Delphina Journal - Volume Seventh

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DELPHINA JOURNAL

DELPHINA E IL NORD SARDEGNA

In un angolo incantato della Sardegna c’è la Gallura, terra di natura intatta e di persone vere. Qui conserviamo da oltre trent’anni un territorio straordinario, sapendo che tanta bellezza è del mondo intero e va consegnata con cura a chi arriva. Sarà come avere un amico in Sardegna, che vi aspetta e vi riserva il meglio.

DELPHINA AND NORTHERN SARDINIA In an enchanted corner of Sardinia lies Gallura, a land of unspoilt nature and real people. We have been preserving an extraordinary region here for over thirty years, knowing that such beauty belongs to the whole world and must be carefully handed over to those who come after us. It will be like having a friend in Sardinia, waiting for you and reserving the best for you.

PUBLISHER

MCS Media Srl

via Monte Stella 2

10015 Ivrea (TO) - Italy

EDITOR IN CHIEF

Stefano Ampollini

MANAGING EDITOR

Elisa Zanetti

EDITORIAL HQ

viale Col di Lana 12

20136 Milano - Italy

+39 02 45491091

CONTRIBUTORS

Marco Agustoni, Sofia Barbetta, Enrico S. Benincasa, Teresa Carrer, Alberto del Giudice, Stella Marino, Gaetano Moraca, Daniele Pipitone, Antonella Reina, Marco Rossi Scurati, Carolina Saporiti, Simone Zeni

PHOTOGRAPHERS

Ken Browar, Elisabetta Loi, Piera Masala, Agostino Marogna, Sergio Melis, Emanuela Meloni, Morteza Mohammadi, Montypeter, Deborah Ory, Daniele Pipitone, Mario Saragato, Enrico Spanu

ART DIRECTOR

Luigi Bruzzone

GRAPHIC DESIGN

Antonella Ferrari

Cover © Emanuela Meloni

Stampato su carta ecologica Burgo Selena FSC con inchiostri a base vegetale da Chinchio Industria Grafica Srl

Summary

Perdersi e ritrovarsi nell’identità sarda

Getting lost and finding yourself in Sardinian identity

Andrea Mura, la Sardegna sulle ali del vento

Andrea Mura, Sardinia on the wings of the wind

Dialoghi

Dialogues

Il Patriarca verde

The Green Patriarch

Alla scoperta delle tombe di giganti

Discovering the tombs of the giants

Spazio turchese

Turquoise space

SUP, in piedi sul mare

SUP: Standing on the sea

Yoga e natura alla scoperta di sé

Yoga and nature in a journey of self-discovery

Anima di ferro

Iron soul

Oro rosso, un tesoro da proteggere

Red gold, a treasure trove to be protected

L’incanto della terra

The charm of the land

Quel canto dalla tessitura ancestrale

Singing from the ancestral harmonies

Daniela Pes, sonorità arcaiche

Daniela Pes, archaic sounds

Hotel Capo d’Orso, bellezza ed esclusività

Hotel Capo d’Orso, beauty and exclusivity

In cima ai desideri

On the top of the wish list

Nathalie Massieu, design mediterraneo

Nathalie Massieu, mediterranean design

Danza nel vento

Danza nel Vento

L’isola del miele

The island of honey

Frina, bouquet di Gallura

Frina, bouquet of Gallura

Il Moscato, dolce piacere sardo

Muscat, a sweet Sardinian treat

Gianfranco Martinez, Marco Murineddu

Delphina’s news

Perdersi e ritrovarsi nell’identità sarda

Quando nel 2009 ho assunto la direzione della rivista Bell’Italia, quello con la Sardegna è stato uno degli incontri più inattesi. Credevo di conoscerla. Nel mio immaginario, quello di chi arriva “dal continente”, era l’isola delle vacanze, delle spiagge caraibiche e del mare cristallino, di una trasparenza ben diversa dal mare a cui ero abituata, quello della costa tirrenica. La Sardegna era anche una serie di cartoline, la Costa Smeralda degli happy few, la Gallura amata da Fabrizio De André, la Barbagia e i suoi racconti, la misteriosa civiltà nuragica, i vigneti del Vermentino.

L’incontro è stato un’altra storia. Anno dopo anno, nel lavorare al numero speciale che ogni estate Bell’Italia dedica alla Sardegna (gli ultimi quattro allegati al Corriere della Sera) ho scoperto un’isola che non smette di stupirmi. La storia dell’incontro del popolo sardo con le genti che qui, al centro del Mediterraneo, hanno trovato un porto sicuro, dai Fenici agli Spagnoli, dai Romani ai Piemontesi, è scritta nella pietra delle torri, da quelle nuragiche a quelle spagnole, dei castelli e delle fortezze, delle chiese in stile romanico-pisano, delle miniere. Se anche voi siete disponibili a mettervi in gioco, fare un viaggio nell’identità dell’isola non vi lascerà uguali a quando siete arrivati. In queste pagine trovate alcuni spunti, dall’Olivastro millenario di Luras, un patriarca verde, alle pietre delle tombe di giganti dove appoggiarsi per ricevere energia, agli artigiani del ferro e del corallo, ai tradizionali cantori di Aggius e alle sonorità arcaiche e insieme contemporanee della giovane musicista Daniela Pes. L’emozione della scoperta è qualcosa che qui si prova ogni volta che si esce dalle tracce più battute e ci si apre alla sorpresa di un incontro inatteso. Come l’ultima volta che ho lasciato la Carlo Felice, la strada che attraversa l’isola da

nord a sud, all’altezza di Macomer per andare a vedere la chiesa di Santa Sabina, in mezzo al nulla, in millenario dialogo con un piccolo nuraghe, e sono stata accolta dal suo custode, che veglia anche su una colonia felina. Perché sono le persone che fanno vivere i luoghi. Come la famiglia Muntoni, che negli anni ha creato la catena alberghiera Delphina hotels & resorts realizzando strutture ispirate agli stazzi galluresi, immerse e nascoste nel verde della macchia mediterranea e ha adottato politiche di crescita sostenibile nei confronti dell’ambiente e del territorio. Quando ho dormito a Valle dell’Erica, resort immerso in 28 ettari di parco affacciato sull’Arcipelago di La Maddalena, la mattina mi sono svegliata con il profumo delle foglie di mirto, lentisco ed elicriso scaldate dal primo sole, una vegetazione spontanea curata e preservata, attraversata da sentieri che consentono di raggiungere le spiagge di sabbia bianca. Come tutti gli hotel Delphina, Valle dell’Erica utilizza solo energia elettrica proveniente da fonti rinnovabili, ha adottato importanti politiche per la riduzione dell’utilizzo della plastica e sostiene una cucina locale preferibilmente a chilometro zero. Ma è stato uscendo in barca a pescare con Libero Muntoni che ho capito che qui le persone non si sentono proprietarie ma custodi di un meraviglioso paesaggio, che possiamo, con rispetto, condividere.

Emanuela Rosa Clot, giornalista, classe 1964, a 20 anni si trasferisce a Milano per frequentare l’Istituto Carlo De Martino. Lavora a La Notte dal 1986, poi a TV Sorrisi e Canzoni e Panorama. Dal 2002 è con Cairo Editore, dirigendo Gardenia e Bell’Italia. Premio Gallesio 2014, Cavaliere al merito 2017. Dal 2021 collabora a “Bell’Italia. In Viaggio” su La7 Emanuela Rosa Clot, journalist, born in 1964, moved to Milan at the age of 20 to attend the Carlo De Martino Institute. She has worked at La Notte since 1986, then at TV Sorrisi e Canzoni and Panorama. Since 2002, she has worked at Cairo Editore, directing Gardenia and Bell’Italia. Premio Gallesio 2014, Knight of Merit of the Italian Republic 2017. Since 2021, she has collaborated with “Bell’Italia: In Viaggio” on La7

Getting lost and finding yourself in Sardinian identity

When I took over the direction of the magazine Bell'Italia in 2009, the meeting with Sardinia was one of the most unexpected ones. I thought I knew Sardinia already. In my imagination, that of those who come "from the continent", it was the island of holidays, Caribbean beaches and crystalclear sea, of a transparency very different from the sea to which I was accustomed, that of the Tyrrhenian coast. Sardinia was also a series of postcards, the Emerald Coast of the happy few, the Gallura loved by Fabrizio De André, Barbagia and its tales, the mysterious Nuragic civilisation, and the vineyards of Vermentino.

The meeting was another story. Year after year, while working on the special issue that Bell'Italia dedicates to Sardinia every summer (the last four as supplements to the Corriere della Sera), I discovered an island that never ceases to amaze me. The history of the meeting of the Sardinian people with the people who found a safe port here, in the centre of the Mediterranean, from the Phoenicians to the Spaniards, from the Romans to the Piedmontese, is written in the stone of the towers, from the Nuragic to the Spanish ones, of the castles and fortresses, of the churches in Romanesque-Pisan style, and of the mines. If you are also willing to get involved, taking a trip through the identity of the island will not leave you the same as when you arrived. In these pages you will find some ideas, from the ancient olive tree of Luras, a green patriarch, to the stones of the Tombs of the giants where you can lean to receive energy, to the craftsmen that work with iron and coral, to the traditional singers of Aggius and the archaic and contemporary sounds of the young musician Daniela Pes.

The thrill of discovery is something you feel here every time you step off the beaten track and open yourself up to the surprise of an unexpected encounter. Like the last time I left Carlo Felice, the road that crosses the island from North to South, at the height of Macomer to go and see the church of Santa Sabina, in the middle of nowhere, in an ancient dialogue with a small nuraghe, and I was welcomed by its guardian, who also takes care of a cat sanctuary. Because it is the people who bring the places to life. Like the Muntoni family, which over the years has created the Delphina Hotels & Resorts hotel chain by creating hotels inspired by the Gallura stazzi, immersed and hidden in the greenery of the Mediterranean scrub, and has adopted policies of sustainable growth towards the environment and the territory.

When I slept in Valle dell'Erica, a resort surrounded by 28 hectares of park overlooking the Maddalena Archipelago, in the morning I woke up with the scent of myrtle, mastic and helichrysum leaves warmed by the first sun, a natural vegetation cared for and preserved, traversed by paths that allow guests to reach the white sandy beaches. Like all Delphina hotels, Valle dell'Erica uses only electricity from renewable sources, has adopted important policies to reduce the use of plastic and supports a local cuisine that favours the use of zero-km ingredients. But it was by going out on a boat to fish with Libero Muntoni that I understood that here people do not feel like owners, but rather guardians, of a wonderful landscape, which we can respectfully share.

La sulleSardegna ali del vento Andrea Mura

Classe 1964, cagliaritano, Andrea Mura è una leggenda della vela che fin da bambino ha fatto della passione autentica per questo sport una ragione di vita. Nel 2010, a bordo di “Vento di Sardegna”, è il primo italiano a trionfare alla Route du Rhum, regata transatlantica in solitaria. Da allora per i rivali francesi Andrea è semplicemente “le sarde”

Come si è avvicinato al mare e allo sport della vela? Mi sono avvicinato alla vela grazie a mio padre Sergio, socio fondatore dello Yachting Club Cagliari. Grazie a lui mi sono appassionato al mare fin da bambino. Inizialmente lo vivevo come un gioco e uscivo in barca ogni volta che potevo, agevolato sia dalle condizioni eccezionali del Golfo di Cagliari dove si può praticare questo sport tutto l’anno, sia dal fatto che a quei tempi non c’erano tutte le regole e le limitazioni che oggi impedirebbero a un bambino di affrontare con la stessa facilità tutti i rischi del mare. Questo mi ha permesso di crescere rapidamente e di iniziare a gareggiare molto presto. A 14 anni rispetto ai miei coetanei ero già un veterano e solo un paio d’anni dopo, a 16 e 17 anni, vinsi per due volte consecutive i Campionati Europei nella categoria juniores.

Cos’è per lei la vela? La vela non è un semplice sport, ma una disciplina e uno stile di vita. Una barca a vela è un microcosmo estremamente complesso che racchiude in sé conoscenze multidisciplinari a 360 gradi. Soprattutto quando devi condurre imbarcazioni un po’ più grandi devi essere un esperto di elettronica, meccanica, idraulica, materiali compositi, aerodinamica, vele. Ma non solo: in vela si va in team, per cui devi saper convivere in spazi molto ristretti con compagni di avventura nelle cui mani in alcuni momenti affidi la tua vita, e viceversa. I problemi su una barca a vela si affrontano sempre insieme. Questo accresce enormemente il senso di responsabilità in chi affronta i pericoli del mare ed è molto formativo sia per l’atleta sia per la persona.

Inoltre la vela è una grossa fonte di stress, che fa parte del gioco e che va gestito. Secondo me un bravo skipper quando scende dalla barca potrebbe andare a dirigere un’azienda con tutte le sue complessità, soprattutto nella gestione delle risorse umane.

Quali sono le sfide più grandi che ha affrontato nella sua carriera da velista? Come dicevo prima la vela per me è innanzitutto uno sport di squadra, in cui le sfide, le responsabilità e i pericoli si condividono con i propri compagni, ma a un certo punto della mia vita ho affrontato sfide nuove, in solitaria. Nel 2010 ho partecipato alla Route du Rhum, una regata transatlantica in solitaria, che si svolge ogni quattro anni. Per me era la prima volta e ho dovuto affrontare ogni tipo di paura, prima quella dell’ignoto e delle burrasche notturne, che ti obbligano a

Dopo il mio trionfo alla Route du Rhum nel 2010 i 4

mori della bandiera della

Sardegna

sono diventati un simbolo riconosciuto in tutto il mondo

rimanere sempre vigile, poi quello dell’incidente imponderabile che non ti permette di arrivare al traguardo. La paura è ciò che ti salva la vita e devi imparare a gestirla. Alla fine fui il primo italiano nella storia a vincere questa leggendaria regata, fino a quel momento appannaggio solo dei grandi navigatori francesi.

Probabilmente quella è stata la sfida più grande che ho affrontato.

Pensa che le nuove generazioni approccino questo sport con lo stesso spirito che ha avuto lei da ragazzino? I giovani oggi hanno molti più strumenti a disposizione, ma spesso si trasformano in limiti. Noi avevamo meno risorse ma forse eravamo più liberi. Quando ho iniziato io non esisteva internet né i telefonini. C’era ancora il telefono a disco. Era più difficile comunicare, ma questo ci ha permesso di crescere in un ambiente senza distrazioni, rimanendo concentrati sui nostri obiettivi sportivi. In questo sport se vuoi ottenere tanto, devi essere pronto a dare tutto. Quando ero giovane mi sono sacrificato molto: non uscivo la sera, non bevevo, non partecipavo neppure alle gite scolastiche, vivevo unicamente per uscire in mare e andare in barca a vela. Era ciò che mi piaceva fare e mi spingeva una grande passione. Io forse sono stato un caso limite,

ma oggi gli smartphone e i social rappresentano una fonte di distrazione enorme, neppure misurabile, che allontana inevitabilmente i giovani dall’idea stessa di fare fatica. Per di più negli ultimi anni sono stati fatti tagli agli investimenti nello sport, che sarebbero invece necessari soprattutto in una disciplina come la nostra in cui i costi nel frattempo sono lievitati e non tutte le famiglie, e neppure i circoli velici, possono sostenerli. La politica di oggi non capisce che lo sport aiuta a formare negli individui lo spirito di sacrificio e di responsabilità, anche verso gli altri, e questo sarebbe un enorme stimolo per la nostra società. Si ritiene un “ambasciatore” della Sardegna? E quale legame ha con la sua terra? Come tutti i sardi sono molto orgoglioso, e sono sempre stato molto fiero di rappresentare la mia regione. Siamo un’isola, forse storicamente ancora più isolata di altre, e questo ci ha resi particolarmente attaccati alla nostra terra. Il mio è un rapporto quasi viscerale che è testimoniato anche dalla creazione del progetto “Vento di Sardegna”, un’imbarcazione Open 50 che acquistai nel 2007 e che ribattezzai con questo nome proprio perché volevo che fosse il simbolo in giro per il mondo della nostra regione. È una barca che racchiude identità, passione e tecnologia. Nel

2009 scelsi di utilizzare nella grafica e nei colori dello scafo lo stemma dei 4 mori, come testimonianza identitaria di appartenenza alla mia terra. Fu una scelta istituzionale, forte ma anche rischiosa, perché significava rinunciare a priori alla presenza di brand commerciali sulle fiancate. Fino a quel momento la nostra bandiera era sempre stato un simbolo pagano, molto locale e mai sfoggiato con troppo orgoglio. Penso di aver contribuito a farla conoscere in tutto il mondo, a partire dalla vittoria alla Route du Rhum. Da allora è un brand internazionale, un simbolo usato in molti contesti e di cui tutti i sardi vanno orgogliosi. “Vento di Sardegna” è stata fin da subito una barca molto apprezzata dagli appassionati della vela a ogni latitudine. Ciò che mi rende più orgoglioso è stato il riconoscimento e gli attestati di stima ricevuti dai nostri rivali storici, i Francesi, che la definirono superbe (sbalorditiva) e mi diedero l’appellativo le sarde (il sardo). Quali sono i tuoi prossimi traguardi? Il mio prossimo obiettivo è di partecipare alla Vendée Globe, una regata che consiste in una circumnavigazione completa del globo in solitaria, senza possibilità di attracco o di assistenza. Vorrei farlo con un’imbarcazione nuova, un’Imoca 60 con nuove teconologie e foil.

After my triumph at the Route du Rhum in 2010, the 4 Moors of the Sardinian flag have become a symbol that is recognised all over the world

Sardinia on the wings of the wind, Andrea Mura Born in 1964 in Cagliari, Andrea Mura is a sailing legend who has made an authentic passion for this sport his raison d’être since he was a child. In 2010, on board “Vento di Sardegna”, he became the first Italian to win the Route du Rhum, a solo transatlantic race. Since then, for the French rivals, Andrea is simply “ le sarde (the Sardinian)”

How did you get into the sea and the sport of sailing? I got close to sailing thanks to my father Sergio, a founding member of the Yachting Club in Cagliari. Thanks to him, I have been passionate about the sea since I was a child. Initially I experienced it as a game and went out on the boat whenever I could, facilitated both by the exceptional conditions of the Gulf of Cagliari, where you can practice this sport all year round, and by the fact that at that time there were not all the rules and limitations that today would prevent a child from facing all the risks of the sea with the same ease. This allowed me to grow quickly and start competing very early. At 14 I was already a veteran compared to my peers and only a couple of years later, at 16 and 17, I won the European Championships in the junior category twice in a row. What does sailing mean for you? Sailing is not a simple sport, but a discipline and a lifestyle. A sailboat is an extremely complex microcosm that encompasses 360-degree multidisciplinary knowledge. Especially when you have to drive slightly larger boats, you must be an expert in electronics, mechanics, hydraulics, composite materials, aerodynamics, and sails. But that's not all: in sailing you work as a team, so you have to know how to live in very tight spaces with fellow adventurers in whose hands you sometimes entrust your life, and vice versa. Problems on a sailboat are always faced together. This greatly increases the sense of responsibility in those who face the dangers of the sea and is very formative for both the athlete and the person. In addition, sailing is a great source of stress, which goes with the territory and must be managed. In my opinion, a good skipper when he or she gets off the boat could set off to run a company with all its complexities, especially in

human resource management. What are the biggest challenges you have faced in your sailing career? As I said before, for me sailing is first and foremost a team sport, in which challenges, responsibilities and dangers are shared with one's companions, but at some point in my life I have faced new challenges, alone. In 2010 I participated in the Route du Rhum, a solo transatlantic race, which takes place every four years. For me it was the first time and I had to face all kinds of fears, first that of the unknown and the night storms, which force you to always remain vigilant, then that of the unthinkable accident that does not allow you to reach the finish line. Fear is what saves your life and you have to learn to manage it. In the end, I was the first Italian in history to win this legendary race, which had until then been the preserve of only the great French sailors. That was probably the biggest challenge I've faced.

Do you think that the new generations approach this sport with the same spirit that you had as a child? Young people today have many more tools at their disposal, but they often become limits. We had fewer resources, but perhaps we were freer. When I started, there was no internet or mobile phones. There was still the disc phone. It was more difficult to communicate, but this allowed us to grow in an environment without distractions, remaining focused on our sporting goals. In this sport, if you want to achieve a lot, you must be ready to give everything. When I was young, I sacrificed a lot: I didn’t go out at night, I didn’t drink, I didn't even participate in school trips; I lived only to go out at sea and go sailing. It was what I liked to do and I was driven by a great passion. I may have been a borderline case, but today smartphones and social media represent a huge source of distraction, which is not even measurable, and which inevitably distances young people from the very idea of making an effort. Moreover, in recent years, cuts have been

made to investments in sport, which are particularly necessary in a discipline like ours, in which costs in the meantime have risen and not all families, nor even sailing clubs, can afford them. Today’s politics does not understand that sport helps to develop in individuals responsibility, also towards others, and this would be a huge stimulus for our society.

Do you consider yourself an “ambassador” for Sardinia? And what is your connection to your land? Like all Sardinians, I am very proud, and I have always been very proud to represent my region. We are an island that is perhaps historically even more isolated than others, and this has made us particularly attached to our land.

Mine is an almost visceral relationship that is also evidenced by the creation of the “Vento di Sardegna” project, an Open 50 boat that I bought in 2007 and which I renamed with this name because I wanted it to be the symbol of our region around the world. It is a boat that embodies identity, passion and technology. In 2009, I chose to use the coat of arms of the 4 Moors in the graphics and colours of the hull, as a symbol of identity and of belonging to my land. It was an institutional choice that was strong but also risky, because it meant giving up the presence of commercial brands on the sides. Until then, our flag had always been a pagan symbol, local and never displayed with too much pride. I think I have helped to make it known all over the world, starting with the victory at the Route du Rhum. Since then, it has become an international brand, a symbol used in many contexts and of which all Sardinians are proud. “Vento di Sardegna” was immediately a boat that was much appreciated by sailing enthusiasts at all latitudes. What makes me most proud was the recognition and certificates of esteem received from our historical rivals, the French, who called it superbe (superb) and gave me the name le sarde (the Sardinian).

What are your next goals? My next goal is to participate in the Vendée Globe, a race that consists of a complete circumnavigation of the world alone, without the possibility of docking or assistance. I would like to do it with a new boat, an Imoca 60 with new technologies and foils.

Dall’alto verso il basso: uno scatto dal progetto Parola di pietra e una foto scattata sull'isola dell'Asinara From top to bottom: a shot from the project Parola di pietra (Word of stone) and a photo taken on the island of Asinara

INTERVIEW

ELISA ZANETTI PHOTOGRAPHS

DIALOGHI

EMANUELA MELONI

Per Emanuela Meloni la fotografia è uno strumento per porsi domande e indagare filosoficamente la realtà. Fra i suoi temi d’elezione la relazione con la natura e i suoi elementi: piante, rocce, terra, stelle... La costruzione di un dialogo con questi elementi, a volte impossibile, nasce dal desiderio di essere aperti verso ciò che è altro da noi, dalla necessità di sentirsi parte del tutto e dalla ricerca delle nostre origini For Emanuela Meloni, photography is a tool for asking questions and philosophically investigating reality. Among her themes of choice is her relationship with nature and its elements: plants, rocks, earth, stars, etc. The construction of a dialogue with these elements, which is sometimes impossible, arises from the desire to be open to what is different to us, from the need to feel part of the whole and from the search for our origins

Una passerella su una spiaggia deserta A walkway on a deserted beach
Una verde pineta A green pine forest
Un gabbiano vola alto A seagull flies high
Dall’alto verso il basso: dettaglio di ossidiana e mare di Sardegna From top to bottom: detail of obsidian and sea of Sardinia

Emanuela Meloni (Cagliari, 1987) approda alla fotografia dopo una laurea in filosofia. Ha studiato all’École Nationale Supérieure de la photographie di Arles, e vinto una borsa di ricerca e creazione del Centro de la Imagen di Lima. Lavora tra la Sardegna e la Francia Emanuela Meloni (Cagliari, 1987) came to photography after a degree in philosophy. She studied at the École Nationale Supérieure de la photographie in Arles, and won a research and creation grant from the Centro de la Imagen in Lima. She works between Sardinia and France. Instagram @bentuemari

Com’è nato l’amore per la fotografia? Da bambina amavo guardare i ritratti che mio nonno, appassionato di fotografia, faceva ai familiari. Per me era un rito, credo che il mio interesse per le immagini sia partito da lì. Fino ai 23 anni questa passione non ha preso forma, mi sono laureata in Filosofia, ma vivevo con amici che frequentavano una scuola di cinema documentario e li accompagnavo sui set. Ho fatto delle foto di scena e ho capito che volevo dedicarmi alla fotografia, così ho fatto il concorso per entrare all’École Nationale Supérieure de la photographie. Gli studi filosofici però traspaiono nei suoi scatti… La filosofia ci invita a porci delle domande, a vedere al di là di ciò che appare. Mi piace cogliere la “stratigrafia del visuale”, cercare cosa c’è dietro a ciò che vediamo e “far dire” alle immagini quelle domande che smuovono la mia anima. Negli scatti tratti da “Parola di pietra” dialoga con l’ossidiana, una rara pietra vulcanica multiforme. Si può parlare con le pietre? L’ossidiana è particolare poiché si tratta di un liquido sovraraffreddato: le molecole al suo interno non hanno legami stabili e rivelano attraverso le onde della materia un movimento antico, iniziato e poi fermatosi. Quelle pietre racchiudono gesti lontani, di cui non si ha più traccia. Si tratta di un dialogo impossibile con la materia, che pur restando inaccessibile, trattiene un tocco e ce lo restituisce. La pietra è simbolo della relazione travagliata con l’altro, non conta la risposta, conta la possibilità di relazione e l’apertura verso l’alterità.

Ha vissuto molto all’estero. Che rapporto ha con la sua terra natale? A un certo punto ho sentito con forza il bisogno di tornare in Sardegna: la luce, gli elementi naturali sono ciò che mi ha spinta a tornare. Ho un senso di appartenenza geografico, sento un legame intenso con questa terra forte, con le sue piante, i suoi odori, i colori… è molto specifico quello che si trova su un’isola. La ricerca di un luogo cui appartenere è inoltre molto caratterizzante, così come il desiderio di rispondere a domande come “di chi siamo figli?”, “di che luogo siamo parte?”, “come possiamo entrarvi in contatto?”.

DIALOGUES

How did your love for photography come about? As a child I loved to look at the portraits that my grandfather, a photography enthusiast, took of family members. For me it was a ritual, and I think my interest in images started from there. This passion did not take shape until I was 23: I graduated in Philosophy, but I lived with friends who attended a documentary film school and I accompanied them on sets. I took photos of the scene and I realised that I wanted to dedicate myself to photography, so I began the preparation process to enter the École Nationale Supérieure de la photographie.

Philosophical studies nevertheless appear in your shots... Philosophy invites us to ask ourselves questions, to see beyond what appears. I like to capture the “stratigraphy of the visual”, to look for what is behind what we see and “make the images ask" those questions that move my soul.

In the shots taken from “Parola di pietra,” you dialogue with obsidian, a rare multiform volcanic stone. Can you speak to the stones? Obsidian is special because it is an overcooled liquid: the molecules inside it do not have stable bonds and reveal an ancient movement through the waves of matter, which began and then stopped. Those stones contain distant gestures, of which there is no trace. This is an impossible dialogue with matter, which, although inaccessible, retains a touch and returns it to us. The stone is a symbol of the troubled relationship with the other; the answer does not matter, the possibility of relationship and the openness to alterity do.

You have spent a lot of time living abroad. What is your relationship with your native land? At some point I strongly felt the need to return to Sardinia: the light and the natural elements are what drove me to return. I have a sense of geographical belonging, I feel an intense bond with this strong land, with its plants, its smells, its colours... the things you find on an island are very specific. The search for a place to belong to is also very characteristic, as well as the desire to answer questions such as “of whom are we the children?”, “of what place are we part?”, and “how can we get in touch with one another?”.

Il Patriarca verde

Da sempre terra ricca di ulivi, la Sardegna ospita in Gallura l’Olivastro millenario di Luras, una pianta la cui età viene datata tra i 3.000 e i 4.000 anni. Detto a ragione il Patriarca, con i suoi oltre undici metri di circonferenza e i 14 di altezza, l’olivastro millenario di Luras è probabilmente il più antico di tutta Italia. La sua fama travalica i confini nazionali: tra i protagonisti del libro fotografico “Attaccati alle radici ”di Enrico Spanu e Lello Caravano, quest’anno è stato anche premiato dal concorso internazionale Tree of the year, che racconta le storie di alberi davvero speciali

L’Olivastro di Luras è tra gli alberi premiati quest’anno a Tree of the year
Alcuni olivastri donano ombra al nuraghe Albucciu di Arzachena Some wild olive trees give shade to the Albucciu nuraghe of Arzachena

Enrico Spanu nato nel 1966 a Cagliari è fotografo professionista e autore di oltre 10 libri fotografici sulla Sardegna. In “Attaccati alle radici, immagini e storie di alberi della Sardegna” racconta con i suoi scatti e con le parole di Lello Caravano, la storia dell’Olivastro millenario di Luras e dei più significativi alberi dell’isola Enrico Spanu, born in 1966 in Cagliari, is a professional photographer and author of over 10 photographic books on Sardinia. In “Attaccati alle radici, immagini e storie di alberi della Sardegna” ('Attached to the roots: images and stories of Sardinian trees'), he uses his shots and the words of Lello Caravano to tell the story of the ancient olive tree of Luras and the most significant trees of the island

Nel suo Cent’anni di solitudine, Gabriel Garcia Marquez diede al capostipite della famiglia Buendía, José Arcadio, un albero come casa per l’eternità. Seduto ai piedi di un castagno il fondatore di Macondo trascorse gli ultimi anni della sua lunga vita e lì la sua anima restò per sempre a vegliare sulle sorti dei suoi discendenti. Non può esserci casa migliore di un albero, del resto: testimoni silenziosi e preziosi, gli alberi donano vita, ci osservano e accompagnano le nostre esistenze, quelle di chi ci ha preceduto e quelle di chi ci seguirà.

Chissà quante persone hanno goduto della frescura sotto i rami dell’Olivastro millenario di Luras, chissà quante anime potrebbe ospitare il suo grande tronco di oltre undici metri di circonferenza (1.154 cm per essere precisi). Chiamato in sardo S’Ozzastru e, giustamente, Il Patriarca, l’Olivastro millenario di Luras è un albero davvero speciale, probabilmente l’ulivo più antico di tutta Italia.

La sua età è infatti compresa tra i 3.000 e i 4.000 anni. Questo significa che dobbiamo andare agli anni dell’Età del Bronzo, il periodo del Bronzo medio per l’esattezza e ai tempi degli Assiri e dei Babilonesi per scoprire l’inizio della sua storia millenaria. In quegli anni lontanissimi, l’olivastro di Luras affondava per la prima volta le sue radici nel terreno fertile dell’antica Gallura. Oggi questa pianta eccezionale si trova nella località Santu Baltolu del Comune di Luras, in Provincia di Sassari e può essere raggiunta con un breve tragitto in auto da chiunque abbia scelto il nord della Sardegna per le sue vacanze. Vale di certo la pena togliere qualche ora all’incanto delle spiagge e del mare della Gallura per andare a conoscere questo albero speciale ed entrare in contatto con la sua millenaria saggezza.

In buona compagnia di molti altri alberi che caratterizzano la zona, il Patriarca è rispettosamente circondato da una staccionata in legno che delimita l’area e accompagna i visitatori fino alle sue radici. Le sue alte fronde raggiungono i 14 metri di altezza e si aprono in un abbraccio verde che accoglie i visitatori e, secondo antiche leggende locali, un tempo anche alcuni spiriti maligni che vi cercavano riparo. La sua struttura robusta e resistente, fortificatasi anno dopo anno, gli ha permesso di attraversare indenne la Storia e di osservare antiche civiltà avvicendarsi sino ai giorni nostri. Le radici affondano profondamente nel terreno, legandolo indissolubilmente a questa terra, così come i tanti ulivi che caratterizzano il paesaggio della Sardegna. Immensa scultura della natura, S’Ozzastru trasmette un messaggio di forza e speranza ed è simbolo indiscusso di resilienza e continuità. Nel 2023 è stato premiato in qualità di albero italiano dell’anno nel concorso Italian tree of the year, mentre nel 2024 è arrivato terzo, dopo Polonia e Francia, nel concorso nato nel 2011 Tree of the year che nell’ultima edizione ha coinvolto 15 diverse nazioni nella ricerca di alberi caratterizzati da una storia speciale. Il Patriarca è inoltre uno dei verdi protagonisti di Attaccati alle radici (Edizioni Enrico Spanu, 2020) il volume fotografico realizzato dal fotografo ed editore Enrico Spanu con testi del giornalista Lello Caravano e una prefazione di Peter Gabriel, musicista e cantante fondatore dei Genesis. In edizione bilingue in italiano e in inglese, il libro, realizzato anche con il contributo di Delphina hotels & resorts, racconta con parole e con grandi e intense immagini in bianco e nero le storie degli alberi della Sardegna.

The Green Patriarch Sardinia has always been a land rich in olive trees. Gallura is home to the ancient wild olive tree of Luras, a plant whose age is estimated to be between 3,000 and 4,000 years. Aptly referred to as the Patriarch, with its over eleven metres in circumference and 14 metres of height, the ancient olive grove of Luras is probably the oldest in all of Italy. Its fame transcends national borders: among the protagonists of the photographic book “Attaccati alle radici” by Enrico Spanu and Lello Caravano, this year it was also awarded by the international competition Tree of the year, which tells the stories of very special trees

In his novel One Hundred Years of Solitude, Gabriel Garcia Marquez gave the founder of the Buendía family, José Arcadio, a tree as a home for eternity. Sitting at the foot of a chestnut tree, the founder of Macondo spent the last years of his long life, and there is where his soul remained, forever watching over the fate of his descendants. There can be no better house than a tree, after all: silent and precious witnesses, trees give life, observe us and accompany our lives, as well as the lives of those who preceded us and those who will follow us. Who knows how many people have enjoyed the cool shade beneath the branches of the ancient olive tree of Luras, and who knows how many spirits could be housed its large trunk of over eleven metres in circumference (1,154 cm to be precise). Called S’Ozzastru in Sardinian and, aptly, the Patriarch, the ancient wild olive tree of Luras is a very special tree, and probably the oldest olive tree in all of Italy. In fact, it is estimated to be between 3,000 and 4,000 years old. This means that we must go back to the years of the Bronze Age, the Middle Bronze Age to be exact, and the times of the Assyrians and the Babylonians, to discover the beginning of its ancient history. In those distant years, the olive tree of Luras had its roots for the first time in the fertile soil of ancient Gallura.

Today, this exceptional plant is found in the locality of

Santu Baltolu in the Municipality of Luras, in the Province of Sassari, and can be reached with a short drive by anyone who has chosen northern Sardinia for their holidays. It is certainly worth taking a few hours to enjoy the charm of the beaches and the sea of Gallura to get to know this special tree and get in touch with its ancient wisdom. In good company with many other trees that characterise the area, the Patriarch is respectfully surrounded by a wooden fence that delimits the area and accompanies visitors to its roots. Its high branches reach 14 metres in height and open into a green embrace that welcomes visitors and, according to ancient local legends, some evil spirits who once sought shelter there. Its sturdy and resistant structure, fortified year after year, has allowed it to traverse history unscathed and to observe ancient civilisations alternating up to the present day. The roots sink deeply into the soil, linking it indissolubly to this land, as well as to the many olive trees that characterise the landscape of Sardinia.

An immense sculpture of nature, S’Ozzastru conveys a message of strength and hope and is an undisputed symbol of resilience and continuity. In 2023 it was awarded as the Italian tree of the year in the Italian tree of the year competition, while in 2024 it came third, after Poland and France, in the Tree of the year competition created in 2011, which in the last edition involved 15 different countries in the search for trees characterised by a special history. The Patriarch is also one of the green protagonists of Attaccati alle radici (Edizioni Enrico Spanu, 2020), the photographic volume created by the photographer and editor Enrico Spanu with texts by the journalist Lello Caravano and a preface by Peter Gabriel, musician and founding singer of Genesis. In a bilingual edition in Italian and English, the book, also produced with the contribution of Delphina hotels & resorts, tells the stories of the trees of Sardinia through words and with large and intense images in black and white.

The wild olive of Luras is among the award-winning trees this year in Tree of the year

Un uomo e un cane riposano all’ombra di un ulivo A man and a dog rest in the shade of an olive tree

WORDS

DANIELE PIPITONE

ALLA SCOPERTA DELLE

TOMBE DI GIGANTI

La Gallura vanta alcuni dei più significativi esempi di tombe dei giganti, sepolture di epoca nuragica sparse per tutta la Sardegna. Le imponenti dimensioni di questi monumenti funerari giustificano il loro nome così particolare

La visita a questi monumenti consente di ammirare la magnificenza megalitica

Le tombe di giganti rappresentano un’architettura funeraria tipica della cultura preistorica nuragica e spesso si trovano vicino ai villaggi, ai complessi con i nuraghi e ai pozzi sacri. Sono, infatti, testimonianze della presenza in antichità di una o più comunità. Sebbene il nome induca a pensarlo, queste tombe non erano adibite esclusivamente alla sepoltura di capi villaggio o adulti, ma di qualsiasi defunto. Contrariamente alle domus de janas (si veda Delphina Journal n. 6) che venivano ricavate scavando la roccia, queste sepolture venivano costruite con grossi massi di pietra. L’architettura di queste tombe è ben definita e si ripete con le stesse caratteristiche in diverse zone dell’isola, anche se costruite con tipologie di pietre differenti. Le tombe di giganti sono costituite da un corridoio centrale, coperto da grossi lastroni che venivano movimentati per tumulare i corpi dei defunti. Attorno a questo corridoio veniva creato un cumulo di pietre e terra e nella parte frontale veniva chiuso da una grossa stele a forma di porta, ritenuta simbolo del varco di passaggio tra il mondo terreno e quello celeste. Nella parte inferiore di questo portale veniva ricavato un foro, ritenuto simbolo di questo passaggio tra la vita terrena e l’Aldilà. Questa stele veniva affiancata da altri monoliti, di altezza degradante; tutte insieme costituivano

Tomba di giganti di Coddu ’Ecchju Coddu ’Ecchju tomb of the giants

un’esedra. Alla base venivano posizionate delle pietre orizzontali probabilmente impiegate come sedili o come alloggio per offerte votive. L’ipotesi degli archeologi, infatti, è che davanti a questa parte frontale si svolgessero i riti di sepoltura e propiziatori.

La visita a questi monumenti consente di ammirare la magnificenza megalitica e di rimanere colpiti dalle grosse dimensioni delle pietre e dalla cura di certi particolari come la centinatura della stele centrale o la forma stessa del monumento che per alcuni ricorda le corna di un toro. Immersi nel verde paesaggio mediterraneo, in Gallura sono presenti alcuni dei più significativi esempi di tombe di giganti. A Olbia potete visitare la tomba di giganti di Su Monte ‘e S’Abe, mentre nel territorio di Arzachena si trovano ben tre tombe di giganti gestite da una cooperativa locale: Coddu ‘Ecchju, Li Lolghi (queste due considerate tra le più importanti nell’isola per la loro maestosità), e quella di Moru. La tomba di Li Lolghi si caratterizza per la sua

posizione lievemente rialzata. La stele centrale è alta quasi 4 metri e insieme ad altri 14 ortostati costituisce un’esedra imponente. Il corridoio presenta due fasi costruttive di cui la prima deriva da un’antica allée couverte (in italiano, corridoio coperto, una tipologia di sepolcro collettivo), ben riconoscibile sul fondo per le lastre disposte a coltello con andamento elissoidale. La tomba di giganti di Coddu ‘Ecchju si caratterizza per l’imponente stele centrale, composta da due lastre di granito sovrapposte e lavorate sul bordo nel dettaglio. Anche il piccolo portello centrale risulta ben sagomato. Il corridoio centrale è ben identificabile grazie alle mura perimetrali in pietra e ai lastroni orizzontali a copertura. Attualmente la tomba si inserisce in un contesto paesaggistico suggestivo, essendo circondata da vigneti.

La tomba di giganti di Moru si trova vicino al nuraghe Albucciu, risulta però meno ben conservata per la mancanza di alcuni lastroni dell’esedra.

Nel territorio di Palau vale la pena visitare la tomba di

giganti Li Mizzani. Nonostante parte dei materiali che la componevano siano stati asportati, questa tomba immersa nella natura, tra rocce granitiche e fitta vegetazione, ha la stele centrale lavorata nella parte interna invece che in quella esterna, forse per un’errore in fase di costruzione.

In Alta Gallura, nel territorio di Calangianus, immersa tra verdi sugherete e vicino a un piccolo torrente, si trova la tomba di giganti di Pascaredda. Si raggiunge da una deviazione di campagna dalla strada che collega Calangianus a Tempio Pausania. Parcheggiata l’auto si percorre un breve tratto a piedi. Questa tomba si differenzia dalle altre in quanto la stele centrale manca della parte più alta, ma si sono conservati i lastroni di copertura e il cumulo esterno di pietre e terra, che ci restituiscono l’aspetto originario di queste tombe. Visitare questi luoghi consente di fare un viaggio nel passato e di ammirare il frutto dello studio architettonico e del lavoro minuzioso dei nostri antenati, che ancora oggi permane e sa stupire.

La tomba di giganti di Pascaredda. Foto di Daniele Pipitone The giants' tomb of Pascaredda. Photo by Daniele Pipitone

DISCOVERING THE TOMBS OF THE GIANTS

Gallura boasts some of the most significant examples of giants’ tombs, burials from the Nuragic era scattered throughout Sardinia. The imposing size of these funerary monuments is the reason for their special name

The tombs of giants represent a funerary architecture typical of the prehistoric Nuragic culture and are often located near villages, complexes with nuraghi and sacred wells. In fact, they are evidence of the presence of one or more communities in ancient times. Although the name suggests it, these tombs were not used exclusively for the burial of village leaders or adults, but of any deceased. Contrary to the domus de janas (see Delphina Journal no. 6) that were obtained by carving the rock, these burials were built with large stone boulders. The architecture of these tombs is well defined and is repeated with the same characteristics in different areas of the island, even if built with different types of stones. The tombs of giants are made up of a central corridor, covered by large slabs that were moved to bury the bodies of the dead. Around this corridor a pile of stones and earth was created and in the front it was closed by a large door-shaped stele, considered a symbol of the passage between the earthly world and the celestial one. At the bottom of this portal was a hole, considered a symbol of this passage between earthly life and the afterlife. This stele was flanked by other monoliths, of downward sloping height; all together they constituted an exedra. At the base there were horizontally placed stones that were probably used as seats or as accommodation for votive offerings. In fact, the archaeologists' hypothesis is that it was in front of this front part that the burial and propitiatory rites took place.

Visiting these monuments allows you to admire the magnificence of the megalithic and to be impressed by the large size of the stones and by the care of certain details, such as the crowning of the central stele or the shape of the monument itself that for some recalls the horns of a bull.

Immersed in the green Mediterranean landscape, in Gallura there are some of the most significant examples of giants' tombs. In Olbia you can visit the tomb of giants of Su Monte ‘e S’Abe, while in the territory of Arzachena there are three tombs of giants managed by a local cooperative: Coddu ’Ecchju and Li Lolghi (these two are considered among the most noteworthy tombs on the island on account of their majesty), and that of Moru. The tomb of Li Lolghi is characterised by its slightly raised position. The central stele is almost 4 metres high and together with 14 other

Visiting these monuments allows you to admire the magnificence of the megalithic

orthostats it forms an imposing exedra. The corridor has two construction phases, of which the first derives from an ancient allée couverte (in English, a covered corridor, a type of collective tomb), clearly recognisable on the bottom due to the slabs arranged with a knife with an ellipsoidal pattern.

The giants’ tomb of Coddu ’Ecchju is characterised by the imposing central stele, composed of two overlapping granite slabs and worked on the edge in detail. The small central door is also well shaped. The central corridor is clearly identifiable thanks to the stone perimeter walls and the horizontal covering slabs. Currently, the tomb is part of an evocative landscape, as it is surrounded by vineyards.

The giants’ tomb of Moru is located near the Albucciu nuraghe, but it is less well preserved due to the lack of some exedra slabs. In the territory of Palau, it is worth visiting the Li Mizzani tomb of the giants. Although some of the materials that made it up have been removed, this tomb immersed in nature, amid granite rocks and dense vegetation, has the central stele worked on the inside instead of on the outside, perhaps due to an error during construction.

In Alta Gallura, in the territory of Calangianus, surrounded by green cork trees and near a small stream, there is the tomb of giants of Pascaredda. It is reached by means of a country diversion from the road that connects Calangianus to Tempio Pausania. Once visitors have parked their car, it is a short distance away on foot. This tomb differs from the others in that the central stele is missing the highest part, but the covering slabs and the external accumulation of stones and earth have been preserved, which give us the original appearance of these tombs. Visiting these places allows you to take a trip back into the past and admire the fruit of the architectural study and the meticulous work of our ancestors, which still remains and is well capable of taking visitors' breath away.

CAROLINA SAPORITI

SPAZIO TURCHESE

Un tratto di costa incantato, un susseguirsi di spiagge e baie dove l’acqua è cristallina e la sabbia chiarissima. La Gallura da scoprire questa estate è quella che da Cannigione arriva a Palau

Cannigione e Palau non sono certo nomi mai sentiti, ma rispetto ad altre località della Gallura o della Costa Smeralda sono forse meno noti. E allora è il momento migliore per scoprire questo bellissimo tratto di costa nel nord – est della Sardegna, che sta a metà strada tra l’Arcipelago di La Maddalena e Porto Cervo. L’esplorazione del Golfo di Arzachena è sorprendente, preparatevi a un mondo di colori brillanti, quello delle acque turchesi di uno dei tratti di costa più belli di tutta l’isola.

Una delle mete più apprezzate è Cannigione, un tempo villaggio di pescatori e oggi località turistica con case in granito e pietre chiare, tanti spazi verdi, locali, boutique. Baia sicura per imbarcazioni da diporto, il suo porticciolo turistico è il punto di partenza ideale per andare alla scoperta delle piccole baie e spiagge che costellano il Golfo di Arzachena fino ai gioielli dell’Arcipelago di La Maddalena. Un’esplorazione che prosegue via terra, alla scoperta di siti archeologici, come le tombe di giganti e i nuraghi, che testimoniano la presenza di antiche civiltà. Ed è proprio qui che sorge il Resort Cala di Falco, hotel 4 stelle superior del gruppo Delphina che permette di esplorare tutte le spiagge bellissime affacciate sul golfo arzachenese, da Cannigione sino alle saline di Palau: La Conia, Tanca Manna, Mannena, Barca Bruciata e Isuledda, solo per citarne alcune. Da Cannigione viaggiando verso nord si arriva alla frazione di Tanca Manna, nota per la sua lunghissima spiaggia di sabbia,

L’esplorazione del Golfo di Arzachena è sorprendente, preparatevi a un mondo di colori brillanti

con tante calette e circondata da una ricca macchia mediterranea. Alle spalle della spiaggia si apre un habitat tipico di queste coste, con un piccolo stagno retrodunale e insenature profonde. A breve distanza c’è Punta di Barca Bruciata, che deve il suo nome a una vicenda storica di vendetta nei confronti di un carbonaio toscano. Pare che quest’uomo abbia tagliato i boschi in modo incontrollato e non gradito e per questo gli venne bruciata la barca. Subito prima di raggiungere la punta del promontorio, si incontra la spiaggia della punta di Barca Bruciata che si sviluppa ai due lati dell’estremità del promontorio. Immersa in una natura in parte solitaria e selvaggia, è una spiaggia di sabbia bianca e fine, con acque poco profonde: l’ideale per le famiglie con i bambini.

Sorpassato il promontorio si trova la spiaggia più grande del Golfo, quella di Mennena, sempre circondata dalla macchia mediterranea e con alcune piccole calette da raggiungere in gommone per riuscire ad arrivare nei punti più nascosti e belli. Grazie alla sua dimensione anche in estate questa spiaggia non risulta mai troppo affollata. Per chi ama stare a mollo in mare la spiaggia perfetta è quella delle Piscine, che si può raggiungere, oltre che via mare, anche con una breve

Acque terse e ricca vegetazione caratterizzano la spiaggia Le Piscine di Cannigione Clear waters and rich vegetation characterise Le Piscine di Cannigione beach

passeggiata seguendo un sentiero immerso nella natura dove profumano e si vedono tutte le varietà di piante tipiche della Sardegna: cisto, mirto, lentisco, ginepro e ancora l’olivastro, il corbezzolo e l’erica. Ovviamente il nome “piscine” ha a che vedere con la trasparenza dell’acqua di questa spiaggia chiusa a nord da Punta Saline.

Sempre guidati dalla voglia di visitare spiagge incantevoli, si arriva a Palau, alle porte dell’Arcipelago di La Maddalena. Incastonata in un’insenatura riparata dalla tramontana, di fronte alle isole stupende dell’arcipelago, è un must e una tappa finale obbligatoria. Palau è famosa per la sua Roccia dell’Orso, una formazione granitica naturale che domina il paesaggio e diventata simbolo di questa località, e per alcune stupende cale come Cala di Lepre e Cala Capra. Qui, con le gambe immerse nella sabbia finissima, guardando il mare turchese spariranno tutti i pensieri e ci si godrà solo il momento presente.

TURQUOISE SPACE An enchanted stretch of coastline, a succession of beaches and bays where the water is crystal clear and the sand is incredibly light in colour. The Gallura to discover this summer is the one that arrives in Palau from Cannigione

Cannigione and Palau are certainly not unfamiliar place names, but compared to other locations in Gallura or the Emerald Coast, they are perhaps less well-known. So, then, it's the best time to discover this beautiful stretch of coastline in the north-east of Sardinia, which is halfway between the Maddalena Archipelago and Porto Cervo. The exploration of the Gulf of Arzachena is surprising: prepare yourself for a world of bright colours, that of the turquoise waters of one of the most beautiful stretches of coastline in the whole island. One of the most popular destinations is Cannigione, which was once a fishing village and today is a tourist destination with granite houses and white stones, many green spaces, bars and boutiques. A safe bay for pleasure boats, its marina is the ideal starting point to discover the small bays and beaches that dot the Gulf of Arzachena, up to the gems of the Maddalena Archipelago. This is an exploration that can be continued by land, discovering archaeological sites, such as the tombs of the giants and the nuraghi, which testify to the presence of ancient civilisations. And it is here that the Cala di Falco Resort is located, a 4-star superior hotel of the Delphina group that allows visitors to explore all the beautiful beaches overlooking the Arzachena gulf, from Cannigione to the salt flats of Palau: La Conia, Tanca

Manna, Mannena, Barca Bruciata and Isuledda, just to name a few. From Cannigione, travelling north, you arrive at the hamlet of Tanca Manna, known for its very long sandy beach, with many coves and surrounded by an extensive Mediterranean scrub. Behind the beach, a typical habitat of these coasts opens up, with a small pond behind the dunes and deep inlets. A short distance away is Punta di Barca Bruciata, which owes its name to a historical vicissitude of revenge against a Tuscan coal miner. It seems that this man cut the woods in an uncontrolled and unwelcome way, and for this reason his boat was burned. Just before reaching the tip of the promontory, you meet the beach of the tip of Barca Bruciata, which develops on both sides of the end of the promontory. Immersed in partly solitary and unspoilt nature, it is a beach of fine white sand and shallow sea: ideal for families with children.

Surpassed by the promontory is the largest beach in the Gulf, that of Mennena, once again surrounded by Mediterranean scrub and with some beautiful small coves that can be reached by dinghy, in order to be able to get to the most hidden and beautiful points. Thanks to its size,

The exploration of the Gulf of Arzachena is surprising: prepare yourself for a world of bright colours

even in summer, this beach is never too crowded. For those who love to stay on the water, the perfect beach is the Spiaggia delle Piscine, which can be accessed, in addition to by sea, also by means of a short walk following a path immersed in nature where you can feel and see all the varieties of plants that are typical of Sardinia: rock rose, myrtle, mastic, juniper and even olive, strawberry and heather. Obviously, the name "piscine" ("pools") has to do with the transparency of the water of this beach, which is closed off to the north by Punta Saline. Always driven by the desire to visit the enchanting beaches, you arrive in Palau, at the gates of the Maddalena Archipelago. Set in an inlet sheltered by the sunset, in front of the beautiful islands of the archipelago, it is a must-see and a mandatory final stop. Palau is famous for its Roccia dell'Orso ("Bear Rock"), a natural granite formation that dominates the landscape and has become a symbol of this locality, and that of some beautiful coves, such as Cala di Lepre and Cala Capra. Here, with your feet immersed in the finest sand, looking out towards the turquoise sea, all thoughts will disappear, and you will only enjoy the present moment.

La costa di Cannigione nasconde paradisi azzurri da scoprire via mare The coast of Cannigione hides blue paradises to discover by sea

Un’estate in barca

Alla

scoperta delle spiagge più belle del nord della Sardegna grazie alle imbarcazioni di Poseidon Charter

C’è un modo ancora migliore per godersi tutta la bellezza di questo tratto di costa sardo: noleggiare un’imbarcazione – uno yacht o un gommone – e partire per godersi l’esclusività di alcune calette difficilmente raggiungibili (a volte impossibilmente) se non via mare. Poseidon Charter offre servizi charter che permettono di avvicinarsi alle calette e di vivere esperienze dinamiche navigando lungo la Costa Smeralda, l’Arcipelago di La Maddalena e anche la Corsica. Con un’esperienza più che ventennale, Poseidon Charter ha una flotta di yacht e gommoni in esclusiva ormeggiati nella marina di Cala Capra, sotto la famosa Roccia dell’Orso, in un approdo turistico privato a soli tre chilometri da Palau, con possibilità di imbarco da tutti i porti della

Gallura. La Marina di Cala Capra è a meno di 10 minuti di navigazione dall’Isola di Caprera e dalla cittadina di La Maddalena a nord, mentre a sud dista 10 minuti da Baia Sardinia e Poltu Quatu e circa 15 minuti da Porto Cervo. La novità per questa stagione è il Joker Boat Clubman 35 della lunghezza di 10,70 metri, con ampie aree prendisole nella zona giorno, sia a prua che a poppa, perfetto per le famiglie o gruppi di amici fino a 8/10 persone. Tutte le soluzioni di Poseidon garantiscono la possibilità di esplorare piccole baie e navigare lungo tratti di costa con fondali più bassi, non raggiungibili da grandi yacht e barche a vela, senza rinunciare alla sicurezza e al comfort. A summer on a boat

Discovering the most beautiful beaches in northern

Sardinia thanks to Poseidon Charter boats

There is an even better way to enjoy all the beauty of this stretch of Sardinian coast: rent a boat, a yacht, or a dinghy and set off to enjoy the exclusivity of some coves that are difficult to reach (sometimes impossible), other than by sea. Poseidon Charter offers charter services that allow you to approach the coves and enjoy dynamic experiences sailing along the Emerald Coast, the La Maddalena Archipelago and also Corsica. With more than twenty years of experience, Poseidon Charter has a fleet of exclusive yachts and dinghies moored in the marina of Cala Capra, under the famous Roccia dell'Orso, in a private tourist landing just three kilometres from Palau, with the possibility of

boarding from all the ports of Gallura. The Marina di Cala Capra is less than 10 minutes by boat from the island of Caprera and the town of La Maddalena to the north, while to the south it is 10 minutes from Baia Sardinia and Poltu Quatu and about 15 minutes from Porto Cervo. The new addition for this season is the Joker Boat Clubman 35, 10.70 metres long, with large sunbathing areas in the living area, both at the bow and at the stern, perfect for families or groups of friends up to 8 to 10 people. All Poseidon solutions guarantee the possibility of exploring small bays and sailing along stretches of coastline with shallower depths that are not accessible to large yachts and sailing boats, without sacrificing safety and comfort.

SUP, in piedi sul mare

Doppiare il faro di Capo d’Orso, seguire la costa per ammirare la Roccia dell’Orso dal basso sulle tracce dell’antica terra dei

Lestrigoni: nel nord Sardegna ogni pagaiata è una sorpresa, per godersi la natura ed esplorare le calette lungo la costa

È difficile non notare come, negli ultimi anni, le spiagge abbiano accolto, tra i vari mezzi di trasporto per approcciarsi all’acqua, gli Stand Up Paddle, meglio conosciuti come SUP. Queste tavole di grosse dimensioni fornite di un remo sono una valida alternativa a canoa e kayak e sono alla portata di tutti perché hanno una curva di apprendimento delle basi veloce. Esistono diverse tipologie di SUP, a seconda del fine a cui sono dedicati: ci sono tavole, chiamate wave, nate per le competizioni da onda; poi le race, concepite per fornire grandi prestazioni; le touring, generose per dimensioni e pensate per l’esplorazione; le all around, adatte a tutti e specialmente a chi muove i primi passi di questa disciplina. Le dimensioni variano ma, per intenderci, una tavola all around è lunga circa 10 piedi e larga dai 30 ai 34 pollici (3 metri x 75-85 centimetri). Questo non è l’unico modo di categorizzarli perché, a monte, i SUP si dividono in due grandi famiglie: quelli rigidi, i primi a comparire sul mercato, e quelli gonfiabili, più pratici da trasportare. Accessori fondamentali sono poi il leash, il cordone da attaccare alla caviglia, il remo o pagaia, spesso regolabile in altezza (quella consigliata è di circa 10-15 centimetri in più rispetto alla propria statura) e la pinna, da attaccare nella parte inferiore della tavola. In acqua, soprattutto se si fa exploring, è necessario poi un giubbotto di salvataggio. Chi viene da uno sport da onda o ha esperienza con remi e pagaie avrà poche difficoltà ad adattarsi al SUP. Per chi parte da zero, invece, non ci vorrà molto per prendere confidenza. L’importante è incominciare con una tavola facile, in condizioni di acque calme, senza allontanarsi troppo dalla riva nelle prime uscite. L’equilibrio va cercato per gradi: prima di provare ad alzarsi in piedi, il con-

siglio è di pagaiare in ginocchio. La posizione ottimale è quella con i piedi paralleli posti sul baricentro del SUP, solitamente indicato dalla presenza dalla maniglia per il trasporto, a una distanza simile a quella delle spalle. Una volta acquisita sicurezza inizia il divertimento, ma non solo: muoversi con questo mezzo in acqua è un ottimo esercizio fisico che stimola tutta la muscolatura senza sollecitare in maniera eccessiva le articolazioni. Molti, infatti, vedono in questa attività un’alternativa per tenersi in forma divertendosi e – almeno a livello di percezione – senza fare grande fatica. Anche i piccoli aggiustamenti che si fanno per tenersi in equilibrio, infatti, sollecitano la muscolatura addominale e quella degli arti inferiori in maniera importante.

Il suo essere un’attività naturalmente anti stress ha spinto molte persone a combinarlo con lo yoga, facendo nascere una “nicchia” di persone che eseguono asana a bordo di questa tavola, totalmente immersi nella natura.

Uno dei punti di forza del SUP è la sua predisposizione per esplorare i tratti costieri non facilmente accessibili via terra. Una volta capito come ci si muove in acqua, si può apprezzare la sua versatilità e l’ampia libertà che concede. La particolarità della costa del nord della Sardegna, ricca di calette e insenature, è perfetta per questa attività: da Santa Teresa Gallura a Palau ogni pagaiata è una sorpresa, con la macchia mediterranea che si alterna al tipico paesaggio granitico gallurese. Doppiare il faro di Capo d’Orso che guarda l’Arcipelago di La Maddalena per poi pagaiare verso la Roccia di Pluto a Palau è un’esperienza che non si dimentica. Punto di

Il SUP è perfetto per raggiungere calette e insenature SUP is perfect for getting to coves and inlets

partenza la Marina di Cala Capra per il noleggio del SUP per poi seguire la linea della costa e ammirare la Roccia dell’Orso dal basso. Un lembo di terra che racconta di antichi navigatori nel Mediterraneo, identificata con la terra dei Lestrigoni che accolse Ulisse e i suoi compagni. Anche sulla costa ovest, per esempio nel tratto che va da Isola Rossa alla spiaggia di Li Junchi, il paesaggio è altrettanto affascinante, fatto di dune di sabbia e di un’acqua incredibilmente trasparente. Proprio in prossimità di questa spiaggia ha sede il Resort & SPA Le Dune, che come gli altri hotel e resort Delphina offre ai suoi ospiti la possibilità di noleggiare SUP e conoscere da un altro punto di vista il litorale sardo. Un’esperienza intensa, perché questa tavola permette senz’altro di raggiungere posti poco accessibili via terra, ma anche di farlo attorniati solo dal silenzio, intervallato man mano che ci si avvicina alla costa dai suoni della natura. L’essenza di una vacanza in Sardegna sta anche nel godere di questi momenti.

SUP: Standing on the sea Rounding the Capo d’Orso lighthouse, follow the coast to admire the Bear Rock from below, tracing the ancient land of the Lestrigons. On the coasts of northern Sardinia it is the perfect way to enjoy nature and explore the coves along the coast

It is difficult not to notice how, in recent years, beaches have welcomed, among the various means of transport to approach the water, Stand Up Paddles, better known as SUPs. These large boards equipped with an oar are nowadays a good alternative to canoeing and kayaking and are available to everyone because the basics of using them can be learned quickly. There are different types of SUP, depending on the purpose to which they are dedicated: there are boards, called wave SUPs that have been created for wave competitions; then race SUPs, which are designed to offer great performance; touring SUPs, which are generous in size and designed for exploration; and all around SUPs, which are suitable for everyone and especially for those who are taking their first steps in the world of SUP. The dimensions vary but, as an indication, an all around board is about 10 feet long and 30 to 34 inches wide (3 metres x 75–85 centimetres). This is not the only way to categorise them, because SUPs are fur-

ther divided into two large families: the rigid ones, which were the first to appear on the market, and the inflatable ones, which are more practical to transport. Fundamental accessories include the leash, the cord to be attached to the ankle, the oar or paddle, which is often adjustable in height (the recommendation is to use one that is about 10–15 centimetres more than your height), and the fin, which is attached to the underside of the board. In the water, especially if exploring, you also need a life jacket.

Those who come from a wave sports background, or have experience with oars and paddles, will have little difficulty adapting to the SUP. For those who are starting from scratch, on the other hand, it will not take long to get familiar with it. The important thing is to start with an easy board, in calm water conditions, without moving too far from the shore on the first outings. Balance must be found in stages: before trying to stand up, it is advised that you paddle on your knees. The optimal position is the one with the feet in parallel, placed on the centre of gravity of the SUP, usually indicated by the presence of the transport handle, at a distance similar to that of the shoulders.

Once safety has been ensured, the fun begins, but that's not all: moving with this vehicle in the water is excellent exercise and stimulates the entire musculature without excessively stressing the joints. In fact, many people see this activity as an alternative to keep fit while having fun and – at least in terms of perception – without having to work hard. Even the small adjustments that are made to maintain balance, in fact, work the abdominal musculature and that of the lower limbs in a significant way. As it is a naturally anti-stress acti-

vity, this has prompted many people to combine it with yoga, giving rise to a “niche” of people who perform asanas on these boards, totally immersed in nature. One of the advantages of the SUP is that it offers the possibility to explore coastal stretches that are not easily accessible by land. Once you understand how to move in the water, you can appreciate its versatility and the extensive freedom it allows. The particularity of the northern coast of Sardinia, which is full of coves and inlets, makes it perfect for this activity: from Santa Teresa Gallura to Palau, every paddle is a surprise, with the Mediterranean scrub alternating with the typical Gallurese granite landscape. Rounding the Capo d’Orso lighthouse overlooking the La Maddalena Archipelago and paddling towards Pluto Rock in Palau is an unforgettable experience. Starting from Marina di Cala Capra, where you can rent a SUP, you then follow the coastline to admire Bear Rock from below. This strip of land tells the story of ancient Mediterranean navigators and is identified with the land of the Lestrigons, who welcomed Ulysses and his companions. Even on the west coast, for example in the stretch from Isola Rossa to Li Junchi beach, the landscape is equally breathtaking, made up of sand dunes and incredibly transparent water. Just near this beach is the Le Dune Resort & SPA, which like other Delphina hotels and resorts offers its guests the opportunity to rent SUPs and get to know the Sardinian coast from another point of view. An intense experience, because this board certainly allows you to reach places that are inaccessible by land, but also to do so surrounded only by silence, punctuated as you approach the coast with the sounds of nature. The essence of a holiday in Sardinia is also to enjoy these moments.

Il SUP ha una curva di apprendimento rapida ed è adatto a tutti SUP can be picked up quickly and is suitable for all

Yoga e natura alla scoperta di sé

Fare yoga all’aperto unisce corpo, mente e anima in armonia con la natura. Lontano dalla frenesia quotidiana, la pratica regala calma, serenità e una profonda riscoperta interiore. E con il rumore del mare e i profumi della macchia mediterranea, con Delphina l’esperienza è a 360°

Immagina di distenderti su un tappetino: il cielo azzurro come soffitto e l’erba morbida sotto di te. Respiri profondamente, senti l’aria fresca riempire i polmoni, l’energia della natura avvolgerti con leggerezza. Poco distante, il rumore del mare, con le sue onde che ti cullano, respiro dopo respiro… Praticare yoga all’aperto è un’esperienza che unisce corpo, mente e anima in un unico abbraccio con l’ambiente circostante. L’importanza dei suoi benefici risiede nello stretto e ancestrale rapporto tra l’essere umano e il mondo naturale. Noi, infatti, veniamo dalla Terra, dai quattro elementi, dall’energia che permette al sole di far crescere i fiori e alla luna di influenzare le maree. Quando ci ritroviamo immersi nel verde, magari con il blu del cielo e del mare che si disperdono nei nostri occhi, e quando ci allontaniamo quindi dai ritmi frenetici della vita quotidiana per dedicarci a noi stessi, ci ritroviamo davvero. Torniamo in connessione con l’universo: movimenti e respiri diventano una danza di benessere, salute e libertà. È facile sperimentarlo se si è ospiti di uno degli hotel e resort Delphina che, per la stagione estiva 2024, propongono tante attività esperienziali di yoga e natura. Protagonista la splendida Gallura, che tra il verde della macchia mediterranea e la bellezza delle sue coste, diventa il palcoscenico perfetto per un’esperienza di yoga che va oltre la pratica fisica. Qui ogni sessione diventa un viaggio indimenticabile, un percorso di crescita personale e di trasformazione interiore, pensato per offrire benefici

unici sia ai neofiti sia ai praticanti esperti. Come il mirto, l’elicriso e il lentisco, queste attività sono diverse tra loro, ma ognuna contribuisce a creare il profumo inconfondibile della Sardegna e a veicolare tutte le energie per garantire un’esperienza completa e memorabile.

La proposta di yoga al Resort Valle dell’Erica si articola in diversi momenti settimanali ad accesso libero con un focus specifico su corpo, mente e anima. Questo approccio olistico permette di toccare tutte le dimensioni esistenziali contemplate nello yoga e offre un percorso che coinvolge tutti gli elementi della natura: terra, acqua, fuoco, aria ed etere. Una delle occasioni offerte dal resort sono le lezioni di yoga che si tengono vicino alla piscina La Licciola, circondati dalla serena bellezza della natura. Questa sessione completa non si concentra solo sulle pratiche yoga tradizionali per migliorare flessibilità, forza e pace interiore, ma include anche un segmento speciale dedicato allo yoga facciale. Questa pratica particolare offre vantaggi unici come il miglioramento del tono del viso, la riduzione della tensione e un aspetto naturale e giovanile.

Un’altra esperienza molto particolare è quella del “Li Zini Sound Bathing”. Si tratta di una sessione di bagno sonoro con campane tibetane e gong che si tiene nella piccola baia tranquilla e riservata della spiaggia di Li Zini. Questa meditazione sonora, preceduta da alcune posizioni e tecniche di

Il rumore del mare accompagna la pratica The sound of the sea accompanies the practice

respirazione, prepara corpo e mente a un viaggio dell’anima circondati da incantevoli rocce di granito. Le vibrazioni sonore hanno un effetto terapeutico profondo, capace di indurre un benessere intenso.

Al Park Hotel Cala di Lepre a Palau, lezioni di yoga, pilates, tonificazione e flexybility – la ginnastica del risveglio – si svolgono vicino al mare con vista sulla baia, mentre all’Hotel Marinedda a Isola Rossa la pratica si svolge al Centro Thalasso & SPA L’Elicriso. All’Hotel Capo d’Orso di Palau, la pedana dedicata allo yoga è rivolta verso il mare, circondata da lecci e macchia mediterranea: un’ottima location per il saluto al sole mattutino. Imperdibile anche l’esperienza yoga al Resort & SPA Le Dune a Badesi, dove si può godere di una location e di un paesaggio davvero suggestivi: una pedana che guarda direttamente sul mare, circondata dai ginepri. Praticare yoga nella natura è un modo per ricordarci che pace e gioia possono essere trovate nelle cose più semplici. Da queste esperienze – a tutti gli effetti rituali di bellezza e tranquillità – traiamo profonda consapevolezza e gratitudine. E ad ogni onda del mare, siamo finalmente di nuovo noi stessi.

Yoga and nature in a journey of self-discovery Practicing yoga outdoors combines body, mind and soul in harmony with nature. Far away from the hustle and bustle of daily life, the practice offers calm, serenity and an opportunity for deep inner rediscovery. And with the sound of the sea and the scents of mediterranean scrub, with Delphina the experience is a completely immersive one

Imagine lying on a mat with the blue sky as a ceiling and the soft grass beneath you. You breathe deeply, feeling the fresh air as it fills your lungs, and the energy of nature enfolding you lightly. Not far away, there is the sound of the sea, with its waves that cradle you, breath after breath... Practicing yoga outdoors is an experience that combines body, mind and soul in a single embrace with the surrounding environment. The value of its benefits lies in the close and ancestral relationship between human beings and the natural world. After all, we come from the Earth, from the four elements, and from the energy that allows the sun to grow flowers and the moon to influence the tides. When we find ourselves immersed in greenery, perhaps with the blue of the sky and the sea reflecting in our eyes, and when we then

move away from the hectic rhythms of daily life to dedicate time and attention to ourselves, we really find ourselves. Let’s get back in touch with the universe: movements and breaths become a dance of wellbeing, health and freedom. It is easy to experience if you are a guest of one of the Delphina hotels and resorts that, for the summer season 2024, offer many experiential yoga and nature activities.

The protagonist is the splendid Gallura, which, with its lush Mediterranean scrub and stunning coastline, becomes the perfect stage for a yoga experience that goes beyond physical practice. Here, each session becomes an unforgettable journey, a path of personal growth and inner transformation. Each session represents a stage of the journey, designed to offer unique benefits to complete beginners and experienced practitioners alike. Like myrtle, helichrysum and mastic, these activities are different from each other, but each one contributes to creating the unmistakable scent of Sardinia and to conveying all the energies to guarantee a complete and memorable experience. The yoga proposal at the Valle dell’Erica Resort is divided into several weekly free access moments with a specific focus on body, mind and soul. This holistic approach allows you to explore all the existential dimensions that yoga allows you to consider, and offers a path that involves all the elements of nature: earth, water, fire, air and ether.

One of the opportunities offered by the resort are the yoga classes held near the La Licciola swimming pool, surrounded by the serene beauty of nature. This comprehensive session not only focuses on traditional yoga practices to improve

flexibility, strength and inner peace, but also includes a special part dedicated to facial yoga. This particular practice offers unique advantages such as the improvement of facial tone, the reduction of tension and a natural and youthful appearance. Another very special experience is that of “Li Zini Sound Bathing”. It is a sound bathing session with Tibetan bells and gong that is held in the small, quiet and reserved bay of Li Zini beach. This sound meditation, preceded by some postures and breathing techniques, prepares body and mind for a journey of the soul surrounded by beautiful granite rocks. The sound vibrations have a profound therapeutic effect, and are able to create an intense sense of wellbeing. At the Park Hotel Cala di Lepre in Palau, yoga, pilates, toning and flexibility classes – morning classes for reinvigoration – take place near the sea with a view of the bay, while at the Hotel Marinedda in Isola Rossa the practice takes place at the L’Elicriso Thalasso & SPA Centre. At the Hotel Capo d’Orso in Palau, the dedicated yoga platform faces the sea, surrounded by holm-oaks and the Mediterranean: an excellent location for saluting the morning sun. Do not miss the yoga experience at the Le Dune Resort & SPA in Badesi, where you can enjoy a truly evocative location and landscape: a platform overlooking the sea, surrounded by juniper trees. Practicing yoga in nature is a way to remind ourselves that peace and joy can be found in the simplest things. From these experiences – which are, in every respect, rituals of beauty and tranquillity – we draw deep awareness and gratitude. And with each of the sea's waves, we are finally ourselves again.

Circondata dai ginepri, la pedana del Resort & SPA Le Dune guarda al mare Surrounded by juniper trees, the platform of Le Dune Resort & SPA overlooks the sea

WORDS LUIGI BRUZZONE

Yoga Equipment

REYOGA

Mantieni la connessione con la natura grazie al tappetino yoga in sughero ecologico a grana fine, resistente e confortevole Stay connected with nature with the eco-friendly fine-grain cork yoga mat, which is both durable and comfortable www.reyoga.it

SELEZIONE DELPHINA

Ispirata ai temi dell'artigianato sardo, la borraccia in acciaio Delphina è da portare sempre con sé, anche a una lezione di yoga Inspired by Sardinian craftsmanship themes, the Delphina steel water bottle is designed to be carried everywhere, even to a yoga class. www.selezionedelphina.com

BAMFORD

Realizzato in sughero, il blocco da yoga è molto utile a chi si è avvicinato da poco a questa disciplina Made of cork, the yoga block is very useful for those who have recently approached this discipline www.bamford.com/eu

UNDER ARMOUR

L’esclusiva tecnologia di supporto del reggiseno Infinity Low Strappy asseconda ogni movimento per un sostegno senza limiti The exclusive support technology of the Infinity Low Strappy bra supports every movement for unlimited support www.underarmour.it

ADIDAS

Dal saluto al sole fino al rilassamento in Savasana, questa felpa garantisce la massima praticità in ogni momento della sessione From saluting the sun to relaxing in Savasana, this sweatshirt guarantees maximum practicality at any time of the session www.adidas.it

ECOALF

Oltre a consentire libertà di movimento, la T-shirt Tista dona una piacevole sensazione di freschezza durante la pratica In addition to allowing freedom of movement, the Tista T-shirt gives a pleasant feeling of coolness during practice www.ecoalf.com

REEBOK

Dotati di vita alta e di inserti laterali a coste, gli shorts Ree Cycled assicurano comfort anche nelle posizioni più impegnative Equipped with a high waist and ribbed side inserts, Ree Cycled shorts ensure comfort, even in the most challenging postures www.reebok.eu/it-it

ANIMA DI FERRO

In Sardegna la tradizione artigiana del ferro battuto è più viva che mai e trova spazio anche all’interno degli hotel e resort Delphina, che ha voluto impreziosire i suoi ambienti con arredamenti e creazioni unici

Parlare oggi di lavorazione del ferro battuto richiama epoche storiche ormai tramontate, distanti anni luce da un’attualità di standardizzazione e produzione in serie. Eppure, questa tradizione artigiana è uscita relativamente indenne dai tramestii tecnologici del XX secolo e ha scollinato il millennio con successo, mantenendosi viva grazie alle sue caratteristiche difficili da replicare a livello industriale. Esempio lampante di questa “scorza dura” sono i mastri ferrai della Sardegna, regione che vanta una solida tradizione artigiana e ha da sempre un feeling particolare con la battitura manuale del ferro. Manuale: proprio questo aggettivo è ciò che contraddistingue l’arte del ferro battuto, con una lavorazione che dalla forgiatura alla battitura è sempre seguita ed eseguita in prima persona dall’artigiano all’interno della propria bottega. Colpo dopo colpo, con i suoi attrezzi il mastro ferraio piega e modella le aste di ferro battuto fino a far assumere loro la forma desiderata, lasciando un’indelebile “traccia umana” nel risultato finale e conferendo una personalità unica a ogni singola creazione. Impossibile ritrovare la stessa cura per i dettagli in un prodotto industriale. Laddove in passato la lavorazione del ferro battuto concerneva gli ambiti più disparati, oggi riguarda per lo più la produzione di oggetti di arredamento. Letti, sedie, tavolini, cancelli e ringhiere, spesso impreziositi da elaborate decorazioni: queste sono le opere d’elezione dei mastri ferrai di oggi. Il pregio di questi prodotti risulta ben chiaro agli intenditori, ma le loro doti sia funzionali che estetiche risultano immediata-

mente evidenti anche a chi non abbia dimestichezza con questa tipologia di lavorazione artigianale. Con la volontà di instillare un pizzico di anima sarda in ogni angolo dei propri hotel e resort, Delphina ha scelto di adottare il ferro battuto all’interno dei propri ambienti, dalle camere alle terrazze panoramiche che accolgono ristoranti e aree relax. Così, girando per le strutture ricettive, non è raro imbattersi in una delle tante opere di artigianato commissionate ai mastri ferrai locali, con i quali nel tempo si è sviluppato un felice rapporto di collaborazione diretta. Dalle testiere dei letti fino alle strutture dei divani, passando per le balaustre dei balconi e per dettagli decorativi talvolta nascosti, gli artigiani sardi hanno impresso la loro impronta rendendo unici quegli spazi in un continuo rimando alla terra che li accoglie. Toccando con mano le strutture in ferro battuto di questi mobili e accessori, gli ospiti di Delphina potranno cogliere in prima persona l’estro, il lavoro e l’anima artigiana che contribuiscono a rendere speciale ognuno di essi, in un richiamo decisamente concreto a un mondo passato in cui tutto quanto appariva più umano.

1 Un momento della lavorazione del ferro. Foto di Morteza Mohammadi da Unsplash A moment during the working of

2 Un dettaglio della Piazzetta degli Ulivi nel Resort Valle dell'Erica Thalasso & SPA A detail of the Piazzetta degli Ulivi in the Resort Valle dell'Erica Thalasso & SPA

IRON SOUL In Sardinia, the artisan tradition of wrought iron is more alive than ever and also finds space in the Delphina hotels and resorts, which wanted to embellish its environments with unique furnishings and creations

Speaking of wrought iron workmanship today recalls historical eras that are now gone, light years away from the current trend of standardisation and mass production. Yet, this artisan tradition has emerged relatively unscathed from the technological trappings of the twentieth century and has successfully survived into the new millennium, keeping itself alive thanks to its characteristics that are difficult to replicate at the industrial level. A striking example of this “thick skin” are the iron masters of Sardinia, a region that boasts a solid artisan tradition and has always had a particular feel for the manual beating of iron. Manual: this adjective is what distinguishes the art of wrought iron, with a workmanship that from forging to beating is always followed and carried out by the artisan in his own workshop. Blow after blow, the master ironworker uses his tools to bend and shape the wrought iron rods until they take on the desired shape, leaving an indelible “human trace” in the final result and giving a unique personality to each individual creation. The same attention to detail cannot be found in an industrial product. Whereas in the past the working of wrought iron concerned the most disparate areas, today it mainly concerns the production of furnishing objects. Beds, chairs, tables, gates and railings, often embellished with elaborate decorations: these are the works of choice of today’s iron masters. The value of these products is very clear to connoisseurs, but their functional and aesthetic qualities are immediately evident even to those unfamiliar with this type of

craftsmanship. With the desire to instil a pinch of Sardinian spirit in every corner of its hotels and resorts, Delphina has chosen to adopt wrought iron within its environments, from the rooms to the panoramic terraces that welcome restaurants and relaxation areas. Thus, touring the accommodation facilities, it is not uncommon to come across one of the many works of craftsmanship commissioned from local iron masters, with whom a happy relationship of direct collaboration has developed over time. From the headboards of the beds to the structures of the sofas, via the balustrades of the balconies and decorative details that are sometimes hidden, the Sardinian artisans have left their mark by making those spaces unique in a continuous reference to the land that welcomes them. By touching the wrought iron structures of these pieces of furniture and accessories, Delphina guests will be able to experience firsthand the inspiration, work and artisan spirit that contribute to making each of them special, in a decidedly tangible reminder of a world gone by, in which everything seemed more human.

iron. Photo by Morteza Mohammadi on Unsplash

ORO ROSSO, UN TESORO

DA PROTEGGERE

Il profondo legame tra la Sardegna e il corallo, preziosa e sempre più rara risorsa delle sue acque meravigliose, è un racconto che si snoda tra mare, storia, arte, memoria, importanza economica e tutela ambientale, con radici che affondano nella preistoria

La gonna di panno scarlatto, finemente plissettata e decorata con balze e galloni dorati, un busto rigido di raso e il bolero di velluto di seta amaranto o viola, ornato con cordoncini policromi, compongono il costume tradizionale di Ittiri, un piccolo paese situato a nord nella provincia di Sassari. Tra i più belli e preziosi, questo costume è un patrimonio culturale di grande valore, fonte di orgoglio e identità per la comunità locale, tramandato nel tempo. La sua essenza si rivela soprattutto nei dettagli intricati dei suoi gioielli. Le collane a grossi vaghi di corallo, abbinate a orecchini pendenti a goccia e ad altri ornamenti metallici come bottoni, fibbie e cin-

ture, segnano una mappa cerimoniale che riconduce al legame tra il prezioso frutto del mare e la Sardegna. La storia del corallo ha radici antichissime sull’isola, risalenti all’epoca preistorica. Veniva pescato ed esportato in Oriente già durante la dominazione cartaginese. Oggi continua a essere una risorsa economica del territorio oltre che un elemento identitario con proprietà estetiche e culturali uniche. A ispirare gli abitanti dell’isola di Ichnusa è il Corallium Rubrum, il corallo rosso del Mediterraneo, la sua presenza è segnalata tra l’Asinara e la Corsica, lungo la costa di Castelsardo e Isola Rossa fino a giungere in Gallura tra Vignola e Santa Teresa Gallura. Cresce inoltre copioso a sud della pianura della Nurra, dove si trova la città di Alghero. Proprio nella ridente città catalana, chiamata, non a caso, la “Riviera del Corallo”, esiste un museo interamente dedicato alla gemma organica, il

MACOR, che ne promuove gli aspetti biologici, scientifici e artigianali, ponendo l’accento sulla necessità di proteggere e preservare un organismo vivente così esclusivo. Le barriere coralline sono ecosistemi sempre più delicati, minacciati dal cambiamento climatico, l’inquinamento e le pratiche di pesca dannose. Per questo motivo, la pesca nelle acque territoriali della Sardegna è regolamentata con normative rigorose e riservata esclusivamente ai pescatori professionisti muniti di autorizzazione. Nel 2024, per esempio, è consentita dal 1° maggio al 30 settembre, con un massimo di 13 autorizzazioni disponibili. L’ardua ricerca dell’oro rosso, che può

1 La lavorazione del corallo. Foto courtesy di Agostino Marogna Coral processing. Photo courtesy of Agostino Marogna

2 Preziosi orecchini in corallo, brillanti e smeraldi in oro 18 carati. Foto courtesy di De Simone Fratelli Precious earrings made of coral, diamonds and emeralds in 18-carat gold. Photo courtesy of De Simone Fratelli

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essere esercitata a profondità non inferiori ai 50 metri, sostiene gli artigiani della zona, dediti alla realizzazione di manufatti in cui convivono la bellezza della natura e l’abilità manuale. Un’arte che, ad Alghero, ha iniziato a essere praticata negli anni Cinquanta del Novecento, consolidandosi con la fondazione della Scuola del Corallo, presso l’Istituto Statale d’Arte locale Francesco Costantino, voluta fortemente dalla pittrice Verdina Pensé, indimenticabile e determinata artista dell’epoca. Nel rinnovato fervore creativo di quegli anni, fiorirono le attività di figure di spicco, come Agostino Marogna, orafo autodidatta che aprì la sua bottega nel 1962. La sua grande passione e il suo know-how sono portati avanti dalla figlia Sara e dal marito Giuseppe Tilocca che, nella loro bottega, situata nel cuore del centro storico della città, continuano a dedicarsi alla creazione di gioielli raffinati, in cui il corallo è spesso protagonista. «La tradizione orafa legata al corallo rosso di Alghero è un patrimonio da preservare e

celebrare – spiega Sara – la bellezza e l’unicità del corallo rosso saranno sempre un riflesso dell’anima della Sardegna e della sua gente, e noi vogliamo continuare a proteggere e onorare questo tesoro prezioso del Mediterraneo, nonostante le diverse difficoltà. La riduzione delle risorse naturali a causa della pesca eccessiva, insieme alle restrizioni normative per la protezione dell’ambiente marino, rappresentano delle sfide per i pescatori e per noi artigiani. Sfide che, però, hanno stimolato l’innovazione e la ricerca di pratiche più sostenibili, aprendo nuove opportunità. Affinché questa tradizione continui a prosperare, è fondamentale il coinvolgimento dei giovani che, dotati di sensibilità e passione, possono portare avanti questa eredità culturale, adattandola alle

opportunità dei tempi moderni». La mission di nomi come Marogna valica i confini delle coste sarde, per raggiunge i principali poli italiani di produzione e lavorazione del corallo, in Sicilia e in Campania, che vantano una tradizione artigianale centenaria; qui è ricercato anche da marchi di alta gioielleria, in grado di valorizzare questa risorsa attraverso creazioni one-of-a-kind. Tra i più rinomati, De Simone Fratelli è un vero e proprio simbolo di tradizione e qualità. L’azienda di Torre del Greco, oggi, è condotta dai fratelli Fiammetta che, pur perseguendo i valori distintivi dell’artigianalità made in Italy, investono nell’esplorazione di nuove tecniche e design, osservando un forte impegno verso la sostenibilità ambientale. Questa visione ha permesso loro di mantenere viva una tradizione antica, adattandola alle esigenze dei tempi moderni e di diffondere la cultura del corallo nostrano in tutto il mondo, attraverso gioielli che sono veri e propri capolavori.

RED GOLD, A TREASURE TROVE TO BE PROTECTED The enduring bond between Sardinia and the coral, a precious and increasingly rare resource of these wonderful waters, is a tale that winds its way through the sea, history, art, memory, its economic importance and environmental protection, with roots that go back to prehistoric times

The scarlet cloth skirt, finely pleated and decorated with flounces and gilded chevrons, a rigid satin bust and the bolero of amaranth or purple silk velvet, decorated with polychrome cords, make up the traditional costume of Ittiri, a small town located north in the province of Sassari. Among the most beautiful and precious, this costume is a cultural heritage of great value, a source of pride and identity for

the local community, handed down over the years. Its essence is revealed especially in the intricate details of its jewellery. Necklaces with large coral beads, combined with drop earrings and other metal adornments such as buttons, buckles and belts, mark a ceremonial path that leads back to the link between the precious fruit of the sea and Sardinia. The history of coral has long-standing roots on the island, dating back to prehistoric times. Since as early as the Carthaginian domination, it was fished and then exported to the East. Today it continues to be an economic resource of the area as well as an identity element with unique aesthetic and cultural properties. What inspires the inhabitants of the island of Ichnusa is the Corallium Rubrum, the red coral of the Mediterranean. Its presence is recorded between Asinara and Corsica, along the coast of Castelsardo and Isola Rossa, and even in Gallura between Vignola and Santa Teresa Gallura. It also grows abundantly south of the Nurra plain, where the

city of Alghero is located. It is in the charming Catalan city, named, unsurprisingly, the “Coral Riviera”, that there is a museum entirely dedicated to the organic gemstone, MACOR, which promotes its biological, scientific and craftsmanship aspects, emphasising the need to protect and preserve such a unique living organism. Coral reefs are increasingly delicate ecosystems, under threat from climate change, pollution and harmful fishing practices. This is why fishing in Sardinian territorial waters is regulated by strict regulations and reserved exclusively for professional fishermen with authorisation. In 2024, for example, it is permitted from 1 May to 30 September, with a maximum of 13 authorisations available. The arduous search for red gold, which can be

3 Una creazione di Agostino Marogna A creation by Agostino Marogna
4 Il costume tradizionale di Ittiri The traditional costume of Ittiri

practised at depths of no less than 50 metres, sustains the area’s artisans, who are dedicated to the creation of artefacts in which the beauty of nature and manual skill are combined. An art that began to be practised in Alghero in the 1950s, which consolidated with the foundation of the Scuola del Corallo (Coral School) at the local Francesco Costantino State Art Institute, a School that was strongly supported by the painter Verdina Pensé, an unforgettable and determined artist of the time. In the renewed creative energy of those years, the activities of prominent figures prospered, such as Agostino Marogna, a self-taught goldsmith who opened his workshop in 1962. His great passion and know-how are now carried on by his daughter Sara and her husband Giuseppe Tilocca who, in their workshop, located in the heart of the city’s historic centre, continue to dedicate themselves to the creation of refined jewellery, in which coral is often the centrepiece. “The goldsmithing tradition linked to Alghero's

red coral is a heritage to be preserved and celebrated”, Sara explains “The beauty and uniqueness of red coral will always be a reflection of the soul of Sardinia and its people, and we want to continue to protect and honour this precious treasure of the Mediterranean, despite the many difficulties. The depletion of natural resources due to overfishing, together with regulatory restrictions to protect the marine environment, present challenges for fishermen and for us as artisans. Challenges, however, have spurred on innovation and the search for more sustainable practices, which have opened up new opportunities. For this tradition to continue to flourish, the involvement of young people, who, gifted with sensitivity and passion, can carry on this cultural

heritage, adapting it to the opportunities of modern times, is crucial”. The mission of names such as Marogna crosses the borders of the Sardinian coast to reach the main Italian centres of coral production and processing, in Sicily and Campania, which boast a centuries-old tradition of craftsmanship; here, it is also sought after by top jewellery brands, capable of enhancing this resource through one-of-a-kind creations. Among the most well-known, De Simone Fratelli is a true symbol of tradition and quality. Today, the Torre del Greco-based company is run by the Fiammetta brothers who, while continuing to pursue the distinctive Italian-made values of craftsmanship, invest in the exploration of new techniques and design, observing a strong commitment to environmental sustainability. This vision has enabled them to keep an ancient tradition alive, adapting it to the needs of modern times, and to spread the culture of our coral around the world, through jewellery that are true masterpieces.

L’incanto della terra

Voltare le spalle al mare per poter avvicinarsi all’anima della Sardegna, tra visite ai borghi, da Aggius a Tempio Pausania, cucina autentica e una natura che parla

È così, per ammirare il lato più intimo della Sardegna, la sua anima, bisogna lasciarsi le spiagge alle spalle e procedere verso l’interno: è nell’entroterra sardo che si entra in contatto con l’autenticità di questa straordinaria isola, un luogo primordiale dove le pietre, i boschi, gli animali e i fiori selvatici prevalgono sull’uomo. Qui le persone conducono ancora una vita a contatto con una natura libera di parlare, dove il Maestrale suona tra le pietre e i versi degli animali risuonano nell’aria.

Il nord della Sardegna custodisce dei piccoli gioielli tra borghi e meraviglie naturalistiche da scoprire lentamente, visitando piccoli centri, siti archeologici, vigneti, cave, oliveti, sugherete e tanto altro. Guidando per andare da un borgo all’altro capita di incontrare greggi di pecore, le senti da lontano con i loro campanelli al collo perché è obbligatorio viaggiare con i finestrini abbassati (tempo permettendo, ça va sans dire) per respirare l’aria che profuma di olivo e mirto. Qualche sardo potrebbe addirittura dirvi che la vera Sardegna ha poco a che fare con il mare, un’affermazione che trova sicuramente senso nelle tradizioni gastronomiche ricche di piatti di carne, più che di mare. Ma la verità è che l’incanto della Sardegna è il perfetto equilibrio che esiste tra i suoi elementi: terra e acqua, spiagge e boschi, città costiere e borghi. Vista dall’alto, da una delle sue tante alture interne, il mare turchese è un anello che protegge questa terra sacra. L’entroterra gallurese è dominato dal Monte Limbara (si veda Delphina Journal n. 6), un massiccio granitico, caratterizzato da cime modellate ed erose dal tempo in forme scenografiche e un folto bosco. Amatissimo da tutti quelli a cui piace la natura o lo sport, ha una rete di sentieri e percorsi di

Un portone di Aggius decorato con i motivi tipici della tessitura locale An Aggius door decorated with the typical motifs of the local weaving

trekking di diverso livello che attraversano un paesaggio fatto di grandi massi che sembrano essere in equilibrio precario, boschi, corsi d’acqua e meravigliose piscine naturali. All’interno della foresta, a Littu Siccu, si trovano ancora tracce di antichi insediamenti umani, come gli stazzi nelle località Pedru Fadda e Fighizzola. Simbolo della selvaggia bellezza della Gallura interna è La Valle della Luna o la Piana dei Grandi Sassi che caratterizza il paesaggio ad Aggius, famoso per il suo centro storico in pietra, con piccole strade su cui si affacciano case in granito ben conservate. Aggius ha ricevuto il riconoscimento di “Borgo autentico” e ha la Bandiera Arancione del Touring Club, premi che vengono conferiti non solo ai borghi esteticamente belli, ma a quelli che sono impegnati nella tutela del territorio e delle tradizioni e nella promozione e nello sviluppo di un turismo sostenibile per la comunità e per la natura. Nel borgo si possono visitare il museo etnografico, per conoscere più da vicino le tradizioni del territorio (tra cui, per esempio, la produzione di tappeti e in generale la tessitura) e quello del banditismo che narra un pezzo di storia meno nota. I giorni più importanti del borgo di Aggius sono quelli della Settimana Santa in cui il paese si trasforma idealmente in Gerusalemme e le confraternite, in abiti tradizionali, danno vita a processioni solenni. Altro borgo che attira molti visitatori è Tempio Pausania, che oltre alla Bandiera Arancione del Touring, fa parte dei “Borghi più belli d’Italia”. Tempio Pausania è detta “la città

di pietra” per via degli edifici e delle pavimentazioni in granito che caratterizzano tutto il centro storico (e in generale la Gallura). Il borgo è infatti famoso per la lavorazione di questa pietra, ma anche per quella del sughero e per il suo carnevale che richiama ogni anno migliaia di persone. Meritano una visita anche Banari e Borutta, due dei comuni con meno di mille abitanti protagonisti del progetto fotografico di Elisabetta Loi e Sergio Melis di Arasolè La domenica nei villaggi. Il progetto porta l’osservatore nella vita domenicale dei comuni sempre più a rischio di soppressione e accorpamento con centri più grossi. Un destino infelice che farebbe perdere a questi paesi identità, storia e radici. I comuni sardi con meno di mille abitanti sono attualmente 125. Attorno al Lago del Liscia sorgono altri borghi da visitare come Sant’Antonio di Gallura, Arzachena, Calangianus e Luras. Ma c’è anche uno spettacolo naturale meraviglioso che è l’Olivastro millenario di Luras, il più antico d’Europa, con i suoi quasi 4.000 anni di vita. Prima di ripartire, un’ultima tappa, quella a Luogosanto, borgo di meno di 2.000 abitanti e con più di 20 chiese (chiaro perché si chiami così, no?), oltre che un castello, i resti di un eremo e il bel santuario di San Trano. Ecco, in questo pianoro aspro e battuto dal vento, guardando a questa chiesa, si entra in contatto con la dimensione più spirituale della Sardegna, quella che connette anche con se stessi.

1 Il centro di Borutta. Foto di di Elisabetta Loi e Sergio Melis, Arasolè The centre of Borutta. Photo by Elisabetta Loi and Sergio Melis, Arasolè

2 La chiesa di Banari. Foto di di Elisabetta Loi e Sergio Melis, Arasolè The church of Banari. Photo by Elisabetta Loi and Sergio Melis, Arasolè

The charm of the land Turning your back on the sea to get closer to the spirit of Sardinia, between visits to the villages, from Aggius to Tempio Pausania, authentic cuisine and evocative nature

This is how, in order to admire the most intimate side of Sardinia, its soul, you have to leave the beaches behind and go inland: it is in the Sardinian hinterland that you come into contact with the authenticity of this extraordinary island, a primordial place where stones, forests, animals and wildflowers prevail over man. Here people still lead a life in contact with nature, leaving it free to speak, where the Mistral sounds among the stones and the sounds of wildlife resonate in the air.

The north of Sardinia has small gems to offer, combining villages and natural wonders to be discovered slowly, visiting small towns, archaeological sites, vineyards, quarries, olive groves, cork oak forests and much more. While driving from one village to another, you come across flocks of sheep, you hear them from afar with their bells around their necks

because it is mandatory to travel with the windows down (time permitting, it goes without saying) to breathe in the air that carries the scents of olive and myrtle.

Some Sardinians might even tell you that the real Sardinia has little to do with the sea: a statement that certainly makes sense in gastronomic traditions in which meat dishes abound, rather than seafood. But the truth is that Sardinia's charm is the perfect balance that exists between its elements: land and water, beaches and forests, coastal cities and villages. Seen from above, from one of its many internal heights, the turquoise sea forms a ring that protects this sacred land. The Gallura hinterland is dominated by Mount Limbara (see Delphina Journal no. 6), a granite massif, characterised by moulded peaks and eroded by time into scenic forms, and a thick forest. Loved by all those who like nature or sport, it has a network of trails and trekking paths of different levels that cross a landscape made of large boulders that seem to hang in delicate balance, forests, waterways and wonderful natural pools.

Inside the forest, in Littu Siccu, there are still traces of ancient human settlements, such as the stazzi (old rural houses) in the towns of Pedru Fadda and Fighizzola. A symbol of the wild beauty of the inner Gallura is La Valle della Luna or the Piana dei Grandi Sassi, which characterises the landscape of Aggius, famous for its historical stone centre, with small streets lined by well-preserved granite houses. Aggius has received the “Borgo autentico” (authentic village) recognition and has the Orange Flag of the Touring Club, awards that are conferred not only to aesthetically beautiful villages, but to villages that are committed to the protection of the territory and traditions and to the promotion and development of sustainable tourism for the community and for nature. In the village you can visit the ethnographic museum to learn more about the traditions of the area (including, for example, the production of carpets and weaving in general) and that of banditry, which provides visitors with an insight into a lesser-known piece of history. The most important days of the village of Aggius are those of Holy Week, in which the village is conceptually transformed into Jerusalem and the brotherhoods, in traditional clothes, participate in solemn processions.

Another village that attracts many visitors is Tempio Pausania, which, in addition to the Orange Touring Flag, is one of the “Borghi più belli d’Italia” (Most beautiful villages in Italy). Tempio Pausania is called “the city of stone” because of the buildings and granite flooring that characterise the entire historical centre (and Gallura in general). The village is in fact famous for the processing of this stone, but also for that of cork and for its carnival, which attracts thousands of people every year. Also worth a visit are Banari and Borutta, two of the communes with fewer than a thousand inhabitants and which are the stars of the photographic project by Elisabetta Loi and Sergio Melis di Arasolè La domenica nei villaggi (“Sunday in the villages”). The project brings the observer into the Sunday life of communes that are increasingly at risk of elimination and merging with larger centres. This would be an unhappy fate that would lead these villages to lose their identities, history and roots. There are currently 125 Sardinian communes with fewer than a thousand inhabitants. Around Lake Liscia there are other villages to visit, such as Sant’Antonio di Gallura, Arzachena, Calangianus and Luras. But there is also a wonderful natural spectacle, which is the ancient olive tree of Luras , the oldest in Europe, with its almost 4,000 years of life. Before leaving, there’s one last stop in Luogosanto, a village of less than 2,000 inhabitants and with more than 20 churches (of course, why else would it called “Luogosanto”, “sacred place”?), as well as a castle, the remains of a hermitage and the beautiful sanctuary of San Trano. Here, in this harsh plateau that is beaten by the wind, looking at this church, you come into contact with the most spiritual dimension of Sardinia, the one that also connects you with yourself.

WORDS

GAETANO MORACA

QUEL CANTO DALLA

TESSITURA ANCESTRALE

Nel cuore della Gallura, dove tutti hanno la musica nel sangue, cinque voci danno vita all’antichissimo canto a tasgja che ammaliò

D’Annunzio e che si tramanda di padre in figlio

Pare che il canto ad Aggius sia faccenda secolare, un’arte quasi più antica della tessitura dei tappeti o della lavorazione del granito. E come tutte le tradizioni antiche, indissolubilmente legate a un popolo o a un lembo di terra e tramandate di padre in figlio, anche quella del canto aggese affonda le sue radici in un passato ricco di aneddoti illustri. La prerogativa di questo canto dalla tessitura ancestrale detto a tasgja è di essere strutturato su cinque voci, di cui quattro principali, gròssu (basso), còntra (contralto), bòzi (tenore), trippi (tenore), e una accidentale. I cantori si dispongono in cerchio e tutti guardano le labbra della bòzi che dà l’intonazione. La quinta voce è quella del falsittu (ottava superiore) che in disarmonia con le altre sfugge all’accordo allontanandosi dall’unisono, per poi rientrare con tempestività nella nota accordata e chiudere il canto in perfetta armonia. Negli anni Venti del secolo scorso si colloca lo spartiacque per il canto corale di questa parte di Gallura. Tutto inizia con l’amicizia tra Gavino Gabriel, compositore ed etnomusicologo, e il poeta Gabriele D’Annunzio, dal quale Gabriel aveva accompagnato la formazione composta da Giuseppe Andrea Peru, Giorgio Spezzigu, Anton Pietro Cannas, Pietro Sanna e Salvatore Stangoni, per ammaliarlo con le melodie galluresi. La storia ufficiale definisce questo come il “secondo coro aggese”, per offrire un tributo al primo che già a fine Ottocento aveva conquistato la Sardegna e che era arrivato ad ottenere un’audizione al Teatro Quirino di Roma.

“È la sola musica dove possa riscontrarsi una verginità millenaria”

Nel mese di gennaio del 1928, per tre giorni le lussuose stanze del Vittoriale risuonarono dei canti a tasgja tipici di Aggius, sia quelli religiosi e solenni della Settimana Santa, sia quelli allegri e profani dei matrimoni e delle feste popolari, destando ammirazione e ossequi da parte del padrone di casa. «È forse la sola musica, tra le tante che io ho udito –si tramanda abbia detto il Vate – dove possa riscontrarsi una verginità millenaria, assolutamente intatta da influenze esterne e da influssi barbarici». E poi, rivolgendosi estasiato alla bòzi Giuseppe Andrea Peru, lo definì il Gallo di Gallura per la potenza della sua voce. La bòzi, a sua volta, come leggenda narra, si girò verso il suo figlioccio e falsittu Salvatore Stangoni dicendo: «Hai intesu, Salvadò? M’ha dittu chi sogu lu jaddu di Gaddura! Ma si eu sogu lu jaddu, tandu tu sei lu jaddittu» («Hai capito Salvatore? Mi ha detto che sono il gallo di Gallura! Ma se io sono il gallo, allora tu sei il galletto»).

Sono principalmente due i cori che oggi, ad Aggius, portano avanti l’antica arte del canto a tasgja, il Coro Matteo Peru, inequivocabilmente legato alla bòzi del secondo coro, e il

Coro di Aggius Galletto di Gallura, indissolubilmente legato al falsittu. «Conosciamo tutto il repertorio, sia sacro che profano» mi dice Elio Peru, 35 anni che insieme ad altri quattro suoi compagni ha preso in mano il coro con cui condivide il cognome. «Nessuno di noi ha una vera e propria

SINGING FROM THE ANCESTRAL HARMO-

NIES In the heart of Gallura, where everyone has music in their blood, five voices bring to life the ancient tasgja singing system that bewitched D’Annunzio and that is handed down from father to son

It seems that singing in Aggius is a centuries-old affair, an art that is almost older than carpet weaving or granite processing. And, like all ancient traditions, which are indissolubly linked to a people or a strip of land and handed down from father to son, that of Aggese singing also has its roots in a past that is rich in illustrious anecdotes.

formazione musicale, ma stiamo imparando dal Coro storico che ha appreso tutto da Matteo Peru, il figlio del Gallo di Gallura. Lui aveva studiato al Santa Cecilia di Roma per cui di musica ne capiva sul serio e ancora oggi il nostro coro si distingue per la precisione dei suoni».

Nella vita Elio gestisce alcune ortopedie, così come altro lavoro svolge Gian Piero Leoni, il trippi del Galletto. «Tra i canti di chiesa e la banda del paese, sin da piccoli tutti noi di Aggius siamo stati a contatto con la musica, per cui ce l’abbiamo un po’ nel sangue anche senza aver studiato. La caratteristica del canto a tasgja è proprio l’improvvisazione, come succede pure nel jazz. Ogni esibizione è irripetibile, per questo serve molta complicità tra i cantanti». Nell’ottica di invogliare i giovani a portare avanti quest’arte secolare al MEOC, Museo Etnografico Oliva Carta Cannas di Aggius, è disponibile un dispositivo che permette di riprodurre celebri canti a tasgja e di stoppare di volta in volta una delle cinque voci per poterla riprodurre dal vivo.

The main characteristic of this singing system, based on the ancestral harmonies called tasgja, is that it is structured into five voices, including four main ones, gròssu (bass), còntra (alto), bózi (tenor), trippi (tenor), and an additional voice. The singers gather in a circle and everyone looks at the lips of the bòzi, who sets the pitch. The fifth voice is that of the falsittu (upper octave), which in discord with the others escapes the chord by moving away from the unison, and then promptly returns to the tuned note and closes the song in perfect harmony.

The turning point for choral singing of this part of Gallura took place in the 1920s. It all began with the friendship between Gavino Gabriel, a composer and ethnomusicologist, and the poet Gabriele D’Annunzio, from whom Gabriel had accompanied the formation composed by Giuseppe Andrea Peru, Giorgio Spezzigu, Anton Pietro Cannas, Pietro Sanna and Salvatore Stangoni, to charm him with Gallura’s melodies. The official story defines this as the “second Aggese choir”, to offer a tribute to the first, which had already conquered Sardinia at the end of the nineteenth century and that had managed to secure an audition at the Teatro Quirino in Rome.

In January 1928, for three days, the luxurious rooms of the Vittoriale resounded with tasgja songs, typical of Aggius, both the religious and solemn ones of Holy Week, and the cheerful and profane ones of weddings and popular celebrations, earning admiration and homage from the host. “It is perhaps the only music, among the many that I have heard,” Vate is said to have said, “in which an ancient virgin nature can be found, absolutely intact and untouched by external

Il coro di Aggius Galletto di Gallura The Aggius Galletto di Gallura choir

influences and barbaric effects”. And then, ecstatically addressing the bòzi Giuseppe Andrea Peru, he called him the “Gallo di Gallura” (“Gallura Rooster”) on account of the power of his voice. This bòzi, in turn, as legend has it, turned to his godson, the falsittu Salvatore Stangoni, saying: “Hai intesu, Salvadò? M’ha dittu chi sogu lu jaddu di Gaddura! Ma si eu sogu lu jaddu, tandu tu sei lu jaddittu” (“Do you understand, Salvatore? He told me that I am the Gallura rooster! But if I am the elder rooster, then you are the young rooster”).

There are primarily two choirs that today, in Aggius, carry on the ancient art of tasgja singing, the Coro Matteo Peru, unequivocally linked to the bòzi of the second choir, and the Coro di Aggius Galletto di Gallura, indissolubly linked to falsittu. “We know all the repertoire, both sacred and profane,” Elio Peru, 35, tells me, who together with four of his companions took charge of the choir, with which he shares the surname. “None of us has a real musical background, but we are learning from the historical choir that learned everything from Matteo Peru, the son of the Gallo di Gallura. He had studied at Santa Cecilia in Rome, so he

“It is the only music in which you can find an ancient virgin nature”

really understood music, and still today our choir stands out for the precision of its sounds”.

In day to day life, Elio manages some orthopaedic shops, as well as other work carried out by Gian Piero Leoni, the trippi of the Galletto. “Between the church songs and the village band, since childhood all of us at Aggius have been in contact with music, so we have it a little in our blood, even without having studied music. The characteristic of tasgja singing is improvisation, as also happens in jazz. Every performance is unique and once-off, which is why we need a lot of complicity between the singers”.

“We see each other once a week, but we are all friends – Peru echoes – so there is a strong rapport and understanding, which is fundamental for this kind of singing”. To encourage young people to carry on this centuries-old art, the MEOC, Ethnographic Museum Oliva Carta Cannas in Aggius, features a device that allows the reproduction of famous “canti a tasgja” and the ability to mute one of the five voices at a time, enabling live reproduction.

Il coro di Aggius Matteo Peru The Aggius Matteo Peru choir

Sonorità arcaiche Daniela Pes

L’artista gallurese ha convinto pubblico e critica – anche d’oltreconfine –con il suo album d’esordio Spira, un lavoro originale in cui mescola musica sacra ed elettronica e in cui fonde l’italiano e il gallurese arcaico in un linguaggio inventato che mira alla pura sonorità

Il Premio Tenco come Miglior opera prima parla chiaro: Spira, album di debutto di Daniela Pes, ha colpito nel segno. Del resto, il disco della musicista originaria di Tempio Pausania, nel cuore della Gallura, ha stupito per originalità: il merito va da un lato al sapiente mix di elettronica e sonorità arcaiche che rimandano alla musica sacra; dall’altro al lavoro sul linguaggio svolto da Daniela, che per l’occasione ha creato una sorta di idioma inventato, attingendo tra le altre cose al dialetto gallurese antico. Ne abbiamo parlato con lei alla vigilia del tour estivo che la porterà a esibirsi in Italia e in Europa.

Quali sono i “mattoncini” con cui hai cominciato a costruire il linguaggio di Spira? Non sono partita con dei riferimenti decisi a priori. La costruzione è avvenuta durante il processo creativo, con l’unico intento di seguire il suono, sia con i testi che con la musica.

Quindi hai scelto le parole solo per la loro musicalità?

Per me, fonemi e musica andavano di pari passo. Non ho mai pensato a figure o storie specifiche, ma tramite la musica ho inseguito i miei stati emotivi. Il risultato è quello di ascoltare una marea, una baraonda di fonemi disarticolati e apparentemente senza significato, perché nei testi sono presenti sia parole inventate, non riconducibili a nessun ceppo linguistico, sia brandelli di italiano e di dialetto gallurese arcaico. Da dove è venuto l'impulso di utilizzare il gallurese?

Avevo già lavorato alla trasposizione in musica delle poesie in gallurese arcaico di un mio conterraneo del XVIII secolo, Gavino Pes: quell’esperienza mi ha lasciato la curiosità di

Daniela Pes è nata a Tempio Pausania nel 1992. Foto di Piera Masala Daniela Pes was born in Tempio Pausania in 1992. Photo by Piera Masala

esplorare la musicalità del mio dialetto, che ho studiato e scremato, estraendone solo quanto risuonava con quello che desideravo creare, dopodiché ho lasciato che le radici di parole di dialetto dialogassero con fonemi inventati da me. Da un punto di vista musicale come hai lavorato? A un certo punto della mia carriera ho avvertito la necessità di isolarmi per dialogare con me stessa, perché sentivo di dover dire qualcosa di mio. Allo stesso tempo, però, ho sentito il bisogno di confrontarmi con un’altra “testa” musicale che potesse comprendere la situazione: quella persona era Iosonouncane, l’artista che più mi travolge della scena musicale italiana. Gli ho scritto spiegandogli cosa volevo, ma non riuscivo a fare, e mi ha subito capita. Da lì è nato e non si è mai interrotto per tre anni il nostro dialogo in musica, che si è poi concretizzato nella registrazione del disco.

L’essere sarda ti ha influenzata come musicista? Vivere qui mi ha permesso di frequentare sin da piccola un ambiente molto stimolante, composto da musicisti straordinari.

C'è un luogo particolare, in Gallura, in cui ti piacerebbe portare la tua musica dal vivo? Avendo trascorso tante estati a Santa Teresa Gallura, il mio sogno sarebbe di suonare nell’isoletta di Municca, davanti alla spiaggia di Rena Bianca, perché si tratta di un luogo che sento come casa.

Archaic sounds, Daniela Pes The artist from Gallura has convinced audiences and critics – even from across the border –with her debut album Spira, an original work in which she mixes sacred and electronic music and in which she blends Italian and archaic Gallurian dialect in an invented language that aims at pure sound

The Tenco Award for Best First Work says it all: Spira, Daniela Pes's debut album, hits the mark. Moreover, the album by the musician originally from Tempio Pausania, in the heart of Gallura, has amazed listeners with its originality: the value lies on the one hand in the skilful mix of electronics and archaic sounds that hark back to sacred music; on the other hand, it lies in the work on the language aspects carried out by Daniela, who for the occasion has created a kind of invented idiom, drawing from the ancient Gallurian dialect, among other elements. We talked to you on the eve of the summer tour that will take you to perform in Italy and Europe.

What are the “bricks” with which you began to build the language of Spira? I did not start with references that had been decided on in advance. The construction took place during the creative process, with the sole intention of following the sound, both with the lyrics and with the music. So you chose the words just for their musicality?

For me, phonemes and music went hand in hand. I never

thought of specific figures or stories, but rather I pursued my emotional states through music. The result is hearing a tide, or a barrage of disjointed and apparently meaningless phonemes, because in the texts there are both invented words, not attributable to any linguistic strain, and shreds of Italian and archaic Gallurian dialect. Where did the impulse to use Gallurian come from? I had already worked on the transposition into music of the poems in archaic Gallurian of a fellow countryman of the eighteenth century, Gavino Pes: that experience left me curious to explore the musicality of my dialect, which I studied and skimmed, extracting only what resonated with what I wanted to create, after which I let the roots of dialect words dialogue with phonemes invented by me.

From a musical point of view, how did you work? At some point in my career I felt the need to isolate myself in order to dialogue with myself, because I felt I had to say something of my own. At the same time, however, I felt the need to dialogue with another musical “head” that could understand the situation: that person was Iosonouncane, the artist who most impacts me in the Italian music scene. I wrote to him explaining what I wanted to do, but I could not do, and he immediately understood. From there our dialogue in music was born and continued uninterrupted for three years, which then materialised in the recording of the album. Has being Sardinian influenced you as a musician? Living here has allowed me to be part of a stimulating environment from an early age, made up of extraordinary musicians. Is there a particular place in Gallura where you would like to perform your music live? Having spent many summers in Santa Teresa Gallura, my dream would be to play on the islet of Municca, in front of the Rena Bianca beach, because it is a place that I feel is like home to me.

HOTEL CAPO D’ORSO, BELLEZZA ED ESCLUSIVITÀ

L’Hotel Capo d’Orso Thalasso & SPA prosegue il piano di investimenti che ha portato al rinnovamento della palestra panoramica, al rafforzamento dell’offerta golf , alla ristrutturazione delle Junior Suite Executive e Cardinal Vista Mare e al restyling delle aree benessere e dei giardini nel 2024

Immerso nel lussureggiante Parco di Cala Capra, ai piedi dell’inconfondibile Roccia dell’Orso e a pochi chilometri da Palau, l’Hotel Capo d’Orso Thalasso & SPA è la declinazione boutique dell’ospitalità Delphina, l’unico hotel in Sardegna incluso dal The Telegraph nella selezione “The best beach hotels in Italy 2023” e inoltre in nomination nella categoria “Miglior Hotel” per vincere l’ambito premio Readers’ Choice Awards 2024, assegnato da Condé Nast Traveler. Una vera eccellenza dell’ospitalità autenticamente sarda che si può notare dai dettagli, mai banali: due ristoranti con vista sul mare, un centro benessere immerso nella macchia medi-

terranea, una marina privata che può accogliere yacht fino a 60 metri, colazioni al suono dell’arpa, solarium per godersi il mare in totale tranquillità e amache nascoste tra olivastri e profumati ginepri. Senza considerare le due spiagge ai lati dell’hotel, Cala Capra e Cala Selvaggia, autentici gioelli della natura di questo piccolo angolo di paradiso. A disposizione degli ospiti ci sono 86 camere, decorate da artigiani sardi e tutte dotate di terrazza o veranda. La natura del grande Parco di Cala Capra garantisce privacy assoluta e avvolge letteralmente l’hotel, rendendolo un luogo incantato e lontano dal mondo. Tra le principali novità 2024, la ristrutturazione

delle Junior Suite Executive e Cardinal Vista Mare in elegante stile sardo contemporaneo, pensate per soddisfare le esigenze del segmento di mercato di fascia alta, a pochi metri dai solarium sul mare e dal centro benessere. Un percorso di potenziamento dell’offerta già avviato nel 2023 che ha portato al rinnovamento completo della palestra panoramica con attrezzature Technogym e al rafforzamento dell’offerta golf con un simulatore per giocare virtualmente sui campi più prestigiosi al mondo. Ma non è tutto. L’Hotel Capo d’Orso si conferma all’avanguardia anche per i trattamenti di benessere e ad aprile ha annunciato l’accordo con Natura Bissé, brand di Barcellona specializzato negli studi sulle neuroscienze e insignito per quattro anni consecutivi del prestigioso premio World’s Best SPA Brand, che ha realizzato e firmato esclusivi trattamenti viso per il Centro Thalasso & SPA L’Incantu. Tra questi The Citrus Essence per contrastare lo stress ossidativo con la potenza degli acidi della frutta, Inhibit Face Lift per ridefinire i volumi in maniera naturale e non invasiva, il soin rassodante The 3D Collagen Shock e la linea Diamond Energy per infondere energia alle cellule. Nascosto tra ginepri, ulivi e rocce di granito, il Centro Thalasso & SPA L’Incantu è l’oasi di benessere dell’Hotel Capo d’Orso: un luogo per riconciliarsi con sè stessi, immersi nei profumi della macchia mediterranea. Come succede con il massaggio en plein air, allestito in uno scenografico gazebo avvolto da tendaggi e circondato da piante di mirto: un’esperienza speciale, che combina l’utilizzo di oli essenziali della Sardegna con una totale immersione nella natura. Ma naturalmente il fiore all’occhiello del centro sono le tre piscine thalasso esterne multifunzione con acqua marina riscaldata a temperature differenziate e getti idromassaggio: il centro rispetta scrupolosamente i protocolli inter-

1 Centro Thalasso & SPA L’Incantu e piattaforma sul mare per momenti di puro relax The “L’Incantu” Thalasso Centre & SPA and platform overlooking the sea for moments of pure relaxation

2 La terrazza del ristorante Il Paguro The terrace of the restaurant Il Paguro

nazionali sulla talassoterapia, prelevando a ciclo continuo l’acqua per le piscine e per i trattamenti proprio di fronte al Parco Nazionale dell’Arcipelago di La Maddalena. L’atmosfera unica dell’Hotel Capo d’Orso regala emozioni sensoriali complete, ben oltre i percorsi wellness appena descritti: la magia della vacanza inizia fin dalla colazione, servita al suono di un’arpa nella terrazza con vista del ristorante Gli Olivastri proprio di fronte l’isola di Caprera. Panorama da cartolina anche dall’altro ristorante dell’hotel, Il Paguro, con vista sulla spiaggia di Cala Capra. E per un momento davvero speciale, l’Ile Flottante: location “a pelo d’acqua” su una piattaforma protesa sul mare turchese per gustare le esclusive proposte dello chef. Per chi infine vuole esplorare e vivere le esperienze autentiche della natura del nord della Sardegna le possibilità sono tante: dalla marina privata salpano quotidianamente prestigiose imbarcazioni e moderni maxi gommoni per esplorare le isole dell’Arcipelago di La Maddalena e la Costa Smeralda, fino all’Arcipelago corso e alla cittadina di Bonifacio. Tra queste anche il veliero Pulcinella, un magnifico legno norvegese del 1927. Ma non mancano proposte nemmeno per gli sportivi: a partire dalle barche equipaggiate per emozionanti battute di pesca, e poi ancora una palestra sulla scogliera con attrezzi per il cardiofitness e un esclusivo campo da golf da nove buche Pitch & Putt, in posizione panoramica con vista sulle isole.

HOTEL CAPO D’ORSO, BEAUTY AND EXCLUSIVITY

The Capo d’Orso Thalasso & SPA Hotel continues the investment plan that has led to the renovation of the panoramic gym, the strengthening of the golf offer, the renovation of the Executive and Cardinal Junior Suites Sea View and the restyling of the well-being areas and gardens in 2024

Nestled in the luxuriant Cala Capra Park, at the foot of the unmistakable Roccia dell’Orso and just a few kilometres from Palau, the Hotel Capo d’Orso Thalasso & SPA is the boutique version of the Delphina chain, the only hotel in Sardinia included by The Telegraph in its selection “The best beach hotels in Italy 2023” and also nominated in the Best Hotel category to win the coveted Readers’ Choice Awards 2024, assigned by Condé Nast Traveler. A true excellence of authentically Sardinian hospitality that can be seen in the details, which are never trivial: two restaurants overlooking the sea, a well-being centre immersed in the Mediterranean scrub, a private marina that can accommodate yachts of up to 60 metres, breakfasts to the sound of the harp, solariums to enjoy the sea in total tranquillity and hammocks hidden

among the olive trees and fragrant junipers. Not to mention the two beaches on either side of the hotel, Cala Capra and Cala Selvaggia, authentic jewels of nature in this little corner of paradise. There are 86 rooms available for guests, decorated by Sardinian craftsmen and all with a terrace or veranda. The nature of the large Cala Capra Park guarantees absolute privacy and literally envelops the hotel, making it an enchanted place away from the world. One of the main novelties in 2024 is the renovation of the Executive and Cardinal Junior Suites Sea View in elegant contemporary Sardinian style, designed to meet the needs of the high-end market segment, just a few metres from the sea-facing solariums and well-being centre. A path to enhance the luxury range already started in 2023 that led to the complete renovation of the panoramic gym with Technogym equipment and the strengthening of the golf offer with a simulator to play virtually on the most prestigious courses in the world. But that’s not all. The Capo d’Orso Hotel is also at the forefront of well-being treatments, and in April announced an agreement with Natura Bissé, a Barcelona-based brand specialising in neuroscience studies and winner of the prestigious World’s Best Spa Brand award for four consecutive

years, which has created and signed exclusive facial treatments for the L’Incantu Thalasso & SPA Centre. These include The Citrus Essence to combat oxidative stress with the power of fruit acids, Inhibit Face Lift to redefine volumes naturally and non-invasively, the 3D Collagen Shock firming soin and the Diamond Energy line to infuse cells with energy. Hidden among junipers, olive trees and granite rocks, the L’Incantu Thalasso & SPA Centre is Hotel Capo d’Orso’s oasis of well-being: a place to reconnect with oneself, immersed in the fragrances of the Mediterranean scrub. As is the case with the en plein air massage, set up in a scenic gazebo wrapped in curtains and surrounded by myrtle plants: a special experience, combining the use of essential oils from Sardinia with total immersion in nature. But of course, the centre’s pride and joy are the three multifunctional outdoor thalasso pools with heated seawater at different temperatures and hydromassage jets: the centre scrupulously complies with international thalassotherapy protocols, drawing water on a continuous basis for the pools and treatments right in front of La Maddalena Archipelago National Park. The unique atmosphere of the Hotel Capo

d’Orso offers a comprehensive sensory experience, far beyond the well-being programmes just described: the magic of the holiday begins at breakfast, served to the sound of a harp on the terrace with a view of Gli Olivastri restaurant right opposite the island of Caprera. A postcard view also awaits from the hotel’s other restaurant, Il Paguro, overlooking the beach of Cala Capra. And for that very special moment, Ile Flottante: a location “at the water’s edge” on a platform jutting out into the turquoise sea to savour the chef’s exclusive creations. For those who want to explore and experience the authentic nature of northern Sardinia, the opportunities are endless. Luxury boats and modern maxi dinghies set sail daily from the private marina to explore the islands of La Maddalena Archipelago and the Costa Smeralda, as well as the Corsican Archipelago and the town of Bonifacio. These include the sailing ship Pulcinella, a magnificent Norwegian wooden vessel from 1927. But there is no shortage of options for sports enthusiasts either: from boats equipped for exciting fishing trips, to a gym on the cliff with cardio fitness equipment and an exclusive nine-hole Pitch & Putt golf course in a panoramic position overlooking the islands.

3 Una delle nuove Junior Suite
Cardinal Vista Mare One of the new Cardinal Sea View Junior Suites
4 L’incanto naturale di Cala
Selvaggia The natural charm of Cala Selvaggia

IN CIMA AI DESIDERI

Da Forbes a Condé Nast Traveler, negli ultimi mesi la Sardegna è in testa nelle classifiche delle destinazioni più ambite dai viaggiatori. Un riconoscimento generale che premia anche il mondo dell’ospitalità

Quando si parla di viaggi, è proprio il caso di dire che la Sardegna mette d’accordo critica e pubblico. Negli ultimi mesi, infatti, sono arrivati riconoscimenti da parte di importanti testate internazionali, che hanno posizionato l’isola in testa a diverse classifiche di gradimento. Condé Nast Traveler, per esempio, ha eletto la Sardegna “migliore isola d’Europa” 2023 e le ha conferito il “Reader’s Choice Awards” in questa categoria. Un traguardo importante, soprattutto perché arrivato in seguito a una survey sul suo sito che ha coinvolto oltre mezzo milione di viaggiatori. Lo scorso ottobre, invece, è stata Forbes a metterla in cima alla lista delle migliori destinazioni di viaggio per il 2024, motivando la scelta in questo modo: “Perché visitarla?

La Sardegna attira i viaggiatori con la sua lussuosa Costa Smeralda, le spiagge immacolate e le boutique di moda. È possibile esplorare i villaggi costieri, gustare una cucina raffinata e concedersi ricche esperienze locali”. Ma non è finita qui. Ai “Reader’s Choice Awards” 2023 di Condé Nast Traveler i lettori della prestigiosa rivista statunitense si sono espressi anche sugli hotel e resort che hanno amato di più e hanno permesso al Resort Valle dell’Erica di Santa Teresa Gallura di essere inserito nella top 25 dei resort in Europa, mentre l’Hotel Marinedda è entrato nella lista delle migliori destinazioni SPA al mondo, grazie al suo centro Thalasso & SPA L’Elicriso, un’oasi di 2.500 metri quadrati con una ricca varietà di programmi di talassoterapia, massaggi e trattamenti beauty. Riconoscimenti che i due hotel puntano a riconfermare nell’edizione 2024, assieme all’Hotel Capo d’Orso Thalasso & SPA, per la prima volta in nomination nella categoria “Miglior Hotel”. Traguardi come questi non sarebbero possibili se l’ospitalità

e la qualità dei servizi non avessero raggiunto livelli d’eccellenza, ma anche in questo caso i premi non mancano. Delphina, con la sua collana di hotel e resort a cinque e quattro stelle e attiva da oltre trent’anni nel nord della Sardegna, ha ottenuto ben sei statuette ai World Travel Awards, l’equivalente degli Oscar del turismo. Delphina detiene da tre anni il titolo di “World’s Leading Green Independent Hotel Group” e di “Italy’s Leading Hotel Group” da 5 edizioni dell’evento, oltre che tre riconoscimenti per le sue strutture: il Resort Valle dell’Erica Thalasso & SPA è stato premiato come “Leading Green Resort” per l’Italia e per l’Europa, mentre il Resort & SPA Le Dune di Badesi ha ottenuto il primo premio come “Italy’s Leading Beach Resort”. Anche il pubblico di TripAdvisor si è espresso positivamente ai suoi “Traveller’s Choice”, mentre il Telegraph ha inserito l’Hotel Capo d’Orso Thalasso & SPA di Palau nella top 10 delle migliori strutture sul mare in Italia. Anche quando si tratta di ospitalità, quindi, quest’isola sa mettere tutti d’accordo.

ON THE TOP OF THE WISH LIST From Forbes to Condé Nast Traveler, in recent months Sardinia has been leading the rankings of travellers’ most desired destinations. A general recognition that also honours the world of hospitality When it comes to travel, it really is the case that Sardinia unites the critics and the public alike. In fact, over the last few months, acknowledgements have been pouring in from major international publications, which have placed the island at the top of several popularity rankings. For instance, Condé Nast Traveler voted Sardinia the “best island in Europe” in 2023 and gave it the “Reader’s Choice Awards” in this category. An important milestone, particularly as it followed a survey on its website involving over half a million travellers. Last October, however, it was Forbes that put it at the top of the list of the best travel destinations for 2024, with the following justification: “Why visit? Sardinia entices travellers with its luxurious Costa Smeralda, pristine beaches and fashion boutiques. You can explore the coastal villages, enjoy the fine cuisine and indulge in rich local experiences”. But it doesn’t end there. At Condé Nast Traveler “Reader’s Choice Awards" 2023, readers of the prestigious US magazine also had their say on the hotels and resorts they liked best, which put the Valle dell'Erica Resort in Santa Teresa Gallura in the top 25 resorts in Europe, while Hotel Marinedda is in the list of the best SPA destinations in the world, thanks to its L'Elicriso Thalasso & SPA centre, a 2,500 square metre

2 Le piscine multifunzione sono di acqua marina The multi-purpose swimming pools are seawater 2

1 Il centro Thalasso & SPA L’Elicriso offre circa 2.500 metri quadrati dedicati al benessere The L'Elicriso Thalasso & SPA centre offers around 2,500 square metres dedicated to well-being

oasis with a diverse range of thalassotherapy programmes, massages and beauty treatments. Recognition that the two hotels aim to retain in the 2024 edition, together with the Hotel Capo d’Orso Thalasso & SPA, nominated for the first time in the Best Hotel category.

Achievements such as these would not be possible if the hospitality and quality of services had not achieved levels of excellence, but even here the rewards are not lacking.

With its series of five- and four-star hotels and resorts, Delphina, which has been in business in the north of Sardinia for more than thirty years, won no fewer than six statuettes at the World Travel Awards, the equivalent of the Oscars of tourism. Delphina has held the title of “World’s Leading Green Independent Hotel Group” for three years and “Italy’s Leading Hotel Group” for 5 editions of the event, as well as three awards for its facilities: the Valle dell'Erica Thalasso & SPA Resort was awarded the title of “Leading Green Resort” for Italy and Europe, while the Le Dune di Badesi Resort & SPA was awarded first prize as “Italy’s Leading Beach Resort”. TripAdvisor’s Traveller’s Choice was also highly praised by the public, while the Telegraph listed Palau’s Hotel Capo d’Orso Thalasso & SPA in the top 10 best seaside facilities in Italy. When it comes to hospitality, therefore, this island knows how to bring everyone together.

Design mediterraneo Nathalie Massieu

Laureata in arte plastica, classe 1961, Nathalie Massieu è interior designer e decor artist. Per Delphina immagina gli ambienti di hotel, resort e ville e collabora con gli artigiani locali per realizzare pezzi di arredo esclusivi e decorazioni uniche capaci di incarnare lo spirito della Sardegna

Nathalie lei è francese, ma vive in Sardegna da anni… Si, sono nata ad Orléans, ma mi sono innamorata della Sardegna a 18 anni, quando sono venuta in vacanza per la prima volta con la mia famiglia. A 23 anni ho scelto di trasferirmi e cercare lavoro qui.

A cosa si è dedicata? Ho iniziato realizzando trompe-l'œil, poi mi sono avvicinata al mondo dell’arredamento e della progettazione. In Francia ho frequentato una scuola sperimentale di arte dove mi sono dedicata ad ogni tipo di espressione artistica dalla pittura alla decorazione, dalla scultura all’incisione, dalla stampa alla fotografia. Quand’è iniziata la sua collaborazione con Delphina? Era il 1986. Posso dire che siamo cresciute insieme. L’anno scorso Delphina ha festeggiato i suoi primi trent’anni, quanto è cambiata dal punto di vista stilistico? È cambiata molto, evolvendosi e migliorando sempre. Alcuni tratti si sono mantenuti nel tempo: l’artigianato sardo è sempre protagonista, i motivi geometrici sono particolarmente apprezzati sia per il loro legame con la Sardegna sia per la loro versatilità. Negli anni il tema della sostenibilità si è fatto sempre più presente e importante, c’è grande attenzione per il riciclo e l’uso di materiali di recupero. Gli hotel e resort Delphina in cosa si differenziano? Abbiamo sempre uno “stile mediterraneo”, che poi può tradursi in piccoli dettagli diversi. Per esempio il Resort Valle dell’Erica Thalasso & SPA ha uno stile più moderno, con linee più squadrate, mentre l’Hotel Capo d’Orso Thalasso & SPA è più classico. Altri elementi di rilievo comuni sono la scelta di materiali di origine locale, per quanto possibile, e l’uso dei colori: si privilegiano tinte accese e l’abbinamento di più colori insieme.

Lei crea dei disegni originali ed esclusivi che poi vengono tradotti in testiere del letto, tessuti, arredi, pitture dagli artigiani con i quali lavora. Che rapporto ha con loro? Il rapporto con gli artigiani è preziosissimo. In base alla zona in cui si trova l’hotel, il resort o la villa collaboriamo con maestranze locali diverse, ognuna trasmette il suo sapere e io cerco sempre di lasciare loro la possibilità di esprimersi. Che caratteristiche deve avere un ambiente destinato ad accogliere gli ospiti in vacanza? È curioso, ma ricordo sempre l’insegnamento di un professore di sociologia che diceva: «Quando ci guardiamo intorno non perdiamo mai la visione di insieme», è ciò che cerco di fare sempre: creare spazi che abbiano atmosfera, ma non siano mai pesanti, dove le persone possano stare bene e non sentirsi schiacciate. Amo molto il silenzio, anche negli ambienti, e desidero fare in modo che gli spazi si rapportino con il paesaggio straordinario che li circonda.

ELISA ZANETTI

Mediterranean design, Nathalie Massieu A graduate in plastic art, born in 1961, Nathalie Massieu is an interior designer and decor artist. For Delphina, she imagines the environments of hotels, resorts and villas and collaborates with local artisans to create exclusive pieces of furniture and unique decorations that have the ability to embody the spirit of Sardinia Nathalie, you are French, but you have lived in Sardinia for many years... Yes, I was born in Orléans, but I fell in love with Sardinia at the age of 18, when I came on holiday for the first time with my family. At the age of 23, I chose to move here and look for work.

What have you chosen to dedicate yourself to? I started making trompe-l’œil, then I approached the world of furniture and design. In France, I attended an experimental art school where I dedicated myself to all kinds of artistic expression, from painting to decoration, from sculpture to engraving, from printing to photography. When did your collaboration with Delphina begin? It was 1986. I can say that we grew up together.

Last year Delphina celebrated its first thirty years; how much has it changed from a stylistic point of view? It has changed a lot, always evolving. Some traits have remained over time: Sardinian craftsmanship is always centre stage, and the geometric motifs are particularly appreciated both for their link with Sardinia and for their versatility. Over the years, the theme of sustainability has become increasingly present and important, and great attention is paid to recycling and the use of recycled materials.

How are the hotels and resorts in the series different? We always have a “Mediterranean style”, which can then be translated into different small details. For example, the Valle dell’Erica Thalasso & SPA Resort has a more modern style, with more square lines, while the Hotel Capo d’Orso Thalasso & SPA is more classic. Other common elements of note are the choice of materials of local origin, as far as possible, and the use of colours: bright colours are favoured, and the combination of several colours together. You create original and exclusive designs that are then translated into bed headboards, fabrics, furniture, and paintings by the craftsmen with whom you work. What is your relationship with them? The relationship with the craftsmen is a very precious one. Depending on the area in which the hotel, resort or villa is located, we collaborate with different local workers, and each one transmits their knowledge; I always try to give them the opportunity to express themselves.

Colori accesi e decorazioni geometriche caratterizzano lo stile mediterraneo di Delphina

Bright colours and geometric decorations characterise Delphina’s Mediterranean style

What characteristics should an environment have in order to welcome guests on holiday? It is curious, but I always remember the teaching of a sociology professor who said: “When we look around, we never lose the overall vision”; this is what I try to do: create spaces that have an atmosphere, but are never heavy, in which people can feel good and not feel stifled. I love silence, including in various environments, and I want to make sure that the spaces relate to the extraordinary landscape that surrounds them.

MORACA

DANZA NEL VENTO

Il 28 luglio torna a Santa Teresa Gallura il gala internazionale con le più prestigiose stelle della danza dei teatri e delle compagnie di tutto il mondo. A partire da Nicoletta Manni, étoile del Teatro alla Scala e Sergio Bernal, star del Balletto Nazionale di Spagna

Da quattro anni a questa parte, i migliori ballerini del panorama internazionale si riversano a Santa Teresa Gallura per dare vita a uno dei più emozionanti show di danza del mondo: Danza nel Vento. Nicoletta Manni e Alice Mariani, prime ballerine del Teatro a La Scala di Milano, Mayara Magri e Matthew Ball, Principal del Royal Ballet di Londra, Melissa Hamilton del Royal Ballet, Daniil Simkin, star indiscussa dell’American Ballet Theatre di New York, sono alcuni dei nomi stellari che si sono esibiti a Danza nel Vento, gala internazionale di danza ideato e diretto dalla coreografa Rosella Cardo che si tiene l’ultimo weekend di luglio in questo incantevole angolo di Sardegna.

Corpi, eleganza, muscoli e leggiadria saliranno sul palco anche il 28 luglio 2024, quando il sipario si leverà sulla quarta edizione della kermesse che finora ha sempre registrato il tutto esaurito e che, presumibilmente, farà lo stesso anche quest’anno a giudicare dai primi nomi in programma.

Tra gli ospiti annunciati per l’edizione 2024 figurano, infatti, António Casalinho, talento prodigioso della danza, dal 2023 solista del Bavarian State Ballet, Margarita Fernandes, straordinaria solista del Bayerisches Staatsballett, Julian Mackay Pricipal sempre del Bayerisches Staatsballet e Jacopo Tissi, Principal del Dutch National Ballet. «Danza nel Vento è frutto di una pazzia, quella di restituire un momento altissimo di danza a un pubblico che da quarant’anni si è fatto spettatore attento in Gallura – dice la direttrice Rossella Cardo – gli sponsor che scelgono di sostenerci hanno capito che l’offerta estiva può e deve essere sostenuta da tutti e che un investimento in cultura genera valore e ricchezza per tutto il territorio». Messaggio sposato da Delphina hotels & resorts, main sponsor della manifestazione, che sostiene Danza nel Vento sin dalla prima edizione, di cui ha intuito l’enorme potenziale

Gli ospiti dell’edizione 2024 Oltre ai già citati Nicoletta Manni e Sergio Bernal, impreziosiranno la scaletta della quarta edizione di Danza nel Vento Luiza Lopes, dal 2022 principal dancer del Royal Swedish Ballet di Stoccolma, e Gustavo Carvalho, principal dancer del Ballett am Rhein di Düsseldorf in Germania The guests of the 2024 edition In addition to the aforementioned Nicoletta Manni and Sergio Bernal, the stage of the fourth edition of Danza nel Vento will be graced by Luiza Lopes, who has since 2022 been principal dancer of the Royal Swedish Ballet in Stockholm, and Gustavo Carvalho, principal dancer of the Ballett am Rhein in Düsseldorf in Germany

artistico e culturale, capace di attrarre appassionati, addetti ai lavori e turisti da ogni parte del mondo in Gallura. Con il patrocinio e il contributo del Comune di Santa Teresa Gallura, la kermesse è una scommessa di qualità nel panorama dell’offerta culturale sarda, che dà prestigio alla regione, nonché uno dei rari appuntamenti, anche a livello internazionale, che permette di godere, in un unico spettacolo, della bravura dei ballerini provenienti dai migliori teatri e dalle migliori compagnie di tutto il mondo.

La caparbietà e la tenacia di Cardo – formatasi all’Accademia di Danza di Roma e poi a Mosa e Leningrado, in Russia – l’hanno portata a fondare la scuola di danza Artballet di Santa Teresa Gallura che dal 1984 ha fatto crescere nel territorio generazioni di ballerini e appassionati di danza, promuovendo la cultura del balletto grazie all’offerta di un percorso di studi di altissimo livello; fino a portare le sue allieve a danzare in Piazza Duomo a Milano durante il “Ballo in Bianco” organizzato da Roberto Bolle, o a dare a Danza nel Vento enorme visibilità attraverso la trasmissione di Canale 5, “Amici” di Maria De Filippi, che ha scelto la partecipazione all’evento gallurese come premio per i suoi ballerini.

L’appuntamento dunque è per l’ultima domenica di luglio, per sognare ad occhi aperti con le figure e i movimenti che l’étoile della danza regaleranno al nord Sardegna e le orecchie tese alle melodie dei più intensi balletti mai scritti.

DANZA NEL VENTO On 28 July, the international gala with the most prestigious étoile of theatres and companies from all over the world returns to Santa Teresa Gallura. Starting off with Nicoletta Manni, étoile of Teatro alla Scala, and Sergio Bernal, star of the National Ballet of Spain For four years now, the best dancers in the world have been flocking to Santa Teresa Gallura to bring to life one of the most exciting dance shows in the world: Danza nel Vento (Dance in the wind). Nicoletta Manni and Alice Mariani, first dancers of the Teatro a La Scala in Milan, Mayara Magri and Matthew Ball, Principal of the Royal Ballet in London, Melissa Hamilton of the Royal Ballet, and Daniil Simkin, undisputed star of the American Ballet Theatre in New York, are some of the stellar names who have performed in Danza nel Vento, an international dance gala conceived and directed by the choreographer Rosella Cardo, and held on the last weekend of July in this charming corner of Sardinia. Bodies, elegance, muscles and grace will also fill take the stage on 28 July 2024, when the curtain will rise on the fourth edition of the event, which has until now always sold out, and which will presumably sell out again this year, judging by the main names in the programme. Among the guests announced for the 2024 edition are, in fact, António Casalinho, a prodigious talent in dance, who has been soloist of the Bavarian State Ballet since 2023, and Margarita Fernandes, extraordinary soloist of the Bayerisches Staatsballett. Also participating are Jacopo Tissi, Principal of the Dutch National Ballet, and Julian Mackay, Principal of the Bayerisches Staatsballett. Danza nel Vento is the result of a madness, that of offering a very elevated moment of dance to an audience that has been an attentive spectator in Gallura for the last forty years,” says the director Rossella Cardo, “the sponsors who choose to support us have understood that the summer offering can, and must, be supported by everyone, and that an investment in culture generates value and wealth for the entire territory.”

It is a message espoused by Delphina hotels & resorts, the event’s main sponsor, which has been supporting Danza nel Vento since the first edition, of which it sensed the enormous artistic and cultural potential, capable of attracting enthusiasts, professionals and tourists from all over the world in Gallura. With the sponsorship and contribution of the Municipality of Santa Teresa Gallura, the kermesse is a quality bet in the landscape of the Sardinian cultural offering, which lends prestige to the region, as well as one of the rare events, also at an international level, which allows audiences to enjoy, in a single show, the skills of dancers from the best theatres and the best dance troupes from all over the world. The stubbornness and tenacity of Cardo –who trained at the Academy of Dance in Rome and then in Meuse and Leningrad, Russia – led her to found the Artballet dance school of Santa Teresa Gallura, which since 1984 has trained generations of dancers and dance enthusiasts in the territory, promoting the culture of ballet thanks to the offering of a course of study of the highest level; she has brought her students to dance in Piazza Duomo in Milan during the “Ballo in Bianco” organised by Roberto Bolle, and has lent Danza nel Vento enormous visibility through the broadcast of Canale 5, “Amici” by Maria De Filippi, who chose participation in the Gallurian event as a prize for her dancers. The event is set to take place on the last Sunday of July, inspiring dreams about the figures and movements that the stars of dance will bring to the Northern Sardinia and preparing ears for the melodies of some of the most intense ballets ever written.

Daniil Dmitrievič Simkin. Foto courtesy di Danza nel vento Daniil Dmitrievich Simkin.
Photo courtesy of Danza nel Vento

L’ISOLA DEL MIELE

L’apicoltura sarda testimonia un patrimonio naturale ricco e variegato: dal miele di cardo selvatico al raro miele di corbezzolo, gli aromi della macchia mediterranea profumano le ricette regionali e regalano sfumature di gusto a dolci e formaggi tipici. Un mondo tutto da scoprire

È una delle espressioni più pure del territorio, capace di racchiudere gli aromi di una flora ricca e selvatica. Considerato uno dei migliori di Italia per le sue proprietà, il miele di Sardegna è un’eccellenza regionale da scoprire in purezza, ma anche come ingrediente, o in accompagnamento a dolci e formaggi. Un elisir di lunga vita dagli innumerevoli benefici, rimedio naturale per i malanni di stagione, alimento genuino e gustoso. La natura incontaminata, il clima mite e la biodiversità conferiscono al miele isolano caratteristiche uniche: in Gallura, la rigogliosa fioritura spontanea della macchia mediterranea regala sfumature gustative ora più delicate ora più intense. Qui, apicoltori come Massimiliano Derosas, che da oltre trent’anni gestisce 350 arnie distribuite in dieci apiari diversi, custodiscono un patrimonio prezioso e variegato, che si declina in tante specialità, preziose di sostanze nutritive. Cinque le eccellenze incluse nella Selezione Delphina, la linea di prodotti scelti tra i piccoli artigiani locali del gusto: il miele di cardo selvatico, di colore ambrato, dal gusto intenso e dalle note floreali-fruttate, conosciuto per le sue proprietà digestive e detox, da assaporare con il pane o con i prodotti caseari stagionati come il Pecorino; quello di lavanda selvatica, chiaro e profumato, perfetto con la frutta o con formaggi a latte crudo di pecora come il Fiore Sardo, dalle note intense e piccanti; il miele di eucalipto, deciso e balsamico, dalle proprietà antinfiammatorie, ottimo con yogurt e caprini, adatto per tè e tisane, ma anche per mantecare i risotti; il millefiori, figlio di profumati cespugli punteggiati di erica, asfodelo e rosmarino, ideale per dolcifi-

Il miele è protagonista delle preparazioni più

tipiche del territorio

care bevande e dessert. La Selezione Delphina include anche l'abbamele, o sapa di miele, le cui origini si perdono nella notte dei tempi, e risalgono all’età nuragica: un caratteristico concentrato di miele e polline, preparato con l’aggiunta di scorza d’arancia, ottenuto immergendo i favi nell’acqua calda. Oggi è iscritto nel registro dei PAT, i prodotti agroalimentari tipici sardi: altamente energetico, si sposa con la ricotta e con i formaggi freschi, con i taglieri di salumi e con la carne di maiale, ma anche con il gelato. Tra le eccellenze sarde, poi, spicca il pregiato e raro miele di corbezzolo, una pianta che fiorisce in autunno, tra ottobre e novembre, dalle proprietà lenitive e antinfiammatorie: conosciuto in tutto il mondo, si distingue per il gradevole sapore amaro e persistente e per il colore nocciola, dalle sfumature grigio-verdi. Si abbina facilmente a latticini e dolci della tradizione. A proposito di ricette, il miele è protagonista delle preparazioni più tipiche del territorio, in particolare dell’arte pasticcera: va a rivestire golosamente le seadas, dolci di pasta fritta ripieni di formaggio, diffusi in tutta la Sardegna come golose monoporzioni; ricopre gli azzuleddi, intrecci di pasta fritta a base di acqua, farina, uova e strutto, preparati in Gallura a Carnevale, conosciuti anche con il nome di treccine; è alla base de s’aranzada nugoresa, uno storico dolce del Nuorese con scorze di arancia e mandorle, che nei primi anni del

Novecento ha ottenuto diversi riconoscimenti alle esposizioni internazionali, vincendo la medaglia d’oro con Diploma d’Onore a Parigi, Cannes e Marsiglia; rientra tra gli ingredienti dei cuzzuleddi, dolci preparati in occasione della Pasqua, costituiti da un involucro sottile di pasta violata, il tipico impasto sardo a base di semola e strutto, ripieno di saba (mosto d’uva cotto), mandorle o malli di noce; è indispensabile per la realizzazione del torrone di Tonara, nato nelle vallate interne della Sardegna, proprio per la valorizzazione e l’utilizzo dei prodotti locali, figli della cultura contadina; va a farcire i culurgiones dolci, declinazione zuccherina dei famosi ravioli, specialità regionale originaria dell’Ogliastra; contribuisce a rendere unico il gusto delle pabassinas, i dolcetti che secondo tradizione vengono preparati in autunno, in occasione della festa di Ognissanti, con frolla, uva passa, noci, mandorle e scorza di limone. Sapori, ma anche saperi: è così che il miele di Sardegna si fa testimone di una cultura rurale millenaria.

THE ISLAND OF HONEY Sardinian beekeeping bears witness to a rich and varied natural heritage: from wild thistle honey to the rare strawberry tree honey, the aromas of the Mediterranean scrub are used to fragrance regional recipes and lend flavour nuances to typical desserts and cheeses. A world waiting to be discovered It is one of the purest expressions of the territory, capable of embodying the aromas of a rich and wild flora. Considered one of the best in Italy for its properties, Sardinian honey is a regional product of excellence to be discovered in its purity, but also as an ingredient, or as an accompaniment to desserts and cheeses. A long-lived elixir with countless benefits, and a natural remedy for seasonal ailments, it is an authentic and tasty food product. The unspoilt nature, the mild climate and the biodiversity give the island’s honey unique characteristics: in Gallura, the lush spontaneous flowering of the Mediterranean scrub gives now more delicate and more intense flavours. Here, beekeepers such as Massimiliano

Il miele è perfetto da abbinare al formaggio Honey is perfect to combine with cheese
Honey is the main ingredient in the most typical dishes of the area

Derosas, who for over thirty years has managed 350 hives distributed in ten different apiaries, preserve a precious and varied heritage, which is divided into many specialities, rich in precious nutrients. There are five products of excellence included in the Delphina Selection, the line of products chosen from the small-scale local food producers: wild thistle honey, of amber colour, with an intense taste and floral-fruited notes, known for its digestive and detox properties, to be tasted with bread or with mature dairy products such as pecorino; wild lavender honey, which is clear and fragrant, perfect with fruit or with raw sheep's milk cheeses such as Fiore Sardo, with intense and spicy notes; eucalyptus honey, which is strong and balsamic, with anti-inflammatory properties, which is excellent with yoghurt and goats’ milk products, suitable for teas and herbal teas, but also for adding creaminess to risottos; and wildflower honey, the product of fragrant bushes dotted with heather, daffodils and rosemary, which is ideal for sweetening drinks and desserts. The Delphina Selection also includes abbamele, or honey sapa, whose origins are lost in the mists of time, and date back to the Nuragic age: a typical concentrate of honey and pollen, prepared with the addition of orange zest, obtained by immersing the honeycombs in hot water. Today, the typical Sardinian agri-food products are registered in the PAT register: highly energetic, it goes well with ricotta and fresh cheeses, with cold cuts and pork, but also with ice cream. Among the Sardinian products of excellence, the precious and rare strawberry tree honey stands out, a plant that blooms in the autumn, between October and November, with soothing and anti-inflammatory properties: known throughout the world, it stands out on account of its pleasant, bit-

ter and persistent flavour and its hazelnut colour, with greygreen shades. It pairs effortlessly with traditional dairy products and desserts. In terms of recipes, honey is the main ingredient in the most typical dishes of the area, in particular in the pastry industry: it coats the seadas indulgently, fried pastries stuffed with cheese, which are widespread throughout Sardinia as delicious single portions; it coats the azzuleddi, braids of fried dough based on water, flour, eggs and lard, prepared in Gallura around the time of Carnival, also known as “treccine” (braids); it is the basis of the s’aranzada nugoresa, a historical sweet treat from Nuorese with orange and almonds, which in the early years of the twentieth century won several awards at international exhibitions, winning the gold medal with the Diploma of Honour in Paris, Cannes and Marseille; it is one of the ingredients of the cuzzuleddi, pastries prepared on the occasion of Easter, consisting of a thin shell of cracked dough, the typical Sardinian dough based on semolina and lard, filled with saba (cooked grape must), almonds or walnut slices; it is essential for the production of Tonara nougat, born in the inner valleys of Sardinia, precisely for the enhancement and use of local products, products of the farming culture; it fills the sweet culurgiones, a sugary variety of the famous ravioli, a regional speciality originally from Ogliastra; it contributes to making the taste of pabassinas unique, the sweets that according to tradition are prepared in the autumn, on the occasion of the Feast of All Saints, with pastries, raisins, nuts, almonds and lemon peel. Flavours, but also knowledge: this is how Sardinian honey bears witness to an ancient rural culture.

Alcune delle proposte di Selezione Delphina
Some of the Delphina Selection products

Frina, bouquet di Gallura

Responsabile commerciale di Cantina del Vermentino di Monti, Franco Pirastru racconta uno dei vini che più di tutti rappresenta la Sardegna enologica. Alla scoperta di Frina di Selezione Delphina, un bianco che nasce tra i 300 e i 450 metri sopra il livello del mare, per sposarsi poi alla perfezione con i più freschi frutti di mare e non solo

Quando è nata la Cantina del Vermentino di Monti? D’estate. Precisamente nel luglio del 1956, quando una ventina di viticoltori hanno sottoscritto di fronte a un notaio di Olbia l’atto costitutivo di una società cooperativa di trasformazione agricola. Un’attività che avrebbe avuto, come ha tutt’ora, come scopo la diffusione e la valorizzazione dei vini prodotti nella zona, in particolare del Vermentino. È così che ha avuto origine la Cantina Sociale del Vermentino di Monti. In quale zona della Sardegna si trova precisamente? Lo stabilimento di produzione si trova a Monti, piccolo paese collinare, situato nell’immediato entroterra della Costa Smeralda. Si tratta di un punto strategico, al contempo a contatto con la natura e a circa 18 chilometri dall’aeroporto di Olbia. Quali vitigni comprende la vostra produzione? In primis Vermentino, Cannonau, Cagnulari, Carignano. Ci sono poi alcuni vitigni internazionali.

Una bella varietà di uve che si traduce in quali tipologie di vini? Come bianchi produciamo naturalmente Vermentino, ma anche Funtanaliras, Arakena, S’eleme, Aghiloia, Balari Docg Frizzante. Tra i rossi troviamo invece Cannonau Riserva Ruè, Tàmara e Kiri, Rosso Galana, Cagnulari Mimiè, Carignano Sambì. E poi gli Spumanti Vigne del Portale: Brut Vermentino, Rosato e Moscato. Soffermandoci sul Vermentino, come viene declinato sulle varie etichette? Produciamo diverse tipologie di Vermentino, che si differenziano tra loro per il tipo di vinificazione ed affinamento. La maggior parte del nostro Vermentino fa vinificazione in acciaio. Soltanto il Vermentino Arakena fa un affinamento in legno per 8 mesi in tonneaux. Parliamo di Frina. Ci racconta questo vino? Il Frina è un Vermentino di Gallura DOCG. Nasce ad un’altitudine tra i 300 e

i 450 metri sul livello del mare, su un suolo di disfacimento granitico. Vinifica in bianco, dopo una morbida pigiatura e una soffice spremitura.

Quante bottiglie ne vengono prodotte?

Ne realizziamo circa diecimila bottiglie. Quali sono i sentori che caratterizzano un calice di Frina? È davvero un vino piacevole e versatile. Si contraddistingue per un colore giallo paglierino tenue, dai riflessi verdognoli. All’olfatto si percepisce subito il suo bouquet elegante, con un lontano sentore di mandorla amara. In bocca è asciutto, morbido.

Con quali piatti abbinerebbe questo intrigante bianco?

Consiglio innanzitutto di servirlo ad una temperatura tra gli 8 e i 12 gradi. È ottimo con i frutti di mare e i crostocei, sia cotti che crudi. Benissimo con tutto il pescato, che sia declinato su primi piatti, dai sapori anche intensi, o su grigliate di mare. Un consiglio: sorseggiatene un calice fresco anche all’ora dell’aperitivo.

Frina, bouquet of Gallura Commercial manager of Cantina del Vermentino di Monti, Franco Pirastru tells us about one of the wines that is most emblematic of Sardinian wine-making. Discovering Delphina Selection Frina, a white wine that is created between 300 and 450 metres above sea level, and which then marries perfectly with the freshest seafood and more When was the Cantina del Vermentino di Monti born? In summer. Precisely in July 1956, when about twenty winegrowers signed the deed of incorporation of a cooperative agricultural processing company before a notary in Olbia. It was a company that would have had, as it still has, the purpose of spreading and promoting the wines produced in the area, in particular Vermentino. This is how the Cantina Sociale del Vermentino di Monti was born.

In which area of Sardinia exactly is it located? The production plant is located in Monti, a small, hilly town, located in the immediate hinterland of the Costa Smeralda. It is a strategic point, that is at

the same time in contact with nature and about 18 kilometres from Olbia airport. What varieties does your production include? First and foremost, Vermentino, Cannonau, Cagnulari, and Carignano. There are also some international grape varieties.

A beautiful variety of grapes that translates into what types of wines? In terms of whites, we naturally produce Vermentino, but also Funtanaliras, Arakena, S'eleme, Aghiloia and Balari DOCG Frizzante. Among the reds, we have Cannonau Riserva Ruè, Tàmara e Kiri, Rosso Galana, Cagnulari Mimiè, and Carignano Sambì.

And then the Spumanti Vigne del Portale: Brut Vermentino, Rosato and Moscato. Focusing on Vermentino, how is it interpreted across the various labels? We produce different types of Vermentino, which differ from each other in terms of the type of vinification and ageing. Most of our Vermentino is vinified in steel. Only Vermentino Arakena is aged in wood for 8 months in tonneaux.

Let’s talk about Frina. Can you tell us

about this wine? Frina is a Vermentino di Gallura DOCG. It is born at an altitude between 300 and 450 metres above sea level, on a soil of granite decay. White wine vinification, after a soft pressing and a light pressing.

How many bottles of it are produced? We make about ten thousand bottles. What are the aromas that characterise a glass of Frina? It is truly a pleasant and versatile wine. It is characterised by a soft, straw-yellow colour, with greenish hues. On the nose you can immediately perceive its elegant bouquet, with a distant hint of bitter almond. In the mouth it is dry and soft.

With which dishes would you pair this intriguing white? First of all, I recommend serving it at a temperature between 8 and 12 degrees. It is excellent with seafood and crustaceans, both cooked and raw. It pairs very well with all kinds of fish, whether it is with first courses, with intense flavours, or on seafood grills. A tip: Sip a chilled glass of it, also as an aperitif.

Il momento dell’impianto a mano della vite. Foto courtesy Cantina del Vermentino di Monti
The moment of planting the vine by hand.
Photo by Cantina del Vermentino di Monti

WORDS

IL MOSCATO, DOLCE PIACERE SARDO

In gran parte della Sardegna si produce un vino bianco, il Moscato, proveniente dal medesimo vitigno, ma con declinazioni differenti. La più sorprendente delle quali è il passito, che troviamo in particolare nell’area della fertile Romangia

Come per la maggior parte dei vitigni anche le origini e la storia del Moscato sono incerte e ci riferiamo solo al Moscato Bianco e Giallo, perché esiste anche quello Nero, che in questa sede non ci riguarda. Tuttavia, a complicare ulteriormente le cose vi è il fatto che il Moscato è diffuso in molti Paesi e regioni e molti ne vantano le più antiche origini, magari addirittura un primato storico. Certo è che in Italia il Moscato è il quarto vitigno più coltivato dal Settentrione al Meridione, dalla Valle d’Aosta alla Sicilia, passando per la Toscana e la Sardegna. La vite fu probabilmente importata dalla Grecia, quindi diffusa nell’epoca dell’antica Roma, ma è al Medioevo che gli studiosi attribuiscono l’etimologia del nome del vitigno Moscato. Muscum, che tradotto in italiano significa “muschio” e per estensione “profumato”. Perché ovunque raccogliate un acino di Moscato lo troverete all’olfatto particolarmente aromatico e al palato dolce. Al pari di un nettare dionisiaco. Sappiamo quanto gli antichi greci e i romani amassero i vini dolci e odorosi, persino trattati con infusioni e spezie di vario genere. A loro modo già praticavano la mixology, una forma di miscelazione che impiegava come base il vino. Il Moscato possiamo quindi pensare che possedesse per loro un carattere già quasi completo per essere vinificato e servito, grazie alla sua naturale aromaticità. Chissà, forse era tra i pochi vini che nell’antichità si bevesse in purezza dopo i consueti passaggi di affinamento in anfore e botti di legno. Erano proprio gli acini di Moscato a cui si riferiva Catone, tanto dolci da attirare le api e tanto odorosi come ricordano altri autori antichi? Non lo sapremo mai per certo, ma constatiamo che le uve di Moscato in tutta la penisola italiana posseggono questi comuni denominatori: profumi intensi e

Il Moscato giunse tramite gli antichi Romani o forse ancora prima con i Fenici

complessi e concentrazione zuccherina. Il mosto estratto da pigiature, pressature e lavorazioni grossolane finiva sulle tavole delle classi meno abbienti, contadini e artigiani, mentre le classi dirigenti esigevano vini bianchi ed elaborati con le caratteristiche del Moscato.

Forse anche in Sardegna il Moscato giunse tramite gli antichi Romani, o forse ancora prima con i Fenici. Nonostante non se ne abbiano tracce certe deve avere comunque origini antichissime in un contesto quale quello della viticoltura millenaria dell’isola, che risale persino all’epoca dei Nuraghi e all’Età del Bronzo. Un contesto nel quale si sviluppa la coltivazione del Moscato, in modo particolare in tre aree dell’isola, il basso Campidano, la Gallura e la fertile Romangia. Quest’ultima ci ricorda fin dal toponimo la dominazione romana. Queste tre zone viticole corrispondono ad altrettante DOC: Cagliari Moscato DOC; Moscato di Sardegna DOC, che riguarda gli spumanti e comprende la produzione su tutto il territorio; Moscato di Sorso-Sennori DOC, una piccola denominazione da scoprire proprio lì dove viene vinificata da una manciata di fedeli e appassionati produttori

e vignerons in un’area che comprende solo due Comuni, Sorso e Sennori appunto. Ed è quest’ultimo che ci appassiona particolarmente.

Ma ancora qualche dato tecnico e non solo. Qui le tipologie del vino sono quattro, fermo (ma con evidenti note dolci), spumante (aromatico e delicato), liquoroso e passito. E il passito forse esprime il meglio del quartetto grazie alla sovramaturazione su pianta o su telai. Va in profondità ed estrae con intensità “il succo del territorio” o se preferite il fiore e il frutto di un terroir unico sul quale basta affacciarsi per restarne incantati. Bisogna come sempre trovarsi sul posto, magari anche al momento giusto per apprezzare fino in fondo certi vini. Al termine di una cena o meditando, immersi in paesaggi quali offrono la Romangia e la Gallura. La storia del vino è un lungo viaggio di piacere e di cultura del piacere, come ci hanno testimoniato tanti sapienti dell’antichità, che consumarono tempo e inchiostro a nominare nei loro scritti scientifici, storici e poetici il vino, il loro vino preferito che era dolce e profumato. Guarda caso, come il Moscato.

MUSCAT, A SWEET SARDINIAN TREAT A large part of Sardinia produces a white wine, Muscat, from the same vine, but with different versions. The most surprising of which is the raisin wine, which we find in particular in the fertile Romangia area

As with most vines, the origins and history of Muscat are also uncertain and we refer only to the White and Yellow Muscat, because there is also the Black one, which does not concern us here. However, to further complicate matters there is the fact that Muscat is widespread in many countries and regions and many boast its oldest origins, perhaps even a historical record. It is certain that, in Italy, Muscat is the fourth most cultivated vine from the North to the South, from the Aosta Valley to Sicily, via Tuscany and Sardinia. The vine was probably imported from Greece, and was therefore widespread in the age of ancient Rome, but it is to the Middle Ages that scholars attribute the etymology of the name of the Muscat vine. Muscum, which translated into English means “musk” and, by extension, “fragrant”. Because wherever you pick a Muscat grape you will find it has a particularly aromatic smell and a sweet palate. Like a Dionysian nectar. We know how much the ancient Greeks and Romans loved sweet and fragrant wines, even treated with infusions and spices of various kinds. In their own way, they already practiced mixology, a form of mixing that used wine as a base. Muscat can therefore be thought of as having an almost complete character for them to be vinified and served, thanks to its natural aroma. Who knows, perhaps it was among the few wines in antiquity that were drunk on their

Vigne al tramonto. Foto di Montypeter, da Freepik Vineyards at sunset. Photo by Montypeter, from Freepik

own after the usual ageing steps in amphorae and wooden barrels. Were the Muscat grapes to which Cato referred so sweet as to attract bees and as fragrant as other ancient authors recall? We will never know for sure, but we can see that Muscat grapes throughout the Italian peninsula have these common denominators: intense and complex aromas and sugar concentration. The must, which is extracted through crushing, pressing and coarse processing ended up on the tables of the less affluent classes, farmers and artisans, while the ruling classes demanded white and elaborate wines with the characteristics of Muscat. Perhaps Muscat also came to Sardinia through the ancient Romans, or perhaps even earlier with the Phoenicians. Although there are no certain traces of it, it must still have ancient origins in a context such as that of the ancient viticulture of the island, which even dates back to the time of the Nuraghes and the Bronze Age. It was in such a context that the cultivation of Muscat developed, particularly in three areas of the island: lower Campidano, Gallura and fertile Romangia. The latter reminds us of the Roman domination of the place name. These three wine-growing areas correspond to the same number of DOCs: Cagliari Moscato DOC; Moscato di Sardegna DOC, which concerns sparkling wines and includes production throughout the territory; and Moscato di Sorso-Sennori DOC, a small denomination to be discovered right there where it is vinified by a handful of faithful and passionate producers and

Muscat arrived through the ancient Romans, or perhaps even earlier with the Phoenicians

vignerons in an area that includes only two municipalities, Sorso and Sennori. And it is the latter that we are particularly passionate about.

But there is still some technical data and more. Here, there are four types of wine: still (but with obvious sweet notes), sparkling (aromatic and delicate), fortified and raisin wine. And the passito (raisin wine) perhaps expresses the best of the four, thanks to the over-ripening on the plant or on frames. It goes deep and extracts with intensity “the juice of the territory” or if you prefer the flower and the fruit of a unique terroir on which you just have to look out to be enchanted. As always, you have to be in situ, perhaps even at the right time, to fully appreciate certain wines. At the end of a dinner or while meditating, immersed in landscapes such as those of Romangia and Gallura. The history of wine is a long journey of pleasure and the culture of pleasure, as many scholars of antiquity have testified, who have spent time and spilled much ink to mention the wine in their scientific, historical and poetic writings, their favourite wine that was sweet and fragrant. As it happens, like Muscat.

Nel territorio della Romangia c’è un’antichissima tradizione vitivinicola. Foto courtesy Cantina Fara In the area of Romangia there is an ancient wine tradition. Photo by Cantina Fara

Sorso d’Oro

Può sembrare pretenzioso chiamare un vino con riferimento al metallo più puro e prezioso, ma non lo è

Delphina hotels & resorts da sempre riserva ai propri ospiti prodotti ed esperienze esclusive che hanno un forte legame con il territorio, inclusa l’enogastronomia, che rappresenta una componente importante della cultura e del patrimonio sardo. Un patrimonio impossibile da tradurre in poche righe. Eppure a volte basta gustare un piatto o un vino per restare abbagliati dai tesori millenari dell'isola. Proprio per questo Delphina sceglie le eccellenze del gusto della Sardegna e le include nella Selezione Delphina, per permettere agli ospiti di gustarle all’interno degli hotel e resort, ma anche di portarle a casa con sé. Nel territorio della Romangia, in un'area che comprende i comuni di Sorso e Sennori c’è un’antichissima tradizione vitivinicola che riguarda il Moscato e in particolare il Moscato passito, un vino dolce tanto amato dai Romani. È quindi una specie di salto indietro nel tempo assaggiare il vino dolce forse più pregiato

dell’isola, il Moscato di Sorso-Sennori DOC. Una piccola denominazione da scoprire proprio lì dove viene vinificata da una manciata di fedeli e appassionati produttori, come la Cantina Fara, azienda vitivinicola sennorese che da tre generazioni produce vini tradizionali DOC ed IGT della Sardegna, tra cui il passito Moscato. Ecco appunto il vino che in un calice racconta una storia infinita e il patrimonio di un territorio tutto da esplorare. Delphina ha individuato pertanto uno dei più rinomati produttori del Moscato passito dell’area vitivinicola per confezionare una bottiglia unica, un Sorso d’Oro appunto, dolce e con un’aromaticità ricca e complessa, da rivivere un sorso dopo l’altro anche al termine delle vacanze, preferibilmente abbinato alla pasticceria sarda o a golosi formaggi stagionati e erborinati. Una fetta di pecorino e un Sorso d’Oro vista mare da aggiungere al proprio tesoro di ricordi. Sorso d’Oro It may seem

pretentious to name a wine in reference to the purest and most precious metal, but it is not Delphina hotels & resorts has always reserved exclusive products and experiences for its guests that have a strong link with the territory, including food and wine, which represents an important component of Sardinian culture and heritage. A heritage that it is impossible to translate in a few lines. And yet, sometimes just tasting a dish or a wine is enough to be dazzled by the millenary treasures of the island. This is why Delphina selects the finest flavors of Sardinia and includes them in the Delphina Selection, allowing guests to enjoy them within the hotels and resorts, as well as to take them home. In the area of Romangia that includes the municipalities of Sorso and Sennori, there is an ancient wine tradition that concerns Muscat and in particular Muscat raisin wine, a sweet wine that was much loved by the Romans. It is therefore a kind of leap

back in time to taste what is perhaps the most precious sweet wine of the island, Muscat di SorsoSennori DOC. A small denomination to be discovered right there where it is vinified by a handful of dedicated and passionate producers, such as Cantina Fara, a winery in Sennori that has been producing traditional DOC and IGT wines of Sardinia for three generations, including the Muscat raisin wine. This is the wine that in a glass tells an infinite story and the heritage of a territory to be explored. Delphina has therefore identified one of the most renowned producers of Muscat raisin wine in the wine area to package a unique bottle, a Sorso d’Oro (“sip of gold”), sweet and with a complex aroma, to be re-experienced one sip after another, preferably in combination with Sardinian pastries or delicious aged and blue cheeses. A slice of pecorino cheese and a Sorso d’Oro overlooking the sea to add to your treasure trove of memories.

Cremoso al cioccolato

Crema inglese: 250 ml di latte fresco, 250 g di panna fresca al 35%, 50 g di zucchero, 100 g di tuorli di uovo. Cremoso al cioccolato: 70 g di cioccolato extra fondente, 200 g di crema inglese

Crema inglese: mettere in un pentolino latte e panna, portare a ebollizione e poi aggiungere zucchero e tuorli d’uovo precedentemente miscelati. Far cuocere a fiamma bassa fino a raggiungere 82 °C. Filtrare il composto prima di utilizzarlo. Cremoso al cioccolato: aggiungere alla crema inglese calda il cioccolato extra fondente ed emulsionare perfettamente per alcuni minuti. Comporre lo stampo e riporre in congelatore.

CHOCOLATE CREAM English cream: 250 ml of fresh milk, 250 g of 35% fresh cream, 50 g of sugar, 100 g of egg yolks. Chocolate cream: 70 g of extra-dark chocolate, 200 g of English cream English cream: Place the milk and cream in a saucepan, bring to the boil and then add the previously-mixed sugar and egg yolks. Cook over a low heat until it reaches 82°C. Filter the mixture before use. Chocolate cream: Add the extra-dark chocolate to the hot English cream and emulsify perfectly for a few minutes. Make up the mould and store in the freezer.

INTERVIEW

GIANFRANCO MARTINEZ

Nato nel 1964 ad Alghero, lavora per Delphina hotels & resorts da 21 anni in qualità di chef pasticcere. Descrive la sua pasticceria come “genuina, rispettosa e curiosa”. Potete provare tutte le sue dolci specialità al Park Hotel & SPA Cala di Lepre

Come ha scoperto la sua passione per la pasticceria? È una passione nata inizialmente per necessità, quando ancora molto piccolo, tra le innumerevoli opportunità lavorative offerte da una città turistica in sviluppo, ho scelto di avvicinarmi a questo meraviglioso mondo mai più abbandonato.

Ci racconta il suo percorso nel mondo della pasticceria? Il mio percorso si è basato sulla classica “gavetta”, iniziata a soli 14 anni. Questa esperienza mi ha aiutato a conoscere e apprezzare le basi essenziali della pasticceria per poi consolidarle e arricchirle con innumerevoli corsi seguiti negli anni con grandi maestri e

diverse esperienze lavorative. Dove trae ispirazione per le sue creazioni? L’attenta selezione di ingredienti di qualità è il primo e importantissimo passo verso la realizzazione di un dolce, a seguire occorre poi lasciare libero spazio alla creatività e al buon gusto del pasticcere.

Qual è il suo dolce preferito e perché? Il mio dolce preferito è quello dei ricordi, delle passioni condivise e della semplicità: non so resistere a una ottima millefoglie con frutta fresca.

Un segreto in pasticceria… Un segreto in pasticceria, secondo il mio punto di vista, è sicuramente la passione, indispensabile motore di ogni cosa.

Quali sono le caratteristiche indispensabili per essere un buon pasticcere?

Fondamentale è la motivazione, ne occorre molta, ma giocano un ruolo molto importante anche la pazienza, la creatività e non per ultima una buona conoscenza tecnica.

Se dovesse scegliere tre soli aggettivi per descrivere in modo immediato la sua pasticceria quali sarebbero? Mi piace pensare alla mia pasticceria come a una pasticceria genuina, rispettosa e curiosa. Il momento del dolce è per tanti davvero speciale, la chiusura in bellezza di un’ottima cena: quanto contano le decorazioni e l’aspetto estetico di un dolce?

L’aspetto di un dolce è molto importante per generare curiosità e aspettative sul dolce stesso, può renderlo ancora più invitante. Del resto è risaputo: anche l’occhio vuole la sua parte!

Prepara dolci sia per la colazione sia per il pranzo e la cena: ci sono dolci adatti o meno in base ai diversi momenti della giornata? Sicuramente per la colazione si prediligono prodotti da forno mentre per il pranzo e la cena la scelta può variare tra dolci al cucchiaio, dolci freddi e dolci di piccola pasticceria.

GIANFRANCO MARTINEZ Born in 1964 in Alghero, he has been working for Delphina hotels & resorts for 21 years as a pastry chef. He describes his pastry as “genuine, respectful and curious”. You can try all of his sweet specialities at the Park Hotel & SPA Cala di Lepre

How did you discover your passion for pastry? It is a passion that was initially born out of necessity, when I was still very

young, among the countless job opportunities offered by a developing tourist city, I chose to approach this wonderful world and I have never looked back since.

Can you tell us about your journey in the world of pastry? My path was based on the classic “gavetta” (apprenticeship), which began when I was 14 years old. This experience helped me to get to know and appreciate the essential bases of pastry and then consolidate and enhance them with countless courses taken over the years with great masters and different work experiences.

Where do you find inspiration for your creations? The careful selection of quality ingredients is the first and most important step towards the creation of a dessert, then it is necessary to leave room for the creativity and good taste of the pastry chef.

What’s your favourite dessert, and why?

My favourite dessert stems from memories, shared passions and simplicity: I can’t resist an excellent millefeuille with fresh good fruit.

A secret in pastry... A secret in pastry, according to my point of view, is definitely passion, the essential engine of everything. What characteristics are essential to a good pastry chef? Motivation is fundamental, it takes a lot, but patience, creativity and, last but not least, good technical knowledge also play a very important role. If you had to choose just three adjectives to immediately describe your pastry, what would they be? I like to think of my work as a genuine, respectful and curious approach to pastry.

The moment of dessert is very special for many, the wonderful finale to an excellent dinner: how important are the decorations and the aesthetic aspect of a dessert? The appearance of a dessert is very important to generate curiosity and expectations about the dessert itself: it can make it even more inviting. After all, it is well known that we eat with our eyes! You prepare sweet treats for breakfast as well as for lunch and dinner: are there desserts that are appropriate or not according to the different times of the day? Yes, baked goods are preferable for breakfast, whereas for lunch and dinner the choice can vary between puddings, cold desserts and small pastry desserts.

SOFIA BARBETTA

Solstizio d’estate

60 ml di rum cubano infuso al legno di cocco, 30 ml di succo di lime, zucchero di canna all’ananas e 1 cucchiaio di chiodi di garofano, 2 gocce di Pimento bitters, 20/30 ml di spuma al corbezzolo

Versare tutti gli ingredienti ad eccezione della spuma al corbezzolo in uno shaker, far sciogliere lo zucchero con l’aiuto di un barspoon, dopo di che riempire lo shaker con cubetti di ghiaccio e shakerare per 10 secondi circa, quindi filtrare e infine aggiungere un top di spuma al corbezzolo. Servire Solstizio d’estate in un bicchiere old fashioned vintage e guarnire con il lime al corbezzolo.

SUMMER SOLSTICE 60 ml of Cuban rum infused with coconut wood, 30 ml of lime juice, pineapple cane sugar and 1 tablespoon of cloves, 2 drops of Pimento bitters, 20/30 ml of strawberry mousse Pour all the ingredients except for the strawberry foam into a cocktail shaker, dissolve the sugar with the help of a bar spoon, then fill the shaker with ice cubes and shake for about 10 seconds. Filter and add a topping of strawberry foam to finish it off. Serve Summer Solstice in an old fashioned vintage glass and garnish with strawberry and lime.

MARCO MURINEDDU

Classe 1969, ha iniziato la sua carriera come commis di sala e dal 1989 fa parte del team Delphina. È barman, ma anche maître e si divide fra queste due passioni. Questa estate lo potete trovare all’Hotel Marinedda Thalasso & SPA in qualità di maître

Come ha scoperto la sua passione per il mondo dei cocktail? La passione per il bere miscelato è nata quando studiavo all’Istituto Alberghiero di Sassari: l’insegnante era Sergio Tinelli, milanese di nascita, fondatore dell’Aibes Sardegna. Le sue lezioni a scuola non erano mai noiose e spesso arricchite da racconti, aneddoti delle sue esperienze lavorative in Italia, Inghilterra, Francia, Stati Uniti.. Quest’anno la troviamo come maître all'Hotel Marinedda, ci racconta di più di questo cambiamento? Ho iniziato nella ristorazione come commis di sala nel lontano 1985 e le mie prime esperienze lavorative sono state nel mondo della ristorazione, quindi posso dire che in realtà si tratta di un ritorno nella sala ristorante dove tutto è iniziato diversi anni fa. Al Marinedda è la mia terza stagione, mi piace alternare le due mansioni maître di sala e barman.

So che è anche sommelier… Tutto è iniziato nel 2017 quando mi sono iscritto all’AIS (Associazione Italiana Sommelier), nel 2019 mi sono diplomato sostenendo l’esame. Fare parte dell’AIS è stato un risultato importante per la mia formazione personale e professionale. Dove trae ispirazione per i suoi cocktail? Sono tante le cose che mi ispirano: colori, profumi, anche i sogni! Recentemente ho partecipato a una manifestazione in cui in base a un dipinto si creava un cocktail. Gli ingredienti mediterranei e i profumi della macchia mediterranea sono di ispirazione? Sì, assolutamente, trovo diano un tocco di modernità. Del resto il mondo del bere miscelato è molto cambiato negli ultimi tempi ed è sempre in evoluzione e attento alle tendenze del momento. Anche la cucina creativa è fonte di ispirazione per il mondo della mixology.

Quale sarà secondo lei il cocktail dell’estate? Qualsiasi cocktail se fatto bene, ma in particolare per me il mojito in tutte le sue varianti alla frutta.

Delphina è molto attenta alle esigenze dei suoi ospiti, come gestite il menù? Cambiamo il menù più volte durante la stagione, creando nuovi cocktail, come per esempio Solstizio d’estate, o reinterpretando i classici in versioni più moderne. Cosa le piace di più di lavorare a contatto con gli ospiti? Lavorare a contatto con le persone dà tantissimo, è stimolante e fa crescere, ma bisogna essere preparati a tutto, avere empatia e capacità di ascoltare. Che legame ha con la sua terra? Forte: ho sempre pensato che il legame con la propria terra natale sia di fondamentale importanza per la vita di ognuno, nel senso più intimamente individuale.

MARCO MURINEDDU Born in 1969, he began his career as a commis di sala and has been part of the Delphina team since 1989. He is a bartender, but also a maitre d’, and is divided between these two passions. This summer, you can find him at the Hotel Marinedda Thalasso & SPA How did you discover your passion for the world of cocktails? The passion for mixed drinks came about when I was studying at the Hospitality Training Institute in Sassari: the teacher was Sergio Tinelli, Milanese by birth, and the founder of AIBES [International

Bartenders’ Association] Sardegna. His lessons were never boring and were often enhanced by stories, anecdotes of his professional experiences.

This year we find you as maitre d’ at the Hotel Marinedda, can you tell us more about this change? I started in catering as a commis di sala in 1985 and my first work experiences were in the world of catering, so I can say that it is actually a return to the restaurant where it all began. It is my third season at the Marinedda, and I enjoy alternating between the two roles of maitre d’ and bartender.

I know that you are also a sommelier... It all started in 2017 when I enrolled in the AIS (Associazione Italiana Sommelier: Italian Sommelier Association), in 2019 I graduated by taking the exam. Being part of the AIS has been an important result for my personal and professional training. Where do you find inspiration for your cocktails? There are so many things that inspire me: colours, scents, even dreams! I recently participated in an event where a painting was used to inspire a cocktail. Are the Mediterranean ingredients and the scents of the Mediterranean shrubland inspiring? Yes, absolutely, I find that they lend a touch of modernity. Moreover, the world of mixed drinks has changed a lot in recent times and is always evolving and attentive to the trends of the moment. Creative cuisine is also a source of inspiration for the world of mixology. What do you think will be the cocktail of the summer? Any cocktail if it is made well, but particularly for me the mojito in all its fruit variants.

Delphina is very attentive to the needs of its guests: how do you manage the menù? We change the menù several times during the season, creating new cocktails, such as Summer Solstice, or reinterpreting the classics in more modern versions. What do you like the most about working with guests? Working in contact with people for a long time is stimulating and drives you to grow, but you have to be prepared for everything, and have empathy and the ability to listen. What is your connection to your land? Strong: I have always thought that the link with one’s native land is of fundamental importance for everyone’s life.

Delphina’s news

“Vista azzurra” è la parola chiave per descrivere il restyling del Park Hotel & SPA Cala di Lepre, a partire dalle Suite Deluxe Golfo, tutte con vista mare, ampliate e arredate in stile mediterraneo. Rinnovato anche il ristorante Le Terrazze, che raddoppia gli spazi e gode appieno del panorama sul Golfo delle Saline. I piatti della tradizione, rivisitati con creatività, e l’atmosfera romantica sono gli altri ingredienti speciali per serate all’insegna di gusto e convivialità. E per chi non vuole rinunciare alla pizza, la risposta è la nuova pizzeria a pochi passi dalla spiaggia. View of the blue “View of

the blue” is the buzzword to describe the redesign of the Park Hotel & SPA Cala di Lepre, beginning with the Suite Deluxe Golfo, all with a sea view, which have been enlarged and furnished in a fresh Mediterranean style. The restaurant, Le Terrazze, has also been refurbished, with more space to enjoy the panorama of the Gulf of Saline. Traditional dishes, creatively reinterpreted, and a romantic atmosphere are the other special ingredients for evenings of taste. And for those who don’t want to give up on pizza, the answer is a new pizzeria within walking distance of the beach.

Spazi raddoppiati e ancora più servizi per i bambini nel Mini e Junior Club con ristorantino, piscina, giochi, attività sportive e un servizio gratuito attivo 12 ore non-stop e 7 giorni su 7: l’Hotel Marinedda Thalasso & SPA per i più piccoli pensa sempre più in grande! Perfect for families Double

the space and even more facilities for children in the Mini and Junior Club with a small restaurant, swimming pool, games, sports activities and a free service available 12 hours nonstop, 7 days a week: the Hotel Marinedda Thalasso & SPA thinks bigger and better for the little ones!

ANCORA PIÙ LIBERI

La luna di miele è un momento magico per la coppia e per questo Delphina offre agli sposi tutta la libertà di una vacanza taylor made all’insegna del benessere. Voli panoramici in elicottero, imbarcazioni private per due, guide in esclusiva per escursioni, aperitivi al tramonto, cene romantiche sulla sabbia… con il catalogo Liberi i sogni sono realtà. Even more freedom

A honeymoon is a magical time for a couple, which is why Delphina offers newlyweds all the freedom of a tailormade holiday dedicated to well-being. Panoramic helicopter flights, private boats for two, exclusive guides for excursions, sunset apéritifs, romantic dinners on the sand... with the Natural catalogue, dreams come true.

ISPIRAZIONI DA SFOGLIARE

Vivere una vacanza a stretto contatto con la natura, accompagnati dai suoi suoni e profumi, in perfetta armonia con i propri ritmi e desideri. Esplorare il territorio, conoscere la gente che lo abita e la sua cultura, per tornare a casa arricchiti. Sono questi – alcuni –dei segreti dell’ospitalità “5 stelle in libertà” di Delphina. Potete scoprirli sui nuovi cataloghi dedicati all’Hotel Capo d’Orso, al Resort Valle dell’Erica e all’Hotel Marinedda, per trovare la meta perfetta della vostra prossima vacanza. Inspiration to browse through Enjoy a holiday in close contact with nature, surrounded by its sounds and scents, in perfect harmony with your own rhythm and desires. Exploring the local area, getting to know the people who live there and their culture, and returning home feeling a sense of enrichment. These arethe secrets of Delphina’s “5-star freedom” hospitality. Discover them in the new catalogues dedicated to Hotel Capo d’Orso, Resort Valle dell’Erica and Hotel Marinedda, and find the perfect destination for your next holiday.

VISTA AZZURRA
A MISURA DI FAMIGLIA

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