Resilienza al cambiamento climatico e rigenerazione urbana | Maria Vittoria Arnetoli

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maria vittoria arnetoli

Resilienza al cambiamento climatico e rigenerazione urbana Metodi e strumenti innovativi per il progetto. Il caso studio degli spazi pubblici a Scandicci.



tesi | architettura design territorio


Il presente volume è la sintesi della tesi di laurea a cui è stata attribuita la dignità di pubblicazione. “La commissione riconosce nel lavoro della candidata un apporto originale e sperimentale sui temi della resilienza dello spazio urbano declinato nella dimensione pubblica, dimostrando di saper affrontare la complessità dell'ambiente operativo che il progettista di Architettura e Urbanistica oggi si trova a gestire”. Commissione: Proff. G. Cellai, R. Bologna, P. Gallo, A. Lambertini, F. Alberti, A. Merlo, F. Fabbrizzi, R. Butini, R. Romano

Ringraziamenti Al Prof. Roberto Bologna, per la dedizione nell'insegnare, le opportunità offerte e l'esempio di fare Architettura. Al Prof. Francesco Alberti, per l’arricchimento che il suo prezioso sguardo vasto e ad altezza uomo ha apportato alla tesi. Alla Prof.ssa Rosa Romano, per il sostegno e la pragmaticità. A Giulio per il suo insostituibile aiuto e supporto. A Giulia e Elena per la proficua collaborazione nel lavoro di ricerca. Alla nonna Anna e al nonno Rolando, ai miei nonni Dina e Gino, ai miei genitori Lucia e Stefano, a Lorenzo.

in copertina Schizzo di progetto

progetto grafico

didacommunicationlab Dipartimento di Architettura Università degli Studi di Firenze Susanna Cerri Simone Spellucci

didapress Dipartimento di Architettura Università degli Studi di Firenze via della Mattonaia, 8 Firenze 50121 © 2021 ISBN 978-88-3338-141-1

Stampato su carta di pura cellulosa Fedrigoni Arcoset


maria vittoria arnetoli

Resilienza al cambiamento climatico e rigenerazione urbana Metodi e strumenti innovativi per il progetto. Il caso studio degli spazi pubblici a Scandicci.



Presentazione

pagina precedente Schizzi di progetto sulle azioni di mitigazione e adattamento climatico applicabili al patrimonio costruito

La questione del cambiamento climatico è troppo importante perché rimanga fuori della portata del progettista architetto. Da sempre l’architettura deve le sue specifiche connotazioni al rapporto con il clima, ma oggi l’accelerazione dei mutamenti a cui siamo soggetti rende necessario che le problematiche che ne derivano siano affrontate tempestivamente e con competenza da figure allo scopo preparate. Investire oggi sulla formazione in questo specifico campo vuol dire trovarsi pronti a reagire agli effetti degli eventi climatici intensi non solo per limitare i danni prodotti all’ambiente, ma soprattutto per garantire la qualità di vita delle persone nella fruizione dello spazio urbano. Il lavoro di tesi di Maria Vittoria Arnetoli a tutti gli effetti può definirsi una ricerca sperimentale. Non solo perché tratta di un tema di estrema attualità e non ancora sedimentato nelle conoscenze, ma anche perché propone un approccio innovativo alla progettazione basato sull’impiego di applicativi informatici di ultima generazione. Il grande vantaggio offerto dagli strumenti di simulazione digitale è di poter ottenere un riscontro immediato della adeguatezza e correttezza della soluzione progettuale e di apportare eventuali correttivi per garantire l’efficacia della soluzione e la qualità della proposta in termini di raggiungimento degli obiettivi. L’arricchimento delle dotazioni strumentali di tipo digitale per la progettazione architettonica offre al progettista l’opportunità di prefigurare e simulare l’oggetto architettonico nel suo ambiente in modo virtuale ma con la stessa attendibilità del reale. Maria Vittoria Arnetoli ha saputo inserirsi in questo rinnovato approccio al “mestiere” del progettista non solo per le sue innate capacità logico-analitiche, ma anche per la curiosità, dedizione e serietà che contraddistinguono il suo comportamento di fronte agli impegni assunti. A questo si aggiunga che la dottoressa Arnetoli non si è limitata a considerare e risolvere gli aspetti tecnici del progetto con rigoroso metodo scientifico e in una proficua sintesi interdisciplinare, ma ha sempre particolarmente curato la dimensione “sociale” della risposta progettuale tenendo fede alla concezione dell’architettura come risposta alle esigenze della collettività.

Roberto Bologna Dipartimento di Architettura Università degli Studi di Firenze

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CAMBIAMENTI CLIMATICI E RESILIENZA URBANA

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1 il fenomeno del cambiamento climatico e le conseguenze in ambito urbano

modello predittivo sulle precipitazioni estreme

software Envi-met per l’isola di calore urbana

Strumenti predittivi

criticità climatiche affrontate

la resilienza urbana: la città da struttura a meccanismo

STRUMENTI DELL'EVIDENCE BASED DESIGN

Climate change

innovazione metodologica nel processo progettuale

Repertorio di best practices e soluzioni tecnologiche adattive

Multi-scalarità del processo 3 IL CASO STUDIO PROGETTUALE

SCENARI META-PROGETTUALI DI INTERVENTO

processo multi-scalare e multi-criteriale per individuare l’area di progetto

sistematizzazione degli input analitici

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analisi ambientale dell’area di progetto

simulazione e calcolo del comportamento termico e idraulico allo stato attuale

RI-PROGETTARE LO SPAZIO PUBBLICO

4 qualità e chiavi di lettura

classificazione tipologica

il carattere ibrido della piazza attuale, una non-piazza?

Scenari meta-progettuali alternativi e progressivi Spazi aperti pubblici

Repertorio di Best practices e soluzioni tecnologiche adattive

definizione di tre scenari progettuali

simulazione e calcolo del comportamento termico e idraulico nei tre scenari delineati

confronto tra i benefici ambientali e sociali ottenibili


Introduzione

pagina precedente Mappa concettaule che graficizza le tematiche trattate all'interno della tesi

Ricerca PRIN sull'Adaptive design Il lavoro di tesi trova la sua cornice di riferimento nella ricerca PRIN-Progetti di Ricerca di Rilevante Interesse Nazionale intitolata “Adaptive design e innovazioni tecnologiche per la rigenerazione resiliente dei distretti urbani in regime di cambiamento climatico”, bando 2015 del MIUR-Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, che vede coinvolte sei sedi universitarie (Milano, Firenze, Roma, Napoli I e II, Reggio Calabria). Le tematiche affrontate dalla ricerca sono il cambiamento climatico e la resilienza urbana, ossia quali siano gli impatti dei fenomeni climatici estremi sulle città, in particolare nelle aree marginali, e come queste possano rispondere attraverso l'adozione di strategie e soluzioni di adattamento. Il lavoro di tesi si compone di due macro-fasi, la prima di ricerca e la seconda di applicazione progettuale. Fase preliminare di ricerca La prima macro-fase di ricerca è stata svolta all’interno di un’équipe di lavoro seguita dal Prof. Roberto Bologna, con il supporto dell’Arch. PhD student Giulio Hasanaj, insieme alla tesista Elena Fontana. I suoi esiti sono stati presentati all’interno del testo “Repertorio di soluzioni adattive ed analisi di Best Practices per la rigenerazione resiliente dei distretti urbani in regime di

cambiamento climatico”. Nel Repertorio sono state valutate le principali criticità climatiche con impatti in ambito urbano: isola di calore, precipitazioni estreme, siccità, raffiche di vento. All'interno del panorama europeo sono stati selezionati 24 progetti, la cui validità è stata riconosciuta e certificata da organismi e istituzioni europei ed internazionali, connotati da innovatività e finalizzati ad incidere sull'adattamento al Climate Change. Le Best practices sono state descritte attraverso una scheda di analisi che ha permesso di estrapolare da ciascuna azioni, strategie e soluzioni che possono trovare applicazione in diversi ambiti spaziali del tessuto urbano, così categorizzati: copertura, facciata, corte interna, giardino, parco, piazza e strada. Dalle Best practices sono stati individuati 33 dispositivi tecnologici, parametrizzati e suddivisi per ambito di riferimento in: edificio, verde tecnologico, gestione delle acque, spazio aperto. Il Repertorio termina con delle tabelle sintetiche dalle quali emergono le interconnessioni tra le componenti trattate: criticità climatiche, ambiti spaziali urbani, soluzioni tecnologiche e parametri caratterizzanti. Fase di sperimentazione progettuale Nella seconda macro-fase della tesi le risultanze del Repertorio vengono calate su una specifica area urbana periferi-

ca, definendo una metodologia progettuale comparativa che si avvale di strumenti predittivi di valutazione dell'impatto del progetto, integrando studi di carattere processuale e progettuale. La fase operativa è dunque iniziata con un processo interscalare di analisi che ha portato all’individuazione dell’area di studio a partire dalla vasta porzione di territorio perimetrata dalla ricerca PRIN, lavoro diretto dal Prof. Francesco Alberti nella tesi correlata di Giulia Guerri. Dalle analisi urbanistiche sono emersi i distretti antropizzati in cui le criticità climatiche e la densità abitativa si sovrappongono definendo i gradi più alti di vulnerabilità socio-climatiche. Attraverso questo campionamento è stata selezionata l’area urbana di Scandicci, in quanto fortemente a rischio e dotata di previsioni urbanistiche con ampie aree di espansione e trasformazione. Il presente lavoro di tesi ha indirizzato le sperimentazioni progettuali nell’ambito della rigenerazione adattiva degli spazi pubblici. All'interno di Scandicci è stata individuata come area di progetto Piazza Togliatti, un vasto vuoto urbano che ospita un mercato e un'area giochi, situata al centro del principale asse pedonale. Le criticità climatiche simulate e analizzate sono l’effetto dell’isola di calore urbana e le precipitazioni estreme. A partire dalle analisi sullo stato at-

tuale sono stati strutturati tre scenari meta-progettuali che vanno ad incidere sul contesto in una logica di impatto crescente low-medium-high. In un approccio olistico di intervento le tematiche della resilienza climatica sono state integrate a quelle della rigenerazione urbana con obiettivi relativi a socialità, accessibilità, vivibilità e sicurezza, mirando ad agire sullo spazio pubblico come luogo dell’abitare collettivo della comunità locale. Il lavoro termina con il confronto dei benefici ottenibili nei tre scenari, delineando l'efficacia delle soluzioni applicate e verificando come questa metodologia comparativa permetta di valutare tra molteplici proposte di intervento quale sia la più vantaggiosa sotto il punto di vista di una rigenerazione urbana orientata verso l'adattamento al cambiamento climatico.

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Adattamento istintivo e guidato Clima: insieme delle condizioni atmosferiche medie che caratterizzano una regione. Il clima di una regione è determinato dalle caratteristiche di molteplici fenomeni, ciascuno dei quali è caratterizzato da un andamento inquadrabile e riconoscibile grazie al suo manifestarsi in modo ciclico e costante, secondo un comportamento che tollera oscillazioni delimitate all’interno di precisi intervalli. L’insieme delle caratteristiche climatiche del sito in cui l’uomo decide di insediarsi ha da sempre costituito il piano fondamentale che, con la propria morfologia, determina il tipo di architettura da impiantare. L'Architettura veniva accuratamente plasmata per ottenere un sistema risultante in cui le componenti naturali ed antropiche fossero in equilibrio. Il clima caratterizzava una certa area geografica ed in esso l’uomo identificava e riconosceva degli elementi delimitanti le sue possibilità di scelta in Architettura. Nel passato il rapporto consequenziale tra la comprensione dell’andamento climatico e la definizione dell’Architettura rappresentava un modus operandi spontaneo e imprescindibile; su questo principio istintivo di adattamento è stata fondata un’Architettura millenaria dalle sembianze simili al proprio contesto e dal funzionamento sincronico rispetto all’ambiente naturale nel quale è immersa. Quest’Architettura radicata al suolo su cui sorge e in armonia con il clima a cui deve sottostare, si costituisce non solo di fabbricati volumetrici ma anche di altri tipi di costruzioni che lasciano tracce sul territorio della stessa dignità dei primi: strade, sentieri, muretti, filari, sistemi di irrigazione, testimonianze dell’umiltà del lavoro dell’uomo, del suo rispetto nell’ascoltare e comprendere il luogo prima di intervenire su di esso. Tra Architettura e sito intercorreva un legame materno, la prima trovava nutrimento nel luogo in cui sorgeva, assecondandone i movimenti e i ritmi, proteggendosi dalle sue asperità per non venirne distrutta. Questo moto perpetuo di adattamento e perfezionamento si sostanzia nei materiali, nella morfologia, nei sistemi costruttivi ed in infiniti piccoli interventi sul proprio intorno che delineano differenti usanze dell’abitare quel luogo, rendendo ciascuna forma di abitare unica, espressione dell’identità del luogo stesso. Nel contesto attuale ci scopriamo disorientati di fronte alla mutevolezza assunta dal clima, che ha perduto il suo ruolo di invariante, di insieme di fenomeni caratterizzanti un’area geografica e fondamenta di una certa Architettura, in quanto fenomeno ciclico e stagionale, che si presenta e ripresenta con un andamento conosciuto e prevedibile, poiché riferibile per similitudine a quello delle annualità precedenti. Nel presente e nell’assetto prefigurabile del futuro con il quale siamo tenuti a confrontarci il clima non costituisce più un indice statico del sito, un riferimento la cui validità deriva dalla sua stazionarietà e prevedibilità. Negli ultimi decenni, seguendo un andamento crescente, la caratterizzazione climatologica è stata resa variabile e instabile dalle attività umane, esercitate sull’ambiente in modo incompatibile con esso e per esso insostenibile; le stagioni non si presentano più immutate nel loro susseguirsi incessante, tanto che le persone anziane non riconoscono più nei fenomeni attuali quelli che si verificavano nella loro infanzia.


Cambiamento climatico e resilienza urbana

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Eventi climatici estremi e conseguenze sull'ambiente antropico

pagina precedente Alluvione provocata da una pioggia di eccezionale intensità ed estrema violenza che il 2 Luglio 2011 ha colpito Copenhagen. A seguito di questo evento la città si è dotata di un Piano di Adattamento Climatico ed ha iniziato il suo impegno nel campo della resilienza urbana

The‘Anthropocene’ is a proposed new geological epoch resulting from significant human-driven changes to the structure and functioning of the Earth System, including the climate system. Originally proposed in the Earth System science community in 2000, the proposed new epoch is undergoing a formalization process within the geological community based on the stratigraphic evidence that human activities have changed the Earth System to the extent of forming geological deposits with a signature that is distinct from those of the Holocene, and which will remain in the geological record. [...] The Anthropocene concept has been taken up by a diversity of disciplines and the public to denote the substantive influence humans have had on the state, dynamics and future of the Earth System. (IPCC, 2018) Inquadramento del fenomeno Con il termine Climate change ci si riferisce a un cambiamento nello stato del clima che può essere identificato (ad esempio, utilizzando test statistici) da cambiamenti nei valori medi e/o dalla variabilità delle sue proprietà, e che persiste per un periodo prolungato, tipicamente decenni o più. Il cambiamento climatico può essere dovuto a processi interni naturali o a

forze esterne, come variazioni dei cicli solari, eruzioni vulcaniche e azioni antropogeniche persistenti che variano la composizione dell’atmosfera o l’uso del suolo (IPCC, 2014). L’UNFCCC-United Nations Framework Convention on Climate Change1, all’art. 1, definisce il cambiamento climatico in corso come un cambiamento «attribuito direttamente o indirettamente all’attività umana che altera la composizione dell’atmosfera globale e che si aggiunge alla variabilità naturale del clima osservata in periodi di tempo comparabili» (UNFCCC, 1992) operando quindi una distinzione tra cambiamenti causati dalla recente capacità dell'uomo di alterare la composizione dell’atmosfera e quelli attribuibili a cause naturali. I cambiamenti climatici si qualificano come fenomeni estremi, complessi e interconnessi tra sé, che assumono diverse caratterizzazioni a seconda del territorio investito, comportando differenti impatti ambientali, ecologici, sociali ed economici (EEA, 2012). Il settore delle costruzioni e i consumi energetici degli edifici contribuiscono La Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, nota anche come Accordi di Rio, è un trattato ambientale internazionale che punta alla riduzione delle emissioni dei gas serra prodotto dalla Conferenza sull’Ambiente e sullo Sviluppo delle Nazioni Unite (UNCED, United Nations Conference on Environment and Development) tenutasi a Rio de Janeiro nel 1992.

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per il 50% alle emissioni di CO2 in atmosfera (ISPRA, 2018), rappresentando un significativo apporto al Global warming. Nelle proiezioni future (Snow e Prasad, 2011), al 2050 e al 2100 gli scenari di previsione a medio e lungo termine sono particolarmente critici e individuano significative modificazioni climatiche, con effetti nell'area mediterranea quali onde di calore, isole di calore, siccità e precipitazioni estreme. Gli impatti del cambiamento climatico in ambito urbano, inoltre, comportano ricadute su una pluralità di ambiti: salute pubblica, domanda energetica, efficienza delle infrastrutture e delle reti tecnologiche e qualità della vita, specialmente per le classi della popolazione più svantaggiate (Castellari et al., 2014). Mitigazione e adattamento Per contrastare tali tendenze la comunità internazionale ha da tempo elaborato ed attuato programmi di prevenzione e contrasto sia delle cause che degli effetti del cambiamento climatico. Da un lato è necessario, infatti, andare a mitigare le cause del Climate change raggiungendo una drastica riduzione delle emissioni di gas climalteranti, dall’altro è prioritario, specialmente nelle politiche urbane, adottare azioni di trasformazione adattiva dell'ambiente antropico che rendano più resilienti i sistemi insedia-

tivi (Mezzi e Pelizzaro, 2016). Risulta fondamentale sottolineare quanto la mitigazione e l’adattamento non siano strategie alternative ma azioni complementari che richiedono di essere perseguite in modo sinergico (UN-Habitat, 2011). In ambito urbano gli interventi di Adaptive design rappresentano un’azione strategica che può essere adottata sia nel breve che nel lungo periodo, mentre le azioni di mitigazione hanno un tempo di attuazione necessariamente lungo. Inoltre, le azioni di mitigazione sono oggetto dell’impegno internazionale attraverso la stipulazione di appostiti trattati che mirano primariamente a contenere le emissioni di gas serra. Gli accordi sul clima, a partire dal Protocollo di Kyoto2 fino a quelli di Copenhagen3 e Parigi4, rappresentano uno storico impegno per il numero dei paesi coinvolti, ma sembrano risultare insufficienti ed inefficaci a raggiungere l’obiettivo del manteni-

Il protocollo di Kyoto è un trattato internazionale in materia ambientale riguardante il surriscaldamento globale, redatto nel 1997 a Kyoto in occasione della Conferenza delle Parti “COP3” della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC). Il trattato è entrato in vigore nel 2005, dopo la ratifica da parte della Russia. Nel 2013 gli Stati firmatari erano 192. 3 La Conferenza delle Parti delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici del 2009 si è svolta a Copenaghen. 4 La Conferenza delle Parti delle Nazioni Unite COP 21 sui Cambiamenti Climatici del 2015 si è svolta a Parigi. 2


• pianificato deriva da una volontà politica volta a mettre in campo delle azioni di adattamento per raggiungere uno stato auspicabile; • reattivo avviene a seguito degli impatti del cambiamento climatico, come nel caso di nuovi regolamenti di pianificazione e progettazione introdotti a seguito di gravi eventi. L’adattamento include dunque azioni innovative volte a ridurre la vulnerabilità di un insediamento urbano, ovvero la propensione o predisposizione a essere influenzato sfavorevolmente da un evento climatico, con l’obiettivo di limitare gli impatti e la pericolosità dovuta ai principali effetti del Climate change (Mantini, 2013). La progettazione di spazi urbani a prova di futuri scenari critici si pone come obiettivi ulteriori l’incremento dei parametri di comfort, la sicurezza e la vivibilità dello spazio pubblico, la durabilità degli interventi, l’ottenimento di elevate prestazioni ambientali, l’uso razionale delle risorse e la riduzione del fabbisogno energetico (Pelsmakers, 2015).

mento della soglia di incremento delle temperature entro i 2 °C. Nel rapporto dell’UNFCCC del 2016 (UNFCC, 2016) viene documentata, infatti, la previsione per cui entro la fine del secolo la temperatura media globale tenderà ad alzarsi tra i 2,7 e i 3,5 °C. Per raggiungere l’obiettivo dell’Accordo di Parigi entro il 2050, il settore energetico dovrebbe trasformarsi radicalmente fino ad una de-carbonizzazione che porti almeno i tre quarti dell’energia oggi

prodotta a provenire da fonti a zero emissioni, con l’attuazione diffusa di filiere energetiche low carbon. L’adattamento mira invece a limitare gli effetti dei cambiamenti climatici, sviluppando le potenzialità dei contesti locali. L’IPCC-Intergovernmental Panel on Climate Change5 definisce alcuni 5 L’IPCC Intergovernmental Panel on Climate Change rappresenta il gruppo intergovernativo di esperti sui cambiamenti climatici istituito nel 1988 dalle Nazioni Unite (UN) e dall'Organizzazione Mondiale sulla Metereologia (WMO) con il compito di fornire

tipi di adattamento che sono direttamente correlabili a interventi progettuali sulla città (IPCC, 2018): • anticipatorio o proattivo ha luogo prima che si verifichino gli impatti dei fenomeni estremi costituendo una misura per prevenire o ridurre al minimo il potenziale degli impatti del cambiamento climatico; ai governi una valutazione esaustiva e aggiornata delle conoscenze scientifiche, tecniche e socio-economiche sui temi legati al cambiamento climatico.

Top-down e Bottom-up Il cambiamento climatico costituisce una sfida che può essere approcciata soltanto a partire da un punto di vista olistico, promuovendo la cooperazione tra discipline diverse, attraverso l'adozione di approcci congiunti sia topdown che bottom-up. Le strategie top-down derivano da sistemi di conoscenza tecnica e pianificazione di area vasta che agiscono per interventi gerarchici fino alla dimensione locale, assumendo quindi un percorso che porta a calarsi sul territorio dall’alto. I processi bottom-up scaturiscono,


pagina precedente Schizzi di progetto sulle pratiche urbane di adattamento climatico Schizzi di progetto sugli impatti degli hazards climatici

invece, dal basso, a partire dalle conoscenze e dalle risorse che uno specifico sito è capace di dispiegare. Per superare le sfide del cambiamento climatico è necessario adottare strategie che operino a livelli di gestione e attuazione diversi, politiche di prevenzione, protezione e precauzione, piani di adattamento, progetti e tecniche di resilienza, poiché la dinamica dei processi climatici affrontati deriva dall’azione contemporanea di forze naturali, sociali e tecnologiche (Baiani e Valitutti, 2013). Interscalarità della vulnerabilità La comunità scientifica internazionale ha classificato i cambiamenti climatici come un “moltiplicatore di minacce” con impatti rilevanti che alterano l’equilibrio preesistente. Conseguentemente fondamentale diviene focalizzare l’attenzione sulle dimensioni multiple del tema, sia per quanto riguarda le discipline coinvolte, sia per la scala di intervento. Indubbiamente la messa in campo di azioni sia di mitigazione che di adattamento richiede una programmazione che integra pratiche verticali e orizzontali, facendo convergere le esigenze locali con quelle dell’area vasta di appartenenza. Sul tema il Libro Verde sui cambiamenti climatici (EC, 2011) delinea tre livelli di azione: • nazionale riguarda la valutazione e la previsione dei rischi e degli impatti, le misure di prevenzione e risposta rapida e la condivisione di informazioni; • regionale agisce sulla pianificazione territoriale, definendo linee guida tecniche e specifiche;

• locale è volto all’individuazione di casi studio e buone pratiche, alla gestione e all’impiego corretto di strumenti, strategie e tecnologie. Passare dal "come resistere" al "come prepararsi" La messa a punto di processi di adattamento comporta una modifica importante anche nell’integrazione della progettazione con la messa in sicurezza del territorio (D'Ambrosio e Leone, 2015). I fattori che determinano il rischio sono: pericolosità, vulnerabilità, valore dei beni esposti; risulta necessario attuare un cambio di prospettiva, con una revisione critica del peso attribuito a ciascun fattore, ponendo al centro il concetto di vulnerabilità come essenziale per la riduzione del danno atteso da eventi climatici estremi. La vulnerabilità, generalmente intesa come la propensione di un territorio a subire l’impatto derivato da un determinato evento, diviene ora più complessa assumendo una dimensione 'sistemica' che include le componenti sociali, economiche e culturali, determinando l’effettiva capacità di una comunità di rispondere agli effetti del Climate change (Adger, 2006; IPCC, 2014; UNISDR, 2009). La definizione di vulnerabilità viene dunque incardinata all’interno del dibattito sulla resilienza urbana, interpretandola come prodotto di fattori interagenti derivanti da: esposizione dei beni a rischio, sensitività6 del contesto, capacità di adat6 La sensitività rappresenta il grado con cui un sistema o una specie sono influenzati dalla variabilità climatica o dai cambiamenti climatici. L’effetto può essere diretto (per esempio, un cambiamento nella resa dei raccolti in risposta a un cambiamento della temperatura), o indiretto (per esempio, i dan-

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popolazione (Georgiadis, 2018; Legambiente, 2016). L’evento estremo è spesso associato al concetto di disastro, ma non sempre ne è la causa primaria, assume la caratteristica di hazard se esistono condizioni tali da trasformarlo in minaccia: non è l’evento climatico in sé ad essere causa di disastri, ma la combinazione con le caratteristiche fisiche, economiche, sociali, culturali degli elementi e dei sistemi colpiti (IPCC, 2012). Hazards differenti possono sovrapporsi e innescare fenomeni di elevata magnitudo, associati più alle condizioni di vulnerabilità ed esposizione degli elementi esposti, che non all’hazard stesso (Alexander e Pescaroli, 2015). Nei Report dell’IPCC i climate-related impacts si riferiscono agli effetti su persone, abitazioni, salute, ecosistemi, beni e risorse economiche, sociali e culturali, servizi (inclusi quelli ambientali) e infrastrutture dovuti all’interazione tra essi ed i livelli di vulnerabilità ed esposizione di una società o di un sistema esposti ai cambiamenti climatici stessi.

tamento della comunità insediata (IPCC, 2014). Quest’accezione orienta lo studio verso la dimensione locale del cambiamento climatico e, in particolare, verso l’ambiente urbano dove si registra la maggiore esposizione di elementi a rischio e, contemporaneamente, le maggiori opportunità per sviluppare strategie adattive e riduzione della sensitività D'Ambrosio e Leone, 2017). ni causati da un aumento della frequenza di inondazioni costiere dovute all’innalzamento del livello del mare) (IPCC, 2014).

Hazards, impatti e caratteristiche degli insediamenti urbani Nel lavoro di tesi si andranno ad indagare in particolare l'effetto Isola di calore, UHI Urban Heat island, e le precipitazioni estreme, Heavy rainfall, i quali rientrano tra gli eventi meteorologici di piccola scala o breve termine che possono costituire una minaccia, hazard7, per l’ambiente costruito e la 7 Il termine hazard viene definito come "the potential occurrence of a natural or human-induced physical event or trend or physical impact that may cause loss of life, injury, or other health impacts, as well as damage and loss to property, infrastruc-

Isola di calore urbana Rientra tra gli Extreme Heat Events (EHEs) e rappresenta il risultato dell’interazione tra componenti ambientali e assetto costruito, ovvero tra irraggiamento solare e caratteristiche fisiche dell’insieme urbano (geometrie e dimensioni dei manufatti, materiali, colori, vegetazione). Viene definita dalla differenza di temperatura che si registra tra le aree urbane e le aree rurali immediatamente circostanti. Il nome deriva dall'osservazione che,

ture, livelihoods, service provision, ecosystems and environmental resources." (IPCC, 2014).

mappando le temperature dell’aria di una città con delle isoterme, il centro urbano, con temperature più elevate, appare come un’isola nel mare delle zone rurali circostanti, caratterizzate da temperature più basse. In generale, le zone cittadine caratterizzate da maggiore densità edilizia rappresentano le “cime” dell’isola nella mappatura delle isoterme, mentre le superfici caratterizzate da specchi d’acqua o da vegetazione, sono caratterizzate da intensità inferiori (Oke, 1982). L’antropizzazione, la densità di edificazione e la diminuzione di vegetazione e corpi d'acqua comporta, infatti, un aumento della capacità di assorbimento di energia che viene poi rilasciata durante la notte, quando le differenze di raffreddamento risultano massimizzate tra l’area urbana e quella rurale circostante; questo aumento di temperature è ritenuto uno dei più significativi cambiamenti indotti dall’uomo sul microclima locale. Onda di calore Un fenomeno connesso a quello dell’Isola di calore ma di differente natura è l’onda di calore. L'Heat wave rappresenta un fenomeno ad ampia scala, talvolta regionale o continentale, che risulta causato da sistemi atmosferici di alta pressione che formano una specie di blocco su vaste aree permanendo anche per molti giorni. La durata e la temperatura massima raggiunta sono gli elementi che caratterizzano l’intensità di questo fenomeno. L’onda di calore è un fenomeno esogeno rispetto al sistema urbano, diversamente dall’isola di calore che si qualifica come endogeno. Quando l’onda di calore insiste


pagina precedente In alto: schema sui fattori del rischio (EEA, 2016) In basso: proiezioni sui cambiamenti nella media delle temperature e delle precipitazioni in due scenari: RCP 2.6 riduzione delle emissioni molto elevate e RCP 8.5 alte emissioni “business as usual” (IPCC, 2016)

su un’area antropizzata l’eventuale compresenza dell’effetto dell’isola di calore determina valori di temperatura elevatissimi, provocando il protrarsi di stress fisiologico senza interruzione per giorni e giorni, con conseguenze soprattutto sulle fasce più deboli e svantaggiate della popolazione, quali anziani, bambini e malati (Hajat et al., 2010). L’effetto più diretto è quello registrato nell’ambito della salute pubblica, a causa dell'onda di calore del 2003 in Europa sono stati stimati più di 70.000 decessi in eccesso rispetto alla mortalità standard. Questo fenomeno è oggetto di studio nell’ambito scientifico, nell’intento innanzitutto di comprendere la tendenza con la quale si verifica e per valutare gli impatti sulla popolazione, e stimare i costi sul sistema sanitario. Precipitazioni estreme Nell’attuale scenario del cambiamento climatico grande rilevanza assumono le variazioni pluviometriche che portano al fenomeno estremo delle piogge torrenziali. Le interazioni che si verificano in ambito urbano tra eventi di pioggia e sistema costruito possono comportare elevati livelli di pericolosità, con impatti rilevanti a livello sociale ed economico. Anche le precipitazioni si configurano, dunque, come hazard. Gli studi condotti a livello nazionale ed internazionale sulla possibile evoluzione del regime pluviometrico nelle aree euro-mediterranee, restituiscono un quadro di progressivo aumento dei valori riguardanti l’intensità e la frequenza degli eventi estremi nel loro andamento annuale (IPCC, 2014).Lo scenario che si viene a delineare de-

termina condizioni di pericolo in ambito urbano, che possono provocare ristagni superficiali, esondazioni delle fognature e velocità elevate dei flussi di scorrimento, causate dall'elevata impermeabilizzazione, dalla presenza di reti di drenaggio urbano insufficienti e di spazi aperti e strade con elevate pendenze, oltre alla realizzazione di opere di canalizzazione dei corsi d'acqua e di interventi di restrizione dei canali esistenti (Apreda, 2017). Questi caratteri artificiali amplificano l’impatto del fenomeno climatico, portando alla formazione di eventi quali il pluvial flooding, ovvero fenomeni caratterizzati dalla mancata infiltrazione delle acque meteoriche nel suolo, con conseguenti episodi di ristagno superficiale e di surface runoff, che si verificano in situazioni extra-ordinarie in cui i corsi d’acqua ed i sistemi fognari risultano essere già completamente saturi (Apreda, 2016). A livello europeo il pluvial flooding è associato ad eventi di pioggia estremi (> 20-25 mm / h), ma può accadere anche con precipitazioni meno intense (~ 10 mm / h), (EEA, 2011). Il runoff rappresenta lo scorrimento superficiale ed ha origine inizialmente sul suolo, propagandosi poi all’interno della rete idrografica, costituendo il contributo più rapido e, in molti casi, di gran lunga più distruttivo alla piena. In conclusione, i fenomeni descritti sono il risultato della combinazione tra gli eventi climatici estremi in sè, la cui frequenza e intensità vede notevoli incrementi in tutti gli scenari climatici relativi a differenti RCP Representative Concentration Pathway, e le caratteristiche ambientali degli spazi urbani, considerando il tessuto antropico nelle

sue componenti fisiche, materiche e morfologiche che, al variare delle loro caratteristiche, possono contribuire all'aggravamento degli impatti di questi fenomeni oppure alla loro gestione efficace e sostenibile, definendo il grado di resilienza e adattamento del sistema urbano. Gli elementi che maggiormente acuiscono gli impatti dei fenomeni climatici sono le caratteristiche termiche dei materiali impiegati nelle pavimentazione, l'impermeabilizzazione del suolo e la scarsità di aree verdi e alberature (Dessì, 2011).

In alto: carta che mette in relazione le inondazioni urbane con le percentuali di aree urbane impermeabilizzate (EEA, 2012) In basso: carta che mette in relazione le onde di calore con le percentuali di aree urbane verdi e blu e la densità di popolazione(EEA, 2012)

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Resilienza: la città da struttura a meccanismo

pagina precedente Un'area umida del Parc Martin Luther King a Parigi

The ability of a system and its component parts to anticipate, absorb, accommodate, or recover from the effects of a hazardous event in a timely and efficient manner, including through ensuring the preservation, restoration, or improvement of its essential basic structures and functions.” (IPCC, 2014)

From Global to Local: la sfida climatica come opportunità di sviluppo Gli obiettivi legati all’adattamento degli spazi urbani agli effetti dei cambiamenti climatici rappresentano un’opportunità per ripensare radicalmente l’approccio alla trasformazione delle città, in un’ottica sistemica incentrata sui molteplici benefici offerti dall’adozione del “pensiero resiliente” (Walker e Salt, 2006) all’interno del progetto di Architettura. La propensione di un sistema insediativo a saper rispondere agli effetti di un clima che cambia comporta ricadute per tutti gli ambiti di cui la città è sede: sociale, economico, politico, ambientale, traducendosi in strumenti per promuovere l'attivazione di nuove filiere economiche, l'inclusione e la coesione sociale, all'interno di strategie incentrate sulla riduzione dei fattori di rischio specifici di un certo territorio. L’obiettivo è di ripensare il tema dell’adattamento, convertendolo da pura necessità in un’op-

portunità di trasformazione del tessuto fisico e sociale della città, rendendo quest'ultime attraenti, resilienti e sostenibili (EEA, 2015). Dalla Sostenibilità alla Resilienza Nell’ambito della progettazione ambientale e tecnologica, l’approccio progettuale dell’Adaptive design si struttura in un rapporto di continuità con i principi cardine della sostenibilità, marcando però differenze sostanziali sulle quali concentrare studi e ricerche. La principale differenza risiede nel fatto che, mentre la sostenibilità si fonda sul concetto di equilibrio, la resilienza esplora i modi di gestire stati dinamici attraverso processi di adattamento. La città trova nel concetto di resilienza un’opportunità di evoluzione realizzabile, che allontana l’attenzione da una sostenibilità ideale, basata su un equilibrio perfetto che rischia di restare un obiettivo utopico. Il termine resilienza proviene dall’ambito dell’ingegneria dei materiali e delle scienze ecologiche, e concerne la capacità di adattamento di un sistema complesso ai processi di cambiamento e agli effetti indotti da elementi di perturbazione endogeni ed esogeni a un dato sistema. Il paradigma della Resilienza Partendo da queste premesse si può definire la Progettazione Adattiva e

Resiliente come un approccio sistemico e multidisciplinare alla trasformazione dell’ambiente costruito in risposta ai cambiamenti climatici, che indaga le capacità di risposta, recupero e adattamento dei sistemi urbani, nonché la loro trasformabilità attraverso una serie di azioni puntuali e progressive sul sistema urbano, sia sul piano fisico e ambientale che operativo e organizzativo (Angelucci et al., 2013). Risulta utile, in particolare, la disamina del concetto della resilienza dei sistemi complessi socio-ecologici effettuata da Brian Walker (Walker et al., 2004), dalla quale emergono distinzioni tra concetti vicini e connessi: • la reattività, la capacità di un sistema di assorbire gli effetti di disturbo e di riorganizzarsi a seguito di un cambiamento, mantenendo inalterate funzioni, struttura e identità; • l’adattabilità, la capacità degli attori del sistema di influenzare e governare il cambiamento; • la trasformabilità, la capacità di produrre nuovi sistemi e subsistemi, quando le condizioni ecologiche, economiche e sociali rendono il sistema esistente inadeguato. I tre concetti di Walker, trasferiti all’interno della progettazione architettonica e urbana, permettono di inquadrare la sfida della rigenerazione della città in una visione dinamica ed evo-

lutiva, che può risultare vantaggiosa e strategica nella situazione attuale, connotata da instabilità e fluidità dei fenomeni, sia naturali che sociali, politici ed economici. Nell’ambito della tecnologia dell'Architettura lo sviluppo e la valorizzazione delle capacità di resilienza, adattabilità e trasformabilità possono essere assunti come ambiti preferenziali di ricerca e sperimentazione progettuale, per una progettualità innovativa che agisce sull’esistente mirando a migliorare il livello di qualità ambientale e sociale dei sistemi insediativi (Battisti e Tucci, 2015). La resilienza urbana diventa dunque un vero e proprio paradigma, che porta a superare l’approccio progettuale tradizionale, basato su una visione statica e specifica dell’intervento per abbracciare una dinamicità intersistemica, che porta a ripensare lo spazio antropizzato attraverso interventi interscalari e interdisciplinari, che si riferiscono alla città nella sua totalità di dimensioni, da quella territoriale e paesaggistica, a quella architettonica, sociale e tecnologica.

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pagina precedente Icone originali elaborate per il Repertorio, attinenti alle soluzioni tecnologiche, alle criticità climatiche e ai dispositivi di processo

Struttura e finalità del Repertorio Il lavoro compiuto nella prima macro-fase di ricerca ha trovato esito in un Repertorio di soluzioni adattive e Best Practices. In questo paragrafo si intende descriverne sinteticamente gli obiettivi, la struttura e la metodologia, per poi evidenziare i risultati emersi, che hanno costituito gli input per lo sviluppo della seconda macro-fase della tesi. La prima fase analitica e tassonomica si è incentrata sulla ricerca, selezione ed analisi di casi studio per comprendere ed evidenziare le relazioni che sussistono tra vulnerabilità socio-climatiche, criticità del contesto specifico e possibilità di intervento. Questo primo step del lavoro risulta propedeutico all’individuazione di un insieme di soluzioni tecnologiche, intese come dispostivi, che risultano essere appropriati per contesti urbani diversi, dal punto di vista climatico e ambientale, sociale ed economico, morfologico e tipologico. Sono stati analizzati 24 casi studio rappresentativi del panorama attuale europeo. I progetti analizzati sono localizzati in zone diverse dell’Europa in modo da illustrare le strategie assunte al variare del contesto climatico, geografico, storico e culturale. Le Best practices sono state descritte attraverso delle schede strutturate in mo-

Repertorio di soluzioni adattive ed analisi di best practices

do tale da estrapolare i dati più significativi relativi agli strumenti, ai processi ed alle strategie adottate. Attraverso il confronto tra le schede è stato possibile elencare le soluzioni tecnologiche che risulta praticabile ed efficace applicare in ambito urbano. Dalle soluzioni progettuali si è poi passati alla definizione di quali fossero i parametri caratterizzanti ciascuna soluzione, componendo una serie di indicatori quantitativi che permettono di analizzare, simulare e confrontare scenari relativi allo stato ex-ante ed expost del progetto. Metodologia usata nella ricerca delle best practices La selezione dei casi studio è stata condotta seguendo un insieme di indicatori, la cui elencazione è stata necessaria al fine di ottenere un repertorio capace di delineare il quadro attuale di sperimentazioni europee. Gli indicatori sono stati: • localizzazione in ambito europeo, al fine di costruire una casistica che risultasse facilmente comparabile, data la similarità dei contesti in cui i progetti si inseriscono, sia per quanto riguarda le dimensioni degli agglomerati urbani, (assenza di megalopoli la cui crescita è stata repentina e incontrollata, come nei paesi del Sud del mondo), che per l'ap-

partenenza a un sistema condiviso di natura economica, sociale, culturale e storica; • tipologia del contesto di intervento, l’ambito è quello urbano, si escludono dunque i casi che operano in aree naturali o centri minori; • validità del caso studio, nel selezionare i progetti si è attinto a data-base, archivi e piattaforme gestiti da organi internazionali ed europei; • obiettivi legati al Climate change:,il caso studio non doveva limitarsi a contenere l’applicazione di una o più soluzioni adattive, ma doveva prevedere nei suoi obiettivi la gestione degli eventi climatici estremi; • incisività diretta, i casi studio sono stati selezionati in base alla loro diretta influenza sull’adattamento, evitando di focalizzarisi su quelli indirizzati alla mitigazione; • scala di intervento, i casi studio rappresentano interventi alla scala architettonica, spesso derivanti da studi di area vasta. Schedatura dei casi studio Dai progetti valutati era necessario estrapolare i concetti chiave relativi alla resilienza urbana. Sono stati individuati degli indici che permettessero di analizzare i casi in modo omogeneo, facendo così emergere le differenze e le similarità a partire da una base co-

mune di inquadramento. I punti di vista dai quali studiare i casi si prefiggono di individuare e comprendere le modalità metodologiche, progettuali, processuali e realizzative, percorrendo tutto l’iter progettuale. Individuare una serie di indici permette di far emergere sia i tratti in comune che quelli peculiari di ciascuno. La struttura della scheda si compone dunque di due parti: • una prima sintetica e quantitativa, rappresentativa dell’intervento attraverso i suoi dati fondamentali; • una seconda di carattere descrittivo. Tali componenti sono state racchiuse all’interno dei dispositivi tipologici, tecnologici e di processo, i quali permettono di leggere il progetto ed esplicitarlo in tutti i suoi aspetti, riportando le sue ricadute in ambito sociale, economico, di gestione di risorse e rifiuti o di efficientamento energetico. Appare dunque necessario definire cosa si debba intendere per: • dispositivi tipologici, il tipo di spazio urbano nel quale si interviene. Nei progetti di rigenerazione resiliente si va ad agire sia negli spazi pubblici che in quelli privati, soprattutto sugli spazi aperti, sui vuoti, spesso tralasciati, che in questa sfera di azione diventano portatori di grandi potenzialità;

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Amburgo Copenhagen Amsterdam Rotterdam Parigi Rouen Londra

Poitiers

Madrid

Barcellona

Trapani

Marsiglia Modena

• dispositivi tecnologici, alla scala più piccola di intervento, questi racchiudono gli strumenti applicativi; dalla loro analisi emerge come sia inefficace la loro singola applicazione e dunque quanto sia necessario possedere le capacità e le conoscenze tecniche per porli a sistema, lavorando con interventi puntuali ma inclusi in un sistema di soluzioni; • dispositivi di processo, gli iter messi in atto per promuovere e gestire lo sviluppo progettuale e realizzativo dell’opera. Questo può essere implementato all’interno della sfera pubblica o di quella privata, o derivare da forme di partenariato; frequentemente si instaurano collaborazioni tra enti pubblici e altre sfere, come il mondo della ricerca accademica, quello delle associazioni civiche e degli organismi privati.

Atene

Bologna

Abaco delle soluzioni adattive e loro parametrizzazione Dall'analisi delle Best practices si è giunti alla costruzione di un abaco che costituisce un insieme di possibili azioni di adattamento, misurabili e confrontabili. Le soluzioni individuate sono applicabili sia all’edificio (coperture e facciate) che allo spazio aperto (parchi, giardini, strade, piazze e corti). La volontà che informa i progetti analizzati è quella di ridensificare le città attraverso interventi sull’esistente, evitando ulteriore consumo di suolo., gli spazi urbani dovranno ritrovare una maggiore e più diffusa porosità, permeabilità e accessibilità, tornando ad essere luoghi collettivi. Alla scala dell’edificio si ritrovano interventi che agiscono sulle coperture e sulle facciate, andando a modificare la pelle dell’edificio. Gli interventi sugli edifici risultano importanti, ma è nello spazio aperto che si gioca la sfida della

resilienza urbana. Nel tessuto aperto si osserva che la maggior parte delle soluzioni, efficaci sia per l’adattamento che per la mitigazione, sono basate sulla reintroduzione della natura, secondo un nuovo paradigma di Urban nature che mira a rendere le città più sane, confortevoli, vivibili, vitali ed attraenti. I 33 dispositivi adattivi individuati sono organizzati in quattro categorie: edificio, verde tecnologico, gestione delle acque, spazio aperto. Il lavoro è proseguito con l’attribuzione a ciascuna soluzione di quei parametri che ne caratterizzano il comportamento termico e idraulico, permettendo di misurarne l’efficacia. All’interno di ciascuna scheda è riportata la parametrizzazione delle soluzioni, derivante da un’analisi incrociata basata su una pluralità di fonti e di studi scientifici, sono così emersi quali sono i parametri che più incidono sull'adattamento. Riflessioni Nei casi studio analizzati si ritrovano dei fili conduttori, delle costanti che definiscono il progetto di resilienza urbana.La posture progettuale assunta è multi-scalare e multi-disciplinare. Si arriva ad agire su un’area urbana a seguito dei Piani di Adattamento, di scala territoriale, per poi calarsi nella città attraversando il quartiere fino a giungere al singolo spazio. La piazza, la strada o l’edificio non costituiscono episodi isolati, ma l’intervento singolo è sempre parte di una visione di intervento più ampia. Per produrre progetti di resilienza efficaci è necessario, inoltre, coinvolge-

re e coordinare discipline diverse quali architettura, urbanistica, agraria, ingegneria, sociologia, climatologia, ecc. Questo intreccio di legami che la resilienza urbana fa nascere, rimarca la necessità di mantenere un’impronta olistica, evitando derive settoriali di minor efficacia. La complessità dell’intervento si ritrova anche nelle modalità con le quali le soluzioni adattive vengono applicate, è possibile ottenere risultati efficaci solo quando molteplici soluzioni sono applicate in maniera compatibile e sinergica tra di sé. I progetti analizzati sono innescati dall’urgenza di riqualificare una zona urbana, spesso legata alla volontà di incrementare la qualità degli spazi pubblici di un quartiere, oltre che dalla necessità di far fronte alle conseguenze delle criticità climatiche che insistono su quell’area geografica. Confrontando i casi studio emergono due pratiche ricorrenti. La prima riguarda la possibilità di svolgere simulazioni in fase progettuale attraverso l’impiego di strumenti predittivi che permettono di delineare uno stato ex-ante dell’area di intervento, evidenziandone le criticità e i malfunzionamenti. Alla definizione dello stato attuale segue la costruzione di una molteplicità di scenari possibili di intervento, che combinano in modo diverso le soluzioni applicabili. Tra questi diventa possibile scegliere il più efficace, lo scenario che meglio sintetizza le istanze iniziali, apportando benefici a tutte le sfere coinvolte. Si conclude dunque con la comparazione tra le simulazioni ex-ante ed ex-post, verificando la validità dell’intervento.


pagina precedente Localizzazione dei casi studio Abaco delle 33 soluzioni tecnologiche adattive individuate

A fianco di questa prima innovazione tecnica e processuale, che potrebbe definirsi verticale, ve ne è una proveniente dal basso, che attraversa il progetto in modo orizzontale, ossia l’implementazione di processi partecipativi. Le pratiche di coinvolgimento degli abitanti del contesto in cui il progetto si inserisce aprono l’iter progettuale a modifiche che vengono apportate da persone esterne al mondo dell’architettura, ma che si qualificano come coloro che saranno chiamati a decretare il successo dell’intervento, rendendolo, specialmente nel caso degli spazi pubblici, un luogo vissuto nel quale riconoscere la propria identità territoriale, oppure il suo fallimento, lasciando il progetto esterno alla maglia di spazi pubblici sentiti propri dai cittadini.

Output della ricerca e input per il progetto Le due macro-fasi che compongono il lavoro di tesi sono l’una il proseguo dell’altra, la stesura del Repertorio è stata, infatti, propedeutica alla fase progettuale, in una successione consequenziale che vede gli output della fase di ricerca divenire gli input della fase progettuale. La parte applicativa della tesi ha avuto come obiettivo principale testare la metodologia desunta nel primo step del lavoro, la messa a sistema delle soluzioni tecnologiche adattive con le criticità climatiche, la comprensione del funzionamento di ciascuna soluzione e delle interdipendenze che caratterizzano il loro meccanismo, attraverso la simulazione della loro applicazione in un contesto reale.

Per la fase progettuale si è sviluppata una metodologia che prevede, a partire da un quadro analitico e da simulazioni dello stato attuale, che ritraggono lo stato ex-ante su cui si interviene, la costruzione di una pluralità di proposte di intervento, che configurano differenti scenari meta-progettuali ex-post. Gli strumenti che permettono di impostare così il processo progettuale sono quelli di simulazione e calcolo predittivi, che danno al progettista la possibilità di verificare in itinere i risultati del proprio progetto, valutando i benefici ottenuti dall’applicazione di un certo numero di soluzioni, oppure ad un soggetto decisore, la facoltà di selezionare una proposta piuttosto che un’altra che sulla base di queste evidenze legate al tema del Climate change. Le risultanze del Repertorio potrebbero essere tradotte nella fase progettuale secondo due approcci. Quello sopra descritto, adottato in sede di tesi, può essere definito topdown: a partire da analisi climatiche a scala territoriale, si percorre uno zoom che conduce all’individuazione di un’area particolarmente critica e vulnerabile su cui intervenire. In questo caso il tema della resilienza urbana è quello cardine che guida e indirizza tutto l’iter del lavoro. Un secondo approccio è, invece, quello bottom-up: un’area con particolari necessità di intervento per motivi di degrado, abbandono, marginalità, viene riprogettata in un'ottica resiliente. Qui l’Adaptive design fornisce una modalità di intervento che viene ad integrarsi con l’approccio tradizionale alla progettazione, indicando ambiti, parame-

Verde estensivo

Verde intensivo

Corridoi verdi

Rain gardens

Resistenza alla siccità

Orti urbani

Copertura drenante

Facciata verde

Cool Colorazione materials coperture

Zone umide

Alberature

Bacini inondabili

Raccolta dell’acqua

Riutilizzo diretto

Morfologia Vasche di Infiltrazione Materiali terreno stoccaggio nel terreno permeabili

Superfici vegetali

Depaving

Paviment. Cool drenanti materials

Pergolati

Specchi d’acqua

Acqua in Nebulizzamovimento tori

Bioswales Fitodepurazione

Canali Acque dalle coperture inondabili

tri e componenti particolarmente sensibili e incisivi per il tema dell'adattamento ma anche del comfort ambientale e della qualità degli spazi urbani. Il caso iconico di Copenhagen Viene descritta in questo paragrafo l'esperienze di Copenhagen, assunta come simbolo di una innovativa declinazione della rigenerazione urbana, capace di coniugare l’adattamento climatico con una profonda riqualificazione degli spazi pubblici connettivi. La capitale danese sta affrontando l’adattamento ai cambiamenti climatici attraverso il Climate Adaptation Plan1, approvato nel 2011, del quale si prevede uno sviluppo temporale ventennale. In particolare la criticità climatica affrontata è quella delle precipitazioni estreme; il programma di adattamen-

Colorazione Schermi solari chiara

to climatico, infatti, ha visto il suo avvio a seguito dell’alluvione che si è verificata a Copenhagen il 2 Luglio del 2011, che ha causato danni per oltre un miliardo di dollari. Durante questo violento nubifragio sono caduti più di 150 mm di pioggia in meno di due ore, provocando inondazioni, interruzioni alla circolazione, guasti alle infrastrutture della comunicazione; il verificarsi di questo evento ha provocato un cambiamento di priorità negli impegni locali e nazionali, portando l’amministrazione comunale della città a stanziare fondi immediati per attuare misure di adattamento e mitigazione ai cambiamen-

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ti climatici, con l’obiettivo primario di rendere la città sicura tramite l’attuazione di interventi graduali nei quartieri più a rischio. Il Piano di Adattamento Climatico ha operato sulla città suddividendola in sette bacini idrografici, a ciascuno dei quali è stato affiancato un quadro sistemico di progetti, mirati a rendere gli spazi urbani capaci di gestire una parte dell’acqua piovana, affiancando così, parallelamente al sistema fognario esistente, un nuovo sistema alternativo verde.Il primo quartiere ad essere studiato e analizzato in termini di resilienza urbana è quello di Østerbro. Qui vengono sperimentate soluzioni innovative, trasformando questo distretto urbano in un grande laboratorio a cielo aperto di pratiche resilienti. All’interno della cornice del piano Kl makvarter in questo quartiere si collocano numerosi progetti pilota, che stanno concretizzando le indicazioni e le disposizioni del piano di adattamento. All’interno del quartiere di Østerbro la zona di St. Kjeld oggi si presenta, nel contesto internazionale, come primo quartiere resiliente ai cambiamenti climatici.

L’attenzione si rivolge in modo organico ad un intero brano di città, che viene studiato come un sistema di spazi aperti in cui vengono sviluppate metodologie, tecnologie e strumenti operativi, che verranno in seguito estesi in strategie riguardanti tutta la città. Sono stati condotti studi preliminari a scala di quartiere riguardanti: la caratterizzazione delle superfici al suolo (suddivise per il loro grado di permeabilità), i servizi, le attrezzature e le funzioni presenti, oltre alle tipologie edilizie e al sistema delle infrastrutture della mobilità. A seguito di queste analisi a scala di distretto urbano si è proceduto con la redazione di quattro progetti, che diventano i cardini della rigenerazione resiliente del quartiere e che risultano essere connessi tra di sé, appartenendo ad una stessa sovra-struttura ordinatrice a livello di pianificazione urbana. I progetti muovono dalla necessità di ripensare le modalità con le quali l’acqua viene convogliata dal quartiere verso il porto, a seguito del cambiamento del regime delle precipitazioni, divenute più concentrate e violente. In questi modelli sperimentali si propon-

gono soluzioni verdi poco invasive, rappresentanti valide e praticabili alternative rispetto all’adeguamento del sistema fognario esistente, che comporterebbe enormi investimenti e lavori decennali diffusi in tutta la città. Questo quartiere è stato scelto come sito dei progetti-pilota per la grande quantità di superfici impermeabili presenti. La superficie dedicata alle strade raggiunge nel quartiere i 270.000 mq e risulta sovradimensionata rispetto alle reali esigenze. La rigenerazione si basa sulla definizione di nuovi standard, tramite i quali è possibile creare 50.000 mq di spazi verdi, dotando il quartiere di nuovi spazi pubblici di alta qualità. Tåsinge Square Viene di seguito descritto il primo progetto del Piano di Adattamento del quartiere di Østerbro ultimato: Tåsinge Square. Il progetto nasce da studi preliminari focalizzati verso l’obiettivo di dotare il quartiere di un sistema di gestione delle acque alternativo, basato su “infrastrutture verdi” che affianchino quelle grigie ingegneristiche esistenti. Studi sulla morfologia del terreno hanno condotto a una conformazio-

ne planimetrica caratterizzata dall’alternarsi di avvallamenti e zone più alte, in modo che l’acqua segua il suo ciclo naturale, all’interno di una gestione economica ed efficace. La nuova piazza combina i requisiti tecnici per la gestione delle piogge torrenziali alla volontà degli abitanti di avere un luogo dove immergersi nella natura nel cuore del loro quartiere. Il sistema verde di gestione delle acque è connesso al reticolo di canali esistenti, che convogliano l’acqua all’esterno del quartiere verso la zona costiera. Oltre alle analisi sull’altimetria del suolo, fondamentali sono stati gli studi sulle specie vegetali, sulle proprietà e caratteristiche peculiari di ogni tipologia di verde, situato all’interno della piazza in modo da valorizzarne le potenzialità. La piazza è stata realizzata dal 2013 al 2015. Soluzioni tecnologiche applicate Gestione dell’acqua piovana L’acqua raccolta dalle coperture degli edifici circostanti la piazza viene convogliata nelle vasche di raccolta situate in corrispondenza delle “gocce d’acqua”, (water drops), elementi di arredo che raccolgono l’acqua. Attraverso delle pompe l’acqua viene da qui condotta nella zona del rain garden, dove viene lentamente filtrata e assorbita dal suolo. Durante il suo percorso l’acqua è costantemente visibile, questo permette alle persone che fruiscono la piazza di mantenere con essa un contatto visivo e di apprezzarne il moto. La maggioranza del volume di acqua che arriva a Tåsinge è gestito autonomamente e localmente dalla piazza, senza entrare all’interno del sistema


pagina precedente Esempio della scheda analitica elaborata per i 24 casi studio Piazza Tåsinge a Copenhagen al termine dei lavori di rigenerazione climate-oriented

fognario. L’acqua proveniente dalla superficie stradale viene filtrata e purificata da un canale, road swales, che costeggia la strada; qui uno strato di terreno, filter-earth, permette di filtrare il sale, presente sul manto stradale in inverno per il ghiaccio, ma anche gli oli chimici ed altri elementi inquinanti. In totale Tåsinge riesce a gestire 7.000 mc di acqua, decrementando il volume a carico del sistema di infrastrutture grigie esistente. L’acqua piovana viene convogliata nei bacini di raccolta grazie ad ampie grondaie realizzate in acciaio inossidabile. Verde tecnologico L’uso del verde viene diversificato nelle differenti zone di cui è composta la piazza. L’area sopraelevata è trattata come prevalentemente secca e arida, con alberi ed erba, mentre le parti con depressioni del terreno accolgono una vegetazione fitta e lussureggiante. Da questo emerge la relazione tra la gestione dell’acqua e l’inserimento dei dislivelli. In questa piazza si è voluto rappresentare il paesaggio danese, con specie vegetali provenienti sia dalle zone collinari interne che da quelle costiere. Specie animali, quali volatili ed insetti, trovano qui rifugio aumentando la biodiversità della nuova piazza, ideata anche come sistema naturale. Sui lati sono state scelte delle specie floreali resistenti al sale usato in Inverno per il ghiaccio sulle strade. Dispositivi di processo Il progetto della piazza di Tåsinge è stato realizzato attraverso un virtuoso e continuo dialogo con gli abitanti del quartiere. L’approccio partecipativo si è basato su più di semplici incontri; alcu-

ni residenti, infatti, si sono organizzati costituendo un gruppo di lavoro che ha presentato varie idee, rivestendo così un ruolo progettuale attivo. L’iter progettuale, inoltre, è stato sviluppato per step, attraverso una serie di piccoli progetti, dando ogni volta ai cittadini la possibilità di esprimersi riguardo alle potenzialità dello spazio studiato. Prima che il nodo stradale venisse trasformato in piazza, questo spazio è stato reso teatro di installazioni di numerosi artisti, tra le quali la seduta chiamata “onda”, che è stata poi scelta come miglior arredo urbano, ed è divenuta ospite permanente della nuova piazza. Altri dispositivi Funzione estetica. Lo spazio urbano è arredato con tre icone distintive della città di Copenhagen: i lampioni dell’illuminazione pubblica, le sedute e la pavimentazione geometrica. Ognuna di

queste tre figure aiuta a contestualizzare la nuova piazza ed a renderla parte della città consolidata. Elementi di illuminazione sono stati installati sulle pareti degli edifici circostanti la piazza, nelle zone verdi e lungo i percorsi. Il percorso di attraversamento centrale permette di connettere il nuovo spazio al reticolo di camminamenti esistenti, integrandolo all’interno del contesto. Funzione contestuale La conformazione planimetrica è basata sull’irraggiamento solare: le zone più assolate sono situate a Sud-Ovest e sono dedicate alla sosta delle persone, sul lato opposto, a Sud-Est, si sviluppa invece l’area verde, attraversata dal percorso pedonale e caratterizzata dalla maggiore depressione del suolo. Nelle zone di incontro sono collocati due elementi scultorei che simboleggiano il rapporto della piazza con

l’acqua: i rain parasols, grandi ombrelli metallici, e i water drops, gocce d’acqua a grandezza umana, entrambi gli elementi raccolgono e incanalano l’acqua.

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Struttura e meccanismo Resilienza: capacità e attitudine di un sistema di rispondere a sollecitazioni esterne, anche violente, senza esserne danneggiato, ma adattandosi ad esse. La resilienza che oggi si chiede di acquisire all’Architettura costituisce un recupero dell’adeguamento spontaneo e istintivo del passato, prevedendone però una radicale riformulazione. La resilienza che si intende applicare all’Architettura comporta il passaggio dalla progettazione di strutture a quella di meccanismi. Le due figure della struttura e del meccanismo derivano dalla disciplina della Scienza delle Costruzioni, che studia il comportamento statico di corpi ed elementi strutturali, e vengono traslate nel campo della resilienza urbana come inattese metafore. Mentre le strutture configurano sistemi ideati per mantenersi intatti attingendo alla propria robustezza e stabilità, i meccanismi sono dispositivi predisposti per essere mutevoli e capaci di preservarsi variando la propria configurazione a seconda delle sollecitazioni esterne a cui sono sottoposti. I meccanismi si mantengono così in equilibrio con il proprio sovra-sistema non opponendosi alle sue influenze ma, al contrario, assecondandole e apportando cambiamenti a loro stessi. L’instabilità che si riscontra nel clima può essere assunta a cornice fondamentale entro la quale inquadrare ogni fenomeno del presente. La forma “liquida” assunta dai fenomeni ambientali, sociali, economici, politici, costringe l’Architettura a costituire nuove forme di equilibrio con il proprio contesto, basate sulla mutevolezza dello scenario, che richiede habitat dotati di gradi di labilità e riserve di duttilità alle quali attingere in condizioni di criticità e emergenza.


Il progetto climate-oriented: analisi del caso studio

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Scala metropolitana

Scala terriotirale vasta

Scala del distretto urbano omogeneo

Scala dell'unità spaziale


pagina precedente Inquadramento dell'area di intervento di Piazza Togliatti a Scandicci e in alto fasi del processo interscalare di individuazione dell'area di progetto che ha attraversato l'area metropolitana, la scala vasta e il distretto

Processo interscalare di individuazione dell'area di studio La scelta dell’area di sperimentazione progettuale è stata condotta attraverso uno zoom progressivo che ha attraversato la porzione di periferia fiorentina, oggetto di studio dell'Unità di Ricerca PRIN, attraverso tre scala di analisi: il territorio, il distretto urbano e lo spazio architettonico. La metodologia applicata è stata multiscalare e multicriteriale, avanzando attraverso molteplici livelli di lettura del territorio in un processo consequenziale di down-scaling. Vulnerabilità di area vasta e distretti prioritari di intervento Le analisi socio-climatiche alla scala vasta e del distretto sono state elaborate nella tesi, correlata al presente lavoro, “Resilienza urbana al cambiamento climatico. Nuovi metodi per l’analisi e il progetto” di Giulia Guerri (Guerri, 2018). La ricerca PRIN ha individuato alla scala vasta una porzione di territorio molto ampia collocata nella zona Sud-Ovest dell’area metropolitana di Firenze, delimitata a Sud da una fascia pedecollinare e a Nord dal corso del fiume Arno, interessando parte dei comuni di Firenze, Scandicci e Lastra a Signa. L'area peri-urbana perimetrata presenta tessuti antropizzati sia resi-

Individuazione dell'area di studio e quadro analitico-conoscitivo

denziali che industriali, caratterizzandosi per l’elevata differenziazione degli insediamenti e dei paesaggi. Dal quartiere dell’Isolotto la città compatta si ramifica nella campagna; a Sud oltre il fiume Greve, affluente dell’Arno, si sviluppa l’agglomerato di Scandicci, mentre nella fascia più alta la spina storica della Via Pisana connette il quartiere 4 al centro di Casellina, proseguendo poi in direzione Est-Ovest fino a giungere a Lastra a Signa. Il quadro conoscitivo di area vasta si compone di molteplici parametri di criticità e vulnerabilità afferenti a tre categorie di analisi: climatologica, idraulica e demografica. Per la selezione del distretto più a rischio è stata elaborata una mappa delle vulnerabilità territoriali in cui si riportano le classi più elevate di ciascun parametro: - temperature superficiali diurne estive comprese tra 40-42 °C; - rischio da alluvioni elevato; - pericolosità da flash floods elevata; - densità di popolazione superiori a 1500 ab/kmq; - densità di addetti alle imprese superiori a 2590 addetti/kmq. La campionatura di aree distrettuali vulnerabili ha portato ad individuare il centro urbano di Scandicci come quello in cui si assommano tutti i parametri delle criticità socio-climatiche con l’in-

tensità più elevata, inoltre in questo distretto gli strumenti di pianificazione indicano ampie aree di trasformazione e riqualificazione definendo un elevato grado di potenzialità rigenerativa. Focus sugli spazi pubblici Il lavoro di tesi approfondisce nell'applicazione progettuale la tematica degli spazi pubblici, in quanto è negli spazi aperti che si gioca la sfida della resilienza urbana al Climate change. Nel tessuto urbano di Scandicci è leggibile un asse, che lo attraversa da Nord a Sud, lungo il quale si innestano i principali spazi aggregativi che, se connessi in un intervento sistemico, potrebbero costituire un sistema di luoghi per la comunità locale. All’interno di questa spina di spazi pubblici è stata scelta come area di progetto Piazza Togliatti, un grande invaso rettangolare dalle dimensioni di circa 100x200m, in cui si distinguono due zone funzionali: la parte settentrionale ospita un giardino pubblico, mentre a Sud si trova un parcheggio-mercato. L'area giochi è quasi del tutto priva di arredi, verde e pavimentazioni pensate per il gioco dei bambini o altre attività ricreative e sportive. La funzione mercatale è quella che connota maggiormente la piazza, la vasta superficie asfaltata viene utilizzata durante la mattina come mercato giorna-

liero e per la restante parte della giornata come parcheggio. Il sabato mattina tutta la fascia meridionale è adibita a mercato settimanale interessando anche l’area giochi. Al centro della piazza si trova una piccola costruzione che viene usata per eventi e mostre. Gli assi viari cingono la piazza su tutti e quattro i lati, isolandola dai fronti urbani e limitandone l'attrattività e l'accessibilità. I parcheggi occupano la maggioranza dello spazio disponibile, collocandosi sia nell'area centrale che lungo le sezioni stradali. La mobilità carrabile privata costituisce il segno distintivo della piazza, inducendo ad una stridente lontananza tra questo spazio e il luogo urbano piazza dell'immaginario collettivo. Il verde è un elemento inserito in modo frammentato, l’arredo e le pavimentazioni risultano inadeguati e insufficienti a definire uno spazio vivibile per i bambini e gli altri fruitori dello spazio, tuttavia, nonostante il basso comfort ambientale, la piazza è altamente frequentata ed è scena di usi permanenti e temporanei durante tutto l'arco dell'anno.

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Dati emersi

Analisi del suolo: aree permeabili verdi Legenda

14,28 %

5,23 %

9,05 %

Verde pubblico Verde privato Superfici permeabili

Verde pubblico

Verde privato

8.143,43 mq

4.707,52 mq

8.143,43 mq

Criticità climatiche Precipitazioni estreme

Isola di calore Assenza di alberature che formano dei corridoi verdi negli assi stradali; Discontinuità e frammentazione delle aree verdi; Presenza di asfalto nelle aree verdi e sull’area radicale degli alberi. Analisi del suolo: aree impermeabili

Scarsa presenza di superfici vegetali; Assenza di verde tecnologico, verde funzionale lineare (bioswales), giardini della pioggia (rain gardens), zone umide, progettato per la gestione dell’acqua piovana in situ.

Dati emersi Legenda

66,96 %

37,96 %

29 %

Asfalto Porfido Laterizi Cemento Asfalto rosso

Superfici impermeabili

Aree pubbliche

Aree private

81.856,57 mq

34.162,05 mq

26.103,95 mq

Pietra Criticità climatiche Precipitazioni estreme

Isola di calore Le pavimentazioni sono realizzate con materiali ’caldi’ scuri e rugosi che contribuiscono ad aumentare l’effetto isola di calore urbana; L’asfalto risulta essere il materiale più impiegato. Analisi delle coperture Legenda Piastrelle e ceramiche

Eccessiva presenza di aree impermeabili; Assenza di pavimentazioni semi-permeabili o drenanti.

Dati emersi 18,75 %

10,76 %

7,99 %

Coppi e tegole Laterizi Membrana bituminosa rossa Membrana bituminosa grigo chiaro Membrana bituminosa grigo scuro

Area edificata

Coperture piane

Coperture inclinate

16.883,05 mq

9.687,79 mq

7.195,26 mq

Criticità climatiche Isola di calore Assenza di coperture verdi o drenanti (blue roofs).

Precipitazioni estreme Assenza di coperture verdi o drenanti (blue roofs); Assenza di elementi adattivi per la raccolta dell’acqua piovana.


pagina precedente Analisi ambientali elaborate sulla piazza, relative al suolo permeabile e impermeabile e alle coperture, incentrate sulle caratteristiche influenti sul comportamento termico e idraulico

Relazioni tra caratteristiche dell'ambiente urbano e criticità climatiche L’area di progetto è stata analizzata nel suo stato attuale dal punto di vista ambientale, correlando le caratteristiche tipologiche, morfologiche e materiche degli elementi urbani con gli impatti degli hazard isola di calore urbana e precipitazioni estreme. Gli elementi valutati del sistema urbano sono primariamente gli spazi aperti, suddivisi in suoli permeabili e impermeabili, e in secondo luogo gli edifici, per la caratterizzazione delle loro coperture. Le caratteristiche di queste tre componenti vanno a determinare il comportamento termico e idraulico della piazza. Per le analisi ambientali e le successive simulazioni la porzione urbana considerata è un’area quadrata di lato 300m, al centro della quale si colloca la piazza. Di ciascuna delle tre componenti studiate, coperture, suoli permeabili e impermeabili, è stata valutata l'estensione superficiale e ad ognuno dei materiali rilevati sono stati associati i parametri caratterizzanti il loro comportamento termico e idraulico. Relativamente all’isola di calore i parametri considerati sono: albedo (0-1), calore specifico (J/kg K), densità (kg/ m3), emissività termica e rugosità (m). Rispetto alle piogge torrenziali i parametri incidenti sono: grado di permeabilità, scabrosità e inclinazione del piano di posa. Sono la presenza di hot materials e l’elevata impermeabilizzazione dei suoli negli spazi aperti ad incidere maggiormente sulla capacità adattiva (Dessì, 2018). Le superfici permeabili sono costituite dalle aree verdi e sulla vegetazione

è stato condotto un rilievo particolare che ha portato alla mappatura degli alberi esistenti, definendo la specie arborea dei 158 alberi presenti nella piazza. Degli alberi sono stati valutati i parametri influenti sulle criticità climatiche quali altezza (m), larghezza (m), albedo fogliare, profondità delle radici (m), diametro delle radici (m), ed anche altri valori tipici di ciascun esemplare che ne descrivono i benefici rispetto all'assorbimento e stoccaggio dei principali inquinanti. La valutazione del verde urbano esistente nella piazza è stata condotta adottando il metodo Benefits-Benefici ecosistemici dell’infrastruttura verde urbana (Salomoni e Segneghi, 2018). Il verde è stato valutato anche secondo i CAM Criteri Ambientali Minimi verificando che le specie presenti allo stato attuale rispondessero ai requisiti e tutte sono risultate conformi (dlgs 50/2016).

(corpo nero) a 1 (marmo bianco). I materiali scuri e rugosi come l’asfalto sono detti ‘caldi’. Le superfici urbane realizzate con questi materiali assorbono la radiazione solare e la trasformano in calore che viene rilasciato nell’aria per convezione e radiazione. Nelle aree in cui il vento è debole il calore si dissipa meno e il suo accumularsi porta ad un incremento dei valori delle temperature delle superfici anche di molti gradi oltre le temperature dell’aria, contribuendo a peggiorare la vivibilità di uno spazio urbano. I materiali chiari sono invece detti ‘freddi’, rappresentano i cool materials e vengono impiegati specificatamente con lo scopo di mitigare le temperature estreme. Si tratta di coperture e pavimentazioni caratterizzati da elevati valori di emissività ed albedo, ovvero materiali che riflettono maggiormente la radiazione solare rispetto ai materiali convenzionali.

Il ruolo dei materiali nel comfort degli spazi pubblici I materiali impiegati in un’area urbana possono accentuare o mitigare l’effetto dei flussi energetici agenti in un determinato microclima, accentuando o contribuendo a contenere l’effetto dell'isola di calore urbana. Nei confronti del loro comportamento termico i materiali possono essere suddivisi in ‘caldi’ o ‘freddi’ (Dessì, 2017). La caratteristica del materiale che maggiormente influenza il suo comportamento termico è l’albedo, ossia il coefficiente di riflessione, che dipende dalla rugosità e dal colore del materiale, questo parametro va da 0

Il verde come Urban nature Nella scelta delle piante da introdurre in città è necessario valutare la predisposizione dei vegetali a rimuovere gli inquinanti atmosferici e ad apportare benefici sul microclima urbano, incidendo positivamente su temperatura, umidità relativa, vento e permeabilità del suolo, oltre alle specifiche caratteristiche ecofisiologiche che ne determinano l’adattabilità a un determinato ambiente urbano. Le aree verdi assumono in quest’ottica un ruolo fondamentale all’interno di un tessuto urbano, quali elementi efficaci sia nella mitigazione che nell’adattamento al Climate Change.

In virtù della scarsa vivibilità di molti ambienti urbani appare fondamentale che la pianificazione urbanistica e le azioni locali sul territorio assumano il verde come un sistema tecnologico da inserire in città in modo consapevole e integrato (Bellini, 2013). Il ruolo del verde urbano acquisisce nuovi obiettivi, grazie alle conoscenze scientifiche più recenti, che lo identificano come un'infrastruttura naturale multifunzionale capace di agire attenuando i fenomeni termici estremi, le precipitazioni torrenziali e l’inquinamento (Dessì et al., 2017). In particolare nei confronti della temperatura le chiome vegetali intercettano la radiazione solare determinando una temperatura radiante sulle superfici ombreggiate molto inferiore a quella delle superfici esposte alla radiazione diretta (Salomoni e Segneghi, 2018). La presenza del verde nelle aree urbane non ha, tuttavia, soltanto obiettivi funzionali, ma anche estetici e sociali, fungendo da catalizzatore di relazioni sociali positive e stimolando l’attività fisica. In ragione di ciò si sta sviluppando una nuova idea di Urban nature, che vede il verde in città come un’oasi di naturalità all’interno del tessuto antropizzato; questa nuova visione trova applicazione nei progetti di rigenerazione degli spazi aperti più innovativi, alcuni dei quali si trovano nel Repertorio di Best practices (di cui si è già trattato).

29


Pavimentazioni

Criticità climatica Isola di calore urbana

Piazza

Parco

Coperture

Strada

Edificio

Parametri caratterizzanti il comportamento termico dei materiali

Asfalto

Pietra

Porfido

Asfalto rosso

Laterizi

Cemento

Piastrelle/ ceramiche

Membrana bituminosa

Coppi e tegole

Laterizi

Albedo

0,10-0,20

0,15-0,45

0,15

0,2

0,3-0,4

0,35

0,10-0,20

0,15-0,45

0,15

0,2

Calore specifico (J/kg K)

1.700

900

700

1.700

840

650

1.700

900

700

1.700

Densità (kg/mc)

2.300

2.500

2.200

2.300

2.000

2.100

2.300

2.500

2.200

2.300

Emissività termica

0,9

0,9

0,9

0,9

0,9

0,9

0,9

0,9

0,9

0,9

Rugosità (m)

0,01

0,01

0,01

0,01

0,01

0,01

0,01

0,01

0,01

0,01

Abaco delle specie arboree Rilievo effettuato nelle aree verdi pubbliche

Tiglio Tilia

Pino Pinus pinea

Leccio Quercus ilex

Cipresso Cupressus

Pioppo Populus alba

Pruno Prunus

Quercia Quercus robur

Magnolia Magnolia

Larice Larix decidua

Altezza (m)

18

15

28

7

7

7

25

4

20

Larghezza (m)

13

11

9

3

5

4

15

10

9

Albedo fogliare

0,40

0,60

0,28

0,30

0,70

0,50

0,18

0,2

0,18

Potenziale CO2 stoccata esemplare adulto (kg/anno)

2.751

845

4.068

119

1.631

599

6.918

1.996

2.769

Potenziale CO2 assimilata esemplare adulto (kg/anno)

231

105

226

49

219

77

436

164

273

Abbattimento PM10 esemplare adulto (kg/anno)

0,1

0,1

0,4

0,1

0,1

0,01

0,2

0,2

0,3

Abbattimento inquinanti gassosi (O3 NO2 SO2) esemplare adulto (kg/anno)

0,4

0,1

0,3

0,01

0,1

0,01

0,3

0,3

0,3

Numero piante

4

58

23

19

12

7

2

27

6

Volume potenziale di inquinanti stoccati/assimilati/ abbattuti dagli esemplari presenti (kg/anno)

11.930

55.111,16

98.778,1

3.194,1

22.202,4

4.732,14

14.709

58.333,5

18.255,6

Verifica dei CAM Criteri Ambientali Minimi (DM 10/11/2017)


pagina precedente Abaco dei materiali impiegati nelle coperture e nelle aree impermeabili, classificati secondo i parametri rappresentativi del loro comportamento termico. Abaco delle specie arboree presenti negli spazi pubblici della piazza, classificate riportando i dati sul microclima e sulla diminuzione dell'inquinamento

Valutazione del grado di resilienza allo stato ex-ante

pagine successive Simulazioni Envi-met, tabelle dell'applicazione del Metodo predittivo e risultati delle analisi termiche e idrauliche dello stato ex-ante

Strumenti di valutazione predittiva Nell'ambito della tesi sono stati impiegati strumenti dell'approccio progettuale EBD Evidence based design per delineare il comportamento termico e idraulico dell'area di studio, utilizzando il software Envi-met ai fini della valutazione degli impatti dell’isola di calore urbana (Mohsen et al., 2017; Schneider et al., 2017), mentre nei confronti delle piogge torrenziali si è ricorsi a un modello di calcolo predittivo (Moccia e Sgobbo, 2016). Le criticità emerse dalle analisi ambientali trovano una conferma e una quantificazione oggettiva nelle simulazioni predittive. L’area sulla quale sono state svolte le simulazioni e i calcoli è costituita da una superficie quadrata di 300m di lato, al centro della quale si colloca Piazza Togliatti. Si è deciso di includere una parte di contesto per molteplici ragioni: considerare nelle simulazioni le interazioni tra lo spazio aperto della piazza e gli edifici circostanti, valutare l'estensione dell'efficacia delle soluzioni adattive applicate negli scenari sull’intorno urbano della piazza, infine poiché il software Envi-met presenta delle difficoltà di esecuzione dei calcoli in prossimità dei bordi dell’area considerata, dunque più l’area di interesse risulta centrale nel modello più i risultati risultano affidabili.

Simulazioni sul fenomeno dell'Isola di calore Envi-met è un software tridimensionale di impronta olistica che permette di simulare e riprodurre il comportamento micro-climatico e fisico di settori urbani, valutando le interazioni tra superfici degli edifici e degli spazi aperti, vegetazione, flussi d’aria e di energia di una porzione di area urbana sollecitata da specifiche condizioni climatiche, applicando modelli fluidodinamici computazionali (CFD Computational Fluid Dynamics Models) (Fabbri e Rossi, 2015). Nella metodologia comparativa sviluppata nella tesi il software è stato un supporto alla progettazione, permettendo di valutare il comportamento ex-ante ed ex-post dell'area di progetto e verificare i benefici apportati dalle proposte progettuali. Fondamentale per l'utilizzo del programma è stato il supporto dei Ricercatori Alfonso Crisci e Marianna Nardino dell' IBE - Istituto per la Bioeconomia del CNR - Centro Nazionale delle Ricerche di Firenze e di Bologna. L’area individuata è stata modellata all'interno di una griglia quadrata composta da 100 celle per lato, ciascuna delle quali con dimensioni x,y di 3m. I dati geografici immessi riguardano l’orientamento, che risulta essere di -60° rispetto al Nord, la latitudine 43°45’15’’ N e la longitudine 11°11’16’’ E,

oltre all’area geografica di riferimento CET/UTC+1. Dopo aver terminato la definizione della griglia si è passati all’inserimento delle componenti del tessuto urbano. Sono stati inseriti gli edifici, i materiali delle pavimentazioni e la vegetazione, analizzati attraverso il rilievo diretto effettuato durante i sopralluoghi sull’area. I dati climatici considerati sono relativi a due diverse ottiche di analisi (Crisci, 2018).La prima corrisponde ad una situazione ordinaria relativa ad un giorno tipico estivo, i cui dati sono stati ottenuti mediando i dati orari sulle temperature e l’umidità di tutti i giorni estivi nell’arco temporale 1990-2015. Condizione ordinaria 21.06.2018 • T min 18,15 °C 05:00 • T max 30,42 °C 15:00 • min 38,42% 14:00 • U max 84,08% 05:00 • Velocità del vento 1,5 m/s • Direzione del vento Sud/Est Mentre la seconda focalizza l’attenzione sulla situazione extra-ordinaria dell'isola di calore e va dunque a ricercare il giorno più caldo registrato nello stesso intervallo temporale, che risulta essere il 21 Agosto 2011. Condizione extra-ordinaria 21.08.2011 • T min 20,7 °C 06:00 • T max 41 °C 16:00 • U min 14% 13:00

• U max 66% 06:00 • Velocità del vento 0,2 m/s • Direzione del vento Sud Gli output sono stati elaborati per tre ore del giorno (11:00, 16:00, 21:00), considerando i momenti nei quali la piazza si è dimostrata maggiormente frequentata durante i sopralluoghi. Gli output riguardanti la temperatura sono stati realizzati ad un’altezza di 1,80m dal suolo, in modo da rispecchiare il punto di vista del fruitore. Attraverso la finestra di lavoro Biomet sono stati predisposti gli output riguardanti il PMV. Il software prevede la possibilità di assegnare i parametri dell'utente inserendo età, sesso, altezza e peso; l’indice di benessere è stato valutato per tre diversi punti di vista: bambino di 10 anni, adulto di 35 e anziano di 70 anni. Vengono qui riportati gli output relativi alla condizione ordinaria ed extra-ordinaria con il PMV riferito alle persone anziane, sia per dare rilievo allo sguardo delle persone più fragili (Hajat et al., 2010) sia perché l'area urbana di Scandicci presenta un’elevata densità di popolazione residente con età maggiore ai 75 anni, diviene così particolarmente importante assumere lo sguardo dell’utenza più debole.

31


Situazione ordinaria 21 Giungo 2018 Temperatura atmosferica

Situazione ordinaria 21 Giungo 2018 Indice di benessere PMV Persona anziana (75 anni)

Figure 1: Ord 2106 11:00:01 21.06.2018

300.00

x/y Cut at k=4 (z=1.8000 m)

Ore 11:00

Ore 11:00

270.00

240.00

Air Temperature

210.00

T min 25,51°C

PMV min 1,01 PMV max 3,30

< 24.00 °C 24.60 °C 25.20 °C

T max 28,69°C

180.00

25.80 °C

Y (m)

26.40 °C 27.00 °C

150.00

27.60 °C 28.20 °C 28.80 °C

120.00

29.40 °C 30.00 °C 30.60 °C

90.00

31.20 °C > 31.80 °C Min: 25.51 °C Max: 28.69 °C

60.00

30.00

0.00 0.00

30.00

60.00

90.00

120.00

150.00

180.00

210.00

240.00

270.00

300.00 N

X (m)

Figure 1: Ord 2106 16:00:01 21.06.2018

300.00

x/y Cut at k=4 (z=1.8000 m)

ENVI_met

270.00

<Right foot>

Ore 16:00

Ore 16:00

240.00

Air Temperature

210.00

T min 28,42°C T max 31,55°C

PMV min 1,88

< 24.00 °C 24.50 °C 25.00 °C

180.00

PMV max 4,36

25.50 °C

Y (m)

26.00 °C 26.50 °C

150.00

27.00 °C 27.50 °C 28.00 °C

120.00

28.50 °C 29.00 °C 29.50 °C

90.00

30.00 °C > 30.50 °C Min: 28.42 °C Max: 31.55 °C

60.00

30.00

0.00 0.00

30.00

60.00

90.00

120.00

150.00

180.00

210.00

240.00

270.00

300.00 N

X (m)

Figure 1: Ord 2106 21:00:01 21.06.2018

300.00 ENVI_met

x/y Cut at k=4 (z=1.8000 m)

270.00

<Right foot>

Ore 21:00

Ore 21:00

240.00

Air Temperature

210.00

T min 24,78°C T max 26,20°C

PMV min -0,06

< 24.00 °C 24.50 °C 25.00 °C

180.00

PMV max 0,60

25.50 °C

Y (m)

26.00 °C 26.50 °C

150.00

27.00 °C 27.50 °C 28.00 °C

120.00

28.50 °C 29.00 °C 29.50 °C

90.00

30.00 °C > 30.50 °C Min: 24.78 °C Max: 26.20 °C

60.00

30.00

0.00 0.00

30.00

60.00

90.00

120.00

150.00

180.00

210.00

240.00

270.00

300.00 N

X (m)

ENVI_met

Legenda della Temperature atmosferica

<Right foot>

Legenda dell'indice di benessere outdoor PMV

24,60°C

26,40°C

28,20°C

30,00°C

-2 freddo

+1 poco caldo

+4

25,20 °C

27,00°C

28,80°C

30,60°C

-1 poco freddo

+2 caldo

+5

25,80°C

27,60 °C

29,40°C

> 31,20°C

0 neutra

+3 molto caldo

+6


Situazione extra-ordinaria 21 Agosto 2011 Temperatura atmosferica

Situazione extra-ordinaria 21 Agosto 2011 Indice di benessere PMV Persona anziana (75 anni)

Figure 1: UHI EX ANTE 240618 11:00:01 21.08.2011

300.00

x/y Cut at k=4 (z=1.8000 m)

Ore 11:00

Ore 11:00

270.00

240.00

Air Temperature

210.00

PMV min 2,38

T min 30,40°C

< 30.00 °C 30.60 °C 31.20 °C

PMV max 4,59

T max 32,50°C

180.00

31.80 °C

Y (m)

32.40 °C 33.00 °C

150.00

33.60 °C 34.20 °C 34.80 °C

120.00

35.40 °C 36.00 °C 36.60 °C

90.00

37.20 °C > 37.80 °C Min: 30.40 °C Max: 32.50 °C

60.00

30.00

0.00 0.00

30.00

60.00

90.00

120.00

150.00

180.00

210.00

240.00

270.00

300.00 N

X (m)

ENVI_met

<Right foot>

Ore 16:00

Ore 16:00

T min 35,83°C

PMV min 3,73

T max 41,17°C

PMV max 6,94

Figure 1: UHI EX ANTE 240618 21:00:01 21.08.2011

300.00

x/y Cut at k=4 (z=1.8000 m)

270.00

Ore 21:00

Ore 21:00

240.00

210.00

T min 33,54°C T max 34,44°C

PMV min 1,73

PMV

< -3.00

PMV max 2,28

180.00

-2.00

Y (m)

-1.00 0.00 1.00

150.00

2.00 3.00 4.00

120.00

5.00 6.00 > 7.00

90.00

Min: 1.73 Max: 2.28

60.00

30.00

0.00 0.00

30.00

60.00

90.00

120.00

150.00

180.00

210.00

240.00

270.00

300.00 N

X (m)

Legenda della Temperature atmosferica

ENVI_met

Legenda dell'indice di benessere outdoor PMV

<Right foot>

> 31,20 °C

33,00°C

34,80 °C

36,60°C

-2 freddo

+1 poco caldo

+4

31,80°C

33,60°C

35,40°C

37,20°C

-1 poco freddo

+2 caldo

+5

32,40 °C

34,20°C

36,00°C

> 37,80°C

0 neutra

+3 molto caldo

+6

33


Precipitazioni medie annuali 2000/2014 (mm)

Infrastrutture lineari

Coperture piane

Coperture a falde

Spazi aperti 1.082 mm Bacino di riferimento dell’Arno Medio

Asfalto

Ceramiche

Coppi e tegole

Asfalto

periodo 1 anno

Cemento

97.380.000 l/anno (97.380 m3) area di simulazione (90.000 m2)

32.865.750 l/anno (32.865,75 m3) area di progetto (30.375 m2)

Precipitazione massima 1992/2014 (mm/h)

Pietra

Porfido

Laterizi

Membrana impermeabilizzante

Laterizi

Superfici vegetali

Membrana bituminosa

Metodo di calcolo predittivo sulle precipitazioni estreme Nell'ambiente antropico l’inefficiente gestione delle acque meteoriche può comportare allagamenti, danni ai beni e alle infrastrutture ed esondazioni dei corsi d’acqua, spesso inopportunamente coperti. Con lo sviluppo delle tecnologie ingegneristiche, legate alle infrastrutture idrauliche, l’uomo ha introdotto nelle città dei sistemi di gestione dell’acqua che hanno sosituito o modificato la rete di drenaggio naturale preesistente (Apreda, 2016). A ciò si aggiungono i fenomeni di precipitazioni estreme dovuti ai cambiamenti climatici, infatti, mentre la quantità d’acqua che in valore assoluto cade nell’arco dell’anno resta mediamente costante, questa tende a concentrarsi in pochi eventi intensi (Burt et al., 2015). L’impermeabilizzazione dei suoli e l’espansione urbana non hanno effetti soltanto sul volume di acqua che si riversa nel sistema fognario, ma anche sul tempo di corrivazione, che rappresenta il tempo che occorre alla generica goccia di pioggia a raggiunge-

44,4 mm Bacino di riferimento dell’Arno Medio

re la sezione di chiusura del bacino in esame. Le superfici urbane, in ragione della loro intrinseca maggior scorrevolezza, sono percorse dall’acqua, a parità di condizioni, con velocità nettamente superiori rispetto ai suoli naturali. É dunque l’effetto combinato di piogge più intense, tempi di corrivazione ridotti e un maggiore volume di acqua che raggiunge il sistema fognario, a comportare l’esigenza di potenziare la gestione delle acque in città (APreda, 2017). Far fronte alla crescita della necessità di smaltimento idrico di un’area urbana con il potenziamento delle infrastrutture fognarie esistenti si dimostra inefficienti poiché, dati i tempi di intervento, il sistema risulta ampliato quando ormai il fabbisogno è nuovamente mutato. A partire da questa considerazione è emerso un approccio innovativo che consiste nell’integrazione diffusa nell'ambiente urbano di sistemi verdi e blu paralleli e alternativi al sistema fognario. Le soluzioni proposte e sviluppate in ambito europeo mirano a favorire la gestione dell’acqua piovana in situ attraverso il

periodo 1 ora

3.960.000 l/h (3.960 m3) area di simulazione (90.000 m2)

ritorno all'infiltrazione diretta nel suolo, sia depavimentando e sostituendo le superfici impermeabili con materiali dai diversi gradi di permeabilità o con superfici verdi, sia attraverso la progettazione di verde tecnologico per la gestione dell'acqua piovana (Moccia e Sgobbo, 2016). Esistono strumenti di modellazione per la progettazione impiegati nel campo dell'Ingegneria idraulica che considerano la caratterizzazione delle superfici urbane, la morfologia del terreno e la capacità del sistema fognario; nel lavoro di tesi si è scelto di adottare un metodo di calcolo predittivo semplificato messo a punto in riferimento all’area campione di Napoli Est (Moccia e Sgobbo, 2016). Il metodo sviluppato e testato permette di delineare il comportamento idraulico di un frammento urbano, arrivando ad ottenere il coefficiente di runoff virtuale medio dell’area di studio. Il procedimento adottato prevede la raccolta dei seguenti dati: • individuazione di un ambito territoriale omogeneo, nel caso di stu-

1.336.500 l/h (1.3365 m3) area di progetto (30.375 m2)

dio coincide con l’area simulata per il comportamento termico; • classificazione delle superfici esposte alla pioggia, i materiali rilevati sono stati classificati raggruppandoli all’interno di ambiti spaziali quali infrastrutture lineari, coperture piane e a falde e spazi aperti; • studio del comportamento idraulico, che correla il comportamento idraulico di un’area urbana al suo assetto tipo-morfologico e materico. Nell'area di studio le superfici sono state parametrizzate in base ai seguenti indicatori idraulici: scabrosità, permeabilità, inclinazione del piano di posa. A fronte dei numerosi test espletati dal team di ricerca di Napoli, le superfici esposte alla pioggia vengono suddivise in quattro ambiti spaziali: • infrastrutture lineari (asfalto, pavimentazione in pietra e porfido); • coperture piane (piastrelle/ceramiche, pavimentazione in laterizio, membrana bituminosa impermeabilizzante); • coperture a falde (manto di coppie e tegole o membrana bituminosa);


Ambito spaziale

Infrastrutture lineari

Coperture piane

Tipologia di superficie

Superficie (mq)

Peso relativo (%)

Coefficiente di deflusso

Coefficiente di runoff (%)

Strada impermeabile

17.468,18

19,41

0,9

17,47

Strada semi-permeabile

0

0

0,7

0

Copertura impermeabile

9.687,79

10,76

0,85

9,15

Copertura verde

0

0

0,7

0

Risultati simulazioni stato ex-ante Hazard isola di calore

Valore massimo temperature 41,17 °C

Valore massimo PMV 6,94 Copertura impermeabile

7.195,26

7,99

0,95

7,60

Sa pubblici impermeabili

16.693,87

18,55

0,9

16,69

Sa pubblici semi-permeabili

0

0

0,7

0

Sa pubblici verdi

4.707,52

5,23

0,15

0,78

Sa privati impermeabili

26.103,95

29,00

0,85

24,65

Sa privati semi-permeabili

0

0

0,7

0

Sa privati verdi

8.143,43

9,05

0,15

1,36

Hazard precipitazioni estreme

Coperture a falde

Spazi aperti (Sa)

• spazi aperti (asfalto, pavimentazione in pietra, pavimentazione in laterizi e superfici vegetali). I materiali componenti gli ambiti spaziali considerati sono stati risuddivisi a seconda del loro grado di permeabilità. Sulla base di verifiche empiriche e dati di letteratura, è stato attribuito ad ogni tipo di superficie il proprio coefficiente di deflusso, che rappresenta la percentuale di acqua piovana incidente che si trasforma in runoff. I materiali rilevati sono stati così ricollocati: • infrastrutture lineari, strada impermeabile o semi-per meabile; • copertura piana, impermeabile o verde; • copertura a falde, impermeabile; • spazi aperti, distinti tra pubblici e privati, in impermeabili, semi-permeabili e verdi. Emerge dalla tabella riferita all’area di studio nel suo stato attuale, come siano assenti superfici semi-permeabili e

coperture verdi, nonostante la notevole presenza di coperture piane. A ciascuna sottocategoria degli ambiti spaziali sono dunque attribuiti il coefficiente di runoff e il suo peso relativo, ossia il rapporto tra la sua estensione superficiale e quella totale del frammento urbano considerato. Si perviene così a definire il coefficiente di deflusso virtuale medio dell’area di studio, che allo stato ex-ante è il 77,7% del volume di acqua incidente. Come per la criticità dell'isola di calore, i dati sulle precipitazioni considerati permettono di delineare sia un evento ordinario, ottenuti attraverso l’analisi dei dati sulle precipitazioni medie annuali e stagionali raccolti nel database del SIR - Sistema Informativo Regionale della Regione Toscana nell’intervallo temporale 2000/2014 (SIR, 2018), che uno di natura extra-ordinaria, sono stati analizzati i dati orari nell’arco temporale 1992/2014, i qua-

li evidenziano come la precipitazione più intensa abbia raggiunto i 44,4 mm di pioggia caduti in un’ora. Questa intensità si traduce, all’interno del frammento considerato, in un volume di acqua di 3.960.000 l/h. Il modello di calcolo è stato applicato anche all’area di progetto costituita dalla sola piazza, che presenta un coefficiente di runoff dell’81%, dunque maggiore rispetto a quello dell’intera area di simulazione. Grado di resilienza climatica allo stato ex-ante La metodologia adottata permette di confrontare i risultati delle analisi termiche e idrauliche dello stato ex-ante con quelli degli scenari sviluppati, nei quali emergeranno i benefici apportati dalle strategie adattive applicate. Allo stato attuale i risultati delle indagini predittive sono: • comportamento termico: temperatura atmosferica massima 41,17 °C e

Runoff dell'area di simulazione 77,7%

Runoff dell'area di progetto 81% Acqua gestita dal sistema fognario 100%

indice di benessere PMV per l'utente anziano valore massimo 6,94; • comportamento idraulico: indice di runoff per l'area di simulazione 77,7% e per quella di progetto 81%, tutta l'acqua piovana viene convogliata al sistema fognario.

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Ri-progettare le forme di abitare lo spazio pubblico

pagina precedente Schizzi di progetto sui nuovi significati e sulle nuove forme di abitare lo spazio pubblico

Lo spazio pubblico nelle periferie della città contemporanea La città contemporanea ha bisogno di rigenerare i propri spazi pubblici per ritrovare in essi spazi urbani vivibili, accoglienti e interconnessi (Paolella, 2014). Il tessuto aperto dei distretti periferici appare spesso come un vuoto che è necessario attraversare per giungere da un luogo, o da un edificio, ad un altro (Macramè, 2009). Anche se non degradata, la rete connettiva si configura come spoglia, e a volte addirittura ostile. Trascurare lo spazio pubblico significa trascurare i luoghi deputati alle relazioni sociali della comunità, negare agli abitanti spazi confortevoli in cui rafforzare la coesione sociale (Venturini e Riva, 2017). Intervenire sugli spazi pubblici richiede équipes di lavoro multidisciplinari che sappiano comprendere le qualità di ogni spazio, evidenziare le criticità e le potenzialità latenti e valorizzare le risorse locali. Nel progetto di uno spazio pubblico non esiste una combinazione dalla validità universale, ogni spazio ha le sue specificità e il contesto rappresenta un unicum da comprendere; esistono però postures che aiutano a sviluppare un progetto efficace dai risvolti positivi. L'approccio progettuale di Adaptive design, partendo dalle esigenze delle persone, persegue obiettivi sociali e ambientali in un'ottica sistemica, le

strategie di mitigazione e adattamento climatico comportano miglioramenti sulla qualità dello spazio pubblico e, viceversa, la riprogettazione passa attraverso scelte legate ai materiali e alla vegetazione che possono attenuare gli eventi estremi (Angelucci et al., 2015; Sgobbo, 2017). Alcuni esempi che determinano la qualità dello spazio pubblico sono i limiti dello spazio. Se questo è disegnato e strutturato, il fruitore ha la percezione di trovarsi in un ambiente a scala umana, di cui può comprendere l’assetto e dunque orientarsi meglio al suo interno, al contrario, la non-comprensione delle relazioni tra edifici e spazi aperti provoca disagio respingendo le persone (Pultrone, 2017). La vegetazione è un altro elemento chiave della rigenerazione urbana resiliente, con la sua attrattività, oltre a rendere uno spazio più vivibile e comfortevole, svolge un ruolo sociale divenendo punto di riferimento. Alla scala microclimatica la vegetazione riesce a ridurre le temperature superficiali dei suoli, agendo sull’effetto isola di calore, e diminuisce le superfici impermeabili, favorendo l’infiltrazione diretta dell’acqua nel sottosuolo. Altro elemento fondamentale affinché uno spazio pubblico venga vissuto è la presenza di funzioni, servizi e attività commerciali e terziarie. La loro assenza diventa complice della vacuità

di uno spazio, contribuendo a renderlo inospitale. Negozi, servizi, attrezzature, attività, attraggono persone e, soprattutto, diverse tipologie di persone. La mixité funzionale comporta una mixité di utenza. • L’osservazione delle modalità con cui i caratteri di un luogo condizionano le sue forme di utilizzo è oggetto del lavoro di Jan Gehl, architetto danese che iniziò a studiare come rendere le città a misura d’uomo e attraenti a partire dagli anni ’70. Gehl (Gehl, 2010) suddivide le attività distinguendo tra:attività necessarie: sono azioni obbligatorie, come raggiungere un ufficio, una scuola, aspettare l’autobus, fare la spesa, dunque tutte quelle attività che gli abitanti sono tenuti a fare. Rispetto a questo genere di attività la qualità dello spazio urbano che si è costretti ad attraversare e a percorrere influisce poco, quelle azioni vengono comunque svolte, durante tutto il corso dell’anno; • attività volontarie: le persone si dedicano a queste attività solamente a determinate condizioni, se il luogo ne favorisce lo svolgimento e se loro sono disposte a farle. Sedersi su una panchina a leggere, sdraiarsi in un’area verde, passeggiare in una strada senza una meta precisa. In uno spazio pubblico scadente non

si troveranno persone che svolgono queste attività, mentre al contrario, se la qualità è elevata, lo spazio sarà frequentato non per esigenze specifiche; • attività sociali, questo gruppo contiene attività che vengono svolte solo se ci sono persone in quello spazio, dipendono, infatti, dalla presenza di altre persone. Bambini che giocano, ragazzi che praticano sport, persone che conversano, ma anche altre persone che sono spettatori ed uditori dello spettacolo quotidiano che si svolge negli spazi pubblici. Per dotare la città di spazi pubblici che incoraggino lo svolgimento di attività volontarie e sociali è necessario innanzitutto definire i requisiti di comfort e vivibilità, poi saperli tradurre in buone prestazioni ambientali e sociali nel progetto, attraverso la comprensione dei comportamenti delle persone, coniugata all’analisi microclimatica dello spazio (Carmona et al., 2010). Chiavi di lettura La rigenerazione dello spazio pubblico è stata affrontata assumendo come punto di vista quello dell’abitante che vive, attraversa, sosta, cammina nello spazio pubblico, affiancando alle analisi sulla resilienza climatica una scan-

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sione, seppur sintetica e circoscritta, che ha cercato di tener conto dei caratteri socialogici dello spazio. La decifrazione di questa piazza è stata dunque condotta in un approccio human-oriented (Peraboni e Corsini, 2017), che si interroga sui bisogni sociali, sugli usi individuali e collettivi, temporanei e permanenti, sulle mancanze e sulle inefficienze, sui desideri e sulla percezione singola e collettiva di questo spazio. Nella prospettiva del city-user che si muove all’interno dello spazio urbano, assumono particolare rilievo i seguenti caratteri (Clemente, 2017): - accessibilità: a questo layer di analisi si è voluto attribuire particolare importanza data l’osservazione, maturata nei sopralluoghi, che la piazza viene vissuta principalmente da anziani e bambini, che qui cercano un luogo dove sostare, incontrarsi e giocare. Il termine accessibilità ha oggi assunto un significato molto più ampio di quello relativo alla sola eliminazione delle barriere architettoniche, includendo tutte le mancanze che comportano situazioni di disagio, pericolo, affaticamento. In termini generali si parla dunque di Universal design come di un approccio progettuale che tiene conto delle esigenze di tutti i tipi di utenza, riuscendo a favorire e incoraggiare la fruizione di uno spazio da parte di tutti in modo equo. Diventando protagonista il piano di percorrenza pedonale, l'attenzione si focalizza su: dimensioni dei percorsi (almeno 1,50 m di larghezza), pendenza (non superiore al 5%), tipologia di pavimentazione (compatta, antisdrucciolevole, priva di sconnessioni), leggibilità dei percorsi a livello cromati-

co e della segnaletica, aree di sosta con una certa frequenza (almeno una ogni 200m, ombreggiate e dotate di fontanelle e un’adeguata illuminazione); - socialità: lo spazio pubblico rappresenta, all’interno della struttura di una città, il luogo fisico in cui la comunità di cittadini si incontra, partecipa ad attività ed eventi, svolge azioni individuali che hanno ripercussioni sulla collettività, confronta comportamenti, abitudini e culture, uscendo dai luoghi dell’abitare privato. Lo spazio pubblico è quello che una comunità condivide e nel quale si riconosce e acquista consapevolezza di sé, svolgendovi la propria vita pubblica e manifestando le proprie differenze (Lynch, 1960). Lo spazio pubblico è teatro delle relazioni di basso livello, a partire dai contatti passivi, udire e vedere, a quelli occasionali fino alla conoscenza e all’amicizia, dovrebbe celebrare i valori di una società che tramite esso si riconosce come comunità. La Carta dello Spazio Pubblico (Biennale delo spazio pubblico, 2013) pone l’accento sui termini di accoglienza, solidarietà, convivialità e condivisione. La questione della vita sociale di una comunità emerge oggi come primaria di fronte al crescente allarme riguardante i temi della sicurezza e del degrado, alla diffusione nell’immaginario comune dello spazio pubblico come luogo insicuro, sporco, abbandonato e pericoloso, che porta le persone a ritirarsi sempre più nella sfera privata, relegando la vita pubblica ad azioni ed attività esclusivamente obbligatorie e sempre meno casuali ed impreviste; - vivibilità: racchiude un concetto ampio che misura la qualità della vita dei

cittadini ed è connesso a numerosi fattori che influenzano il benessere e la sua percezione, incidendo in modo molto forte sull’idea che le persone acquisiscono di un certo spazio. Al concetto di vivibilità si affianca quello di vitalità, ossia la capacità di uno spazio di attrarre persone ed eventi, contribuendo a rendere attrattivo un quartiere o una città. La vivibilità di uno spazio incide sul numero di persone che lo frequentano e questo, dagli scritti della sociologa americana Jane Jacobs (Jacobs, 1961) emerge come fattore di successo di quello spazio, in quanto è la presenza stessa delle persone ad inibire comportamenti antisociali. Anche Gehl indica la frequentazione spontanea di uno spazio come indice di misura del suo successo, vedere persone di età e cultura diversa che vivono uno spazio, svolgendo attività quotidiane e partecipando ad eventi, riflette la vivibilità e la vitalità di quello spazio. La presenza rassicurante di persone per tutto l’arco della giornata, 24 hours city, viene favorita dalla presenza di attrezzature che permettono lo svolgimento di funzioni, attività e usi diversi, al contrario è forte la sensazione di disagio e paura che si prova nell’attraversare una piazza molto grande ma vuota, in cui si è soli; - sicurezza: il concetto di sicurezza riferito allo spazio pubblico risulta avere una duplice valenza, in quanto riguarda sia la sicurezza del pedone rispetto all’organizzazione dei flussi della mobilità, che la sicurezza del fruitore rispetto ad eventi criminosi. Nella prima accezione la sicurezza dipende dalla separazione tra i flussi di

diverso tipo (carrabile, ciclabile e pedonale) in cui fondamentali sono gli attraversamenti stradali. La sicurezza del pedone rappresenta uno degli obiettivi dello Streets design, che definisce criteri progettuali per i marciapiedi, la pavimentazione, gli attraversamenti, i parcheggi, le piste ciclabili, le fermate degli autobus e l'arredo, risultando interconnesso ai temi già citati dell’Universal design. Per quanto riguarda la sicurezza nei confronti di eventi criminosi, sono molti gli studi che dimostrano le relazioni tra la qualità dell’ambiente urbano e la percezione della propria incolumità, si afferma che in un ambiente urbano poco illuminato e curato, dove non vengono riparati i danni procurati dagli atti vandalici, aumentano le probabilità che si verifichi un atto criminoso, poiché basso è il livello di frequentazione da parte delle persone di quello spazio. Classificazione tipologica Numerose sono le classificazioni riportate dalla letteratura, che operano questa suddivisione in base a diversi punti di vista, quello della mobilità, del verde, degli usi, della proprietà, ecc (Clemente, 2017. Nel lavoro di tesi viene effettuata la seguente classificazione: • la strada: il progetto della strada urbana riguarda la sezione stradale, gli attraversamenti, le aree di sosta, il floorscape, i fronti urbani, il greenscape, l’organizzazione del marciapiede, l’arredo e l’illuminazione ecc. Tutti questi elementi determinano una progettualità complessa che spesso viene semplificata in modo indiscriminato, comportan-


do una non-progettazione di questo spazio, se non per quanto riguarda le necessità dei flussi carrabili eciclo-pedonali. La strada ha rappresentato un tema architettonico secondario rispetto al tessuto edificato e agli spazi aperti a cui si attribuisce maggior valenza, come la piazza, ma arriva oggi a ricoprire un nuovo ruolo strategico in quanto riesce a trasformare radicalmente la percezione che si ha di un quartiere o brano di città. Oltre alla risoluzione dei problemi strettamente funzionali, legati alla separazione dei flussi veicolari e non, le strade hanno caratteri differenti, valenze percettive e figurative, determinate dalle cromie e dalla matericità delle pavimentazioni, dalla presenza del verde, dagli usi che nella strada trovano sede. Anche gli elementi che apparentemente rivestono un ruolo secondario diventano qui incisivi, l’arredo, la segnaletica, l’illuminazione, le vetrine e le insegne dei negozi, la presenza di aree di sosta e di persone; • la piazza: il luogo in cui storicamente si compie la vita pubblica di una comunità, secondo Camillo Sitte, storico viennese che indaga il tema della piazza nel suo testo Der Stadt Bau (1889), la piazza emerge come capolavoro dell’arte urbana, come lenta e progressiva costruzione collettiva a cui ogni cittadino partecipa consapevolmente o meno, procedendo in una stratificazione secolare. La città oggi ha assunto caratteri di liquidità, mutevolezza e dinamicità che fino a pochi anni fa le erano sconosciuti. Risulta in essa difficile trova-

re spazi che rispondono al concetto storicizzato di piazza e, parallelamente, l’idea della piazza ha assunto nuove forme, divenendo waterfront, viale, parco, impianto sportivo o centro commerciale, o anche un insieme di spazi connessi tra sé che assolvono alla funzione della piazza. Progetto iconico di questa tendenza è sicuramente il Superkilen dei BIG a Copenhagen, che estendendosi in un’area molto vasta coinvolge spazi difficilmente classificabili, instaurando nuove forme di abitare condiviso. La piazza si mantiene, tuttavia, nell’immaginario collettivo come spazio della comunità, ma non si concretizza più, necessariamente, in quello su cui affaccia una cattedrale o un palazzo signorile, qualsiasi spazio urbano può assumere valenza collettiva e identitaria se in esso la comunità riflette o riconosce dei valori. Il progetto di una piazza presuppone una profonda conoscenza del tessuto urbano in cui essa si inserisce, i temi progettuali che caratterizzano il progetto della piazza sono la conformazione planimetrica, la pavimentazione, gli elementi naturali, l’arredo e l’illuminazione, gli allestimenti e le attrezzature temporanee; • il parco urbano: nella città contemporanea questo spazio sta assumendo nuovi volti, superando l’idea canonica di cuore verde, di area a valenza preminentemente naturale, e diventando uno dei luoghi più significativi del collettivo urbano. Si riconoscono parchi chiusi e chiaramente delimitati, che si inseriscono nella città come enclaves introspettive, da

parchi dalla maglia aperta, che coinvolgono il tessuto circostante amalgamandosi con esso. I temi progettuali chiave nel progetto del parco urbano sono le relazioni con il contesto, il sistema dei percorsi, le attività e gli usi, gli elementi naturali. Lo spazio ibrido di una non-piazza Trovandosi a dover analizzare, comprendere e valutare la piazza oggetto di studio, è emerso come questo spazio, che può essere assunto a spazio-tipo dei distretti urbani periferici contemporanei, risulti sfuggire a una classificazione tipologica e morfologica sistematica, ad una caratterizzazione chiara e definita. La piazza esaminata si connota come spazio dai confini indefiniti, dagli usi frammentati e sovrapposti, uno spazio che instaura deboli relazioni con il contesto immediato dei fronti urbani. La rigenerazione di questo spazio agisce come intervento a posteriori che cerca di sanare le contraddizioni esistenti innestando nuovi usi e significati, rafforzando e valorizzando quelli esistenti, coinvolgendo tutto il contesto urbano. In mancanza di caratteri identitari riscontrabili nel tessuto edificato che circonda la piazza, ossia al suo esterno, è nella piazza stessa che il progetto contemporaneo si trova a dover inventare e fortificare dei contenuti che diano significato anche al contesto, ribaltando ciò che avviene nelle piazze dei centri storici. Il vuoto progettato diventa l’elemento architettonico che dà senso e significato al pieno edificato che lo circonda, e non più viceversa. L’Amministrazione Comunale di Scandicci

ha già dimostrato una forte attenzione nei confronti di questo spazio urbano, che all’interno del tessuto abitato occupa un ruolo primario sia per la funzione mercatale che per la sua posizione baricentrica all’interno dell’asse degli spazi pubblici che trova il suo inizio con Piazza della Resistenza, che ospita la tramvia ed è stat riprogettata da Rogers Stirk Harbour + Partners dal 2006 al 2013, divenendo il nuovo centro civico, mentre termina con Piazza Matteotti, cuore storico del distretto e anch’essa oggetto di riqualificazione. Successivamente agli interventi su queste due piazze, nel 2013 si è svolto un percorso di partecipazione “La città in piazza” promosso dal Comune di Scandicci, finanziato dall’Autorità regionale per la partecipazione della Regione Toscana e condotto con il supporto di “Sociolab – Partecipazione e ricerca sociale”; le priorità per gli spazi e le funzioni evidenziate dai cittadini durante il processo partecipativo sono il parcheggio, il verde, il mercato e la possibilità di svolgere attività culturali con una struttura polifunzionale. Lo svolgimento di questo processo dimostra attenzione e sensibilità da parte dell’Amministrazione per Piazza Togliatti, sottolineando il suo ruolo strategico e le sue potenzialità.

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Corporeità e Virtualità “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.” Art. 2 della Costituzione della Repubblica Italiana

Le forme dell’abitare: sono oggetto di studio nelle loro manifestazioni esterne alla residenza privata, rivolgendo l’attenzione agli spazi dell’abitare pubblico, ai vuoti che la comunità condivide e nei quali la collettività manifesta ed esprime la propria identità. Lo spazio pubblico è qualsiasi luogo di appartenenza collettiva dove la comunità esprime, manifesta, svolge ed attua, riti ed usanze nei quali riconosce la propria identità e tramite i quali prende consapevolezza di sé. Lo spazio pubblico è un luogo fisico dove la comunità esercita la propria identità, dove ogni singolo vede realizzarsi la sua appartenenza ad un insieme più ampio, che lui completa e dal quale viene completato. La comunità si realizza dunque in una dimensione fisica, generata dalla presenza corporea della somma dei singoli. Nello spazio pubblico la comunità è resa tangibile dalla presenza fisica dei singoli cittadini, che con il loro raccogliersi, riunirsi, incontrarsi, praticano i loro diritti e doveri, i loro usi e tradizioni, riconoscendosi in qualcosa di esterno a ciascuno ma al quale ciascuno sente di prendere parte. Lo spazio pubblico è quindi lo spazio che ospita e fa da scena alle espressioni corali di una comunità, per essere vitale e vivificatore necessita della presenza fisica dei cittadini, di essere da essi abitato. Oggi si assiste alla riduzione del senso dell’abitare lo spazio pubblico; nuove dinamiche di conflitto sociale, nuove paure e insicurezze si riflettono in una chiusura verso gli spazi privati, che diventano roccaforti dove rifugiarsi. Il progetto di rigenerazione dello spazio pubblico comporta l’indagine dei suoi fronti impalpabili, per tradursi poi in una sua nuova conformazione fisica: pratiche, usages, percezioni, immaginari, significati, attribuzioni, proiezioni… Sono queste forme immateriali che determinano poi l’aspetto fisico e tangibile dello spazio pubblico. Lo spazio pubblico se non strutturato, pensato, disegnato, curato, diventa il luogo astratto dove proiettare paure e disagi, ciò si traduce in un luogo fisico di degrado e abbandono, un vuoto di mancanze ed assenze, che diventa ostile, invece di qualificarsi come un vuoto fisico colmo di significati, memoria e virtù.


Approccio progettuale comparativo per scenari di intervento

41


INPUT CRITICITÀ CLIMATICHE AFFRONTATE

SOLUZIONI TECNOLOGICHE ADATTIVE COMPATIBILI

GRADO DI RESILIENZA ATTUALE

STRUMENTI PREDITTIVI PER LO STATO EX-ANTE

ANALISI SULLO SPAZIO PUBBLICO

Superfici impermeabili

Isola di calore urbana

66,96 %

Superfici permeabili

Precipitazioni estreme

Valore massimo Temperature 41,17 °C

Vivibilità

Valore massimo PMV 6,94 Socialità

14,28 % Runoff dell'area di Simulazione 77,7 % Coperture

18,75 %

Sicurezza Runoff dell'area di progetto 81 % Acqua gestita dal sistema fognario 100 %

Accessibilità

OUTPUT INDIVIDUAZIONE DELL'AREA DI STUDIO

STRATEGIE DI PROGETTO

SELEZIONE DELLE SOLUZIONI ADATTIVE

STRUMENTI PREDITTIVI PER LO STATO EX-POST

COMPARAZIONE TRA I BENEFICI DEGLI SCENARI

Diminuzione delle temperature

Resilienza urbana

Area di progetto T min -0,30°C T max -0,75 °C

-0,36 °C T. min

Diminuzione del coefficiente di runoff

-5,8% Riduzione del volume di acqua gestito dal sistema fognario -57,7%

-0,20 °C T. max

-23%

Diminuzione del volume di pioggia gestito dal sistema fognario

-57,7%


Metodologia di processo e progetto

pagina precedente Schema sulla metodologia processuale in cui vengono evidenziati gli input e gli output progettuali

Evidenze della fase di analisi Le analisi e i sopralluoghi effettuati sulla piazza evidenziano che la sua configurazione attuale contribuisce ad amplificare gli impatti degli hazards considerati, dimostrando un grado di resilienza socio-climatica negativo che si traduce in una capacità pressoché nulla di mitigazione e adattamento. Scenari meta-progettuali Nel lavoro di tesi si è scelto di non concentrare le istanze scaturite dalla fase di analisi in un unico progetto da sviluppare fino al livello esecutivo, ma di investire le deduzioni maturate in una molteplicità di scenari meta-progettuali di intervento, da confrontare rispetto ad un minimo comune denominatore che è quello del grado di resilienza al cambiamento climatico raggiunto nelle proposte. A partire dalle 33 soluzioni di Adaptive design individuate nel Repertorio, è stata operata una selezione di gruppi di dispositivi compatibili con i caratteri contestuali materiali e immateriali, comunque percepibili seppur deboli e disordinati, che identificano la piazza. La maglia metodologica che sostiene e ordina la composizione dei tre scenari costituisce un innovativo approccio processuale, con i seguenti input per il progetto: • gli impatti degli eventi climatici estremi analizzati;

• le analisi condotte su coperture, suolo impermeabile e permeabile; • le simulazioni energetiche e l’applicazione del metodo idraulico; • le qualità e i caratteri come spazio di incontro e condivisione sociale. Il piano ideale sul quale vengono costruiti gli scenari è costituito dal reticolo che pone in relazione i dati preliminari, appartenenti alle categorie sopracitate, che devono essere armonizzati in modo da trovare, nelle proposte applicative, delle chiavi di compatibilità e ottimizzazione reciproca. Progressiva incisività sul contesto Dal primo al terzo scenario si procede in una progressione crescente di impatti che il progetto determina sull’area di intervento in termini quantitativi e qualitativi. Gli obiettivi della resilienza e della rigenerazione si ritrovano in tutti e tre gli scenari, ma con gradi di intensità diversa, che determinano una progressione di intensità di impatto low-medium-high . In questa impostazione gerarchica e per step di intervento si intende tradurre in un elemento positivo e virtuoso il carattere ibrido di questo spazio. L’approccio olistico è quello che ispira ogni scenario: si è cercato in ognuno di evitare di settorializzare la proposta, ma il grado con cui si coordinano le soluzioni e i benefici ottenuti varia, all’interno di una scala accrescitiva di

ricadute progettuali e di ambiti indagati. I gruppi di soluzioni tecnologiche adattive ipotizzati vedono accrescere la loro portata passando dal primo al terzo scenario, aumentano le soluzioni applicate e gli ambiti a cui queste afferiscono. Infine, la porzione di intervento su cui si operano risulta essere sempre maggiore, partendo dall’area centrale della piazza per arrivare a coinvolgere il contesto in modo sempre più pervasivo e ampio. Si è voluto proporre tre visioni della piazza esistente realizzabili, sostenibili, fattibili, assumendo l’ottica della Pubblica Amministrazione che nella realtà si trova ad operare dovendo decidere come e dove impiegare le limitate risorse disponibili.. La volontà che orienta ognuno degli scenari non è di agire sull’esistente in maniera salvifica e idealista. Gli scenari si calano nel contesto cercando di mutarne sia il comportamento termico e idraulico negli eventi climatici estremi, che il valore estetico, la percezione e l’immagine mentale delle persone che fruiscono questo spazio. Si è cercato di immaginare come rendere concretamente resiliente ed adattivo un grande vuoto urbano prevalentemente asfaltato, di dare forza e struttura agli usi preesistenti e di innestarne di nuovi, di disegnare spazi pubblici di qualità in cui la comunità ritrovi un luogo da abitare.

Rigenerare una non-piazza L’aspetto interessante che è emerso nel cercare di comprendere questo spazio e di trovarne il centro, l’anima, è il suo essere uno spazio iconico della periferia italiana contemporanea, un archetipo rovesciato dell’idea storicizzata di piazza, un vuoto urbano che solo apparentemente non presenta conflitti. Ad uno sguardo attento questa piazza può apparire paradossalmente come una non-piazza, un luogo simbolo di ciò che la piazza storica, suo corrispettivo ‘platonico’ ideale, non è. Questa piazza è un mercato, è una strada, è un parcheggio, è una distesa di asfalto, è una cortina aperta di facciate residenziali. Agendo su questa piazza è come se si agisse su altre mille non-piazze che si ritrovano nelle periferie di qualsiasi città o cittadina. Questo, naturalmente, nei limiti del suo appartenere comunque al luogo in cui si colloca.

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1

2

3

Gomeznarro Park, Madrid

Passeig de St Joan Boulevard, Barcelona

4

Eco District Flaubert, Rouan

Progetto GAIA, Bologna

5

One step beyon, Atene

1 3

5 4

2

0

10m

50m

Percorso pedonale

Parcheggio e mercato

Area verde

Area di sosta

Area giochi

Pista ciclabile


Scenario metaprogettuale low-impact

pagina precedente Soluzioni adattive applicate nello scenario lowimpact e best practices dal Repertorio di riferimento, sotto planimetria e sezione di progetto con la palette materica e cromatica delle superfici pagine successive Simulazioni del comportamento termico e risultati del Metodo predittivo sul comportamento idraulico nello scenario low-impact

L’intervento meta-progettuale di low impact limita la sua azione all’area centrale della piazza, coinvolgendo solo in minima parte gli assi stradali che la separano dai fronti urbani prospicienti. Le criticità che questo scenario mira ad affrontare sono quelle che in modo più determinante impediscono a questo vuoto urbano di assumere il ruolo di luogo di aggregazione sociale in cui i fruitori possano sostare con determinati livelli di comfort. Criticità affrontate Assumendo come input l’idea che sia lo stare, il permanere, il sedersi, ciò che caratterizza la fruizione di una piazza, si vuole agire sulla scarsa qualità delle aree di sosta, non sempre ombreggiate ed arredate con sedute ed elementi di illuminazione, da cui consegue una bassa vivibilità dello spazio, soprattutto da parte delle classi più fragili di fruitori. Lo spazio che risulta meno curato è quello dell’area giochi, che si configura come una vasta area priva di vegetazione, elementi ombreggianti, attrezzature e pavimentazioni idonee ai giochi dei bambini, essendo attualmente in pietra, cotto e asfalto. La presenza della mobilità carrabile nella piazza è l’elemento che più la connota, sia nel senso di flussi viari, presenti su tutti e quattro i suoi bordi, sia di parcheggi, che ne frammentano

il perimetro e la parte interna ,impedendo una fruizione libera e sicura dello spazio centrale. Quasi tutto lo spazio disponibile nella sezione stradale è dedicato alla mobilità privata carrabile e soltanto sul lato Nord-Ovest della piazza viene previsto un percorso ciclabile, che risulta essere pressoché inutilizzabile a causa dell’assenza di connessioni, la pista ciclabile si estende per 90 m di lunghezza ma non trova ai suoi estremi una sicura prosecuzione. Altro elemento fonte di criticità è la pavimentazione. Nei percorsi pedonali e nelle aree di sosta spesso è sconnessa a causa dell’affioramento delle radici degli alberi, rendendo difficoltosa la fruizione da parte degli utenti. I diversi materiali impiegati non arrivano a costituire una trama ed un disegno, un floorscape, che renda leggibile lo spazio e ne identifichi aree diverse. Strategie progettuali adottate La volontà progettuale esplicitata dal primo scenario è quella di migliorare la piazza attuale, incidendo sugli aspetti climatici e sociali, pur mantenendone gli usi e le funzioni esistenti. Nell’ottica di un intervento low impact si intende migliorare il comportamento termico e idraulico di questo spazio e la percezione che i fruitori ne hanno, senza apportare mutamenti radicali.

L’area giochi viene mantenuta nel lato settentrionale della piazza e la restante parte meridionale viene lasciata adibita a parcheggio e mercato giornaliero e settimanale, in cui vengono aggiunte delle alberature. Dal Repertorio di Best practices emerge come lo studio della pavimentazione risulti un elemento chiave delle strategie di rigenerazione resiliente. Un caso studio esemplare, per i risultati estetici raggiunti e il rapporto raffinato con le preesistenze storiche, è il Sant Joan Boulevard a Barcelona. Le strategie adottate per incrementare la resilienza si concentrano, pertanto, sul trattamento del suolo, andando a modificare le pavimentazioni impiegate nell’area delimitata dagli assi stradali. Il primo scenario per Piazza Togliatti va a toccare principalmente il suolo, il piano orizzontale della piazza; con gesti leggeri si cerca di restituire, già in questo primo grado di intervento, uno spazio urbano maggiormente adattivo, dove sia possibile ritrovare, per i cittadini del bacino urbano circostante, delle nicchie sicure e piacevoli da abitare e condividere. Viene effettuata un’azione di depaving, riducendo l’estensione delle superfici impermeabili. Le aree verdi vengono in questo modo connesse tra di sé, ridisegnandone i bordi ed inclu-

dendole in isole verdi estese ed unitarie, dalla forma geometrica e dolce. Nell’unificare le aree verdi vengono incrementate le alberature esistenti, ottenendo intorno all’area giochi una corona verde in cui la vegetazione, arrivando a costituire un elemento vegetale massivo e compatto, riesce a garantire un alto livello di benefici. Le pavimentazioni vengono sostituite nell’area centrale e ne vengono inserite di tre tipi, costituite da materiali semi-permeabili o drenanti. Le pavimentazioni semi-permeabili sono la terra battuta o calcestre impiegata nell’area settentrionale verde dell’area giochi, mentre un cemento innovativo semi-permeabile viene utilizzato nell’area del parcheggio e del mercato. La pavimentazione drenante alternate verde e grigio identifica invece le aree di sosta. I materiali scelti sono caratterizzati da livelli di albedo ed emissività tali da non accentuare l’isola di calore, migliorando il comportamento termico della piazza. L’elemento della pavimentazione assume così una forte valenza progettuale. Lo studio del piano orizzontale riveste, nello scenario meta-progettuale, un ruolo significativo nella mitigazione e nell’adattamento

45


Situazione extra-ordinaria 21 Agosto 2011 Temperatura atmosferica

Situazione extra-ordinaria 21 Agosto 2011 Indice di benessere PMV Persona anziana (75 anni)

Figure 1: Scenario_1_mod 11:00:01 21.08.2011

300.00

Figure 1: Scenario_1_mod 11:00:01 21.08.2011

300.00

x/y Cut at k=4 (z=1.8000 m)

270.00

x/y Cut at k=4 (z=1.8000 m)

270.00

Ore 11:00

240.00

Ore 11:00

240.00

Air Temperature

210.00

210.00

T min 30,10°C 31.20 °C 31.80T°Cmax 32,24°C < 30.00 °C

180.00

< -3.00

180.00

-2.00 -1.00

33.00 °C

Y (m)

Y (m)

32.40 °C 150.00

33.60 °C

0.00 1.00

150.00

2.00

34.20 °C

3.00

34.80 °C

120.00

4.00

120.00

35.40 °C

5.00

36.00 °C

6.00

36.60 °C

90.00

> 7.00

90.00

37.20 °C

Min: 2.57 Max: 4.40

> 37.80 °C Min: 30.44 °C Max: 32.24 °C

60.00

60.00

30.00

30.00

0.00

0.00 0.00

30.00

60.00

90.00

120.00

150.00

180.00

210.00

240.00

270.00

300.00

0.00

30.00

60.00

90.00

120.00

N

X (m) 300.00

x/y Cut at k=4 (z=1.8000 m)

270.00

150.00

180.00

210.00

240.00

270.00

300.00 N

X (m)

Figure 1: Scenario_1 16:00:01 21.08.2011

ENVI_met

<Right foot>

Figure 1: Scenario_1_mod 16:00:01 21.08.2011

300.00

x/y Cut at k=4 (z=1.8000 m)

ENVI_met

270.00

Ore 16:00 Air Temperature

210.00

T min 35,56°C 31.20T°Cmax 41,06°C

210.00

< 30.00 °C

PMV

30.60 °C 180.00

31.80 °C

-1.00 Y (m)

Y (m)

33.00 °C

150.00

33.60 °C

0.00 1.00

150.00

2.00

34.20 °C

3.00

34.80 °C

120.00

4.00

120.00

35.40 °C

5.00

36.00 °C

6.00

36.60 °C

90.00

> 7.00

90.00

37.20 °C

Min: 3.67 Max: 6.86

> 37.80 °C Min: 35.54 °C Max: 41.07 °C

60.00

PMV min 3,67 PMV max 6,86 -2.00 < -3.00

180.00

32.40 °C

60.00

30.00

30.00

0.00

0.00 0.00

30.00

60.00

90.00

120.00

150.00

180.00

210.00

240.00

270.00

0.00

300.00

30.00

60.00

90.00

120.00

N

X (m)

x/y Cut at k=4 (z=1.8000 m)

270.00

150.00

180.00

210.00

240.00

270.00

300.00 N

X (m)

Figure 1: Scenario_1_mod 21:00:01 21.08.2011

300.00 ENVI_met

<Right foot>

Figure 1: Scenario_1_mod 21:00:01 21.08.2011

300.00 ENVI_met

x/y Cut at k=4 (z=1.8000 m)

270.00

Ore 21:00

240.00

<Right foot>

Ore 21:00

240.00

Air Temperature

210.00

210.00

T min 33,41°C T max 34,29°C 31.80 °C < 30.00 °C 31.20 °C

180.00

< -3.00

180.00

-2.00 -1.00

32.40 °C Y (m)

33.00 °C

150.00

33.60 °C

0.00 1.00

150.00

2.00

34.20 °C

3.00

34.80 °C

120.00

4.00

120.00

35.40 °C

5.00

36.00 °C

6.00

36.60 °C

90.00

> 7.00

90.00

37.20 °C

Min: 1.80 Max: 2.23

> 37.80 °C Min: 33.41 °C Max: 34.28 °C

60.00

PMV min 1,68 PMV max 2,23

PMV

30.60 °C

Y (m)

<Right foot>

Ore 16:00

240.00

240.00

60.00

30.00

30.00

0.00

0.00 0.00

30.00

60.00

90.00

120.00

150.00

180.00

210.00

240.00

270.00

300.00

0.00

30.00

60.00

90.00

N

X (m)

ENVI_met

PMV min 2,26 PMV max 4,40

PMV

30.60 °C

Legenda della Temperature atmosferica

120.00

150.00

180.00

210.00

240.00

270.00

300.00 N

X (m)

<Right foot>

ENVI_met

Legenda dell'indice di benessere outdoor PMV

<Right foot>

> 31,20 °C

33,00°C

34,80 °C

36,60°C

-2 freddo

+1 poco caldo

+4

31,80°C

33,60°C

35,40°C

37,20°C

-1 poco freddo

+2 caldo

+5

32,40 °C

34,20°C

36,00°C

> 37,80°C

0 neutra

+3 molto caldo

+6


Ambito spaziale

Tipologia di superficie

Superficie (mq)

Peso relativo (%)

Coefficiente di deflusso

Coefficiente di runoff (%)

Incremento della permeabilità Aree verdi +2,77%

Strada impermeabile

Infrastrutture lineari

Coperture piane

17.468,18

Strada semi-permeabile

0

19,30

0,9

0

0,7

17,47 Pavimentazioni semi-permeabili +15,08% 0 Diminuzione del coefficiente di runoff

Copertura impermeabile

9.687,79

10,76

0,85

9,15

Copertura verde

0

0

0,7

0

Area di simulazione -5,1% valore di runoff 72,6%

Area di progetto -15% valore di runoff 66% Copertura impermeabile

7.195,26

7,99

0,95

7,60

Sa pubblici impermeabili

16.693,87

0,82

0,9

16,69

Sa pubblici semi-permeabili

0

15,08

0,7

0

Sa pubblici verdi

4.707,52

8

0,15

0,78

Sa privati impermeabili

26.103,95

29,00

0,85

24,65

Sa privati semi-permeabili

0

0

0,7

0

Sa privati verdi

8.143,43

9,05

0,15

1,36

Coperture a falde

Spazi aperti (Sa)

ai fenomeni climatici estremi, ma diviene anche strumento architettonico che permette di conferire una struttura allo spazio della piazza, delimitando i suoi confini e, al suo interno, aree dagli usi diversi, attraverso mutamenti materici e cromatici che aiutano a rendere sicura e indipendente la fruizione della piazza anche per gli utilizzatori più fragili, come i disabili vedenti e motori. Lungo il perimetro della piazza e all’interno dell’area ricreativa verde vengono disegnate delle aree di sosta ombreggiate, identificate dalla pavimentazione drenante verde e grigia. Queste aree per sedersi, chiacchierare e incontrarsi, vengono ritagliate all’interno delle aree verdi, come fossero

dei piccoli rifugi arredati con sedute ed elementi di illuminazione. La presenza diffusa di aree di sosta piacevoli e confortevoli garantisce una maggiore accessibilità alla piazza e favorisce la fruizione della piazza per attività volontarie, incidendo sulla socialità di questo luogo. L’area giochi viene modificata nella sua pavimentazione, sostituita con una anti-trauma colorata. Inoltre, l’area ricreativa per i bambini, viene posta al centro di uno spazio interamente pedonale, eliminando l’area a parcheggio che costituiva un’estensione dell’accesso carrabile sul lato Nord-Est, anch’esso chiuso. Questa modifica alla viabilità carrabile costituisce una scelta progettuale forte, seppure colloca-

ta all’interno della prima visione progettuale che viene qualificata come la meno impattante. L’edificio che si trova nella piazza, che oggi ospita mostre ed eventi culturali, riceve un’area di pertinenza da arredare con sedute o piccole aree verdi, in cui si mantengono gli alberi esistenti; viene definita intorno all'edificio un’area per esposizioni, sostituendo con una pavimentazione semi-permeabile le superfici asfaltate che adesso lo circondano. L’area di riferimento di questo edifico costituisce l’ultima tessera dell’area ricreativa e ludica. Il perimetro dell’area centrale della piazza viene ridisegnato per renderlo leggibile e definito, eliminando le aree a parcheggio che ne frammenta-

Diminuzione del volume di acqua gestito dal sistema fognario durante l'evento estremo Acqua gestita dalle soluzioni adattive - %

Rete dei dispositivi grey, green and blue

/

vano i margini e limitando ad uno soltanto l’accesso carrabile all’area a parcheggio e mercato, collocato sull’angolo Est. Per incrementare la sicurezza dell’area si agisce sulla separazione dei flussi, sul ricomporre i bordi della piazza e delle sue aree pedonali, si limitano gli accessi carrabili e le aree a parcheggio vengono ridefinite.

47


1

2

3

Tåsingegade Street, Copenhagen

Park Martin Luther King, Parigi

4

Tåsinge Square, Copenhagen

Passeig de St Joan Boulevard, Barcelona

5

Vallon des Aygalades Parc, Marsiglia

5

3

4

0

10m

1

2

50m

Percorso pedonale

Parcheggio

Mercato

Area verde

Area di sosta

Area giochi

Percorso ciclabile


Scenario metaprogettuale medium-impact

pagina precedente Soluzioni adattive applicate nello scenario mediumimpact e best practices dal Repertorio di riferimento, sotto planimetria e sezione di progetto con la palette materica e cromatica delle superfici pagine successive Simulazioni del comportamento termico e risultati del Metodo predittivo sul comportamento idraulico nello scenario medium-impact

Nel secondo scenario meta-progettuale la piazza viene considerata nella sua interezza, l’area oggetto di riprogettazione si amplia e vengono coinvolti gli assi della mobilità che la cingono. La riflessione progettuale diviene più profonda, l’obiettivo non è più limitato a migliorare la fruizione degli spazi funzionali esistenti, ma il focus dell’attenzione diventa il mercato, che viene trasformato in un’area coperta che può ospitare, data la sua completa permeabilità, anche altre funzioni, divenendo il cuore strutturato della piazza e caratterizzandosi per una mixitè di usi temporanei. La sua collocazione riprende quella del mercato esistente ma vuole anche favorire l’instaurarsi di un dialogo con l’edifico preesistente, il quale ospita mostre ed eventi che possono trovare qui una nuova sede ulteriore. La parte settentrionale della piazza e i due assi carrabili a Nord e a Sud costituiscono un elemento di continuità rispetto allo scenario low impact, tra i primi due scenari, infatti, si può ritrovare una progressione additiva e un rapporto di incrementalità. Lo stato ex-ante può essere, in un primo step, ridisegnato secondo la proposta dello scenario uno per poi continuare ad essere riprogettato in una seconda fase di intervento, applicando le strategie dello scenario successivo. La

zona meridionale del parcheggio e del mercato viene invece modificata. La zona adibita a parcheggio viene ridotta e viene disposta in modo da poter inserire due file di alberature. Nella zona di fronte all’edificio che si trova nella piazza vengono inseriti degli elementi ombreggianti adattivi che ospitano il mercato giornaliero e che, data la loro flessibilità di uso, possono divenire sede di molteplici attività e funzioni. Criticità affrontate In questa visione di intervento si agisce nello spazio della piazza con un grado di profondità e incisività maggiore rispetto allo scenario uno. Della vivibilità dello spazio viene valutata l’assenza di strutture ombreggianti o di alberature nella vasta area meridionale della piazza adibita alle funzioni di parcheggio e mercato giornaliero e settimanale. Di quest’area si considera anche la scarsa sicurezza dei pedoni che frequentano il mercato, data l’assenza di perimetrazioni e distinzioni tra la parte dello spazio a parcheggio e a mercato. Il percorso ciclabile risulta inutilizzabile data la sua mancanza di connessioni con il contesto. Dal punto di vista della socialità, evidente è l’interruzione del percorso pedonale, che impedisce la formazione di una rete tra gli spazi pubblici che si innestano lungo l’asse centrale. La

presenza delle strade carrabili sui tre fronti principali impedisce l’instaurarsi di relazioni e legami con essi. Lo spazio pubblico della piazza è privo di elementi che ne caratterizzino e individuino aree con usi e funzioni diverse. Strategie progettuali adottate Il secondo scenario propone di incidere sulla resilienza della piazza agendo non soltanto sul piano orizzontale che ne costituisce il suolo, ma anche sugli elementi tridimensionali che ne strutturano lo spazio nella dimensione verticale. Si propone di inserire un elemento fortemente innovativo: delle strutture ombreggianti adattive che rendano coperta l’area in cui si svolge il mercato giornaliero, migliorando il comfort dei fruitori. Questi dispositivi funzionano come dei grandi ombrelli concavi e svolgono molteplici funzioni, oltre a creare zone ombreggiate, raccolgono l’acqua convogliandola in delle cisterne sotterranee, inoltre sono dotati di celle fotovoltaiche sulla copertura per produrre energia rinnovabile. Questi grandi rain parasols rispondono dunque a entrambi le criticità climatiche affrontate, l’isola di calore e le precipitazioni estreme, oltre a dotare la piazza di elementi che forniscono energia e costituire un elemento iconico e identitario. La struttura di questi elementi è costituita da un pilastro centrale sul

quale si innestano quattro petali quadrati inclinati verso il centro. Considerata l’importante e quotidiana funzione mercatale, il dimensionamento è stato impostato basandosi sulle dimensioni dei furgoni con i quali vengono allestiti i banchi del mercato. L’acqua piovana raccolta viene convogliata in delle vasche sotterranee collegate ad una pompa e ad una cisterna di filtraggio. L’acqua stoccata può dunque essere riutilizzata direttamente nella piazza per le fontanelle pubbliche e per l'irrigazione del verde. Studiare in fase di progetto sistemi di raccolta, stoccaggio e riutilizzo dell’acqua piovana per l’irrigazione del verde è molto importante; la necessità di adottare questo accorgimento progettuale emerge chiaramente dai casi studio analizzati nel Repertorio, specialmente in quello del Vallon des Aygalades Parc di Marsiglia e del Parc Martin Luther King a Parigi. In entrambi le Best practices citate si afferma, infatti, come sia ormai insostenibile incrementare le aree verdi urbane se non se ne predispone contemporaneamente il sostentamento. Questa zona coperta, flessibile e attraversabile, può ospitare anche eventi culturali e mostre, diventando un’area espositiva.

49


Situazione extra-ordinaria 21 Agosto 2011 Temperatura atmosferica

Situazione extra-ordinaria 21 Agosto 2011 Indice di benessere PMV Persona anziana (75 anni)

Figure 1: Scenario_2 11:00:01 21.08.2011

300.00

Figure 1: Scenario_2 11:00:01 21.08.2011

300.00

x/y Cut at k=4 (z=1.8000 m)

270.00

x/y Cut at k=4 (z=1.8000 m)

270.00

Ore 11:00

240.00

Ore 11:00

240.00

Air Temperature

210.00

210.00

T min 30,36°C 31.20 °C T max 32,20°C 31.80 °C < 30.00 °C

PMV

30.60 °C 180.00

-2.00

33.00 °C

Y (m)

Y (m)

32.40 °C 150.00

33.60 °C

0.00 1.00

150.00

2.00

34.20 °C

3.00

34.80 °C

120.00

4.00

120.00

35.40 °C

5.00

36.00 °C

6.00

36.60 °C

90.00

> 7.00

90.00

37.20 °C

Min: 2.47 Max: 4.15

> 37.80 °C Min: 30.36 °C Max: 32.20 °C

60.00

60.00

30.00

30.00

0.00

0.00 0.00

30.00

60.00

90.00

120.00

150.00

180.00

210.00

240.00

270.00

300.00

0.00

30.00

60.00

90.00

120.00

N

X (m) 300.00

x/y Cut at k=4 (z=1.8000 m)

180.00

210.00

240.00

270.00

300.00 N

<Right foot>

Figure 1: Scenario_2 16:00:01 21.08.2011

300.00

x/y Cut at k=4 (z=1.8000 m) <Right foot>

ENVI_met

Ore 16:00

270.00

150.00 X (m)

Figure 1: Scenario_2 16:00:01 21.08.2011

ENVI_met

270.00

Ore 16:00

240.00

240.00

Air Temperature

210.00

T min 35,39°C T °Cmax 40,98°C 31.20

210.00

< 30.00 °C

180.00

< -3.00

180.00

31.80 °C

-2.00 -1.00

33.00 °C

Y (m)

Y (m)

32.40 °C 150.00

33.60 °C

0.00 1.00

150.00

2.00

34.20 °C

3.00

34.80 °C

120.00

4.00

120.00

35.40 °C

5.00

36.00 °C

6.00

36.60 °C

90.00

> 7.00

90.00

37.20 °C

Min: 3.60 Max: 6.83

> 37.80 °C Min: 35.39 °C Max: 40.99 °C

60.00

60.00

30.00

30.00

0.00

0.00 0.00

30.00

60.00

90.00

120.00

150.00

180.00

210.00

240.00

270.00

0.00

300.00

30.00

60.00

90.00

120.00

N

X (m) 300.00

x/y Cut at k=4 (z=1.8000 m) <Right foot>

180.00

210.00

240.00

270.00

300.00 N

Figure 1: Scenario_2 21:00:01 21.08.2011

300.00 ENVI_met

Ore 21:00

270.00

150.00 X (m)

Figure 1: Scenario_2 21:00:01 21.08.2011

ENVI_met

x/y Cut at k=4 (z=1.8000 m)

270.00

240.00

<Right foot>

Ore 21:00

240.00

Air Temperature

210.00

210.00

T min 33,28°C 31.20 °C T max 34,23°C 31.80 °C < 30.00 °C

180.00

< -3.00

180.00

-2.00 -1.00

32.40 °C Y (m)

33.00 °C

150.00

33.60 °C

0.00 1.00

150.00

2.00

34.20 °C

3.00

34.80 °C

120.00

4.00

120.00

35.40 °C

5.00

36.00 °C

6.00

36.60 °C

90.00

> 7.00

90.00

37.20 °C

Min: 1.78 Max: 2.21

> 37.80 °C Min: 33.28 °C Max: 34.23 °C

60.00

PMV min 1,71 PMV max 2,21

PMV

30.60 °C

Y (m)

PMV min 3,60 PMV max 6,83

PMV

30.60 °C

60.00

30.00

30.00

0.00

0.00 0.00

30.00

60.00

90.00

120.00

150.00

180.00

210.00

240.00

270.00

300.00

0.00

30.00

60.00

90.00

N

X (m)

ENVI_met

PMV min 2,35 PMV max 4,15 -1.00 < -3.00

180.00

Legenda della Temperature atmosferica

120.00

150.00

180.00

210.00

240.00

270.00

300.00 N

X (m)

<Right foot>

ENVI_met

Legenda dell'indice di benessere outdoor PMV

<Right foot>

> 31,20 °C

33,00°C

34,80 °C

36,60°C

-2 freddo

+1 poco caldo

+4

31,80°C

33,60°C

35,40°C

37,20°C

-1 poco freddo

+2 caldo

+5

32,40 °C

34,20°C

36,00°C

> 37,80°C

0 neutra

+3 molto caldo

+6


Ambito spaziale

Tipologia di superficie

Superficie (mq)

Strada impermeabile

Infrastrutture lineari

Coperture piane

17.468,18

Strada semi-permeabile

0

Peso relativo (%)

Coefficiente di deflusso

Coefficiente di runoff (%)

Incremento della permeabilità Aree verdi +4,,22%

16,16

0,9

0

0,7

17,47 Pavimentazioni semi-permeabili +16,76% 0 Diminuzione del coefficiente di runoff

Copertura impermeabile

9.687,79

10,76

0,85

9,15

Copertura verde

0

0

0,7

0

Area di simulazione -5,9% valore di runoff 71,8%

Area di progetto -20% valore di runoff 61% Copertura impermeabile

7.195,26

7,99

0,95

7,60

Sa pubblici impermeabili

16.693,87

0,82

0,9

16,69

Sa pubblici semi-permeabili

0

16,76

0,7

0

Sa pubblici verdi

4.707,52

9,45

0,15

0,78

Sa privati impermeabili

26.103,95

29,00

0,85

24,65

Sa privati semi-permeabili

0

0

0,7

0

Sa privati verdi

8.143,43

9,05

0,15

1,36

Coperture a falde

Spazi aperti (Sa)

Rispetto al primo scenario ex-post, la maggiore incisività sullo stato attuale è data dalla proposta di proseguire la pedonalizzare del’asse centrale di Scandicci nel fronte commerciale della piazza. Il tessuto urbano, infatti, risulta oggi attraversato in direzione Nord-Ovest Sud-Est da una spina dorsale sulla quale poggiano gli assi trasversali della mobilità e si innestano i principali spazi pubblici dell’agglomerato urbano che arriva, senza quasi interrompersi, fino all’abitato di Casellina. Un tratto di questo percorso è attualmente già pedonale, ed è quello che collega la fermata della tramvia all’inizio della piazza oggetto di studio. Il percorso pedonale risulta così un episodio e non arriva a costituire una rete di connessione lenta tra gli spazi pub-

blici della città. In questa sede non è possibile affrontare le tematiche concernenti gli impatti sulla viabilità e mobilità urbana che conseguono da questa scelta. Nello scenario delineato il percorso pedonale parte dalla Piazza del Comune (progettata da Rogers Stirk Harbour + Partners), attraversata dal percorso della tramvia e sulla quale si affaccia la sede del Comune di Scandicci, fino ad arrivare alla piazza analizzata in questo lavoro, per poi proseguire mantenendo carrabile la strada ad una corsia che arriva fino a piazza Matteotti e alla dorsale più storica di Scandicci, oltre la quale si estende la zona extra-urbana. L’asse durante il suo percorso incontra un sistema di spazi pubblici che comprendono giardini pubblici attrezza-

ti, piccole aree verdi, piazze e strutture scolastiche e di interesse civico, oltre al Parco del Castello dell'Acciaolo. . La continuità lungo questa nuova arteria della mobilità lenta viene ritrovata nell’elemento del verde, che costituisce un corridoio di alberature e permette, oltre al raffrescamento, anche la gestione dell’acqua piovana in situ, essendo progettato come infrastruttura lineare funzionale (bioswales). In corrispondenza all’edificio esistente l’asse ospita una zona, identificata dalla cromia della pavimentazione, dotata di spruzzi d’acqua e nebulizzatori. Questi si configurano come strumenti finalizzati a rendere vitale e vivace uno spazio urbano. Inserire l’acqua nella piazza come elemento progettuale apporta dei benefici sia in termini di vivi-

Diminuzione del volume di acqua gestito dal sistema fognario durante l'evento estremo Acqua gestita dalle soluzioni adattive -16,15 % Volume di acqua gestito durante l'evento estremo dai dispositivi adottati grey, green and blue

-2,4%

-13,75%

bilità che di socialità di questo spazio. Gli assi sul fronte Nord-Ovest e SudEst restano carrabili, ma la loro sezione viene dimensionata in modo da includere un percorso ciclabile alberato. Entrambi i percorsi proseguono nel contesto circostante, costituendo delle vie alberate iclo-pedonali che attraversano in senso trasversale Scandicci, collegando edifici scolastici e aree verdi pubbliche, fino alle sponde della Greve.

51


1

Tåsinge Square, Copenhagen

2

3

Water square Benthemplein, Rotterdam

4

Water square Benthemplein, Rotterdam

Enghavenparken, Copenhagen

5

Water square Benthemplein, Rotterdam

4

1

2

5 3

0

10m

50m

Area verde

Bacino inondabile

Area giochi

Giardino della pioggia

Percorso ciclabile


Scenario metaprogettuale high-impact

pagina precedente Soluzioni adattive applicate nello scenario highimpact e best practices dal Repertorio di riferimento, sotto planimetria e sezione di progetto con la palette materica e cromatica delle superfici pagine successive Simulazioni del comportamento termico e risultati del Metodo predittivo sul comportamento idraulico nello scenario high-impact

Nella terza visione meta-progettuale lo spazio subisce la trasformazione più profonda, all’interno di una proposta che cerca di unire il tema della resilienza alla rigenerazione urbana. Dell’assetto carrabile ex-ante della piazza vengono mantenuti soltanto i due assi viari posti a Nord e a Sud della piazza. Le funzioni e gli usi esistenti vengono potenziati e arricchiti, mentre viene ridisegnata completamente la struttura spaziale che li ospita. Il livello di incisività con cui si agisce su Piazza Togliatti mira a portarla a rivestire il ruolo di spazio pubblico baricentrico del tessuto urbano di Scandicci, nel suo essere centrale all’interno dell’asse urbano di connessione dei luoghi pubblici principali, ma anche, in direzione opposta trasversale Est-Ovest, utilizzando la sua collocazione strategica nei confronti dell’extra-urbano della città, delle zone verdi coltivate e collinari circostanti e del corso della Greve. Rispetto al secondo scenario ex-post, la maggiore incisività sullo stato attuale è data dalla proposta “forte” di pedonalizzare interamente l’asse centrale di Scandicci. L’asse trasformato in zona lineare pedonale apporta all’interno del tessuto urbano una spina connettiva degli spazi pubblici, un percorso che trova il suo carattere identitario nel verde, declina-

to in molteplici forme dell’Urban nature. Viene comunque mantenuta, come nello scenario precedente, una sezione libera per permettere la percorrenza di questo tratto da parte dei mezzi per il mercato e di soccorso. In questo scenario si vuole ribaltare l’archetipo della non-piazza, al quale si è associato lo spazio urbano nel suo stato ex-ante, trasformandola in un pieno di tutti da abitare. Il carattere ibrido di questo spazio urbano, che non arriva attualmente ad assumere una forma definita (da ritrovarsi soprattutto nella funzione mercatale) acquisendo un significato negativo, diventa in questo scenario un patrimonio potenziale da esprimere e tradurre in mixité funzionale e spaziale, che configuri uno spazio innovativo della città contemporanea, nel quale l’Adaptive design si coniuga con la rigenerazione degli spazi pubblici, restituendoli alla comunità come luoghi di incontro. Mentre tra i primi due scenari si evidenzia una continuità incrementale , per la permanenza di alcuni elementi si poteva trovare tra di essi una consequenzialità diretta e attuata per addizione di ulteriori soluzioni, con il terzo scenario si propone un volto della piazza che non ritrova le sue radici nell’assetto attuale, ma che cerca di rinvenirle nelle condizioni contestuali della piazza.

Tuttavia tra tutti e tre gli scenari si può rintracciare una progressività crescente e fluida dal punto di vista delle soluzioni tecnologiche adattive, che aumentano costantemente aggiungendosi a quelle usate nello scenario precedente, ma a variare tra il terzo e i primi due sono le modalità di applicazione delle soluzioni. La vasta area della piazza viene divisa in due zone dalla diversa identità. Un disegno dolce e morbido delinea le diverse funzioni in cui, a partire da una maglia regolare, gli spazi vanno ad espandersi e a rompere lo schema ortogonale, disegnando percorsi sinuosi che, come in un reticolo connettivo vitale e linfatico, permettono di attraversare la piazza in più direzioni incontrando attività e attrezzature differenziate. Lungo l’asse pedonale, dall'identità fortemente urbana, viene disposto il mercato, ospitato da una zona coperta realizzata con i dispositivi ombreggianti adattivi già applicati nello scenario precedente. Questa parte si configura come fortemente connessa al percorso pedonale della spina connettiva, costituendone quasi un ampliamento. La parte coperta del mercato arriva ad instaurare un legame diretto con i fronti commerciali e può ospitare eventi e fiere anche di grandi dimensioni, come la Fiera di Scandicci che si tiene annualmente in

Settembre, ma anche eventi culturali e mostre artistiche, coinvolgendo l’edificio che adesso risulta centrale rispetto all’area coperta e al percorso pedonale con la sua area di pertinenza. All’anima urbana, commerciale, culturale della parte della piazza connessa all’asse pedonale, si va ad integrare quella più naturale, ricreativa, ludica, sportiva e intima della zona retrostante. Questa parte ospita vaste aree verdi, una delle quali attrezzata per l’area giochi, e un bacino inondabile, che costituisce la soluzione adattiva più innovativa e complessa tra quelle applicate. Il bacino inondabile è costituito da un’area depressa, nella quale viene convogliata l’acqua piovana dalle coperture circostanti la piazza, costituendo una vasca che, al verificarsi di un evento di precipitazioni estreme, si ‘sacrifica’ per alcune ore ed evita che la zona circostante subisca allagamenti. Il bacino adotta un comportamento dinamico, infatti, in situazione ordinaria viene utilizzato come campo sportivo, oppure può essere attrezzato come cinema all’aperto o piccolo anfiteatro per spettacoli, avendo ampie gradonate per sedersi intorno alla parte più depressa.

53


Situazione extra-ordinaria 21 Agosto 2011 Temperatura atmosferica

Situazione extra-ordinaria 21 Agosto 2011 Indice di benessere PMV Persona anziana (75 anni)

Figure 1: Scenario_3 11:00:01 21.08.2011

300.00

Figure 1: Scenario_3 11:00:01 21.08.2011

300.00

x/y Cut at k=4 (z=1.8000 m)

270.00

x/y Cut at k=4 (z=1.8000 m)

270.00

Ore 11:00

240.00

Ore 11:00

240.00

Air Temperature

210.00

210.00

< 30.00 °C

T min 30,37°C 31.20 °C T max 32,17°C 31.80 °C

PMV

30.60 °C 180.00

-2.00

33.00 °C

Y (m)

Y (m)

32.40 °C 150.00

33.60 °C

0.00 1.00

150.00

2.00

34.20 °C

3.00

34.80 °C

120.00

4.00

120.00

35.40 °C

5.00

36.00 °C

6.00

36.60 °C

90.00

> 7.00

90.00

37.20 °C

Min: 2.56 Max: 4.35

> 37.80 °C Min: 30.39 °C Max: 32.17 °C

60.00

60.00

30.00

30.00

0.00

0.00 0.00

30.00

60.00

90.00

120.00

150.00

180.00

210.00

240.00

270.00

300.00

0.00

30.00

60.00

90.00

120.00

N

X (m)

x/y Cut at k=4 (z=1.8000 m)

ENVI_met

180.00

210.00

240.00

270.00

300.00 N

<Right foot>

Figure 1: Scenario_3 16:00:01 21.08.2011

300.00

x/y Cut at k=4 (z=1.8000 m)

ENVI_met

Ore 16:00

270.00

150.00 X (m)

Figure 1: Scenario_3 16:00:01 21.08.2011

300.00

240.00

Air Temperature

210.00

210.00

< 30.00 °C

T min 35,47°C 31.20 °C T °Cmax 40,97°C 31.80

PMV

30.60 °C 180.00

Y (m)

Y (m)

33.00 °C

150.00

33.60 °C

-2.00 0.00 1.00

150.00

2.00

34.20 °C

3.00

34.80 °C

120.00

4.00

120.00

35.40 °C

5.00

36.00 °C

6.00

36.60 °C

90.00

> 7.00

90.00

37.20 °C

Min: 3.65 Max: 6.83

> 37.80 °C Min: 35.47 °C Max: 40.97 °C

60.00

PMV min 3,65 PMV max 6,83 -1.00 < -3.00

180.00

32.40 °C

60.00

30.00

30.00

0.00

0.00 0.00

30.00

60.00

90.00

120.00

150.00

180.00

210.00

240.00

270.00

0.00

300.00

30.00

60.00

90.00

120.00

N

X (m) 300.00

x/y Cut at k=4 (z=1.8000 m) <Right foot>

270.00

150.00

180.00

210.00

240.00

270.00

300.00 N

X (m)

Figure 1: Scenario_3 21:00:01 21.08.2011

ENVI_met

Figure 1: Scenario_3 21:00:01 21.08.2011

300.00 ENVI_met

Ore 21:00

x/y Cut at k=4 (z=1.8000 m)

<Right foot>

Ore 21:00

270.00

240.00

240.00

Air Temperature

210.00

210.00

< 30.00 °C

T min 33,32°C 31.80 T °Cmax 34,25°C

PMV

30.60 °C 31.20 °C

180.00

-2.00 -1.00

Y (m)

33.00 °C

150.00

33.60 °C

0.00 1.00

150.00

2.00

34.20 °C

3.00

34.80 °C

120.00

4.00

120.00

35.40 °C

5.00

36.00 °C

6.00

36.60 °C

90.00

37.20 °C

> 7.00

90.00

> 37.80 °C Min: 33.32 °C Max: 34.25 °C

60.00

PMV min 1,70 PMV max 2,25

< -3.00

180.00

32.40 °C Y (m)

<Right foot>

Ore 16:00

270.00

240.00

Min: 1.78 Max: 2.20

60.00

30.00

30.00

0.00 0.00

30.00

60.00

90.00

120.00

150.00

180.00

210.00

240.00

270.00

0.00

300.00

0.00

N

X (m)

ENVI_met

PMV min 2,35 PMV max 4,35 -1.00 < -3.00

180.00

Legenda della Temperature atmosferica

30.00

60.00

90.00

120.00

150.00

180.00

210.00

240.00

270.00

300.00 N

X (m)

<Right foot>

ENVI_met

Legenda dell'indice di benessere outdoor PMV

<Right foot>

> 31,20 °C

33,00°C

34,80 °C

36,60°C

-2 freddo

+1 poco caldo

+4

31,80°C

33,60°C

35,40°C

37,20°C

-1 poco freddo

+2 caldo

+5

32,40 °C

34,20°C

36,00°C

> 37,80°C

0 neutra

+3 molto caldo

+6


Ambito spaziale

Tipologia di superficie

Superficie (mq)

Peso relativo (%)

Coefficiente di deflusso

Coefficiente di runoff (%)

Incremento della permeabilità Aree verdi +4,27%

Strada impermeabile

Infrastrutture lineari

Coperture piane

17.468,18

Strada semi-permeabile

0

14,50

0,9

0

0,7

17,47 Pavimentazioni semi-permeabili +19,23% 0 Diminuzione del coefficiente di runoff

Copertura impermeabile

9.687,79

10,76

0,85

9,15

Copertura verde

0

0

0,7

0

Area di simulazione -6,5% valore di runoff 71,2%

Area di progetto -23% valore di runoff 58% Copertura impermeabile

7.195,26

7,99

0,95

7,60

Sa pubblici impermeabili

16.693,87

0,82

0,9

16,69

Sa pubblici semi-permeabili

0

19,23

0,7

0

Sa pubblici verdi

4.707,52

8,63

0,15

0,78

Sa privati impermeabili

26.103,95

28,13

0,85

24,65

Sa privati semi-permeabili

0

0

0,7

0

Sa privati verdi

8.143,43

9,92

0,15

1,36

Coperture a falde

Spazi aperti (Sa)

Criticità affrontate Le criticità affrontate in questa visione progettuale sono quelle legate al rapporto che questo spazio urbano riesce ad instaurare con il contesto. Mantenendo la suddivisione funzionale attuale non si arriva a rafforzare le interconnessioni con l’asse pedonale e con le aree verdi extra-urbane. L’accesso carrabile alla piazza costituisce un ostacolo alla piena vivibilità e sicurezza della piazza che, se percorsa da auto che ne frammentano i percorsi e ne rendono insicura la fruizione, non riesce a qualificarsi come luogo di aggregazione ed incontro. Strategie progettuali adottate Nell’innestare pratiche e dispositivi resilienti nello spazio della piazza il verde

diventa uno strumento di azione primario e prioritario. In questo scenario viene declinato come un vero e proprio paradigma progettuale, assumendo numerose forme e assolvendo a molteplici compiti nella mitigazione e nell’adattamento alle criticità climatiche. Le aree verdi assumono dimensioni notevoli e vengono raggruppate in modo da formare delle masse vegetali incisive. Oltre alle alberature viene progettato anche il terreno del verde, in quanto l’area verde più settentrionale ospita un rain garden, ossia un giardino della pioggia capace di gestire in situ notevoli quantità d’acqua. Il funzionamento del giardino della pioggia prevede che il terreno debba assumere un’orografia movimentata, caratteriz-

zata da aree depresse alternate ad altre sopraelevate. Gli assi stradali ospitano dei corridoi verdi, situati come alberature che ombreggiano i percorsi pedonali e ciclabili, mentre l’asse centrale pedonale ospita il verde funzionale lineare delle bioswales. La diversificazione delle attività che è possibile svolgere nello spazio urbano prefigurato innesta una mixité di usi che incide sulla vitalità e sull’attrattività della piazza; attraversandola, infatti, si incontrano aree con anime diverse e le attrezzature previste favoriscono la fruizione della piazza da parte degli abitanti. Le Best practices che hanno già sperimentato nuove forme di naturalità in città sono Tåsinge square a Copenha-

Diminuzione del volume di acqua gestito dal sistema fognario durante l'evento estremo Acqua gestita dalle soluzioni adattive -57,7 % Volume di acqua gestito durante l'evento estremo dai dispositivi adottati grey, green and blue

-3,4%

-9,39%

-40%

-4,9%

gen, prima piazza adattiva realizzata e punto di riferimento per il modo innovativo con cui la natura viene progettata e integrata in città, oltre al progetto di Skt. Kjelds Square, altra piazza di Copenhagen oggi in fase di ultimazione. I casi studio in cui si ritrova l’impiego di bacini inondabili sono la Water Square Benthemplein a Rotterdam e Enghavenparken a Copenhagen.

55


S1 low-impact Aree giochi

Situazione extra-ordinaria 21 Agosto 2011 Temperatura atmosferica

Aree verdi

-0,48 °C

Figure 1: Comparison Scenario_1_mod 16:00:01 21.08.2011 with UHI EX ANTE 240618 16:00:01 21.08.2011

300.00

270.00

-0,41 °C

ore 11:00

x/y Cut at k=4 (z=1.8000 m)

240.00

210.00

Differenza massima di T < -1.00 K -0.90-K0,57 °C

absolute difference Air Temperature

Y (m)

180.00

-0.80 K -0.70 K

150.00

-0.60 K -0.50 K

120.00

-0.40 K -0.30 K -0.20 K > -0.10 K

90.00

Min: -2.42 K Max: -0.10 K

Aree di sosta

Parcheggio e mercato

60.00

30.00

-0,57 °C

0.00 0.00

S2 medium-impact

30.00

60.00

90.00

120.00

150.00

180.00

210.00

240.00

270.00

300.00 N

X (m)

Figure 1: Comparison Scenario_2 16:00:01 21.08.2011 with UHI EX ANTE <Right foot> 240618 16:00:01 21.08.2011

300.00 ENVI_met

Percorso ciclabile

270.00

Parcheggio

ore 16:00

x/y Cut at k=4 (z=1.8000 m)

240.00

-0,45 °C

Differenza massima di T < -1.00 K - 0,74 °C -0.90 K

210.00

absolute difference Air Temperature

Y (m)

180.00

-0.80 K -0.70 K

150.00

-0.60 K -0.50 K

120.00

-0.40 K -0.30 K -0.20 K > -0.10 K

90.00

Asse pedonale

Min: -2.51 K Max: -0.14 K 60.00

30.00

Mercato

Area giochi

-0,61 °C 0.00 0.00

30.00

60.00

90.00

120.00

150.00

180.00

210.00

240.00

270.00

300.00 N

X (m)

-0,74 °C

Figure 1: Comparison Scenario_3 16:00:01 <Right foot> 21.08.2011 with UHI EX ANTE 240618 16:00:01 21.08.2011

300.00 ENVI_met

270.00

S3 high-impact

ore 21:00

x/y Cut at k=4 (z=1.8000 m)

240.00

Rain garden

210.00

Differenza massima di T - 0,63 °C

absolute difference Air Temperature

Bacino inondabile Y (m)

180.00

Asse pedonale

< -1.00 K -0.90 K -0.80 K -0.70 K

150.00

-0.60 K -0.50 K

120.00

-0,64 °C

-0.40 K -0.30 K -0.20 K > -0.10 K

90.00

Min: -6.34 K Max: -0.13 K 60.00

30.00

0.00 0.00

30.00

60.00

90.00

120.00

150.00

180.00

210.00

240.00

270.00

300.00 N

X (m)

Legenda della differenza della Temperature atmosferica

-0,43 °C

Mercato -0,55 °C

ENVI_met

Aree verdi ricreative

<Right foot>

< -0,10

da -0,30 a -0,40 °C

da -0,60 a -0,70 °C

da -0,10 a -0,20 °C

da -0,40 a -0,50 °C

da -0,70 a -0,80 °C

da -0,20 a -0,30 °C

da -0,50 a -0,60 °C

> -0,80 °C


Comparazioni tra gli scenari e strumenti dell'Evidence Based Design

Confronto tra gli scenari I tre scenari meta-progettuali delineati sono stati confrontati rispetto allo stato ex-ante per quanto riguarda l'adattamento ai fenomeni estremi trattati dell’isola di calore e delle precipitazioni estreme, tramite l’applicazione di strumenti predittivi nell'ottica dell'Evidence Based Design. Si evidenzia l'immediata comparabilità dei risultati, derivanti non dalla definizione di strategie meta-progettuali e dall’applicazione di soluzioni tecnologiche delle quali viene così mostrato il grado di efficacia. I benefici prefigurabili dalla combinazione dei diversi dispositivi adattivi si sintetizzano in: • una diminuzione delle temperature a cui segue un proporzionale miglioramento dell’indice di benessere outdoor PMV, ottenuti attraverso la forestazione urbana, l’aumento delle superfici vegetali, l’inserimento di dispositivi ombreggianti e la sostituzione dei materiali della pavimentazione esistente con cool materials che contribuiscono ad attenuare il tenore delle temperature; • una diminuzione del coefficiente di runoff virtuale medio, valutata sia per l’area di simulazione che per l’area di progetto attraverso le azioni di depaving, l'incremento delle superfici permeabili verdi e la scelta di

materiali semi-permeabili per le pavimentazioni. A ciò si accompagna una progressiva e notevole diminuzione del volume di acqua piovana che raggiunge il sistema fognario, ottenuta attraverso l’applicazione sia di grey che di green and blue solutions, quali le cisterne sotterranee di raccolta in cui i sistemi ombreggianti convogliano l’acqua, il bacino inondabile, il giardino della pioggia e l’infrastruttura verde lineare funzionale delle bioswales,. Queste soluzioni arrivano a costituire una rete di gestione dell’acqua piovana in situ alternativa all’infrastruttura grigia esistente. Valutazioni finali Si riportano delle riflessioni conclusive sul lavoro di tesi svolto, rileggendolo nella sua dimensione processuale e progettuale secondo i seguenti fattori-chiave: • fasi: le analisi predittive sul comportamento termico ed idraulico dell’area di progetto sono state effettuate in due momenti dell’iter sperimentale, ossia negli studi preliminari, evidenziando le criticità dello stato ex-ante, e nella definizione di proposte meta-progettuali, alle quali seguirebbe, in un ipotetico sviluppo del lavoro, lo sviluppo degli scenari e la stesura di un progetto definitivo.

Ad ogni scala di approfondimento le simulazioni permettono di valutare, in modo sempre più accurato, l’efficacia del disegno morfologico e spaziale, delle scelte sui materiali, della disposizione e qualità del verde, verificando la risposta a specifici requisiti dell’Adaptive design; • obiettivi: nella fase di analisi le simulazioni energetiche e il metodo predittivo sono stati applicati per comprendere lo stato attuale, in modo da evidenziare le aree più critiche e vulnerabili, connettendo le caratteristiche dello spazio della piazza con le sue potenzialità adattive. Nel lavoro di tesi gli scenari delineati vengono definiti meta-progettuali in quanto costituiscono delle basi e dei supporti, sia decisionali che operativi, per il progetto, ponendo degli indirizzi da seguire e dei parametri da valutare per la successiva implementazione urbana ed architettonica. Di ciascuno scenario risulta possibile, dunque, delineare un profilo comparabile e parametrizzabile, in termini di resilienza apportata al sistema urbano considerato. Gli strumenti predittivi possono essere finalizzati sia ad indirizzare le scelte progettuali, che a verificare una proposta già delineata; • attori: la metodologia sviluppata può essere utilizzate sia da profes-

sionisti che da organi decisori e investitori pubblici o privati. Nel caso dei primi queste verifiche oggettive servono a valorizzare e dimostrare l'efficacia della propria proposta, inoltre la normativa si sta muovendo per renderli allegati progettuali obbligatori. Nell’ottica invece del committente pubblico o privato, queste analisi diventano strumento di scelta tra una molteplicità di proposte. Gli strumenti di confronto permetteno di acquisire uno sguardo oggettivo nella gestione del progetto, ma questo non vuole assolutamente tradursi in un meccanismo di miope quantificazione del progetto, che mantiene, invece, i suoi valori legati all'interpretazione del contesto e all’attenzione verso la comunità che dovrà vivere quegli spazi. Si propone di questi strumenti un uso fortemente umanizzato, funzionale cioè alla realizzazione di progetti che riescano a rigenerare, in modo accurato, profondo e duraturo, brani di città in modo resiliente, seguendo un approccio olistico che porta all’innesto di nuovi dispostivi tecnologici e di nuove pratiche sociali all’interno della cornice del progetto di Architettura.

57



Postfazione

La bella tesi di Maria Vittoria Arnetoli copre “l’ultimo miglio” di un percorso di ricerca in due fasi, nato dalla collaborazione all’interno della Scuola di Architettura di Firenze tra l’insegnamento di Urbanistica del Corso di laurea magistrale in Pianificazione e progettazione della città e del territorio, di cui ero all’epoca responsabile, e quello di Tecnologia dell’architettura del Corso quinquennale a ciclo unico di Architettura, tenuto dal prof. Roberto Bologna. L’obiettivo era quello di sperimentare, attraverso la “staffetta” tra due tesi di laurea affidate a studentesse estremamente capaci (Giulia Guerri per Pianificazione e, appunto, Maria Vittoria, insieme alla collega Elena Fontana, per Tecnologia), una metodologia analitico-progettuale sul tema dell’adattamento delle aree urbane alle emergenze climatiche, che, partendo dall’area vasta, cioè da una dimensione territoriale pertinente alla comprensione dei fenomeni climatici e delle loro ripercussioni sull’abitabilità dei sistemi insediativi, arrivasse alla definizione di dispositivi “di processo” e “di progetto” applicabili, in modo coerente al framework metodologico, ai singoli spazi aperti: la strada, la piazza, il parcheggio… Un lavoro che, a dimostrazione dell’alto livello dei risultati raggiunti, ha rappresentato nel suo insieme il nucleo di partenza del contributo dell’Unità operativa dell’Università di Firenze a un Progetto di Ricerca di Interesse Nazionale (PRIN) coordinato dall’Università di Napoli in tema di “Rigenerazione urbana resiliente”. L’uso critico, “ben temperato”, di strumenti anche sofisticati di analisi a servizio di una progettualità che non perde di vista il significato sociale e culturale dell’intervento architettonico, nella continuità trans-scalare fra il territorio, la città e le sue sottoarticolazioni, è un tema cruciale nella formazione di nuove generazioni di ricercatori e professionisti, affinché siano all’altezza delle sfide, con cui, volenti o nolenti, dovranno confrontarsi. La qualità del lavoro presentato nelle pagine precedenti è la chiara testimonianza di quanto fondamentale sia l’apporto degli studenti, con la loro intelligenza, passione e dedizione, per avanzare in questa direzione. Francesco Alberti Dipartimento di Architettura Università degli Studi di Firenze

59



Bibliografia e sitografia Bibliografia Adger N. L. 2006, Vulnerability, Global Environmental Change, n. 16(3), pp. 268-281. Alexander D. e Pescaroli G. 2015, “A definition of cascading disasters and cascading effects: Going beyond the “toppling dominos” metaphor”, Planet@risk, vol. 3, n. 1, pp. 58-67. Angelucci F., Cellucci C., Di Sivo M., Ladiana D. 2015, “Qualità misurabile e qualità vissuta della città, la rigenerazione urbana come riconnessione tecnologica tra risorse, spazi, abitanti”, in Techne n. 10, Urban regeneration, p. 95-100. Angelucci F., Di Sivo M., Ladiana D. 2013, “Reattività adattabilità, trasformabilità: i nuovi requisiti di qualità dell’ambiente costru-ito”, in Techne n.05, Environment emergency, p. 53-59. Apreda C. 2017, “Climate change impacts on urban system. Flood hazard mapping in neapolitan areas”, Officine Trimestrale di Architettura e Tecnologia, Incipit editore, n. 17, pp. 26-32. Apreda C. 2016, “Climate change, urban vulnerability and adaptation strategies to pluvial flooding”, UPLanD – Journal of Urban Planning, Landscape & environmental Design, n. 1(1), pp. 233-256. Baiani S., Valitutti A. 2013, “Resilienza del territorio e del costruito. Strategie e strumenti operativi per la prevenzione, la mitigazione e l’adattamento di contesti fragili e sensibili”, in Techne n.05, Environment emergency, p. 95-100. Barresi A. 2017, “L’iniziativa comunitaria Urban Innovative Actions: una lettura critica dei progetti selezionati”, in Techne n. 14, Architecture and social innovation, p. 97-104. Battisti A., Tucci F. 2015, “Rigenerazione urbana tra qualità ambientale, gestione delle risorse e coesione sociale”, in Techne n. 10, Urban regeneration, p. 141-152.

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Indice

Presentazione Roberto Bologna

5

Introduzione

7

Adattamento istintivo e guidato

8

Cambiamento climatico e resilienza urbana

9

Eventi climatici estremi e conseguenze sull’ambiente antropico

11

Resilienza: la città da struttura a meccanismo

17

Repertorio di soluzioni adattive ed analisi di best practices

19

Struttura e meccanismo

24

Il progetto climate-oriented: analisi del caso studio

25

Individuazione dell’area di studio e quadro analitico-conoscitivo

27

Valutazione del grado di resilienza allo stato ex-ante

31

Ri-progettare le forme di abitare lo spazio pubblico

37

Corporeità e virtualità

40

Approccio progettuale comparativo per scenari di intervento

41

Metodologia di processo e progetto

43

Scenario metaprogettuale low-impact

45

Scenario metaprogettuale medium-impact

49

Scenario metaprogettuale high-impact

51

Comparazioni tra gli scenari e strumenti dell’Evidence Based Design

57

Postfazione Francesco Alberti

59

Bibliografia e sitografia

61


Finito di stampare per conto di didapress Dipartimento di Architettura Università degli Studi di Firenze Maggio 2021



La tesi trova la sua cornice di riferimento nella ricerca PRIN2015 (Progetti di Ricerca di Rilevante Interesse Nazionale) “Adaptive design e innovazioni tecnologiche per la rigenerazione resiliente dei distretti urbani periferici in regime di cambiamento climatico”, alla quale un gruppo di docenti della Scuola di Architettura di Firenze partecipa come Unità Operativa. Il lavoro qui presentato segue ad una fase propedeutica che ha indagato il tema della rigenerazione resiliente attraverso la selezione di best practices europee e la costruzione di un abaco di soluzioni tecnologiche adattive. Nella fase di sperimentazione è stata delineata una metodologia processuale replicabile che permette, in relazione ad una specifica area di intervento, di affiancare ad uno stato ex-ante una pluralità di scenari ex-post, arrivando a confrontarne i benefici ambientali apportati attraverso l’uso di strumenti predittivi (Evidence Based Design). La tesi affronta la gestione dei fenomeni estremi quali Urban heat island e Extreme rainfall all’interno dell’ambito degli spazi pubblici, il caso studio mostrato è quello di Piazza Togliatti a Scandicci. La piazza in esame si presenta come un vuoto urbano connotato da scarsi livelli di accessibilità, vivibilità e attrattività. L’intento degli interventi proposti è innestare nuove forme dell’abitare collettivo e, in una visione olistica, rendere la piazza una riserva di resilienza per il quartiere. Adottando un approccio comparativo sono stati prefigurati molteplici scenari metaprogettuali, accomunati da una visione realistica e posti tra di loro in una relazione incrementale di crescente impatto sul contesto. Attraverso simulazioni termiche e idrauliche è stata valutata l’efficacia delle soluzioni applicate in ciascuno scenario. Maria Vittoria Arnetoli si laurea nel 2018 con lode alla Scuola di Architettura dell’Università degli Studi di Firenze. Durante il percorso universitario effettua due periodi di mobilità in Francia, a Montpellier e a Lione, all’interno del programma europeo ErasmusPlus. Le esperienze effettuate consolidano la sua curiosità e passione per un’architettura necessaria, al servizio dei bisogni sociali e rivolta al raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità ambientale. Dal 2019 è Architetto. Adesso è iscritta al corso di Dottorato in “Sostenibilità e innovazione per il progetto  dell’ambiente costruito e del sistema prodotto” presso il Dipartimento di Architettura dell’Università di Firenze. Tramite l’attività di ricerca approfondisce tematiche legate alla resilienza delle città al cambiamento climatico, alle strategie per il post-emergenza e alle fragilità territoriali. Gli esiti della tesi di laurea sono stati presentati in convegni italiani e internazionali.

ISBN 978-88-3338-141-1


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