Tesi - Capitolo 3 - introduzione

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Capitolo III – Area di studio, stato di fatto e destinazione d'uso III . I - L’arneo come terra litoranea e naturale

La casa colonica, sulla quale presento l'intervento di recupero, ricade sul confine meridionale dalla zona geografica denominata Arneo (descritta da Costantini1 come quella parte della penisola salentina compresa tra la costa ionica e i centri abitati di Nardò, Veglie ed Avetrana. Si tratta di un'area non ben definita geograficamente, ma facilmente individuabile per gli aspetti naturalistici ed ambientali, per le colture ed i sistemi insediativi dell'habitat naturale), nella zona che porta dalla località Cenate, posta a metà strada tra Nardò e la località marine di S. Caterina e S. Maria al Bagno. L’Arneo è luogo di antiche tradizioni collegate con la villeggiatura, fin d’epoca romana, ed il Galateo2 fa menzione di S. Maria e delle sue benefiche acque. E' 1 2

A. Costantini, Terra d'Arneo – Architettura e Paesaggio Rurale, Editrice Salentina, Galatina, 2001, p. 11 Tesi di Laurea di M.R. Tornese, Architettura nel Salento tra '800 e '900, Ville, Casine, Casini, Relatore L. Galante, Università degli Studi di Lecce, Facoltà di Lettere e Filosofia, A.a. 2005/2006, pp. 11-12

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quindi naturale pensare che la proliferazione di residenze per il diporto è favorita dall'aria salubre, dalla vicinanza al mare e dalla vegetazione che si presenta ricca di vigneti e frutteti. La presenza della strada (realizzata nel 1874) che, attraversando la campagna, conduce direttamente al mare, è di primaria importanza perché ha determinato un processo di lottizzazione con conseguente edificazione dell'esistente. A partire dal 1600, ma soprattutto dal 19mo secolo in poi, la litoranea si costella di ville appartenenti ai ceti più agiati con temi eclettici e variegati, dove abbondano le tendenze al classico, al liberty, e anche al moresco, anche se permane una tecnica legata ai materiali ed alle tradizioni costruttive che, nei dettagli, accomuna molte di queste strutture. In periodi più recenti si è registrato un aumento del turismo locale, ma anche nazionale e internazionale, per l’attrattiva del paesaggio naturale e della sua architettura. La presenza della casa colonica, come complemento o annessa alla casa del proprietario, esisteva anche in esempi edilizi più antichi nella zona oggetto di studio, in cui sono presenti anche molte masserie – casino. La casa colonica da me presa in esame si trova a nord-ovest della villa padronale, che risale all'ultima decade dell'800 o, al massimo, alla prima del '900, e come tale, apparterrebbe alla “prima generazione” di case costruite durante le Riforme agrarie3. Nel contesto attuale la zona si trova a mio avviso in una locazione strategica nella penisola salentina, e in Italia se vogliamo, per promuovere un turismo marittimo ecologico, essendo la zona di progetto situata in territorio agricolo e quindi a stretto contatto con la vita contadina che ogni giorno è più lontana delle nostre attività nella città contemporanea, offrendo quindi un contatto ravvicinato con i gusti più genuini di questa terra. Inoltre essa è circondata da villaggi che hanno comunque destinazioni d'uso sostanzialmente turistiche (“Villaggio Vacanze Serene”, “Villaggio Santa Rita”, “Villaggio Mondonuovo”, “Lido Conchiglie” per nominarne alcuni) ma che non hanno comunque strappato alla litoranea tutto il 3

Le prime riforme agrarie non erano quelle che hanno reso celebre il movimento, in quanto erano delle iniziative alle quali i privati potevano aderire facoltativamente, ed in base a determinati risultati vincere premi o concorsi. L’appartenenza dell’immobile in questione ad un’iniziativa di questo genere non è documentata, ma ritengo che è rappresentata dallo spirito con il quale è stato innalzato l’edificato. Un approfondimento di questo aspetto è presente nel Capitolo I.

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carattere naturale della macchia e della costa grazie a vincoli paesaggistici - in primis va menzionato il parco naturale di “Porto Selvaggio” poco distante e che attrae anno dopo anno i più genuini ammiratori di questo paesaggio di mare, di pietre e di verde. III . II - Due località balneari: Santa Caterina e Sta. Maria al Bagno La zona sulla quale propongo di fare questo intervento è composta da un caseggiato rurale di modeste dimensioni (l’area fondiaria è pari a 224 mq) in totale stato di abbandono da almeno vent’anni, situata in un territorio avente un’estensione di 48.820 mq complessivi destinati alla coltivazione delle olive. E' quindi immersa nel verde, 65 m sopra il livello del mare. In linea d’aria la distanza dal mare è di meno di 500 m, anche se le strade di percorrenza automobilistica e pedonale si allungano fino a 2 km circa per alleviare le forti pendenze. La linea di orizzonte marittima è visibile a stenti dalla copertura della preesistenza, perché ostacolata da alberi e villette di varia età che seguono il perimetro della via principale (Via Sta. Maria al Bagno) e costellano tutte le vie di collegamento. Questa strada collega i due paesini marittimi, S. M. al Bagno e Sta. Caterina, ambedue di origini piuttosto remote visto che si trovano presenti in carte territoriali del 18mo secolo e anche precedenti, e fanno parte del comune di Nardò. Distano 5km circa da quest’ultimo e 12 km da Gallipoli, mentre a Nord si estende il territorio dell'Arneo in cui si trovano ancora grandi estensioni anche vicino alla costa, inedificate o comunque con bassa densità edilizia. Verso nord il villaggio turistico più vicino è quello di Torre Inserraglio, a 4 chilometri di strada circa dalla zona d'intervento. Se invece si va verso l'entroterra, vi è la frazione di Nardò denominata Cenate. Il territorio è pianeggiante e principalmente di uso agricolo, anche intensivo, coltivato per lo più a tabacco, uva, e angurie, con la persistente diffusione di campi di uliveti che separano i piccoli paesi, tra cui Galatone il più vicino, che dista poco più di 5km verso est.

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