Insieme N°1 2009

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1909 2009

TU E LA TUA BANCA RIVISTA TRIMESTRALE DELLA BCC DI PALESTRINA - N째 1 - MARZO 2009

SPECIALE 100 ANNI INSIEME CONTRO LA CRISI Palestrina BANCA DI CREDITO COOPERATIVO

Differente per forza

(in attesa di registrazione)


Buona PASQUA 2009

Palestrina BANCA DI CREDITO COOPERATIVO


In questo numero di Giovanni Contena Nell’editoriale, il presidente Marcello Cola anticipa gli aggregati più significativi sull’andamento della BCC nell’esercizio 2008. Traccia, inoltre, le direttrici operative perché la banca, in questa complessa crisi finanziaria, continui a stimolare e sostenere, con efficacia, la crescita economica del territorio in cui opera, con una particolare attenzione alle esigenze dei soci e delle famiglie. Due punti di osservazione a confronto, convergenti sulla identità e sul ruolo delle BCC. Sono quelli del ministro Maurizio Sacconi e di Claudio Clemente della Banca d’Italia, tratti dal libro ” Il territorio oltre il confine”, edito nello scorso mese di novembre dalla FEDERLUS (la federazione interregionale Lazio-Umbria-Sardegna) delle BCC, nella ricorrenza del 40° di istituzione.

il presidente Marcello Cola. La sua riflessione è di taglio pragmatico, con la chiara consapevolezza che “non siamo all’imbrunire perché immersi in una notte tenebrosa, che sarà molto lunga ed impegnativa”.

“Speciale centenario”: 10 gennaio 2009, la ricorrenza del centenario di fondazione della nostra banca. La cronaca dell’evento, gli interventi, i messaggi, il programma di tante iniziative, spalmate nell’arco dell’anno.

Recessione globale, la fibrillazione dei mercati. Che fare e con quali prospettive. La parola ad un grande protagonista: il Governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi. Le sue considerazioni ed indi“L’alba dentro l’imbrunire”: è il tema del cazioni nella sintesi dell’intervento che ha convegno di studio, promosso dalla svolto al FOREX - AIAF - ASSIOM, che si è Federlus e che si è svolto a Roma - all’Ara tenuto a Milano il 21 febbraio scorso. Pacis - il 5 dicembre dello scorso anno. Un confronto a più voci sull’impegnativo Volontariato ed Ambiente: due temi ai quali momento che attraversa l’economia reale la banca riserva grande attenzione. Per la ed il sistema bancario, con un “focus” sul tutela dell’ambiente ha dato una esemruolo che la cooperazione di credito deve plare testimonianza, dotando la propria essere capace di svolgere. Tra gli intervenuti sede di un impianto fotovoltaico. 3


Sommario

32 CREDITO PER LO SVILUPPO Sergio Castellazzi

3 IN QUESTO NUMERO Giovanni Contena

33 Convegno Federlus L’ALBA DENTRO L’IMBRUNIRE

5 EDITORIALE: AGGREDIRE LA CRISI Marcello Cola

7 RESPONSABILITA’ SOCIALE E BCC: UNA ESPERIENZA ESEMPLARE Maurizio Sacconi

10 IL VALORE DEL TERRITORIO E LE BANCHE DI CREDITO COOPERATIVO Claudio Clemente

14 “SPECIALE”CENTENARIO La cronaca Giovanni Contena

Brunella Venier

Relazioni: Salvatore Rizza, Renato Mannheimer, Marco Liera Interventi: Francesco Liberati, Paolo Grignaschi, Franco Caleffi, Giancarlo Pensa, Marcello Cola, Gianluca Puccinelli

45 PRIMO: DIFENDERE IL LAVORO Mario Draghi

47 Volontariato: + EASY + FACILE Anita Mammetti

48 NOI E L’AMBIENTE Maurizio Fiasco

16 PASSATO-PRESENTE-FUTURO

49 IL VOCABOLARIO

Le riflessioni del presidente

DELLA CRISI

Marcello Cola

Giovanni Barone

• GLI INTERVENTI • IL CONCERTO • CALENDARIO EVENTI TU E LA TUA BANCA

28 LO CALENDARIO 2009 Angelo Pinci

30 ASSEMBLEA ORDINARIA E STRAORDINARIA DEI SOCI 4

RIVISTA TRIMESTRALE della Banca di Credito Cooperativo di Palestrina Editore: Banca di Credito Cooperativo di Palestrina Stampa: I.T.L. - Via Colle Girello 107, Palestrina (Roma)

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Aggredire la crisi di Marcello Cola Il momento che stiamo vivendo è molto difficile e complesso. La profonda crisi che ha investito il sistema finanziario globale, con effetti pesanti sulle economie reali di tutti i paesi del mondo, pur con diverse tarature, sollecita attente riflessioni anche da parte nostra. Le forti tensioni che attraversano il sistema bancario italiano, infatti, pur meno esposto perché più solido rispetto a quello degli altri Paesi dell’Unione Europea, lambiscono anche la realtà della cooperazione di credito. Siamo banche, pur con una identità che ci distingue e caratterizza. Certo risentiamo meno della schizofrenia che sta interessando i grandi gruppi bancari, con gli effetti devastanti sull’andamento dei titoli mobiliari. Le banche sono nell’occhio del ciclone e noi non siamo un’isola felice, del tutto impermeabile alle dinamiche che si stanno consolidando ed alle preoccupazioni che esse determinano, soprattutto sotto il profilo del restringimento del credito. Tutto sembra spingere alla cautela, a chiudersi nella tenda in attesa che questo uragano passi o che almeno riduca la sua forza distruttiva, per poi riprendere il cammino. Sembrerebbe perfino una scelta di “saggezza”. Sarebbe, tuttavia, in perfetta rotta di collisione con la nostra identità e con la missione che cento anni fa ci hanno affidato i nostri coraggiosi pionieri. Pur senza trascurare le inquietudini dello scenario, tutt’altro che favorevole, la nostra banca, con tutta la cooperazione di credito, ha assunto la decisione di non farsi deprimere dalle difficoltà e di remare, con determinazione, contro corrente. A partire dalla scelta di non chiu-

dere i cordoni della borsa e di assicurare ai nostri imprenditori ed alle famiglie i necessari flussi creditizi, a sostegno dei loro progetti di sviluppo. Un modo concreto per rafforzare il nostro originale posizionamento nel territorio e la nostra caratterizzazione di banca delle comunità in cui operiamo. Vogliamo dare continuità e maggiore efficacia alla nostra azione, facendo leva anche sugli importanti risultati che abbiamo raggiunto

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nello scorso esercizio. Ne esamineremo, in dettaglio, gli aggregati di bilancio dell’esercizio, nell’assemblea dei soci, che abbiamo convocato per il prossimo 26 aprile. Anticipiamo, in questa circostanza, che abbiamo chiuso l’esercizio con un trend molto positivo: la raccolta ha superato quota 347 milioni di euro e gli impieghi i 240 milioni, con un incremento, rispettivamente, del 10,50% e del 19,70%. Ed inoltre: le sofferenze nette, a conferma della qualità del credito e del rigoroso rispetto dei criteri di una gestione sana e prudente, sono pari all’1,08%; il rapporto tra costi di gestione e margine di intermediazione (cost/income) è sceso dal 52,31% del 2007 al 49,82%, mentre il roe è del 12,23%. Con un risultato finale che innalza il patrimonio di vigilanza a 60 milioni di euro, con un incremento, rispetto al 2007, intorno ai 6 milioni di euro. Sono la conferma del nostro essere banca diversa, che si incarna, nell’operatività di ogni giorno, in un modo “differente” di intendere e di fare attività creditizia. Un concetto insito nella nostra

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lunga esperienza ed oggi, nelle grandi difficoltà dello scenario generale, capace di dare nuova forza alla nostra originale direttrice strategica. Lo hanno riconosciuto il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, e l’attento osservatore delle dinamiche sociali, Giuseppe De Rita. Quest’ultimo, in un recente editoriale sul più importante quotidiano nazionale, il Corriere della Sera, testualmente osserva, in riferimento al momento presente “ che ci sono banche a forte caratterizzazione locale che già ridanno fiato al mondo delle imprese” e che “le banche di credito cooperativo hanno decisamente aumentato gli impieghi contro la rigidità un po’ egoista delle grandi banche nazionali”. La nostra banca è “dentro” questo circuito virtuoso: per affrontare le complesse questioni dell’oggi e dare certezze, pur nel dilagare della crisi, sulla prospettiva di un domani migliore. Pur di raggiungere l’obiettivo abbiamo messo in conto l’impossibilità oggettiva di ripetere i positivi risultati che abbiamo conseguito e di scontare perfino un contenimento del conto economico.


Responsabilità sociale e BCC: una esperienza esemplare di Maurizio Sacconi Ministro del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali Sono da molti anni impegnato nell’approfondimento del rapporto fra etica ed economia convinto che il dibattito sul tema della Corporate Social Responsability (Responsabilità Sociale dell’impresa) rappresenti il segnale concreto di una volontà diffusa e partecipata di progettare e pervenire ad un modello di sviluppo economico e sociale certamente più consapevole. Molto, in questi ultimi anni, si è fatto in Italia in tale direzione, non di meno per via dell’impegno e dello sforzo posto in campo dal Dicastero che oggi presiedo. In tutti i Paesi industrializzati è sempre più condivisa la sensibilità dei cittadini verso quelle che potremmo chiamare le componenti “sociali” del benessere. Le imprese e gli attori dell’economia vengono ormai percepiti come soggetti vincolanti ai fini di un accrescimento della qualità della vita e della prosperità sociale. Dunque l’Impresa, deve contribuire alla crescita ed allo sviluppo responsabile della collettività. Mercato, concorrenza, competitività e utilità sociale dell’iniziativa economica sono elementi che caratterizzano lo scenario odierno nel contesto di una situazione mondiale articolata e complessa dove gli eventi dell’economia, nei vari Paesi, sono interconnessi ormai in modo molto più accentuato di quello che ad una analisi superficiale potrebbe sembrare. Su questo scenario, e sugli effetti di tale “globalizzazione“, è necessario avviare una profonda riflessione partendo da quelli che sono i principi caratteristici del significato di “governance“. L’articolo 41 della Costituzione Italiana evidenzia uno specifico limite alla libertà d’iniziativa economica privata, che “non può svilupparsi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana ”, specificando inoltre che “...la legge determina i programmi

e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali“. La Costituzione, dunque, individua un concetto di “responsabilità allargata“ dal quale far discendere una forma di progresso economico che non sia contrapposto alla crescita umana e sociale delle persone, della “collettività” e del territorio e che assecondi una collaborazione sinergica per congiungere concretamente “valori sociali“ e valore della competitività d’impresa. Una logica di sviluppo economico che prevede un

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attento e sistematico coinvolgimento di tutti i soggetti “portatori di bisogni e di interessi“ che appunto rappresentano la “collettività“. Nel solco di queste indicazioni dobbiamo oggi condurre la nostra azione. Quando si parla di etica, valori ed “economia consapevole“ ritengo sia impossibile prescindere dal considerare l’aspetto fondamentale insito nel concetto stesso di “Responsabilità Sociale” e cioè quello della volontà ultima di contribuire al progresso del sistema produttivo e dei servizi in armonia con quello della società e della tutela dell'ambiente e dei diritti dei cittadini. Com’è noto l’Italia presenta, diversamente da altre realtà del mondo industrializzato, una prevalenza di micro e medie realtà economiche. È allora necessario, da una parte innalzare ed incentivare l’interesse delle aziende - e degli attori - per queste tematiche, dall’altra - e senza l’aggravio di fardelli burocratici - consentire e premiare iniziative che tangibilmente agevolino l’assunzione di comportamenti “virtuosi e valoriali” da parte delle medie e piccole imprese. È necessario, quindi, facilitare e promuovere, nel fare business, l’applicazione di principi di “qualità totale“ poiché la qualità totale non può essere, in alcun modo, disgiunta da comportamenti concreti e quotidiani di “responsabilità” verso i “portatori di interesse”. Ed è qui che ben si può comprendere come la CSR sia innanzi tutto sinonimo e sintomo di competitività, poiché chi la attua opera in modo costruttivo e radicato in direzione di una crescita duratura e sostenibile, come emerge anche dalle istanze del Libro Verde della Commissione Europea, che propone l’idea forte di un fare ed un produrre responsabile e consapevole che generi un progresso socio-economico “durevole“. Una tesi che abbiamo ripreso anche nel nostro libro verde sul futuro del modello sociale “la vita buona nella società attiva“. Anche le Istituzioni devono allora indirizzare la

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propria attività verso la pratica di un’economia in cui nasca la “competitività dell’efficienza e dell’efficacia“, in un contesto che resta quello in cui il coefficiente sociale non sia rappresentato dall’assistenzialismo, ma dalla “sussidiarietà”. In questi ultimi anni ai consueti rischi di impresa, e qui parliamo sia di imprese private sia di “imprese pubbliche“ Istituzioni -, se n’è aggiunto uno che fino a pochi anni or sono non era neppure considerato: il rischio di “reputazione“, quindi anche di credibilità. Tale rischio, le cui risultanze sono spesso assai incisive ed in qualche caso virulente per l’impresa industriale come per quella di servizi, si presenta oggi come la conseguenza di una necessità espressa dai cittadini, dagli stessi lavoratori e dai consumatori, quella cioè di saper dialogare in un contesto di economia consapevole e matura in grado non solo di creare ricchezza e benessere, ma in primis di produrre e amministrare qualità e valore. Come affermava Henry Ford: “Affari che producono solo soldi sono affari poveri“. Si affaccia in occidente, e vorrei dire prevalentemente nella “agorà“ europea, la questione di un sistema di relazioni che si basi non più e non solo sulla “negoziazione“ (mercato), ma su un atteggiamento di “corresponsabilizzazione” costruito, pur con fatica su di un confronto trasparente e produttivo con tutti gli “stakeholders“ (portatori di interesse). In definitiva ciascuno è lo stakeholder dell’altro. Questo modello di “governance“ allargata dell’impresa è quello che spinge azienda e Banca - interlocutore e strumento dello sviluppo dell’impresa stessa - ad interrogarsi per mettere mano ad un progetto di “azienda del futuro“ in cui possa avvenire concretamente un’integrazione del Bilancio Sociale e di quello finanziario, perché la legittimazione, e vorrei dire l’identità di operatore economico, è sempre di tipo “sociale“, dove l’economia certamente rappresenta il sistema viario ma il passeggero è il benessere sociale dei cittadini.


L’interlocutore di un’impresa, e questo vale ancor più per le imprese di servizi, è infatti sempre più attratto ed interessato dal conoscere in quale contesto valoriale avvengono la produzione egli atti dello scambio mercantile. Un’impresa che pratichi la “qualità totale“ costruisce il proprio modo di essere attraverso un atteggiamento ed un comportamento “socialmente sostenibile e responsabile“. La qualità è un atto strategico per la sopravvivenza dell’impresa nel tempo, perché da essa scaturiranno la soddisfazione e la fiducia dei clienti, dei dipendenti e dei fornitori, nonché la relazione con la Comunità locale in cui opera ed è insediata. Questo insieme di fattori “intangibili“ condizionano sempre più il mercato e generano quotidianamente ricchezza per l’azienda. L’impresa sta iniziando a prendere coscienza che dall’attuazione di autentici comportamenti di Responsabilità Sociale non solo riceve vantaggi nel lungo periodo o, in termini tattici, di reputazione, ma anche convenienze economiche immediate, pratiche e concrete. Comunque, di là dai valori, dalle tensioni e dai comportamenti morali, “l’atteggiamento etico è quello che assumerebbe una mente calcolatrice dopo aver fatto bene i propri conti“ (Zygmunt Baumann). In questo contesto il caso delle Banche di Credito Cooperativo, già Casse Rurali, costituisce un momento di particolare importanza nella storia economica e sociale del nostro Paese. Questa esperienza del “fare banca” rappresenta una realtà assolutamente privilegiata in una prospettiva nazionale. Tali banche si sono sviluppate quasi contestualmente in tutto il territorio italiano ed hanno fortemente contribuito a far nascere e crescere sia aziende piccole sia aziende grandi, portando cosi prosperità alla Comunità locale. Sinonimo di quella tradizionale contiguità tra impresa e collettività, il caso delle BCC nel loro agire costante e sistemico, in simbiosi con il territorio e le Comunità da cui scaturiscono, è proprio un caso di “Responsabilità sociale” ante litteram. Nate sul finire dell’Ottocento per contrastare il fenomeno dell’usura, le Banche di Credito Cooperativo, allora Casse Rurali, sono cooperative di credito e rappresentano una risposta reale per promuovere la finanza responsabile e lo sviluppo del territorio. Queste banche sono un “intraprendere“ a proprietà diffusa, in cui la governance è l’espressione delle scelte dei soci cooperatori, soci che sono, per

via dei requisito della mutualità prevalente, i primi clienti della stessa “impresa“. La forte e connaturata “prossimità“ fra Banca e territorio, fra socio e socio, fra socio e cliente, ha prodotto delle aziende in cui l’operatività quotidiana non si è potuta disgiungere dal valore della reputazione e dalla coerenza con i principi di solidarietà e mutualità. Responsabilità Sociale per un Banca non è filantropia, solidarietà tout court, beneficenza. Significa piuttosto gestire un’impresa in modo socialmente responsabile, a cominciare dall’inclusione finanziaria e dalla garanzia di accesso al credito anche per coloro che “sulla carta“ non ne avrebbero la possibilità: il caso delle BCC in Italia dimostra da ben oltre un secolo che questo è possibile, cum grano salis, e lo dimostrano anche gli svariati casi di progetti di microfinanza - microcredito - che in varie parti del mondo hanno avuto successo. La situazione mondiale di questi anni induce ad una riflessione particolare circa il valore proprio del credito territoriale e del microcredito, pratica di piccoli prestiti bancari sulla fiducia, strumento che consente di facilitare l’inclusione bancaria di persone fino ad oggi escluse dal circuito economico. In conclusione mi fa piacere ricordare che in questi anni, proprio per iniziativa del Ministero del Welfare e con il Progetto Corporate Social Responsibility, il dibattito sulla promozione e divulgazione della Responsabilità Sociale delle Imprese si è ampliato ai molti protagonisti dell’economia italiana, e non solo. In questo contesto una realtà come quella delle Banche di Credito Cooperativo rappresenta un attore privilegiato e già potenzialmente in grado di conciliare soddisfacimento dell’impresa e perseguimento di interessi collettivi. Io, personalmente, nel dicembre 2005 ho consegnato, nel corso del Premio nazionale per la Responsabilità Sociale delle Imprese e nella categoria medie imprese, proprio ad una “piccola“ Banca di Credito Cooperativo, l’esplicito riconoscimento della sua attività di azienda responsabile e dedita al benessere della comunità. La Responsabilità Sociale dell’impresa è un tema di rilevanza strategica perché le performance sociali rappresentano un modo per accrescere la ricchezza economica di un’impresa, del suo Paese e soprattutto per consentire a nuove imprese consapevoli di nascere e crescere nel territorio; poiché, come ironicamente sosteneva Charles F. Kettering, “Tutti dovremmo preoccuparci del futuro, perché là dobbiamo passare il resto della vita ”.

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Il valore del territorio e le banche di credito cooperativo di Claudio Clemente Direttore centrale area bilancio e controllo Banca d’Italia

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ELEMENTI DISTINTIVI DELLE BCC: TERRITORIO E MUTUALITÀ Le Banche di Credito Cooperativo, sin dalla nascita, si sono proposte di coniugare la loro natura mutualistica con la vocazione territoriale. Hanno mostrato da sempre una spiccata attitudine a realizzare obiettivi ispirati alla solidarietà, maturando una “coscienza sociale“ legata allo sviluppo delle collettività che le hanno generate. L’assistenza finanziaria al territorio è stata assicurata consolidando nei mercati di riferimento il valore della prossimità, privilegiando l’intermediazione con le famiglie, con la clientela di piccole dimensioni, con le microimprese. Hanno contribuito attivamente allo sviluppo delle economie locali attraverso politiche di offerta orientate alle concrete esigenze della clientela servita e a quelle della zona di insediamento. La finalità mutualistica è stata valorizzata rinsaldando il rapporto con i soci che, partecipando numerosi e attivi alla vita sociale, si sono resi protagonisti della cooperativa, promotori e testimoni dello sviluppo aziendale. Ai soci spetta oggi di assicurare il necessario controllo sul futuro della Banca esprimendo amministratori adeguati alle nuove prospettive ed ai nuovi rischi che il mercato propone. Le Banche di Credito Cooperativo hanno sostenuto lo sviluppo delle comunità locali contribuendo ad accrescere l’educazione al risparmio e la coesione sociale. Esse si sono rese interpreti del principio di solidarietà cooperativa anche contribuendo a preservare le tradizioni del Credito Cooperativo attraverso il sostegno di consorelle in difficoltà, in particolare nei territori limitrofi, attraverso l’apporto di risorse finanziarie, tecniche e manageriali. Le contenute dimensioni individuali, la difficoltà di diversificare i rischi che comporta il legame con il

territorio, l’esigenza di ridurre i costi ed accrescere la qualità dei prodotti e dei servizi hanno condotto allo sviluppo di forme di mutua assistenza e di sostegno reciproco all’interno dell’intera categoria attraverso un sistema “a rete” tra banche, strutture associative e di produzione. Il rispetto di principi etici e solidaristici è stato perseguito attraverso l’impegno ad una costante attenzione a favore delle località di insediamento, anche in una prospettiva di responsabilità sociale d’impresa. Nella Carta dei valori del Credito Cooperativo è sancito il principio del legame con la propria zona di riferimento: “La BCC nasce, vive e si sviluppa nel territorio. Di esso è espressione e al suo servizio si dedica completamente, favorendo i soci e gli appartenenti alla Comunità locale nelle operazioni di Banca e favorendo la coesione sociale e la crescita responsabile e sostenibile del territorio”. La stessa regolamentazione riconosce la rilevanza del territorio di insediamento; l’operatività nella zona di competenza, insieme alla mutualità, costituisce elemento distintivo della categoria. Il quadro normativo definito dal Testo Unico Bancario del 1993, nel confermare il modello della Banca di Credito Cooperativo quale modello alternativo alla società per azioni, ne ha percepito l’evoluzione ancorando il carattere mutualistico al territorio di competenza e non più alla storica specializzazione settoriale nei confronti di specifiche categorie di attività (agricoltori o artigiani). Attraverso la particolare attenzione ai bisogni delle comunità locali, prestata nello svolgimento dell’operatività finanziaria tradizionale, le Banche di Credito Cooperativo hanno contribuito alla riduzione delle barriere all’accesso ai servizi bancari, concorrendo allo sviluppo socioeconomico di vaste aree del Paese; attraverso il canale della beneficenza sono intervenute a sostegno delle


fasce più bisognose, interpretando al meglio la propria funzione sociale; perseguendo la finalità mutualistica si sono rese protagoniste di particolari forme di esercizio della loro missione istituzionale, di nuove forme di solidarietà e di soddisfacimento di esigenze di utilità sociale anche esterne al contesto originario. LO SVILUPPO DEL CREDITO COOPERATIVO Il sistema bancario ha vissuto nell’ultimo decennio un intenso processo di trasformazione e di consolidamento che ha interessato anche le Banche di Credito Cooperativo. Le banche della categoria hanno registrato - a partire dalla seconda metà degli anni ’90 - una fase di razionalizzazione con la fuoriuscita dal mercato delle componenti connotate da profili di problematicità secondo una linea di tendenza condivisa con altre aziende di credito e stimolata e assecondata dall’azione della Vigilanza, diretta a favorire il consolidamento del sistema anche attraverso un accrescimento delle dimensioni medie degli operatori. Il numero complessivo delle Banche di Credito Cooperativo si è ridotto di un quarto nell’ultimo decennio. Nel medesimo periodo la loro

dimensione media in termini di punti operativi, addetti e soci, è praticamente raddoppiata. Ha contribuito alla crescita l’espansione della rete di vendita, con una maggiore capillarità della presenza sul territorio e uno spostamento del raggio d’azione verso comuni di maggiore dimensione. Il processo di trasformazione del sistema bancario si è riflesso in un cambiamento di mercato dei vari intermediari. L’incidenza degli impieghi delle banche più grandi è diminuita, tra il 1995 e il 2007, a vantaggio delle aziende medie e piccole. Le Banche di Credito Cooperativo hanno tratto vantaggio da tali dinamiche conquistando nuove fasce di clientela ed accrescendo la loro quota di mercato di ben 3 punti percentuali. Pur in presenza di un tendenziale aumento dei livelli di esposizione al rischio di credito, i dati più recenti appaiono confermare per le Banche di Credito Cooperativo il mantenimento del loro tradizionale vantaggio competitivo rappresentato da una più contenuta quota di crediti anomali rispetto al resto del sistema; la categoria mostra una buona dotazione patrimoniale in rapporto al rischio, pur in flessione a seguito della crescita dell’attività di intermediazione, e un adeguato equili-

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brio delle scadenze, anche in relazione al sostegno della rete di Categoria. Nel confronto competitivo, a tali connotazioni favorevoli, si contrappone una redditività ancora inferiore a quella del resto del sistema, dovuta in particolare ai maggiori costi unitari connessi con la ridotta scala dimensionale e con le caratteristiche operative, incentrate su un utilizzo intensivo del capitale umano. Maggiore attenzione va riservata all’evoluzione della qualità degli impieghi in relazione ai rischi che possono derivare dalla loro crescita, dall’espansione dell’attività delle Banche di Credito Cooperativo fuori dei confini tradizionali, dai riflessi dei comportamenti più selettivi degli operatori maggiori, suggeriti dall’applicazione dei sistemi di rating interni previsti dal Nuovo Accordo di Basilea. Nel delineato processo di sviluppo operativo delle Banche di Credito Cooperativo, cruciale è apparso il ruolo svolto dalle strutture di Categoria, sia sul versante industriale sia su quello associativo. Ne è risultata rafforzata e riqualificata la “rete di sicurezza” degli operatori. Particolarmente importante è l’impegno delle Federazioni locali nel far progredire i sistemi di governo e di gestione dei rischi delle banche associate. Significativo è il loro contributo nella ricerca di adeguate soluzioni a situazioni di difficoltà. Sulle strutture di Categoria incombono nuovi impegni. Il Governatore della Banca d’Italia ha di recente evidenziato come il processo di globalizzazione accentui la necessità, anche per le banche cooperative di adeguare l’offerta alle esigenze delle piccole e medie imprese; di accrescere l’efficienza

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gestionale, migliorare il governo dei rischi. Il sistema italiano delle Banche di Credito Cooperativo deve proseguire il proprio impegno nella ricerca di soluzioni organizzative nuove, in grado di assicurare maggiore integrazione ed efficienza della rete. Tali obiettivi vanno perseguiti rispettando l’autonomia dei singoli organismi, funzionale al mantenimento di un più stretto legame col territorio quale elemento distintivo della categoria. TERRITORIO E PICCOLE IMPRESE La struttura produttiva italiana è caratterizzata dalla presenza di piccole e piccolissime imprese. Nel dibattito odierno ampio spazio viene dedicato alla necessità che le piccole imprese non siano discriminate nell’accesso al credito, per questioni connesse con l’esistenza di asimmetrie informative e con la minore disponibilità di notizie strutturate sulla loro situazione economico-patrimoniale. Inoltre le piccole imprese possono risultare più vulnerabili nei momenti di congiuntura sfavorevole a causa della minore diversificazione dell’operatività e del comportamento delle banche che, nelle fasi di rallentamento, sono indotte a ridurre gli attivi a rischio e a concentrare i finanziamenti sui progetti più sicuri. Le regole derivanti dal Nuovo Accordo di Basilea, se correttamente interpretate, potranno accrescere la capacità del sistema bancario di sostenere le piccole e medie imprese anche attraverso l’incentivo a una maggiore conoscenza della clientela con possibili miglioramenti, sia nelle condizioni e nella disponibilità del credito, sia nella funzione di supporto alla realizzazione dei progetti delle imprese sovvenute. Si crea un meccanismo virtuoso di incentivi che stimolano gli intermediari a effettuare valutazioni sempre più accurate del merito creditizio della clientela sovvenuta, e i clienti sono chiamati a fornire informazioni più strutturate sulla loro situazione economico-finanziaria al fine di accedere al credito a condizioni migliori. In questo contesto, le Banche di Credito Cooperativo, finora privilegiate nel confronto competitivo in virtù della maggiore conoscenza degli operatori locali, debbono dotarsi di strumenti più evoluti di


valutazione e di pricing dei clienti per competere con gli operatori maggiori, indotti dalle nuove regole all’adozione di accurati sistemi di rating. Nella sostanza, il modello di relazione banca-clientela fondato sul relationship banking, di cui sono state un valido testimone le Banche di Credito Cooperativo, con la nuova regolamentazione prudenziale dovrà necessariamente evolvere verso un modello in cui ai vantaggi della relazione, costituiti dalla conoscenza personale, dalla prossimità e dalla continuità nei rapporti, devono aggiungersi, integrandosi, le analisi più spiccatamente quantitative necessarie ai fini di una corretta valutazione del merito creditizio.

La concretezza di chi ha un sano legame col territorio ed è di conseguenza portato ad una naturale diffidenza per ciò che viene dall’esterno se non adeguatamente conosciuto e sperimentato anche per la responsabilità sociale verso la comunità di riferimento, può contribuire senza dubbio a temperare gli eccessi che la globalizzazione può portare nel campo finanziario e a proteggere i risparmiatori che ad esse si rivolgono. La stessa prudenza e lo stesso senso di responsabilità deve altresì salvaguardare le banche dai rischi di una non corretta interpretazione del ruolo di assistenza al territorio che può compromettere il corretto assolvimento della funzione di selezione delle iniziative da finanziare propria delle banche, annullando il CONCLUSIONI vantaggio della maggiore conoscenza degli operaNel 1900, Einaudi elogiava l’opera di quegli italiani tori che si collega alla natura di banca locale. che erano “venuti, su a forza di lavoro e coraggio, da È sul valore fondamentale della responsabilità che umili braccianti, a posizioni economiche ragguarde- le Banche di Credito Cooperativo devono fare affivoli“. Richiamava l’attenzione su quei selfmade- damento per fronteggiare le nuove sfide. man “incarnazione viva” di “qualità intellettuali ed È su questi valori che i loro manager e quelli delle organizzatrici“, quelle “individualità eminenti che strutture associative e produttive devono ispirarsi seppero emergere dalla folla grigia ed anonima per per gestire al meglio il cambiamento in atto. altezza di ingegno, per intraprendenza audace od Il successo del Credito Cooperativo dipende da anche per fortunata combinazione di circostanze questi uomini. favorevoli“, nella convinzione, tuttavia, che la “forma- Alle banche della categoria è richiesto non solo di zione delle grandi fortune“ è sempre connessa con il essere imprese, e per questo attente agli equilibri “monopolio della intelligenza ”. tecnici, ma anche di interpretare pienamente il Artefici della nascita, promotori dello sviluppo, fau- ruolo di cooperative mutualistiche, attente cioè a tori dei successo delle Banche di Credito quella “identità di bisogni” che accomuna i soci e li Cooperativo, sono proprio gli “uomini del territo- porta a sostituirsi all’intermediario speculativo con rio“; figure, spesso carismatiche, che hanno preso l’obiettivo di ottenere un migliore soddisfacimenle redini di aziende sovente fragili, con vocazione, to delle loro esigenze. impegno e dedizione, svolgendo un ruolo di primo Tali bisogni sono oggi legati al territorio; le Banche piano nella loro crescita, sviluppando innovativi di Credito Cooperativo sono chiamate, in virtù percorsi di professionalità. della loro particolare natura mutualistica, a fronSu questi “uomini“ incombono nuove sfide genera- teggiare i rischi di marginalizzazione, non già di te dall’accrescimento delle dinamiche competiti- specifiche categorie di operatori, ma del mercato ve, specie nei mercati locali, in un contesto conno- in cui sono insediate. tato da complessità mai sperimentate in passato e È questa la funzione che l’ordinamento le assegna. in una prospettiva disegnata dalla non facile sinte- Maggiore professionalità, identità di bisogni e si tra globalizzazione e localismo. mantenimento del legame del territorio devono Jeremy Rifkin, già nel 2002, sottolineava come la spingere le Banche di Credito Cooperativo anche a globalizzazione che si pone in contrasto con le cul- potenziare le strutture di sostegno e coordinature locali presenta rischi collegati al mantenimen- mento della categoria. Il ruolo di queste ultime to dei rapporti fiduciari sui quali si basa il mercato, può utilmente accrescersi nell’attuale contesto di ma “se intesa correttamente rappresenta un’oppor- incertezza nei rapporti fiduciari che richiede un più tunità... la globalizzazione va ripensata rendendo rigoroso vaglio degli intermediari da parte sia della protagonista di nuovo la cultura, il patrimonio delle clientela sia degli stessi operatori finanziari, sulla tradizioni, la vita della comunità locale“, e quindi del base della loro reputazione, trasparenza operativa, territorio. correttezza e affidabilità complessiva.

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Speciale 10 gennaio 1909 - 10 gennaio 2009

Il nostro centenario di Giovanni Contena L’invito è molto cortese, tipico dello “stile” del presidente, Marcello Cola. Lo conosco da tanti anni e nella mia lunga traiettoria nel mondo della cooperazione di credito ci sono stati diversi momenti, nei quali le nostre esperienze si sono incrociate. Sul ricordo dei tanti incontri, che sovente hanno costituito importanti momenti decisivi per le dinamiche dello sviluppo del movimento delle attuali BCC, prevale una sottile curiosità, connessa appunto alla celebrazione del centenario di fondazione della banca. Ho il block notes a portata di mano per prendere nota diligentemente delle diverse fasi dell’evento.

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Sono, in verità, anche un po’ prevenuto perché penso che il tutto si esaurisca nella celebrazione di un rito; solenne, forse, quanto intriso di tanta retorica, nella passiva contemplazione di “come eravamo”, tipico di un raduno di reduci e di nostalgici. Ma il pensiero di Marcello mi porta a superare questo sussulto: il suo pragmatismo, la tensione che lo anima mi riserva qualche sorpresa e così si riaccende la curiosità. Attraverso i castelli romani, con direzione Palestrina, sotto un cielo livido, solcato da lampi accecanti, con una pioggia scrosciante, contro la quale hanno poca fortuna i veloci tergicristalli,


mentre la temperatura esterna è molto rigida, con qualche grado appena in su rispetto allo zero. Il clima esterno, dunque, non è affatto favorevole. Eppure... ha il sopravvento la curiosità: rivivere un secolo della storia di Palestrina e fissare, in una sequenza di fotogrammi, con fermo immagine e sapienti dissolvenze, le vicende della cittadina, con un “focus” su quale virtuoso rapporto si sia determinato, nell’incessante susseguirsi delle stagioni, con la sua banca. Penso, comunque, di cavarmela, tanto per ..., con qualche veloce appunto ed annotazione. La realtà, tuttavia, mi riserva qualche sorpresa. Peraltro molto significativa. Varco l’ingresso del duomo e mi colpisce l’ampia presenza di tante persone, assiepate perfino negli angoli più nascosti delle superbe navate. Sono abituato all’incontro con la “folla”. Ma questa ha davvero del particolare perché, pur nel suo religioso raccoglimento, esprime intensità e calore, una positiva onda magnetica, insieme alla ferma volontà di dare continuità ad un grande messaggio di speranza, che è racchiuso nella esperienza della banca. È un incontro con una comunità, viva ed operosa, che sfugge ogni ritualità, e che conferma, anche visivamente, di essere componente convinta e partecipe della lunga e straordinaria esperienza della BCC. Avvertita come forte e sicuro punto di riferimento: ieri - da un secolo - certo; oggi soprattutto, per l’incalzare di inquietudini ed interrogativi, che accompagnano l’addensarsi all’orizzonte di nubi, cupe e minacciose, per il dilagare della profonda crisi della finanza globale, che scuote le economie del mondo, a partire da quella dei paesi più avanzati , e che potrebbe lambire anche questa comunità. Con il “popolo” di Palestrina, noto sulle prime fila un’ampia presenza di illustri ospiti. Fra di essi molti esponenti delle Bcc, non solo del Lazio ma anche di altre regioni, rappresentanti di spicco del gruppo nazionale e regionale della cooperazione di credito e della politica. Fra di essi: • Giulio Magagni, presidente ICCREA HOLDING • Roberto Mazzotti, direttore generale ICCREA HOLDING • Franco Ferrarini, presidente di banca AGRILEASING • Lamberto Cioci, direttore generale banca AGRILEASING • Roberto Camazzini, vice direttore generale di ICCREA banca

• Gianmarco Zanchetta, amministratore delegato BCC FACTORING • Paolo Grignaschi, direttore generale FEDERLUS • Guido Milana, presidente Consiglio regione Lazio • Bruno Astorre, assessore lavori pubblici regione Lazio • Umberto Croppi, assessore alla Cultura comune di Roma • Ettore Lucarelli, consigliere provincia di Roma • Giorgio Crosina, direttore generale PHOENIX informatica di Trento • Gianfranco Bucci, direttore generale CEDECRA di Bologna • 7 sindaci e vicesindaci della zona • Rappresentanti di 13 BCC, provenienti dal Lazio e altre regioni. Il fatto stesso che le celebrazioni del centenario abbiano come primo momento “clou” il ritrovarsi in Chiesa per la santa messa è la conferma di una particolare identità. Ribadita, come un significativo ed importante valore aggiunto, dalle considerazioni che sviluppa nell’omelia mons. Antonio Sbardella nel ricordare il grande messaggio, ideale ed operativo, dei fondatori dell’istituzione, che si innesta nel solco fecondo della dottrina sociale della Chiesa, sancito nell’atto costitutivo della Cassa rurale cattolica di prestiti e risparmio, società cooperativa. Una denominazione che racchiude, con gli obiettivi, impegni e strategie per essere, attraverso gli strumenti creditizi, motore di sviluppo economico, civile e morale dei soci e della comunità. “Il nostro auspicio, ma è anche il nostro augurio conclude mons. Sbardella prima di dare lettura del messaggio del santo Padre - è che la nostra banca continui ad operare, con coerenza e coraggio, lungo quel percorso, attenta alle esigenze delle persone più che alle grandezze delle risorse che amministra ”. Finita la Messa, l’attenzione si concentra sulla fase successiva della manifestazione. È il momento del ricordo, a partire dalle radici, per soffermarsi sulle tappe più importanti del percorso compiuto e per tracciare l’orizzonte nel quale la BCC si colloca. Prende la parola il presidente Marcello Cola, visibilmente commosso e molto soddisfatto di questo evento. Il suo timbro di voce, tuttavia, salutati gli ospiti, ai quali esprime sentimenti di cordialità e di gratitudine, è fermo e deciso. Sull’emozione prevale il ragionamento.

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Le riflessioni del presidente Marcello Cola: PASSATO - PRESENTE - FUTURO

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Oggi è per me una giornata molto particolare e la vivo con orgoglio, tenendo alto il testimone che ci hanno affidato i 28 soci fondatori, in quella domenica del 10 gennaio del 1909. Una giornata festiva per non sottrarsi al duro lavoro nei campi, animati da grandi speranze e da un forte sentimento di unione, nella forte convinzione di dare vita ad una iniziativa che avrebbe favorito la soluzione di tante situazioni di disagio. L’atto venne sottoscritto alle spalle di questa cattedrale, nei locali del Circolo Giovanile Cattolico. La maggior parte dei soci era costituita da agricoltori, due gli artigiani, due gli impiegati e due sacerdoti - probabilmente veri ispiratori dell’iniziativa - a testimonianza della presenza di quel dinamico mondo cattolico,molto attento al sociale, che sotto la spinta straordinaria dell’enciclica Rerum Novarum di papa Leone XIII diede vita alle cooperative di credito, come argine contro il dilagare dell’usura e quale strumento per affermare i grandi valori della mutualità, del reciproco autoaiuto, della solidarietà, con una loro capillare diffusione nel territorio. Nel 1909 erano presenti, in tutto il territorio nazionale, oltre 1500 Casse, di cui 100 nel territorio della nostra regione. La Cassa sviluppò rapidamente la propria attività in tutta la zona, non solo in campo creditizio, ma come importante punto di riferimento per la vendita di prodotti per l’agricoltura. Nel 1913 la Cassa divenne corrispondente e rappresentante del Credito Centrale dei Lazio per il quale eseguì importanti operazioni, oltre a svolgere funzioni ispettive e di consulenza nei confronti di altre Casse Rurali Laziali. Molto importanti furono i rapporti avviati con i Comuni dell’area prenestina, mediante prestiti che in alcuni momenti crearono non pochi problemi alla pur

solida Cassa Rurale, come pure determinanti furono gli interventi della Cassa nella promozione di importanti associazioni ed enti, quali ad esempio la Società Operaia di Mutuo Soccorso, il Circolo Cattolico, la Sezione Merci gestita dalla Società Cattolica, la Cantina Sociale. Successivamente, con l’entrata in vigore della Legge Bancaria, la Cassa modificò la ragione sociale in Cassa Rurale ed Artigiana di Palestrina Società Cooperativa in nome collettivo. Il suo declino inizia subito dopo il secondo conflitto mondiale, anche per il passaggio dei suoi vertici ad altri istituti creditizi. La “fiammella” resiste, ma è sempre più flebile. È nel 1958 che si realizza una positiva inversione di tendenza e, in pochi anni, la Cassa raggiunge significativi traguardi, tanto da divenire una delle più importanti realtà della Federazione. Partecipa, fin dai primi momenti di costituzione,a tutte le società del sistema. L’Iccrea nel 1963; la federazione interregionale nel 1967; la banca AGRILEASING nel 1977 e l’ICCREA holding nel 1993. Con quote di partecipazione rilevanti. Al principio degli anni ‘80, inizia la graduale espansione della Cassa nell’area prenestina fino ad arrivare all’odierna articolazione. In questo periodo la Cassa cambierà da cooperativa a responsabilità illimitata a quella limitata, cambiando la propria ragione sociale da Cassa Rurale ed Artigiana a Banca di Credito Cooperativo di Palestrina. Nel corso del 2003, con provvedimento del Ministro dell’Economia, vengono trasferite alla Banca le attività e le passività della Banca di Credito Cooperativo di Tivoli e Valle dell’Aniene. La Banca ha la propria zona di competenza a sud-est di Roma, a ridosso della provincia di Frosinone; recenti insediamenti hanno esteso l’influenza della Banca nell’area tiburtina, in quella dei Castelli Romani ed a Roma.


Importanti e di proficua collaborazione e scambio sono i rapporti che legano la Banca ai territori in cui si è insediata. A questo riguardo di particolare significato le relazioni avviate con le Pubbliche Amministrazioni che si esplicano anche con la gestione dei servizi di tesoreria, con le Associazioni di categoria, con i Consorzi e le Cooperative, con le piccole imprese, con le aziende agricole ed artigiane. Di rilievo gli interventi realizzati in ambito locale in favore di Enti per opere di ampio respiro in favore di ospedali, nel restauro di reperti archeologici, nella perforazione di due pozzi artesiani nell’area prenestina che hanno portato alla risoluzione di gravi problemi di approvvigionamento idrico. Il territorio, dal punto di vista economico, è caratterizzato da una fitta presenza di piccole aziende con prevalente attività nei servizi, nell’edilizia, nel commercio, nella ristorazione, nei trasporti, nell’agroalimentare, nell’industria estrattiva. Dal punto di vista culturale ed ambientale i vari territori, ad alta presenza turistica, si distinguono per le particolari risorse archeologiche, per l’importanza di iniziative di carattere culturale, per un ambiente naturale, in alcuni casi, ancora non contaminato. La presenza del Museo Nazionale Archeologico, del Museo Diocesano di Arte sacra, della casa natale di Giovanni Pierluigi - il principe della musica - e del tempio della Fortuna Primigenia a Palestrina; della Villa di Adriano, di Villa d’Este e della Villa Gregoriana a Tivoli; del Polo Museale di Arte contemporanea presso il Castello Colonna di Genazzano; del Museo del Giocattolo presso Palazzo Rospigliosi a Zagarolo; delle Ville Tuscolane e dell’area archeologica di Tusculum, testimoniano la ricchezza di un patrimonio culturale di notevole interesse presente nell’area prenestina, tiburtina e dei castelli romani, verso il quale la Banca, anche in anni recenti, si è a più riprese impegnata sostenendo iniziative e collaborazioni nella logica di un più generale innal-

zamento della qualità della vita delle proprie genti, attraverso l’approfondimento culturale e il supporto al comparto del turismo. Il forte sviluppo della Banca ha inizio nei primi anni ‘80 con l’apertura della prima filiale a Cave, per poi arrivare ad oggi con una presenza di dodici sportelli. Con l’entrata in vigore del nuovo Testo Unico Bancario non vi è più l’obbligo, per le Banche di Credito Cooperativo, del rispetto del vincolo relativo alla composizione della compagine sociale e questo ha dato un impulso alla diversificazione delle tipologie dei soci. La nostra Banca è ripartita da questa nuova opportunità per avviare una politica di ricerca di nuovi soci, anche appartenenti ad altre categorie quali giovani imprenditori, professionisti, studenti, pensionati e altri. La politica di ampliamento della base sociale, sviluppatasi soprattutto negli ultimi cinque anni, ha portato il numero dei soci vicino a 2.500 unità. I dati economici ottenuti, seppur importanti, non danno l’esatta dimensione del ruolo guida assunto dalla Banca nel proprio territorio. Infatti i risultati economici ottenuti vanno letti unitamente a tutte quelle iniziative che sono state realizzate nel tempo dalla Banca, che viene sempre più percepita come la Banca del territorio. C’è infatti anche un altro Bilancio, quello Sociale, che si materializza quotidianamente attraverso numerosi interventi che hanno riguardato le strutture sanitarie locali - con le donazioni di varie apparecchiature di ambulanze, autoemoteca, Tac e non solo - le opere di restauro di mosaici; attrezzature ed apparecchiature per le scuole, collaborazioni culturali quali ad esempio la partecipazione al Festival Internazionale di Polifonia e Musica antica; la promozione e la valorizzazione della produzione agroalimentare locale nonchè di quella dell’artigianato. Ed inoltre le attività di beneficenza con il sostegno alle componenti più bisognose. In considerazione del fatto che la Banca è fortemente impegnata in attività di sviluppo del territorio, anche in ambi-

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I 28 soci fondatori

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Angelucci don Giuseppe Sbardella Amerigo fu Giovanni Sbardella Giuseppe fu Raffaele Di Nunzio Alessandro du Antonio Coccia Pio fu Francesco Colanicchia Francesco fu Giacomo Rossi Luigi fu Gaetano Sbardella Paolo fu Olimpio Galeassi Gaetano fu Egidio Lena Angelo fu Lucio Bandiera Attilio fu Achille Bandiera Filippo Eulogio

Mattogno Settimio fu Luigi Guerrini Claudio fu Costantino Amarisse don Giuseppe fu Luigi Cenci Augusto fu Gaspare Simonetti Augusto fu Natale De Paolis Candido di Benedetto Coccia Giacomo fu Agapito Calabresi Agapito di Giosuè Frezza Agapito di Felice Albertani Luigi fu Agapito Mattogno Enrico fu Agapito

to sociale, ci proponiamo la realizzazione di una struttura cooperativa - che possa per svolgere attività in favore di anziani, persone disagiate, assistenza per le persone non autosufficienti. È un obbiettivo molto ambizioso e di forte impatto sociale a pieno titolo inserito in quella attività di missione incardinata nell’“economia di una solidarietà efficiente”. Al settore di clientela rappresentato dalle famiglie è dedicata una larga parte delle risorse della BCC attraverso prestiti, mutui e finanziamenti destinati a soddisfare le esigenze delle giovani coppie, degli studenti, dei liberi professionisti. Di particolare interesse si è rivelata l’offerta di un conto corrente on line, accolta con grande successo in special modo dai giovani. L’attenzione alle problematiche ambientali ha fatto si che la Banca proponesse nuovi prodotti per il finanziamento e la realizzazione di impianti per il risparmio energetico, offrendo anche un servizio di consulenza sull’investimento. L’azione verso i settori produttivi dell’agricoltura, dell’artigianato, delle aziende commerciali e delle piccole aziende industriali, ha permesso alla BCC di affermarsi positivamente sui territori dove è presente, consolidando le sue posizioni ed aumentando sempre più le sue quote di mercato, tanto da costituire, nella maggior parte dei casi, la banca di riferimento. Sono state realizzate negli anni molteplici iniziative in favore dei giovani mediante assegnazioni di borse di studio per studenti universitari, premi agli studenti delle scuole superiori diplomatisi con il massimo dei voti. La nostra Banca ospita studenti laureati, su segnalazione di una

Università della Capitale, per il compimento di periodi di stage. Una particolare attenzione è rivolta ai giovani per il loro ingresso nella compagine sociale della Banca. I rapporti con le Istituzioni locali sono molto intensi e collaborativi e si sviluppano sia attraverso la gestione dei servizi di tesoreria comunale degli altri Enti collegati ai Comuni che per interventi creditizi mirati alla realizzazione di infrastrutture. Nell’intendimento e nella missione che ci contraddistingue rispetto ai nostri competitors “altre banche” la nostra BCC ha stabilito nel tempo precipui rapporti con le organizzazioni non lucrative che per loro natura sono simbiotiche alla cooperazione di credito come le Onlus per l’assistenza ai portatori di handicap, l’Airc, l’Admo, l’Ail, l’Aism ed anche realtà esponenti della devozione, della cultura e della solidarietà civile come ad esempio le Parrocchie, il Museo Diocesano, i Comitati di quartiere, i Centri Anziani. Di grande significatività i rapporti con la Sovraintendenza dei beni archeologici e la Direzione del Museo Nazionale Archeologico Prenestino per gli interventi di restauro di un mosaico rinvenuto durante i lavori di scavo per l’ampliamento del civico ospedale. È un mosaico policromo, di grandi dimensioni, realizzato attorno al primo secolo a. C. ed attualmente presso il Museo Archeologico. Recentemente è stata avviata una attività di “microcredito“ in convenzione con la Curia di Palestrina per la concessione di piccoli prestiti a persone non abbienti che non sono in grado di


Il primo Consiglio di Amministrazione Bandiera Filippo: presidente Sbardella Paolo: vice presidente Colanicchia Francesco: consigliere Sbardella Amerigo: consigliere Coccia Pio: consigliere Sbardella Giuseppe: consigliere Bandiera Attilio: consigliere Mattogno Settimio: consigliere Galeassi Gaetano: consigliere poter ricorrere al tradizionale canale bancario. Analoga convenzione sarà sottoscritta con la Curia di Tivoli. Con slancio ed efficacia la nostra BCC è impegnata nella politica dell’inclusione finanziaria degli immigrati residenti nei territori di competenza che hanno portato, in alcuni casi, all’ammissione degli stessi nella nostra compagine sociale. La nostra Banca potrà ancora svilupparsi e crescere se manterrà ben saldi i principi che ispirarono la nascita delle prime Casse Rurali: essere al servizio delle comunità, assecondarne la crescita non soltanto economica, ma anche culturale, sviluppare forti relazioni con i territori di riferimento e più intense comunicazioni con i soci. In questa circostanza consentitemi di esprimere i miei sentimenti di gratitudine ai tanti che hanno reso possibile questa nuova stagione della nostra banca. In particolare a: Peppino Jori, primo presidente della rinascita della banca, con il quale ho condiviso un lunghissimo percorso fino al 1990; Primitivo Giordani, il direttore della CRA di Ronciglione, mio maestro e consigliere, in particolare nei momenti di ripresa dell’attività della Cassa; Enzo Badioli, compianto leader a cui il sistema del credito cooperativo deve il suo sviluppo; Voglio anche ricordare chi, nella fase iniziale, mi è stato vicino nella costruzione di questa banca: Francesco Fiorentini, Attilio Fornari, Marino

Lulli, Inigo Boscaini, Sandro Chiatroni. Vorrei anche rivolgere il mio mesto pensiero a quelli che lo scorso anno sono venuti a mancare: Sisto Giacometti, Scipione Chiapparelli, Bruno Gasperini, Eugenio Tomassi. Di tutti conservo un ricordo bellissimo. Un grazie sincero rivolgo a tutti coloro che amministratori, sindaci, personale - hanno operato, all’interno della banca nelle diverse posizioni, per il raggiungimento degli importanti obiettivi che abbiamo raggiunto. Una breve digressione. Esattamente 100 anni fa, il 20 febbraio, il giornale francese Le Figaro, pubblica il manifesto di Filippo Tommaso Marinetti sul Futurismo, che ebbe grande influenza sulla cultura italiana, in particolare nell’arte pittorica. E non solo. Una forte spinta innovativa che, pur con le necessarie differenziazioni, ha accompagnato la lunga esperienza di questa cooperativa di credito. A partire dal suo modo originale di essere e di fare banca. Mentre le altre istituzioni creditizie allestiscono sportelli sempre più automatizzati, con nessuna attenzione al rapporto personale,noi ricerchiamo un rapporto diretto con strutture che esaltano il dialogo e la riservatezza. Ed inoltre, mentre altre banche puntano a massimizzare i profeti, utilizzando la finanza per la finanza, noi ci muoviamo controcorrente perché gli strumenti del credito siano decisamente orientati allo sviluppo. Anche oggi, in questo tifone che sconvolge il “villaggio globale”.

Il primo Collegio Sindacale Angelucci don Giuseppe: capo sindaco Di Nunzio Alessandro: sindaco effettivo Guerrini Claudio: sindaco effettivo Amarisse don Giuseppe: sindaco supplente Calabresi Agapito: sindaco supplente

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Gli interventi RODOLFO LENA Sindaco di Palestrina Ricorda, con orgoglio, che il bisnonno è stato testimone, davanti al notaio, al momento costitutivo della banca. Sottolinea, in particolare, l’identità peculiare della BCC quale banca del territorio , la sua costante attenzione e dinamico rapporto a sostegno delle famiglie, delle realtà aziendali dei diversi comparti produttivi, delle articolazioni del sociale e del volontariato.

“È la banca delle nostra comunità - ha affermatodiversa dalle altre istituzioni creditizie, presenti nel nostro territorio, perché profondamente radicata nelle vicissitudini della nostra comunità, di cui è diretta espressione e attraverso la quale le nostre componenti sociali hanno potuto risolvere i problemi, realizzare progetti e perfino sogni”. “È un punto di riferimento - ha sottolineato - e motore essenziale della crescita della nostra città”. Riferendosi al rapporto con l’amministrazione comunale ha richiamato il ruolo costante e di attivo supporto della banca a sostegno delle molteplici iniziative a favore della comunità, con una peculiare attenzione a tutto ciò che contribuisce anche alla crescita culturale e civile, che ha generato effetti positivi nel miglioramento della qualità di

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vita della nostra comunità”. “ Siamo cresciuti insieme, banca e comunità - ha concluso - e siamo tutti impegnati a rendere ancora più forte questo rapporto, ben consapevoli che è su questo fertile terreno che dobbiamo innestare le stesse prospettive per il nostro futuro”. GUIDO MILANA Presidente del Consiglio regione Lazio Con la consegna di una targa, con la motivazione 100 ANNI DI POLITICA SOCIALE CATTOLICA PER IL TERRITORIO ALLA BCC DI PALESTRINA sviluppa alcune riflessioni sulla funzione “esemplare” che la BCC ha svolto e svolge per lo sviluppo, non solo economico, del territorio in cui opera. “Ne ha colto - ha affermato - bisogni ed attese e, attraverso gli strumenti creditizi, ha dato agli stessi le migliori risposte. In coerenza, peraltro, ai grandi valori di riferimento, propri della cooperazione di credito”. Ed ha aggiunto: ” È in questa coerenza la chiave del vostro successo, a conferma che quando vi sono persone, come il presidente Marcello Cola, che sanno interpretare le originali valenze dell’operare insieme, che sanno interpretare e calare nel vivo del vivere quotidiano, il modello della cooperazione, quella di ispirazione cattolica in particolare, anche le difficoltà che attraversano la vita delle persone e delle imprese, si possono trasformare in


altrettante positive opportunità per un futuro migliore”. Si è poi soffermato un altro aspetto: la coesione della comunità, attraverso la fiducia che la BCC, con il suo quotidiano impegno, è capace di alimentare e di conquistare. “ Di essa - ha concluso - abbiamo tutti bisogno, soprattutto nel difficile momento che stiamo attraversando”.

delle nostre comunità”. “Rafforzare il gruppo - ha concluso - attraverso più ampie sinergie, da perseguire con coraggio e determinazione, è la condizione perché le BCC possano affrontare con successo le attuali impegnative sfide e continuare ad essere “differenti per forza”.

PAOLO GRIGNASCHI Direttore Generale Federazione Lazio-Umbria-Sardegna delle BCC Un intervento tutt’altro che simbolico, ben oltre al saluto cordiale ed alle felicitazioni per il grande risultato, connesso alla felice circostanza del centenario. Ha sottolineato, infatti, l’identità di “banca differente” che la BCC di Palestrina ha saputo realizzare nel suo lungo percorso storico. “ È cresciuta ha affermato - in simbiosi con le comunità locali e con il territorio, in coerenza ai valori che caratterizzano la cooperazione di credito, lungo una direttrice strategica che riconferma anche all’alba del nuovo centenario”. Nell’evidenziare il fattivo contributo della BCC per il rafforzamento delle realtà di gruppo, a livello regionale e nazionale, ha sottolineato il ruolo che il sistema della cooperazione di credito deve essere capace di svolgere, per dare continuità e crescente efficacia alla sua “mission” originale, anche nell’attuale situazione di profonda crisi che scuote, con quello globale, il mondo bancario italiano. “Dobbiamo - tutti insieme - ha precisato - assicurare ogni possibile apporto a tutte le nostre articolazioni, associative ed imprenditoriali, perché possano essere supporto decisivo ed elemento moltiplicatore delle opportunità a favore delle associate; perché le stesse possano dare risposte efficaci e competitive alle esigenze dei soci e delle componenti

GIULIO MAGAGNI Presidente ICCREA Holding La circostanza del centenario è anche l’occasione per tracciare un bilancio sulla lunga esperienza della vostra BCC. Un bilancio decisamente positivo che ha generato risultati molto significativi anche nel più ampio tessuto della cooperazione di credito. Desidero dare atto, con viva soddisfazione, del grande apporto che la vostra banca ha sempre dato per la crescita anche della capogruppo, l’Iccrea holding, e delle diverse articolazioni imprenditoriali del nostro sistema, che consente anche alla più piccola delle nostre istituzioni, di svolgere la sua funzione propulsiva, superando i confini e gli stessi limiti operativi della sua microrealtà. Lo sviluppo di ogni possibile sinergia all’interno del movimento - e la vostra BCC ha sempre svolto un ruolo esemplare - colloca la cooperazione di credito fra i primi gruppi bancari “ differente per forza” del nostro Paese. È un modo, non solo di interpretare, ma anche di dare concreta attuazione, calandoli nella realtà di ogni giorno delle nostre comunità ,ai grandi valori che ci distinguono e caratterizzano, perché più intensa è la cooperazione tra tutte le nostre componenti e più saremo capaci di chiudere al nostro interno i circuiti creditizi e finanziari, più forte sarà la capacità di ogni nostra banca di rispondere con efficacia anche alle grandi sfide che premono in questo complesso momento che attraversiamo.

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Il messaggio del Presidente FEDERCASSE

ALESSANDRO AZZI Il traguardo dei cento anni di vita di una banca mutualistica è davvero densa di significati e di valore. Lo è ancora di più in queste settimane nelle quali è particolarmente accentuato il disorientamento dell’opinione pubblica provocato da una crisi finanziaria che ha avuto come primo grande effetto una crisi di fiducia verso l’industria bancaria in generale. Il valore simbolico e il significato culturale del fare memoria è quanto mai rilevante proprio in periodi di forte tensione dei mercati finanziari e bancari e di prospettive preoccupate per l’andamento della economia reale. Penso sia parte integrante della nostra responsabilità di amministratori del Credito Cooperativo ricordare e riflettere sul senso ultimo del fare banca mutualistica e condividere con la vasta compagine sociale e con i collaboratori oltre che con gli interlocutori istituzionali locali- la straordinaria ricchezza costituita dalla presenza vitale e moderna di una banca di proprietà della comunità e operante nel territorio con l’unico obiettivo di contribuire al suo sviluppo durevole e sostenibile. sotto: La sede nazionale a Roma delle BCC

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Con gli auguri vivissimi che la BCC di Palestrina sia sempre all’insegna della passione intelligente, dell’efficienza e della convinta appartenenza al movimento del Credito Cooperativo.


Sua Santità Benedetto XVI di cuore imparte l’implorata

Benedizione Apostolica

al Presidente Marcello Cola ed ai soci della Banca del Credito Cooperativo di Palestrina e invoca abbondanza di grazie divine in occasione del Centenario Palestrina, Palestrina, 10 10 gennaio gennaio 2009 2009

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Il Concerto Dopo la Santa Messa, durante la quale il coro ha eseguito brani dalla Messa “Signore Pietà“ del Maestro Cilia ed altri brani polifonici c’è il concerto con le sue affascinanti melodie. PRAENESTINAE VOCES Il Coro Polifonico “Praenestinae Voces, fondato nel luglio 1997, fa capo ad un’associazione culturale, con sede a Palestrina, che si prefigge lo scopo di incrementare la conoscenza del prestigioso patrimonio musicale del “Principe della musica“, Giovanni Pierluigi da Palestrina. Il suo nome, “Voci di Palestrina” si lega infatti a questo antichissimo centro di grande interesse archeologico e artistico. Il punto di riferimento essenziale del repertorio sono - naturalmente - le opere di Giovanni Pierluigi e, più in generale, le composizioni polifoniche della gloriosa “Scuola romana”, cui vanno idealmente riferiti anche musicisti contemporanei come Domenico Bartolucci. Del resto, la limpidezza delle esecuzioni e l’amalgama delle voci del coro ben si prestano ad interpretare tali opere, nell’ambito - o per meglio dire - nel recupero della migliore tradizione della Scuola romana.

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Il repertorio del “Praenestinae Voces“ è comunque molto variegato e ricco spaziando dalla musica gregoriana ad opere polifoniche sacre e profane di epoche e scuole diverse. Il coro ha tenuto molti concerti ed ha partecipato a diverse rassegne internazionali riportando sempre lusinghieri successi. Dal settembre 1998 la direzione della corale è stata affidata al M° Renzo Cilia. Il M° Renzo Cilia ha iniziato i suoi studi musicali nell’isola di Malta. Venuto in Italia nel 1971, come alunno del Pontificio Istituto di Musica Sacra, ha conseguito il Magistero di Canto Gregoriano, il Magistero di Musica Sacra, il Magistero di Composizione e Direzione di Coro, nonché l’attestato di organista Liturgico. Nel 1981 Domenico Bartolucci, allora Maestro Perpetuo della Cappella Sistina, lo inserì nello staff direttivo della Cappella Sistina, prima come segretario dell’Istituzione Sistina e poi come Magister Puerorum. Attualmente, il M° Cilia ricopre l’incarico di insegnante di armonia, contrappunto e fuga e tiene il corso monografico di forme palestriniane al Pontificio Istituto di Musica Sacra di Roma.


I BRANI ESEGUITI Hodie Nobis Cociorum Rex

Hodie Christus natus est

G. B. Nanino (1560-1623) G. P. da Palestrina (1525-1594)

Ninna nanna

J. Brahams (1833-1897)

Resonet in laudibus

A. Schubiger (1815-1888)

Odi una voce

D. Bartolucci (1917)

In Natali Domini

dal Gloria di Antonio Vivaldi • Gloria in excelsis Deo • Cum Sancto Spirito In dulci jubilo

Jesus bicibet meine freude

A. Borg (1920) (1678-1741):

Dietrich Buxtehude (1637-1707) J. S. Bach (1685-1750)

dalla cantata Uns ist ein Kindgeboren di J. S. Bach (1685-1750) • Ich wili den Namen Gottes loben • Alleluia Voci soliste: Gabriele Mancinelli, Valeriano Lulli

Al cronista, una considerazione a conclusione di una serata, davvero straordinaria. Avevo il timore che tutto si esaurisse in una celebrazione, simbolica e rituale, di un evento certo molto significativo, perché un “centenario” ha in sé comunque un sapore magico ed eccezionale. Sull’emozione ha prevalso la constatazione di un forte impegno a dare continuità e perfino maggiore efficacia ad un’opera, originale e preziosa, nella quale sugli aggregati finanziari prevale sempre l’imperativo categorico di privilegiare i bisogni e le speranze delle persone: con la paziente ricerca del bene comune, per il cui raggiungimento ognuno rinuncia anche a particolari, quanto legittimi, interessi individuali. È la cooperazione; È la BCC di Palestrina.

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Calendario eventi 2009 26 aprile - Assemblea ordinaria e straordinaria dei soci. - Annullo filatelico delle Poste Italiane a ricordo del centenario.

9 Maggio, ore 18 Palazzo Barberini salone Urbano VIII - Presentazione Mostra “Contadini della Val Gardena e dei Monti Prenestini: realtà a confronto“. A cura del Circolo Culturale prenestino “R. Simeoni“ in collaborazione con il Comune di Palestrina ed il Credito Cooperativo di Ortisei.

Altri eventi: (date da definire) - Presentazione dell’opera sulla storia della Banca, dalla fondazione ad oggi, realizzata dal Prof. Luigi Bandiera; - Presentazione del film-documentario “Pierluigi da Palestrina, il Principe della Musica; - Museo Nazionale Archeologico, presentazione del calco del “Rilievo Grimani”. Accordo tra il Museo Nazionale Archeologico di Palestrina ed il Kunsthistorisches Museum di Vienna per la realizzazione dei calchi delle opere presenti nei rispettivi musei per la ricostituzione dell’opera completa. - Pubblicazione del vocabolario in dialetto palestrinese, opera del prenestino Eugenio Cicerchia, con illustrazioni e disegni del Maestro Giulio De Angelis. 22, 23, 24 Maggio - Tramando ... tessendo. Zagarolo - Palazzo Rospigliosi III Mostra-mercato di artigianato tessile, a cura dell’Associazione Culturale “Sinergie” di Zagarolo. Info. Tel. 069524103 E-mail associazionesinergie@msn.com

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3 luglio - Nel suggestivo contesto dei Santuario della Fortuna Primigenia in Palestrina, orchestra e coro dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia diretti dal Maestro Ennio Morricone.

Ottobre - Mostra dei prodotti agricoli e artigianali della zona di competenza della Banca per valorizzare una produzione di eccellenza. Verranno interessate le Pro loco della zona, la Coldiretti, la Comunità Montana dei Castelli Romani e dei Monti Prenestini. La mostra si terrà presso il Castello Colonna di Genazzano. Inoltre si terrà una esposizione dei pittori di fine ottocento.

Dicembre - Sabato 19: Concerto chiusura del centenario.


La Banca e il Museo Intervento nel difficile restauro di un prestigioso mosaico rinvenuto durante i lavori di scavo nei pressi dell’ospedale di Palestrina, un mosaico policromo raffigurante quattro grifoni alati, risalente al primo secolo a. C. La Banca e lo Sport Significativo l’intervento per la realizzazione dell’impianto sportivo per il basket ed il calcio a 5. Numerosi anche ulteriori sostegni ad altri sport in quasi tutta l’arca operativa. La Banca e la Musica Nella città che ha dato i natali al Principe della musica Giovanni Pierluigi, non poteva mancare il forte interesse della Banca a favorire ogni iniziativa per valorizzare il ricchissimo patrimonio culturale presente. Il sostegno al Festival internazionale di musica polifonica e musica sacra, e ad una fitta serie di concerti eseguiti dai Cori presenti nei nostri centri ed alle scuole musicali. La Banca e la Salute Significative le iniziative avviate a Palestrina, Zagarolo e Tivoli, i cui ospedali sono stati dotati di apparecchiature d’avanguardia. Nel recente passato va rilevato il dono dell’impianto completo per la dialisi che costituisce il fiore all’occhiello dell’ospedale di Palestrina. La Banca e la Scuola Un’attenzione particolare viene riservata alle scuole sotto forma di borse di studio e premi agli studenti più meritevoli, per la partecipazione a viaggi all’estero, per l’acquisto di apparecchi didattici. La Banca e le Amministrazioni locali Importanti, nel tempo, gli interventi di interesse generale diretti ad eliminare carenze idriche mediante la realizzazione di ben tre pozzi artesiani, come pure il sostegno per la realizzazione di convegni archeologici, medici, sulla giustizia ecc. ecc. Il completamento delle opere relative al Distretto Sanitario di Cave. La Banca e L’Assistenza e la Beneficenza Un’attenzione particolare viene posta sulle tante situazioni di indigenza esistenti nei nostri centri. In questo ambito, purtroppo, c’è molto da fare, troppi sono i casi disperati. La Banca ha sempre dimostrato attenzione e il suo sostegno non è mai venuto meno. Questa è la BCC, differente per forza!

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Lo Calendario 2009: Contadini dei Monti Prenestini e della Val Gardena di Angelo Pinci

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“Lo Calendario“, edito come sempre dalla Banca di Credito Cooperativo di Palestrina, è giunto quest’anno alla diciannovesima edizione. Il 2009 è una anno particolare per l’Istituto Bancario che festeggia i primi cento anni della sua storia. Tra le manifestazioni che saranno organizzate per commemorare degnamente l’importante avvenimento, è prevista anche una mostra dal titolo “Contadini dei Monti Prenestini e della Val Gardena: due realtà a confronto“. La mostra, curata dal Circolo Culturale Prenestino “R. Simeoni“, sarà inaugurata il 9 maggio, e intende valorizzare la storia e le tradizioni economiche locali, proponendo un ampio repertorio di scene, contesti e situazioni di vita contadina di un secolo fa. La mostra rientra anche nel “Progetto di Bilancio Partecipato“ messo in atto dal Comune di Palestrina e si avvale del patrocinio dei Comune di Ortisei e della collaborazione dell’Istitut Ladin “Micurà de Ru“ di Selva Gardena. “L’iniziativa - ha scritto Marcello Cola, Presidente della Banca di Palestrina - rappresenta un momento di riflessione sull’associazionismo pionieristico della Casse Rurali agli inizi del Novecento, ed ha preso slancio dalla comunicazione positiva di alcuni soci del Circolo, abituali frequentatori estivi di Ortisei. È l’occasione per sottolineare la grande vitalità che hanno la valorizzazione e la conoscenza della realtà contadina ed artigiana in Val Gardena “. Nella mostra saranno esposte le opere di Irsara Siegfrido di Ortisei, e intorno alle sue opere si rievocherà il ciclo lavorativo dei contadini dell’area prenestina, in modo da proporre un confronto tra il mondo “alpino“ di Ortisei e quello “appenninico” della Campagna Romana. Lo calendario 2009 alterna i suoi mesi tra Palestrina ed Ortisei. Nel mese di febbraio i curatori del calendario Peppino Tomassi ed Ercole Sbardella, ci parlano della nascita delle Casse Rurali ed in particolare di quella di Palestrina. Nei mesi successivi si parla della Campagna Romana che, coltivata fin dall’antichità, ha sempre fornito in abbondanza i prodotti agricoli più svariati. Nella zona prenestina la col-

tivazione dei terreni era dedicata soprattutto alla cerealicoltura e all’olivicoltura. I braccianti della campagna Romana erano sottoposti ad una ferrea gerarchia al cui vertice erano i cosiddetti “caporali“ che stipulavano direttamente con i padroni o gli affittuari i contratti annuali ed arruolavano direttamente la manodopera necessaria alle singole lavorazioni agricole. Nel mese di luglio sono descritti i costumi prenestini, in particolare quello delle donne. Quello di tutti i giorni era confezionato in casa con tessuti di canapa o cotone, mentre quello classico veniva indossato in feste particolari quali nascite, matrimoni, Natale e Pasqua. Il costume classico era formato dalla pullacca , una camicia di solito bianca, lo varniello, una gonna di vari colori che arrivava fino alle caviglie al cui orlo veniva applicato il frappalà (una stoffa arricciata), il busto, di colore nero, il fazzoletto, grande e bianco che veniva posto sulle spalle ed incrociato sul davanti, il copritesta , anch’esso bianco, ricamato a mano e fermato sui capelli da uno spillone, lo ‘zzinale, il grembiule, le calze, di cotone o lana che dovevano arrivare anche sopra il ginocchio, le scarpe, confezionate con pelle di mucca, gli orecchini, d’oro con pendenti e collane di corallo. In settembre è descritta una casa contadina tipica, costituita da due ambienti: la cucina e una stanza dormitorio. Alla Val Gardena e ai costumi locali sono dedicati i mesi di marzo, giugno ed agosto. Negli ultimi tre mesi dell’anno sono messe a confronto nelle due realtà le rogazioni, le processioni penitenziali che si facevano per propiziarsi un abbondante raccolto, la mietitura e la fienagione, la trita (la trebbiatura che veniva fatta facendo passare molte volte i cavalli a galoppo su una distesa di covoni di grano) e la merca, cioè la marchiatura a fuoco degli animali. Una pagina del calendario, infine, è dedicata alle curiosità: si parla delle feste calendariali dei due paesi e vi è riportata tutta una serie di proverbi relativi al tema. La copertina, come al solito, è stata disegnata da Memmo Lulli; la stampa è della I.T.L. di Palestrina.


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25-26 APRILE 2009 ASSEMBLEA ORDINARIA E STRAORDINARIA DEI SOCI

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L’Assemblea Ordinaria e Straordinaria dei soci della Banca di Credito Cooperativo di Palestrina Società Cooperativa con sede in Palestrina (Rm), viale della Vittoria, n. 21, è indetta in prima convocazione, il giorno 25 aprile 2009 alle ore 8.00, in Palestrina, presso il Campo Polivalente in via Pedemontana s.n.c. (adiacente al Campo Sportivo Comunale), e, in seconda convocazione, DOMENICA 26 APRILE 2009 alle ore 9.00 presso gli stessi locali, per discutere e deliberare sul seguente Ordine del Giorno

Parte ordinaria: 1. Bilancio d’esercizio al 31 dicembre 2008, Relazione degli Amministratori sulla gestione, Relazione del Collegio Sindacale; proposta di destinazione degli utili formulata dal Consiglio d’Amministrazione; deliberazioni inerenti e conseguenti; 2. Determinazione dell’ammontare del fido massimo concedibile ad uno stesso obbligato, ai sensi dell’art. 30 dello Statuto Sociale; 3. Determinazione dell’ammontare del sovrapprezzo azioni, per i nuovi soci, ai sensi dell’art. 22 dello Statuto Sociale. 4. Adozione del nuovo Regolamento assembleare ed elettorale della Società, in conformità allo schema – tipo Federcasse, comprensivo della previsione relativa al cumulo degli incarichi di analoga natura degli esponenti aziendali, in adeguamento alle Disposizioni di Vigilanza sul Governo societario emanate dalla Banca d’Italia in data 4 marzo 2008. 5. Approvazione delle politiche di remunerazione dei consiglieri di amministrazione, dei dipendenti e dei collaboratori non legati alla Società da rapporti di lavoro subordinato. Parte straordinaria: 1. Proposta di modifica statutaria, in esecuzione delle Disposizioni di Vigilanza Bankitalia del 4 marzo 2008, in materia di organizzazione e governo societario delle Banche, di cui alla comunicazione n. 0274304 del 13 marzo 2009: art. 7, art. 23, art. 30, art. 32, art. 35, art. 40, art. 41, art. 42, art. 43, art. 44, art. 47. 2. Attribuzione al Presidente del Consiglio d’Amministrazione, nonché a chi lo sostituisce a norma di statuto, del potere di apportare eventuali limitate modifiche in sede di accertamento da parte della Banca d’Italia ai sensi dell’art. 56 del D.Lgs. 1.9.1993, n. 385. La documentazione relativa ai singoli punti all’ordine del giorno sarà a disposizione dei soci presso la sede della Banca, nonché sul sito internet www.bccpalestrina.com, nei termini di legge. Palestrina, 27 marzo 2009. Il Presidente Marcello Cola

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Credito per lo sviluppo di Sergio Castellazzi

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Il sistema bancario italiano, se ci si ferma agli aggregati di fine 2008, non se la passa tanto male: la raccolta è cresciuta, nonostante la marcata flessione della remunerazione; il totale del volume degli impieghi, pur in forte rallentamento rispetto al 2007, indica una crescita di poco superiore al 4%; le sofferenze sono sostanzialmente sotto controllo. La questione si complica, e notevolmente, quandofra qualche mese si avranno i bilanci a consuntivo dell’esercizio scorso. Perché è in quelle pieghe, nella componente analitica dell’attivo e del passivo, che sarà possibile misurare l’intensità della febbre che investe le banche italiane, in particolare i grandi gruppi. Le prime stime sono tutt’altro che confortanti, pur se lo stato generale di salute è senza dubbio molto migliore rispetto a quello che si riscontra in altre realtà, a partire dall’Unione Europea. È sufficiente allungare lo sguardo alle dinamiche, ad esempio, che si stanno consolidando in Gran Bretagna e nella stessa Germania, tradizionale locomotiva di traino dell’economia di Eurolandia, per cogliere la gravità e la profondità della crisi che travaglia il mondo delle aziende di credito. Una crisi, peraltro, particolarmente insidiosa, che dovrà anche scontare, ed a breve, le conseguenze della bolla avvelenata dei titoli tossici e degli effetti di una recessione economica, particolarmente accentuata ed in veloce accelerazione, come conferma l’arretramento degli indici più significativi. Per quanto riguarda il nostro Paese, pur in condizioni migliori rispetto agli altri partners, il primo passo da compiere è la rimozione delle cause del ristagno dell’economia italiana, che transita inesorabilmente attraverso il circuito risparmio - investimenti - consumi. In questo scenario, un ruolo decisivo spetta, quindi, al volano dei flussi di credito e, di conseguenza, ad una attenta politica nel versante degli impieghi per evitare, in primo luogo, che venga meno, in questo momento così complesso, l’indispensabile combustibile che fa girare il motore delle imprese e di tutta l’economia. Vale anche per una realtà così peculiare, come è la nostra banca, così saldamente radicata nel territorio che ne delimita la stessa area di operatività.

A questo obiettivo ci spronano le scelte strategiche che ci ha rassegnato il Consiglio di amministrazione, impegnando la struttura operativa ad affinare gli strumenti per intercettare tempestivamente i segnali, anche deboli, che esprimono le nostre comunità. Per coglierne bisogni ed esigenze e dare agli stessi le migliori soluzioni. È questo l’impegno della Direzione e di tutti i collaboratori della banca. Sappiamo quanto sia difficile ripetere i positivi risultati che abbiamo raggiunto, tutti insieme, in questi ultimi anni. Forse ne risentirà il conto economico, ma sicuramente non ne soffrirà la crescita della banca, così come non si indebolirà il suo ruolo propulsivo per lo sviluppo delle nostre comunità.


Convegno FEDERLUS

L’alba dentro l’imbrunire di Brunella Venier

“Si è sviluppato un fiume sporco, che avvelena la geografia della storia umana. Un fiume che ha travolto anche l’economia e la politica in cui conta solo il proprio interesse. In questa fase di grande difficoltà per le famiglie, va portato in luce uno degli obiettivi primari degli istituti bancari e di credito e cioè la solidarietà nei confronti delle fasce più deboli e il sostegno alle attività produttive.” È con le parole del Pontefice Benedetto XVI e un solenne impegno a farne tesoro da parte delle BCC deL Lazio, Umbria e Sardegna, che il Presidente Francesco Liberati ha concluso il convegno che si è svolto il 5 dicembre scorso a Roma presso il complesso monumentale dell’Ara Pacis. Tema dei convegno è stata l’attuale crisi finanziaria ed economica. Un’occasione per riaffermare come le Banche di Credito Cooperativo rispondono al momento critico che stiamo vivendo, con il loro modo rinnovato di operare, a supporto degli investimenti anziché della speculazione, stimolando la crescita dell’economia reale piuttosto che della finanza, e valorizzando il territorio e la relazione con il mercato: tutto ciò in ottica etica e non ricercando il profitto. Al convegno hanno preso parte: Salvatore Rizza, Ordinario di Politica Sociale della Facoltà di Scienze della Formazione presso l’Università degli studi Roma Tre, con una relazione sulla funzione economica, sociale ed etica delle Banche di Credito Cooperativo; Renato Mannheimer, Ordinario di Analisi dell’opinione pubblica della Facoltà di Sociologia presso l’Università degli studi Bicocca di Milano, con una ricerca sull’atteggiamento delle famiglie verso il risparmio, il denaro e le banche, con specifico riferimento alle BCC; Marco Liera, Direttore de “Il Sole 24 ore Plus“, ha tracciato una possibile linea di comportamento per supportare le esigenze di sviluppo in questa delicata fase. Hanno portato il loro contributo il direttore generale della Federlus Paolo Giuseppe Grignaschi;

Giancarlo Pensa della Comunità di S. Egidio; il direttore generale di Federcasse Franco Caleffi: il presidente della BCC di Palestrina Marcello Cola e il direttore generale della Cassa Rurale ed Artigiana dell’Agro Pontino Maurizio Manfrin.

INTERVENTI

Francesco Liberati Sono ormai chiari i connotati di fondo della crisi finanziaria che stiamo vivendo: non siamo di fronte ad un rovescio qualunque ma alla più grave crisi dagli anni trenta. La bancarotta della Lehman Brothers, la più grande della storia americana, si è mostrata grave nelle conseguenze: abbiamo assistito al definitivo prosciugamento del mercato interbancario americano e a un clima di panico che ha coinvolto gli operatori finanziari su entrambe le sponde dell’Atlantico. Certo è che stiamo assistendo ad un ritorno delle politiche keynesiane che presuppongono il ruolo dello Stato come regolatore dell’economia. Governi che aborrivano ogni intervento statale in economia, in pochi giorni si sono convertiti in fautori di una sorta di dirigismo di Stato. Parallelamente, si è aperto il dibattito sui danni economici e sociali provocati da un sistema finanziario sostanzialmente senza regole adeguate pensando a quello che dovrà essere il futuro modello. Un nuovo modello fondato su basi di trasparenza e sicurezza per cittadini e imprese, che sia al servizio

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dell’economia reale con adeguati sistemi di controllo il più possibile coordinati a livello internazionale. In questa crisi sta emergendo sempre più il ruolo positivo dei mondo delle banche locali e, soprattutto, dei Credito Cooperativo. Il nostro sistema ha mostrato negli ultimi anni una crescita continua, con l’aumento dei volumi intermediati, l’ampliamento della clientela, la crescita della quota di mercato; ora ci prepariamo alle nuove sfide, a cogliere le opportunità di mercato che si presentano davanti a noi. In base alle previsioni di Prometeia, infatti, alla fine del prossimo anno la crescita della raccolta dovrebbe mantenersi intensa, attestandosi al 6,4% e al 5,6% rispettivamente nel 2009 e nel 2010. Riprenderanno a crescere le sofferenze con un ritmo di incremento del 6% su base annua. Come Banche di Credito Cooperativo dovremo mostrare la capacità di proseguire il nostro tradizionale percorso di crescita e servizio, tenendo i rischi sotto controllo. Il rischio di credito, in particolare, potrà trovare motivi di nuovo incremento in relazione al minor reddito disponibile delle famiglie, all’aumento della disoccupazione, alle difficoltà di tenuta delle imprese. In questa situazione severa, noi non ci tireremo indietro e ce la metteremo tutta per continuare a dare risposte concrete ai nostri soci, ai clienti e a tutti coloro che vorranno utilizzare i servizi dei credito cooperativo. Ci aspetta un nuovo giorno, e dobbiamo muoverci per dargli il benvenuto, ecco perché abbiamo evocato la figura dell’alba dentro l’imbrunire. Le nostre banche oggi sono chiamate a svolgere quel ruolo di riferimento nel territorio che ormai nessuno non vuole o non può svolgere. Siamo rimasti i soli - scomparse le casse di risparmio e le piccole popolari - al servizio autentico del territorio. Questo ruolo ci è ormai riconosciuto ufficialmente,

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confermato anche da interventi istituzionali al massimo livello della Banca d’Italia e del Governo. A luglio, nel suo intervento all’Assemblea dell’ABI, il Governatore, per la prima volta dall’inizio del suo mandato, ha dedicato una specifica attenzione alla realtà delle Banche di Credito Cooperativo, valorizzandone il ruolo. Anche nel suo recentissimo messaggio all’Assemblea Federcasse del 24 novembre scorso, il Governatore ha sottolineato il ruolo delle Banche di Credito Cooperativo sui mercati locali del credito che oggi “rivestono una importanza centrale in relazione alla peculiare struttura produttiva connotata dalla prevalenza di piccole e medie imprese.” È stato anche osservato come nel recente 13° rapporto della Fondazione Rosselli - che la forma di banca “relazionale“ consente nella maggioranza dei casi una migliore gestione dei rischi, proprio per la prossimità dei centri decisionali al territorio. In sintesi, la forma proprietaria cooperativa di una banca locale è segno per la clientela di un impegno e di una disponibilità di lungo periodo al sostegno dell’economia locale. Un modello che pone la finanza al servizio dell’economia e non viceversa. Un modello che ha trovato la rinnovata preferenza del pubblico che ne ha premiato la “prossimità“, la capacità di servizio, la vicinanza alla gente. Noi, ripeto, non ci sottrarremo a questa missione di vicinanza alle famiglie e alle piccole imprese in una fase di grandi e inedite difficoltà. Continueremo a dare sostanza alla nostra opera di sostegno creditizio, mettendo a disposizione nuove risorse per il prossimo anno. Contiamo, infatti, di espandere gli impieghi nel 2009 per almeno il 10% in più rispetto all’anno in corso, che pure si sta chiudendo con una significativa crescita dei finanziamenti creditizi. Una cifra che significa oltre 600 milioni di euro di


sostegno a consumi, gestione delle imprese e investimenti nelle tre regioni dei Lazio, Umbria, Sardegna. 600 milioni di euro che come da nostra prassi operativa impiegheremo in modo frazionato con riferimento ad un’ampia platea di fruitori, minimizzando di conseguenza il rischio. Ancora di più in questa fase contiamo di collaborare con le Organizzazioni di categoria, sviluppando e impiegando al meglio gli strumenti esistenti a partire dai consorzi di garanzia fidi. È fondamentale un dialogo continuo con le categorie economiche anche per perseguire una politica di patrimonializzazione efficace da parte delle piccole e medie imprese, al fine di facilitare anche per questa via l’accesso al credito. Il dialogo, il mettersi in gioco, il fare rete nel territorio sono per noi un’abitudine consolidata che deriva dalla nostra storia. Una storia, si ricordava alla recente Assemblea Federcasse, scandita in 125 anni di mutualismo, di costruzione di fiducia e di impegno per la realizzazione del bene comune. Una storia che ha visto l’impegno e l’insegnamento di grandi uomini, di personaggi come Leone Wollenborg, Luigi Cerutti, Luigi Sturzo, Giuseppe Toniolo, Primo Mazzolari. Uomini che oggi sarebbero orgogliosi del cammino realizzato dal Credito Cooperativo, di quanto il nostro movimento sia stato in grado di raggiungere senza dimenticare i valori fondanti. Il loro impegno è oggi il nostro impegno, al servizio dei cittadini, delle famiglie e delle imprese.

Paolo Giuseppe Grignaschi Questo è il secondo convegno annuale della Federazione, una buona abitudine che abbiamo inaugurato un anno fa in occasione del quarantennale e che vuole rappresentare un momento di riflessione comune su temi di attualità per le nostre BCC, con lo sguardo rivolto al futuro. L’anno scorso il tema (“il territorio oltre il confine“) era quello del rapporto fra la banca e il territorio in un momento in cui il sistema bancario era dominato dalle mega fusioni che sembravano la panacea di tutti i mali, la soluzione ottimale per i problemi dei consumatori e del sistema produttivo. E i nuovi grandi gruppi bancari si proponevano come banche del territorio. A questo noi avevamo risposto in due modi: da una parte, con l’ausilio dei Prof. Alessandro Caretta, dimostrando attraverso analisi circostanziate che

in realtà le fusioni diminuiscono il livello di concorrenza, e che pertanto non necessariamente generano benefici per i consumatori; dall’altra riaffermando con forza e con orgoglio di essere la vera banca territoriale, in ragione di quelle che sono, con le nostre origini, la missione, i comportamenti quotidiani e la capacità reale di ascoltare i bisogni del territorio che non sono solo traducibili in finanziamenti, cioè in aggregati numerici e finanziari, ma che si esprimono anche in maniera diversa. Si tratta di qualcosa che ci appartiene da sempre. Ma per fare sì che continui ad appartenerci bisogna lavorare sodo, dotarci di metodi e strumenti adeguati per interpretare il territorio e continuare ad investire sulle nostre caratteristiche distintive. Per questo abbiamo avviato la Formazione ldentitaria, che credo sia una delle maggiori garanzie per il nostro futuro e che manifesterà i suoi benefici nel lungo termine. Formazione ldentitaria per la quale la nostra Federazione si è distinta per il livello di partecipazione degli amministratori, dei presidenti, dei neo amministratori, e anche dei direttori, per i quali siamo stati i primi a concludere la sessione di CooperniCo dedicata; la Formazione Identitaria verrà estesa anche a tutto il personale neo assunto e si sta pensando anche ai soci delle banche. E ci siamo anche preparati ad affrontare quello che veniva definito “tsunami normativo“ che stava investendo le nostre BCC: la MiFID, che è entrata in vigore dal 1° novembre 2007; dal 1° gennaio 2008 si è entrati in regime di Basilea 2 e il 30 settembre 2008 c’era il termine di consegna alla Banca d’Italia della prima rendicontazione ICAAP; la Compliance, entrata in vigore il 10 luglio 2007, con una moratoria fino al 10 luglio 2008 e con la possibilità di essere poi effettivamente operativi a partire dal 2009. Tutte cose alle quali abbiamo saputo rispondere, rispettando tutte le scadenze, lavorando insieme. Per la MiFID, per Basilea 2, per la Compliance (per la quale le nostre Banche hanno chiesto alla Federazione una struttura apposita a cui esternalizzare l’attività), la Federazione ha agito insieme alle Banche valorizzando coerentemente la “forza dell’unione“. Ben altro “tsunami“ ci ha colto in questi ultimi mesi. Oggi c’è grande crisi finanziaria, crollano le certezze, le analisi e le previsioni più autorevoli valide fino a poco tempo fa diventano rapidamente obsolete. Di tutti i fatti accaduti e che continuano ad accadere forse il caso più grave sino ad oggi è stato il fallimento della Lehman Brothers, una delle

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icone dei capitalismo mondiale. Rispetto a questo fallimento abbiamo dato come sistema una dimostrazione di efficienza, di efficacia e di coerenza. Siamo andati subito a contare le nostre esposizioni; ci siamo resi conto di avere, attraverso alcuni prodotti, delle esposizioni nei confronti della clientela, peraltro di importo assolutamente limitato rispetto a tutto il resto dei sistema e, primi fra tutti, siamo intervenuti con decisione unanime e ci siamo fatti carico di questi costi, affinché per la nostra clientela non ci fosse alcuna conseguenza. Credo quindi che per noi il problema non sia tanto la crisi finanziaria: il nostro modo virtuoso di fare banca ci ha tenuto sostanzialmente immuni dalla crisi e su quel poco che ne abbiamo risentito siamo stati pronti a reagire; il problema che potremmo avere è la conseguenza della crisi, cioè la recessione economica che incombe e sarà diffusa. Noi siamo banche vicine ai territori e con queste realtà dobbiamo confrontarci più che con quello che succede negli Sati Uniti, a Wall Street o alla City Londinese. Però anche su questi temi, come l’anno scorso, la risposta può essere trovata innanzitutto dentro di noi, cioè valorizzando le nostre caratteristiche distintive, purché sappiamo interpretare correttamente e con la dovuta prudenza, che non è mai troppa, i fenomeni provenienti dal mercato. Concludendo, il senso di questo incontro vorrebbe indurci a riflettere e confrontarci su quanto sta accadendo intorno a noi, guardarci dentro per vedere insieme il domani, per poter continuare a svolgere con sempre maggiore forza ed efficacia la nostra originaria missione. Non è, dunque, il momento di fare previsioni, poiché oggi chiunque fa previsioni sbaglia, ma è il momento di fare e allora interroghiamoci insieme su cosa è meglio fare e quali possono essere le nostre priorità.

Salvatore Rizza Un “sogno” per il Credito Cooperativo Dalla fine dell’estate i titoli dei giornali sono bollettini di guerra: il crollo delle borse scandisce ad ogni ora del giorno la grave crisi che colpisce l’intero sistema finanziario nelle sue diverse articolazioni. Le origini remote e prossime sono molteplici e non di facile individuazione: la globalizzazione; il ‘culto’ del mercato libero che risponde unicamente alle esigenze dei profitto; la idiosincrasia per ogni forma di regola e di vincolo sociale. Alla crisi si aggiungono, aggravandola, le difficoltà

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dell’economia reale con il seguito di disagi sociali. La crisi finanziaria di cui ci stiamo occupando mette in evidenza alcune caratteristiche che la fanno risalire a fattori di natura ideologica, politica, sociale, economica ed etica. Il fattore ideologico rileva prevalentemente la concezione secondo cui il mercato si muove in maniera assolutamente autonoma nei confronti dello stato. Il fattore politico ha mostrato tutta la sua debolezza e l’incapacità di governare il sistema economico globale. Nella situazione critica attuale molti liberisti ‘di ritorno’, o convertiti, reclamano l’intervento

dello Stato perché si faccia carico delle difficoltà e delle soluzioni della crisi che coinvolge le banche. Gran parte degli osservatori sostengono che il vento della crisi mondiale ha rimesso al centro il potere politico rispetto al mercato, i governi rispetto agli affari, l’intervento pubblico rispetto al liberismo. Il fattore sociale, dal nostro punto di vista, è la variabile più sensibile, perché concerne gli effetti che la crisi fa sentire sulla vita delle comunità e dei singoli soggetti. Tutti i Paesi, mentre si preoccupano di rinforzare le difese delle banche per evitarne il fallimento che potrebbe avere un effetto a catena sul sistema finanziario e un impatto sul risparmio delle famiglie e il credito alle imprese, si preoccupano di rendere più generoso il sistema di welfare. Siamo in piena recessione e alla perdita del valore di acquisto di stipendi e pensioni, già stigmatizzato da mesi, si aggiunge la dilagante chiusura di imprese con conseguente perdita di posti di lavoro e crescente disoccupazione.


Il fattore economico è il più esplicito ed evidente indicatore della crisi mondiale. Il collegamento diretto con l’economia mostra della crisi finanziaria l’aspetto più inquietante e più carico di conseguenze per la società. La finanza è una funzione dell’economia, ma una finanza senza economia appare non solo effimera e di durata incerta, ma non contribuisce alla crescita della società umana. Il fattore etico-culturale racchiude le ragioni essenziali per il determinarsi della crisi. É condivisibile l’idea che campeggia al centro della proposta di avere più etica nell’economia e di promuovere un’economia sociale di mercato in cui al paradigma della domanda di beni di consumo, fondata suIl’indebitamento e sul “tutto subito“, si debba sostituire un paradigma morale che organizza la domanda sugli investimenti collettivi fatti per il bene comune complessivo: non per il presente ma per il futuro. Le banche commerciali e le banche d’affari registrano un calo della fiducia da parte degli investitori e cercano di correre ai ripari mediante la promozione di piani di rilancio di attività e di investimenti per le aziende e mediante piani di spesa per consumi da parte delle famiglie. La funzione della fiducia si dispiega tra presente e futuro, tra le scelte di oggi e le prospettive di cadute nel futuro. La fiducia non è altro che l’anticipazione che orienta l’agire e l’esperire nel presente. Ma che cosa intendere per “fiducia“? In linea generale, la fiducia è un atteggiamento verso altri o verso se stessi, che risulta da una valutazione positiva di fatti, di circostanze, di relazioni, per cui si confida nelle altrui o proprie possibilità, e che generalmente produce un sentimento di sicurezza e tranquillità. Nella evoluzione sociale la fiducia personale si trasforma in fiducia del sistema. La volontà espressa dai responsabili politici e dal management di ritornare a regole meno liberiste e ad interrompere la foga deregolativa sono certamente dei tentativi che vanno nella direzione dei recupero della credibilità e della fiducia. Il sistema delle Banche di Credito Cooperativo costituisce un esempio di stabilità, di trasparenza, di credibilità, di fiducia custodita e rafforzata . La credibilità degli istituti bancari dipende da molteplici fattori, la cui presenza garantisce quella fiducia di cui necessitano per proseguire nella loro attività e, talvolta, per consentirne la stessa sopravvivenza. Detti fattori possono essere sintetizzati nelle origini storiche ed ideali della banca, nella reputazione di cui gode e nella capacità di rispondere alle

aspettative dei cliente. Il movimento dei “Credito Cooperativo“ nasce sullo stesso tronco della ‘cooperazione’ assumendone la linfa della partecipazione, della democrazia e della solidarietà. La vocazione localistica delle BCC e il loro radicamento territoriale, elemento distintivo e non occasionale, consente loro di rappresentare per il territorio stesso una risorsa perenne. La missione per ogni istituzione è uno degli aspetti più importanti perché ne indica e ne descrive l’identità. La missione della Banca di Credito Cooperativo è descritta nel proprio Statuto, è manifestata nella sua politica aziendale, è vissuta nella operatività quotidiana ed ispira i comportamenti di tutti i soggetti in essa, a vario titolo e con diversi ruoli, coinvolti. Le BCC hanno mantenuto inalterate la loro capacità di adeguamento alle mutevoli condizioni socio-economiche dei territorio in cui sono inserite e, allo stesso tempo, hanno preservato i tradizionali legami di solidarietà con la base sociale e con le scelte da esso operate. Il mutualismo si definisce come l’insieme di esperienze e di pratiche che derivano dalla capacità sociale autoregolativa e autorganizzativa di creare spazi di solidarietà e di prossimità da parte dei soggetti tradizionalmente sensibili e dediti a tali pratiche. La mutualità è l’elemento peculiare che indica la reciprocità delle prestazioni. La Banca di Credito Cooperativo attraverso la mutualità svolge una funzione sociale di grande importanza concorrendo alla ricomposizione della società e restituendo alla persona umana una opportunità per ricomporre i legami sfilacciati della sua solitudine. Il mutualismo di prossimità vede le BCC contribuire alla modernizzazione dei sistema economico e sociale attraverso l’intreccio operato d’intesa con la realtà territoriale. La mutualità di reciprocità riguarda le stesse BCC e si fonda sulle relazioni che nascono quando una BCC supporta una ‘consorella’ che attraversa situazioni di difficoltà. La solidarietà è l’altro nome di mutualismo e ne costituisce l’ethos di fondo. Esiste un intreccio virtuoso tra BCC, territorio, mutualità e solidarietà. La solidarietà è uno dei punti cardini e distintivi della BCC esercitata nei confronti, prima di tutto, dei soci dell’impresa cooperativa, e nei confronti della società, a partire dal proprio territorio. La partecipazione e la democrazia sono caratteristiche della cooperazione e, quindi delle BCC, che in questo senso si collocano autorevolmente neIl’ambito del processo attivo democratico: sia

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nei confronti della intera società in quanto appartenente ai così detti ‘corpi intermedi ‘ e, pertanto, soggetto-protagonista, sia nei confronti, come abbiamo detto, dei soci cooperatori nei cui confronti opera come ‘scuola’ e come ‘laboratorio’ per l’esercizio democratico. Alla sfida che proviene dalla globalizzazione, che lascia la persona sola e indifesa, la cultura cooperativistica della BCC offre la risposta di una mutualità comunitaria e di una solidarietà democratica che fa perno sulla partecipazione di tutti e sul concorso alla costruzione del ‘bene comune’. Le relazioni umane improntate alla solidarietà, l’impegno alla partecipazione nella cooperativa di credito e nella società per far crescere la democrazia in una visione di sviluppo integrale (economico, culturale e sociale), l’erogazione del credito e il bilancio sociale sono gli impegni che oggi, come ieri, la Banca di Credito Cooperativo vive e assume. È il contributo che essa dà e può continuare a dare in questo periodo di crisi per traghettare dall’imbrunire verso l’alba la comunità economica e la società.

commercianti hanno notato come i finanziamenti non sono solo richiesti per la soddisfazione di un bisogno immediato, ma sono considerati strumenti di pianificazione delle spese familiari. Alla domanda se è sempre capace di utilizzare al meglio i suoi soldi, il 60% degli intervistati ha risposto di essere “molto capace“, il 16% “abbastanza capace“. Dunque, emerge un atteggiamento conflittuale della gente nei confronti del denaro e dei consumi: le persone se possono tendono a risparmiare anche se almeno 1/3 degli intervistati non ce la fa e tanti ricorrono al credito al consumo.

2 Il rapporto con le banche La relazione con le banche è complessa, spesso conflittuale. È emerso che solo l’11% degli intervistati dice di avere fiducia nel sistema bancario, mentre l’89% non ce l’ha; tuttavia poi il 95% della gente ha fiducia nella propria banca. La sfiducia nel sistema si trasforma in fiducia nella propria banca, perché con quest’ultima c’è una relazione, che si basa sulla conoscenza dei funzionario e sul fatto che la propria banca la si vede fisicamente mentre il sistema bancario rimane qualcosa di astratto. Renato Mannheimer Questa differenza straordinaria ci dà una prova di Analisi, fenomeni e tendenze del mondo che ci circonda uno stato di inquietudine: la gente vorrebbe fidarsi dei sistema bancario ma poi si fida di ciò che 1 Il rapporto con il denaro vede, di ciò con cui ha una relazione. Il denaro è molto rilevante nella vita di ciascuno; Da questa discende poi la fidelizzazione: circa il con esso si ha spesso un rapporto conflittuale: 69% della clientela dichiara di non voler cambiare piace ma allo stesso tempo fa paura, si teme di la propria banca. gestirlo male. Guardando i giudizi della gente sulle banche, si Gli italiani alla domanda come sia l’uso del denaro rileva una certa severità. Il 68% ritiene che le banhanno risposto: “attento“ per il 43%, “moderato“ che, non la propria, “spillino soldi ai loro clienti“; per il 36%, mentre solo il 21% dice che è “disinvol- solo il 48% le ritiene importanti per lo sviluppo to o impulsivo“. Il rapporto con il denaro è un rapporto complicato e a causa di questa relazione complessa gli italiani tendono a risparmiare. Alla domanda “lei cosa fa con il denaro“, il 29% risponde che risparmia tutto quello che può; il 18% dice che spende gran parte del proprio denaro ma ne risparmia sempre un po’; il 10% risparmia solo occosionalmente e il 7% risparmia solo quando progetta di acquistare qualcosa (auto, vacanze ecc). Quindi circa 2 italiani su 3, di volta in volta risparmiano. Per completare il quadro sul risparmio abbiamo chiesto ad un campione di commercianti quale sia secondo loro l’evoluzione dei credito al consumo: il 73% dice che i clienti spendono di meno e con maggiore diffidenza rispetto al passato. Gli stessi

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della società mentre il 38% non le ritiene rilevanti. Con la affermazione: “per fortuna ci sono le banche che aiutano le persone nella gestione dei loro risparmi“ è d’accordo solo il 31% degli intervistati, mentre il 59% ritiene che le banche in generale non aiutino le persone; comunque, la gente pensa che le banche non aiutino mentre la propria sì. Riguardo alla propria banca, il 50% degli intervistati dice “il personale è preparato e professionale“; il 46% la giudica “efficiente”, il 44% “chiara e trasparente con i clienti“, il 42% “moderna e innovativa“, il 41% “prestigiosa“. Per il 37% la propria banca “è importante per lo sviluppo economico dei Paese“. Solo il 29% dice che è poco cara rispetto ai servizi offerti e il 26% che sostiene iniziative sociali culturali“. Alla domanda “se interrompesse i rapporti con la sua banca a chi si rivolgerebbe“ il 27% ha risposto ad una banca nazionale, il 38% ad una banca territoriale, il 35% alla posta. Infine, come dovrebbe essere la banca ideale? Per il 55% degli intervistati dovrebbe essere vicina al cliente. Al secondo posto viene posta la chiarezza (per il 30% del campione), mentre per l’11% deve avere una forte immagine istituzionale. Solo il 4% degli intervistati avverte l’esigenza che dia sostegno al territorio e alle iniziative socio/culturali.

3 Notorietà delle BCC Riguardo alla conoscenza del mondo BCC, in base ad interviste fatte prima dell’ultima campagna di comunicazione, solo il 32% ha dichiarato di conoscerle. È dunque ancora un livello di conoscenza non elevato, malgrado il claim “la mia banca è differente“ soddisfi quanto la gente richiede ad una banca. 4 Osservazioni conclusive Per concludere, in generale gli italiani: - Dichiarano un rapporto prudente e di stampo tradizionalista con il denaro - Continuano a mostrare un’elevata propensione al risparmio - Mostrano un livello di indebitamento ancora inferiore rispetto agli altri Paesi, non solo gli Stati Uniti, ma anche rispetto a molti paesi europei. - Non hanno fiducia nel sistema bancario, ma conservano un’immagine sostanzialmente positiva della propria banca e mostrano reticenza nel cambiarla. Alcuni per “fedeli per amore“ altri perché è “complicato” cambiare. - Dichiarano di essere insoddisfatti del supporto che la propria banca fornisce alla società e al terri-

torio, ma tali caratteristiche non figurano nei primi fattori di valutazione della “banca ideale“. - Mostrano appeal nei confronti della banca locale, ma conoscono poco le BCC. La propensione al risparmio è sempre forte e non abbandona le famiglie italiane neppure nei momenti di maggiore incertezza e pessimismo. La prudenza e la “saggezza popolare“ sembrano guidare, infatti, le scelte in ambito finanziario. Tuttavia, la capacità di giudizio risulta essere marcatamente influenzata dall’attuale pressione mediatica e da fattori di carattere emotivo: all’alone di sfiducia nei confronti dei sistema bancario si contrappone l’effettiva incapacità di selezionare gli operatori e cambiare le proprie scelte seguendo logiche di convenienza. Cambiare banca è difficilissimo, forse la prossima campagna di comunicazione può puntare sull’aiuto a cambiare banca. Professionalità percepita e aspetti relazionali mantengono la valutazione sulla propria banca al di sopra delle pessime aspettative del comparto (la propria banca viene considerata la migliore). La Banca ideale è quella che si mostra vicina al cliente, ma non sulla base di un generico supporto al territorio, ma dimostrando capacità di risposta alle specifiche istanze, anche individuali, emergenti a livello locale. A mio avviso nel futuro le banche verranno sempre più selezionate sulla capacità di relazione e questo sia per i clienti individui che per i clienti aziende.

Marco Liera Diversità e pluralismo fattori fondamentali per lo sviluppo economico e finanziario di un paese La crisi che stiamo vivendo ha origine negli anni ‘90 negli Stati Uniti quando sono state approvate dal senato americano leggi che hanno dato grande libertà agli intermediari finanziari per massimizzare l’utilizzo della leva finanziaria e dei derivati. Anche nel ‘29 c’è stata una crisi economica e finanziaria gravissima, la differenza è che oggi i governi e le autorità monetarie hanno imparato la lezione e quindi non rimangono inattivi e passivi come in quell’epoca. Il problema oggi è che i meccanismi di propagazione della crisi sono molto rapidi e imprevedibili perché ci sono reazioni a catena difficili da ricostruire. Quello che è successo dopo il 15 settembre, ossia dopo il fallimento della Lehman, è qualcosa che è sfuggito alla maggior parte degli economisti. Analizzando per le varie tipologie di istituti finan-

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ziari, le dimensioni che negli Stati Uniti aveva raggiunto, prima della crisi, la leva finanziaria, ossia il rapporto fra indebitamento e capitale proprio, si evidenzia che le più patrimonializzate erano le Credit Union, cioè le BCC americane, che avevano una leva finanziaria di 8,7; le banche commerciali avevano una leva di 9,8; le società finanziarie di 10, i grandi erogatori semi pubblici di mutui casa avevano una leva di 23,5 e le Brokers e Hedge Funds, che sono l’anello più debole del sistema, ossia le banche di investimento, avevano una leva vicino a 30. Governi e autorità monetarie, a differenza di quanto avvenuto per la grande crisi dei ‘29, si sono mosse con tempestività e determinazione anche se questi interventi hanno dei punti critici: - asimmetrie domestiche e internazionali che riguardano sia i singoli Paesi, in cui alcuni settori vengono aiutati e altri no, sia a livello internazionale, con interventi pubblici differenti da Paese a Paese; - ruolo estremamente pervasivo dello Stato nell’economia. Qualcuno ha paventato anche un ritorno alla statalizzazione tipo anni ‘70; - enfasi sulle regole, ma l’etica? Al momento non c’è una grande attenzione al tema dell’etica; - poca attenzione al pluralismo: le economie vengono trattate come dei sistemi indifferenziati quando occorrerebbe che il legislatore svolgesse un ruolo di stimolo alla differenziazione. Pluralismo significa anche avere, in un sistema finanziario, soggetti che seguono regole di comportamento diverse: a tal proposito ricordo la diversità nelle missioni aziendali, nei livelli di patri-

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monializzazione, nei rapporti con la clientela. Il livello di patrimonializzazione, che fortunatamente nel caso delle BCC è elevato, fino a qualche tempo fa secondo alcuni consulenti era considerato, soprattutto per le BCC in Italia e nelle Credit Union americane, fonte di potenziale inefficienza. A febbraio 2008 una società di consulenza multinazionale, estremamente prestigiosa, ha presentato uno studio all’Associazione Europea delle Banche Cooperative in cui si diceva che il modello delle BCC è estremamente positivo, ma vi erano alcuni problemi: uno era l’elevata patrimonializzazione, e per ridurre l’inefficienza si suggeriva di ridurre la base del capitale per farlo girare di piu. Per fortuna non lo avete fatto e non avete ascoltato i consulenti! C’è poi la diversità nella relazione con i clienti. Ci si può accontentare di soglie di redditività più basse, anche a costo di apparire come quelli che non puntano all’arricchimento e alla crescita dei profitti. Il fatto che le banche non siano tutte uguali porta a risultati interessanti in termini di crescita degli impieghi che al 30 giugno 2008 per le banche piccoli e minori, alle quali appartengono le BCC, è stata dei 47% rispetto a dicembre 2004, mentre per le banche maggiori è stata dei 21%. I depositi, sempre a giugno 2008, hanno registrato una crescita dei 30% rispetto al 2004, mentre per le banche maggiori la crescita è stata soltanto dei 7%. Un altro risultato del pluralismo lo possiamo vedere dalla performance borsistica delle banche. Qui non ci sono dati delle BCC ma abbiamo dati di banche minori quali la Popolare di Sondrio e la Popolare dell’Emilia Romagna: negli ultimi 10 anni la loro performance borsistica, dividendi inclusi annualizzati (total return) è stata rispettivamente dell’8,3% e dei 4%. UniCredit, invece, -5,6% annualizzato e Intesa Sanpaolo -3,6%. UniCredit e Intesa Sanpaolo sono state quelle che l’anno scorso hanno puntato di più sulla crescita dello shareholders value, ossia sul valore per gli azionisti, e che hanno accusato molto più di altre la grande crisi finanziaria. Personalmente credo molto nell’importanza del pluralismo. Fra le 10 lezioni che ci ricorda il Presidente Azzi, l’ultima dice: nel mercato c’è bisogno sia di banche di grandi dimensioni, che perseguono legittimamente la finalità dei profitto, sia di intermediari differenti: la pluralità dei soggetti è una ricchezza, è una garanzia di concorrenza e stabilità del sistema finanziario.


Un altro risultato del pluralismo sono i differenti comportamenti dei vari Paesi. In Italia nel 2007 il debito pubblico è stato particolarmente alto, superando il 100% dei PIL, mentre il debito delle famiglie è basso circa il 30% mutui inclusi; negli Stati Uniti il debito pubblico è poco superiore al 60% ma il debito delle famiglie è il 100%. Analoga situazione nella Gran Bretagna dove il debito pubblico è poco più alto dei 40% ma il debito delle famiglie, anche in questo caso, è il 100% dei PIL. Se sommassimo per ciascuno di questi tre Paesi debito pubblico e debito delle famiglie otterremmo che l’Italia è il paese meno indebitato, e come diceva Tremonti la settimana scorsa, forse sarebbe il caso che anche nell’assegnazione dei rating e nei giudizi internazionali di solvibilità si tenesse conto non solo del debito pubblico, ma anche del debito privato delle famiglie. Nassim Nicholas Taleb è uno scrittore americano, che ha basato il suo successo editoriale - “Il cigno nero” - su l’importanza del caso nella vita e negli affari. A settembre, al festival della letteratura di Mantova, mi ha detto: “voi in Italia state in una situazione migliore rispetto agli Stati Uniti perché negli USA abbiamo la tendenza ad andare tutti nella stessa direzione nello stesso momento“. In Italia, invece, il sistema economico relazionale e sociale ci invita alla differenziazione dei comportamenti e questo ci aiuta ad essere meno esposti a crisi sistemiche. Per cui occorre: - Coerenza con la missione aziendale. - Anticonformismo. - Ricerca di un capitalismo sostenibile. - Perseguire la differenziazione, senza ampliare le diseguaglianze. - Fare squadra senza aumentare i rischi sistemici, è importante avere dei sistemi mutualistici di assistenza a patto che all’interno dei sistema mutualistico i comportamenti non siano del tutto omogenei: quindi anche all’interno del vostro sistema è cosa positiva che i sentieri di crescita non siano del tutto omogenei. - Certamente la strada della mutualità è importante perché è una strada autonoma. Negli USA la crisi è diventata talmente grande che alla fine pagherà il contribuente. Nei sistemi mutualistici, invece, non paga il contribuente ma i soggetti che partecipano al sistema. Per concludere cito una frase dell’economista inglese John Maynard Keynes, secondo cui il libero

mercato non può andare avanti da solo in modo sfrenato, c’è bisogno di una mano intelligente dello stato che riesca a sanare gli eccessi: “il comune buon senso ci suggerisce che per la nostra reputazione è meglio fallire seguendo il cammino di altri piuttosto che avere successo scegliendo una strada originale“. La strada delle BCC è estremamente originale e ritengo che potrà avere un grande successo; soprattutto potrà avere successo la vostra coerenza e il vostro anticonformismo rispetto ad atteggiamenti e comportamenti emulativi che sono quelli che stanno alla base della grande crisi che stiamo vivendo.

Franco Caleffi Il nostro è un Sistema per certi versi autosufficiente, noi puntiamo sulla stabilità del nostro Sistema, abbiamo una nostra rete di sicurezza e in tutti questi anni non abbiamo mai chiesto una lira all’erario. Abbiamo sempre risolto tutte le crisi in casa e per quanto possibile abbiamo cercato di mantenere le nostre quote di mercato e, se c’è la necessità di sottolinearlo, questa crisi ha confermato come la formula dei Credito Cooperativo e il nostro modo di fare banca ha sostanzialmente pagato, mentre in crisi si è trovato un altro modo di fare banca. Il pluralismo, la difesa della nostra identità, una rete di sicurezza che sviluppi la coesione di sistema e che preservi la stabilità, la solvibilità e la liquidità delle nostre banche: sono i nostri obiettivi fondamentali. Le lezioni della crisi sono state ampiamente discusse, credo che fra tutte quella fondamentale è che la finanza non può bastare a se stessa, semmai conferma la validità e vitalità del nostro modo di fare finanza. Noi abbiamo impostato di fronte a questo scenario complesso una linea strategica che poggio su tre filoni: - sviluppo della mutualità interna concepita in modo più avanzato, concreto e innovativo. Questo

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è un aspetto fondamentale in cui la relazione con i soci, il loro coinvolgimento con la vita sociale e l’effettività dello scambio mutualistico, sono tutti aspetti fondamentali; - sviluppo della mutualità esterna, elaborazione di nuove forme e maggiori energie nelle relazioni con il territorio in cui si opera, che è anche declinato nel nostro statuto tipo; - sviluppo della mutualità di rete perché si verifichi una sussidiarietà sempre più efficiente. Queste sono le intuizioni di tanti anni fa che valorizzavano anche le esperienze di una tradizione più antica. Riteniamo inoltre che soltanto lo sviluppo del II e del III livello fornisca beni e servizi di back office alle nostre banche sempre migliori; consenta, altresì, alle BCC di mantenere la loro autonomia ed essere concorrenti sui mercati dove operano altri intermediari finanziari. I driver, le azioni, gli strumenti efficienti da utilizzare per realizzare questi nostri obiettivi sono sicuramente il Fondo di Garanzia Istituzionale che è un’evoluzione della nostra rete di sicurezza. Infine, un altro driver fondamentale è sicuramente quello dello sviluppo della cultura e della prassi per una mutualità competente e coerente: le iniziative sono molte: quella più significativa, ma che non esaurisce il patrimonio dei nostri interventi, è la formazione identitaria. Fondamentale è investire sulla cultura dei nostri amministratori, dei direttori, delle risorse che operano nelle nostre banche, dei neo assunti e anche dei soci, che sono il nostro vero patrimonio e sui quali quindi dobbiamo puntare, facendoli partecipare attivamente alla vita della banca e sollecitando la loro partecipazione e soprattutto lo scambio mutualistico con le nostre realtà.

Giancarlo Pensa Tenendo conto del titolo dei convegno,“l’alba dentro l’imbrunire“, mi rendo conto che è molto emblematico il modo in cui uscire dall’attuale crisi. Però, se mi permettete, è una parafrasi molto efficace di quella che è la nostra società occidentale, una società anziana che se da un lato rappresenta l’imbrunire della nostra società, dall’altro rappresenta l’alba perché se pensiamo bene il volto dell’uomo contemporaneo è in larga parte il volto di uomo anziano anzi sempre più di una donna anziana. Gli anziani oggi rappresentano l’alba dentro l’imbrunire perché rappresentano ciò che noi stessi saremo. Alla fine degli anni ‘60 e inizi degli anni ‘70 quando è nata la Comunità di S. Egidio qui

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a Roma - gli anziani non “andavano di moda“, erano pochi, erano malati e ricordavano qualcosa di antico. Concepivano solo la vita di fatica, del risparmio, erano nemici dei superfluo, erano considerati fideisti nei rapporti con la vita, con la religione. Negli anni ‘70 c’era un’idea austera dell’esistenza mentre poi tutto cambia. I veri protagonisti erano i giovani e c’era il boom economico. Tutto ciò per gli anziani aveva un effetto di grande spaesamento, soprattutto sul ruolo che potevano avere nella società. Noi della Comunità di S. Egidio ce lo cominciammo a chiedere, anche se a quel tempo non contavamo nulla. Oggi le cose sono diverse, gli anziani sono molti, la pubblicità li riscopre, li blandisce, si offrono prodotti e servizi a loro dedicati e sembrano loro i protagonisti della nostra epoca, per qualcuno però forse anche troppo. In molti si chiedono se non stiamo costruendo una società di vecchi. Il welfare crollerà sotto il peso delle provvidenze per gli anziani? La nostra società vive sulla condizione anziana un paradosso. Considera la vecchiaia una forma di povertà e ne ha paura perché ha paura della fragilità della dipendenza; però dall’altro sa che la vecchiaia è il prodotto migliore del progresso; è il segno più evidente del successo e non del fallimento della civiltà occidentale. Dentro questa contraddizione si colloca la Comunità di S. Egidio accanto agli anziani, che da un lato cerca di abbattere la barriera della paura che isola i vecchi e dall’altro vuole dare un senso agli anni che passano facendo sentire i vecchi utili per la società. L’impegno della Comunità qui a Roma consiste nell’assistenza a domicilio di circa 4.000 anziani. Questa è la richiesta che ci fanno più spesso: essere aiutati a casa loro. Noi diventiamo così un punto di riferimento per una rete che aiuta gli anziani a rimanere a casa senza dover andare in centri per gli anziani. Buon vicinato, assistenza pubblica, piccoli servizi a domicilio, perché la personalizzazione dell’aiuto si può fare solo a casa loro. Quando non ce la si fa più a stare a casa, abbiamo inventato la cosiddetta “casa alloggio“ cioè un modello sempre a casa e sempre in un contesto familiare, che è diverso da un istituto che spesso è spersonalizzante perché lontano da tutto, dalle case, dai negozi, dai mezzi di trasporto. Ossia lontani dalla vita, espulsi dal contesto umano e urbano dove gli anziani vogliono vivere fino al loro ultimo giorno. Un’anziana in un istituto ci scrisse che ora più che


mai lei poteva essere un’amica fedele: se cercate un’amica venite a trovarmi, ho del tempo e non mi disturberete, mi interessa quello che succede nel mondo, mi piacerebbe ascoltare i vostri racconti, parlare con voi e avere qualcuno con cui trascorrere anche solo un’ora. Noi della Comunità vorremmo che questa diventasse la frase che accompagna la vecchiaia di tanti anziani e anche la nostra nel futuro.

glienza, ambulanze, pozzi artesiani, restauro di opere d’arte, ricoveri per gli anziani e tante altre iniziative a sostegno dei più deboli.

Marcello Cola La notte è molto buia e sarà lunga Credo che in questo momento venga offerta alle nostre banche una grande opportunità. Personalmente non vedo l’imbrunire piuttosto il buio pesto! Con un certo orgoglio ritengo però che il nostro Sistema sia l’alba dentro l’intero sistema bancario italiano perché è fatto di una serie di passaggi, di relazioni, di radicamento sul territorio che non ha eguali; altri cercano di imitarci ma non ci riescono. Si può imitare un comportamento ma non si può diventare come un’altra persona. Queste opportunità di crescita sicuramente saranno notevoli; il presidente Liberati ha ipotizzato per la nostra Federazione una crescita di 600 milioni sugli impieghi per il prossimo anno. Credo che tutte le BCC italiane possano arrivare almeno ad una quindicina di miliardi di euro di incremento sugli impieghi. Queste non saranno cifre da poco perché andranno a realizzare attività nei confronti di piccole e piccolissime aziende italiane, delle famiglie e degli artigiani che non vengono assistiti dalle grandi banche. Lo vediamo tutti i giorni come le richieste alle nostre banche aumentino. Certo questa situazione da una parte ci avvantaggia ma dall’altra ci crea maggiori rischi; bisognerà allora fare molta attenzione e cercare di coniugare la prudenza, come abbiamo fatto finora, con l’efficienza delle nostre aziende. Questo porterà ad aumentare le nostre quote di mercato che al momento sono ancora basse. Ne è testimonianza anche quanto ci ha detto il Prof. Mannheimer: le nostre banche sono ancora poco conosciute, anche se credo che negli ultimi anni il nostro impegno nella comunicazione presso il grande pubblico sia efficacissima, specialmente quando viene esaltata la nostra differenza. Un’altra cosa che facciamo da sempre e che la gente chiede è l’impegno per il territorio. Le BCC fanno tanto per i territori in cui operano: interventi sul sociale, realizzazione di case acco-

I lavori del convegno sono stati coordinati dall’ Amministratore Delegato di RES Gianluca Puccinelli. Nell’aprire il convegno ha sottolineato che: “Siamo in un momento significativo della nostra economia e della finanza, e l’alba dentro l’imbrunire è un titolo evocativo della situazione che stiamo vivendo: siamo all’imbrunire di una civiltà, di un modo di fare finanza, di un modo di essere banca. Il Sistema dei Credito Cooperativo non si adegua e non sottostà a quello che succede nel mondo, anzi con le sue caratteristiche, la suo forza, le sue peculiarità vuole reagire verso una nuova alba di sviluppo“.

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Messaggio di Alessandro Azzi PRESIDENTE FEDERCASSE

La crisi, i suoi insegnamenti, le prospettive per il futuro ed in particolare per il futuro dei Credito Cooperativo sono temi che abbiamo affrontato anche nell’assemblea annuale di Federcasse. In quella sede abbiamo sottolineato 10 lezioni che derivano dalla crisi: 1 l’idea di uno sviluppo fondato principalmente sull’espansione pare si sia mostrata non sostenibile; 2 il mercato finanziario ha bisogno non di una maggiore, ma di una migliore regolamentazione; 3 i rischi possono essere allontanati frazionati e ridistribuiti, per cui bisogna sapere chi assume il rischio e con quale responsabilità; 4 i debiti possono essere rinviati ma non all’infinito e quindi va posta grande attenzione alla valutazione realistica della capacità di restituzione del debitore; 5 la creazione di valore degli azionisti è un obiettivo delle banche aventi forma di società di capitale ma non l’unico possibile; 6 le grandi dimensioni, anche nella finanza, non sono un bene assoluto; 7 la concentrazione sui risultati è doverosa ma l’eccessiva concentrazione sul breve termine non ripaga; 8 la concreta relazione con la clientela e la solidità della banca sono fondamentali; devono restare tali e ci pare che contino più di ogni altro indicatore; 9 l’ancoraggio e la relazione con il territorio devono essere tenuti saldi soprattutto in tempi di globalizzazione; 10 il mercato e la pluralità dei soggetti sono una ricchezza e una garanzia di concorrenza e stabilità. Dalla crisi delle banche le BCC hanno tratto un’ulteriore conferma della validità e vitalità del loro modello imprenditoriale, antidoto e antitesi alla finanza creativa. Noi siamo per una finanza utile e questo alla fine paga, ma certamente non ci appaga e non ci deve appagare. Dobbiamo responsabilmente guardare avanti e verso il futuro che non si prevede, si fa. Nel nostro futuro è scritta l’estensione della mutualità, una concezione e un’interpretazione più avanzata, una visione più concreta e innovativa della mutualità interna. L’elaborazione di nuove forme e l’impiego di maggiori energie nelle relazioni con i territori, un’evoluzione delle forme di mutualità di rete perché si realizzi una sussidiarietà sempre più efficiente. Ci sono rilevanti impegni nelle nostre agende di lavoro, in primo luogo l’avvio del Fondo di Garanzia Istituzionale (FGI), una straordinaria opportunità di rafforzamento della nostra rete, per il potenziamento della sua efficienza ed efficacia. Il FGI è stato costituito lo scorso 25 luglio dalle 15 Federazioni locali come prima tappa fondamentale del percorso che sta portando al riconoscimento formale della Banca d’Italia. Ad oggi hanno aderito circa 300 BCC e contiamo di avere l’adesione totale delle Banche di Credito Cooperativo e Casse Rurali. Si tratta di una delle più importanti tappe del processo di rafforzamento del sistema a rete, basato sui principi dell’autonomia e della coesione, nelle sue diverse componenti e di un’importante, forse storica, conquista che contribuisce in maniera determinante a rendere ulteriormente moderno e innovativo il Credito Cooperativo Italiano, con questa capacità di far perno e valorizzare le proprie caratteristiche di operare. Credo sia l’alba per il Credito Cooperativo Italiano e il nostro impegno allora non può che essere quello di coltivare questa nuova alba e far sorgere un nuovo giorno.

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Primo: difendere il lavoro di Mario Draghi Governatore Banca d’Italia L’AMPIEZZA DELLA CRISI I rischi per l’economia mondiale, fino all’estate scorsa solo paventata si sono materializzati. In tutti i principali Paesi l’attività economica è in forte diminuzione. La crisi di fiducia è la più grave dal dopoguerra. Le previsioni per il 2009 sono state ripetutamente riviste verso il basso. Il Fondo monetario internazionale stima ora che il prodotto si contrarrà dell’1,6 per cento negli Stati Uniti, del 2,0 nell’area dell’euro, del 2,6 in Giappone. I dati recentemente pubblicati sull’andamento del quarto trimestre del 2008 e gli ultimi indicatori congiunturali fanno presagire ulteriori revisioni al ribasso delle previsioni. La crisi si è estesa alle economie emergenti, colpite dalla diminuzione della domanda mondiale e dal prosciugarsi dei flussi netti di capitale. In Europa e in Italia la contrazione è iniziata nel secondo trimestre. Nel 2008 il prodotto è cresciuto dello 0,7 per cento nell’area dell’euro; è diminuito di quasi un punto nel nostro paese. Hanno pesato il peggioramento delle esportazioni e degli investimenti, in misura minore la debolezza della spesa delle famiglie. In Italia gli indicatori degli ordinativi, delle giacenze di magazzino, dell’utilizzo della capacità produttiva, del mercato del lavoro segnalano tutti il protrarsi dell’andamento negativo dell’economia nei prossimi trimestri. Le ripercussioni sull’occupazione non si sono ancora pienamente manifestate; gli indicatori disponibili per i mesi più recenti prefigurano un netto deterioramento. Al calo della produzione si associa un repentino aumento del ricorso alla Cassa integrazione guadagni. Le imprese si attendono una flessione dell’occupazione nei prossimi mesi. La caduta della domanda può colpire con particolare intensità le fasce deboli e meno protette, i lavoratori precari, i giovani, le famiglie a basso reddito. Per più di dieci anni l’occupazione è cresciuta in ltalia a ritmi sostenuti. Tra il 1995 e il 2008 si erano creati tre milioni e mezzo di posti di lavoro, soprattutto grazie all’andamento moderato delle retribuzioni e alla maggiore flessibilità del lavoro. Sono più che raddoppiate le posizioni tem-

poranee: nel terzo trimestre dei 2008 l’insieme del lavoratori a termine, interinali e a progetto sfiorava i tre milioni. Per circa quattro quinti di questi lavoratori il contratto giunge a scadenza entro un anno; su di loro grava un rischio particolare. LA MORSA DELLA RECESSIONE Spezzare la morsa della recessione é compito delle politiche economiche. Vi è consapevolezza della necessità di interventi globali di ampia portata, il più possibile coordinati. L’azione deve essere contemporaneamente incentrata sui tre pilastri delle politiche di bilancio, monetarie, per la stabilità dei sistema finanziario. L’uscita dalla recessione sarà tanto più rapida quanto prima si ristabilirà la fiducia nelle prospettive di lavoro e di reddito, nel ritorno a una crescita equilibrata, nella solidità del sistema finanziario.

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LE POLITICHE DI BILANCIO Nei principali paesi la politica di bilancio ha assunto un orientamento fortemente espansivo, con misure di sostegno della domanda che si aggiungono a quelle messe in atto per salvaguardare il sistema bancario e finanziario. Gli Stati Uniti hanno deciso interventi per quasi 800 miliardi di dollari con un impatto complessivo sul disavanzo nel triennio 2009-2011 del 5 per cento del prodotto annuo. In Giappone gli interventi per il 2009-2010 sono commisurati al 2 per cento del Pil; al 3 per cento in Canada. In Europa, la Germania ha approvato azioni di stimolo per oltre 3 punti del PIL tra il 2009 e il 2010; la Spagna per poco meno di 2 punti in un solo anno, il Regno Unito per quasi 1,5 punti; la Francia per circa tre quarti di punto. Le maggiori spese e riduzioni di entrate approvate in Italia per finalità anticicliche sono pari a circa mezzo punto percentuale del PIL finanziate da interventi di segno opposto. Ulteriori azioni hanno indirizzato risorse già stanziate verso impieghi più efficaci a stimolare la domanda aggregata. La struttura degli interventi riflette la prudenza indotta dalle dimensioni del debito pubblico. La scelta delle forme che assumono gli interventi pubblici a sostegno della domanda non è meno importante della loro dimensione. Pur differenziati fra paesi a seconda degli effetti specifici della recessione e delle condizioni dei bilanci pubblici, essi devono sostenere il consumo delle fasce più deboli e rafforzare, nella componente d’investimento, la capacità di crescita dell’economia. Opportunamente il Governo ha esteso temporaneamente a gran parte delle tipologie di lavoratori atipici la possibilità di accedere agli ammortizzatori sociali. Il finanziamento di questi interventi è stato di recente ampliato grazie all’intesa tra Stato e Regioni. Resta l’esigenza di una riforma organica, che copra l’insieme dei lavoratori tutelandoli dal rischio della disoccupazione, favorendone il rientro nell’attività produttiva. I crediti commerciali che le imprese vantano nei confronti delle Amministrazioni pubbliche, connessi con dilazioni e ritardi nel pagamento di beni e servizi, sono molto elevati: circa il 2,5 per cento del Pil, oltre il 30 per cento della spesa annua delle Amministrazioni per consumi e investimenti. Un’accelerazione dei pagamenti darebbe sostegno alle imprese senza appesantire strutturalmente i conti pubblici.

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In paesi come l’Italia, dove sono alti risparmio privato e debito pubblico, interventi di breve periodo ampi e incisivi vanno compensati da misure strutturali che diano subito la certezza del riequilibrio del bilancio nel medio periodo. Allungare lo sguardo è essenziale, la sostenibilità dei conti pubblici nel lungo periodo è fondamentale anche per assicurare efficacia delle politiche di breve. IL PROTEZIONISMO SAREBBE DISTRUTTIVO Nel quarto trimestre dell’anno passato gli scambi mondiali sono diminuiti circa del 20 per cento, su base annua, rispetto al terzo; per il 2009 l’FMI prevede una diminuzione attorno al 3 per cento, la prima caduta del commercio internazionale dopo quella del 1982. Il calo del commercio, che rappresenta un terzo del valore del prodotto globale, ha ripercussioni pesanti sulla crescita. Il ricorso al protezionismo è una sirena potente durante una crisi. Nell’immediato può offrire qualche beneficio e alleviare vere situazioni di disagio sociale. Ma è certamente illusoria e distruttiva nel medio periodo, come senza dubbio lo fu negli anni trenta. In novembre i paesi del G20 si sono impegnati a mantenere i loro mercati aperti al libero scambio commerciale, impegno riaffermato con forza nell’incontro dei ministri e governatori del G7 tenutosi a Roma pochi giorni fa. Ma negli ultimi mesi sono emersi segnali preoccupanti. A dicembre è fallito il tentativo di raggiungere un accordo per concludere il negoziato di liberalizzazione commerciale multilaterale del Doha Round. Alcuni paesi emergenti hanno innalzato dazi commerciali o avviato azioni antidumping. Finora gli interventi sono stati limitati per lo più contenuti nei margini concessi dalla normativa multilaterale. Una loro moltiplicazione potrebbe avere effetti deleteri, innescando un ciclo di ritorsioni commerciali. È importante che la nuova Amministrazione statunitense sappia resistere con decisione alle richieste di protezione commerciale; cruciale che gli appelli al libero scambio siano contraddetti da comportamenti all’interno della stessa Unione europea. La Commissione europea e la Bce si stanno adoperando, in collegamento con il Consiglio Ecofin per giungere a linee condivise di azione nel campo dell’intermediazione finanziaria e altri settori oggetto di aiuti di Stato.


Volontariato:

+Easy +Facile +Easy +Facile, lo sportello dell'azione cattolica della Diocesi di Palestrina di servizio alle persone. “Ogni giorno le nostre coscienze vengono chiamate a fare delle scelte che pongano necessariamente la persona al centro per dargli dignità e un futuro di speranza”. Così Maurizio Bernassola, Presidente dell’Azione Cattolica della Diocesi di Palestrina, sintetizza l’essenza su cui +Easy si fonda. Nato nel maggio 2006 da un progetto dell’Azione Cattolica, lo sportello si articola secondo una struttura a rete volta ad abbracciare tutti i principali ambiti sociali: dall’area psicosociale a quella medica fino a quella legale, per offrire un aiuto adeguato, affinché tutti possano veder riconosciuti i propri diritti. Ma +Easy è anche informazione, prevenzione, possibilità di consultare specialisti e di avere da questi un aiuto oltre che un parere; è assistenza medica ma anche psicopedagogica. Un’assistenza volta a favorire lo sviluppo o il ripristino graduale ed armonico delle relazioni interpersonali, dell’autostima, dell’affettività. Importanti collaborazioni sono pertanto state avviate con attori istituzionali quali le Asi e le Scuole, ma anche con associazioni di volontariato e no-profit presenti nel territorio della diocesi. Coordinati da un team di operatori, di medici, avvocati, psicologi, che danno gratuitamente consulenza e supporto a chi vive situazioni di difficoltà. Donne vittime di violenze, ragazzi con problemi esistenziali, famiglie in difficoltà, immigrati con problemi d’integrazione rappresentano solo una piccola parte delle persone che hanno chiesto aiuto a +Easy. Lo sportello si fa carico delle richieste ed attiva tutte le risorse ed i mezzi a disposizione al fine di fornire un sostegno adeguato. Indispensabile si è rivelata la cooperazione con la Caritas diocesana; con le parrocchie, radicate nel territorio; con il Movimento per la Vita e con i Comuni interessati. Se +Easy rappresenta il tentativo di raccogliere il disagio proprio di settori sempre più ampi, la sua forza sta nell’aver saputo realizzare una compenetrazione tra associazioni ed istituzioni, la chiesa e comunità. Un’osmosi, segno tangibile della presenza dell’Azione Cattolica sul

di Anita Mammetti

territorio nel quale si trova ad operare. Del resto, come ci ricorda Maurizio Bernassola, “Essere cristiani significa sentirsi ogni giorno partecipi di un progetto universale ma immersi ciascuno nel proprio ambito specifico. Tutti siamo chiamati a riconoscere i nostri talenti e a metterli in pratica in un ottica di fede, per il bene proprio e del prossimo. “ Se è vero che il problema maggiore è il tempo da dedicare agli altri, i volontari di +Easy sembrano aver sperimentato che più tempo si mette a disposizione e più il Signore sembra concederne.

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Noi e l’Ambiente di Maurizio Fiasco

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Gli effetti devastanti dell’energia prodotta da combustibili fossili sono ormai riconosciuti e verificati dalla comunità mondiale. Già dal 1997 la promozione delle energie pulite era una priorità della Commissione Europea, per ragioni ambientali, di sicurezza e di coesione economica e sociale. Lo dimostra l’obbiettivo di raddoppio entro il 2010 della quota di fonti energetiche rinnovabili previsto dal Libro Bianco dell’Unione Europea. La promozione della produzione di energia da fonti rinnovabili e rispettose dell’ambiente costituisce una risposta sempre più importante al problema dello sviluppo economico sostenibile. Con l’introduzione del DM 19/02/07 - pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 23/02/2007, subentrato ai precedenti DM 28/07/2005 e 6/02/2006 - sono state definite le condizioni e le modalità per l’erogazione delle tariffe incentivanti per l’energia prodotta da impianti fotovoltaici. Un impianto fotovoltaico è costituito da un insieme di apparecchiature che consentono di trasformare direttamente l’energia solare in energia elettrica. La nostra banca si è posta l’obiettivo di promuovere ed incentivare l’installazione di impianti fotovoltaici, e quindi la produzione autonoma dalla propria abitazione, dell’energia di cui si ha bisogno, grazie ad una fonte inesauribile e non inquinante: il sole. La finalità è di stimolare l’opportunità di installare sul tetto o a terra un impianto fotovoltaico ed usufruire degli incentivi provenienti dal meccanismo di sostegno pubblico in “Conto Energia“. Attraverso di esso, l’energia elettrica prodotta dall’impianto, viene remunerata per venti anni dal Gestore dei Servizi Elettrici (GSE Spa). Inoltre l’autoconsumo dell’energia prodotta costituisce una fonte di ricavo implicita, nel senso che costituisce un risparmio (riduzione della bolletta elettrica) in quanto consente di non acquistare dalla rete l’energia elettrica nella misura corrispondente all’energia autoconsumata. Abbiamo messo a punto una specifica linea di credito per i finanziamenti alla realizzazione di

impianti fotovoltaici sino ad una potenza massima di 100 KW. Grazie all’accordo con il GSE è possibile velocizzare una serie di attività amministrative legate alla canalizzazione degli incentivi e all’eventuale cessione del credito. Intanto abbiamo dato l’esempio, dotando la nostra sede di un impianto fotovoltaico che, con l’ottimizzazione degli spazi disponibili per l’irradiazione solare, ci consente di disporre di 20 KW, pari ad un terzo del totale dell’energia elettrica che utilizziamo.


Il Vocabolario della Crisi RECESSIONE Nella seconda metà del 2008, quando la crisi finanziaria iniziava a manifestarsi in tutta la sua forza, economisti e centri di ricerca si interrogavano sul momento in cui sarebbe arrivata la recessione. Da un punto di vista tecnico si parla di recessione quando si verificano due trimestri consecutivi di decrescita del prodotto interno lordo. Ora, dati statistici alla mano, si scopre che probabilmente nel momento in cui se ne discuteva il fenomeno era già in corso. Ad esempio in Europa e in Italia la contrazione del Pil è iniziata nel secondo trimestre 2008. In media però, l’anno scorso è stato per l’area dell’euro (ma non per il nostro Paese) ancora un anno di crescita. Per il 2009 invece il Fondo monetario internazionale stima una diminuzione del Pil dell’1,6 negli Stati Uniti, e del 2 per cento in Eurolandia. Il punto naturalmente è capire quando questa tendenza potrà essere invertita. Il presidente della Fed Bernanke, suscitando qualche entusiasmo negli ormai esausti mercati finanziari, ha ipotizzato che alla fine dell’anno si potrebbero vedere timidi segnali di ripresa. Questo non vuol dire naturalmente che da quel momento in poi l’economia americana (e di riflesso, quella mondiale) riprenderà la marcia degli ultimi anni. È teoricamente ipotizzabile anche uno scenario di sostanziale stagnazione, come quello che si è verificato ad esempio in Giappone nel decennio scorso; di sicuro l’economia non potrà

di Giovanni Barone

più contare su quella sorta di “droga” finanziaria che ne ha facilitato l’espansione negli anni scorsi, con conseguenze che sono tuttora sotto gli occhi di tutti.

TITOLI TOSSICI Sono quei titoli presenti nei bilanci di banche o altre istituzioni finanziarie che avendo perso gran parte del loro valore rappresentano una pesante zavorra per le banche stesse, al punto da spingere alcune di loro sull’orlo del fallimento. Si tratta per lo più di titoli che derivano dalla cartolarizzazione di mutui ipotecari, o di altri finanziamenti difficili da recuperare (ad esempio anche carte di credito o prestiti al consumo). Il meccanismo che li ha prodotti può essere riassunto così, nel caso dei mutui: banche o agenzie specializzate concedevano finanziamenti a soggetti che non offrivano garanzie, a parte l’immobile stesso. Poi emettevano titoli garantiti dal flusso della restituzione di quei prestiti, che cedevano ad altri intermediari. In questo modo il rischio si trasferiva da chi aveva concesso il finanziamento ad altri soggetti, propagandosi nel sistema finanziario. Ad un certo punto però i mutuatari non sono stati più in grado di pagare le rate, e contemporaneamente i prezzi delle case sono crollati, distruggendo il valore dei titoli. Successivamente, in una spirale sempre più perversa, la crisi finanziaria si è trasmessa all’econo-

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mia reale, rendendo ancora più difficile la restituzione dei prestiti. Si parla ora di confinare gli asset tossici in appositi contenitori (bad bank) con un intervento da parte dello Stato. In questo modo il sistema bancario potrebbe ripartire. Ma l’operazione non si presenta facile: occorre stabilire un prezzo per i singoli titoli da cedere, e bisogna anche decidere per quanto tempo saranno immagazzinati nelle bad bank.

LE BANCHE È il vero rebus di questa crisi, che è nata come crisi finanziaria anche se poi si è propagata all’economia reale. Di fatto, nessuno è ancora in grado di

dare una risposta definitiva, e tutte le stime sulle perdite complessive delle banche sono state via via riviste verso l’alto. Inizialmente si parlava di somme intorno ai 500 miliardi di dollari. In ottobre, con una stima che ancora non teneva conto in pieno del fallimento della Lehman Brothers, il Fmi calcolava il totale delle perdite in 1.400 miliardi di dollari. Lo stesso organismo di Washington rivedeva questa valutazione alla fine di gennaio, per arrivare a 2.200 miliardi. Ma c’è chi si spinge molto più oltre, come Nouriel Roubini, l’economista divenuto famoso per aver previsto, in solitudine, il verificarsi e l’entità della crisi finanziaria. Secondo Roubini, il conto potreb-

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be arrivare ora a 3.600 miliardi di dollari: la sua stima precedente parlava di 2.000. Circa la metà di questa somma potrebbe essere riferita a banche americane, la restante metà a istituzioni finanziarie di altri Paesi. Come ha evidenziato recentemente anche Mario Draghi, governatore della Banca d’Italia e presidente del Financial stability forum, finora le perdite evidenziate nei bilanci delle banche superano gli 800 miliardi. Una somma più o meno equivalente è stata usata per ricostituire il capitale delle banche: quasi la metà di questi soldi proveniva da fondi pubblici, cioè dalle tasche dei contribuenti.

TREMONTI BOND PER LE BANCHE Quelli che ormai tutti chiamano “Tremonti bond” non sono altro che obbligazioni speciali emesse dalle banche che il ministero del Tesoro si è detto disponibile a comprare. L’obiettivo è quello di consentire che il sistema bancario italiano si mantenga ben patrimonializzato e che quindi non scarichi gli effetti della crisi sull’economia reale attraverso restrizioni del credito. In campo risorse per oltre 12 miliardi che dovrebbero consentire i necessari finanziamenti per lo sviluppo, in particolare delle piccole e medie imprese.


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La cartolina e l’annullo postale del Centenario

La cartolina (sopra) e l’annullo postale (a sinistra) realizzati per la celebrazione del centenario della nostra BCC. Allestimento grafico Giorgio Borghesani.


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