Fisiognomica

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FISIOGNOMICA mc


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INDICE

INTRODUZIONE PAG CAP 1: NON SOLO PROTO-PARA-PSEUDO- SCIENZA PAG CAP 2: L’INDAGINE PER LA VERIFICA PAG CAP 3: FISIOGNOMICA E RISATA PAG CAP 4: SPECIFICITA’ PAG

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INTRODUZIONE

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E’ vero che il volto è lo specchio del carattere? Esiste una fisiognomica, cioè un’arte di interpretare l’interno dell’uomo in base al suo aspetto esterno? Questa dispensa tenta di dare una risposta non banale a queste domande affascinanti: questo risulta risulta tanto più attuale in una società di massa che sembra cancellare volti e caratteri per lasciare il posto a maschere, finzioni e stereotipi. Ovviamente, mi avvalgo di articoli e libri che hanno già trattato l’argomento: io ne allargo i concetti e li approfondisco nell’intento di risultare comprensibile al lettore per contribuire nella riflessione e focalizzazione del sé.

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In linea di massima il volto è una specie di grande mappa sulla quale sono tracciati i segni “visibili” dell'anima (sì, proprio dell’anima: cioè della “parte animale dell’essere umano>!). La fisiognomica è quell'arte che ci insegna a individuarli e interpretarli.

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A cavallo tra scienza (forse ancora “proto-scienza”) e antropologia, la fisiognomica è comunque una disciplina antichissima (la sua prima trattazione viene infatti attribuita ad Aristotele) che nel suo lungo percorso trova molteplici applicazioni nella medicina, nella psicologia, nella criminologia e altro ancora. Il suo scopo, inseguito soprattutto per “via analogica”, è di individuare dietro le fattezze di un volto, le tracce, i segni che svelano l'essenza dell'uomo; per coglierne caratteri, passioni, psicologie, tipologie, patologie, vizi e virtù.

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Una “scienza dei segni del volto” la cui storia complessa e tortuosa, oscillante tra il mito (si pensi solo ai “bestiari” medievali Un bestiario, o bestiarium, è un testo che descrive gli animali, o bestie. Nel medioevo si trattava di una particolare categoria di libri, che raccoglievano brevi descrizioni di animali (reali e immaginari), accompagnate da spiegazioni moralizzanti e riferimenti tratti dalla Bibbia. Altre raccolte, simili per l'impostazione ma di diverso argomento, sono i lapidari (che mostravano le proprietà delle rocce e dei minerali.


e gli “erbari” (spesso di carattere medico), che descrivevano le virtù delle piante, così densi di significati simbolici) e il pensiero positivista del secolo scorso (l'antropologia criminale di Cesare Lombroso). Marco Ezechia Lombroso, che successivamente cambiò nome in Cesare (Verona, 6 novembre 1835 – Torino, 19 ottobre 1909), è stato un medico, antropologo, criminologo e giurista italiano, di origine ebraica, considerato pioniere e "padre" della moderna criminologia.

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La FISIOGNOMICA (o FISOGNOMIA) come termine deriva dal greco physis = natura e gnòmon = conoscitore, ed indica quella disciplina para-proto-scientifica la cui prima definizione risalirebbe ad Aristotele, una scienza destinata ad investigare i tratti umani caratteristici, specificatamente del volto, al fine di dedurne alcuni basilari caratteri psichici dell'individuo soggetto ad osservazione.

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La fisiognomica moderna nasce nel '500, in stretta connessione coi postulati della “ N AT U R A A F FA S C I N A N T E , I R R E S I ST I B I L E , P R O D I G I O S A , ST R AO R D I N A R I A E SUGGESTIVA.” In particolare, nasce coi contributi di GIOVANNI BATTISTA DELLA PORTA che, in una sua fondamentale opera (Della fisionomia dell'huomo, libri sei..., Napoli, per G. Carlino e C. Vitale, 1610), propose una serie di interessanti INCISIONI, adeguatamente commentate, miranti a riprodurre la più svariata tipologia dei volti umani, tali da farli, seppur artificiosamente, somigliare ai profili di animali, in maniera di potersi riferire a questi per le note qualificanti del soggetto esaminato sotto la specie del profilo psichico. Nel seicento Cartesio in merito a "Le passioni dell'anima" (1645) annotò che "i più importanti tra i segni delle passioni sono i moti degli occhi e del volto, i mutamenti di colore, i tremiti, il languore, gli svenimenti, il riso, le lacrime, i gemiti e i sospiri". In questi due secoli si riteneva che i segni esterni costituissero oggettivamente e razionalmente il riflesso dei sentimenti "coscienti". Nel tardo settecento prese, invece, avvio l'idea che i segni del corpo non fossero solo "inseriti nell'individuo" ma nel "tempo" e nel proprio contesto sociale. In particolare lo svizzero J.K. Lavater fece diversi tentativi di correlazione fra determinate caratteristiche di illustri personaggi della sua epoca ed i rispettivi comportamenti: lo scienziato elvetico, mentre invitava a valutare con attenzione anche certe specificità individuali quali il timbro della voce ed il modo di camminare, analizzava in particolare l'importanza della gestualità e della qualità soggettiva nel muoversi.

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Invece, nella cultura di metà ottocento la fisiognomica entrò nei territori di analisi della antropologia e sviluppò con Darwin l'idea che esistesse una separazione tradizionale tra corpo e mente. Secondo Darwin sarebbe insensato ritenere che le scimmie siano state dotate di muscoli speciali unicamente allo scopo di ostentare le loro smorfie; non esisterebbe un meccanismo statico dell'espressione, ma un gigantesco processo evolutivo che determinerebbe espressioni evolute secondo specifiche finalità naturali.


Darwin sostenne apertamente che alcuni atti complessi dell'espressione rispondevano all'unità diretta o indiretta in determinati stati d'animo in quanto preposti a determinare particolari sensazioni destinate ad evolversi in comportamenti naturali e istintivi per i discendenti. Affermava peraltro, in antitesi, che i movimenti espressivi avevano la potenzialità di manifestare stati d'animo opposti a quelli realmente sentiti per effetto di peculiari meccanismi difensivi. Sempre dal XIX secolo, la FISIOGNOMICA acquisì un tasso di scientifica specificità ad opera del francese Eugène Lods (che pubblicò un suo trattato di Fisiognomia da cui emerge una basilare classificazione delle forme del volto richiamanti quelle di figure geometriche a segmenti rettilinee o curvilinee): fu soprattutto in forza dell'opera di CESARE LOMBROSO, nella sua postulazione della moderna scienza criminologica o CRIMINOLOGIA, che si considerarono varie tendenze aggressive dell'uomo sulla base di alcune anomalie craniche e, soprattutto, encefaliche. Il periodo più moderno della FISIOGNOMICA si ha con le opere di M. Martiny e di R. Ermiane: ed in tale circostanza piuttosto che di FISIOGNOMICA è usuale l'uso del sintagma PROSOPOLOGIA, egualmente un grecismo derivato dall'incontro di pròsopon = "faccia" con lògos ="studio". Il Martiny è giudicato fondatore della scuola della PROSOPOLOGIA STATICA la quale, una volta investigato sull'origine embrionale differenziata delle distinte parti del capo, reputa fondamentale ogni riferimento all'armonia cefalica perfetta o neutrale riconosciuta, ad esempio, nell'Antico greco sì da analizzare poi le deviazioni rispetto a questa come sono testimoniate negli individui della realtà. Il principio essenziale è quello del prevalenza volumetrica dell'uno o dell'altro di 4 quadranti in cui è divisibile il capo: la prevalenza dei due quadranti inferiori segnerebbe il superiore peso della dimensione materiale od istintiva, quello dei 2 quadranti superiori di quella spirituale od intellettiva, quello dei 2 quadranti anteriori della propensione all'attività e quello dei due quadranti posteriori della propensione alla passività con il relativo rispetto all'ambiente di vita. Al contrario viene detta PRSOPOLOGIA DINAMICA o MIOLOGIA quella teorizzata da Ermiane: egli, infatti, considera la contrazione differenziale dei muscoli donde derivano le distinte espressioni del viso. In questa circostanza il concetto informatore di base è questo: con riferimento ad un viso in riposo e, quindi, senza contrazioni significative, si è in grado di mettere in risalto alcune espressioni elementari, differenziali del carattere che corrispondono a contrazioni di singoli muscoli o di gruppi di muscoli. Siffatte espressioni, analizzate nel loro complesso, sarebbero in grado di guidare a diagnosi orientative sulle tendenze basilari del soggetto investigato. Tali tendenze, tenendo conto del riferimento alle interazioni con il mondo esterno, secondo lo studioso sarebbero da assimilare a due categorie fondamentali: una risulterebbe costituita da retrazione (con la conseguenza di chiusura alla socializzazione, egocentrismo, inibizione, introversione) mentre la seconda sarebbe da definire di espansione e verrebbe caratterizzata da proiezione verso l'ambiente esterno con allocentrismo, iperattività, estroversione.


Anche se in maniera lata viene pure reputato studioso di FISIOGNOMICA Manfred Curry che ha maturato una descrizione di 2 tipologie opposte di volti umani collegabili a due antitetiche caratterologie. In linea generale la sua ideazione potrebbe riassumersi nell'individuazione di un tipo W (dall'iniziale di warm = "caldo), caratterizzato da soggetti dal viso tondo, con capelli ed occhi sostanzialmente scuri, e dall'incarnato roseo: si tratterebbe di individui estroversi, loquaci, altruisti e superficiali. Col tipo K (dall'iniziale di kalt, inglesismo germanico significante "freddo") sarebbero invece da identificare soggetti dal volto acuto, coi lineamenti duri ed il colorito pallido: si tratterebbe caratterialmente di individui generalmente introversi, silenziosi ed egoisti (vedi anche: L Brina, voce "Fisiognomica", in DEI, UTET, Torino, VIII).

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Buona lettura e buone riflessioni con “applicazioni personali�, magari un po’ ludiche ma sempre interessanti.

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CAP 1

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NON SOLO PROTO-PARA-PSEUDO-SCIENZA Molti elementi inducono ad essere più cauti nel giudicarla tale! Ovviamente, essendo ancora nel campo ipotetico e semi-sperimentale l’ipotesi scientifica non va presa come oro colato, ma si può essere fiduciosi: consideriamo che la stessa psicologia fece fatica ad essere accettata in ambito scientifico! Del resto, la scienza o lo scientismo… NON è Dio! Intanto, riporto un trafiletto che evidenzia ciò che per la comunità scientifica classica va inteso come peudo-scienza…: tutto va preso con le pinze, anche quello che dicono i così detti scienziati classici! Chet Raymo (scrittore USA) enuncia quelli che sono una serie di azioni che vengono tipicamente utilizzate per accreditare una teoria pseudo-scientifica, occorre: 1. conferire alla teoria un'aura di scientificità 2. falsificare le credenziali di chi la propugna (ad es. qualificandolo come Ph.D.) 3. esporre la teoria in modo molto semplice astenendosi dalla matematica 4. non esitare a spiegare tutti i fenomeni che oggi la scienza non riesce a spiegare 5. mostrare almeno una dozzina di ricorrenze per ogni fenomeno che si vuole esistente 6. tenersi alla larga dalle superstizioni più ingenue (ad esempio gli oroscopi) 7. porre l'individuo al centro di una fitta rete di influenze cosmiche 8. aggiungere un po' di sesso (non guasta mai) 9. non avere paura di lanciarsi contro la scienza istituzionale 10. tenere pronto il famoso passo dell'Amleto "ci sono più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante ne sogni la tua filosofia."

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La scienza non può spiegare tutto: basti pensare che anche il <creazionismo> viene considerato <peuso-scienza>! Esistono campi molto importanti della vita umana su cui la scienza non può dire nulla semplicemente perché il suo metodo non è adatto a fare le domande e trovare le risposte <in quel campo>![8]. La scienza non può, ad esempio, stabilire se una musica è bella o no. Questo perché i concetti di "bello" o "brutto" non appartengono alla scienza, ma all'estetica: quest’ultima non è una scienza formale in quanto non adotta il metodo scientifico, ma tuttavia pone e cerca di risolvere questioni di indubbio interesse. Nello stesso modo, la scienza non ha nulla da dire né pro né contro l'esistenza di Dio[10]. Il concetto di Dio appartiene a campi diversi della conoscenza, come la religione, la spiritualità e la metafisica, da cui la scienza formale - o in linea generale tutte le discipline che adottano il metodo scientifico - si è metodologicamente dissociata in tempi relativamente moderni. Ciò non toglie che, comunque, esistano molti e insigni pareri contrari.


Diversa è la posizione di Hilary Putnam (matematico USA), che ritiene in linea di principio le verità religiose non in conflitto con la scienza. Come ho detto, altri sono di diversa opinione e indicano il creazionismo e il disegno intelligente quali esempi di pseudo-scienze. Esistono molti casi in cui una teoria o un’ipotesi/realtà in passato ritenuta pseudoscientifica sia poi divenuta "scienza". Insomma, che la scienza riconosca la realtà delle cose… conta poco se quella realtà esiste davvero: ad esempio, ci fu un lunghissimo tempo in cui <la scienza> credeva che la Bibbia si sbagliasse nel dire che la terra fosse un globo: solo in epoca <moderna> la scienza si è ricreduta, ma la terra è sempre stata un globo! Lo stesso si potrebbe dire del firmamento e di tutto il resto! … Ma ancora oggi tanti sostengono che la terra sia piatta!!! La transizione tra i due campi è caratterizzata dall'incremento degli esami scientifici e delle prove a supporto della teoria: la deriva dei continenti, un tempo ritenuta una teoria pseudo-scientifica[39] è oggi parte integrante del patrimonio scientifico soprattutto dopo la scoperta delle prove paleomagnetiche che sostengono il concetto di tettonica a zolle. Al fine di mettere alla prova la presunta esistenza delle teorie pseudo-scientifiche, è stato istituito il "premio Randi": da diversi anni è in palio la cifra di un milione di dollari che verrà consegnata a chiunque sia in grado di dimostrare sperimentalmente l'esistenza di poteri paranormali o la validità delle affermazioni di molte pseudo-scienze (come, ad esempio, prevedere il futuro con l'oroscopo o distinguere una soluzione omeopatica con diluizione superiore a 12 CH dall'acqua distillata). in tal senso nessuno ha ancora vinto il premio.

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Harry Houdini fu tra i primi a interessarsi di debunking (ridimensionamento, palesamento). In Italia opera il CICAP (Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze) che, sulle orme dell'omologo CSICOP (Committee for the Scientific Investigation of Claims Of the Paranormal) cerca di diffondere la pratica della sperimentazione e dell'osservazione oggettiva di fronte a presunti fenomeni paranormali. In alcuni casi viene sollevato nei confronti delle pseudo-scienze, soprattutto alla luce dei flussi di denaro che provocano, il sospetto di malafede, spesso suffragato da coerenti esiti giudiziari. Come non accennare, ad esempio di alcune discipline che si occupano degli influssi negativi che influenzerebbero il destino delle persone. Si parla di alcune correnti dell'occultismo, dello spiritismo, della magia bianca e della magia nera, che avrebbero come funzione primaria quella di rimuovere fastidiosi inconvenienti della quotidianità come il malocchio oppure il superamento degli ostacoli per la comunicazione con i propri defunti. Su tali materie opera, infatti, un numero ingente di sedicenti maghi e medium; pochi tra questi rifiutano una congrua remunerazione, il che legittima il dubbio sulle loro reali finalità. Ma ciò nulla toglie che esiste davvero l’occultismo e l’azione di satana.


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La psicoanalisi Un caso a sé è quello della psicoanalisi, che pur essendo normalmente esercitata da persone con una formazione di tipo scientifico (in molte nazioni l'abilitazione all'esercizio di tale ruolo professionale è aperto esclusivamente ai medici e agli psicologi) storicamente non è stata solitamente considerata essere in grado di fornire dati ottenuti secondo le regole del metodo scientifico, pur proponendosi come "scienza". Secondo l'interpretazione classica di Karl Popper, la psicoanalisi così come il materialismo dialettico e lo storicismo, che si sono presentati come teorie scientifiche, sono pseudo-scienze in quanto non soddisfano il requisito fondamentale di controllabilità sperimentale (verificazionismo), che sta alla base del metodo scientifico. Si tratta di cosiddette "teorie altamente esplicative", nel senso che sembrano avere una spiegazione valida per ogni fenomeno da esse preso in considerazione. Questo è però anche il loro punto debole, in quanto il loro potere esplicativo si sottrae a qualsiasi controllo empirico riproducibile sperimentalmente; cioè, per usare la terminologia di Popper, non sono "falsificabili". Secondo l'epistemologo austriaco, infatti, ogni teoria scientifica deve essa stessa offrire i criteri in base ai quali possa essere controllata, messa in discussione ed eventualmente confutata su base sperimentale (criterio di falsificazione). Lo statuto epistemologico della psicoanalisi è, quindi, stato variamente criticato e lungamente dibattuto, anche in parallelo alle sue diverse evoluzioni teoriche e metodologiche. Mentre in un primo tempo le osservazioni popperiane sulla sua scarsa falsificabilità avevano portato ad una visione piuttosto critica del suo status epistemico, a partire dagli anni ottanta e novanta del XX secolo la maggiore attenzione che ha iniziato ad essere rivolta alla verifica empirica dei suoi risultati clinici, all'integrazione della modellistica teorica psicoanalitica con altre linee di ricerca psicologica e psichiatrica, ed agli spunti integrativi con le neuro-scienze hanno portato ad una visione più articolata ed in forte evoluzione del suo statuto scientifico, nel contesto dei più ampi studi psicodinamici.

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Grafologia Uno status ambiguo ha la grafologia che, se in ambito giudiziario (intesa nell'accezione esclusiva di perizia grafica, ad esempio nelle valutazioni di corrispondenza di campioni di grafia) è ritenuta sostanzialmente valida (molto valida!) e gode di una certa grande attenzione, in ambito psicologico e personologico, è tuttavia (ad esempio per la parte che dovrebbe svelare la personalità dello scrivente) priva di qualsiasi supporto scientifico e sperimentale ed è considerata tout court una pseudo-scienza.

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La Fisiognomica Come detto, dal greco “conoscenza della natura”, è una disciplina che analizza il nesso tra la dimensione fisica e quella interiore dell'uomo. Essa vanta di un'origine antichissima: basti pensare che già i filosofi Platone ed Aristotele mostrarono il loro interesse nei confronti di questa tematica.


Colui che, ereditando le riflessioni dei suoi predecessori, diede alla Fisiognomica un assetto compiuto, fu Giambattista Della Porta, pensatore napoletano attivo nel Rinascimento. Nel De Humana physiognomia, opera del 1586, Della Porta sostiene che, dalla disamina del corpo umano, si possono ricavare i tratti essenziali del carattere proprio di una persona, riconoscendo alla parte alta, il capo, il viso, ma, soprattutto, gli occhi, maggiore pregio rispetto alle altre. I tratti “fissi”, che indicano la specificità di una determinata struttura umana, sono influenzati dai fattori esterni, attraversando, quindi, delle fasi di trasformazione. Il trattato che ho poc'anzi menzionato è diviso in quattro libri nei quali Della Porta parte da osservazioni di carattere generale, utili, secondo lui, per un corretto “esame fisiognomico”, per individuare, nell'ultimo libro, un parallelo tra la morfologia umana e quella animale. Al filosofo napoletano va, sicuramente, riconosciuto il merito di essere giunto a delle intuizioni significative, dal punto di vista antropologico, e, per certi versi, di aver anticipato i risultati ottenuti dagli studiosi moderni, ma la volontà di attribuire alla scienza e alla magia pari dignità, rappresenta il suo più grosso limite, evidenziato dai critici. Oggi, gli studiosi sono concordi nell'affermare che la Fisiognomica non sia una “scienza esatta”, ma una modalità di interpretazione dell'umano, che necessita di una “verifica” costante. Si tratta di un argomento molto delicato e spinoso che può essere approfondito solo se si è in possesso delle competenze specifiche. In questa sede mi vorrei soffermare su quegli aspetti della disciplina in questione che sono generalmente condivisi. L'innestarsi delle relazioni interpersonali si fonda sulle reazioni che ogni individuo può avere di fronte all'espressività di un altro e tale espressività è, a sua volta, determinata in special modo dalle proporzioni sussistenti tra le diverse componenti del viso. Come accade che una persona ci risulta simpatica piuttosto che antipatica? Il primo punto sul quale si focalizza il nostro sguardo sono sicuramente gli occhi dell'altro, per antonomasia definiti “lo specchio dell'anima”; ma poi esso si sofferma sulla bocca, a seguire sul naso e sul mento. Il volto di una persona può davvero raccontarci molto sul suo conto: sulla base della specifica forma del volto e delle particolari corrispondenze tra le parti di esso, sono stati individuati dei “tipi”, che incarnerebbero aspetti caratteriali differenti. • Il “tipo mercurio” è caratterizzato dalla forma triangolare del volto, poco carnoso e stretto. Ha un naso lungo e quasi sempre dritto, labbra sottili e molto mobili, mento affilato e a punta, occhi scuri, piccoli, vivaci e molto espressivi. In questo tipo prevalgono l'intelletto, la logica e la ragione. Sarà riflessivo, meticoloso, e poco spontaneo, ma anche piuttosto instabile dal punto di vista emotivo. • Il cosiddetto “tipo venere” possiede un viso rotondo-ovale, piccolo e grazioso, che, col trascorrere degli anni, tende ad arrotondarsi. Possiede un naso di piccole-medie dimensioni, una bocca piccola con labbra carnose. I lineamenti del tipo venere sono


morbidi e il suo sguardo trasmette affetto. Dal punto di vista caratteriale, tali soggetti sono pacifici, amanti della conciliazione e molto inclini ai sentimenti. • Il “tipo terra”, invece, si distingue per la forma trapezoidale del volto, un naso schiacciato e solitamente grande, una bocca grande ed occhi piccoli e sonnolenti. Questo tipo è dotato di un'intelligenza pratica, di una notevole abilità manuale ed è piuttosto sedentario e conservatore. Troviamo, inoltre, • il “tipo marte”: esso è caratterizzato da un volto angoloso di forma allungata, un naso aquilino ed occhi brillanti e sinceri. Esso dispone di un carattere appassionato ed istintivo, e gode di uno spirito combattivo. • Il “tipo giove” ha un volto bombato, maggiormente largo sotto, un naso aquilino, ma piccolo e occhi ridenti e, al contempo, autoritari. La sua intelligenza è di carattere, sostanzialmente, pratico ed è animato da uno spirito attivo ed ottimista. Esistono, inoltre, altri tre tipi: • il tipo “saturno”, ha un volto a forma di mandorla, molto lungo, stretto e dritto ed occhi infossati, scuri e tristi. È dotato di un carattere austero e intransigente ed è, di solito, incline alla riflessione. • il tipo “solare”, possiede un volto a forma di oliva, un naso sottile, leggermente aquilino ed occhi grandi e aperti. Questo soggetto vive passioni intense ed è idealista e alquanto creativo. • il tipo “luna”, ha un volto rotondo, un naso all'insù e corto, ed uno sguardo che trasmette un'espressione sognante; esso possiede un carattere riservato e indeciso. -Giovanna CorsaleTra le opere minori giunte sotto il nome di Aristotele (e oggi di discussa autenticità), la "Fisiognomica" tratta della corrispondenza tra i caratteri degli uomini e gli attributi somatici esterni del viso e del corpo; per esempio, gli occhi grandi e sporgenti indicano un carattere intemperante, lo sguardo denota sempre una disposizione d'animo, o più in generale i temperamenti interni corrispondono al rossore, al pallore, alla scurezza o all'ittero del viso. Nella prima parte, lo scritto si concentra sulla fisiognomica umana, mentre nella seconda l'analisi è estesa anche agli animali. A partire da questo scritto e nel corso della sua lunga storia, la fisiognomica come disciplina è stata sempre connotata da un'ambivalenza teorica essenziale: quella di essere una "quasi scienza", a metà tra divinazione e razionalità, tra mantica e medicina, una disciplina che da un lato affonda le sue radici nel sapere di tutti e persino nella superstizione, e dall'altro si propone un rigore scientifico-metodologico e si fonda su postulati precisi, quali il rapporto di interdipendenza tra caratteristiche fisiche e psichiche e la corrispondenza biunivoca tra segno sensibile e relativa affezione interna.

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Quanto i nostri tratti somatici possono corrispondere alla nostra mente? C’è chi sostiene che il nostro volto è una mappa su cui sono tracciati i segni della nostra anima. • Capelli forti o deboli, • una fronte sfuggente o bombata, • sopracciglia arcuate o dritte,


occhi grandi o piccoli diventano una sorta di specchio delle nostre caratteristiche psicologiche e morali. Non a caso, intorno a questa idea è nata la Fisiognomica che ha trovato in Cesare Lombroso, medico criminologo e giurista dell’Ottocento, uno dei massimi rappresentanti. Ma è proprio così? Siamo davvero sicuri che l’aspetto esteriore possa corrispondere a quello interiore? Una cosa è certa: considerando che il nostro primo incontro con le persone è “sensibile”, “a pelle”, spesso – nella prima valutazione che facciamo dell’altro - siamo condizionati dalla sua immagine, dalle sue fattezze, dalle sue movenze e addirittura dal suo modo di vestire. Ma c’è da fidarsi delle nostre sensazioni? Corrispondono effettivamente alla realtà o sono proiezioni di nostri schemi mentali, di nostre rappresentazioni culturali, di nostri valori e di nostre paure? In parte sì e in parte no! •

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A tutti capita di imbattersi in qualcuno che suscita simpatia o fa scattare la scintilla dell'attrazione: come fare per capire se può essere la persona "giusta", se sarà possibile allacciare un rapporto sentimentale/affettivo importante? Anche dalla forma e dall'accostamento dei rispettivi volti è possibile ricevere qualche suggerimento per capire il carattere e stabilire l'eventuale compatibilità tra due persone.

IL VOLTO RETTANGOLARE Denota un carattere posato e obiettivo, che riflette a lungo prima di prendere una decisione; forte volontà; senso di giustizia, lealtà; benevolenza; attaccamento alle tradizioni; un pizzico di vanità e di intemperanza. Il volto rettangolare caratterizza le persone dotate di immaginazione, fantasia e curiosità, ma che non sempre sono propense ad aprirsi agli altri, amano la solitudine e possono talvolta chiudersi in un mondo tutto loro. In sede affettiva Può "spiazzare" il partner nei suoi momenti di introspezione, durante i quali si chiude in se stesso. In queste occasioni è meglio non disturbarlo; aspettare è la tattica migliore, altrimenti il rettangolare si ritrae ancora di più nel suo universo privato. Oppure, impulsivo com'è, si accende e reagisce in maniera esagerata) al minimo pretesto. A questo punto, un bel litigio è assicurato. Temperamento passionale, dotato di una forte carica di sessualità, sa vivere e far vivere un rapporto a due completo, ricco di gesti affettuosi e parole tenere. Costantemente attratto dalle novità, ha bisogno che il partner lo aiuti a reinventare l'intesa giorno dopo giorno, altrimenti può perdere interesse per il rapporto e volgere


altrove le sue attenzioni. Sentimentalmente può trovare punti d'incontro con un altro rettangolare, ma non sempre il rapporto decolla a causa dell'eccessivo senso critico di entrambi. Buona l'intesa sessuale col trapezoidale e il rotondo. Baruffa in arrivo con l'esagonale: sia l'uno sia l'altro, infatti, sono impulsivi e pronti a scattare alla minima provocazione.

IL VOLTO TRIANGOLARE Carattere estroverso e curioso, che nasconde una grande risolutezza d'animo. Portato per l'impegno intellettuale, prende decisioni rapide. Possiede uno spirito acuto e intuitivo, che gli permette di assimilare velocemente ogni nozione. E' attratto da molti interessi, che è sempre pronto ad ampliare e cambiare, tanto da essere spesso tacciato di faciloneria. In sede affettiva Gli piace "volare di fiore in fiore" ed è difficile che accetti un rapporto a due stabile e duraturo: un temperamento che non va d'accordo col proposito di un ménage tranquillo o con un partner geloso. Sempre in movimento, è capace di cambiare idea in un batter di ciglia, di buttare all'aria all'ultimo momento un progetto preparato da giorni, di fare rapidissimi cambiamenti di rotta, di mantenere ritmi di vita frenetici, sé non addirittura inammissibili, per chiunque altro. Sa essere tenero, gentile, affascinante e con lui è difficile annoiarsi perché è imprevedibile e molto attivo; purtroppo è anche volubile, instabile, incapace di sentimenti profondi. Discreta l'intesa col rotondo; col triangolare affiatamento perfetto, a condizione che rimanga sul piano dell'amicizia: sotto le lenzuola, infatti, l'incompatibilità è totale e il disastro prevedibile. Irrealizzabile l'unione col quadrato, che ha bisogno di un partner rilassante e di abitudini tranquillizzanti.

IL VOLTO TRAPEZOIDALE Spontaneo, cordiale, allegro, sempre sereno e fondamentalmente ottimista, ama a tal punto la vita da scappare a gambe levate davanti a potenziali quanto inutili complicazioni. Cerca la compagnia di persone gioiose, allegre, dirette, solari,


spensierate e amanti della buona tavola, mentre rifugge la vicinanza di chi cerca comprensione e sostegno confidandogli i suoi guai, i suoi problemi e le sue disgrazie. In sede affettiva Si lascia conquistare da chi, proprio come lui, è pronto ad approfittare di tutto ciò che di bello e buono la vita offre e a condividerlo senza esitazioni. I piaceri dei sensi per lui non hanno misteri e non ha bisogno di innamorarsi profondamente per concederli o assecondarli con generosità. E' più attratto dalle avventure che dal legame "per sempre" e anche quando è sentimentalmente impegnato vuole sentirsi libero di coltivare relazioni sociali e interpersonali in piena autonomia. All'apparenza molto sicuro di sé, in realtà ha bisogno di un partner che lo comprenda, che lo rassicuri, che sia in grado di capire e accettare anche certi lati un po' fanciulleschi del suo carattere. Può stabilire un rapporto sentimentale duraturo solo con un altro trapezoidale, pronto a prendere la vita con allegria come lui; con l'esagonale, troppo caparbio, non esistono molti punti d'incontro. Passioni brucianti ed entusiasmanti, ma brevi, con l'ovale; accordo sessuale ideale col rettangolare.

IL VOLTO OVALE Carattere attento, estroso, indagatore, di ampie vedute, è sempre alla ricerca del perché delle cose, tanto da diventare irrequieto. Questa personalità complessa e ricca lo rende intrigante e capace di conquistare al primo sguardo. E' dotato di una carica di entusiasmo che riesce a comunicare a tutti e gli facilita la vita. La sua propensione a sognare a occhi aperti ne fa una persona poco concreta, difficile da... riportare sulla terra. Può sembrare condiscendente e accomodante, ma quando serve sa essere molto testardo e se si impunta è impossibile fargli cambiare idea. In sede affettiva Tenero, sensibile e fantasioso, ma anche un po' suscettibile e permaloso, si infiamma per un non nulla e alla minima provocazione scatta, mostrando un'insospettabile aggressività. E' portato alle relazioni brevi ma intense, perché per lui il rapporto stabile equivale alla monotonia e alla routine. Generoso sia nel rapporto sentimentale sia in quello intimo, cerca un partner con la stessa, totale disponibilità a dare e ricevere. E' armonioso il rapporto col rettangolare, che possiede la sua stessa emotività e sensibilità; si integra col triangolare, che è sulla sua stessa lunghezza d'onda, mentre rifugge dal quadrato, col quale non va d'accordo perché non comprende la sua voglia di fantasticare.


IL VOLTO ROTONDO Si adatta perfettamente a qualsiasi situazione, ma diventa cauto e insicuro di fronte agli ostacoli. Versatile, volubile, influenzabile, poco dotato di energia e costanza, possiede un temperamento lungimirante e acuto. Se viene attaccato in modo diretto e inquisitorio tende a sgusciare di mano e ad adottare un comportamento evasivo, sfuggente e un po' misterioso. Nelle discussioni con lui, insomma, è più produttivo usare la tattica della diplomazia. Possiede un ingegno pratico, è capace di coraggio e di iniziative felici e sa approfittare in ogni momento delle occasioni propizie. Sa rendersi simpatico con la sua esuberanza e l'affabilità, ama la compagnia e allaccia relazioni con facilità. In sede affettiva E' molto sensuale e gaudente; un partner spiritoso e simpatico, mai monotono, sempre pronto a scherzare. Gli piace vivere alla giornata e detesta pianificare il rapporto; non è sempre disposto a comprendere lo stato d'animo e le necessità altrui perché è egoista, narcisista e più attento ai desideri personali che a quelli di chi gli sta accanto. I suoi appetiti sono più materiali che spirituali. Col rettangolare riesce a stabilire un rapporto caldo e passionale; con l'ovale vive passioni brucianti ma spesso passeggere. Col trapezoidale, allegro e gioviale come lui, non si stanca mai. C on lo spigoloso esagonale, un po' capriccioso, incomprensioni e temporali in vista.

IL VOLTO QUADRATO Le sue caratteristiche principali sono la grande forza fìsica, la resistenza alla fatica e allo sforzo. E' energico, inflessibile, risoluto, pragmatico, determinato, concreto, intellettualmente e moralmente dotato. Esamina a fondo e con acuto senso pratico i problemi, non si lascia influenzare, è capace di decisioni veloci e sicure ed è perseverante nella realizzazione dei suoi progetti. Non ama fantasticare a occhi aperti, detesta i romantici e i sognatori, ha un rapporto realistico con la vita e tiene i piedi ben piantati per terra. Introverso per natura, non si confida con facilità, è ferocemente attaccato alle sue abitudini, non accetta di buon grado le novità ed è restio ai cambiamenti improvvisi. In sede affettiva


E’ un individualista, e come tale sa bastare a se stesso. Detesta le moine e non ha bisogno di rassicurazioni; per conquistarlo è indispensabile entrare bella sua vita con discrezione. Il ménage con lui è tranquillo, privo di imprevisti, pianificato nei minimi particolari. Nei litigi sa essere inflessibile e duro ma quando ama è per tutta la vita perché i suoi sentimenti sono profondi e duraturi. Col trapezoidale entra in sintonia perfetta. Con un quadrato può realizzare un rapporto equilibrato ma non entusiasmante, mentre col triangolare un qualsiasi legame è impossibile: la sensibilità, la suscettibilità e la superficialità del secondo, infatti, non legano col temperamento pratico del primo.

IL VOLTO ESAGONALE II suo modo di fare può sembrare un po' capriccioso e incostante, come quello di un bambino che pretende di avere tutto e subito, perché è spontaneo e affronta la vita dando retta all'istinto. La diplomazia non è il suo forte: un difetto che spesso complica non poco la sua vita di relazione. Diffidente e sospettoso, non sopporta che cerchino di imporgli idee non sue e se qualcuno ci prova si intestardisce, non fa marcia indietro per nessuna ragione al mondo. Va d'accordo con chi sa essere conciliante e non si comporta con aggressività. In sede affettiva E' diretto, imprudente, impulsivo e un po' avventato. Poiché non ama le mezze misure e gli piace andare subito al sodo, se una lei (o un lui) gli (le) piace non perde tempo in corteggiamenti sfibranti o in sottili giri di parole. Nonostante questo, nei rapporti sentimentali non si abbandona mai del tutto: la sua diffidenza di fondo è sempre presente e inoltre ha paura di rimanere scottato. Quando si dichiara, comunque, è sempre sincero: non riuscirebbe a mentire nemmeno se si impegnasse. Col quadrato si completa alla perfezione, ma soltanto se il partner è capace di dominarlo con dolcezza e farlo sentire protetto. Con un esagonale il rapporto è caratterizzato da continui alti e bassi. Col trapezoidale non può esistere alcuna intesa, perché sia l'uno sia l'altro sono incapaci di aprirsi reciprocamente.

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Conoscere il carattere dall'analisi del volto Questa disciplina svela l'indole delle persone attraverso la forma del volto, inteso come punto di incontro tra il nostro patrimonio genetico a l'ambiente che ci ha formati. A differenza della fisiognomica lo studio è dinamico: ogni elemento del viso dà significati diversi a seconda del contesto in cui si inserisce. Ovviamente, lo si deve intendere <in linea di massima> e mai in modo fisso e generalizzato.


Le osservazioni si basano sul quadro cranio-facciale, il telaio osseo e muscolare del viso e del profilo. • Una struttura larga è segno di estroversione; • una stretta di abilità difensiva e sensibilità. Si basano anche sui recettori (occhi, naso e bocca), che esprimono gli scambi inconsci. Recettori grandi in un quadro stretto indicano che si assorbono più informazioni di quanto si possa elaborarne. La tipologia che ne deriva è quella del reagente, chi disperde le energie con una certa facilità. Recettori piccoli in un quadro largo sono segno di concentrazione. Questa struttura si ritrova in persone che procedono per obiettivi, ferme e determinate. Il modello esprime il comportamento e l'atteggiamento verso il mondo. • Scavato, evoca allarmismo, agitazione; • tondo, diplomazia; • piatto, difesa; • tonico, dinamismo, attività; • rilassato, rinuncia e tranquillità. Quest'ultime sono caratteristiche prevalentemente femminili.

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Il viso è diviso in tre piani: Quello superiore o cerebrale, che comprende la fronte e gli occhi, corrisponde alla funzione del pensiero e dell'immaginario e traduce il grado della nostra comprensione razionale del mondo. Il piano medio o affettivo-sociale, con gli zigomi e il naso, è legato ai sentimenti e ai valori ed esprime la nostra percezione intuitiva del mondo. Il piano inferiore o istintivo, mascella e bocca, corrisponde alle funzioni di nutrizione e indica il nostro interesse per il concreto, la materialità. In un'analisi completa, vengono presi in considerazione l'equilibrio fra i tre piani, il piano dominante, che rivela le principali tendenze del comportamento, e quello meno sviluppato. Le due emifacce del viso rivelano la nostra dualità interna, la ricerca di equilibrio e il cammino di evoluzione. • In genere il lato sinistro dà informazioni legate al passato, • il destro su come la persona affronta la realtà e su come si proietta nel futuro. Si può procedere a un'analisi del volto a partire dall'adolescenza. Nel bambino non si potrebbe avere un quadro competo perché la zona relativa all'affettività non è ancora ben sviluppata.

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Salendo con l'età, non ci sono limiti: siamo in continua evoluzione, anche se certi elementi, come la struttura ossea, non cambiano. Tra zero e due anni, il bebè si trasforma fisicamente e mentalmente. Fino a otto mesi, assimila passivamente tutti i contributi dell'ambiente circostante. Il viso è dilatato, sviluppato in rotondità, poco tonico, gli occhi sembrano quasi galleggiare, il naso è all'insù, la bocca socchiusa.


Verso il nono mese, con lo sviluppo del sé soggettivo, l'eruzione dei denti, i primi passi e le prime parole, il viso diventa più tonico, il naso si affina, la mascella e la bocca sono più definiti. Verso i tre anni, gli occhi, il naso, la bocca arretrano, la figura diventa più ritratta. A questo punto è già possibile vedere le tendenze, gli eventuali squilibri e le caratteristiche importanti del piccolo, come il grado di introversione, se è portato o no al dialogo, se è diretto o impacciato.

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L'analisi del volto permette di orientarsi professionalmente perché identifica il potenziale di ognuno, aiutando a trovare la propria vocazione. Può anche dare una mano nell'educazione dei bambini: una volta definito il loro atteggiamento verso il mondo -e quello dei genitori- è più facile stabilire una buona comunicazione. Utile anche per le coppie in difficoltà: riconoscendo le motivazioni del partner, si può adottare più facilmente un linguaggio comune. È una disciplina che si lega molto al concetto di amore, inteso in senso lato, come capacità di sintonizzarsi al meglio con chi si ha di fronte.

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Nel suo delicato lavoro, il morfo-psicologo deve rispettare un severo codice deontologico, mantenendo il segreto professionale e presentando il proprio contributo come aiuto, non come critica. La frase che lo rappresenta è: “non giudicare ma comprendere, non convincere ma proporre”. Ma ci si può fidare di una disciplina che non è oggetto di alcuna statistica? È una scienza clinica che si basa su innumerevoli osservazioni, a partire dalle quali non si stabiliscono leggi, ma ipotesi, che permettono di interpretare e comprendere in parte alcuni comportamenti, non di spiegarli in maniera esaustiva e definitiva, pur avendo conferma e verificabilità. Quando si analizza l'uomo, occorrono delicatezza e uno studio accurato, oltre al beneficio dell'inventario. Ad esempio, Il vostro viso: il quadro è piuttosto stretto. Colpiscono la grandezza e l'apertura della bocca. Gli occhi sono abbastanza larghi, mentre il naso è più fine e piccolo. Il vostro carattere: curiosi, siete portati a partecipare attivamente alle cose della vita. Avete tanti interessi e la tendenza a iniziare più attività insieme, facendo poi fatica a portarle a termine. Vi contraddistingue l'"argento vivo" dell'adolescente, caratterizzato da immediatezza e improvvisazione: gli imprevisti non vi fanno paura e ammortizzate bene i cambi di scena. Tutto questo può portare a volte a un'inquietudine interiore. A livello affettivo, siete piuttosto selettivi. Il vostro viso: il quadro è largo, dilatato, con un modellato tondo dalle carni atoniche. I recettori, in rapporto al quadro, sono abbastanza piccoli, con il naso che ricorda quello di un bambino.


Il vostro carattere: aperti e in fusione con l'ambiente circostanze, siete socievoli e avete un buon grado di ricettività nei confronti degli altri. La vostra voglia di partecipazione è grande e vi trovate molto bene in compagnia. A volte non riuscite a esprimervi pienamente. Altre rischiate di allacciare rapporti di dipendenza affettiva e/o sociale. Un po' lunatici, vivete spesso momenti alterni di "alti e bassi" umorali. Il vostro viso: il quadro è ben compatto, il modellato decisamente tonico. I recettori non sono molto grandi e gli occhi, tendenzialmente incavati, rendono lo sguardo fisso e deciso. Le tempie sono un po' appiattite. Il vostro carattere: intensi, dinamici e vitali, avete un buon acceleratore unito a un buon freno. Fuor di metafora, amate il rischio e la velocità. Allo stesso tempo volete anche indagare, capire il perché delle cose. E il vostro autocontrollo vi dà una mano a interiorizzare ciò che vi succede. Una volta presa una decisione, non vi guardate mai indietro. Il vostro viso: il quadro è largo, il modellato tonico, con carni sode. I recettori sono abbastanza aperti con occhi pronti a captare quello che succede intorno. Il piano istintivo, largo, è quello dominante. Il vostro carattere: siete così attivi e dinamici che le vostre riserve vitali sembrano infinite. In voi è la componente maschile a essere più sviluppata. Decisi e determinati, raggiungete obiettivi che vi ponete, grazie al buon mix di ambizione e caparbietà. Sopportate bene la fatica e gli sforzi fisici. Ottimo senso del ritmo. Il vostro viso: giusto equilibrio fra quadro e recettori, che sono ben disegnati. Il naso ha le narici fini. Il piano cerebrale, con una fronte ben suddivisa e bombata in alto, è quello dominante. Il vostro carattere: sensibili e intuitivi, riuscite a captare e selezionare le informazioni e gli stimoli ambientali. Più che all'apparire, siete portati per lo stare dietro le quinte a descrivere e raccontare gli eventi. Doti di strategia vi portano ad avere lungimiranza su fatti e persone, grazie al vostro formidabile "fiuto" psicologico. Non esagerate con l'idealismo. Il vostro viso: il quadro, abbastanza largo, ha linee morbide e piene. I recettori sono ben disegnati: occhi lievemente indagatori, labbra carnose, naso dritto con punta tondeggiante (a patatina). Zigomi sono abbastanza larghi, guance tornite. Il vostro carattere: disponibili e comprensivi, vi contraddistinguete per la positività verso gli altri e l'amore nei confronti della vita. Sapete di essere seducenti, ma per voi la sessualità non è mai slegata dai sentimenti. Siete l'archetipo di Venere, con uno sviluppato senso estetico e ponete particolare attenzione alla vostra immagine. Tutto nel nostro corpo, dalla testa fino alla punta dei piedi, secondo gli esperti di fisionomia concorre a rivelare la nostra personalità, a patto di conoscere le nozioni base.
 Con questo prontuario, semplice ma esauriente, vogliamo offrirvi un modo divertente, non lontano dalla realtà se vi appropriate con un po’ di attenzione delle cognizioni esposte, per individuare con chi avete a che fare quando incontrate persone nuove, o per capire meglio chi credete di conoscere bene, magari voi stessi.


FORMA DEL VOLTO

Rotondo: la forma del volto, anche quando è leggermente allungata dal mento a sua volta tondo, che descrive un cerchio quasi perfetto, denota una personalità serena, tranquilla, che prende la vita con filosofia, ma senza pigrizia o indolenza. La qualità fondamentale di questi soggetti è il buonsenso. Sanno giudicare fatti e persone con chiarezza, acume, non criticano per principio e si dovrebbe far tesoro dei loro consigli. Sono dotati di senso della giustizia, amano se stessi e sono magnifici intermediari nelle diatribe altrui. Fiducia in sé e pacato ottimismo sono le armi del loro successo. Quadrato: si ha un volto quadrato quando la linea delle mascelle e quella delle tempie sono dell’identica, o quasi, larghezza. Più la mascella è quadrata, in linea con il mento, più il soggetto è brusco, duro, rude nei giudizi e nel comportamento. In linea di massima si hanno soggetti che tendono a fare affidamento sulle proprie capacità, pratici, decisi, attivi, fermi nelle opinioni, desiderosi di affermarsi, costantemente all’attacco e destinati a raggiungere un buon successo grazie alla propria incessante attività. Per quanto essenzialmente pratici, non mancano soggetti dall’intensa attività intellettuale, o intellettuali veri e propri. Triangolare: si distingue per le tempie larghe e il mento aguzzo. Questi soggetti lavorano principalmente con la mente, sono pronti, rapidi nell’afferrare le situazioni, non di rado scaltri più che profondi o colti. Il temperamento è malinconico, tendono al rimpianto. Una caratteristica di molti soggetti dal volto triangolare è quella di imparare ciò che serve per attirare l’attenzione altrui, per fare salotto diventando degli orecchianti saccenti.

FRONTE Alta: indica soggetti portati alla teoria più che alla pratica. Le speculazioni filosofiche, anche vere e proprie arrampicate sui vetri, impiegano la maggior parte del tempo del soggetto. Bassa: indica una personalità fondamentalmente pratica, che ragiona in termini di dare e avere. Ampia: se la fronte è alta e larga indica soggetti dotati di qualità induttive e deduttive, analisi e sintesi, praticità e ideali. Stretta: indica soggetti che perseguono uno scopo, che non mancano di idee ma che difficilmente si trovano d’accordo con gli altri. E’ un po’ il simbolo del bastian contrario. Allungata: si ha questo tipo di fronte quando la larghezza diminuisce verso l’apice, tipo uovo. Indica soggetti inquieti, ribelli, attratti da tutto ciò che corrisponde a una novità, generalmente superficiali, tendenti a sopravvalutare le proprie possibilità. Prominente: se è alta e bombata indica soggetti concentrati, tendenti alla malinconia, osservatori acuti che cercano di trarre vantaggio dalle situazioni e dalle debolezze altrui che percepiscono con facilità. Se la fronte è bombata alla radice dei capelli si hanno soggetti ricchi di idee ma confusi, bizantineggianti, dal gusto decadente.


! SOPRACCIGLIA

Folte: soggetto dal carattere difficile, irascibile, vendicativo, con punte di fanatismo. 
 Rade: soggetto pigro, indolente, mancante di volontà. 
 Quasi assenti: debolezza dell’organismo e della volontà. Unite: se si congiungono alla radice del naso, indicano un soggetto appassionato, sensuale, geloso, possessivo negli affetti. Ad accento circonflesso: carattere forte, tempra del lottatore. Arcuate: gentilezza d’animo, atteggiamenti ben impressionanti, ipocrisia. Rettilinee: personalità dispotica, tenace, tendenza all’intrigo e alla dissimulazione. Lontane dagli occhi: debolezza, indecisione. ATTENZIONE: è difficile giudicare le donne dalla forma delle sopracciglia. Spesso vengono allontanate dai continui interventi di chirurgia plastica che le fa rassomigliare a conigli presi per le orecchie e indicano piuttosto scaltrezza, dissimulazione che non ingenuità, debolezza e indecisione. Ravvicinate: autorevolezza, energia, ambizione, diffidenza.

OCCHI Grandi: intelligenza, dinamismo fisico e mentale. Se sono velati, con le palpebre abbassate indicano un soggetto che punta sul fascino, sulla carica erotica per sfruttare le situazioni. Piccoli: se sono infossati indicano vivacità intellettuale, dono d’osservazione, curiosità, in alcuni casi superficialità, incapacità a concentrare l’attenzione durevolmente. Se sono piccoli per effetto della palpebra semichiusa indicano un soggetto diffidente, introverso, spesso egoista, avaro e avido, qualche volta crudele. Rotondi: il soggetto è autoritario, collerico. A mandorla arrotondata: soggetto inquieto, capriccioso, capace di slanci generosi, sbalzi tra malinconia e entusiasmi. Se la mandorla è allungata verso le tempie il soggetto è intrigante, abulico, infido, punta sul proprio potere di seduzione sessuale. Piccoli e vivaci: soggetto ironico, mordace, tendente ad agire con astuzia, a prendersi gioco degli altri con un pizzico di crudeltà.

! COLORE DELL'IRIDE

Nera: soggetto nervoso, ansioso di affermarsi, spirito dominatore, sensualità. Azzurro chiaro: indicano soggetti che vivono intensamente, impegnandosi a fondo in ogni iniziativa ma dalla relativa resistenza fisica, che può essere compensata da un eccellente spirito organizzativo.


Blu porcellana: vedi precedente. Inoltre, si tratta di soggetti che difficilmente si lasciano fuorviare dalle apparenze, dalle argomentazioni o dalle chiacchiere altrui. Verdi: indicano soggetti nervosi, inquieti, irascibili, sensuali. Se il colore è cangiante indica soggetti delicati, sentimentali. Gli occhi verdi esprimono spesso capacità ipnotiche che il soggetto può o meno sfruttare. Acquosi: siano azzurri o verdi, gli occhi acquosi indicano un soggetto dalla scarsa volontà, incline al vizio, irresponsabile, a volte con qualche deviazione sessuale. Grigi: se il colore è piuttosto cupo indica soggetti intelligenti, organizzati, con i piedi ben piantati a terra, ottimi osservatori, costanti nello sforzo. Castani: indicano soggetti realistici, pratici, che sanno imporsi un notevole autocontrollo, operano le loro scelte, di qualsiasi natura, seguendo i consigli della ragione a dispetto di quello che può suggerire il cuore.

! NASO Prominente: carattere energico, dinamico, autorevole, il soggetto è intraprendente e difficilmente rinuncia alle proprie idee. Prominente a punta stretta: curiosità, intuizione e spirito di iniziativa caratterizzano questi soggetti che ricorrono anche a piani complicati, intrighi pur di ottenere i risultati prefissati. Prominente, stretto e all’ingiù: indica soggetti freddi, malinconici e pessimisti, diffidenti, avari anche nei sentimenti. 
 Largo: indica una forte personalità, dinamismo, desiderio di affermarsi, spirito di iniziativa e coraggio. Poco prominente: intelligenza media, pigrizia fisica e mentale. Narici larghe: soggetto estroverso, dinamico, curioso, sensuale. Se le narici sono molto larghe e vibranti indicano scarsa consistenza morale, poca sensibilità e diplomazia. Narici strette: indicano soggetti inclini allo studio, alla malinconia, alla depressione.

! BOCCA Spinta avanti: indica soggetti diffidenti, sempre pronti a mettere in discussione ciò che fanno gli altri, perennemente di cattivo umore. Rientrata: quando non si tratta di mancanza di denti o difetti congeniti, indica persone invidiose, malevole, astute e intriganti. Se le labbra sono molto sottili le caratteristiche sono ancora più accentuate, si hanno soggetti avari, avidi, facili a prendere posizioni intolleranti e fanatiche. Piccola, grossa e tonda: superficialità, sensualità, vigliaccheria. Labbra serrate: è indice di soggetti meticolosi, ordinati, precisi che seguono la ragione e agiscono anche con dissimulazione per senso dell’opportunità. Labbra socchiuse: indicano soggetti dalla scarsa volontà. Attenzione: il soggetto può essere sordo o sordastro o soffrire di adenoidi, in questi casi l’indicazione non vale.


Labbro superiore sporgente: indica soggetti buoni, deboli. Quando il labbro superiore sporge al centro delle due metà esterne indica freddezza nei sentimenti, tendenza alle deviazioni sessuali, in particolare omosessualità. E’ il tipo di bocca che si trova frequentemente nelle statue antiche di efebi. Labbro inferiore sporgente: indica un soggetto incline alla gelosia, dall’umore altalenante, avido, diffidente, portato al rancore e all’avarizia.

! ORECCHIE

Lobo spesso, ben formato: intelligenza e buone disponibilità. 
 Spesso e arrossato: soggetto goloso, sensuale, aggressivo. Floscio e grande: indica tendenza alla malinconia, ai rimpianti. Scarsa la vitalità e la resistenza fisica in genere.

! MASCELLA Larga: indica soggetti dotati di volontà, combattivi, dallo spirito conquistatore. Se la larghezza è eccessiva indica che il soggetto ha un’esagerata confidenza nei propri mezzi, l’ambizione e l’orgoglio possono far perdere aderenza con la realtà. All’ascesa può seguire una rovinosa caduta. Stretta: indica soggetti poco vitali, egoisti, caparbi. Se il mento è arrotondato, e non appuntito, indica debolezza, sentimenti delicati.

MENTO

Largo: indica forza, ma anche mancanza di sensibilità e tatto. 
 Quadrato: esprime forza di volontà, elasticità, buone doti persuasive. 
 Grosso: indica soggetti golosi, essenzialmente pratici. Rotondo: indica soggetti dotati di spirito di iniziativa, costanza, desiderio di affermazione, spirito organizzativo. Stretto: scarsa vitalità: Se si accompagna a una fronte ampia indica soggetti intelligenti, esteti alla perenne ricerca del bello, del puro. Fossetta: la fossetta sul mento indica intelligenza, spirito pratico e generosità.

! RUGHE Una: una ruga sulla fronte, tra gli occhi, indica un soggetto portato alla riflessione. Due: due rughe sempre alla radice del naso, tra gli occhi, indicano soggetti curiosi, attivi, estroversi. Verticali: sulla fronte indicano una persona scontenta, preoccupata, eternamente contrariata, incline a disprezzare gli altri, tormentata da tensioni interne. Orizzontali: indica un soggetto incline a mutamenti d’umore, stati d’animo contrastanti. A volte sono indici di intelligenza vivace, di concentrazione e dinamismo.


Accento circonflesso: le rughe orizzontali così formate indicano ambizione, orgoglio, presunzione, arroganza, scarsa considerazione in generale per gli altri. Miste: una fronte coperta di rughe orizzontali e verticali, mezze linee ecc., indica soggetti dal precario equilibrio mentale.

! CAPELLI Sottili: animo buono, sensibile, generoso. Lisci e sottili: personalità fine, sensibile, sincera nei sentimenti. Grossi: bruschezza, dinamismo. Grossi e ricci: la personalità è dominata dall’ostinazione. Neri: soggetto appassionato, resistente, possessivo. Biondi: sensibilità d’animo. Castani: personalità calma, sensibile, ordinata, comprensiva. Stopposi: scarsa vitalità, a volte scarsa moralità. Rossi: la tradizione vuole che indichino una personalità nevrotica, irascibile, collerica, soggetti tutt’altro che sensibili e generosi. Un antico proverbio ammonisce: "Il più buono dei rossi, ha gettato suo padre nel pozzo", rosso è Malpelo per G. Verga, i para-psicologi dicono che quando una donna sposata si tinge di rosso i capelli vuole tradire, se è singola è in cerca di marito.

! COLLO Lungo e delicato: sensibilità d’animo, intelligenza, generosità. Con pomo d’Adamo evidente: soggetto portato allo studio, alla ricerca, meticoloso e prudente. Taurino: soggetto nel quale prevalgono predisposizioni pratiche, tendenza a godere della vita, anche grossolanamente. Generalmente si abbina a scarsa sincerità. Corto e grasso: soggetto disordinato, inclinazione ai piaceri, al vizio. Corto e sottile: soggetti intriganti, spirito di contraddizione, litigiosità. Inesistente: vigliaccheria. Inclinato lateralmente: indecisione, insicurezza. Rigido: vanità. 
 Proporzionato: ottimo carattere, forte volontà. In perenne movimento: a meno che il soggetto non stia facendo ginnastica, indica una persona falsa.

! MANO Goffa: se l’insieme della mano è sgradevole da vedere indica scarsa intelligenza, tendenza a seguire gli istinti primari, brutalità.


Quadrata: la si riconosce dal palmo che descrive un quadrato perfetto, è la mano della persona dotata di intelligenza, spirito pratico, ottime attitudini al lavoro. Il soggetto tende a realizzarsi attraverso le proprie qualità. Conica: si restringe verso la punta delle dita. Indica soggetti estroversi, ottimisti, piacevoli, amanti delle cose belle e raffinate. Spatola: si ha quando la mano, benché le dita siano chiuse, si allarga verso la punta delle medesime, o verso il polso, come un ventaglio. Indica persone attive, decise a costruire la propria vita seguendo l’istinto e l’intuito personali che si accompagnano a un solido buonsenso.

! POLLICE Prima falange lunga: la prima falange è quella che porta l’unghia. Se è lunga e forte, flessibile indica un soggetto dalla volontà spiccata, razionale, chiaro, determinato. Quadrata: attitudini pratiche, tendenza all’aggressività. Snella: indica pazienza, moderazione. Retroflessa: se è fortemente staccata dalle altre dita quando il pollice è unito al palmo, indica eccessiva prodigalità, vanità, scarso equilibrio in genere.

! ANDATURA Diritta: se il soggetto cammina appoggiando i piedi saldamente a terra, con le spalle diritte, il busto eretto e lo sguardo diritto avanti a sé è un soggetto attivo, dinamico, responsabile, brusco ma equilibrato. Rattrappita: soggetto ansioso, incerto, timoroso, non sempre sincero. Ingobbita: soggetto astuto, intrigante. Se lo sguardo è rivolto a terra, il soggetto è arido, vendicativo, tendente alla falsità, alla malafede. Naturalmente queste indicazioni sono valide se corrispondono all'andatura di una persona che gode di buona salute, non certo con problemi artrosici.

! PIEDI Ben formati: se il piede è di forma armoniosa, con la pianta normalmente arcuata così che a terra appoggiano stabilmente dita, pianta e tallone si ha un soggetto intelligente, sensibile, dotato di autocontrollo, sincero e all’occorrenza appassionato. Piatti: soggetto tendente all’eccessiva fiducia negli altri, sognatore, dotato di scarso senso della realtà. Paralleli: indica soggetti forti, dotati di spirito di iniziativa, intuito, a volte aggressivi, leali. Non sopportano la malafede altrui. Divergenti: indicano soggetti emotivi, influenzabili, bisognosi di aiuto, protezione.


Convergenti: indicano soggetti dotati di senso dell’opportunità, scarsa lealtà ma ………... abili nel dissimulare le lacune e le manchevole

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CAP 2

L’INDAGINE PER LA VERIFICA Carattere e tratti somatici (di Antonella Marchisella) Era il 1586 quando Giovanni Battista Dalla Porta scrisse "Della fisionomia dell'uomo", opera nata dall’idea ipotetica di stabilire un nesso tra corpo e anima. Il filosofo sosteneva che dall'aspetto esteriore dell' uomo si potessero trarre delle conclusioni circa le sue qualità intellettuali e caratteriali.

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Potrebbe servirci per fare una verifica con una persona a noi amica e stabilire dai suoi tratti somatici che tipo è?! Se siete sufficientemente curiosi, iniziamo!

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La fronte Parte superiore della fronte molto sviluppata: denota una persona predisposta alla spiritualità a discapito delle questioni essenzialmente pratiche.


Parte superiore della fronte poco sviluppata o piatta: è indice di una persona tendenzialmente più portata verso questioni pratiche. Parte inferiore della fronte ben pronunciata: denota un individuo con grandi capacità logiche e matematiche. Parte inferiore della fronte alta e larga: rivela una personalità coraggiosa e indipendente, che proprio non accetta ordini altrui. Parte inferiore della fronte alta e stretta abbiamo a che fare con un individualista e determinato Parte inferiore della fronte bassa e larga: rivela una persona volubile che facilmente cambia le proprie opinioni. Parte mediana della fronte ben sviluppata: indica un forte spirito critico. Parte mediana della fronte poco sviluppata: fantastico nei pensieri, nell'atto pratico il nostro coniuge è incapace di autorealizzarsi. Le sopracciglia Normali, dritte: il nostro uomo è deciso e dinamico, determinato verso i suoi obiettivi! Sopracciglia folte: lui è un po’ troppo rigido e inflessibile. Sopracciglia corte: fa troppi musi lunghi, sempre insoddisfatto di sè stesso. Sopracciglia rade: timido e insicuro. Sopracciglia arruffate: goffe nell'aspetto sono proprie di un individuo bonaccione. Sopracciglia arcuate: il nostro partner si distingue in versatilità e ricchezza di interessi. Sopracciglia unite: lui è scontroso e irascibile! Sopracciglia molto distanziate: è allegro e vitale, aperto al dialogo. Sopracciglia basse, vicine agli occhi: lui si rivela intollerante e diffidente. Sopracciglia alte, lontane dagli occhi: è romantico e sognatore.

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Il naso Greco: tipico di personalità dotate di grande senso artistico. Naso romano (aquilino): il nostro lui si rivela molto sicuro di sè e difficilmente influenzabile. Naso adunco: indica un alto grado di pessimismo. Naso piccolo: polemico ma allo stesso tempo molto socievole. Naso sottile e sporgente: preciso e paziente. Naso all'in su: spontaneo e ottimista. Naso a punta: sempre pronto a buttar giù battutine sarcastiche.

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Le labbra Carnose: aperto e disponibile. Labbra Sottili: molto desideroso di raggiungere i propri scopi. Labbra a forma di cuore: equilibrato nelle proprie questioni, vive tuttavia situazioni sentimentali molto movimentate. Labbra con angoli all'in su: simpatico e ottimista con una certa dose di follia.


Labbra con angoli all'in giù: insicuro e pessimista, ha bisogno di continui incoraggiamenti.

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Gli occhi Leggiamoli da noi con lo sguardo dell' amore!

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Le mani La forma delle sue dita può dirci qualcos'altro di più! Se ha le dita affusolate è sensibile ed elegante, se le dita sono grasse è sensuale ed anche un po' superficiale. Dita lunghe sono indicative di pazienza e suscettibilità, al contrario dita corte sono proprie di un tipo impaziente. Sottili rivelano una grande creatività.

La scienza dei segni fissi è inconfondibile ed esatta come la natura multipla dell’uomo. È dall’antichità che l’uomo ha imparato a verificare l’attinenza tra conformazione esteriore e qualità dell’anima, da sempre il così detto “istinto” si è basato su ciò che l’occhio, prima della ragione decodificava e catalogava come buono o cattivo. La fisionomica di per sè studia le identità che accomunano e quelle che differenziano un uomo nei suoi tratti, conseguentemente nei suoi atteggiamenti: ovviamente bisogna fare attenzione a non lasciarsi ingannare dalle apparenze. Ad esempio, oggi molti ritoccano il corpo con interventi chirurgici… Può sembrare settario e limitativo, ma lo studio del carattere e dell’animo umano di conseguenza, attraverso la fisicità è da sempre qualcosa che attrae l’uomo, che lo porta ad interrogarsi e a porsi ciclicamente una serie di domande contingenti, da qui la testimonianza che è possibile la presenza di un fondo veritiero in tali studi. Gli artisti nel corso dei secoli si sono sempre interessati a tale aspetto, chi coscientemente come Leonardo e chi in modo inconsapevole e solo superficialmente… "Vorrei fare il ritratto di un amico artista........... Quest’uomo sarà biondo. Vorrei mettere nel quadro la mia stima, l’amore che ho per lui. Anzitutto lo dipingerò tale e quale con la maggiore fedeltà possibile. Ma il quadro non sarà finito cosí. Per finirlo divento adesso un colorista arbitrario. Esagero il biondo della capigliatura, arrivo ai toni aranciati, ai cromo, al giallo limone pallido. Dietro la sua testa, invece di dipingere il muro banale di un appartamento meschino, faccio un semplice fondo del blu piú intenso che posso trovare e con questo semplice accorgimento la testa bionda rischiarata sul fondo blu raggiunge un effetto misterioso come una stella nel profondo azzurro........." (da una lettera di Van Gogh al fratello Theo).


Il ritratto non è solo un genere pittorico, ma una rappresentazione della percezione che gli artisti di ogni epoca ebbero di sé e dell’uomo più in generale, ciascuno secondo il proprio tempo, la propria cultura e la propria storia. Il ritratto ha inizialmente un compito documentaristico, vuole rappresentare l'aspetto reale dell’individuo, è vincolato al valore riconoscitivo basato sulle fattezze precise di ogni uomo, cercando di trasmettere con esse determinati significati ed attributi codificativi. Quante volte, di fronte ad un volto ci è capitato di dire o pensare “ mi piace, non mi piace…, ecc..” da cosa deriva questo tipo di sentimento e da dove parte tale slancio classificatore? I filosofi greci erano incuriositi dalle varietà dei volti umani e dei relativi caratteri. Il viso come specchio dell’anima. Spesso si facevano combaciare i caratteri umani alle specie animali: c’erano l’uomo leonino, quello volpino, quello rapace. Chi ha il naso di coniglio vorrà dire che è codardo; chi ce l’ha d’aquila sarà d’animo grande; chi camuso è lussurioso come i cervi; chi ha il labbro superiore che sporge su quello inferiore è stupido come gli asini; chi ha le gengive sporgenti è litigioso come i cani…e via dicendo... Ovviamente oggi sappiamo che non tutto può essere preso in modo così sommario e dissociato, ma l’incipit dettato da tali basi ha fatto si che studi sempre più approfonditi e documentati sfociassero in una disciplina definita da molti una pseudo-scienza. La fisionomica viene decodificata come branchia delle scienze umanistiche, conosciuta sin dai tempi di Aristotele e affrontata poi in termini scientifici, che si prefigge di distinguere l’indole di un uomo partendo dal suo aspetto esteriore, i moti dell’animo a partire dai tratti del volto. Ecco perché oggi, la criminologia studia tratti distintivi del volto e del corpo in relazione a particolari tipologie umane, al punto tale da definirne una classificazione precisa. Come non ricordare il contributo di Lombroso il questo frangente? Lombroso lega la fisiognomica a studi scientifici comparati, dando una serie indescrivibile di dati e connessioni ai quali fare riferimento nella classificazione del sottotipo criminale. Seguendo le orme di Aristotele, della fisionomia, i Greci fecero un sapere: il fisiognomo è colui che • dallo sguardo e dai tratti somatici comprende il pensiero, • dalla conformazione fisica, dagli occhi, dalla fronte, dal naso trae gli elementi per capire la sostanza morale di chi gli sta di fronte.


Questi primi antropologi della nostra civiltà avevano un criterio: “a un determinato corpo è connesso un determinato comportamento“. Alcuni millenni prima dei “comportamentisti” americani, quei geniali pionieri avevano quindi ben chiara la connessione tra caratteristiche fisiche, ambiente e caratteri innati, ciò che è la questione essenziale del distinzione nell’antico. La Fisiognomica di Aristotele studiava anche la gestualità, sia umana che animale, e ne traeva conclusioni generali sui tipi e sulle razze, anticipando di parecchio gli studi di David Efron su “Razza, gesto e cultura”, risalenti agli anni settanta del Novecento. Anche leggendo Desmon Morris nel suo libro ”L’uomo e i suoi gesti” in cui lo studio della cinesica si lega a doppio filo con il comportamento umano e le sue valenze ci mostra come la correlazione tra individui sia il risultato esatto di scelte calibrate in base a precisi parametri sensoriali, non manifesti a volte, che deviano e incanalano azioni e gesti sulla base di un sentire ancestrale. Ad esempio la coda per la cassa di un supermercato rispetta precisi confini di spazio, i quali se sconfinati mettono in allarme l’individuo, portandolo inevitabilmente sulla difensiva, questo aspetto però non si limita ad una standardizzazione generale, ma si modula in base al rapporto che intercorre tra gli individui stessi, i quali scelgono a loro volta quale limite effettivo dare ad un confine convenzionalmente esistente, basandosi su un sentire individuale. Questo sentire è inevitabilmente relazionato alla fisionomica che attiva in ogni persona relazioni e dissociazioni automatiche a seconda della relazione tra tipi e tipologie di persone. Nel mondo occidentale e contemporaneo la fisiognomica si lega a questioni radicate e complesse come il condizionamento razzista tra etnie differenti. Tuttavia, anche in questo caso, la scelta della razza e del ceppo di provenienza non sono altro che il sottogruppo di una tipologia fisiognomica già definita, da qui la difficoltà ad evadere tale rete e ridefinirla sotto un contesto puramente socio-culturale. L’arte ha sempre rappresentato lo status di super partes in questa scienza e non si è posta il problema della questione razzista se non in un contesto puramente contemporaneo. Verso la fine del 1600 Browne affermava: “Poiché il sopracciglio spesso dice il vero, poiché occhi e nasi hanno la lingua, e l'aspetto proclama il cuore e le inclinazioni basta l'osservazione ad istruirti sui fondamenti della fisiognomica .... spesso osserviamo che persone con tratti simili compiono azioni simili. Su questo si basa la fisiognomica... “. Ovviamente oggi tali affermazioni possono destare sorrisi e storte di nasi, ma la pseudoscienza di cui si parla fa riferimenti precisi e comparati, che hanno dalla loro parte non solo studi teorici ma anche esperimenti e studi effettivamente documentati. Un esempio ulteriore dello studio della fisiognomica nel tempo sono le ricerche di Lavater, per questo studioso il fisionomo è infatti un poeta, un uomo che Dio ha dotato di una particolare sensibilità per le forme che lo rende capace di leggere il carattere di un individuo da pochi tratti di un profilo: fronte, naso, bocca. Ecco, ad esempio, la descrizione di un «moro», come lo definisce Lavater, che accompagna l'immagine: «la


prevalenza di linee arcuate presente nel contorno di tutto il viso; la larghezza degli occhi; il naso schiacciato; ma soprattutto le labbra così fortemente sporgenti, pendule, tenaci; scevro da ogni delicatezza o grazia, sono i caratteri tipici moreschi”.

Proprio in questo caso si avverte bene il pregiudizio fisiognomico: Lavater osserva la morfologia di un individuo, ma la interpreta sulla base del «carattere tipico» dell'uomo di colore, giudicato negativamente senza che venga specificato il nesso logico tra linee arcuate e mancanza di grazia (tanto più nel secolo in cui il pittore inglese William Hogarth – 1697-1764 – teorizzava la bellezza della linea serpentina). Il fatto è che la fisiognomica non spiega, ma afferma; non procede con un ragionamento per cause ed effetti, dal corpo al comportamento (o viceversa), ma illustra in base a un'evidenza immediata perché semplice e schematica.

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Proprio sulla base di questa evidenza immediata alcune recenti ricerche dimostrano che quando vediamo una nuova faccia il nostro cervello decide se una persona è affidabile in un decimo di secondo. Lo ha scoperto lo psicologo Alex Torodov della Princeton University in una ricerca pubblicata su Psychological Science nel 2006. Il nostro cervello risponderebbe ai volti sconosciuti tanto rapidamente da non dare alla nostra mente razionale il tempo di suggestionare la reazione. Decidiamo, praticamente in un battito di ciglia, se una persona possiede tratti di gradevolezza o competenza, senza aver scambiato con lei neppure una parola: la famosa <prima impressione>… che spesso ci fa sbagliare! La ricerca è il frutto di uno studio più ampio condotto per indagare gli esiti delle campagne elettorali. I ricercatori avevano verificato che esisteva una correlazione diretta fra una faccia giudicata competente di un politico e il margine della sua vittoria alle elezioni, e il giudizio di competenza risultava emesso rapidissimamente.


Da questi risultati era nata la curiosità scientifica di verificare precisamente con quanta velocità ciò accadesse. E' stato così dimostrato che in un decimo di secondo il giudizio era già formulato e fornendo più tempo non mutava: gli osservatori diventavano semplicemente più sicuri della scrupolosità con cui l’avevano emesso: ovviamente si trattava di esperti o di persone <mature>! Perché il cervello faccia così alla svelta non è chiaro, ma ricerche condotte con la risonanza magnetica hanno evidenziato che il cervello attiva le aree deputate alla gestione della paura nel giudizio di affidabilità ed è così possibile ipotizzare che questo tipo di giudizio sia dato con l'ausilio delle strutture cerebrali più arcaiche bypassando la corteccia. Nonostante le antiche e le più moderne ricerche, una cosa accomuna questo argomento nel tempo e nelle immagini: l’istinto “percettivo” (intuito). L’istinto dei nostri antenati faceva loro rappresentare la realtà per come era: e chiamava brutto il brutto e deforme il deforme. L’istinto conosce la forza e la rispetta, ne capisce il segreto di energia naturale, comprende che quella è la vita. E l’istinto tende a rappresentare l’anima per come essa è, non le sue degradazioni imposte dal pregiudizio. Quella presente è invece l’epoca del trionfo dell‘uomo informale: informe egli stesso nell’animo come nel corpo, questo tipo d’uomo tardo e ottuso è afflitto da pregiudizi inumani legati all’indifferenza per ciò che è sano e ciò che è malato, per ciò che è chiaro e ciò che è scuro.

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Esistono due principali tipi di fisiognomica: • la fisiognomica predittiva assoluta, che sostiene una correlazione assoluta tra alcune caratteristiche fisiche (in particolare del viso) ed i tratti caratteriali: queste ipotesi non godono più di credito scientifico. • la fisiognomica scientifica, che sostiene una certa correlazione statistica tra le caratteristiche fisiche (in particolare del viso) ed i tratti caratteriali a causa delle preferenze fisiche di una persona dovute al comportamento corrispondente. La correlazione è dovuta al rimescolamento genetico. Questo tipo di fisiognomica trova fondamento nel determinismo genetico del carattere.

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La fisiognomica nell'antichità Riferimenti a relazioni tra l'aspetto di una persona ed il suo carattere risalgono all'antichità e si possono rinvenire in alcune antiche poesie greche. Le prime indicazioni allo sviluppo di una ipotesi in questo senso risultano nell'Atene del V secolo a.C. dove un certo Zopyrus si proclamava esperto di quest'arte. Il filosofo Aristotele, nel IV secolo a.C., si riferiva spesso a questo tipo di ipotesi anche con citazioni letterarie. Aristotele stesso era d'accordo con queste ipotesi come testimonia un passaggio di Analitici primi (2.27): «È possibile inferire il carattere dalle sembianze, se si da per assodato che il corpo e l'anima vengono cambiati assieme da influenze naturali: dico 'naturali' perché se forse, apprendendo la musica, un uomo fa qualche cambiamento alla sua anima, questa non è una di quelle influenze che sono per noi naturali; piuttosto faccio riferimento a passioni e desideri quando parlo di emozioni


naturali. Se quindi questo è accettato e anche il fatto che per ogni cambiamento c'è un segno corrispondente, e possiamo affermare l'influenza e il segno adeguati ad ogni specie di animale, saremmo in grado di inferire il carattere dalle sembianze. » (Traduzione A. J. Jenkinson)

Il testo greco è un po' oscuro, ma sembra che Aristotele si riferisca alle caratteristiche nella natura di ogni animale che si ritenevano presenti nei loro musi, per esempio l'evidente predisposizione del koala per le foglie di eucalipto che egli suggerisce potrebbe essere analizzata in cerca di corrispondenze. Il primo trattato sistematico sulla fisiognomica giunto fino ad oggi è Physiognomica attribuito ad Aristotele, più probabilmente frutto della sua scuola. È diviso in due parti e quindi probabilmente in origine erano due lavori separati. La prima sezione tratta soprattutto del comportamento umano sorvolando su quello degli animali. La seconda sezione è incentrata sul comportamento animale dividendo il regno animale in maschile e femminile. Da questo vengono dedotte corrispondenze tra l'aspetto umano ed il comportamento. Dopo Aristotele, i trattati più importanti sono: • Polemo di Laodicea, de Physiognomonia (II secolo a.C.), in greco • Adamanzio il Sofista, Physiognomica (IV secolo d.C.), in greco • Anonimo latino, de Physiognomonia (IV secolo d.C.)

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La fisiognomica moderna

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Tipica illustrazione di un libro ottocentesco sulla fisiognomica (a sinistra: "profonda disperazione"; a destra: "collera mischiata con paura").

Il principale esponente della fisiognomica moderna è stato il pastore svizzero Johann Kaspar Lavater (1741 - 1801) che fu amico, per un breve periodo, di Goethe. Il saggio di Lavater sulla fisiognomica fu pubblicato per la prima volta in tedesco nel 1772 e divenne subito popolare. Venne poi tradotto in francese ed inglese influenzando molti lavori successivi. Le fonti principali dalle quali Lavater trasse conferma per le sue idee furono gli scritti di Giambattista della Porta (1535 - 1615) e del fisico e filosofo inglese Thomas Browne (1605 -1682) del quale lesse ed apprezzò Religio medici. In questo lavoro Browne discute della possibilità di dedurre le qualità interne di un individuo dall'aspetto esteriore del viso: « (...)nei tratti del nostro volto è scolpito il ritratto della nostra anima (...). » (R.M., parte 2:2)


In seguito Browne affermò le sue convinzioni sulla fisiognomica nella sua opera Christian Morals (1675 circa): «Poiché il sopracciglio spesso dice il vero, poiché occhi e nasi hanno la lingua, e l'aspetto proclama il cuore e le inclinazioni basta l'osservazione ad istruirti sui fondamenti della fisiognomica....spesso osserviamo che persone con tratti simili compiono azioni simili. Su questo si basa la fisiognomica... » (C.M., Parte 2, sezione 9) A Thomas Browne è accreditato l'uso della parola caricatura in inglese, sulla quale si cercò di basare con fini illustrativi l'insegnamento della fisiognomica. Browne possedeva alcuni scritti di Giambattista della Porta tra cui <Della celeste fisionomia> nel quale egli sosteneva che non sono gli astri ma il temperamento ad influenzare sia l'aspetto che il carattere. In De humana physiognomia (1586) Porta usò delle xilografie di animali per illustrare i tratti caratteristici dell'uomo. I lavori di Porta sono ben rappresentati nella libreria di Thomas Browne ed entrambi erano sostenitori della dottrina delle firme — cioè, le strutture fisiche in natura come le radici, i gambi ed i fiori di una pianta, sono chiavi indicative o firme delle loro proprietà medicamentose. La popolarità della fisiognomica crebbe durante il XVIII e XIX secolo. Trovò in particolare nuovo vigore negli studi del celebre antropologo e criminologo italiano Cesare Lombroso, il quale ne trasse ipotesi di applicazioni pratiche nella criminologia forense e nella prevenzione dei reati, giungendo a predicare la pena capitale come unica soluzione contro la tendenza criminale innata e pertanto non educabile con la sola pena detentiva. La fisiognomica influenzò anche altri campi al di fuori della scienza, come molti romanzieri europei tra i quali Honoré de Balzac; nel frattempo la 'Norwich connection' alla fisiognomica si sviluppò attraverso gli scritti di Amelia Opie e del viaggiatore e linguista George Borrow, inoltre fra molti romanzieri inglesi del XIX secolo si diffuse l'uso di passaggi molto descrittivi dei personaggi e del loro aspetto fisiognomico in particolare Charles Dickens, Thomas Hardy e Charlotte Brontë. Nel XX secolo questa dottrina è stata da più parti tirata in campo a supporto di ideologie xenofobe e pseudo-studi sulla razza. La frenologia (le zone morfologiche cerebrali determinano determinate funzioni) era pure considerata fisiognomica. Fu creata intorno al 1800 dai fisici tedeschi Franz Joseph Gall e Johann Spurzheim e si diffuse nel corso del XIX secolo in Europa e negliStati Uniti. In sostanza la fisiognomica moderna subisce nel tempo una serie di modificazioni strutturali che la specializzano in varie discipline (dai primi rudimenti di psicanalisi alla antropologia criminale di Cesare Lombroso). Essa, infatti, è proporzionale alle conoscenze del periodo, ma ancor più alle metodologie impiegate. Parlando di fisiognomica moderna, si invade un campo vastissimo fatto di congetture neo-aristoteliche, ma anche di mirabolanti imprese antropologiche, come la macchina che misura le capacità intellettive umane partendo dall'analisi della forma del cranio, inventata dai fratelli Fowler.


Tuttavia, che si tratti di tentativi pseudo-scientifici, o di volontari indottrinamenti razzisti, questo spesso strato di ricerche resta un monumento alle buone e alle cattive intenzioni umane, in quanto mai ha concesso prove scientificamente insindacabili. Il recentissimo studio del naturalista Dario David (La vera storia del cranio di Pulcinella: le ragioni di Lombroso e le verità della fisiognomica), ha messo in evidenza quanto effimero sia il piedistallo antropocentrico, e nel contempo come possa essere studiato il volto umano in relazione al comportamento, utilizzando il solo grandangolo dell'etologia comparata e dell'ecologia. I tratti somatici sono indicativi di una regione ben identificabile per cultura, religione, storia, tradizioni o magari isolamento geografico. Se quei tratti somatici (ammesso che siano effettivamente diversi) si associano ad un comportamento, che magari sarà tipico o frequente nel luogo: allora ecco la fisiognomica, o per lo meno una sua versione scientificamente accessibile, in grado di relazionare comportamento e sembianza.

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Benedict Lust Per Benedict Lust questa scienza non aveva nulla di pseudo-scientifico, anzi. Egli aveva osservato, per il rigoroso metodo naturopatico che sviluppava in quegli anni, che quando la gente guariva cambiava anche in volto. Eliminando le scorie e le tossine, il viso diventava più "snello": il doppio mento scompariva, tornava a vedersi il collo in quei volti che prima lo avevano "sepolto" sotto strati di tessuto adiposo, anche i capelli in alcuni casi erano più folti. Per tutto questo cominciò a sviluppare un sistema di diagnosi "all'inverso", ossia: se le modificazioni, una volta che la gente guariva da un determinato male erano costanti, allora significava anche che, quando e quanto più quelle caratteristiche facciali "sintomatiche" erano presenti in una persona, tanto più la persona era anche affetta da quel determinato "male" specifico di cui le alterazioni nel viso erano soltanto un sintomo.

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BIO-PSICOLOGIA
 Gli occhi specchio dell'anima! Le ultime ricerche indicano chiaramente una relazione tra colore degli occhi e carattere, attitudini e persino preferenze artistiche (Marco Pacori) • Gli occhi, l'avremmo detto o sentito un migliaio di volte, possono essere furbi, tristi, vacui, intelligenti e quant'altro ancora. Non si tratta unicamente di modi di dire; la psicologia ha fornito prove più che convincenti che le intuizioni popolari sono una volta tanto valide. • La moderna scienza della comunicazione non verbale ha permesso di identificare con precisione l'espressione che lo sguardo assume quando siamo in collera o abbiamo paura; quando ci sentiamo tristi o felici. • Si sa anche che un certo modo di guardare sfuggente, guizzante, incerto é spesso un indizio che l'interlocutore sta mentendo.


• La sessuologia ha poi constatato come la dilatazione della pupilla e la luminosità dell'occhio siano indiscussi segni di interesse e di attrazione. Ma l'avremmo previsto mai che basandoci sul solo colore degli occhi, saremmo stati in grado di fare ipotesi molto verosimili sul temperamento, sulle attitudini e addirittura sulle preferenze artistiche di chi ci sta di fronte? Una vasta serie di ricerche testimonia che esiste una relazione tra colore dell'iride (la regione colorata dell'occhio) e una particolare disposizione del carattere e del comportamento. In un recente numero della rivista "Development Psychology" è stato riportato l'esito sorprendente di una ricerca condotta su bambini in età prescolare. Nella prima infanzia uno dei contrassegni più accurati della timidezza é il colore degli occhi: tranne eccezioni, chi é inibito con buona probabilità ha gli occhi azzurri! Lo studio eseguito dagli psicologi Coplan, Coleman e Rubin dell'Università di Carleton di Ottawa in Canada é la conferma definitiva di una serie di indagini che l'hanno preceduta. La corrispondenza scoperta viene meno dopo i 4-5 anni, quando il bambino comincia a frequentare la scuola e ha di conseguenza maggiori contatti con coetanei ed adulti. A quel punto, commentano i ricercatori Rubin e Both, lo svantaggio iniziale di chi ha gli occhi chiari viene bilanciato dall'interazione con l'ambiente, rimettendo tutti sullo stesso piano. Rosenberg e Kagan, altri due studiosi che hanno investigato il riguardo, ritengono che alla base del rapporto fra occhi celesti e inibizione ci sia un comune substrato biologico. Numerose altre ricerche analoghe dimostrano la fondatezza di questa ipotesi. Studi paralleli hanno dato prova dell'esistenza negli individui con gli occhi scuri di un maggiore stato di reattività neurofisiologica e mentale; questa condizione li rende più scattanti, dinamici e vivaci rispetto alle persone con l'iride chiara, che appaiono tendenzialmente più pacate, moderate e riflessive, ma anche, per lo meno nei primi anni di vita, meno socievoli e più schive. La causa di queste due diverse predisposizioni sembrerebbe dipendere da una sostanza naturalmente presente nel nostro cervello che, in funzione del suo ammontare, renderebbe il sistema nervoso più o meno eccitabile. Il nome di questo elemento é neuromelanina e si trova anche nell'iride e nella pelle (dove é chiamato melanina o eumelanina) determinando il colorito di questi tessuti. La neuromelanina appare in grado di facilitare gli scambi nervosi, accelerandone la trasmissione. Il pigmento degli occhi e il suo omologo cerebrale sembrano andare di pari passo: in altre parole, alte concentrazioni di melanina nell'iride (e quindi occhi molto scuri) corrisponderebbero ad un altrettanto elevato livello di neuromelanina (e ad una grande reattività nervosa). L'inverso accadrebbe se gli occhi sono chiari. Un'indagine di Miller e altri dell'Università di Louisville sembra dare peso a questa spiegazione. Questi psicologi hanno constato come gli individui con gli occhi scuri forniscano in media prestazioni migliori in attività fisiche che richiedano una bassa soglia di reazione come la boxe o il giocare in difesa nel football; mentre chi ha gli occhi chiari pare dia il meglio di sè in sport più misurati e di precisione come il bowling o il golf. Lo stato di più alta


eccitazione delle persone dagli occhi bruni é una condizione generalizzata che coinvolge non solo la mente, ma l'intero organismo. Uno staff di medici coordinato da Friedl ha riferito su "Autonomic Nervous System" il risultato di un esperimento in cui era stata iniettata dell'atropina (un sedativo) a un gruppo di uomini di età tra i 20 e i 30 anni. E' emerso che gli individui reagivano diversamente a seconda del colore degli occhi: chi aveva gli occhi castani esibiva un rallentamento del battito del cuore per un intervallo inferiore rispetto a chi possedeva l'iride chiara. Inoltre, la ripresa del normale ritmo cardiaco avveniva per questi ultimi con una progressione molto più lenta. In uno studio affine, un equipe medica del "Kaiser Permanente Medical Care Program" di Oakland, ha esaminato 1.031 persone che soffrivano di ipertensione e altrettante con livelli medi di pressione. Si é così appurato che gli individui maggiormente a rischio di ipertensione (un correlato in genere dell'eccitabilità) avevano in misura statisticamente significativa l'iride di colore bruno. Gli occhi scuri suggeriscono che l'individuo é anche più impressionabile di chi li ha chiari. E' quanto ha dimostrato lo psicologo Markle. Lo studioso ha esposto a delle scene in TV un rilevante numero di individui di entrambi i sessi. Le immagini riguardavano situazioni neutre, violente oppure di accoppiamento fra animali. Le reazioni erano testate con una sorta di macchina della verità. Facendo quindi un confronto fra colore degli occhi e intensità delle risposte emotive é apparso evidente che chi aveva gli occhi scuri aveva reagito in modo più forte; e, per contro, le "iridi celesti" erano rimaste più impassibili. Persino il giudizio estetico é connesso al colore degli occhi. Da indagini sulle preferenze per forme e colori si é rilevato come chi ha gli occhi castani o neri tende a prediligere figure simmetriche, oggetti complessi e strutture che presentino un grande numero di angoli. Al contrario, le persone con gli occhi chiari dichiarano un maggiore gradimento per forme più ordinarie, regolari e non sono particolarmente sensibili al colore. Quest'ultimo dato é stato provato sempre da una ricerca di Markle. Lo psicologo aveva sottoposto un gruppo di soggetti al test di Rorshach (il test in cui vengono mostrate delle macchie di china e viene chiesto cosa ci si vede). 7 tavole del test su dieci sono in bianco e nero e 3 a colori. Dall'esame dei risultati, il ricercatore ha constato come in generale chi aveva gli occhi chiari avesse visto nell'insieme un maggior numero di profili; tuttavia, in relazione alle tavole a colori (elaborate proprio per verificare l'effetto dell'emotività), il rapporto si invertiva: erano gli individui con gli occhi scuri a rintracciare il numero più grande di forme. Partendo da queste osservazioni, altri studiosi hanno voluto verificare se queste diversità avessero un rilievo anche in relazione al tipo di trattamento psicologico. Gli studi che hanno coinvolto bambini e giovani adulti, hanno rivelato che chi ha gli occhi scuri da risultati migliori con interventi di tipo comportamentale che prevedono un maggiore coinvolgimento dell'individuo e una partecipazione più attiva. Per converso, gli individui con gli occhi celesti trovano più giovamento con terapie basate sul dialogo o comunque più "cerebrali".


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Il volto è lo specchio dell' anima, ma meno negli uomini Secondo la ricerca inglese, il tratto di personalità più facile da decifrare è la religiosità: ma soltanto nelle donne Se Barack Obama non avesse la faccia che ha, sarebbe ugualmente diventato presidente? Gli antichi greci ne erano convinti. Ma quando, nei secoli scorsi gli studiosi hanno pensato di poter fare della fisiognomica una scienza, le prove non hanno retto. Ora, dopo un secolo di abbandono, gli psicologi stanno riprendendo a studiare questa che era ormai definita una pseudo-scienza, confortati da alcune significative osservazioni statistiche. Per esempio, si è visto che se un politico ha un' aria competente negli incontri televisivi, ha molte più probabilità di venire eletto (vedi Berlusconi!). Ancora: le persone col volto dai lineamenti dolci e un po' infantili, spesso entrano nelle professioni legate alla cura degli altri, medici, paramedici. Ricercatori dell' università dell' Ontario, in Canada, hanno notato che gli sportivi con un viso caratterizzato da zigomi distanti, tendono a essere più aggressivi e dominanti. Per verificare se è vero che i volti possono essere letti in modo oggettivo, la rivista New Scientist ha collaborato ad un esperimento di psicologi delle università inglesi di Glasgow e dell' Hertfordshire, che ha coinvolto quasi 8.000 lettori. Questi sono stati chiamati a indovinare, fra volti maschili e femminili presentati on-line, (ottenuti mixando foto di un migliaio di persone che hanno fornito anche un proprio profilo psicologico) quali corrispondessero alle persone che si erano dichiarate spiritose, o religiose, o affidabili, o felici. Risultato: • ben 73 osservatori su 100 hanno effettivamente individuato il modello femminile corrispondente alle donne dichiaratesi religiose; • il 70 % ha riconosciuto il modello di donna contenta e • il 54 % quello di donna affidabile. Meno identificabili, le donne spiritose. Molto più problematico l'abbinamento tra facce maschili e caratteri, il più difficile da identificare: l'uomo contento. Solo un 22% di successo. Come si spiega? «La donna non è più espressiva dell' uomo, piuttosto è più facile "interpretare" un volto femminile, grazie all' esperienza maturata fin da neonati nei confronti della mamma - commenta Giovanni Pietro Lombardo, docente di psicologia della personalità all'Università La Sapienza di Roma -. Ma molti pregiudizi influiscono sulla reale capacità di lettura del volto altrui. Uno studio dell'americana università di Princeton ha rilevato che vengono giudicate particolarmente affidabili e remissive le persone che si presentano con un'espressione sorpresa e bocca sorridente, anche se magari sono vipere. Inaffidabili, quelle con bocca all' in giù e sopracciglia inarcate, considerate dominanti, anche se mansuete.

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Anche l'aspetto estetico può traviare. Per esempio, un volto "brutto" può essere considerato, a torto, minaccioso.


Però è vero che la faccia può preannunciare un destino. Colpa (o merito) delle aspettative altrui. Un bambino con tratti precocemente maschili verrà probabilmente trattato da amici e parenti come un maschio dominante e probabilmente lo diventerà davvero. Mentre bimbi e adulti con facce infantili possono stimolare negli altri, l'attività di un preciso centro emotivo del cervello, l'amigdala, che induce alla protezione. <Le espressioni, dominanti o remissive, acquisite da giovani tendono a perpetuarsi da adulti perché favoriscono lo sviluppo di certi muscoli facciali a sfavore di altri>.

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Roberta Salvadori

FISIOGNOMICA E PSICOLOGIA DELLO SGUARDO In questo paragrafo voglio invitare il lettore ad esercitarsi sulla lettura dello sguardo approfondendo quello di personaggi speciali dai quali si possono apprendere e capire la parte interiore, emozionale ed evolutiva del personaggio in questione.

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LO SGUARDO DELLE ATTRICI

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In queste straordinarie attrici (Anna Magnani, Sofia Loren e Marilin Monroe) lo sguardo assume un’importanza determinante perché quando l’attrice si identifica col personaggio del film, tramite il proprio sguardo riesce a comunicare qualcosa allo spettatore, a trasmettergli un’emozione intensa; sia durante una scena drammatica che in un film comico, la sua interpretazione è la forza del film. In questo modo una brava attrice permette allo spettatore di immedesimarsi e identificarsi con le figure salienti del film ricordandogli in questo modo quelle scene simili vissute nella propria vita attraverso il fenomeno psicologico della “proiezione” e “dell’identificazione”.

LO SGUARDO NELL’ARTE

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In queste stupende opere (“la Gioconda” di Leonardo da Vinci, “l’urlo” di Edvard Munch, e “face of mae west” di Salvator D’Alì), gli autori cercano da una parte di esprimere uno stato d’animo particolare che si riflette nel dipinto e che a livello inconscio viene catturato dalla persona che osserva l’opera, inoltre gli autori esprimono in modo magistrale uno “stato particolare”, un’atmosfera, una dimensione prettamente mentale che viene recepita, sentita da colui che osserva il dipinto. Questa dimensione mentale si esprime attraverso i colori, le forme ma soprattutto nell’emozione dalla quale si viene rapiti osservando la “magia” di queste opere d’arte in cui spesso alcune persone si identificano e che possono guardare per ore. (

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LO SGUARDO DEI DITTATORI

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In questi dittatori del passato (Saddam Hussein, Adolf Hitler e Benito Mussolini), traspare uno sguardo particolarmente duro, il loro sguardo è diverso l’uno dall’altro, ma nello stesso tempo possiamo notare una base unica: vediamo in particolare le caratteristiche del loro sguardo. • In Saddam Hussein possiamo notare sia in questa foto ma anche in tante altre, uno sguardo freddo, distaccato, come se volesse mettere una barriera tra lui e gli altri, uno sguardo diffidente verso tutto e tutti, nello stesso tempo duro e senza scrupoli. • Lo sguardo di Hitler appare spietato, dispotico: sembra volere il pieno potere in ogni cosa e in ogni persona, ma il suo sguardo va oltre, ci rivela anche la sua follia, nel modo di guardare in modo feroce e spesso esaltato, il tutto contornato dagli angoli della bocca verso il basso che esprimono durezza, mancanza di serenità interiore, mancanza di equilibrio, ed uno stato d’animo preda della follia, ira e volontà di potenza e distruzione. • Dallo sguardo di Benito Mussolini si può notare una forza, una tenacia e una durezza molto intensa, sembra voler penetrare o sopraffare il suo interlocutore, la mascella all’insù può indicare voglia di affermarsi, di prendere il potere, o anche di sopraffare. Come possiamo notare gli sguardi di questi tre dittatori, da una parte sono diversi e rivelano aspetti individuali della propria personalità, ma alcuni fattori sono simili e si possono ritrovare in tutti e tre, ad esempio: la voglia di dominare, di sopraffare e di affermarsi sugli altri

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LO SGUARDO DEI <PRESUNTI> SANTI

Ho voluto terminare il discorso dello sguardo su quello dei Santi, cioè di quelle figure spirituali la cui presenza e la cui vita è stata costellata di esperienze mistiche, di religiosità, di preghiere, di meditazione, di vita ascetica, e quindi di ricerca dell’infinito. Il primo sulla sinistra è Paramahansa Yogananda, un indiano che ha portato in occidente il messaggio dello yoga e della meditazione per raggiungere la divinità (vedi Kriya Yoga nel suo libro “Autobiografia di uno Yogy”). Come potete notare lo sguardo è permeato di Pace, di Gioia, di Maestosità, di religiosità di cui chiunque può accorgersi: oltre a questo il suo viso irradia Serenità, Bontà e Bellezza dell’anima, come volesse elargire felicità e gioia a tutti. E’ difficile osservare la luce che traspare dal suo viso in altre figure mistiche. Al centro è Teresa di Lisieux, una mistica del secolo scorso: nel suo sguardo possiamo vedere la bontà, la dolcezza, la voglia di aiutare il prossimo, l’amore verso le persone, nel suo viso traspare il desiderio di fare del bene e di aiutare gli altri; il suo viso sembra dire che lei è felice se gli altri sono felici. Sulla destra è Teresa di Calcutta la cui vita è Costellata di Amore con la A maiuscola per gli altri, di aiuto continuo a tutti i sofferenti, ai diseredati, agli ultimi. Nel suo sguardo vediamo innanzi tutto una Grande Umiltà, un Amore verso gli altri, un’accettazione del sacrificio per gli altri, una forza d’animo notevole, e soprattutto una devozione: quindi il quadro che ne esce fuori è di una donna molto forte interiormente, una donna molto devota e una persona umile, speciale, che dedica tutta sé stessa e tutta la propria vita agli altri. (dott. Rolando Tavolieri)

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Gli occhi nei sogni Vedere gli occhi o un unico occhio nei sogni, fissare la propria attenzione su di essi, è legato al bisogno di vedere, chiarire, conoscere, percepire.

Gli occhi nei sogni sono associati all’interiorità, a ciò che è dietro, che sta dentro, che va oltre. Sono “specchio dell’anima” per la capacità di riflettere, come nella realtà,


sentimenti e stati d’animo, luce della coscienza per la proprietà di esprimere l’intelligenza e la lucidità mentale. Sono legati all’intelletto, alla sapienza, al logos, alla visione della realtà ed alla sua percezione. Nell’antichità l’occhio (unico e senza palpebra) era simbolo di potenza superiore, di divinità e forza, di sovranità e spiritualità: il sole era chiamato “occhio del mondo”, il dio Ra rappresentato con un unico occhio bruciante ed il Dio dell’antico testamento con un grande occhio fisso chiuso in un triangolo. L’ immagine dell‘occhio unico si ritrova in quasi tutte le culture, perchè riflette, nella sua unicità, la forza delle idee e dello spirito, ma può anche trasformarsi in simbolo di coscienza primitiva e selvaggia (Ciclopi) o in mancanza di illuminazione e restrizione della coscienza. Il terzo occhio porta un ampliamento dei significati descritti, porta all’intuizione e alla chiaroveggenza, ad una “visione superiore”, mentre l’occhio che fissa, esprime inquietudine o insicurezza perchè associato al malocchio, alla capacità di trasmettere malanimo, odio attraverso lo sguardo, alla volontà di direzionare una minaccia che si può imprimere nella coscienza della vittima. Gli occhi sono la parte più espressiva del volto, ma anche la più vulnerabile. Si pensi alla famosa frase “a me gli occhi” che pretende di privare della volontà e della capacità di scelta, si pensi a come si guardano negli occhi gli innamorati per creare un legame che vada al di là della pura e semplice attrazione del momento. Vedere gli occhi o un unico occhio nei sogni, fissare la propria attenzione su di essi, è legato al bisogno di vedere, chiarire, conoscere, percepire. All’avere chiara una situazione, svelare un aspetto della realtà, sapere come le cose stanno realmente o quali sono le reali intenzioni altrui, prendere coscienza di ciò che sta accadendo. Occhi acuti e ed intensi sono collegati a questa chiarezza nei confronti della realtà, ed anche delle proprie intenzioni o aspirazioni, occhi profondi e limpidi spesso si associano alla ingenuità ed al candore, alla parte “bambina” che sopravvive in noi. Il Puer aeternus, archetipo dell’eterno fanciullo può apparire nei sogni con grandi occhi azzurri. Azzurro è anche il colore dell‘occhio psichico, che sa guardare dentro e sa andare verso il divino, mentre l’occhio scuro e vivace è più facilmente collegabile alla materia ed agli aspetti di realtà fisica. Vedersi nei sogni senza occhi, essere ciechi o orbi, è sempre legato all’ l’incapacità di scorgere qualcosa che ci riguarda, non capire ciò che sta accadendo o rifiutarne la consapevolezza.

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Gli occhi sono lo specchio dell'anima, il sorriso del cuore E’ proprio il sorriso a metterci in comunicazione con gli altri e, essere consapevoli di sorridere in modo piacevole ed attraente, ci fa sentire a nostro agio, più sicuri e disponibili. Ne parliamo col Dott. Alessandro Palumbo, dentista a Pescara dal 1987 (Cristiano Evangelico):


“Il sogno di un sorriso sano ed attraente è oggi facilmente realizzabile: anche in una sola seduta nel nostro Centro, dopo un’attenta analisi, sarà possibile ritrovare il sorriso svanito col tempo o conquistare un sorriso mai avuto e neanche sperato di avere. Come è possibile tutto ciò? Con la moderna odontoiatria estetica, minimamente invasiva. Questa metodica si avvale di tecnologie e materiali di ultima generazione che riescono, senza intaccare la struttura del dente e dello smalto già esistente, a “rivestire” il vecchio dente e “plasmarne” uno nuovo del colore e della forma programmata. E questo senza sottoporsi ad anestesie e fastidiose preparazioni. Il nuovo dente avrà l’aspetto e la funzione del dente naturale, anzi, risulterà invidiabile per il colore bianco, per la sua lucentezza e brillantezza. Grazie all’impiego delle faccette i denti consunti, disallineati, o decolorati potranno essere trasformati e inseriti in un contesto estetico dentofacciale ideale, con un risultato superiore a qualsiasi aspettativa. Insieme ad i miei collaboratori abbiamo ideato un breve percorso, che si conclude in un’unica visita di valutazione, che darà al paziente la possibilità di apprezzare preventivamente e senza toccare i denti, il sorriso che avrà dopo l’applicazione delle faccette. E’ importante sapere che il numero delle faccette da applicare varia a seconda delle necessità del paziente e che, ove occorra, è possibile applicarne anche una sola.” Le faccette in porcellana sono sottili lamine in ceramica che vengono cementate sulla superficie esterna dei denti anteriori. Lo spessore medio di tali faccette si aggira intorno ai 0.5 mm. Una volta cementate al dente, rinforzano la struttura dentaria residua; il legame faccette-smalto dentale è il più forte legame che si possa ottenere in odontoiatria con gli adesivi smalto-dentinali. -Dott. A. Palumbo Pescara (PE)-

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Guardo questi occhi. Non riesco a sostenere lo sguardo. Lo abbasso, come se mi vergognassi. Se dovessi descrivere con una parola questa fotografia la definirei “Barbarie”. Si, non saprei definirla in altro modo. C’è una violenza peggiore delle bombe, il terrore. Questi occhi che futuro possono vedere? Questo orrore resterà per sempre nei ricordi di questa bimba. L’accompagnerà per tutta la vita. Gli si impregnerà nell’anima, si avvinghierà come un cancro ai suoi sentimenti. Forse. Forse un giorno potrà essere più serena, ma l’ombra di questo orrore sarà per sempre presente. Quante vittime farà questa carneficina? 1.000, 2000? State pensando solo ai morti. Concedetevi il lusso di pensare a quanti avranno, per tutta la vita, turbe emotive. Provate a pensare al terrore che proveremmo noi adulti. Moltiplicatelo per milioni di volte. Nel mondo dei bambini popolato di fate turchine, noi serviamo gli orchi. Quelli veri. Non finti come le fate. 
 Non umiliamoci a ridurre il tutto a ragione e torto. Guardiamo gli occhi dei bimbi. Quale


torto o ragione ci da il diritto di rubargli il futuro? Andate a dirgli che l’uomo nero aveva ragione. Ditegli, se avete il fegato, che è lei dalla parte del torto. Ditegli, se avete coscienza, io c’ero ma non ho fatto nulla. Un giorno il terrore finirà, per gli altri, non per lei. Il viso è lo specchio dell'anima, abbiatene cura! Il viso racconta la nostra età, il nostro umore ed anche la nostra storia. È la parte più visibile di ciascuno di noi. È quindi assolutamente normale dedicargli un'attenzione del tutto speciale e cercare di proteggerlo dall'invecchiamento, anche –perché no?lottando contro rughe e rughette.

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"La Luce è la Vita! In alcuni passi dei Testi Sacri leggiamo come la lampada del corpo sia l’occhio per cui se il tuo occhio è pulito, il tuo corpo sarà luminoso, mentre se il tuo corpo sarà malato, il tuo occhio sarà oscuro.

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CAP 3

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FISIOGNOMICA E RISATA

Quanti muscoli si contraggono in un sorriso? Nella risata sono coinvolte sei principali coppie di muscoli: 1. il levator anguli oris (solleva i lati della bocca), 2. il levator labii superioris (solleva il labbro superiore), 3. l’orbicularis oculi (agisce sull’orbita oculare), 4. il risorius (un muscolo mandibolare che porta indietro le labbra), 5. lo zygomaticus major e 6. lo zygomaticus minor che sollevano gli zigomi. Dunque, sarebbero 12 i muscoli <principali> utilizzati quando si ride: per alcuni sono anche più! In realtà il numero dei muscoli utilizzati può variare a causa di diversi fattori. Persone che provengono da aree diverse del mondo per esempio, ridono in modo molto diverso utilizzando diversi muscoli…. C’è dunque una differenza culturale: ogni popolo può avere un codice basato su diverse espressioni per sorridere e comunicare al proprio gruppo le emozioni positive. C’è inoltre una elevata variazione individuale, dovuta a differenze della struttura ossea che forma la base del viso, e che permettono di usare muscoli diversi. Nella faccia sono presenti 36 muscoli che vengono usati selettivamente per esprimersi. E alcuni di essi, anche se non sono direttamente coinvolti nella risata, possono essere usati contemporaneamente. Alcuni ricercatori, osservando le espressioni facciali utilizzate durante la risata, hanno notato variazioni tali da consentire il riconoscimento di un individuo anche nel caso abbia cercato di modificare i propri tratti somatici.

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Muscoli tesi a sorridere e per aggrottare le sopracciglia Molto tempo fa ho sentito il detto che ci vogliono 43 muscoli per aggrottare le sopracciglia, ma solo 17 muscoli per sorridere, ergo, dovremmo solo sorridere perché è più facile. Per quanto posso dire, ci sono solo circa 36 muscoli denominati di espressione del viso, e non sono tutti coinvolti nel sorriso e/o accigliato. Eccoli in ordine alfabetico (un "2" tra parentesi significa che il muscolo è bilaterale, "1" significa che è spaiato): 1. anteriore auricularis (2) 2. auricularis posteriore (2) 3. auricularis superiori (2) buccinatore (2) 4. Ondulatore sopercilii (2 ) 5. depressore anguli oris (2) 6. depressore del labbro inferiore (2) 7. depressore del setto nasi (1) Frontalis (1) 8. elevatore anguli oris (2)


9. elevatore del labbro superiore (2) 10.elevatore del labbro superiore nasi alaeque (2) 11.Mentalis (1) nasalis (2 ) 12.Orbicolare dell'occhio (2) 13.Orbicolare (1) platisma (1) 14.Procerus (1) Risorius (2) 15.zigomatico maggiore (2) 16.zigomatico minore (2) Quindi ci vuole un minor numero di muscoli per sorridere di quello che fa per il cipiglio. Uno studio americano ha verificato che una risata ha gli stessi effetti positivi di un esercizio aerobico come una corsa o una biciclettata, ridere per 1 minuto equivale a 10 minuti di esercizio fisico. La gelotologia è la disciplina che utilizza la risata, il pensiero positivo e il buonumore, come terapia curativa. Per stare bene il malato dovrebbe sforzarsi di ridere invece che piangere e di ricercare occasioni autentiche di benessere, in questo modo si inganna l'organismo che comincia a produrre ormoni della felicità. Rimanere con il broncio impegna molti più muscoli di quelli utilizzati per sorridere segno che l'uomo sarebbe più predisposto al buonumore, purtroppo però si è dimenticato come si fa. Molti studi mettono in evidenza che tra le persone è in aumento il pessimismo, ma soprattutto l'incapacità di sorridere e di vivere con autoironia: in media si ride non più di 15 minuti al giorno.

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L'ottimismo nella vita di tutti i giorni, anche sul lavoro e in famiglia, aiuta il corpo e la mente a stare bene e questo benessere è stato dimostrato da molti studi scientifici che hanno trovato una stretta relazione tra le cose che accadono, la facilità ad ammalarsi e uno stato fisico depresso e triste. Dopo una risata il nostro fisico reagisce subito positivamente: • aumenta l'ossigenazione del sangue, • il ricambio dell'aria nei polmoni viene velocizzato, • vengono prodotti più anticorpi, • migliora il tono muscolare addominale e il sistema immunitario. • Anche la mente ha dei benefici immediati: lo stress viene neutralizzato mentre migliora la propria autostima. • Ridere è un vero toccasana per coloro che soffrono di asma e bronchiti in quanto aumenta il livello di globine A ed è il collante più efficace delle coppie, quelle che riescono a coltivare ogni giorno il buonumore hanno più possibilità di relazionarsi meglio e più a lungo. • La risata aumenta la resistenza cardio-polmonare, rilassa i muscoli, favorisce il sonno che diventa più calmo e rilassato. I medici clown, ispirati da Hunter 'Patch' Adams, ne sono la dimostrazione più lampante;


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il ricovero ospedaliero di bambini affetti da patologie anche serie risulta più efficace con questo aiuto: a volte vengono ridotti i tempi di permanenza presso la struttura, il bambino recupera più velocemente perché chi è malato non ha bisogno solamente di pillole per guarire.

Molti malati entrano in un circolo fatto di sofferenza, noia e paura che peggiora il loro stato complessivo, per stare bene il malato dovrebbe sforzarsi di ridere invece che piangere e di ricercare occasioni autentiche di benessere, in questo modo si inganna l'organismo che comincia a produrre ormoni della felicità. La risata, infatti, scuote tutto il corpo come una scossa elettrica, avvicina le persone, aiuta la comunicazione e il dialogo.

SINTESI COMPLESSIVA DEI BENEFICI DELLA RISATA

E’ sorprendente che la gioia e il benessere possano dipendere anche dalle risate: non risate immotivate, ma risate! DEPRESSIONE ED ESAURIMENTO Gli scienziati sono convinti che ridere ha un valore sia preventivo che terapeutico, il riso ha aiutato molta gente che prendeva forti calmanti e sonniferi: ora essi possono dormire meglio e la depressione si è ridotta; persone con tendenze suicide hanno iniziato a vivere con più ottimismo.

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Pressione alta e malattie cardiache L’ipertensione e le malattie cardiache hanno varie cause: soprappeso, fumo, eccessiva assunzione di grassi saturi (carne e derivati), stress, ecc. Il riso aiuta decisamente a tenere sotto controllo la pressione riducendo il rilascio di ormoni legati allo stress (epineprine e cortisolo), facendo così rilassare chi ride. Anche chi soffre di problemi cardiaci (attacchi di cuore o portatori di by-pass) e prende regolarmente farmaci avrà un miglioramento per quanto riguarda la circolazione ed i livelli di ossigeno nel muscolo cardiaco.

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RAFFORZAMENTO DEL SISTEMA IMMUNITARIO E’ stato provato che tutte le emozioni negative come ansia depressione o rabbia indeboliscono il sistema immunitario dell’organismo riducendone la capacità di combattere le infezioni.
 Il riso alza il livello degli anticorpi: possono diminuire le frequenze dei comuni raffreddori, mal di gola e infezioni dei bronchi.

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ANTIDOLORIFICO NATURALE La risata aumenta i livelli di endorfine (ormoni del benessere) che sono antidolorifici naturali dell’organismo, delle catecolamine (ormoni che producono un miglioramento di


tono nell’umore), di globuli bianchi (i cosiddetti “natural killer” che ci proteggono dalle infezioni e dai tumori) e di immunoglobuline (che migliorano il sistema immunitario). Ridere aiuta a ridurre l’intensità del dolore in coloro che soffrono di artrite (infiammazione di una o più articolazioni), spondilite (infiammazione acuta o cronica delle vertebre) spasmi muscolari, emicranie (dolore acuto alla testa) e cefalee (mal di testa).

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BRONCHITE ED ASMA Dopo l’espirazione pensiamo che l’aria sia esaurita, ma ne rimane una certa quantità nella parte bassa dei polmoni nota anche come aria residua, essa contiene molto carbodiossido che può causare infezioni batteriche: il riso è uno dei migliori esercizi per chi soffre di asma, bronchite e per i fumatori, ne migliora la capacità polmonare ed i livelli di ossigeno nel sangue, i medici raccomandano la fisioterapia toracica per espellere il muco dalle vie respiratorie. Sforzarsi di soffiare in uno strumento o gonfiare palloncini sono esercizi comuni consigliati agli asmatici, il riso ha lo stesso effetto, in modo più semplice ed economico. Ridere aumenta la resistenza alle infezioni della gola, diminuendo malattie come tonsilliti e raffreddori. Inoltre lo stress è uno dei fattori che può provocare attacchi d’asma, riducendo lo stress migliora di conseguenza la malattia.

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MIGLIORAMENTO DELLA RESISTENZA DEGLI ATLETI Dal momento che la capacità respiratoria è uno dei fattori che determinano la resistenza nello sport, ridere prima di qualsiasi attività sportiva agonistica può aumentare il livello di rilassamento e quindi la performance.

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JOGGING INTERNO Il riso procura un ottimo massaggio di tutti gli organi interni, ne migliora l’afflusso di sangue e ne aumenta l’efficienza: è ottimo anche come rilassamento muscolare (avrete notato che quando si ride ed abbiamo un oggetto pesante in mano dobbiamo poggiarlo altrimenti rischiamo di farlo cadere).
 E’ stato paragonato a “dita taumaturgiche” che raggiungono l’interno dell’addome e massaggiano gli organi aiutando anche a migliorare il tono muscolare di chi ha l’addome prominente e, aiutando il movimento delle viscere, previene la stitichezza. BENEFICI PER ATTORI E CANTANTI L’esercizio del diaframma e dei muscoli addominali farà acquistare un miglior controllo sulla voce, può conferire maggior autostima e ridurre il panico da scena.

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SEMBRARE PIU’ GIOVANI La risata è un eccellente esercizio per i muscoli facciali e migliora l’espressività del volto, quando si ride la faccia diventa rossa per un aumento del flusso di sangue che nutre la pelle del viso e la fa splendere.


La gente che ride appare più felice e attraente, inoltre ridendo vengono spremute le ghiandole lacrimali e questo inumidisce gli occhi conferendo loro un leggero scintillio.

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RUSSARE Il russare è un problema causato da una mancanza di tono dei muscoli del palato molle, la risata è ottima per tonificare il palato molle e la gola.

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UMORISMO Attraverso le risate indotte si possono aiutare le persone a sviluppare il proprio senso dell’umorismo, il quale si sviluppa con la consapevolezza e l’abilità nel vedere gli aspetti divertenti della vita o di esprimere qualcosa in modo divertente. Il ridere e l’umorismo hanno una relazione di causa effetto, l’umorismo è la causa e la risata è l’effetto che porta nel nostro corpo dei cambiamenti biochimici e psicologici.

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CAP 4

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SPECIFICITA’ DELLA FISIOGNOMICA

Interazione e completamento Riferimenti a relazioni tra l'aspetto di una persona ed il suo carattere risalgono all'antichità e si possono rinvenire in alcune antiche poesie greche. Le prime indicazioni allo sviluppo di una ipotesi in questo senso risultano nell'Atene del V secolo a.C. dove un certo Zopyrus si proclamava esperto di quest'arte. Il filosofo Aristotele, nel IV secolo a.C., si riferiva spesso a questo tipo di ipotesi anche con citazioni letterarie. Aristotele stesso era d'accordo con queste ipotesi come testimonia un passaggio di Analitici primi (2.27): «È possibile inferire il carattere dalle sembianze, se si da per assodato che il corpo e l'anima vengono cambiati assieme da influenze naturali: dico 'naturali' perché se forse, apprendendo la musica, un uomo fa qualche cambiamento alla sua anima, questa non è una di quelle influenze che sono per noi naturali; piuttosto faccio riferimento a passioni e desideri quando parlo di emozioni naturali. Se quindi questo è accettato e anche il fatto che per ogni cambiamento c'è un segno corrispondente, e possiamo affermare l'influenza e il segno adeguati ad ogni specie di animale, saremmo in grado di inferire il carattere dalle sembianze. » (Traduzione A. J. Jenkinson)

Il testo greco è un po' oscuro, ma sembra che Aristotele si riferisca alle caratteristiche nella natura di ogni animale che si ritenevano presenti nei loro musi, per esempio l'evidente predisposizione del koala per le foglie di eucalipto che egli suggerisce potrebbe essere analizzata in cerca di corrispondenze. Il primo trattato sistematico sulla fisiognomica giunto fino ad oggi è Physiognomica attribuito ad Aristotele, più probabilmente frutto della sua scuola. È diviso in due parti e quindi probabilmente in origine erano due lavori separati. La prima sezione tratta soprattutto del comportamento umano sorvolando su quello degli animali. La seconda sezione è incentrata sul comportamento animale dividendo il regno animale in maschile e femminile. Da questo vengono dedotte corrispondenze tra l'aspetto umano ed il comportamento. Dopo Aristotele, i trattati più importanti sono: • Polemo di Laodicea, de Physiognomonia (II secolo a.C.), in greco • Adamanzio il Sofista, Physiognomica (IV secolo d.C.), in greco • Anonimo latino, de Physiognomonia (IV secolo d.C.)

Tipica illustrazione di un libro ottocentesco sulla fisiognomica (a sinistra: "profonda disperazione"; a destra: "collera mischiata con paura")

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LA FISIOGNOMICA OGGI


Il principale esponente della fisiognomica moderna è stato il pastore svizzero Johann Kaspar Lavater (1741 - 1801) che fu amico, per un breve periodo, di Goethe. Il saggio di Lavater sulla fisiognomica fu pubblicato per la prima volta in tedesco nel 1772 e divenne subito popolare. Venne poi tradotto in francese ed inglese influenzando molti lavori successivi. Le fonti principali dalle quali Lavater trasse conferma per le sue idee furono gli scritti di Giambattista della Porta (1535 - 1615) e del fisico e filosofo inglese Thomas Browne (1605 -1682) del quale lesse ed apprezzò Religio medici. In questo lavoro Browne discute della possibilità di dedurre le qualità interne di un individuo dall'aspetto esteriore del viso: « (...)nei tratti del nostro volto è scolpito il ritratto della nostra anima (...). » (R.M., parte 2:2)

In seguito Browne affermò le sue convinzioni sulla fisiognomica nella sua opera Christian Morals (1675 circa): «Poiché il sopracciglio spesso dice il vero, poiché occhi e nasi hanno la lingua, e l'aspetto proclama il cuore e le inclinazioni basta l'osservazione ad istruirti sui fondamenti della fisiognomica....spesso osserviamo che persone con tratti simili compiono azioni simili. Su questo si basa la fisiognomica... » (C.M., Parte 2, sezione 9) A Thomas Browne è accreditato l'uso della parola caricatura in inglese, sulla quale si cercò di basare con fini illustrativi l'insegnamento della fisiognomica. Browne possedeva alcuni scritti di Giambattista della Porta tra cui <Della celeste fisionomia> nel quale egli sosteneva che non sono gli astri ma il temperamento ad influenzare sia l'aspetto che il carattere. In De humana physiognomia (1586) Porta usò delle xilografie di animali per illustrare i tratti caratteristici dell'uomo. I lavori di Porta sono ben rappresentati nella libreria di Thomas Browne ed entrambi erano sostenitori della dottrina delle firme — cioè, le strutture fisiche in natura come le radici, i gambi ed i fiori di una pianta, sono chiavi indicative o firme delle loro proprietà medicamentose. La popolarità della fisiognomica crebbe durante il XVIII e XIX secolo. Trovò in particolare nuovo vigore negli studi del celebre antropologo e criminologo italiano Cesare Lombroso, il quale ne trasse ipotesi di applicazioni pratiche nella criminologia forense e nella prevenzione dei reati, giungendo a predicare la pena capitale come unica soluzione contro la tendenza criminale innata e pertanto non educabile con la sola pena detentiva. La fisiognomica influenzò anche altri campi al di fuori della scienza, come molti romanzieri europei tra i quali Honoré de Balzac; nel frattempo la 'Norwich connection' alla fisiognomica si sviluppò attraverso gli scritti di Amelia Opie e del viaggiatore e linguista George Borrow, inoltre fra molti romanzieri inglesi del XIX secolo si diffuse l'uso di passaggi molto descrittivi dei personaggi e del loro aspetto fisiognomico in particolare Charles Dickens, Thomas Hardy e Charlotte Brontë. Nel XX secolo questa dottrina è stata da più parti tirata in campo a supporto di ideologie xenofobe e pseudo-studi sulla razza.


La frenologia (le zone morfologiche cerebrali determinano determinate funzioni) era pure considerata fisiognomica. Fu creata intorno al 1800 dai fisici tedeschi Franz Joseph Gall e Johann Spurzheim e si diffuse nel corso del XIX secolo in Europa e negli Stati Uniti. In sostanza la fisiognomica moderna subisce nel tempo una serie di modificazioni strutturali che la specializzano in varie discipline (dai primi rudimenti di psicanalisi alla antropologia criminale di Cesare Lombroso). Essa, infatti, è proporzionale alle conoscenze del periodo, ma ancor più alle metodologie impiegate. Parlando di fisiognomica moderna, si invade un campo vastissimo fatto di congetture neoaristoteliche, ma anche di mirabolanti imprese antropologiche, come la macchina che misura le capacità intellettive umane partendo dall'analisi della forma del cranio, inventata dai fratelli Fowler. Tuttavia, che si tratti di tentativi pseudo-scientifici, o di volontari indottrinamenti razzisti, questo spesso strato di ricerche resta un monumento alle buone e alle cattive intenzioni umane, in quanto mai ha concesso prove scientificamente insindacabili. Il recentissimo studio del naturalista Dario David (La vera storia del cranio di Pulcinella: le ragioni di Lombroso e le verità della fisiognomica), ha messo in evidenza quanto effimero sia il piedistallo antropocentrico, e nel contempo come possa essere studiato il volto umano in relazione al comportamento, utilizzando il solo grandangolo dell'etologia comparata e dell'ecologia. I tratti somatici sono indicativi di una regione ben identificabile per cultura, religione, storia, tradizioni o magari isolamento geografico. Se quei tratti somatici (ammesso che siano effettivamente diversi) si associano ad un comportamento, che magari sarà tipico o frequente nel luogo: allora ecco la fisiognomica, o per lo meno una sua versione scientificamente accessibile, in grado di relazionare comportamento e sembianza. Benedict Lust Per Benedict Lust questa scienza non aveva nulla di pseudo-scientifico, anzi. Egli aveva osservato, per il rigoroso metodo naturopatico che sviluppava in quegli anni, che quando la gente guariva cambiava anche in volto. Eliminando le scorie e le tossine, il viso diventava più "snello": il doppio mento scompariva, tornava a vedersi il collo in quei volti che prima lo avevano "sepolto" sotto strati di tessuto adiposo, anche i capelli in alcuni casi erano più folti. Per tutto questo cominciò a sviluppare un sistema di diagnosi "all'inverso", ossia: se le modificazioni, una volta che la gente guariva da un determinato male erano costanti, allora significava anche che, quando e quanto più quelle caratteristiche facciali "sintomatiche" erano presenti in una persona, tanto più la persona era anche affetta da quel determinato "male" specifico di cui le alterazioni nel viso erano soltanto un sintomo.

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FISIOGNOMICA E BIOPSICOLOGIA Gli occhi specchio dell'anima!


Le ultime ricerche indicano chiaramente una relazione tra colore degli occhi e carattere, attitudini e persino preferenze artistiche (Marco Pacori) • Gli occhi, l'avremmo detto o sentito un migliaio di volte, possono essere furbi, tristi, vacui, intelligenti e quant'altro ancora. Non si tratta unicamente di modi di dire; la psicologia ha fornito prove più che convincenti che le intuizioni popolari sono una volta tanto valide. • La moderna scienza della comunicazione non verbale ha permesso di identificare con precisione l'espressione che lo sguardo assume quando siamo in collera o abbiamo paura; quando ci sentiamo tristi o felici. • Si sa anche che un certo modo di guardare sfuggente, guizzante, incerto é spesso un indizio che l'interlocutore sta mentendo. • La sessuologia ha poi constatato come la dilatazione della pupilla e la luminosità dell'occhio siano indiscussi segni di interesse e di attrazione. Ma l'avremmo previsto mai che basandoci sul solo colore degli occhi, saremmo stati in grado di fare ipotesi molto verosimili sul temperamento, sulle attitudini e addirittura sulle preferenze artistiche di chi ci sta di fronte? Una vasta serie di ricerche testimonia che esiste una relazione tra colore dell'iride (la regione colorata dell'occhio) e una particolare disposizione del carattere e del comportamento. In un recente numero della rivista "Development Psychology" è stato riportato l'esito sorprendente di una ricerca condotta su bambini in età prescolare. Nella prima infanzia uno dei contrassegni più accurati della timidezza é il colore degli occhi: tranne eccezioni, chi é inibito con buona probabilità ha gli occhi azzurri! Lo studio eseguito dagli psicologi Coplan, Coleman e Rubin dell'Università di Carleton di Ottawa in Canada é la conferma definitiva di una serie di indagini che l'hanno preceduta. La corrispondenza scoperta viene meno dopo i 4-5 anni, quando il bambino comincia a frequentare la scuola e ha di conseguenza maggiori contatti con coetanei ed adulti. A quel punto, commentano i ricercatori Rubin e Both, lo svantaggio iniziale di chi ha gli occhi chiari viene bilanciato dall'interazione con l'ambiente, rimettendo tutti sullo stesso piano. Rosenberg e Kagan, altri due studiosi che hanno investigato il riguardo, ritengono che alla base del rapporto fra occhi celesti e inibizione ci sia un comune substrato biologico. Numerose altre ricerche analoghe dimostrano la fondatezza di questa ipotesi. Studi paralleli hanno dato prova dell'esistenza negli individui con gli occhi scuri di un maggiore stato di reattività neurofisiologica e mentale; questa condizione li rende più scattanti, dinamici e vivaci rispetto alle persone con l'iride chiara, che appaiono tendenzialmente più pacate, moderate e riflessive, ma anche, per lo meno nei primi anni di vita, meno socievoli e più schive. La causa di queste due diverse predisposizioni sembrerebbe dipendere da una sostanza naturalmente presente nel nostro cervello che, in funzione del suo ammontare, renderebbe il sistema nervoso più o meno eccitabile. Il nome di questo elemento é neuromelanina e si trova anche nell'iride e nella pelle (dove é chiamato melanina o eumelanina) determinando il colorito di questi tessuti.


La neuromelanina appare in grado di facilitare gli scambi nervosi, accelerandone la trasmissione. Il pigmento degli occhi e il suo omologo cerebrale sembrano andare di pari passo: in altre parole, alte concentrazioni di melanina nell'iride (e quindi occhi molto scuri) corrisponderebbero ad un altrettanto elevato livello di neuromelanina (e ad una grande reattività nervosa). L'inverso accadrebbe se gli occhi sono chiari. Un'indagine di Miller e altri dell'Università di Louisville sembra dare peso a questa spiegazione. Questi psicologi hanno constato come gli individui con gli occhi scuri forniscano in media prestazioni migliori in attività fisiche che richiedano una bassa soglia di reazione come la boxe o il giocare in difesa nel football; mentre chi ha gli occhi chiari pare dia il meglio di sè in sport più misurati e di precisione come il bowling o il golf. Lo stato di più alta eccitazione delle persone dagli occhi bruni é una condizione generalizzata che coinvolge non solo la mente, ma l'intero organismo. Uno staff di medici coordinato da Friedl ha riferito su "Autonomic Nervous System" il risultato di un esperimento in cui era stata iniettata dell'atropina (un sedativo) a un gruppo di uomini di età tra i 20 e i 30 anni. E' emerso che gli individui reagivano diversamente a seconda del colore degli occhi: chi aveva gli occhi castani esibiva un rallentamento del battito del cuore per un intervallo inferiore rispetto a chi possedeva l'iride chiara. Inoltre, la ripresa del normale ritmo cardiaco avveniva per questi ultimi con una progressione molto più lenta. In uno studio affine, un equipe medica del "Kaiser Permanente Medical Care Program" di Oakland, ha esaminato 1.031 persone che soffrivano di ipertensione e altrettante con livelli medi di pressione. Si é così appurato che gli individui maggiormente a rischio di ipertensione (un correlato in genere dell'eccitabilità) avevano in misura statisticamente significativa l'iride di colore bruno. Gli occhi scuri suggeriscono che l'individuo é anche più impressionabile di chi li ha chiari. E' quanto ha dimostrato lo psicologo Markle. Lo studioso ha esposto a delle scene in TV un rilevante numero di individui di entrambi i sessi. Le immagini riguardavano situazioni neutre, violente oppure di accoppiamento fra animali. Le reazioni erano testate con una sorta di macchina della verità. Facendo quindi un confronto fra colore degli occhi e intensità delle risposte emotive é apparso evidente che chi aveva gli occhi scuri aveva reagito in modo più forte; e, per contro, le "iridi celesti" erano rimaste più impassibili. Persino il giudizio estetico é connesso al colore degli occhi. Da indagini sulle preferenze per forme e colori si é rilevato come chi ha gli occhi castani o neri tende a prediligere figure simmetriche, oggetti complessi e strutture che presentino un grande numero di angoli. Al contrario, le persone con gli occhi chiari dichiarano un maggiore gradimento per forme più ordinarie, regolari e non sono particolarmente sensibili al colore. Quest'ultimo dato é stato provato sempre da una ricerca di Markle. Lo psicologo aveva sottoposto un gruppo di soggetti al test di Rorshach (il test in cui vengono mostrate delle macchie di china e viene chiesto cosa ci si vede).


Sette tavole del test su dieci sono in bianco e nero e 3 a colori. Dall'esame dei risultati, il ricercatore ha constato come in generale chi aveva gli occhi chiari avesse visto nell'insieme un maggior numero di profili; tuttavia, in relazione alle tavole a colori (elaborate proprio per verificare l'effetto dell'emotività), il rapporto si invertiva: erano gli individui con gli occhi scuri a rintracciare il numero più grande di forme. Partendo da queste osservazioni, altri studiosi hanno voluto verificare se queste diversità avessero un rilievo anche in relazione al tipo di trattamento psicologico. Gli studi che hanno coinvolto bambini e giovani adulti, hanno rivelato che chi ha gli occhi scuri da risultati migliori con interventi di tipo comportamentale che prevedono un maggiore coinvolgimento dell'individuo e una partecipazione più attiva. Per converso, gli individui con gli occhi celesti trovano più giovamento con terapie basate sul dialogo o comunque più "cerebrali". Il volto è lo specchio dell' anima, ma meno negli uomini Secondo la ricerca inglese, il tratto di personalità più facile da decifrare è la religiosità: ma soltanto nelle donne Ad esempio, se Barack Obama non avesse la faccia che ha, sarebbe ugualmente diventato presidente? Gli antichi greci ne erano convinti. Ma quando, nei secoli scorsi gli studiosi hanno pensato di poter fare della fisiognomica una scienza, le prove non hanno retto. Ora, dopo un secolo di abbandono, gli psicologi stanno riprendendo a studiare questa che era ormai definita una pseudo-scienza, confortati da alcune significative osservazioni statistiche. Per esempio, si è visto che se un politico ha un' aria competente negli incontri televisivi, ha molte più probabilità di venire eletto (vedi Berlusconi!). Ancora: le persone col volto dai lineamenti dolci e un po' infantili, spesso entrano nelle professioni legate alla cura degli altri, medici, paramedici. Ricercatori dell' università dell' Ontario, in Canada, hanno notato che gli sportivi con un viso caratterizzato da zigomi distanti, tendono a essere più aggressivi e dominanti. Per verificare se è vero che i volti possono essere letti in modo oggettivo, la rivista New Scientist ha collaborato ad un esperimento di psicologi delle università inglesi di Glasgow e dell' Hertfordshire, che ha coinvolto quasi 8.000 lettori. Questi sono stati chiamati a indovinare, fra volti maschili e femminili presentati on-line, (ottenuti mixando foto di un migliaio di persone che hanno fornito anche un proprio profilo psicologico) quali corrispondessero alle persone che si erano dichiarate spiritose, o religiose, o affidabili, o felici. Risultato: • ben 73 osservatori su 100 hanno effettivamente individuato il modello femminile corrispondente alle donne dichiaratesi religiose; • il 70 % ha riconosciuto il modello di donna contenta e • il 54 % quello di donna affidabile. Meno identificabili, le donne spiritose. Molto più problematico l'abbinamento tra facce maschili e caratteri, il più difficile da identificare: l'uomo contento. Solo un 22% di successo.


Come si spiega? «La donna non è più espressiva dell' uomo, piuttosto è più facile "interpretare" un volto femminile, grazie all' esperienza maturata fin da neonati nei confronti della mamma - commenta Giovanni Pietro Lombardo, docente di psicologia della personalità all'Università La Sapienza di Roma. Ma molti pregiudizi influiscono sulla reale capacità di lettura del volto altrui.

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Uno studio dell'americana università di Princeton ha rilevato che vengono giudicate particolarmente affidabili e remissive le persone che si presentano con un'espressione sorpresa e bocca sorridente, anche se magari sono vipere. Inaffidabili, quelle con bocca all' in giù e sopracciglia inarcate, considerate dominanti, anche se mansuete. Anche l'aspetto estetico può traviare. Per esempio, un volto "brutto" può essere considerato, a torto, minaccioso. Però è vero che la faccia può preannunciare un destino. Colpa (o merito) delle aspettative altrui. Un bambino con tratti precocemente maschili verrà probabilmente trattato da amici e parenti come un maschio dominante e probabilmente lo diventerà davvero. Mentre bimbi e adulti con facce infantili possono stimolare negli altri, l'attività di un preciso centro emotivo del cervello, l'amigdala, che induce alla protezione.

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<Le espressioni, dominanti o remissive, acquisite da giovani tendono a perpetuarsi da adulti perché favoriscono lo sviluppo di certi muscoli facciali a sfavore di altri>.

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Roberta Salvadori

I MUSCOLI FACCIALI PER L’IRA Stress Lo stress, il nemico numero uno della salute, dell'efficienza lavorativa e dell'armonia familiare, va gestito con competenza e capacitá. Poiché non esistono terapie farmacologiche efficaci per curarlo, imparare le strategie antistress mentali e comportamentali é di vitale importanza per chi sente di essere in questa situazione.
 Sapevate, per esempio, che lo stress é contagioso? Che i vostri familiari e i vostri collaboratori piú stressati possono stressarvi e voi potete stressare loro? 
 Che lo stress familiare puó essere portato al lavoro e che lo stress lavorativo puó esser portato a casa? Imparare a conoscere il "nemico" E' difficile parlare di stress senza cadere nell'ovvio e non solo perché essendo tutti "stressati" sembra talora di parlare del fatto stesso di essere uomini, ma perché questa definizione sembra oggi includere innumerevoli connotazioni. La difficoltá risiede nel fatto che il concetto stesso di stress ha assunto significati e contorni sempre piú indeterminati, finendo per indicare una serie di situazioni fisiopatologiche talmente ampia da perdere, talora, la possibilitá di indicarne realmente alcuna.


Oltre a ció, bisogna sottolineare come questo termine abbia finito per indicare, per lo piú, situazioni cliniche legate a problematiche psico-affettive, dimenticandone sovente le strette connotazioni somatiche che sono, invece, all'origine stessa delle enunciazioni sullo stress di Canon (1 910-1 920) e di Selye (1936). Qualche chiarimento, anche operativo, ci puó venire dal recupero dell'uso originario della parola stress. "Stress" deriva dalla terminologia ingegneristica anglosassone e si definisce come "la forza che, applicata ad una struttura data, induce, in funzione della sua intensitá, tensione reversibile oppure deformazione irreversibile (plastica) oppure rottura di quella struttura". Analogicamente, se riferiamo questa situazione alla struttura psico-fisica dell'uomo, possiamo individuare una fase di resistenza reversibile (o di all'erta), una fase plastica e una fase di rottura.
 Ció premesso, é indubbio che parlare di stress vuol dire evocare situazioni di conflitto e di tensioni emozionali determinate dalle problematiche relazionali che la vita moderna con sempre maggior frequenza ci impone. E' abbastanza normale sentir parlare dello stress indotto dal capufficio, dai figli, dalla moglie o dall'amante e via dicendo. In realtá le cose non sono cosí semplici. Infatti, come abbiamo visto, la nozione di stress ha in sé una certa ambiguitá. Piú correttamente bisognerebbe parlare di • stress positivo (eu-stress) e di • stress negativo (di-stress). Queste nozioni derivano dalla constatazione, illustrata dal diagramma seguente, per cui una stimolazione modesta di una struttura biologica costituisce un fattore in qualche modo utile ala fisiologia dell'organismo, mentre un eccesso di stimolazione e stress introduce le basi per situazioni scompenso e di malattia. Questi concetti sono molto importanti perché consentono di capire che da un certo punto di vista lo stress non é evitabile perché legato a stili di vita che la societá ci impone, da un altro punto di vista un po' di stress é persino auspicabile perché ci mantiene piú vivi, attivi, efficienti. Chi non ha sperimentato la difficoltá e la fatica di certe riprese di lavoro dopo le ferie a torto attribuite a vacanze non riposanti. Il problema é esattamente l'opposto: un calo eccessivo di tono si avverte, nel momento della ripresa del lavoro con un aumento del a nostra razione quotidiana di stress semplicemente perché non siamo allenati. Il problema vero, dunque, non é evitare lo stress ma mantenersi -per cosí dire- sulla cresta dell'onda senza lasciarsi sopraffare da eccessi di tensione che ci sfinirebbero. 
 Per questo lo stress non va eliminato ma gestito. A questo proposito non sará fuor di luogo ricordare come la consapevolezza di poter contare su strumenti utili al suo controllo sia di per sé un ottimo metodo per ridurre l'incidenza stessa dello stress.
 
 Un secondo aspetto di non secondaria importanza relativamente allo stress é costituito dalla molteplicitá dei suoi aspetti.


Spesso infatti si dimentica che gli stress emozionali non sono l'unica forma di stress cui il nostro organismo va incontro. Un tipo di stress é lo stress metabolico costituito dall'affaticamento dell'organismo nel lavoro di metabolizzazione e produzione di energia con produzione di pericolose sostanze costituite dai radicali liberi. Oltre a questo ricordiamo appena lo stress meteoropatico costituito dalla brusca solecitazione dell'organismo da parte delle situazioni climatiche estreme come ormai sempre piú di frequente succede in questa bella Italia non piú regione dal clima temperato. L'impatto sull'organismo di tutti questi fattori di stress é in grado di determinare degli squilibri generali o locali che a loro volta sono in grado di indurre disturbi funzionali o malattie a carico dei piú svariati organi e apparati.

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Ma qual é il collegamento che consente allo stress di indurre tutta una serie di patologie nell'organismo?
 Per capirlo bisogna ricordare come l'organismo sia collegato nelle varie sue parti da una complessa rete di interconnessione costituita dal Sistema Psico-Neuro-ImmunoEndocrino (PNEI). Una piú attenta valutazione di questa grande rete di correlazione dell'organismo é alla radice anche di una spiegazione maggiormente convincente di numerosi effetti di terapie, ascritti a diverse medicine naturali, che si basano essenzialmente sulla capacitá di riequilibrare situazioni di squilibrio globali quali quelle introdotte dallo stress nell'organismo. Attualmente si ritiene che l'azione dello stress sul sistema PNEI sia alla base di numerosi disturbi acuti e cronici, alcuni dei quali, associati a livelli elevati di cortisolo nel sangue. 
 Nei primi anni '30 uno sconosciuto medico canadese che iniziava a lavorare in una industria farmaceutica del suo paese "scoprí" e "definí" per la prima volta il fenomeno dello stress.
 Hans Selye operava da pochi mesi in una modesta industria farmaceutica quando gli venne assegnato il compito di testare la tossicitá e gli effetti collaterali di un farmaco sugli animali da laboratorio, cosa del tutto normale in qualsiasi industria farmaceutica piccola o grande che sia.
 Doveva somministrare sotto forma di iniezioni sotto pelle un prodotto chimico a delle cavie di laboratorio per verificare gli effetti del prodotto stesso. Selye, forse per inesperienza, fece un qualcosa in piú che di solito non si fa mai in questi casi, e cioé somministrare un placebo, ovvero una soluzione fisiologica quindi un qualcosa privo di qualsiasi effetto, ad un altro gruppo di cavie. Con il passare dei giorni il gruppo di cavie su cui veniva provato il farmaco iniziava a presentare tutta una serie di alterazioni comportamentali, e fin qui tutto nella norma, ma la grande sorpresa di Selye fu che anche il gruppo che riceveva la sostanza innocua iniziava a presentare varie alterazioni. Come era possibile?


Dopo innumerevoli verifiche ed esperimenti Selye comprese che le alterazioni del gruppo che riceveva la soluzione fisiologica era dovuta esclusivamente all'operazione stessa di prelevare le cavie dalla gabbietta, tenerle strette nella mano, pungerle con l'ago, reinserirle nella gabbia ecc. ... cioé in pratica erano quelle procedure manuali che causavano una risposta da parte degli animali che si traduceva in comportamenti alterati! Quindi erano tutta quella serie di azioni che causavano nell'animale uno stato di sovraccarico cioé uno stato di stress. Questa é la traduzione piú giusta della parola Stress: stress uguale sovraccarico inteso come un qualcosa di esterno o interno che altera lo stato di equilibrio di un organismo vivente.
 I suoi esperimenti proseguirono su altri gruppi di cavie con altri metodi, esposizione a temperature molto fredde, temperature molto calde, piccole ferite, piccoli traumi ecc...
 Tutto questo lo portó a definire un concetto fondamentale ancora oggi poco divulgato, e cioé che il nostro organismo reagisce allo stesso identico modo, qualsiasi sia il tipo di stress.
 Questo vuol dire che se per esempio si litiga con il vicino di casa, si vive in un luogo inquinato, si subisce un trauma fisico (incidente) o un trauma psichico (perdita di una persona cara), ecc... l'organismo metterá in moto sempre lo stesso meccanismo di difesa, e quindi per la concomitanza di piú episodi stressanti o per l'intensitá e la durata di questi episodi, il sistema puó indebolirsi e "perdere colpi", cosí iniziano i sintomi, i disturbi, le malattie. 
 A livello anatomico questo fondamentale sistema di difesa coinvolge tutta una serie di strutture molto importanti: l'Ipofisi - l'Ipotalamo – le Ghiandole Surrenaliche - gli Ormoni Steroidei, Cortisone in primis - gli Organi Immunocompetenti: Timo - Milza - Linfonodi e per finire i Linfociti, cellule bianche del sangue tutto ció é alla base della moderna P.N.E.I. cioé la Psico - Neuro - Endocrino - Immunologia, la branca della Medicina che solo da pochi anni ci fornisce degli studi per esserci di aiuto nel capire i vari meccanismi patogenetici delle varie malattie da stress, e patologie psicosomatiche. Che poi qualcuno soffra di cefalea da stress o eccessivo nervosismo o dermatite o colite da stress é meno importante ed é dovuto al fatto che ognuno di noi puó avere un organo o una struttura piú "debole", piú "aggredibile" e quindi piú esposta a divenire organo bersaglio su cui si concentrano i disturbi. Questo puó dipendere da un fattore genetico o per infezioni batteriche o virali passate o per traumi fisici subiti nel corso della vita, certo é che se non si risale alla radice dei sintomi e si cerca di capire il significato e l'evoluzione della malattia stressante, si corre il rischio di curare solo i sintomi senza risolvere i veri problemi che sono alla base di molte malattie. Lo stress ci fa arrabbiare e scoppiare, per cui è necessario correre ai rimedi: un rimedio proviene proprio dalla fisiognomica applicata alla muscolatura… I risultati delle analisi sulla funzionalitá del sistema immunitario in gruppi di stressati, trattati l’uno con farmaci e l’altro senza ma col sorriso e azioni simili provenienti dalla fisiognomica, sono stupefacenti: il gruppo che ha ricevuto un sostegno psicologico facendo uso di fiosiognomica, a differenza dell'altro, mostrava, a distanza di sei mesi dalla psicoterapia, un aumento dell'attivitá del sistema immunitario.


In particolare delle natural killer, che sono, assieme ai cosiddetti linfociti T citotossici, le cellule capaci di riconoscere, aggredire e distruggere i tumori. Ecco, quindi, una possibile spiegazione del meccanismo con cui agisce la psicoterapia e il sostegno psicosociale in generale: un aumento della attivitá di sorveglianza immunitaria contro i tumori conseguente a una riduzione del grado di stress e ansia che largamente accompagna la malattia. 
 L'interesse su come gli stati interiori influenzino la condizione della nostra salute é di vecchia data. Giá il medico greco Galeno (130-200 d. C.) aveva evidenziato come certe tipologie umane avessero la predisposizione a sviluppare determinati disturbi. Galeno aveva descritto come il tipo "melancolico" avesse la tendenza a sviluppare dei tumori piú di ogni altra tipologia. La medicina, dalle sue origini, aveva osservato lo stretto rapporto esistente fra il corpo e la psiche, da qui il detto romano: mens sana in corpore sano. Negli ultimi anni, con il concetto di disturbo psicosomatico - cioé della psiche che influisce sul soma, il corpo - la scienza sta tentando di identificare e meglio comprendere queste importanti connessioni. In modo particolare si sono concentrati gli studi sull'effetto dello stress. Questa parola inglese, tradotta letteralmente, significa "sollecitazione" - "frizione", indicando perfettamente cosa puó arrivare a provocare.

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APPENDICE FISIOGNOMICA E VOLTO

"Pensate che tra l'interno e l'esterno di una persona ha luogo una precisa concordanza"

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I filosofi greci erano incuriositi dalle varietà dei volti umani e dei relativi caratteri. Il viso venne visto come specchio dell’anima. E spesso apparentavano i caratteri umani alle specie animali: c’erano l’uomo leonino, quello volpino, quello rapace.


Chi ha il naso di coniglio vorrà dire che è codardo; chi ce l’ha d’aquila sarà d’animo grande; chi camuso è lussurioso come i cervi; chi ha il labbro superiore che sporge su quello inferiore è stupido come gli asini; chi ha le gengive sporgenti è litigioso come i cani…e così via. Troviamo queste similitudini elencate nel testo straordinario intitolato Fisiognomica, opera dagli antichi attribuita ad Aristotele in persona, dai moderni invece ritenuta di mano di qualche suo allievo. Fronti alte e basse, complessioni grossolane o esili, occhi piccoli o sgranati, labbra sottili o tumide, corpi gentili e ben proporzionati oppure tozzi e sgraziati: tutto partecipa di un vero e proprio sistema in cui, alla maniera greca, ciò che è bello è anche buono e ciò che è brutto è anche cattivo. E non si tratta di pregiudizi o di sciocchi paragoni. Alcuni ricercatori (a partire da Adamanzio per arrivare al grande Giordano Bruno), hanno notato singolari rassomiglianze fra alcuni volti umani e quelli degli animali. Mentre altri (come i medici cinesi dell’antichità) hanno cercato di leggere nel volto il grado di salute dell’individuo, vedendo nel viso uno specchio energetico dei vari organi del corpo umano e delle sue funzioni. Similmente, in tempi più recenti (ma rifacendosi comunque a studi medioevali), in Europa sono state individuate alcune tipologie che individuano caratteristiche psicosomatiche (celebre in tal senso il trattato del medico francese Léon Vannier).

Questi primi antropologi della nostra civiltà avevano un criterio: “a un determinato corpo è connesso un determinato comportamento“. La fisiognomica richiede pazienza e precisione; non la si può penetrare con un atteggiamento sbrigativo e frettoloso, leggendo un semplice manualetto — richiede anni di studio, di osservazione, e una capacità di analisi il più possibile globale. L'interesse per questa disciplina, o ars, che si propone di utilizzare i caratteri propri del singolo corpo umano come signatura di qualità psichiche e morali corrispondenti, era presente già in epoca antica e rifiorisce in modo significativo nel mondo latino medievale a partire dal sec. XIII.
 Nelle classificazioni filosofiche precedenti (come quella di Ugo da San Vittore, sec. XII) non vi è alcun accenno al nuovo sapere, sebbene proprio a questa altezza cronologica se ne siano gettale le basi, come risulta dalle elaborazioni della teoria dei temperamenti messe a punto dalla profetessa Ildegarda di Bingen e dallo chartriano Guglielmo di Conches. A Costantino Africano si deve il 'presupposto filosofico' su cui si fonda la tradizione fisiognomica latina, che si presenta allo studioso come un insieme articolato e complesso di dottrine di varia origine e provenienza: “come il corpo segue l'anima nello svolgimento delle sue operazioni, così le facoltà dell'anima seguono le differenti complessioni corporee”.


In questa direzione si sono mossi gli autori del XIII secolo, che, sulla scorta della Physiognomonia, anonimo compendio dell'antico sapere fisiognomico latino già diffuso nei codici del XII secolo, e con il fondamentale contributo delle classificazioni delle scienze offerte dagli arabi Razi e Avicenna e della medicina galenica rielaborata dalla scuola salernitana, hanno messo a punto i nuovi sviluppi della disciplina. Nel corso del Duecento, infatti, si comincia a discutere in modo più sistematico sullo stuto epistemologico, l'oggetto, i principi, i metodi e i fini della fisiognomica. E' proprio in questo periodo, infatti, che si costituisce un canone di testi che saranno la base dell'insegnamento e della ricerca; tra questi, si ricordano la sezione fisiognomica del Liber ad Almansorem di Razi, che è letta sotto il titolo di Physionomia; il De physiognomonia Libellus sopra citato; il Secretum secretorum pseudoaristotelico. I primi autori a dedicarsi a questa disciplina sono Michele Scoto, che scrisse un Liber Phisionomie, Alberto Magno, Ruggero Bacone e, alla fine del secolo, Pietro d'Abano e Giovanni di Jandun. Il loro principale interesse fu quello di attribuire alla fisiognomica lo statuto epistemologico di scienza, liberandola dai rapporti sospetti che la legavano alle altre artes divinatorie, compromesse con il pericoloso ambito della magia, in primis l'astrologia, che poneva la questione del rapporto tra la causalità naturale terrestre e quella celeste. Per evitare tali dannose implicazioni, i medievali accostarono sempre più tale disciplina alla medicina e particolarmente allo studio anatomico delle parti del corpo umano, condannando esplicitamente in taluni casi anche il ricorso ad un metodo consolidato in età classica, ovvero l'analogia tra i 'tipi' umani e le specie animali, che rimaneva confinato ai bestiari moralizzati, pur così diffusi nel medioevo. Si procedette così alla progressiva assimilazione di materiali di provenienza eterogenea all'interno di un contesto disciplinare che si andò istituzionalizzando proprio in quegli anni, il cui insegnamento finì per coincidere, all'interno dell'università, con la lettura di un testo posto sotto l'autorità di Aristotele, la Physionomia, pseudoepigrafa, ma composta in ambiente peripatetico. Un interessante esempio dell'approccio scolastico alla fisiognomica è rappresentato dalle lectiones del testo pseudoaristotelico (che circolava insieme alla autentiche opere di filosofia naturale dello Stagirita) prodotte da Guglielmo di Spagna, recentemente identificato con Guglielmo di Aragona.

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Già nel Trecento, infatti, la fisiognomica era riconosciuta legittimamente come una sezione della filosofia, quindi insegnata alla facoltà di arti, e il testo di Aristotele, giudicato parte integrante del corpus delle opere dello Stagirita, entrò a far parte di detto curriculum. In stretta correlazione con l'ambito teorico ed epistemologico della filosofia naturale e con la medicina da un lato, e fortemente implicata con la filosofia pratica e con la politica dall'altro, in virtù della sua funzione di 'guida' alla conoscenza e controllo delle passioni umane, la fisiognomica si rivelò doppiamente interessante per i


medievali, che ritennero degne di attenzione le raccolte e i compendi anche fuori dall'ambito universitario, presso le corti e la curia papale, che furono utilizzate dai governanti per selezionale persone degne di fiducia per i ruoli più importanti.
 Da scienza del corpo, che utilizza i sensi, la potenza intuitiva, rivolta all'osservazione diretta dei corpi vivi, la fisiognomica diventa così scienza del libro, fondata sulla lettura e sul commento della Physionomia, con il contributo delle auctoritates. Si perde così progressivamente l'adesione alla concretezza dell'esperienza, in favore di una sempre più disciplinata scienza che trova la sua raion d'essere nella sua utilitas per i governanti e la sua collocazione ideale all'interno di uno spazio teorico sempre più ristretto, fra medicina, psicologia e biologia, all'interno dell'ordine aristotelico delle scienze.

Il Volto Il nostro volto è la parte del corpo forse più imbarazzante, perché possiamo vederlo solo riflesso in uno specchio, mai direttamente. È qualcosa che, in genere, vedono gli altri, non noi. E questo ci causa un certo comprensibile disagio...

Il nostro volto contiene un centinaio di muscoli che quotidianamente utilizziamo, contraendoli e rilasciandoli in continuazione. A ogni stimolo forte che ci colpisce in maniera sensibile, i muscoli si contraggono; se lo stimolo è tenue e piacevole, i muscoli si distendono. Ognuno di noi ha un suo modo particolare di reagire davanti alle sollecitazioni della Vita, alle gioie, ai dolori, alle delusioni, alle sconfitte, alle vittorie e alle nostre stesse pulsioni interne. Il nostro viso diventa in tal modo, con il trascorrere degli anni, il risultato di una accumulazione del nostro vissuto quotidiano. Si dice che da bambini il nostro volto è opera di Madre Natura, mentre con l’avanzare degli anni — soprattutto dopo i quaranta — il volto diventa una nostra personale, sia pur involontaria, creazione. La bocca, gli occhi, il naso, le orecchie e ogni nostra ruga ci smascherano, mettono a nudo ciò che realmente siamo. Ogni parte del volto ci svela qualcosa, ma bisogna saper osservare con attenzione. Ovviamente, si deve considerare il tutto in linea generale, tranne eccezioni!

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I CAPELLI


Indicano la nostra capacità di resistenza alla fatica e alle emozioni. Se abbiamo capelli grossi, consistenti, probabilmente siamo persone dotate di forza di volontà e abbastanza forti emotivamente. Al contrario, avere capelli piuttosto fragili denota una forte sensibilità, ed anche poca resistenza allo stress.

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LA FRONTE in genere Indica quanto siamo intelligenti e aperti alla Vita. Una fronte con attaccatura alta e piuttosto tonda appartiene ad una persona molto socievole, che ci tiene all’amicizia. In genere chi tende a sognare ad occhi aperti ha una fronte bombata. Avere una fronte piatta è tipica di chi è molto pratico e materialista. Una fronte sfuggente denota grandi ambizioni e una certa impulsività. Avete una fronte larga alla base ma stretta in alto? Può significare che siete persone geniali e molto capaci.

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Le SOPRACCIGLIA Stanno ad indicare le caratteristiche del temperamento. Se abbiamo sopracciglia che formano un piccolo ponte in mezzo alla fronte allora probabilmente siamo persone possessive nei confronti di chi amiamo e manifestiamo spesso la nostra gelosia. Le sopracciglia arcuate svelano un temperamento passionale, che si entusiasma subito per quello che fa. Se le sopracciglia sono distanziate tra loro e dritte vuol dire che siamo persone molto sensibili e attente agli altri.

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Gli OCCHI Da sempre considerati “lo specchio dell’anima”, poiché esprimono le emozioni che proviamo. Difficilmente gli occhi possono mentire. Chi ha gli occhi grandi è di sicuro più estroverso di chi li ha piccoli. Chi ha uno sguardo sfuggente che non si fissa mai in un punto denota una personalità poco incline ad assumersi impegni e responsabilità. Chi ha uno sguardo penetrante e fermo quasi sicuramente è una persona sicura e determinata. E chi ha gli occhi rivolti all’insù, come quelli di un gatto? Tipici di una persona molto decisa ma nello stesso tempo opportunista. Occhi diversi uno dall’altro sono tipici di chi riesce a trovare soluzioni originali e vedere la realtà da diversi punti di vista.


Avere occhi vicini significa possedere un carattere insicuro e dipendente dagli altri, dal giudizio della famiglia, che in genere si appoggia a chi è più forte per lasciarsi proteggere. Occhi distanti denotano una persona equilibrata e aperta, piuttosto tollerante con tutti. Occhi molto lontani? Forse siamo un po’ ribelli, e ci teniamo troppo alla nostra libertà e indipendenza. Anche il colore degli occhi può avere un preciso significato. • Occhi di colore verde: indicano una persona creativa e fantasiosa; • occhi azzurri: appartengono di solito a persone superficiali che non amano le relazioni troppo impegnative; • occhi grigi: forse tipici di una persona troppo razionale; • occhi neri: è raro trovarli, ma in genere denotano una grande passionalità, per cui se abbiamo una relazione con una persona con occhi di questo colore prepariamoci ad una grande passione; • occhi blu: esprimono una dolcezza molto rara; • occhi marroni: in base alle sfumature, possono appartenere a persone fredde o generose nei sentimenti.

La Bocca

Si tratta di una parte del volto particolarmente importante, poiché attraverso di essa noi comunichiamo con gli altri per mezzo del linguaggio verbale: esprimiamo i nostri pensieri e talvolta addirittura, raramente, esterniamo le nostre emozioni. E tuttavia, se attraverso le parole possiamo mentire, la bocca in sé rivela la nostra vera natura. I muscoli della bocca sono quelli maggiormente in attività nel nostro volto, e mentre parliamo la bocca prende la forma delle parole che pronunciamo. Se ci alleniamo a osservare i volti (il nostro e quello degli altri), possiamo ricevere una quantità impressionante di indizi e fare scoperte molto interessanti. L'uomo è un fascio di complessità, un insieme di forze che si scontrano e si armonizzano, in tensione o rilassamento, è una polarità irrisolta e irrisolvibile che va colta nella sua complessità, pena lo scadimento nel riduzionismo. Nell'uomo vive, ed è questo il principio cardine cui un’autentica fisiognomica si ispira, una tensione tra esterno e interno, e l'osservazione dell'uomo può dire molto di più sul suo carattere e sulla sua individualità di quanto egli stesso intende far trasparire dai suoi atti, dalle sue parole o dalle sue produzioni in genere. Quante promesse, quanti giuramenti, quanti inganni, quante preghiere sono state dette sfiorando appena le labbra, quanta storia dietro ad esse. E le parole possono essere anche dolci e mielate, ma è la bocca quella che conta: è il vero specchio di ciò che si dice, e "a buon intenditor... ".


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LA FORMA

Grande
 Temperamento generoso, ardente, vitale e sensuale.

Piccola
 Indica debolezza, passività e tendenza all'egocentrismo.

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Aperta
 Rivela una natura semplice, ingenua ed influenzabile.

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Socchiusa
 Indizio di apertura verso gli altri e di vivi interessi.

Ridente
 Disponibilità al calore umano e all'amicizia. LE LABBRA

Carnose
 Indicano una natura aperta, leale, versatile e tendente ai piaceri materiali.

Poco carnose
 Tendenza al raziocinio, all'autocontrollo e talvolta al cerebralismo.

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Sottili e bocca larga
 Grande desiderio di affermazione per il raggiungimento delle proprie mete.

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Sottili e bocca socchiusa
 Ambiguità e inaffidabilità non disgiunte dalla capacità di mascherare la propria natura.

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Tirate in dentro
 Rivela una personalità dal temperamento introverso, insicuro e piuttosto pauroso.

Labbro superiore sporgente
 Indizio di tolleranza e comprensione verso gli altri, di ricchezza interiore e di coerenza.

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Labbro inferiore sporgente
 Manifesta un soggetto spesso intollerante, tendente alla furbizia e alla poca lealtà.

Labbro superiore ben marcato, a cuore Ad un buon equilibrio psicofisico, fa riscontro una Vita sentimentale vivace, talvolta anche troppo.

Labbro inferiore in dentro
 Significa incertezza, insicurezza delle proprie capacità, difficoltà ad inserirsi e a comunicare.

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Labbro inferiore corto e poco sviluppato
 Indica fragilità interiore, debolezza ed indecisione.


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GLI ANGOLI

In su
 Denotano simpatia, ottimismo, coraggio e tendenza alle imprudenze.

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In giù
 Natura pessimista, incerta, eternamente scontenta e priva di slanci autentici.

Molto in su
 È indizio di superficialità, volubilità, tendenza all'esibizione e amore per gli eccessi.

Molto in giù
 Rivelano un soggetto amareggiato a tal punto, da non riuscire ad apprezzare più nulla.

Un solo angolo a salire
 Indica una natura decisamente eccentrica e mutevole, vitale ma anche altalenante nei suoi interessi.

Un solo angolo a scendere
 È indice della capacità di avere facilmente la meglio sugli altri, e della tendenza a sottolinearne il ridicolo.

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