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1.3. L’ager centuriatus e la colonizzazione romana

pagina a fronte Fig. 11 La centuriazione romana a nordovest di Firenze con evidenziati i tratti dei cardini e dei decumani ancora esistenti. Legenda: a. Sesto F.no; b. Calenzano; c. Campi Bisenzio; d. Signa; e. Poggio a Caiano; f. Prato; g. Montemurlo; h. torrente Calice; i. torrente Ombrone; l. fiume Bisenzio; m. fiume Arno; n. Fiume Greve; o. fiume Vingone (Bacci, Monti, 2013, p. 97). regimazione degli alvei fluviali ove ritroviamo le origini dei nomi nel sumero-accadico negli idronimi Bisenzio, Bardena, Vella, Marina, Mugnone ecc. e, soprattutto, nell’evidenza del significato palese dettato dalla locuzione topografica “Val di Bure” a conferma, non solo della tipologia geometrica adottata per la ripartizione spaziale, ma anche dell’estensione a tutta la piana di tale procedura fino a comprendere tutta l’area pistoiese. Per concludere possiamo osservare che proprio l’area della Cascina Laurenziana è tra le prime a cogliere i benefici ottenuti dallo spostamento del corso del Bisenzio tanto che, ancora al netto della permanenza a quel tempo di ampie zone umide, il recupero agricolo di buona parte dei terreni è frutto di quella regimazione e successivamente del nuovo assetto fondiario realizzato dallo scacchiere territoriale etrusco, tanto che persino lo storico recinto delle Pavoniere, che sarà descritto in successivi paragrafi, corrisponde ad una centuria etrusca.

1.3. L’ager centuriatus e la colonizzazione romana Successivamente alla fase etrusca, si assiste alla centuriazione romana della piana fiorentino-pratese, risalente alla fine del I sec. a.C.; la suddivisione agraria non segue il tradizionale orientamento nord-sud della Colonia fiorentina, ma bensì la direzione dei corsi d’acqua naturali che scendono dal Monte Morello e dai Monti della Calvana per riversarsi in Arno. Essa è infatti caratterizzata da una griglia che segue la direzione sud-ovest|nord-est (cardini) e sud-est|nord-ovest (decumani). Queste grandi maglie, dal disegno geometrico regolare, segnato dai canali e dalle strade rurali ad essi parallele, risultano ancora ben strutturate nel Medioevo, continuando a definire la direzione di scorrimento delle acque verso l’Arno, nonostante la rinaturalizzazione e l’impaludamento di molte aree vallive, dopo la caduta dell’Impero romano. Alcuni tratti degli assi della scacchiera centuriale sono infatti ben rilevabili ancora oggi nella piana, nonostante le diffuse trasformazioni urbane recenti e i fenomeni di abbandono; in particolare, nell’area tra Prato e Poggio a Caiano permangono antiche strade rettilinee, fiancheggiate da canali, coincidenti con i tracciati della griglia romana, il cui schema planimetrico è stato ricostruito dagli archeologi che hanno studiato approfonditamente la trama centuriale tra Firenze e Prato (Bacci, 2012; Bacci, Monti, 2013). (fig. 11) Il progetto idrografico e la suddivisione agraria romana, insieme a quella etrusca, hanno quindi fortemente condizionato la configurazione di questo paesaggio nei millenni successivi, fino ad oggi, definendo l’orientamento dei canali, delle strade e delle arginature, ma anche degli insediamenti rurali, delle scansioni dei campi, della rete dei fossi, dei filari alberati e della vegetazione ripariale. A partire dal I sec. a.C., i lunghi assi verticali

(cardini) e orizzontali (decumani), disegnati a terra dagli agrimensori romani a formare una “grande scacchiera”, sono riusciti a prendere vita grazie all’operato di molti coloni; hanno così abbandonando la loro originaria bidimensionalità per rapportarsi alla tridimensionalità del paesaggio, attraverso complessi sistemi vegetazionali e colturali. Sono quindi riusciti a caratterizzare la spazialità e l’identità dei luoghi, accogliendo i bisogni produttivi e di movimento della popolazione rurale. Dall’analisi dell’articolazione centuriale si evince che la griglia romana si distingue da quella etrusca, a cui va a sovrapporsi, per il cambiamento delle unità di misura agrarie utilizzate e per una maggiore estensione delle terre messe a coltura. In particolare, la suddivisione dell’agro romano in grandi quadrati di 708 x 708 m circa (50 ettari circa), detti centuriae, e la loro

modularità1 ha favorito una grande versatilità nell’assegnazione dei lotti da concedere ai coloni, principalmente legionari, ricompensati con terreni agricoli per il servizio prestato, ma anche proletari nullatenenti; le heredia affidate risultano infatti funzionali al ruolo ricoperto dagli assegnatari nella società romana e vengono concesse per fasce verticali, all’interno di una stessa centuria. Tali spazi agricoli sono costellati di edifici rurali, solitamente di forma semplice e realizzati con materiali economici, a cui nel tempo si aggiungono fattorie e ville rurali, che fungono da centralità agricole nel territorio di pianura, i cui proprietari utilizzano in prevalenza schiavi per lavorare i terreni annessi. Alcuni insediamenti a sud di Prato, derivati da complessi agricoli centuriali, sono ancora identificabili attraverso “toponimi prediali desinenti in -ano e in -ana”; i presidi romani, di cui ne è rimasta memoria fino al Medioevo, hanno infatti dato origine a piccoli aggregati, chiamati “ville”, tramandando la loro denominazione fino ad oggi. L’articolazione in piccole parti dell’agro pratese è evidenziata, oltre che dai segni a terra (strade, ecc.), anche dal toponimo “Piazzanese”, che permane ancora oggi a sud di Prato, in particolare abbinato alle pievi di San Giusto e di Sant’Ippolito; esso deriva da petia, antica unità di misura romana, ma anche dal termine gallico pettia, usato per indicare “un terreno diviso in pezzi”, da cui discende la denominazione Petianese. Più in generale, la parola petia è stata adoperata nei documenti altomedievali per indicare un pezzo di terra (Bacci, 2012, pp. 14, 18). A questi toponimi, si aggiungono quelli di Centola, Confine, Limite, ecc., sempre legati all’assetto centuriale della piana pratese. L’estesa griglia romana si relaziona con l’antico tracciato consolare della via Cassia-Clodia, completato nel 154 a.C., che segue la morfologia pedecollinare tra Firenze e Prato, caratterizzata dalle località di Quarto, Quinto, Sesto e Settimello; in prossimità di Prato e in corrispondenza del romano ponte Petrino sul Bisenzio2, tale tracciato si dirama in tre direzioni: verso nord conduce sull’Appennino (Bologna), mentre a est si dirige verso Firenze e a ovest verso Pistoia-Lucca, passando al margine dell’antico insediamento pratese (Via Galcianese).

1 L’articolazione dell’agro in grandi quadrati di 708 x 708 m circa (50 ettari circa, pari a 200 iugeri), detti centuriae, è stata chiamata limitatio (limitazione), termine derivante dai limites (limiti), ovvero dalle strade che hanno individuato i confini delle centurie. Questa operazione ha consentito una sottodivisione delle stesse in quattro parti (modus)attraverso due assi secondari, tra loro ortogonali; ciascuna di queste parti misura 12,5 ha circa (355 x 355 m circa), ovvero 50 iugeri, ed è composta a sua volta da 25 particelle quadrate di 71 x 71 m circa, ciascuna con superficie di mezzo ettaro (5.000 mq circa, pari 2 iugeri). Le particelle quadrate che costituiscono una centuria sono quindi 100; esse vengono dette heredia e sono caratterizzate da una estensione ritenuta sufficiente al mantenimento di una famiglia. L’heredium risulta, a sua volta, diviso in senso verticale, in due iugeri rettangolari, ciascuno di dimensioni 120 x 240 piedi (piede romano = 29,6 cm), corrispondenti a 35 x 71 m circa, ovvero alla superficie arata in un giorno da un paio di buoi (2.500 mq circa). 2 Il ponte Petrino sul Bisenzio ha origini romane. È stato costruito dal “geniere” romano Marco Petreio, detto Petrino (n. 110 a.C.).

Secondo l’interpretazione di Bacci (Bacci, Monti, 2013), la centuriazione romana tra Firenze e Prato avrebbe il suo punto di origine (umbilicus centuriationes) in corrispondenza della porta ovest della Colonia fiorentina, dove si incontrano il decumano massimo (decumanus maximus) e il cardine massimo (cardo maximus), ovvero le attuali via della Spada/via Palazzuolo e il prolungamento dell’asse di via San Gallo, che collega idealmente l’odierna Porta Romana, con la stessa Porta San Gallo. La sua inclinazione, come già accennato, risulta inclinata di circa 33 gradi rispetto alle direzioni tradizionali nord-sud e est-ovest, seguendo una rotazione in senso orario. A questo riguardo, si discosta parzialmente dall’interpretazione precedente di Maffei (Maffei, 1990) che propone uno schema della griglia romana con origine nel punto di intersezione tra assi di via Borgo Pinti, quale cardine massimo, che traguarda il Belvedere di Fiesole, e di via degli Alfani/via Guelfa, quale decumano massimo, leggermente traslato verso nord rispetto agli schemi pubblicati da Bacci (Bacci, 2012). Entrambe queste ipotesi non hanno tenuto conto degli assetti etruschi precedenti, come ben evidenziato negli ultimi studi di topografia antica da Mario Preti (Preti, 2021). In relazione alla suddivisione dell’agro fiorentino-pratese, il “limite” centuriale più importante è il decumano massimo che dalla porta ovest della Colonia fiorentina arriva fino alla pianura a sud di Prato, ricalcando, secondo la ricostruzione di Bacci, le attuali via Paronese/via del Ferro/via Castronella (Bacci, Monti, 2013) (fig. 12). L’altro importante decumano nella campagna pratese è quello segnato dalle attuali via di Casale/via Cava; lungo quest’ultima, nell’Alto Medioevo (si veda, ultra, cap. 1.4) sono stati insediati ben tre rilevanti edifici religiosi, le Pievi di Tobbiana, San Giusto in Piazzanese e Lecore (Cafaggio), testimonianza della centralità e salubrità di questa zona di pianura, anche dopo la caduta dell’Impero romano. Altre strade centuriali più a nord sono invece segnate, rispettivamente, da via delle Badie/vicolo di Cortevecchia e da un tratto dell’attuale viale Leonardo da Vinci. Tutti questi assi, oltre a quelli a sud del decumano massimo, incrociano un importante cardine che, nell’insediamento urbano di Prato, ha dato successivamente origine al tracciato di via Santa Trinita/Via Roma (parte nord), in uscita dalle mura della città. Secondo la ricostruzione centuriale, l’ingresso della Cascina laurenziana è situato in corrispondenza di tale cardine e l’impianto quadrangolare del complesso architettonico ha un orientamento molto simile a questo “limite” romano, il cui tracciato originario collega idealmente la piazza del Duomo di Prato con l’insediamento religioso di Buonistallo (Santa Maria Assunta e San Francesco). Per Repetti, questo toponimo sta ad indicare una località preminente, “che offre la vista di tutta la pianura fra Pistoia e Firenze e di una corona di poggi e ‘popolatissime’ colline che la circondano dal lato di settentrione di levante e di libeccio” (Guarducci, Melani, 1993, p. 13).

Fig. 12 Ricostruzione della centuriazione romana nella piana pratese su base CTR con evidenziati i cardini e i decumani, riportati sul sistema insediativo d’impianto storico (catasto lorenese, 1820-30 circa). Si noti la giacitura della Fattoria Laurenziana, situata in prossimità del cardine romano, che collega piazza Duomo di Prato al complesso religioso di Buonistallo, ricalcando le attuali Via Santa Trinita - tratto nord di Via Roma. (Elaborazione: R. Agostini e D. Cinti).

Legenda I segni della colonizzazione romana nella Piana tra Prato e Poggio a Caiano

Cardini e Decumani della centuriazione romana

Via Cassia - Clodia e il ponte Petrino sul fiume Bisenzio

Fiumi, torrenti, fossi

Rilievi collinari e montani

Principali proprietà lorenesi al 1776

Insediamenti storici (Catasto lorenese 1820-30 circa)

È inoltre da rilevare che la vicina via del Molinuzzo, segnata dalla Gora di Gello (Gorone), ricalca un altro cardine, a ovest del precedente: entrambi attraversano da sud-ovest a nordest, la Tenuta medicea. Lo stesso recinto murario quadrangolare delle Pavoniere, che racchiude al suo interno un lembo della originaria foresta planiziale, segue un orientamento molto simile a quello della centuriazione romana, con particolare attenzione ai lati est e nord, mentre quelli ovest e sud presentano una inclinazione leggermente diversa, dettata dal corso dei canali che li delimitano. Riguardo al suddetto recinto è infine da rilevare che il perimetro è caratterizzato da quattro lati che misurano 350 m circa ciascuno, ovvero la superficie racchiusa da alte mura è pari alla quarta parte di una centuria (circa 12,50 ha). Le orditure romane hanno così condizionato le trame del paesaggio mediceo, incentrato sulla Cascina laurenziana; hanno anche influenzato la struttura delle Risaie, costruite nel XVI secolo in prossimità della Tenuta quattrocentesca. Le strade e i complessi poderali che le caratterizzano, oltre alle scansioni agrarie e alla rete idrografica minore, seguono infatti l’ortogonalità delle direzioni sud-ovest|nord-est e sud-est|nord-ovest dei “limiti” centuriali. La stessa chiesa dell’insediamento lineare di Tavola, dedicata a Santa Maria Maddalena, si erge in corrispondenza dell’incrocio tra un decumano romano e l’asse strutturante altomedievale, orientato sud-ovest|nord-est; quest’ultimo tracciato, che riprende l’orientamento dei cardini romani, introduce delle leggere sinuosità e ha rappresentato, per molti secoli, la via Maestra di collegamento tra Prato e il Montalbano (attraverso il ponte a Tignana), insieme a quella più a valle (attuale via S. Trinita - via Roma), situata a est della Cascina medicea e di villa Ambra, dove invece è presente il ponte a Caiano o del Mulino per l’attraversamento del torrente Ombrone.

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