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Il luogo
by DIDA
le da attaccare e meno da difendere, in cui gli abitati si espandono plasmando la superficie di crinale e da cui emergono gli elementi fondamentali della città: il castello e la chiesa. Case di pochi piani si addossano l’una all’altra creando un agglomerato urbano. Opere di fortificazione, palazzi signorili, monumenti, denunciano indubbiamente la presenza di importanti famiglie e avvenimenti che si sono succeduti nel tempo. Terra di scontri e di conquiste, un terreno segnato dalle acque del fiume e dalle forre che solcano il terreno creando i calanchi. Complessi sistemi viari collegano i promontori, principale veicolo di scambio tra i popoli, divenuti poi percorsi consolari, realizzati dai romani, che permettevano di raggiungere ogni parte del territorio2. Terra etrusca che, proprio per le sue tipiche alture, rappresentava “perfettamente la topografia degli abitati etruschi del VII-VI secolo a. C.”3 Diversi sono i ritrovamenti di necropoli in questa zona, che ne determinano quindi la grande importanza dal punto di vista economico-commerciale, confermata dalle notevoli presenze storiche di cui abbiamo dati certi nelle epoche successive: dai viterbesi ai Signori di Orvieto, dai romani ai longobardi. Ma anche terra fragile, caratterizzata da terreni tufacei, sedimentati sopra un tenero strato argilloso, che ne provoca i continui dissesti idrogeologici. L’erosione diviene un aspetto tipico di questi luoghi, un problema comune che tende ad aumentare con il passare del tempo, decimando interi borghi fino all’abbandono. Tra questi rientra sicuramente il comune di Celleno, luogo abitato fino alla metà del Novecento, per poi cadere in uno stato di oblio profondo, fino a tornare di interesse verso la fine del secolo. Di ciò rimane solo l’impianto planimetrico parzialmente leggibile, sovrastato dai rovi spontanei della collina, che ne denunciano il cruciale abbandono causato dal luogo stesso. Così la vasta popolazione, pian piano, si sposta tra il borgo e la zona nuova, a due chilometri o poco più, di distanza. Nessuno farà più ritorno al castrum.
Ma col tempo la città cresce su sé stessa; essa acquista coscienza e memoria di sé stessa. Nella sua costruzione permangono i motivi originali ma nel contempo la città precisa e modifica i motivi del proprio sviluppo.
(A. Rossi, 2018)
È il 10261 quando il Castello di Celleno appare su uno sperone tufaceo a circa 341 m s.l.m. in un luogo di grande importanza dal punto di vista del controllo sulla strada di collegamento tra il Lago e il Tevere. Sulla sommità del crinale il castello si mostra in tutta la sua monumentalità, unico erede di un iniquo destino. La storia lo ha consegnato a diversi proprietari, dalla sottomissione al Comune di Viterbo nel 1180, alla conquista degli orvietani, e nuovamente a Viterbo nel 1198. Mutato nel tempo, fino ad assumere lo splendore in cui oggi si mostra, già alla fine del XIII secolo risulta una seconda fase di costruzione, che trasformò e ampliò il progetto iniziale, generandosi intorno alla tor-