Mélanges de l'Ecole française de Rome. Antiquité
Studio di un carro romano dalla Villa c.d. di Arianna a Stabia Paola Miniero
Riassunto Paola Miniero, Studio di un carro romano dalla Villa c.d. di Arianna a Stabia, p. 171-209.
Il rinvenimento di numerosi frammenti pertinenti all'apparato in ferro ed in legno di un carrus scavato nel 1981 nel settore meridionale della villa romana c.d. di Arianna a Stabia costituisce l'oggetto di questo articolo. Si tratta dello studio di tutti i frammenti rinvenuti, di cui si dà il catalogo, proponendo di essi, in base ai confronti con elementi simili soprattutto dei carri traci, l'identificazione, secondo una proposta di ricostruzione del veicolo, di cui si allegano piante, prospetti e sezioni. Si illustrano infine gli elementi, prevalentemente in bronzo, degli attacchi e dei finimenti dei cavalli, dando di essi il catalogo e si conclude con qualche osservazione sul tipo di carro e sulla sua destinazione.
Citer ce document / Cite this document : Miniero Paola. Studio di un carro romano dalla Villa c.d. di Arianna a Stabia. In: Mélanges de l'Ecole française de Rome. Antiquité, tome 99, n°1. 1987. pp. 171-209. doi : 10.3406/mefr.1987.1541 http://www.persee.fr/doc/mefr_0223-5102_1987_num_99_1_1541 Document généré le 16/10/2015
PAOLA MINIERÒ
STUDIO DI UN CARRO ROMANO DALLA VILLA CD. DI ARIANNA A STABIA*
Nell'aprile 1981, nel corso di uno sbancamento di lapillo in loc. Varano l, venne alla luce il settore meridionale della villa romana ed. di Arianna sepolta dall'eruzione vesuviana del 79 d.C.2. A seguito di questa sco* Desidero esprimere la mia gratitudine al prof. F. Zevi soprintendente all'epoca dello scavo, ed al collega dr. S. De Caro per i consigli di cui furono prodighi nel corso dei lavori da me diretti sul posto. Ringrazio anche il prof. Ch. Pietri, diret ore dell'École française di Roma per aver accolto questo studio attendendo con pazienza i tempi lunghi del restauro. Un particolare ringraziamento lo devo al sig. G. Rosso, tecnico del Laboratorio di restauro di Stabia e responsabile del restauro del carro ed al geometra L. Rega autore della documentazione grafica, ai quali sono anche débitrice della intuizione di molti dettagli tecnici. Ringrazio inoltre l'attuale soprintendente dr. B. Conticello per avermi autorizzato ad usufruire del laboratorio e del personale della soprintendenza. 1 Lo sbancamento fu effettuato dal proprietario sig. De Martino in un'area distante circa 160 m dalla parte attualmente in vista della villa, sotto il controllo della Soprintendenza archeologica di Napoli allora competente territorialmente. Notizia preliminare a cura di F. Zevi, in Atti del XXI Convegno di studi sulla Magna Grecia, Taranto, 1981, p. 356. 2 La villa fu esplorata secondo il metodo dei cunicoli sotterranei sotto il regno di Carlo III di Borbone dal 1757 al 1761 e nuovamente dal 1777 al 1778, prima sotto la direzione dell'ing. capo Gioacchino de Alcubierre, poi dell'ing. subalterno Carlo Weber e, successivamente di Francesco La Vega, autori questi ultimi anche della documentazione grafica delle parti esplorate raccolta da M. Ruggiero, Degli scavi di Stabia dal 1749 al 1782. Notizie., Napoli, 1881, con rif. alla villa in questione alle p. 66-128, tav. IV, Vili. La ripresa degli scavi si ebbe nel decennio 19501960, quando questo edificio ed un'altra villa ad esso adiacente furono portati parzialmente alla luce : cfr. i giornali di scavo presso l'archivio della Sopr. arch, di Pompei. Il complesso è sostanzialmente inedito, ad eccezione dello studio delle pitture a cura di O. Elia, Pitture di Stabia, Napoli, 1957, p. 57 ss. e tav. 32 ss., e soprattutto di A. Allroggen Bedel, Die Wandmalereien aus der Villa in Campo Varano (Castellammare di Stabia), in RM, 84, 1977, p. 27-89, alla quale si deve il riconoscimento delle pitture staccate dalla villa dagli scavatori borbonici e confluite prima al Real Museo di Portici e poi al Museo nazionale di Napoli ove tuttora si conservano. Per altre notizie sulla villa, P. Soprano, FA, 16, 1961, 4747; J. M. Croisille, in MEFRA - 99 - 1987 - 1, p. 171-209.
1 72
PAOLA MINIERÒ
perta la Soprintendenza intraprese un intervento di scavo che, anche se interrotto dopo un mese per motivi di tutela3, oltre a permettere la conoscenza di un'altra porzione di questa grande villa4, portò al rinvenimento ed allo scavo sistematico di due carri a quattro ruote, di uno dei quali (carro n. 1) si conservava interamente la struttura metallica, parte di quella lignea ed i finimenti dei cavalli5. Prima di esaminare in dettaglio quest'ultimo rinvenimento, che costituisce l'oggetto principale del presente studio, si ritiene opportuno, ai fini di un corretto inquadramento, premettere una descrizione dello scavo nel corso del quale il carrus fu rinvenuto. L'area dell'intervento si trova a circa 160 m a sud dell'atrio n. 24 della villa (fig. 1, zona a tratteggio)6. Si rinvenne alla profondità di m 0.80 dal piano di campagna moderno la sommità «a schiena d'asino» di un muro orientato in senso nordsud (fig. 1, A) completamente obliterato da uno strato di lapillo la cui altezza (m 2.80) si conservò omogenea in tutta l'area dello scavo. Il muro
Festschrift M. Renard, III, 1969, p. 163; C. Robotti, Una sinopia musiva pavimentale a Stabia, BdA, 58, 1973, p. 42-44; A. e M. De Vos, Pompei, Ercolano, Stabia, Bari, 1982, p. 315-320; V. Kockel, Archäologische Funde und Forschungen in den Vesuvstädten, AA, 1985, p. 525-529; per un inquadramento topografico e storico cfr. P. Minierò, Ricerche sull'ager stabiano, in Studia Pompeiana et classica in honor of W. Jashemski, in corso di stampa. 3 Poiché l'area era di proprietà privata si preferì limitare l'intervento di scavo alla delimitazione dei muri perimetrali e della facciata esterna degli ambienti senza scavarli interamente e senza scoprire il piano di calpestio antico. 4 La villa occupa una superficie di circa 13.700 mq (fig. 1), incluse le parti interrate ma conosciute attraverso la documentazione di epoca borbonica, estendendosi con l'asse maggiore lungo il bordo della altura di Varano nella posizione migliore dal punto di vista climatico e panoramico. È costituita prevalentemente da ambienti con destinazione residenziale che la caratterizzano come una delle numerose ville di otium del golfo di Napoli nella prima età imperiale : cfr. J. H. D'Arms, Roman on the bay of Naples, Cambridge Mass., 1970; Id., Ville rustiche e ville di otium, in Pompei 79. Raccolta di studi per il decimonono anniversario dell'eruzione vesuviana, a cura di F. Zevi, Napoli, 1979, p. 65 ss. 5 L'altro carro (n. 2) simile al primo ma di proporzioni leggermente maggiori si rivelò estremamente frammentario ed è ancora in corso di restauro. Di esso saranno esaminati nel presente studio solo quegli elementi che ο non trovano confronto nel carro n. 1 ο ne chiariscono meglio alcune funzioni. 6 Nella fig. 1 sono indicate le parti esplorate in epoca borbonica ed ancora interrate, quelle scavate in epoca recente e pertinenti alla villa ed. di Arianna e ad un'altra adiacente ed. II complesso (fig. 1), anche essa esplorata in epoca borbonica (cfr. M. Ruggiero, op. cit., tav. V) e l'area dello scavo 1981 costituita della parte rustica.
Caste 1 1 animare di Stabia Località VARANO VILLA cd. di ARIANNA PARTE IN VISTA PARTE INTERRATA ESPLORATA IN EPOCA BORBONICA ■ SCAVO '81 part· rustica VILLA ADIACENTE (2"comple«»o)
Fig. 1 - Stabia, Arianna e villa adiac A. Allr
1 74
PAOLA MINIERÒ
(lungh. max. m 56.60, largh. m 0.35, h m 2.00) era in opera incerta con paramento di pietre calcaree ed inserzione di qualche pietra tufacea. Non fu possibile procedere con lo scavo verso sud, dove è certo che continuava. Un saggio effettuato in corrispondenza delle sue estremità dimostrò che si trattava del muro di contenimento di una strada battuta; infatti presso il limite sud del muro A alla distanza di m 2.93 venne alla luce un secondo muro perfettamente parallelo (fig. 1, Β) in opus reticulatum (con tufelli di cm 10 χ 10) largo m 0.37 e conservato in h per circa m 1.20. Un altro saggio all'estremità nord del muro A confermò la presenza, alla stessa distanza, del muro B. La strada delimitata dai due muri risultò in terra battuta, larga m 2.93 (circa 10 piedi romani). Si ipotizzò subito che doveva trattarsi di una via secondaria di accesso7, che collegava il corpo meridionale della villa, costituito come vedremo dalla parte rustica, con l'entroterra agricolo. La strada terminava a nord in corrispondenza del muro perimetrale sud della villa (fig. 2, C) con il quale il muro A formava in angolo una piccola apertura larga m 0.95 (fig. 2, a) che doveva servire per accedere direttamente all'esterno della villa senza percorrere l'intera strada. Il muro C, in opera incerta con paramento prevalentemente in pietra di tufo, si presentava orientato in senso est-ovest; misurava m 0.45 di larghezza, m 2.50 in altezza e fu scavato per una lunghezza massima di m 16.90 fino all'aia della casa colonica De Martino, sotto la quale continuava. Sulla facciata sud si aprivano 3 feritoie (fig. 2, b-c-d) ad un'altezza di circa m 1.80 dalla base del muro, larghe rispettivamente m 0.62, m 0.33 e m. 0.49. A m 5.20 a nord del muro C se ne mise alla luce un altro con paral elo orientamento (fig. 2, D). Tale muro, in opera reticolata a grossi cunei di tufo, con qualche parte di restauro e rivestimento di intonaco bianco, presentava immorsature in tufelli in corrispondenza di 5 vani di ingresso (fig. 2, 1-5), aventi tutti pressappoco la stessa larghezza (m 0.85-m 0.95) ed in alto un'apertura larga m 0.67 poggiante su architrave ligneo per dare luce all'interno. Presso il vano n. 3 si rinvenne una robusta serratura in ferro. Purtroppo non fu possibile scavare internamente i 5 ambienti rinvenuti, ma la loro destinazione fu in parte chiarita dai successivi rinvenimenti. 7 L'accesso principale si trova lungo la scarpata sottostante il fronte nord-occidentale della villa ed è costituito da una rampa con mura in opus reticulatum, in parte franata, che collegava la zona alle pendici della villa (fig. 1 loc. Grotta S. Biagio) con gli ambienti residenziali allineati sulla sommità della scarpata.
UN CARRO ROMANO A STABIA J
175
i1
H
Ν Ο Π
Π
t carro n.
rii M
carro n. 2
VILLA APIAMMA ruatloa
Fig. 2 - Villa ed. di Arianna, settore meridionale. Cortile con ambienti circostanti presso il muro perimetrale della villa. Planimetria.
176
PAOLA MINIERÒ
II muro D (lungh. m 17.50, largh. m 0.45, h max m 1.80) faceva angolo irregolarmente ad est con il muro E (lungh. m 19.20, largh. m 0.45, h max m 2.00), anch'esso in opera reticolata rivestito di intonaco bianco e con immorsature in tufelli in corrispondenza di altrettante 5 aperture (fig. 2, 6-10), aventi le stesse dimensioni e caratteristiche di quelle rinvenute precedentemente. Sul tratto di muro a destra dell'apertura n. 6 era incisa a grandi lettere sotto lo strato di intonaco, in quel punto caduto, una iscrizione su due righi: REPENTINV[S] / RIMI[-]E[. . .]8 (fig. 3). Erano inoltre graffiti in
Fig. 3 - Villa ed. di Arianna, settore meridionale. Iscrizione graffita a destra dell'apertura n. 6.
8 L'iscrizione, di cui è chiaramente leggibile solo la prima parola, potrebbe riferirsi al nome di un cavallo, la cui stalla era forse il vano n. 6. La lettura della seconda parola è incerta, poiché le lettere non si sono conservate : la seconda lettera potrebbe essere una / mancante della parte inferiore; la quarta lettera un'altra / oppure un nesso MV; dopo E tracce di altre lettere non decifrabili. Il tipo di grafia è ascrivibile ad età augustea. Il nome REPENTINVS risulta comunque anche tra i cognomina con riferimento a circostanze di nascita : I. Kajanto, The Latin cognomina, Roma, 1982, p. 75 e 296.
UN CARRO ROMANO A STABIA
1 77
altri punti sulla facciata intonacata una serie di cerchi di diverse dimensioni, realizzati con il compasso. Dinanzi all'apertura n. 10 si rinvenne un blocco rettangolare in pietra, presumibilmente un gradino, e l'impronta di una soglia lignea9. Tale area si rivelò un cortile scoperto rettangolare sul quale si aprivano 10 vani dalla disposizione rigorosamente paratattica. Esso era circoscritto irregolarmente sul lato nord dai muri F-G-H-I (fig. 2) dei quali si portò alla luce solo la facciata rivolta verso il cortile in opus reticulatum con spigoli in opus vittatum 10, e su quello ovest dai muri M-N (fig. 2). Mediante un saggio si potè verificare che il piano di calpestio del cortile, in terra battuta, si trovava ad una profondità di m 3.10 dal piano di campagna moderno. Benché lo scavo non sia stato completato e non si disponga di tutti gli elementi necessari per una sicura interpretazione, sembra probabile riconoscere nel cortile una corte rustica e negli ambienti che si aprono su di esso stalle e celle per la manodopera servile11.
9 In questa parte dello scavo la stratigrafia si presentava non omogenea, indizio di esplorazione in epoca borbonica, come fu confermato dalla presenza di un tipico « foro » (fig. 2, e), attraverso il quale gli scavatori erano penetrati. 10 Presso lo spigolo tra i muri G ed H si rinvenne, quasi sul piano di calpestio, in frammenti un'anfora da garum tipo Dressel 38-39/Pelichet 46, avente argilla giallina, ingubbiatura crema e traccia di un titulus pictus sul collo (non decifrabile). Rientra nella variante attestata a Pompei e caratterizzata da alto collo cilindrico, pancia piriforme e lungo puntale moderatamente conico : cfr. D. Manacorda, Anfore spagnole a Pompei, in L'instrumentum domesticum di Ercolano e Pompei in Quaderni di cultura materiale, 1, Roma, 1977, p. 121 ss. Quanto agli altri materiali rinvenuti, trattasi prevalentemente di frammenti di vasellame da cucina e di anfore Dressel 2/4, ai quali si aggiungono pochi frammenti di sigillata italica pertinenti alle forme Goudineau 38-39-43 ed un frammento di sigillata sud-gallica di tipo Dragendorff 29. Ciò conferma che erano queste le forme di ceramica fine da mensa in uso nel 79 d.C, come documentato su larga scala a Pompei ed Ercolano : cfr. ; G. Pucci, Le terre sigillate italiche, galliche e orientali, in L'instrumentum domesticum, op. cit., p. 9 ss. 11 La presenza di una parte rustica in questa villa non conferma ancora l'ipotesi di J. H. D'Arms (Ville rustiche e ville di otium, op. cit. p. 83) circa la trasformazione di questo tipo di ville in senso produttivo dopo il 62 d.C. Infatti la costruzione di questa parte sembra databile non oltre l'età augustea per il tipo di muratura e per la grafia dell'iscrizione. Inoltre sia in questa zona che in tutto il resto della villa manca qualsiasi traccia di apprestamenti agricoli, per documentare una trasformazione nel senso proposto dal D'Arms. Allo stato attuale della documentazione penserei ad un quartiere in parte destinato ai servi (e non a schiavi agricoltori) in parte a stabula, che costituiva l'ingresso posteriore della villa accessibile ai carri che la rifornivano. MEFPA 1987, 1.
12
178
PAOLA MINIERÒ
17
50
100cm Fig. 4 - Pianta del carro 1 in fase di scavo.
A rinforzare questa ipotesi contribuisce il rinvenimento di due carri da trasporto al centro del cortile (fig. 4-5). Il carro 1 si rivelò più completo dell'altro (danneggiato dalle circostanze fortuite del rinvenimento) e nel corso del restauro è stato possibile identificarne la maggior parte degli elementi ed effettuare un montaggio provvisorio delle sole parti metalliche (fig. 6), finalizzato ad una ipotesi di ricostruzione, di cui si presenta lo studio e la relativa documentazione 12.
12 L'unico studio dettagliato sulla costruzione dei carri antichi è quello relativo ai carri traci di III-IV sec. d.C. ad opera di I. Venedikov, Trakijskata Kolesnitza, Sofia, 1960 (abbreviato in seguito Venedikov). Cfr. anche E. Saglio, s.v. Currus, in Dictionnaire des antiquités grecques et romaines d'après les textes et les monuments, Parigi, 1873-1919, I, p. 1633. Per la comprensione dell'apparato trainante utile è stato anche l'esame delle carrozze d'epoca del Museo di Villa Pignatelli a Napoli, di quelle di proprietà del prof. L. Bianchi a Portici che ringrazio insieme con il sig. G. Rocca per le spiegazioni fornitemi, nonché di alcuni vecchi carri funebri conservati nell'entroterra vesuviano. Data l'estrema difficoltà di questo studio ho preferito presentarlo sotto forma di un catalogo dettagliato di tutti gli elementi, rinviando in ultimo alcune conclusioni.
08
Θ--
50
,100cm
Ο Α
Fig. 5 - Pianta del carro 2 in fase di scavo.
Fig. 6 - Carro 1 in corso di montaggio nel laboratorio di restauro.
1 80
PAOLA MINIERÒ
CARRO N. 1 Elementi dell'apparato trainante13
Essi sono stati tutti rinvenuti davanti all'asse anteriore (fig. 7a-7b). N. 1 (fig. 8) 0 max 15; 0 min 9.5; largh. superiore 9; largh. inferiore 3. Ferro. Fascia anulare di forma ellittica. All'interno si conservano tracce dell'al oggiamento di 3 elementi lignei che erano bloccati dalla fascia. Considerando la posizione in cui è stata rinvenuta sembra probabile identificare i 3 elementi lignei rispettivamente con il timone n. 2 al centro e con i due traversi laterali n. 3-4 corrispondenti agli hamaxopodes presenti in molti carri antichi14 con funzione sia di sostegno del timone sia soprattutto di collegamento con l'asse anteriore n. 1715 per far virare il veicolo. Essi si possono ancora riconoscere nelle carrozze di epoca moderna, in cui sono egualmente collegati al timone mediante un elemento avente la medesima funzione della nostra fascia. N. 5 (fig. 9) h 14. Ferro. Chiodo a testa quadrata piana ed estremità inferiore a bullone. Conserva sul fusto tracce di legno a fibre incrociate ed aveva quindi funzione di fissare 2 elementi lignei disposti perpendicolarmente. Ne è stato rinvenuto un altro identico (n. 6) mancante della parte inferiore (h max 8). La posizione in cui i due chiodi sono stati rinvenuti ed il confronto con elementi simili 16 induce a ritenere che servissero ad unire gli hamaxopodes ad una barra orrizzontale lignea n. 7 che contri-
13 La numerazione dei pezzi si riferisce alle fig. 7a-7b (pianta di ricostruzione del carro e sezione longitudinale) ed è ripresa nelle piante di prospetto (fig. 13 e 17). Le misure sono espresse in cm. 14 Cfr. I. Venedikov, op. cit., p. 241 e 243 e tav. 76-79 (carri MI di Siskovci), 82 (carro IX di Ajtos) e 98 (con la terminologia in greco). Cfr. anche la ricostruzione di un carrus nel Museo della civiltà romana (all'EUR), sala XXXIII, vetrina 60 n. 2. Gli hamaxopodes potrebbero corrispondere al termine latino furca, che indica un elemento avente analoga funzione : cfr. E. Saglio, op. cit., p. 1637. 15 In molti carri traci nella medesima posizione della nostra fascia è presente un elemento in ferro con eguale funzione, munito a volte superiormente di un gancio, che era verosimilmente collegato al giogo per mezzo di una corda ο di una correggia. Cfr.: Venedikov, p. 241, fig. 5, η. 3; tav. 1, η. 2;, tav. 4, η. 13; tav. 12, η. 38; tav. 33, η. 119; tav. 36, η. 133; tav. 40, η. 142; tav. 61, η. 43-44; ricostruzione a tav. 76, 77, 78, 79, 81, 82. 16 Ibid., fig. 5, η. 2; tav. 1, η. 2; tav. 4, η. 13; tav. 12, η. 38; tav. 33, η. 119; tav. 36, η. 133; tav. 40, η. 142; tav. 60.
Fig. 7a - Carro 1. Pianta di ricostruzione senza la cassa.
Fig. 7b - Carro 1. Sezione longitudinale del carro e della sponda laterale destra.
PAOLA MINIERÒ
9 j h!«!ilf(ll«slHrtI»HlÌÌ«tt»ttÌMH ,
182
Fig. 8.
Fig. 9.
s
UN CARRO ROMANO A STABIA
183
buiva al loro assemblaggio. Essa doveva essere opportunamente sagomata ad arco nel punto in cui vi passava sotto il timone17 (fig. 13). Ν. 9 (fig. 10) h max 15. Ferro. Frammento di verga leggermente ricurva a sezione rettangolare (1.5 χ 0.7). Un altro frammento identico n. 10 si conserva per un'h max di 11. Dalla posizione del loro ritrovamento si ipotizza che trattasi di due ferri ricurvi verticali 18 che fis avano i traversi n. 3-4 alla parte alta della costruzione lignea n. 19 sovrastante l'asse anteriore, chiamata in greco hypertéria19 (v. infra). In tal modo si completava la stabilità dell'apparato trainante del carro. N. 11 (fig. 11) Lungh. 73; 0 sezione 2.5. Ferro. Asta orizzontale a sezione circolare. Presenta ad un'estremità un foro nel quale è inserito un anello in ferro (0 8) a verga aperta; all'estremità opposta una testa semicircolare bombata (0 5.5.). Sull'asta si evidenziano tracce di legno presso le estremità ed al centro che indicano la presenza di 3 elementi lignei nei quali l'asta s'infilava. Essi si identificano rispettivamente con i traversi n. 3-4 e con il timone n. 2. La funzione dell'asta era quella di assemblare gli hamaxopodes con il timone e, al tempo stesso, di consentire di staccare il timone mediante l'apertura del 'anel o e la fuoriuscita dell'asta20. N. 12 (fig. 12) Lungh. 24. Sezione 1.5. Ferro. Gancio con estremità anteriore ad uncino e posteriore ad occhiello. Nell'occhiello posteriore si infila un altro gancio in ferro n. 13 (lungh. 12) ancorato in due tratti lignei che trapassa e blocca fuoriuscendo al di sotto con estremità ripiegate. Questi due tratti sono a fibre incrociate, segno della presenza di due elementi : quello a fibre orizzontali si identifica con la barra n. 7 (v. supra) ; l'altro a fibre longitudinali con un elemento ligneo n. 14 con funzione di collegamento tra il gancio n. 13 ed il perno dell'asse ant. n. 18 (v. infra). Anteriormente nel gancio n. 12 s'infila un occhiello in ferro n. 15 dalle estremità piegate lateralmente ed aventi tracce di legno, segno della presenza di un elemento ligneo a cui si ancorava. Si ipotizza che tale elemento sia una barra orizzontale centrale n. 16 da cui dipartivano i bilancini per gli attacchi dei cavalli21.
17 Cfr. la presenza di una siffatta barra nella ricostruzione del carro II di Siskovci e del carro IX di Ajtos : Ibid. tav. 76, 77, 78, 79, 82. Da questi confronti sono stata indotta ad ipotizzare la presenza di un'altra barra lignea alle spalle dell'asse anteriore (nostra fig. 7, η. 8), necessaria a bloccare l'estremità dei traversi n. 3-4. 18 Ibid., fig. 5, η. 4; tav. 2, η. 5; tav. 10, η. 33; tav. 61 e ricostruzione tav. 77-78. 19 Ibid., tav. 98 per la terminologia in greco. 20 Ibid. tav. 10, n. 33; tav. 12, n. 37 e ricostruzione alle tav. 77-78, in cui è presente identico elemento. 21 Differentemente dagli esempi citati a nota 3, nei quali sembra che l'attacco dei cavalli avvenga per mezzo di una corda fissata ad un gancio posto sul 'el mento nel quale passa il timone (corrispondente al nostro n. 1).
184
PAOLA MINIERÒ
Fig. 10.
■ mmm m Fig. 11.
Fig. 12.
UN CARRO ROMANO A STABU
185
Elementi della parte anteriore (fig. 13) Ν. 17 (fig. 13) Lungh. ricostruita 196; largh. max 18, min 7; h 18. Legno. Asse anteriore (axon, axis). Non si è conservato, salvo che nell'anello interno dei mozzi delle ruote (v. infra). Le dimensioni sono state ricavate dalle tracce di legno sugli elementi in ferro che lo attraversavano e dalla posizione delle ruote anteriori perfettamente in situ al momento del rinvenimento. N. 18 (fig. 14) h max 59; 0 testa 5; 0 fusto 2.5. Ferro. Forte perno verticale a testa circolare bombata e fusto cilindrico22. Intorno ad esso ruota l'asse anteriore del carro. Prima di infilarsi nel mezzo dell'asse anteriore, il perno attraversa tutta la parte che lo sovrasta (fig. 7b). Immediatamente al di sotto della testa, che fuoriusciva all'interno della cassa del carro, penetra nei resti della costruzione lignea n. 19 sormontante l'asse anteriore (v. infra). All cm dalla sommità s'infila poi in un'asta obliqua di ferro n. 26 (v. infra) situata sul retro e collegata con la ed. «freccia» del carro n. 27 (v. infra). A 32 cm s'inserisce nel n. 14 che lo collega con l'apparato trainante (v. supra). A 40 cm attraversa i resti di 2 assi di legno disposti perpendicolarmente ed inframezzati da 2 piastre in ferro n. 48-49 (fig. 13) : l'asse longitudinale n. 27 (lungh. max 20, largh. max 5) si identifica con la ed. «freccia» del carro23, le cui dimensioni ricostruite sono lungh. 150, largh. 12, h 6; quello orizzontale s'identifica con i resti dell'asse anteriore n. 17. All'estremità inferiore, non conservatasi, il perno terminava probabilmente con un anello di ferro a verga aperta che consentiva di sfilarlo dall'alto24. Il perno n. 18 svolgeva quindi la funzione fondamentale di consentire alla parte anteriore del carro di sterzare ruotando intorno ad esso. Si riconosce ancora, benché ridotto nelle dimensioni, nelle carrozze di epoca moderna (ed. perno reale). N. 19 (fig. 13-14) Lungh. max 78; lungh. ricostruita 97; largh. 7; h 38. Legno. Tratto orizzontale superiore della struttura lignea sovrastante l'asse anteriore (hypertéria). Sulla faccia superiore sono fissate due piastre di ferro di forma rettangolare n. 20-21 di eguali dimensioni (16 χ 8) : quella centrale n. 20 nel punto in cui il perno si infila nell'asta n. 26 (v. infra); l'altra n. 21 ad un'estremità del legno. Si ipotizza la presenza di una terza piastra n. 22, non conservatasi, all'estremità opposta25. Oltre ad avere una funzione di rivestimento di questa parte dell' hyperté-
22 Si ritrova identico in molti carri a 4 ruote : cfr. Venedikov fig. 5, η. 1, tav. 1, fig. 2, tav. 10, fig. 33, tav. 13, η. 40, tav. 59, tav. 77-78 (carri I e II di Siskovci), fig. 8, η. 2, tav. 80 (carro di Telec); tav. 81 (carro V di Ljubimec); tav. 82 (carro IX di Ajtos; fig. 10 bis (ricostruzione del carro di Salonicco al Museo di Colonia). 23 Si tratta dell'asse di legno longitudinale che collegava l'asse anteriore con quello posteriore. 24 Lo si deduce dal confronto con il perno dell'asse posteriore che presenta un siffatto anello. 25 Tre piastre simili si sono rinvenute nella stessa posizione nei carri I-II di Siskovci : Venedikov, tav. 59, 77, 78.
186
PAOLA MINIERĂ’
Fig. 13 - Carro 1. Prospetto della parte anteriore con parziale sezione dell'apparato trainante.
Fig. 17 - Carro 1. Prospetto della parte posteriore e sezione della ruota.
UN CARRO ROMANO A STABIA
187
Fig. 14.
10
Fig. 15.
188
PAOLA MINIERÒ
Flg. 16.
ria sulla quale grava il peso della cassa del carro, le piastre laterali, essendo a contatto con la spranga di ferro sottostante il tratto iniziale delle sponde laterali (v. infra), impediscono l'attrito fra le parti in legno. Sulla faccia anteriore sono inchiodate tre coppie di chiodi n. 23, 24, 25 a testa circolare : quella centrale n. 24, di cui resta solo l'impronta, bloccava la piastra in ferro n. 20; quelle laterali servivano al fissaggio di cavicchi, di cui resta il foro di passaggio, per assemblare la restante parte della costruzione lignea non conservatasi26. All'estremità dell' hypertéria, dove 26 Ad essa potrebbero essere pertinenti 4 staffe grandi ad u in ferro di eguali dimensioni (h 18, largh. 4.5, apertura max interna 6), con estremità ripiegate ad occhiello per il passaggio di un cavicchio, rinvenute nel corso dello scavo crollate
UN CARRO ROMANO A STABIA
189
è la piastra n. 21, si osserva lateralmente una traccia di usura nel legno che ha assunto solo in questo punto una sagoma circolare. Potrebbe essere l'unico indizio di una leva frenante alloggiata in questo punto e collegata con la parte posteriore27. A questo sistema frenante potrebbe essere pertinente un perno di ferro a testa bullonata (fig. 15) che conserva resti di una sagoma circolare lignea simile all'impronta all'estremità dell' hypertéria. N. 26 (fig. 7b e 16) Lungh. 44; 0 fusto 2.5. Ferro. Asta inclinata a fusto cilindrico. L'estremità superiore è infilata nel perno n. 18, quella inferiore termina ad angolo retto con un occhiello, nel quale si aggancia un elemento in ferro fissato nella ed. freccia del carro n. 27. La funzione dell'asta, di cui mancano confronti, sembra quella di distribuire i carichi e lo sforzo della trazione insieme con l'analoga asta n. 33 della parte posteriore (v. infra), dando stabilità all'intera struttura del carro.
Elementi della parte posteriore (fig. 1 7) Ν. 28 Lungh. ricostruita 196; largh. max 20, min 7; h 18 Legno. Asse posteriore, ricostruito in base alle tracce lignee sugli elementi in ferro che lo attraversano, ed alla posizione delle ruote posteriori. N. 29 (fig. 18) h 7.2; 0 testa 5; 0 fusto 2.5. Ferro. Perno cilindrico a testa bombata, terminante all'estremità con un anello di ferro frammentario. Si tratta del perno dell'asse posteriore nel mezzo del quale si inserisce, dopo aver trapassato tutti gli elementi che lo sormontano28. Innanzitutto penetra nella struttura lignea n. 53 sovrastante l'asse posteriore, di cui si conserva un tratto della parte superiore (h 39, lungh. 40, largh. 6) secondo una sagoma simile a quella anteriore29 (fig. 13) ma priva degli elementi metallici (n. 20, 21, 22). Sulla sua faccia esterna sono fissate tre coppie di chiodi n. 30, 31,32 (quest'ultima non conservatasi), aventi eguale dimensione e funzione già descritta a proposito della struttura lignea n. 19 sovrastante l'asse anteriore. A 13 cm dalla sommità il perno n. 29 penetra in un'asta in ferro inclinata n. 33 (fig. 7a) (v. infra), a 44 cm nella ed.
tra l'asse anteriore e l'asta n. 1 1 (fig. 7a), con funzione di fissaggio di tutte le parti, non più conservatesi, della struttura lignea anteriore. 27 Cfr. due vignette della Notitia Dignitatum che raffigurano un carro munito di una simile barra lignea. Cfr. Venedikov, fig. 4bis, n. 2-3. 28 Non risulta la presenza di un tale perno nella ricostruzione della parte posteriore dei carri traci. Cfr. Venedikov, tav. 85 (parte posteriore del carro II di Siskovci). 29 Anche in questa parte posteriore si sono rinvenute crollate due staffe verticali ad u in ferro simili alle 4 rinvenute davanti (cfr. nota 26), ad eccezione di una di dimensioni maggiori ed insellata alla sommità (h 22; largh. 14 nella parte centrale, 3.5 ai lati; apertura int. 6.5). Avevano forse funzione di fissaggio delle parti lignee non più conservatesi.
190
PAOLA MINIERÒ
Flg. 18.
!■■■■! ■
Fig. 19.
UN CARRO ROMANO A STABIA
191
Fig. 20. « freccia » η. 27 e, immediatamente al di sotto di essa, nell'asse posteriore n. 28. Dell'una e dell'altro restano tracce lignee sul fusto del perno, ma mancano in questo punto le 2 piastre in ferro presenti invece nel perno anteriore (n. 48, 49 fig. 1 3). La mancanza di elementi metallici si deve al fatto che la parte posteriore del carro non ruotava intorno al perno n. 29 e quindi non si creava attrito tra le parti lignee. N. 33 (fig. 19 e 7b) Lungh. 59; 0 fusto 2.5. Ferro. Asta inclinata a fusto cilindrico. È in tutto simile all'asta n. 26, salvo che nella dimensione maggiore del fusto e dell'estremità. N. 34 (fig. 20 e 7a) Lungh. 21 ; dimensioni bullone 4x4. Ferro. Elemento di fissaggio costituito da una verga orizzontale chiusa a ciascuna estremità da un bullone a testa quadrata, ribattuto su una piastra quadrata di dimensioni maggiori (7 χ 7). Sulla verga si conservano tracce lignee. La posizione in cui è stato rinvenuto ed il confronto con elementi identici30 ne chiariscono la funzione consistente nell'assemblaggio di 3 elementi lignei : il n. 27 al centro ed i trasversi laterali n. 35, 36 simili a quelli anteriori. Elementi delle ruote (ìtus, orbis) Mozzi (plémne, modiolus). Si sono rinvenuti 4 mozzi di legno identici n. 37, 38, 39, 40 di cui si descrive l'esemplare meglio conservato. 30 Ibid., tav. 1, n. 2 (carro I di Siskovci); tav. 10, n. 33 e tav. 85 (carro II di Siskovci).
1 92
PAOLA MINIERÒ
Ν. 39 (fig. 21 e 17) Lungh. ricostruita 40; 0 anelli esterni 13; 0 anelli interni 8. Legno parzialmente conservato; anelli in ferro. Mozzo posteriore destro. È costituito da due coppie di anelli in ferro daktylioi, ciascuna costituita di un anello esterno e di uno interno, poste all'estremità della parte lignea del mozzo31. Gli anelli serrano il mozzo, quelli interni evitano l'attrito con l'asse posteriore. Per tutta la lunghezza del mozzo negli anelli interni è inserita un'asta di ferro n. 41, a sezione rettangolare (lungh. 47, largh. 2.5), inchiodata nella parte inferiore dell'asse nel punto in cui esso entra nel mozzo, per impedirne l'usura del legno. Tale asta, thyra, presenta l'estremità interna piegata ad angolo retto32. Dal lato interno del mozzo, è inserita una chiavetta in ferro piegata ad angolo retto (lungh. 11) n. 42, inchiodata nell'asse con funzione di impedirne l'usura da questa parte33. Dal lato esterno inoltre era inserito nel mozzo un cavicchio verticale n. 43, di cui resta il foro di fissaggio, con funzione di impedire al mozzo di slittare fuori dall'asse 34. Cerehioni (epìsotrom, canthus) Si conservano quattro cerehioni di ferro aventi eguale diametro n. 44, 45, 46, 47 di cui si descrive il più integro35. N. 45 (fig. 22) 0 117, largh. 3.5; spessore 2. Ferro. Cerehione anteriore sinistro. Internamente al cerehione si conservano i resti di una sagoma lignea piena tagliata a quarti di cerchio (lungh. 30 larg. max 5, spes ore 3.5) da cui dipartivano i raggi lignei della ruota non conservatisi. Un calco effettuato al momento dello scavo evidenziò l'impronta di due raggi distanti cm 28, da cui si potè ricavare che il loro numero complessivo era di IO36.
31 Questo tipo di mozzo si è conservato praticamente fino ai nostri giorni. Per i confronti antichi Venedikov, tav. 3, n. 6; tav. 11, n. 34 e ricostruzione p. 246. 32 Un'asta identica è presente nel carro I di Siskovci : Ibid., tav. 3, n. 8. 33 Chiavette simili si sono rinvenute nei mozzi del carro II di Siskovci : ibid., tav. 13, n. 39. 34 Tale elemento si conserva in uno dei mozzi dell'altro carro rinvenuto a Stabia (carro n. 2). Esempi in ferro nel carro di Telec (Venedikov, fig. 8, η. 2), nel carro II di Siskovci {ibid., tav. 13, n. 39; tav. 78). Sono inoltre ben visibili nella raffigurazione di un carro a 4 ruote in un mosaico della villa romana presso Orbe Cantone di Vaud, Svizzera (fig. 38). 35 Non mi risultano ruote con un diametro cosi grande, ma al massimo di 105 cm in un carro di Jambol, cfr. C. Boube-Piccot, Les bronzes antiques du Maroc. III. Les chars et l'attelage, Rabat, 1980, tav. IV in Appendice. Ruote anteriori e posteriori dello stesso diametro hanno i carri I-II di Siskovci (Venedikov, tav. 3, n. 7 ; tav. 11, n. 35, tav. 83, 89) ed il carro V di Ljubimec {ibid., tav. 84); un carro raffigurato su un rilievo funerario di Vaison {ibid., fig. 3, η. 1) ed uno su un mosaico di Orbe (cfr. nota 32). In questi casi risultava ridotta la virata del carro. 36 II tipo di ruota a raggi è il più diffuso nel mondo romano come mostrano raffigurazioni su rilievi e monete. Esso è più leggero del tipo di ruota piena riservato esclusivamente alle vetture da carico come il plaustrum.
UN CARRO ROMANO A STABIA
193
■ - ■ ■ ■
Fig. 21.
Fig. 22. MEFRA 1987, 1.
13
194
PAOLA MINIERÒ
Elementi della cassa (diphros) (fig. 23)
È questa la parte più lacunosa del carro, in quanto costituita da un'intelaiatura in legno che non si è conservata salvo scarsi frammenti. Si conservano invece gli elementi in ferro che tenevano insieme le parti lignee, dai quali si è potuto ricavare che le sponde laterali e quella posteriore erano traforate (v. infra) e che la sponda anteriore mancava, non essendovi, di quest'ultima, alcun elemento in legno ο in ferro. Non essendosi rinvenuti elementi metallici interpretabili come ganci di sospensione37, se ne deduce che la cassa non era sospesa (mediante corregge ο corde) ma poggiava sulla parte anteriore e posteriore del carro, fermata davanti e dietro rispettivamente dal perno anteriore n. 18 e da quello posteriore n. 29. La dimensione della cassa risulta di 160 χ 77. All'interno della cassa, ma rinvenuti al di sotto di essa a causa del disfacimento del legno, si trovarono le soleae dei cavalli (v. infra) ed una lucerna tipo Firmalampen con bollo FORTIS a rilievo38. Delle due sponde laterali n. 50-51 si descrive quella meglio conservata. N. 50 (fig. 7b e 23) Lungh. ricostruita 175; h 27. Sponda laterale destra39. È costituita da un'intelaiatura traforata, formata da due assi lignei orizzontali e paralleli tra loro, l'uno superiore e l'altro inferiore, tenuti insieme da 6 sbarre di ferro verticali alternate a 7 elementi cilindrici in legno, disposti a cm 12.25 l'una dall'altro. A 90 cm dall'inizio era fissata sulla fac-
37 Questi ganci di sospensione, la cui funzione è stata spesso fraintesa in passato, sono solitamente in bronzo e decorati con motivi zoomorfi ο antropomorfi : cfr. G. Seure, Un char thraco-macedonien, in BCH, 28, 1904, p. 222-227; E. von Mercklin, Wagenschmuck aus der römischen Kaiserzeit, in JDAI, 48, 1933, p. 106-118; C. Boube-Piccot, Les bronzes antiques du Maroc. III. Les chars et l'attelage, Rabat, 1980 con in appendice il catalogo completo dei ganci scoperti nel mondo romano. 38 Si tratta del tipo Loeschke IX a canale chiuso, di produzione originaria e quindi risalente agli anni immediatamente precedenti al 79 d.C, cfr. C. Pavolini, Le lucerne fittili romane del Museo nazionale di Napoli, in L'instrumentum domesticum, op. cit., p. 38. Il bollo è attestato in CIL XV, 6460 e, per l'area vesuviana, in CIL X, 8052, 10. 39 Nel carro V di Ljubimec (Venedikov, tav. 84) le sponde laterali sono simili a quella del nostro carro ed egualmente basse per non appesantire il veicolo; cfr. anche tav. 87.
UN CARRO ROMANO A STABIA
—
a
—
195
· ^^ Κ
ϊ\
—
ί-Μ χ·ϊ
· ρ —
Fig. 23 - Carro 1. Prospetto della sponda laterale sinistra e pianta della cassa senza il piano superiore.
Fig. 24.
1 96
PAOLA MINIERÒ
eia esterna dell'asse a (fig. 23), per mezzo di una grappa, una spranga di ferro ζ (lungh. 18, h 3.5). La ricostruzione ha permesso di ipotizzare che la funzione di questa spranga poteva essere quella di proteggere il legno della sponda dal contat o con il cerehione della ruota anteriore, quando il carro virava. Si descrive il frammento meglio conservato pertinente al tratto iniziale della sponda dal lato interno (fig. 24). Esso ha costituito il modulo di base per la ricostruzione. Si compone dei seguenti elementi (fig. 7b e 23). a) Lungh. 67; h 6; largh. 5. Legno. Asse inferiore della sponda. Al di sotto è inchiodata una spranga rettangolare di ferro ν (lungh. 45; largh. 4; spessore 1) che protegge il legno dal contatto con la piastra n. 22 (v. supra), sulla quale grava questo tratto della sponda. è) h 9; 0 4.5. Ferro. Anello su perno verticale. Si è rinvenuto un altro identico probabilmente collocato nel tratto iniziale dell'altra sponda n. 51 (fig. 13). Si ipotizza la funzione di aggancio per legare il carico ο per il fissaggio di una copertura in stoffa. e) Lungh. max 6; lungh. ricostruita 67; h 5.5. Legno (fig. 13). Frammento di un asse orizzontale che attraversava la cassa da una sponda all'altra costituente una delle ossature inferiori sulla quale poggiavano le tavole longitudinali del piano della cassa. Un altro elemento in legno d, lungh. ricostruita 77, fissato sull'asse a mediante una grappa di ferro u, costituiva una delle due ossature orizzontali superiori per bloccare il piano della cassa sul davanti e sul retro. e) h max 6; h ricostruita 15; 0 base 4.5. Legno. Elemento verticale cilindrico su base tronco-conica, infilato nell'asse a per 5 cm. Costituisce uno dei montanti lignei della sponda. A 25 cm di distanza si conserva l'attacco di un altro elemento analogo. f) Largh. 6; lungh. ricostruita. Legno. Impronta dell'incasso di un asse ligneo orizzontale che contribuisce a sostenere le tavole longitudinali del piano della cassa. g) h 25 ; largh. 4,5. Ferro. Sbarra verticale rettangolare. Ha la sommità incastrata per 4 cm nell'asse superiore h e l'altra estremità per 6 cm nell'asse inferiore a con l'ausilio di una grappa in ferro. A 25 cm di distanza è presente altra sbarra analoga. Al di sotto della sbarra g si evidenzia l'attacco, mediante un tenone che esce all'esterno, di un altro asse ligneo i che attraversava orizzontalmente la cassa da una sponda all'altra. Dalla ricostruzione grafica si ricava che la testa del perno anteriore (n. 18) e quella del perno posteriore (n. 29) fuoriuscivano tra due assi orizzontali, andandosi ad incassare nel tavolato longitudinale del piano della cassa.
UN CARRO ROMANO A ST ΑΒΙΑ
197
Sponda posteriore n. 52 (fig. 17). Sono pertinenti ad essa una sbarra verticale / e 4 ganci ad anello s, sj, t, ti. l) h 20; largh. 4.5. Ferro. Sbarra verticale situata al centro della sponda. Essa è inserita superiormente in un asse orizzontale m ed inferiormente, mediante una grappa in ferro, in 4 tratti lignei a fibre incrociate n, o, p, q, inframezzati da una piastrina di ferro r a margine dentellato (dimensioni 4 χ 4), che ne impediva l'attrito (fig. 7b). I tratti lignei sono identif icabili rispettivamente : nell'asse orizzontale inferiore della sponda («) ; in un altro asse ligneo orizzontale (o); in una tavola longitudinale del fondo cassa (p) ; in un tratto sporgente all'esterno della sponda (q), sul quale è inserito un gancio ad anello (5) (v. infra). Quindi ρ risulta bloccato superiormente degli elementi n-o; inferiormente dagli elementi r-q. Ganci*0 (fig. 17). s) h 15, 0 anello 4.5. Ferro. Anello su perno verticale, ripiegato all'estremità. È inserito in due tratti lignei : quello inferiore corrisponde all'asse q, quello superiore presenta una sagomatura particolare, probabilmente per meglio legarvi intorno una corda. Un altro gancio identico s/, ma frammentario nell'anello, si ipotizza all'estremità opposta della sponda. t) h 10; 0 anello 4. Ferro. Anello su perno verticale. Resti di due tratti lignei a fibre incrociate in cui è inserito. Un altro identico ti si colloca simmetricamente. Elementi degli attacchi e dei finimenti dei cavalli Sono stati rinvenuti a circa 2 m davanti al carro ed indicano l'attacco di due cavalli, di cui non si sono trovati i resti. Inv. 6599 (fig. 25) h 7; 0 est. 4.5, int. 3.7; spessore 3.5. Bronzo, fusione piena, patina verde. Anello circolare massiccio a sezione rotonda all'esterno, piatta all'interno. È saldato su una base rotonda concava, sotto la quale è un foro di sospensione di forma rettangolare (3 χ 2). A breve distanza da esso si rinvenne un anello simile (inv. 6600), leggermente deformato, di dimensioni di poco inferiori : h 5, 0 est. 4, spessore 2.2, foro di sospensione 3 x 1.7. Si tratta di anelli fissati agli attacchi, costituiti da un collare in cuoio poggian-
40 Nel corso dello scavo si rinvennero anche 7 ganci in ferro ad uncino (h 12), ancora fissati, mediante 3 chiodi, su parti lignee, probabilmente inchiodati lungo i lati della cassa in funzione del carico.
198
PAOLA MINIERÃ’
Fig. 25.
Fig. 26.
UN CARRO ROMANO A STABIA
199
-in
Fig. 27.
Fig. 28.
te sulla nuca dei cavalli, come documentano alcuni esempi più completi41. Trattandosi nel nostro caso di un attacco doppio, essendo due i cavalli, la posizione di ciascun anello poteva essere al centro di ciascun collare. Essi servivano al passaggio delle briglie come confermano le tracce di usura da sfregamento42. Inv. 6597-6598 (fig. 26) 0/est. 4.5, int. 3.3; spessore 2. Bronzo, fusione piena, patina verde. Anelli circolari massicci a sezione rotonda all'esterno, diritta all'interno. Tracce di usura sul bordo suggeriscono una funzione di passanti di briglia e la pertinenza agli attacchi. Inv. 6605 (fig. 27) h 6.7; 0 testa 4.5; spessore testa 1.8. Bronzo, fusione piena, patina verde.
41 Cfr. : A. Alföldi-A. Radnòti, Zügelringe und Zierbeschläge von römischen Jochen und Kummeten aus Pannonien, in Serta Hoffilleriana, Zagreb, 1904, p. 309319, fig. XXII, 4; XXIII, 6. Per il tipo di anello cfr. : Venedikov, fig. 24, η. 75; C. Boube-Piccot, op. cit., p. 82, η. 52, fig. 23; G. Seure, Chars thraces, in BCH, 49, 1925, p. 409, fig. 3, η. 11. Un collare di ferro (h 11, sezione rotonda) costituito da un elemento a doppio arco congiunto alle estremità si è rinvenuto nell'altro carro stabiano (n. 2) di cui costituisce l'unico elemento relativo agli attacchi. Un confronto è in G. Ulbert, Das frührömische Kastell Rheingönheim, in Limesforschungen, Band 9, Berlino, 1969, tav. 47, n. 9, p. 52. 42 Anelli simili, fissati sui collari di cuoio sono ancora oggi usati a tale scopo.
200
PAOLA MINIERÒ
Chiodo a testa emisferica, cava internamente, e verga a sezione rettangolare desinente a punta. Tracce di cuoio ancora presenti nella cavità indicano che esso era fissato in qualche punto della bardatura. Inv. 6601 (fig. 28 ) h 8.5; 0 disco 7.5; 0 anello 3.5. Forte caviglia di ferro sorreggente un anello su basetta rettangolare, sormontato da uno spesso disco di bronzo con orlo ripiegato all'interno, decorato al centro da una scanalatura circolare. In base al rinvenimento ed al confronto con elementi simili43 si avanza l'ipotesi del suo fissaggio sulla parte frontale del timone, nel punto in cui esso si collegava agli attacchi tramite una cinghia corrispondente allo « zygòdesmon ». Inv. 6631 (fig. 29) h 6; lungh. 9.3; 0 disco 6. Bronzo, fusione piena, patina verde. Elemento costituito da una stretta barretta a ferro di cavallo, collegata ad un'altra orizzontale a sezione rettangolare terminante a ciascuna estremità con un disco rotondo dal bordo ripiegato verso l'interno. Tracce di usura sulla superficie interna dei dischi. Il rinvenimento di un altro elemento identico (inv. 6632) ed il confronto con simili esemplari44, sempre rinvenuti a coppia suggerisce di identificarli quali elementi inseriti in ciascuna estremità del collare di cuoio. Essi erano disposti in modo che la barra orizzontale fosse fissata sulla parte superiore, l'elemento a ferro di cavallo su quella laterale e i due dischi rispettivamente sulla faccia anteriore e posteriore aderenti al cuoio come indicano le tracce di usura. Inv. 6647 (fig. 30) Lungh. 12; 0 disco 8. Ferro. Morso. Costituito da due filetti snodati al centro45 presso le cui estremità si aggancia un elemento semicircolare46. Su ciascun lato l'estremità del morso è infilata nel centro di un disco rotondo a margine ripiegato all'interno e dentellato da cui fuoriesce con un anello (0 3). In esso si agganciano due elementi per l'attacco delle briglie (conservati solo in un lato del morso), costituiti da un anello (0 4.5) e da una stanghetta terminante con un'apertura rettangolare47. Si è rinvenuto un altro morso identico (inv. 6646), segno della presenza di due cavalli.
43 E. von Mercklin, art. cit., p. 131, fig. 53; Venedikov, op. cit., p. 243-244, tav. 17, n. 55. 44 G. Seure, Chars thraces, p. 418, n. 51-52, fig. 6; E. von Mercklin, art. cit., p. 131, fig. 52; C. Boube-Piccot, op. cit., p. 87, fig. 14 n. 2. 45 Questa parte del morso è detta cannone e viene introdotta nella bocca del cavallo ed appoggiata sulla lingua. 46 Questa parte è detta barbozzale e si fa girare intorno alla mandibola del cavallo. 47 Per il tipo del morso cfr. : I. Venedikov, Le mors thrace, in Bulletin de l'Institut archéologique bulgare, XXI, Sofia, 1957, p. 183, fig. 37; E. von Mercklin, art. cit., p. 129, η. 19, fig. 49. Per l'elemento di attacco del morso alla briglia cfr. un esemplare identico (ma in bronzo) in C. Boube-Piccot, op. cit., p. 94, η. 80, fig. 26.
UN CARRO ROMANO A STABIA
Fig. 29.
Fig. 30.
201
202
PAOLA MINIERÒ
Inv. 6607 a-b (fig. 31) h; 0 disco minore 4.5; 0 disco maggiore 7. Bronzo, fusione piena, patina verde. Decorazione di pettorale48. È costituito da due dischi a margine dentellato, collegati mediante un gancio a fibbia sul retro. Il disco minore è decorato nel tondo interno da un crescente lunare a rilievo. Il disco maggiore ha un analogo ma contrapposto motivo decorativo che inquadra al centro una testina a tutto tondo applicata mediante un chiodo di fissaggio sul retro. La testina a fusione cava, con incisioni a bulino, presenta tratti schematizzati e calza un berretto a punta. Si è spostata a causa dell'ossidazione. Inferiormente è un motivo decorativo a forma di pelta, lavorato a giorno, con chiodo di fissaggio sul retro. Inv. 6604 (fig. 32) 0 9. Bronzo, fusione piena, patina verde. Borchia di testiera49. È costituita da un disco fissato tramite 2 chiodini a testa decorata con rosetta ali petali. Il disco presenta all'interno un anello a rilievo che inquadra una testina a tutto tondo applicata mediante un chiodo sul retro. La testina, a fusione cava e lavorazione a bulino, è identica a quella descritta supra. Si è rinvenuta un'altra borchia inv. 6603 analoga alla precedente, ma priva della testina centrale di cui resta il chiodo di fissaggio. Inv. 6609-6608 (fig. 33). 0 4.5. Bronzo, fusione piena, patina verde. Disco con bordo ripiegato diviso al centro da una barretta rettangolare in due aperture semicircolari. Passanti ο congiunzione di briglie. Inv. da 6612 a 6617 (fig. 34). 0 1.5. Bronzo, fusione piena, patina verde. Passanti di briglia a forma di cilindretti troncoconici, con tracce di cuoio all'interno (fig. 34 in alto). Inv. 6622 a-i. Lungh. 1.1, 0 1. Bronzo, fusione piena, patina verde. Nove passanti di briglia a forma di cilindretti a superficie scanalata con resti di cuoio all'interno. Uno ha ancora attaccato un bottone di bronzo (0 2.5). Inv. 6594 a-1 (fig. 34). 0 2.5. Bronzo, fusione piena, patina verde. Dieci anelli con funzione di giunzione di briglie, resti delle quali sono ancora in molti di essi. Si sono rinvenuti altri tre anelli (inv. 6596 a-c) aventi 0 2 e sei (inv. 6595 a-f) con 0 1.5. Inv. 6606-6610-6611 0 4. Bronzo, fusione piena, patina verde. Bottoni circolari a superficie liscia con bordo ripiegato50. Sul retro chiodo di 48 Decorazioni di pettorale ornati semplicemente con pendente a forma di pelta si conservano a Pompei (Magazzino Arch.) inv. 20118, 3684c, 3673. Cfr. anche G. Seure Chars Thraces, art. cit., p. 422, η. 59-60, fig. 8. Per la decorazione con testa umana cfr. : W. Deonna, Phalères celtiques et gallo-romaines avec décor de têtes humaines, in RA, XXXV, 1950, p. 35-37 e 147-181; Venedikov, tav. 18, n. 58 e 60. 49 Parte dei finimenti applicati lateralmente alla testa del cavallo. Per la posizione cfr. le borchie di testiera della statua equestre di M. Aurelio. 50 Per esemplari simili cfr. C. Boube-Piccot, op. cit., p. 262, η. 434, fig. 95 e p. 166, η. 223-225.
UN CARRO ROMANO A STABIA
Fig. 31.
ill
Fig. 32.
203
204
PAOLA MINIERÒ
Fig. 33.
Ν /*~>
G
Fig. 34.
UN CARRO ROMANO A STABIA
205
fissaggio a testa circolare piatta. Si tratta di elementi decorativi applicati sul cuoio dei finimenti. Ad essi se ne aggiungono altri 26 (inv. 6620) simili ma con 0 2.5 51, 6 con 0 1.9 (inv. 6621), 10 con 0 1.5 (inv. 6619), 20 con 0 1 (inv. 6625). Inv. 6618 a-b (fig. 35). 0 1.5. Bronzo, fusione piena, patina verde. Due pendagli costituiti da un disco decorato nel campo interno da un circolo a rilievo, pendente da un anello di sospensione in uno dei quali è ancora infilato un frammento di briglia. Inv. 6628 0 2.3. Bronzo, fusione piena, patina verde. Borchia circolare decorata nel campo interno da due anelli concentrici a rilievo. Sul retro chiodo di fissaggio e resti di cuoio. Inv. 6624 a-b (fig. 36) 0 2. Bronzo, fusione piena, patina verde. Due bottoni circolari ad orlo dentellato decorati nel campo interno da un anello a rilievo. Sul retro chiodo di fissaggio e resti di cuoio. Inv. 6639 (fig. 37) - Lungh. 18; largh. 14; h 12. Ferro. Solea rettangolare, piana, leggermente sollevata all'estremità posteriore. Termina anteriormente con un alto gancio verticale, posteriormente con un uncino rivolto in basso; ha lateralmente due alette rettangolari rialzate e ribattute. È stata rinvenuta, insieme con altre 6 identiche, all'interno della cassa di cui costituiva parte del carico al momento dell'eruzione. Si tratta degli ipposandali dei due cavalli52, che si applicavano agli zoccoli mediante corregge fatte passare nel gancio anteriore e nell'uncino posteriore53. La ricostruzione proposta induce a qualche osservazione sul tipo di veicolo e sulla sua destinazione. Il nostro carro è caratterizzato dall'aspetto leggero e dalle dimensioni ristrette della cassa, sproporzionata rispetto alla grande circonferenza
51 Esemplari identici sono conservati a Pompei (Magazzino Arch.), inv. 10327. 52 L'ottava solea non è stata rinvenuta né all'interno della cassa, insieme con le altre, né all'esterno insieme con gli altri finimenti dei cavalli. 53 Diffuse nel mondo romano che non conosceva ancora l'uso medioevale dei ferri inchiodati agli zoccoli dei cavalli. Cfr. H. H. Isenbart, E. M. Bührer, Le Royaume du cheval {Bibliothèque des arts), Parigi, 1969, p. 86. Il nostro esemplare è identico ad uno raffigurato su una stele di Nancy : cfr. E. Espérendieu, Recueil général des bas-reliefs de la Gaule romaine, Parigi, VI, p. 58, n. 4611 ; altri confronti in S. Reinach, s.v. Mulomedicus, in Diet. Ant., fig. 5157, 15 da Carmona (Spagna); G. Ulbert, art. cit., p. 53, η. 11-13, fig. 47 (segnalatomi dal dr. S. De Caro). Per una tipologia cfr. P. Vigneron, Le cheval dans l'antiquité gréco-romaine, in Annales de l'est publiées par la Faculté des lettres et des sciences humaines de l'Université de Nancy, Nancy, 1968, fig. 1 Od- 13b.
206
PAOLA MINIERÒ
lüillll! llUIIIIi iftuiiiii in ι &i ini 11 li filli Γ
Fig. 35.
Fig. 36.
t:
UN CARRO ROMANO A STABIA
207
Fig. 37.
Fig. 38 - Carrus raffigurato in un mosaico di un edificio romano di BoscĂŠaz presso Orbe (Cantone di Vaud, Svizzera).
208
PAOLA MINIERÒ
delle ruote che, essendo anche di dimensione eguale, riducono la capacità di virata del veicolo54. Da questi elementi si ricavano una serie di utili informazioni circa il tipo di carro e la sua destinazione. Esso infatti risulta abbastanza veloce (come conferma anche il tipo di ruota a raggi), destinato a non sopportare grossi carichi come il plaustrum 55 ed adatto a strade di campagna dal fondo battuto e sconnesso che ruote grandi, ma nel complesso leggere, riuscivano a percorrere con minore difficoltà. È opportuno ricordare in proposito che una strada battuta rettilinea conduceva alla parte rustica della villa dove sono stati rinvenuti i carri (fig. 1, Α-B), larga a sufficienza per il passaggio di un carro di piccole dimensioni e con possibilità di virata limitata e comunque non superiore ad un quarto di cerchio. Si tratta dunque di un piccolo carro agricolo a cassa scoperta, usato per i collegamenti tra la villa ed il territorio circostante per trasporto pre-
Fig. 39 - Affresco raffigurante un carrus vinarius da Pompei VI 10,1 (da W. Jashemsky).
54 Cfr. nota 35. 55 Tipico carro da campagna a due ruote piene recentemente rinvenuto in una villa rustica del suburbio pompeiano. (Boscoreale, loc. Villa Regina). Cfr. S. De Caro in Cronache pompeiane, V, 1979, p. 192 ss.
UN CARRO ROMANO A STABIA
209
valentemente del vino 56, guidato da un conducente seduto a cassetta. Esso corrisponde al tipo di veicolo antico denominato «carrus»57. La presenza di elementi decorativi in bronzo dei finimenti dei cavalli in un carro di questo tipo non deve meravigliare; infatti l'uso di bardare il cavallo risponde a tradizioni proprie e prescinde dal tipo di veicolo a cui l'animale è attaccato58. Infine, pur essendo un carro agricolo, il nostro non è un veicolo di rozza costruzione. L'esame dettagliato di tutti gli elementi ha dimostrato come essa sia stata studiata nei minimi particolari per consentire alla parte anteriore del carro di virare indipendemente dal resto del veicolo preservando le parti lignee dal minimo attrito tra loro. Paola Minierò
56 A Pompei un affresco dipinto sul muro di una caupona in via di Mercurio (VI 10, 1) (fig. 39), oggi illeggibile, mostrava come si trasportava il vino in una pelle di animale (culleus) caricata su di un carro simile al nostro, usando una delle zampe per travasarlo nelle anfore : cfr. W. Jashemsky, The gardens of Pompeii, New Rochelle, 1979, p. 224, fig. 326; Aa. Vv., Pitture e pavimenti di Pompei, II, p. 227, n° 610010B03. 57 Per la tipologia dei carri romani cfr. E. Saglio s.v. Currus, art. cit., p. 205 ; R. Peroni, s.v. Carro, in EAA, II, p. 363. Il confronto più vicino è nella raffigurazione di un carrus nel mosaico di Boscéaz presso Orbe, datato al II sec. d.C. (fig. 38). 58 Pensiamo ai carretti siciliani, trainati da muli riccamente bardati. MEFRA 1987, 1.
14