore francese. Esce Medio occidente, raccolta strumentale di Francesco Messina con Giusto Pio violino. Viene lanciato il quinto album Orizzonti perduti di Battiato (Emi), di cui il Maestro è coautore delle musiche e degli arrangiamenti. I brani: La stagione dell’amore, Tramonto occidentale, Zone depresse, Un’altra vita, Mal d’Africa, La musica è stanca, Gente in progresso, Campane tibetane. Giusto Pio scrive con Battiato le musiche per uno spettacolo teatrale per ragazzi, Quello Stolfo da Ferrara (o Il viaggio di Astolfo), tratto dall’Orlando Furioso di Ariosto. 1984 Giusto Pio-Battiato sono coautori della canzone e del brano strumentale del singolo AutoMotion (Otomoscion) per la Emi, che diventa sigla del programma televisivo Clips. Giusto Pio è anche esecutore con il violino. Nuove canzoni di successo per Ombretta Colli (Cocco fresco Cocco bello, Evaristo, Una donna sbagliata) di cui il Maestro, con Battiato, è coautore delle musiche e degli arrangiamenti. Eurofestival in Lussemburgo: Battiato-Alice propongono I treni di Tozeur, quinto piazzamento, con ottimi riscontri della canzone in Europa. Il Maestro dirige l’orchestra. 1985 Mondi lontanissimi (Emi) con le sette canzoni di prammatica (Via Lattea, Risveglio di primavera, No Time No Space, Personal computer, Temporary Road, I treni di Tozeur, L’animale) cui Battiato aggiunge le già note Il Re del Mondo e Chanson egocentrique. Giusto Pio è coautore delle musiche e degli arrangiamenti della seconda, terza, quinta, sesta canzone e dirige orchestra e coro. Il Maestro è coautore degli arrangiamenti e dirige l’orchestra per Echi di danze sufi di Franco Battiato per l’edizione inglese e spagnola, collabora per gli arrangiamenti e l’esecuzione del singolo Colpi di fulmine e Vorrei svegliarti di Eugenio Finardi, per vari singoli di Alice (I treni di Tozeur, Le

144

biciclette di Forlì, Prospettiva Nevski, Mal d’Africa, Luna indiana, Un’altra vita), in seguito riuniti nelle antologiche di Alice (A-Alice, Raccolta, Alice canta Battiato…). 1987 Il Maestro (musica, violino e archi) raccoglie in Note vari suoi brani strumentali composti negli anni precedenti: Capriccio, Halley, Concerto, Capitano Nemo, Ninna Nanna per Andrea, Inno, Angeli, Sagra, Ultimo Lied. 1988 Esce Fisiognomica di Franco Battiato (Emi, anche in edizione spagnola). L’apporto di Giusto Pio è limitato alla direzione dell’Orchestra Internazionale d’Italia. Ritorno del Maestro nella cittadina natale di Castelfranco Veneto. Perché? “Mi sentivo invecchiare, non volevo essere di peso, desideravo lasciare un buon ricordo”. Ma ritorno anche alla composizione di ricerca e di sperimentazione con Alla corte di Nefertiti, cui aggiunge nel 1989 Tienanmen e nel 1993 A.D.A.M. Ubi Es. Ristampa di canzoni di Alice, Giuni Russo, di Milva (anche in edizione spagnola, tedesca, giapponese), di cui Giusto Pio è coautore della musica e degli arrangiamenti ed esecutore con il violino. 1989 Concerto in Vaticano alla presenza di Papa Wojtyla (18 marzo 1989): Franco Battiato canta alcuni successi (E ti vengo a cercare…) e Giusto Pio dirige l’orchestra (“Una delle esperienze più intense che ho vissuto”). Composizione di Tienanmen: in origine dal titolo Attraverso i cieli (Emi) o Utopie (Bmg / DDD), brano strumentale per orchestra con l’inserzione di una voce che canta alcuni versi di una poesia di Masi Simonetti scritta in morte della madre (“Ou es donc? / Dove sei tu dunque?”). Giubbe rosse, raccolta antologica dei successi di Battiato-Pio da registrazioni dal vivo di concerti nei quali il Maestro dirige l’Orchestra Internazionale d’Italia. 1990 Assieme a Battiato il Maestro compone il commento musicale per la tragedia I Persiani di Eschilo, messa in scena da Mario Martone al Teatro Greco di Siracusa. 1991 Franco Battiato pubblica l’album Come un cammello in una grondaia (Emi, in edizione anche spagnola) per il quale il Maestro dirige l’Astarte Orchestra of London. Giusto Pio scrive la colonna sonora per uno spettacolo teatrale, Me Dea, tratto dalla tragedia di Euripide e allestito dalla compagnia Krypton a Massa Carrara, vincendo il premio per la migliore musica. 1992 Battiato rappresenta e pubblica l’opera in due atti Gilgamesh, tratto dai miti sumerobabilonesi e dall’antico poema omonimo. Il Maestro collabora per l’orchestrazione. 1993 Concerto a Baghdad (dicembre 1992): Battiato propone le canzoni più note e Giusto Pio dirige l’Orchestra dei Virtuosi di Roma e l’Orchestra Sinfonica Nazionale dell’Iraq alternandosi sul podio con Antonio Ballista e con il maestro iracheno M. Othman. 1994 Consulenza artistica per Evviva di Corradini e Gloria Mundi (Sony). 1995 Esce Missa Populi (Artis Records), dedicata a Papa Wojtyla. Nata dalle intense impressioni provate dall’incontro con Papa Giovanni Paolo II durante il concerto in Vaticano di qualche anno prima, la composizione sacra del Maestro esprime una forte religiosità e viene sempre accolta con emozione nelle numerose esecuzioni pubbliche. 1998 Giusto Pio compone Preludio e morte del solfeggio, composizione per solfeggio parlato, per flauto, violoncello, pianoforte e percussioni (“uno scherzo-divertissement” sulla mania del solfeggio). Inedito.

145


2000 Il Maestro compone Le Vie dell’Oro, un poema sinfonico-elettronico di 13 brani senza titolo, per l’installazione omonima dell’artista italo-francese Bruno Gripari a Villa Benzi Zecchini di Caerano di San Marco (TV). 2002 Il trittico, poema sinfonico-corale suddiviso in tre brani: Isaia 6,9-10 (2002), Beatitudini (2006), Visioni (2006). Nella prima parte il Maestro prende spunto dalla frase biblica “Auditu audietis et non intelligetis…” per esprimere le difficoltà, il dolore, l’infelicità del vivere contemporeo, nella seconda Beatitudini la speranza rappresentata dal messaggio evangelico e nella terza Visione il raggiungimento della felicità con Dio. Inedito. 2008 Il Maestro realizza un video sul Trittico, anch’esso inedito, con immagini scelte tra le sue “libere rielaborazioni” pittoriche di opere di artisti del ’900: “La ricostruzione pittorica di opere di Balla, Pollock, Kandinskj, Wildt e altre, da lui stesso scelte per empatia, accompagna in commossa azione visiva il patetico Trittico” (da Giusto Pio, Catalogo Mostra, a cura di L. Bortolatto, 2010). Il Maestro compone Il cammino della Croce, rievocazione-meditazione sulla Via Crucis su testi del poeta e drammaturgo francese Paul Claudel (1868-1955), letti da Sergio Sartor: poema sinfonicocorale e insieme opera multimediale, inedita. 2010 Compone Dolomiti Suite, sinfonia articolata in tre brani: Su pol Sorapiss, Su n’ croda, Sua Maestà il Pelmo. È stata eseguita in prima assoluta al Teatro Accademico, il 14 maggio, dalla Banda di Castelfranco Veneto sotto la direzione di Ivan Villanova. Il brano è stato proposto come Inno delle Dolomiti all’Unesco che le ha dichiarate “patrimonio dell'Umanità”. Prima grande mostra della produzione artistica del Maestro (dipinti, disegni, collage, ceramiche…) in giugno a Santa Caterina di Treviso, ex chiesa (dove Giusto Pio aveva debuttato come solista nel giugno del 1948) e ora centro culturale e artistico, e in luglio presso il Palazzo Municipale di Auronzo di Cadore (Belluno). Su proposta della Fondazione Villa Benzi Zecchini, il Maestro, in una serie di conversazioni tra aprile e settembre, rievoca vita e carriera al prof. Angelo Zanellato per ricavarne un libro autobiografico.

146

DISCOGRAFIA ESSENZIALE MOTORE IMMOBILE - Cramps, 1978 LEGIONE STRANIERA / GIARDINO SEGRETO - EMI, 1982 RESTORATION - EMI, 1983 AUTO-MOTION (OTOMOSCION) - EMI, 1984 NOTE - CBS, 1987 ALLA CORTE DI NEFERTITI - l’Ottava Edizioni - EMI, 1988 ATTRAVERSO I CIELI - EMI, 1990 UTOPIE - BMG/DDD, 1990 MISSA POPULI a S.S. Giovanni Paolo II - Artis Records, 1995 PRELUDIO E MORTE DEL SOLFEGGIO - 1998 (inedito) MATER DOLOROSA - 1998 (Cd inedito) LE VIE DELL’ORO - Fondazione Villa Benzi Zecchini, 2000 TRITTICO - (ISAIA, 2002; BEATITUDINI, 2006; VISIONI, 2006) - 2002-2006 (Dvd inedito) IL CAMMINO DELLA CROCE - 2008 (Cd inedito) DOLOMITI SUITE - Fondazione Villa Benzi Zecchini, 2010

147


COLLABORAZIONI CON FRANCO BATTIATO

ALTRE COLLABORAZIONI E CONSULENZE

come coautore delle musiche e/o degli arrangiamenti, violino, direzione d’orchestra JUKE BOX di F. Battiato - BMG Ricordi, 1978 ASTRA di Kui (Battiato) e Pio - Elektra, 1978 POLLI DI ALLEVAMENTO di Gaber/Luporini - Carosello, 1978 (ora Fandango) CANTERAI SE CANTERÒ per Catherine Spaak - Ricordi, 1978 (Warner, 2006) ROMA / VALERY per Alfredo Cohen - Cramps, 1978 NON CI SONO PIU’ UOMINI / SONO ANCORA VIVA per Ombretta Colli - Fonit Cetra, 1979 L’ERA DEL CINGHIALE BIANCO (album) di F. Battiato - Emi, 1978 PATRIOTS (album) di F. Battiato - Emi, 1980 VENTO CALDO DELL’ESTATE - SERA - CAPO NORD - PER ELISA - I TRENI DI TOZEUR… (singoli, poi raccolti in vari album: Azimut, A-Alice, Alice canta Battiato per Alice) Emi, 1980… ENERGIE - UN’ESTATE AL MARE - BING BANG BOEING - GOOD GOOD - BYE - POST MODERNO…(singoli, poi raccolti in varie antologiche: Vox, I successi di Giuni Russo, The Complete Giuni…) per Giuni Russo - CGD, 1981… BANDIERA BIANCA / SUMMER ON A SOLITARY BEACH di F. Battiato - Emi, 1981 LA VOCE DEL PADRONE (album) di F. Battiato - Emi, 1981 L’ARCA DI NOÈ (album) di F. Battiato - Emi, 1982 ALEXANDER PLATZ - POGGIBONSI - UNA STORIA INVENTATA… (singoli, poi raccolti in vari album e versioni straniere) per Milva - Ricordi, 1982… CUCCURUCUCÙ (singolo) - Emi, 1982 RESTORATION - Emi, 1983 VOGLIO VEDERTI DANZARE (singolo) - Emi, 1983 OPPIO / SVEGLIAMI SUD AFRICA / ALTA TENSIONE per Sibilla - Emi, 1983 ORIZZONTI PERDUTI (album) di F. Battiato - Emi, 1983 MEDIO ORIENTE di F. Messina - Polygram, 1983 RODOLFO VALENTINO / OCEANO INDIANO per Farida - Polydor, 1983 COCCO FRESCO COCCO BELLO/ EVARISTO - UNA DONNA TUTTA SBAGLIATA per Ombretta Colli - Fonit Cetra, 1984 MONDI LONTANISSIMI (album) di F. Battiato - Emi, 1985 ECHOES OF SUFI DANCES di F. Battiato - Emi, 1985 FISIOGNOMICA (album) di F. Battiato - Emi, 1988 GIUBBE ROSSE (album) di F. Battiato - Emi, 1989 COME UN CAMMELLO IN UNA GRONDAIA (album) di F. Battiato - Emi, 1991 GILGAMESH (opera lirica multimediale) di F. Battiato - Emi, 1992 NON CONOSCO NESSUN PATRIZIO! per Milva - Universal, 2010

COLPI DI FULMINE / VORREI SVEGLIARTI per Eugenio Finardi - Fonit Cetra, 1985 VENUTI DALLE MADONIE A CERCAR CARBONE per I Denovo - Polygram, 1989 MOVIMENTI CELESTI per Gloria Mundi - Sony, 1993 EVVIVA per Gloria Mundi / Corradini - Sony, 1993 CERTE PICCOLE VOCI per Fiorella Mannoia - Sony, 1997

VIDEOGRAFIA ESSENZIALE L’ERA DEL CINGHIALE BIANCO/IL RE DEL MONDO Video musicali girati a Konya (Turchia): F. Battiato canta, Giusto Pio suona il violino. Regia di Emilio Uberti, 1980 Up Patriots Arms Giusto Pio alla tastiera accanto a F. Battiato, 1980 Legione straniera Franco Battiato, in costume orientale, balla e canta. Il Maestro suona il violino: le lenti dei suoi occhiali in primo piano riflettono giovani donne che danzano, 1982 Restoration Giusto Pio esegue con il violino il motivo rielaborato da Fauré, 1983 No Time no Space Giusto Pio dirige l’orchestra, 1985 Concerto in Vaticano alla presenza di Papa Wojtyla Con F. Battiato. Giusto Pio dirige l’orchestra. Ripresa televisiva della Rai, dalla Sala Nervi-Paolo VI, 18 marzo 1989 Concerto di Baghdad Teatro Nazionale, dicembre 1992 Con F. Battiato. Giusto Pio, alternandosi ad A. Ballista e a M. Othman, dirige l’orchestra dei Virtuosi Italiani e l’Orchestra Sinfonica Nazionale d’Iraq. Regia di Gabriele Cazzola, Produzione Videomusic Emi, 2006 L’ombra della luce Video musicale dal concerto di Baghdad, Giusto Pio dirige l’orchestra, 1992 L’Atelier di Giusto Pio Video-documentazione per la regia di Giorgio De Novellis, ideata e prodotta da Franco Vaccari, 1996. Trittico, opera multimediale di Giusto Pio, 2008 (Dvd inedito) NB-I primi 5 video succitati, rieditati, sono raccolti nel dvd Dal cinghiale al cammello, a cura di F. Battiato.

148

149


Giusto pio fine parte prima

150

151


Giusto pio parte seconda

152

153


testimo nian ze

154

ANGELO ZANELLATO, curatore dei testi e delle testimonianze un sogno, anzi due Fino a qualche anno fa, per me Giusto Pio era soltanto un nome che avevo sentito distrattamente e forse neppure legato necessariamente a Franco Battiato. È merito di Mirko Sernagiotto, Presidente della Fondazione Villa Benzi Zecchini, avermelo fatto conoscere perché me ne parlava spesso con ammirazione e devozione in quanto il Maestro aveva accettato con pronta generosità di comporre delle musiche per una mostra, Le Vie dell’Oro, allestita in Villa al tempo del suo primo mandato nel 2000 e aveva continuato a collaborare anche in seguito con la Fondazione nella messa in scena degli eventi culturali, ideando nuove composizioni o scegliendo gli accompagnamenti musicali. Ed è stato Sernagiotto a presentarmelo, una sera di fine ottobre 2009, quando il Maestro ha ricevuto al Teatro Accademico di Castelfranco, alla presenza di Battiato e di altri componenti della band, uno dei tanti premi alla carriera che va collezionando un po’ dovunque da parte di istituzioni pubbliche e di associazioni culturali e musicali. Per finire col propormi, qualche tempo dopo, di scrivere un libro su e con il Maestro appena si è messo in moto per onorarlo e ringraziarlo degnamente, come desiderava fare da anni, cogliendo l’ occasione del compimento del suo 85° compleanno, l’11 gennaio 2011. Ho cominciato allora a documentarmi sistematicamente su quanto di più interessante era stato pubblicato su Battiato e, indirettamente, anche sul suo valente collaboratore ma soprattutto ad ascoltare tutti i suoi brani di musica leggera, sperimentale, sacra. Ne sono rimasto così affascinato e coinvolto che, quando una domenica di fine marzo del 2010 sono entrato per la prima volta nella casa del Maestro, accolto dalla semplice e schietta cordialità sua e della moglie, la signora Maria, ho avuto immediatamente la sensazione di averli da sempre conosciuti e frequentati. Così tra aprile e metà giugno, durante la lunga, grigia primavera fino all’ improvvisa esplosione della calura estiva 2010, ho trascorso ore meravigliose ad ascoltare il Maestro nel salotto pieno di strumenti, di quadri, di tante piccole cose “ di ottimo gusto” senza che mi accorgessi del trascolorare della luce dalle ampie vetrate mentre la signora Maria, discreta e cortese, compariva di tanto in tanto a ristorarci con qualche bibita. In un cantelinante, musicale dialetto frammisto all’ italiano il racconto fluviale del Maestro, con mille aneddoti e digressioni, mi ha rievocato con straordinaria immediatezza e vivezza persone ed episodi della sua vita. E mi ha commosso con il ricordo della sorellina morta in tenera età, mi ha sorpreso e conquistato per la sua partecipazione (di continuo minimizzata) alla lotta resistenziale, mi ha introdotto nel mondo multicolore ed eccentrico dello spettacolo musicale. Il racconto veniva sollecitato dalle mie domande che ripercorrevano e mettevano ordine agli eventi autobiografici. Ma da subito mi è venuta naturale e mi è piaciuta l’ idea

155


di passare dal libro-intervista a una narrazione in prima persona, diretta, sia per non disperderne la freschezza e vivacità sia per il desiderio di mettere finalmente al centro dell’attenzione, in piena luce, Giusto Pio rimasto sempre di proposito, per propria scelta, in secondo piano. Mi sono dedicato alla trascrizione e rielaborazione dei colloqui durante la torrida estate ma devo dire che il caldo per incanto spariva quando mi mettevo ad ascoltare le registrazioni e a scrivere. Il lavoro più lungo, laborioso ma, da parte mia, anche doloroso, è stato in seguito dover accontentare il Maestro che, fedele ad una modestia e ad un riserbo congeniti, chiedeva di continuo di tagliare il proprio racconto, smorzare toni e colore, spostare il più possibile il punto di vista dalla prima alla terza persona. Quando finalmente ad ottobre ho consegnato quella che pensavo fosse la stesura definitiva, ho avvertito all’ improvviso un grande vuoto, una grande tristezza perché cessava la consuetudine di incontrare, di ascoltare il Maestro con il suo incantevole dialetto, con la sua ironia, con la sua tenerezza nel rivangare il passato. Ma credo che anche lui abbia provato il medesimo stato d’animo perché, come al solito, ha voluto cortesemente accompagnarmi alla macchina e si è trattenuto più a lungo a chiacchierare ancora, lasciandomi con una stretta di mano particolarmente calorosa. Salito in auto per tornare a casa, dopo qualche centinaio di metri mi sono trovato fermo, senza averlo voluto coscientemente, nella grande piazza di Castelfranco. Sono sceso e sono stato subito attratto dalla vista delle mura e della torre che, in ombra, si stagliavano nitidamente contro il cielo nella luce dorata del tramonto autunnale. Poi ho rivolto lo sguardo verso la via che dalla piazza porta al Teatro Accademico e al Duomo e mi è successa una cosa strana: ho riconosciuto nel signore, che s’ inoltrava verso il centro e che si fermava a salutare delle persone che venivano verso di lui, il Maestro che avevo appena qualche attimo prima lasciato ma che era impossibile fosse arrivato fin lì a piedi. Ma sono rimasto ancora più sconcertato quando mi è parso di vedere il Maestro, per il modo di vestire e di gestire, nel signore fermo con una giovane coppia in fondo, vicino ai portici, e ancora proprio Lui in quello che veniva verso di me e che si trovava proprio all’altezza della statua del Giorgione. Dopo un attimo di smarrimento mi sono però reso immediatamente conto che non si trattava di un travisamento ingannevole dei miei occhi né di uno scherzo indotto dall’omologazione del nostro tempo (tutti assomigliano un po’ a tutti) né di una mia allucinazione. Era invece la visualizzazione di un desiderio o speranza o sogno, utopico e impossibile, che avevo dentro: che a Castelfranco, in Italia, nel mondo ci fossero tante persone come Giusto Pio.

MILVA, cantante Ringrazio l’amico e Maestro Giusto Pio per le belle parole nei miei confronti. Io ho ricordi bellissimi sul Maestro. Il nostro lavoro insieme a Franco, la mia ammirazione per lui è stata sempre molto grande, e il suo modo di usare il suo strumento, cioè il violino, mi incuriosiva e mi piaceva molto, come lui inventava questo modo di suonare. Totalmente suo. Sono anche molto felice che il Maestro Giusto Pio abbia ascoltato l’ultimo cd che io ho fatto con Franco Battiato, e sono oltremodo felice per questo vostro riconoscimento. Ribadisco che il ricordo di Giusto Pio nel lavoro fatto insieme è sempre presente nella mia memoria. Grazie e un abbraccio fortissimo al caro Maestro e amico Giusto Pio. Milva

P.S. – Quanto all’altro sogno, questa è la prefazione del libro che mi sarebbe piaciuto poter pubblicare. Angelo Zanellato novembre 2010

156

157


DIEGO BASSO, direttore d'orchestra

CLAUDIO CORRADINI, compositore

L’Arte non ha tempo, non conosce spazio. La Musica non si ferma davanti ai confini di un genere, l’Uomo non ha età quando cavalca le generazioni. Giusto Pio, un musicista, un uomo che ha avuto il coraggio di andare oltre: oltre le barriere territoriali per scoprire e dare voce alla sua arte; oltre gli stretti schemi e stereotipi musicali, che trent’anni fa congelavano categoricamente i contatti fra musica Sinfonica e musica Pop, scongelandoli in virtù di una Musica in quanto Musica, una Musica Unica: oltre il suo tempo sconfinando nella sperimentazione alla ricerca di nuovi suoni e linguaggi musicali. Questa è la strada che ci ha indicato un grande Maestro, Giusto Pio.

Quanto segue non è soltanto l’espressione di un sincero amico; sono anche parole di un debitore quale io sono nei confronti del Maestro Giusto Pio. È difficile per me identificare il confine tra l’Uomo ed il Musicista talmente tanti ed intensi sono i momenti con lui condivisi, su entrambi i piani. Il gusto, la delicatezza e il buon senso sono, inevitabilmente, riflessi in tutto ciò che il Maestro Pio fa. Si tratti di comporre Musica, di cambiare le gomme all’auto o di qualsiasi altra azione, lui ragiona il problema in partitura, crea veramente nella sua testa un pentagramma con le note, le acciaccature, le pause e quant’altro ed infine trova la soluzione che sempre è armonica. Ci conoscemmo per strana coincidenza e legammo molto presto; bontà sua. Mi rivolgevo a lui per avere giudizi su mie composizioni e sempre, paziente, ascoltava, mi sottolineava i punti dove la composizione cedeva e mi faceva capire come avrei potuto risolvere senza mai sostituirsi a me o dicendomi in modo esplicito cosa esattamente fare. Mi indicava dove intervenire ed aspettava; è stata un’opera lunga, fatta di attesa e di coltivazione. Compresi, tempo dopo, quanto importante fu per la mia crescita professionale questo suo modo di agire; mi esortava a ricercare, a provare e riprovare, mi obbligava, se veramente avessi voluto risolvere, a mettere in discussione il mio operato, a “sentire” e a comprendere, mi portava ad arrivare a quella fase “che non è riconducibile a parole ma che c’ è”; queste le sue parole. Ricordo la sua felicità quando, pochi anni fa, mi disse che in quella fase c’ero. Nello stesso modo, ma in veste più paterna, se posso permettermi l’espressione, si comporta con me fin da quando è cresciuto il reciproco livello di stima e fiducia che mi consente di rivolgermi a lui per avere consigli su problemi personali che la vita inevitabilmente presenta. Anche in questi frangenti il suo agire è sempre finalizzato a farmi crescere, a cercare e trovare la soluzione in me e ad agire nella correttezza; anche per questo posso serenamente affermare di dovere molto al Maestro Giusto Pio come ai miei genitori. “Osservi, guardi in ogni angolo della natura, che sia una montagna, un prato, un corso d’acqua. Vedrà che tutto è perfetto, armonico. Se vedrà qualcosa che stona, che si avverte come ‘ fuori luogo’, noterà che quel qualcosa è opera dell’uomo”. Questa è una frase che mi ha ripetuto più volte; l’uomo è caduco, può anche essere mosso da buone intenzioni ma inevitabilmente, prima o poi, rovina. Sono sempre rimasto affascinato dal suo modo di spiegare le cose; attraverso lui si sposta il punto di vista e si aprono orizzonti nuovi ed il tutto è vestito di disarmante modestia; questa l’ ho sempre considerata la magia del Maestro Giusto Pio.

Diego Basso

158

159


Mi ha sempre invitato, con le parole e l’esempio, a ricercare la Qualità, a non accontentarmi, a lavorare ed agire con rettitudine ed onestà evitando l’effimero, così in Musica come nella Vita. Il suo spirito creativo lo spinge a trovare espressioni continuamente, siano composizioni musicali o dipinti. In tutto mette un entusiasmo raro, così come la costanza con la quale insegue la forma affinché possa dare corpo a ciò che lui sente, immagina, vive. Ho avuto e ho la fortuna di essergli vicino, di continuare a confrontarmi con lui e di imparare sempre qualcosa di nuovo. Molti conoscono le grandi qualità del Musicista Giusto Pio; le sue sensibili composizioni, le prestigiose collaborazioni, il suo ricercare spingendosi sempre avanti e nel cercare nuovi territori d’espressione; alcuni invece conoscono l’Uomo, un Uomo di Qualità, che non conosce compromessi. Mi pregio di essere tra questi alcuni. Claudio Corradini

FABIO FRANCO, flautista L’ incontro con Giusto Pio è avvenuto qualche anno fa in occasione di un concerto a Lui dedicato, in cui vennero eseguiti il Preludio e morte del solfeggio, Motore immobile, Vibrazione sinusoidale e altri brani. Il primo approccio è stato quindi di tipo professionale, ma l’ impressione ricevuta allora si è poi confermata nel tempo: avevo di fronte a me una persona molto scrupolosa, esigente e sempre intenta alla cura del particolare. Questo ovviamente mi intimoriva, tanto da farmi vacillare; ad un tratto la mia esperienza sembrava poca cosa: …“avevo sbagliato il lavaggio”…, eppure ero così sicuro della mia preparazione! Il Maestro sentiva tutto, captava il dettaglio in mezzo al turbinio di voci e ritmi che si sovrapponevano incessantemente. Insomma, non avevo scampo era come suonare “nudi”! Essere messi a nudo, per un musicista, significa far vibrare quello che hai dentro e capire se è istinto o qualcosa di più profondo. Dunque, quella che mi si presentava era una grandissima opportunità per esplorare i segreti della musica e magari trovare la mia personale chiave per viverla ed interpretarla in maniera totale. I rapporti con il grande Maestro si fecero più fitti e così le collaborazioni. Ricorderò sempre le ore di studio a Castelfranco e ad Auronzo di Cadore, in cui si lavorava su alcune tra le più belle pagine di J. S. Bach. Quanto lavoro, quante prove per trovare e costruire un suono che in qualche modo potesse assomigliare al tocco e al portamento del violino. Il flauto non può suonare come un violino, questo è ovvio, ma l’ intenzione sulla conduzione del suono è fondamentale sullo sviluppo della frase. Lo stesso vale per le articolazioni: con gli occhi chiusi immaginavo l’archetto saltellare sulle corde, così le mie dita dovevano saltellare sulle chiavi del flauto. Non era mai stato così bello ed appagante suonare Bach. “Appoggia la fondamentale… devi suonare come un violoncello”, “Noo! Qui sei un violino, leggerissimo… tira l’arco”, “Via! Sparisci…”. È così che ho potuto cogliere l’ inesauribile ricchezza della musica, cercando senza pausa la tensione per sentire in profondità e per valorizzare appieno tutti gli elementi di un brano. Con lui ho trovato la strada per trasformare in suono le idee in modo cosciente e mai banale, a prescindere dal genere musicale. Ma il rapporto con Giusto non si è arrestato qui, una bellissima esperienza mi attendeva ancora: la fortuna di assistere il Maestro durante la composizione di alcune tra le sue recenti opere. In questi ultimi lavori il Maestro “cambia registro”, imbocca un sentiero che lo porta a tu per tu con se stesso, con la sua coscienza che fatalmente tocca la coscienza collettiva. Ciò accade nella Missa Populi, opera dedicata a Giovanni Paolo II: chi l’ascolta

160

161


rimane colpito dall’ intensità dei testi resi così crudi, veri, toccanti e dalla musica che ti riempie e vibra dentro. Non si può rimanere insensibili di fronte a tanta grandezza. Personalmente vedo quest’opera come un modo per cogliere i significati più profondi della preghiera. Il verbo viene valorizzato, il suo significato diviene più intenso ed immediato in modo che tutti lo possano cogliere. Non è più una preghiera che si recita e sgorga in modo automatico, a volte senza la complicità della coscienza. Qui ogni piccola frase, ogni elemento accoglie in sé un mondo pieno di Spirito. La parola unita alla musica va così ad agire nella sfera emozionale, conferendole il potere di conquistare l’anima. Fabio Franco

PIERDINO TISATO, direttore di coro Eravamo circa alla metà degli anni novanta quando ebbi il piacere di conoscere il Maestro Giusto Pio e la gioia di annunciare al mio coro l’ imminente collaborazione con il musicista. Il compositore era venuto qualche giorno prima per propormi e offrirmi l’opportunità di dirigere la sua Missa Populi dedicata a S.S. Giovanni Paolo II. Il primo concerto si sarebbe tenuto in terra marchigiana, niente meno che nella Basilica di S. Nicola da Tolentino. Entusiasmo alle stelle. Conoscevamo di fama il Maestro e si sapeva della bravura e della sua molteplice e variegata esperienza in fatto di musica. Tuttavia, i miei coristi avevano legato il suo nome soprattutto alla musica cosiddetta “ leggera”, ciò dovuto al fatto del sodalizio artistico con Franco Battiato. Ora ci commissionava lo studio di una partitura vocale strumentale, di genere sacro, completamente diversa dai canoni e dal gusto abituali: una Messa. Molto interessante. Lo avevamo visto in televisione dirigere la sua musica alla presenza di Giovanni Paolo II e, in quell’occasione, da grande anticonformista qual è sempre stato, indossava una maglietta gialla. Anticonformismo d’artista... Questo look, lo avremmo in seguito constatato, gli era molto congeniale e lo preferiva a tutto. Egli lo esibiva volentieri anche in molte altre grandi occasioni, odiava vestirsi secondo il protocollo, ma si faceva scrupolo quando il direttore metteva il frac; allora con sforzo disumano si presentava con la giacca e un bizzarro cravattino. Simpatia irresistibile... All’ interno del mio coro, solo il sottoscritto sapeva che il Maestro, nella sua lunga carriera, aveva anche ricoperto per un’ intera vita il ruolo di violinista nell’Orchestra Sinfonica della RAI e conosciuto i più grandi direttori (mi avrebbe in seguito confidato tantissimi aneddoti a proposito ed una sconfinata ammirazione soprattutto per Celibidache). Ma Maestro! La prego! Mi dia del tu! Aveva anche collaborato con innumerevoli formazioni cameristiche ed era fra i pionieri nella divulgazione delle musiche e delle opere più antiche sconosciute e da riscoprire. Di tutto questo suo grande passato artistico i miei coristi ancora non erano a conoscenza. Egli, compagno di studi di grandi musicisti, tra cui Luigi Nono, aveva approfondito le tecniche della composizione d’avanguardia e sperimentale quando, questi generi, erano pressoché sconosciuti al grande pubblico. “Insomma, carissimi coristi miei… lasciatemi dire… non è mai un caso se un personaggio, nel campo della musica anche “ leggera”, riesce a raggiungere un così grande successo in fatto di dischi e di pubblico! Alle spalle c’ è obbligatoriamente una più solida preparazione musicale e lui, sappiamo, incantava le folle muovendo masse di giovani che impazzivano allo stadio”. Avevano finalmente capito chi fosse il Maestro Giusto Pio. Quando c’ incontrammo quel primo giorno fui subito conquistato dalla personalità fine, nobile e nello stesso tempo semplice. Parlava in modo appassionato e perentorio dei

162

163


contenuti musicali e psicologici del suo ultimo lavoro, la Missa Populi appunto. Per la prima volta conoscevo quel tono gioviale, schietto e il tipico suo entusiasmo da ragazzo. Esprimeva sempre un senso di umiltà e discrezione; mi spiegava i segreti acustici nascosti e le dissonanze più ardite contenute nei suoi pentagrammi dimostrando sì la sua bravura e competenza ma con la semplicità e l’umiltà tipiche dei grandi: sì, ne fui conquistato! L’avventura comincia… Ricordiamo volentieri le prove, le sue acute osservazioni e i preziosi consigli che sapeva dare con perizia, spontaneità e molta carica umana. Il Coro polifonico di Giavenale ha fatto esperienze di vario tipo, da sempre abituato ai diversi generi musicali: ha viaggiato in Italia e all’estero per concerti e concorsi, conosciuto personaggi e musicisti famosi, ma sono sicuro che ogni corista abbia avuto e conservi tuttora per il Maestro Giusto Pio una stima ed un’ammirazione artistica ed umana encomiabili, mai interrotte e insuperate. Ricordiamo le trasferte e le allegre serate dopo i concerti, i racconti della sua vita artistica e le commoventi memorie risalenti alla guerra. Sì, perché la musica non era l’unico argomento di cui il Maestro amava parlare. Il suo interesse per la montagna, unito a quello della solidarietà umana in generale, gli aveva procurato tanti amici, fra cui persone di alta cultura, anche al di fuori del solito contesto musicale. Egli, appassionato di pittura, s’ intratteneva con gli esperti del settore intavolando affascinanti discussioni che riguardavano il gusto e gli stili dell’arte figurativa. In riferimento ai suoi futuri lavori musicali, parlava volentieri dei soggetti e degli argomenti biblici che prendeva in esame, di come sarebbe riuscito a tradurre certi stati d’animo usando dei particolari effetti sonori e si produceva in profonde riflessioni. Si spendeva altresì senza sosta, affinché si comprendesse fino in fondo il significato psicologico del suo pensiero. Prima di un concerto, a volte, presentava egli stesso al suo pubblico i contenuti salienti della sua opera, ma subito scendeva con le cuffie al banco della regia accanto al tecnico del suono Claudio Corradini per inventare speciali effetti sonori sempre nuovi e dinamiche da sogno. Conserviamo sempre queste belle immagini e i tratti della sua straordinaria personalità e, dopo tanti anni, parliamo del Maestro con immensa gioia. I nuovi coristi stanno studiando la Missa Populi per la prossima esecuzione e sono ben felici di farne la conoscenza. Il sogno non tramonta… La semplicità, la sua ironia unita all’ innata modestia ce lo rendono irresistibilmente simpatico, ma ricordo che il Maestro, da sempre, piace soprattutto ai giovani, i quali, al di là della celebrità di cui egli, accanto a Franco Battiato gode, lo considerano un vero e proprio antidivo e, anche per questo, è molto stimato ed amato. La Missa Populi, eseguita nei teatri e in tantissimi suggestivi luoghi di culto, riscuote ovunque unanimi consensi di pubblico e critica. Tanti auguri Maestro, alla prossima.

AlESSANDRO RUSSELLO, Direttore corriere del veneto Giusto Pio è un uomo che possiede la modestia dei grandi, il sorriso di chi vuole bene al mondo, il pragmatismo spirituale di un nordestino che avrebbe potuto nascere ovunque ma che nella sua terra porta il valore aggiunto e immateriale della cultura. Ne è figlio orgoglioso, ma anche anima e mente nomade che ne mette in crisi le certezze e le ruvidità, le scorciatoie e i salti e le contraddizioni da ricchezza repentina, che mantiene la radice della fatica ma eleva il lavoro e la sfida all’energetica leggerezza del divertimento. Giusto Pio ha ciò che possiedono molti scienziati e poeti, letterati e artisti, artigiani e inventori. E soprattutto i bambini: il senso della meraviglia. In lui c’ è l’apertura solare e disinteressata alla conoscenza, alla frontiera del pensiero, all’accoglienza dell’alterità, c’ è una sete quasi cosmica di rumori, suoni, saperi. Lui, violinista da partitura classica, si è lasciato catturare dal nuovo e nel nuovo ha prodotto quel contemporaneo che lo fa campionare i suoni della stella Pulsar o del sole o perfino della risonanza magnetica dalla quale è stato appena scandagliato per poi infilarli come perle nelle sue opere. Il corpo, la mente. Giusto Pio è un uomo che ama la musica e l’uomo: come quel vecchio violinista in frac che nel teatro di Castelfranco Veneto, l’Accademico, quando nel primo dopoguerra andavano in scena operetta e avanspettacolo, suonava in una compagnìa improvvisata e lì dormiva perché non sapeva dove andare. Un giorno, dopo una "Danza delle libellule", l’ impresario che sentì casualmente il giovane Pio strimpellare il violino in quelle sale, gli chiese di prendere il posto del musicista in frac. Giusto Pio, quasi offeso, rifiutò: mai avrebbe potuto rubare lavoro e musica ad uno come lui. Ci piace pensare che anche l’anima di quel violinista in frac sia parte della spiritualità di un bambino di 85 anni la cui meraviglia diventa continuamente arte. Alessandro Russello

Pierdino Tisato

164

165


PINO PERRI, imprenditore

SERGIO SARTOR, amico e lettore

FRAGILE FRASTUOMO

Un giorno, è l’estate del 2004, Giusto Pio mi chiede di scandire ritmicamente il testo delle Beatitudini: intende registrare la mia voce per utilizzarla in un suo nuovo lavoro. Attendo con impazienza gli incontri che mi riveleranno a poco a poco l’uomo e l’artista. Giusto Pio mi introduce nel suo studio dove abbonda la strumentazione elettronica: sta componendo la sua opera più imponente, il Trittico (Isaia 6, 9-10 / Beatitudini / Visione) nella quale dà voce all’ inquietudine esistenziale e alla sofferenza dell’uomo. Lo studio è, come direbbe C. Campo, la “camera segreta” delle sue figure musicali, dove in una continua ricerca il Maestro non solo sperimenta stilemi, amalgami e colori di suoni, ma sosta col pensiero anche sui grandi interrogativi della vita, della morte e sulle sfide e provocazioni del tempo presente. Nasce così fra noi un rapporto di collaborazione e di amicizia che mi porta a conoscerlo più intimamente. In tanti incontri mi fa partecipe del suo lavoro di compositore, mentre l’opera nel suo farsi prende forma. Ho così il privilegio di entrare nello spazio dell’ immaginario dell’artista, che è spazio di fascinazione... Il lavoro si intreccia con i tanti episodi della sua vita, da lui ricordati e raccontati con semplicità, con ironia e freschezza: ritratto di una vita vissuta con coerenza e trasparenza. Ma la qualità che più gli riconosco è la modestia e l’umiltà di chi non si è lasciato sedurre dal successo ma ha conservato una straordinaria capacità di stupirsi e di meravigliarsi continuamente di fronte alla vita e al creato. Ed è questa capacità che sola può introdurre nel mondo della bellezza. L’ inquietudine esistenziale del compositore per la sordità dell’uomo di fronte ai mali e alla sofferenza nel mondo e che nel Trittico si apre alla speranza espressa nelle Beatitudini, si incontra fatalmente con la sofferenza di Cristo e con il dramma della morte in croce. Il tramite è un testo di P. Claudel, che gli faccio conoscere nel marzo del 2008, sul quale il maestro decide di lavorare e mi propone come voce narrante. Rimane indelebile nella mia memoria l’emozione della prima esecuzione dell’opera in una antica chiesa nel cimitero di Olmi di S. Floriano il 4 luglio 2008. Alla pace e alla serenità del luogo si associa con commozione il ricordo del mio amico intimamente scosso e intensamente partecipe al dramma della morte redentrice di Cristo. La sua musica, nello splendore della forma compiuta, assumeva una sua vita autonoma, dono gratuito agli altri e testimonianza di un cammino di fede.

La prima domanda che mi pongo, incontrando il lavoro di un artista che mi attrae, è: “Qual è il suo dolore, qual è la forza interiore alla ricerca della via d’uscita che crea la resistenza interna illuminando l’ intuizione, qual è il filo spinato, i nodi che pungono e che devono essere temporaneamente leniti, riordinati… per poi ancora sanguinare?...” Come il miracolo del seme che attraversa lo strato della terra con determinazione, forza e sofferenza portando alla luce l’ordinato arredo biologico del mondo, l’artista, attraverso il suo calvario, nutre i nostri cinque organi di senso che altrimenti resterebbero spenti, inerti, ipotonici. Cinque, tanti quante sono le linee del pentagramma. Che magia, come tutto è ordine. Siamo noi gli artefici, gli artisti che pizzicano le corde della nostra cassa armonica attrezzata? Mi piace pensare che persone come Giusto siano state delegate dalla fonte universale ad abbellire il mondo per renderlo più vivibile e vero. … “La bellezza salverà il mondo”, Dostoevskj lo aveva intuito. Conoscendo Giusto, noi ci salveremo. Pino Perri

Sergio Sartor

166

167


DIEGO LANDI, fotografo Premessa. Da alcuni anni collaboro con Mirko Sernagiotto, Presidente della Fondazione Villa Benzi Zecchini, perché mi entusiasmano i suoi progetti culturali di straordinaria intensità e la vocazione artistica che in questa sede trovano spazio e vita. Per questo mio legame con i collaboratori che di volta in volta seguono i progetti, giovedì pomeriggio 21 novembre, vengo raggiunto telefonicamente con una certa urgenza da Giampaolo Allocco, responsabile del progetto grafico di questo volume, per eseguire un’ incursione fotografica a casa di Giusto Pio il giorno successivo. Era di vitale importanza perché il progetto necessitava di foto recenti del Maestro Pio, notoriamente restio a questo genere di cose. Consapevoli di questo, durante il percorso in auto, ci siamo resi conto che ogni strategia sarebbe stata vana perciò qualsiasi fosse stato il risultato sarebbe comunque stato un successo. Nessuna mia descrizione ma a voi il giudizio, perché lo spreco di parole è il peggior delitto, meglio le immagini, basta avere un grande cuore e un’anima pura, ognuno senta ciò che è capace di vedere oppure veda ciò che è capace di sentire. Diego Landi

168

169


170

171


sequenza fotografica dell' "orchestra giusto pio" diretta dal maestro giusto pio

172

173


Da sinistra: Michele Di Lernia, Laura Zonta, Alessandro Russello, Giusto Pio e Franco Battiato

1° ART PREMIO Arca CNA COME POSSIAMO DEFINIRE LA MUSICA DI GIUSTO PIO ? ... Quando un musicista si pone da tramite per elaborare un lavoro d’artigianato che è la musica finita, in lui agiscono le stesse forze che determinano il mondo manifestato... Esistono modi sonori che, rappresentando frequenze perfette influenti sull’equilibrio dell’ Uomo e degli universi, ricreano l’essenza di emozioni che sono diretta espressione dell’esistenza di una energia manifestante il piano emotivo dell’ individuo... Giusto Pio: un musicista stimolatore di proposte musicali inconsuete, un compositore concettuale, sperimentatore d’avanguardia. Un cittadino che onora la Città di Castelfranco Veneto.

Il 1° ART PREMIO viene consegnato a Giusto Pio dal Presidente ARCA CNA Ildo Pettenon e da Maria Gomierato, Sindaco del Comune di Castelfranco Veneto.

Ildo Pettenon Presidente Roberto Ghegin Segretario

174

175


Giusto pio fine parte seconda

176

177


dolomiti suite

178

Dolomiti suite (2010) È una suite sinfonica formata da tre brani: Su pol sorapiss, Su n'croda, Sua maestà il Pelmo. La composizione è stata eseguita integralmente e in prima assoluta il 14 maggio 2010, presso il Teatro Accademico di Castelfranco Veneto, in una serata in onore del Maestro: "Omaggio a Giusto Pio". Per l'occasione la Dolomiti Suite è stata eseguita dalla nuova Banda di Castelfranco Veneto, diretta da Ivan Villanova. La composizione è stata Proposta all'Unesco come "Inno ufficiale delle Dolomiti," dopo che le celebri montagne sono state proclamate patrimonio dell'Umanità. Il CD allegato a questo libro contiene una nuova esecuzione di Dolomiti Suite, arrangiata e diretta dal Maestro Ivan Villanova, suonata dalla nuova Banda di Castelfranco Veneto e registrata il 2 ottobre 2010 presso il Teatro della stessa città.

179


180

181


ROBERTO SCALABRIN, Direttore artistico e organizzativo della “Nuova Banda di castelfranco veneto” Un “Giusto” Omaggio al Maestro Pio Era una bellissima giornata di sole il 25 aprile 2007, una di quelle giornate che non si dimenticano. In Piazza Giorgione alle ore 16.00, dopo moltissimi anni, si rivedeva e si risentiva suonare la Nuova Banda cittadina. Su un progetto del sottoscritto, l’Amministrazione Comunale di Castelfranco Veneto, il Conservatorio “A. Steffani” e la Fondazione Morello avevano deciso di appoggiare l’ iniziativa che in poco tempo avrebbe ridato alla città di Castelfranco Veneto un ensemble di fiati altamente qualificato. Alla fine del concerto, diretto dal Maestro Ivan Villanova, si avvicinava in maniera molto discreta e timida un elegante signore che, stringendomi la mano, mi disse “ Ma questa, Maestro, non è una Banda, è una vera orchestra di fiati ”. È stato questo il mio primo incontro ufficiale con il Maestro Giusto Pio. Lo conoscevo solo di vista o, come si dice nell’ambiente, di fama. Dopo un po' di tempo, per una serie di situazioni, mi ritrovo a parlare del concerto del 25 aprile con l’Avvocato Paolo Corletto, Presidente della Fondazione Morello, che mi chiede di andare a trovare il Maestro Pio, perché lui voleva parlarmi di un suo progetto. Non voglio dilungarmi, ma entrare a casa del Maestro è stato come entrare in un’altra dimensione; forse la Spiritualità che avvolge questo artista, forse tutte le immagini e i ricordi che ti si presentano di fronte quando varchi la sua soglia, forse perché questo prezioso e grande bene che possiede la terra di Castelfranco Veneto è stato legato a uno dei cantautori preferiti della mia gioventù. In poco tempo abbiamo parlato di mille cose perché "Giusto" è elettrico, un grillo, non riesci a stargli dietro, ti ritrovi travolto da una valanga di energia ed entusiasmo che solo una grande Spiritualità artistica può avere. Alla fine di tutto, appare tra i suoi mille lavori e continue ricerche una partitura manoscritta dal titolo: “Dolomiti Suite”. Mi racconta di alcuni sporadici tentativi di eseguire questo suo lavoro, purtroppo falliti perché per l’occasione serviva una "vera orchestra di fiati"… ed era verissimo, perché il 14 maggio 2010, alla prima esecuzione di Dolomiti Suite al Teatro Accademico di Castelfranco Veneto, molti di noi musicisti si sono trovati a dover sudare non poco per portare a termine questo meraviglioso lavoro, che il Maestro per riconoscenza ha voluto dedicare e donare alla Nuova Banda di Castelfranco Veneto. “Mi raccomando”, diceva al tecnico del suono, “ l’RX deve partire in tempo ed essere molto presente”. L’RX erano degli effetti di una sua risonanza magnetica che avevano catturato la sua attenzione, che aveva chiesto di campionare e che aveva inserito nel terzo movimento della Suite!!!

182

Non mi rimangono molte righe a disposizione per descrivere tutti i frammenti che hanno arricchito la mia vita dall’ incontro con Giusto Pio, dalle bellissime e intime parole scritte agli esecutori della sua Suite dopo il concerto del 14 maggio, alla tappa finale che ha voluto in breve tempo "Dolomiti Suite" registrata in un CD dalla Nuova Banda di Castelfranco Veneto, con la straordinaria presenza dei solisti Simone Zanchini, Marco Gerboni, Dimitri Fiorin, Enrico Dalla Cort, diretti dal Maestro Ivan Villanova, tutti protagonisti di questo evento musicale che non sarà facile dimenticare. Roberto Scalabrin

183


il perché della Nuova Banda di Castelfranco Veneto.

il perché di un CD

Il 14 maggio 2010 la Nuova Banda ha attribuito un "Giusto" omaggio al Maestro Pio eseguendo in prima assoluta la Dolomiti Suite. La composizione è stata accolta in maniera straordinaria sia dagli esecutori che dal pubblico presente in sala. In quella produzione si è creato un clima di grandissima stima e professionalità tra gli strumentisti tanto che pochi giorni dopo il concerto è arrivata alla Direzione della Banda la seguente lettera dal Maestro Giusto Pio.

La realizzazione di un CD è una meta non obbligata di un percorso artistico-musicale, e può avere diverse motivazioni. In questo caso le vere ragioni, che hanno dato vita alla produzione di questo lavoro, sono legate principalmente ad una serie di coincidenze che hanno determinato una forte convinzione in alcune persone nel perseguire questo ambizioso progetto. Dolomiti Suite di fatto nasce con la Nuova Banda di Castelfranco, e cioè il 25 aprile 2007. Esisteva già un movimento della composizione scritto precedentemente dal Maestro Giusto Pio intitolato Sua maestà il Pelmo. L’ ispirazione di questo movimento veniva da un quadro (o disegno) di Masi Simonetti intitolato appunto Sua maestà il Pelmo. Su gentile richiesta al Maestro da parte del Dottor Paolo Corletto, Presidente della Fondazione Morello, di scrivere un brano per la Banda, il compositore ha deciso di riprendere in mano Sua maestà il Pelmo e di completare con Su pol Sorapiss e Su n’croda la sua Dolomiti Suite, dedicandola alla Nuova Banda di Castelfranco Veneto.

“A Roberto Scalabrin responsabile della Nuova Banda” Carissimo Roberto, per commentare una situazione come quella che ho vissuto in questi giorni tutti direbbero: non ci sono parole. Nel mio intimo le parole ci sono, il problema è che purtroppo non riesco a formularle bene. Quanto sto per dire è solo una piccolissima parte di quello che sento dentro di me. La mia vita musicale è stata molto lunga e mi ha permesso di vivere tantissime emozioni. Tutti voi con il vostro “ Omaggio ” mi avete permesso di rivivere con intensità le più importanti, e non mi riferisco solo all’esecuzione del concerto. Durante la preparazione della festa mi sono permesso di partecipare ed assistere alle prove di concertazione. Ho così riscontrato e goduto le vostre qualità musicali, la grande professionalità e serietà, l’ impegno e la straordinaria disciplina. Pertanto a te, al Maestro Villanova, a tutti i professori e ai vostri bravissimi allievi, esprimo una parola forse semplice ma fortemente sentita… Grazie. Giusto Pio

Il CD contiene i seguenti brani:

Giusto Pio Dolomiti Suite Su pol Sorapiss 2:59 Su n'croda 2:20 Sua maestà il Pelmo 3:08

Simone Zanchini Moreddù 16:38 Caffè Finale 9:27 Il CD contiene inoltre un file multimediale con le partiture di tutti i brani, i curricula dei musicisti e varie immagini.

184

185


Dolomiti Suite

Organico e solisti della nuova banda di castelfranco veneto

Dolomiti Suite è un modo nuovo di intendere l'orchestra di fiati: ha richiesto pertanto un grande impegno in fase sia di revisione che di concertazione. Le sezioni dell'orchestra lavorano nella partitura in maniera autonoma, quasi stratificate: penso alle trombe, molto spesso staccate dal resto degli ottoni, le percussioni utilizzate non come continua accentuazione ritmica della partitura ma solamente in alcuni momenti salienti, concentrando pertanto l'attenzione su di esse. Penso al II° movimento della Suite, pensato per un Wind Ensemble unico nella letteratura per strumenti a fiato: flauto, quintetto di clarinetti, 3 sassofoni, 3 trombe e percussioni. Quello che è uscito dalla penna del Maestro Giusto Pio era già perfettamente orchestrato: il mio intervento di revisore ha riguardato solamente il I e il III movimento, per permettere l'esecuzione della Suite ad un organico bandistico conforme agli organici oggi più diffusi. Proprio qui si trovano due momenti corali, di sereno e imponente diatonismo, dai quali emerge la ricchezza coloristica dello "strumento" banda. Un grazie va al Maestro, che ha cercato e trovato nella sua maturità un contatto artistico con questo importante e spesso trascurato mezzo di espressione musicale ai più alti livelli artistici.

Direttore: Ivan Villanova

moreddu

Ivan Villanova

Ho composto Moreddu durante una tournée in Sardegna. In realtà non avevo idea del significato di questa parola, semplicemente mi piaceva il suono e solo in seguito ho scoperto che significava moretto, moro, neretto. Erano i primi anni novanta, periodo in cui ho iniziato a sentire l'esigenza di far convivere diversi stili musicali nel mio modo di comporre; è nato così un brano in forma di suite nel quale si susseguono situazioni musicali eterogenee a volte contrastanti tra loro. In questo arrangiamento, allargato alla banda, il brano ha mantenuto una forte connotazione etnico-popolare senza tradire i momenti sonori più contemporanei, caratterizzati dai numerosi colori espressivi dell'organico.

Flauti: Giovanni Mugnuolo, Anna Medici, Piera Bragagnolo Flauto e ottavino: Matteo Bragagnolo Oboi: Irene Paglietti, Andrea Martinella Fagotto: Giorgio Bellò Clarinetto piccolo: Martino Pavan Clarinetti: Roberto Scalabrin, Alessandro Toffolo, Marco Piovesan, Debora Ongaro, Michele Uliana, Elena Minichella, Enea Comite, Giulia Colussi, Dario Marangon, Viola Maria Fracasso, Alberto Bonivento, Alberto Lideo Clarinetto Basso: Alessandro Muscatello Sassofoni: Marco Gerboni, Damiano Grandesso, Fabio Calzavara, Adolfo Rocco, Carlo Bravin Corni: Clode Padoan, Nikolay Novikov, Michele Morao Trombe: Simone Lonardi, Morris Sebastianutto, Luca Pinaffo, Fabio Turra, Claudio Abbà, Walter Zancanaro Tromboni: Mattia San Lorenzo, Simone Maffioletti, Francesco Parini, Susanna Defendi Euphonium: Alain Jodi Corso, Mirko Dalle Mule, Giovanni Capelli Tuba: Federico Faoro Contrabbasso: Enrico Dalla Cort, Luigi Baccega Percussioni: Giacomo Giacometti, Dimitri Fiorin, Barbara Tomasin, Luigi Vitale, Filippo Zonta, Marco Saviane, Edoardo Favarin Solisti: Enrico Dalla Cort, contrabbasso; Dimitri Fiorin, batteria; Marco Gerboni, sassofono soprano; Simone Zanchini, fisarmonica Direzione artistica: Roberto Scalabrin

caffÉ Finale Circa dieci anni fa una importante torrefazione, in collaborazione con Ravenna festival, mi commissionò la realizzazione di un progetto di musiche originali dedicato al caffè. Il risultato fu un album di undici tracce che richiamavano alcune delle possibili varianti della famosa bevanda... caffè lungo, caffè corto, caffè espresso, caffè macchiato, ecc... Caffè finale era il brano che chiudeva quel disco. In questa versione riarrangiata per banda, grazie alla capacità espressiva degli strumentisti ed alla versatilità del Direttore, abbiamo ottenuto il magma sonoro di una grande jazz-band. Simone Zanchini

186

Enrico Dalla Cort

187

Dimitri Fiorin

Marco Gerboni

Simone Zanchini


188

189


Backstage del progetto tipografico

note progettuali e scelte grafiche

Esercito una professione che considero un privilegio più che un lavoro (il designer), da cui è nata una grande e innocua passione: quella di essere il primo ad aprire le confezioni originali dei CD, per appropriarmi del booklet che li accompagna e andare subito a cercare i nomi di tutte le persone che hanno lavorato per quel progetto. Negli anni in cui mi stavo convertendo al ‘Battianesimo’ è capitato che, curiosando avidamente tra quelle righe, ho “incontrato” per la prima volta Giusto Pio. L’ultima volta è stata qualche giorno fa a casa sua per recuperare altro materiale necessario a questa pubblicazione. (vedi pag 77). Chi ha la fortuna di poter realizzare un libro, un CD o un progetto creativo, sa che la strada per arrivarci è cosparsa di difficoltà, vicissitudini, aneddoti, esperienze umane che non saranno mai raccontate ma resteranno impresse per sempre nella memoria di coloro che ne sono stati coinvolti. Questo libro, di queste memorie, ne avrebbe così tante da raccontare da realizzarne un altro. Basti dire che ho avuto quindici giorni per pensare, realizzare e consegnare il progetto grafico; basti dire che è stata un’esperienza che mi ha travolto; un’avventura che mi sembrava una follia; una sfida che ho accettato. Il risultato è quello che state sfogliando con le vostre mani e non posso che ringraziare tutto lo staff che mi ha accompagnato quali Bruno Sedja, Marina Brotto, Federica Girotto, Roberta Rudello, Elisa Carrer, Leila e Angelo Zanellato, Diego Landi. Senza di loro questa pubblicazione sarebbe ancora tra le nuvole.

Nei primi anni ottanta due giovani europei emigrati in California, l’olandese Rudt Vanderlans e la cecoslovacca Zuzana Licko, hanno pubblicato un nuovo magazine che è passato alla storia come la rivista di tutti coloro che ignorano i confini: geografici, culturali, religiosi, ecc., e che ha assunto grandissima rilevanza nel panorama internazionale per il tono rivoluzionario e totalmente inaspettato. In Italia, negli stessi anni, diveniva noto al grande pubblico il tocco sperimentale ed estroso di un grande musicista, il Maestro Giusto Pio, che con il suo eclettismo andava violando i confini tra musica classica, moderna, elettronica e sperimentale, trovandosi in ideale affinità con i giovani grafici europei che stavano lavorando dall’altra parte del globo.

Grazie! Giampaolo Allocco

filosofia | unicase| Zuzana Licko, 1996

È stato scelto il Filosofia, nella versione Unicase per le titolazioni, in omaggio all’ottocentesco e romantico Bodoni, in una reinterpretazione però contemporanea segnata da un approccio totalmente intellettuale che trova ispirazione nella qualità della produzione digitale e tecnologica tipiche della Licko.

GARAMOND | Claude Garamond, 1540

Carattere utilizzato nei testi della Prima parte e delle Testimonianze. Claude Garamond (Parigi 1499-1561), tipografo conosciuto anche con il nome italianizzato di Claudio Garamontio, è stato forse il più famoso incisore di caratteri mobili francese. Creò il Grec du Roi, usato per la stampa dei classici greci che venivano dedicati al Re di Francia, e soprattutto creò il Romano: una serie di caratteri latini “con grazia di stile rinascimentale” che portano appunto il suo nome (Garamond) e che il destino ha proiettato nella grande storia tipografica contemporanea.

HELVETICA | Max Miedinger, 1961

Stampato su carta:

Carattere utilizzato nei capitoli dedicati all’incontro con Franco Battiato, alla musica contemporanea e all’arte. Max Miedinger, ex impiegato e progettista freelance, ricevette dal direttore della Haas Typefoundry, Eduard Hoffmann, l’incarico di disegnare un set di caratteri sans serif da aggiungere alla loro linea. I nuovi caratteri furono dapprima denominati Neue Haas Grotesk e nel 1961, in concomitanza con la presentazione sul mercato della serie completa, sono stati cambiati in Helvetica (dal nome latino della Svizzera). La popolarità del nuovo carattere svizzero, introdotto nel bel mezzo di una fase rivoluzionaria nel campo del lettering, si è imposta ben presto nelle agenzie di pubblicità che vendevano questo nuovo stile ai propri clienti; l’Helvetica così comparve rapidamente nei marchi corporativi, nel signage per i sistemi di trasporto, nelle stampe d’arte e in altri innumerevoli campi della comunicazione.

ARCOPRINT EDIZIONI 1.3 - 140 g/mq – Fedrigoni Carta di colore avorio utilizzata nei capitoli dedicati alla vita accademica di Giusto Pio. GARDAMATT ART - 135 g/mq – Cartiere del Garda Carta di colore bianco utilizzata nei capitoli dedicati alla vita moderna e contemporanea di Giusto Pio. PATINATA OPACA - 350 g/mq Utilizzata per la copertina.

190

191


192

193


194


Figura tra le più interessanti e rappresentative nel panorama musicale italiano, artista poliedrico di indiscussa levatura, Giusto Pio opera trasversalmente e a tutto campo: violinista, direttore d’orchestra, compositore nell’ambito sia della musica colta che di quella leggera ma anche pittore e disegnatore d’orientamento astratto, operatore appassionato ed esperto nell’audiovisivo. Di natura schiva e riservata, il Maestro non ama le luci della ribalta e anche quando, in particolare negli anni del sodalizio artistico con Franco Battiato, quelle della notorietà e del successo si sono concentrate meritatamente anche su di lui, ha preferito defilarsi e restare in seconda fila. Nondimeno merita di venire ricordata e fatta più largamente conoscere anche l’intensità delle sue esperienze umane e civili. Approntato in occasione dei festeggiamenti per l’85° compleanno del Maestro (11 gennaio 2011), questo libro bio-fotografico, arricchito di testimonianze dirette e da parte di personalità del canto, dell’arte e della cultura, tenta di tracciare un profilo di una vita e di un’attività all’insegna della ricchezza di valori, della consapevolezza etico-civile, del talento artistico.


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.