Storia delle arti applicate - 5 casi

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STORIA DELLE ARTI APPLI CATE

Diletta Comini

A.A.2015/2016 /// Prof. Branzaglia



1. IdentitĂ canale MTV 2016 2. Wes Anderson 3. Strato 4. Spontaneous Festival 5. Titoli Captain America


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1. SiriEtMoi, web project, 2014, Anne Horel. 2. grafica anni 80/90 3. Aether Dream, vaporwave poster, 2014, Andrew Berthold. 4. I-D, cover, 1975, Terry Jones 5. Spot Wieden & Kennedy, 2012, Lernert & Sander 6. Interfaccia utente Windows 1995 7. Illustrazione 3D, 2010, Thomas Derijk 8. Gifs su Tumblr 9. LUST, sito web, Kust design studio 10. Bravo Tv network id 2004/2005, Open

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IDENTITA’ CANALE MTV 2016 MTV è famosa per essere stata il primo canale interamente dedicato alla musica e alle nuove generazioni, e sebbene abbia ormai perso questo primato persevera nel suo intento di contemporaneità e freschezza attraverso i suoi costanti rinnovi di identity del canale (sempre affidati a studi creativi emergenti). Tentativo questo particolarmente evidente con l’ultimo redesign che, con una netta ispirazione pop, fa riferimento all’estetica DIY della grafica internet, micro-trend emerso negli ultimi anni grazie a social come Tumblr.[img.3] Abbiamo quindi colori vivaci, il riproporsi degli “emoji” estrapolati dal contesto della messaggistica e brevi animazioni di gusto trash spesso gestite in loop (come i famosissimi Vines o le GIF di Tumblr [img.8]) Segno distintivo di come la cultura del web stia influenzando in maniera sempre più consistente sia il design “d’autore” che la grafica di tutti i giorni. Un altro importante aspetto di questa nuova identity è la feature di video condivisi dagli utenti sui social media, stesso concetto di interazione e partecipazione umana, nonchè personalizzazione in base alle aree geografiche che rende il canale più vicino agli spettatori, utilizzato anche da Italia 1 e alcuni siti web [img.9] MTV 2016, identità canale - Sean Saylor, Thomas Derijk, Katie Torn, Thomas Wood, Device.


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1. A Charlie Brown Christmas 1965, Bill Melendez. 2. Illustrazione sull’architettura viennese asburgica del 1890/1900. 3. Segnaletica tradizionale al Cairo. 4. Futura, font, 1928, Paul Renner. 5. A World Not Ours poster, 2011, Annie Atkins. 6. Brighton Steam, pubblicità 1880/1890 circa. 7. Chinatown, 1974, Roman Polanski, Richard Sylbert, W. Stewart Campbell, Ruby Levitt. 8. Tilda, font 2011, Jessica Hische. 9. Yosemite park, cartolina, 1930. 10. Air Orient poster, 1935, Cassandre.


WES ANDERSON Se è vero che i film non possono pienamente considerarsi prodotti di design, è innegabile che alcuni registi sono in grado di creare un’estetica talmente particolare e identitaria da diventare creatori proprio di questo. E’ il caso di Wes Anderson, regista visionario e gioioso, la cui inconfondibile impronta caratterizza tutte le sue produzioni (spaziando anche nell’animazione), trionfo dell’estetica da cartolina [img.9] e del font Futura [img.4] che ritroviamo in ogni sua pellicola, con notevoli influenze art deco [img.10]. La sua graphic designer Annie Atkins racconta come Anderson sia molto più attento all’aspetto grafico dei suoi film rispetto a molti altri registi, infatti ogni qualvolta ambienta le sue storie in un mondo immaginario, esige che tutta la grafica sia coerente e credibile, in modo da renderlo “reale”. Alla Atkins, ad esempio, è stato richiesto di fare approfondite ricerche sulla grafica est-europea degli anni 30, sulla segnaletica con lettering manuali e sulle banconote antiche prima di lavorare al visual di Grand Budapest Hotel e costruire l’identità dell’immaginario stato di Zubrowka. The Royal Tenenbaums 2001, Moonrise Kingdom 2012, The Grand Budapest Hotel 2014 - regia: Wes Anderson, fotografia: Robert Yeoman, production design: Adam Stockhausen, graphic designer: Annie Atkins.


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1. Tradizionali mappe inuit tridimensionali scolpite nel legno. 2. Pattern naturale ad anelli in un tronco. 3. Slice Of Heartland, poster, D&DA. 4. Totally drunk for 3 years, poster, Birk Marcus. 5. Alfieri & Lacroix, annuncio pubblicitario, Franco Grignani. 6. Up in the air, poster, Viktor Hertz. 7. Woodcut Compression, stampa artistica, Bryan Nash Gill. 8. Modelica, typeface, Alberto Romanos. 9. Beauty and the Beast, guida e Timber Type, font, Kerr|Noble. 10. Crack Out, poster a stampa con caratteri tipografici tradizionali, Thomas Mattews/Scrabble Typography.

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STRATO Manifesto facente parte di una serie creata dagli studenti dell’accademia di Bologna che indaga e gioca sulle impronte lasciate da determinati tipi di materiali naturali, Strato è in particolar modo incentrato sulla tipica stratificazione che si forma all’interno dei tronchi d’albero e della sua caratteristica impronta [img.2]. Molti altri designer hanno giocato con questa forma naturale che ha intrinseca una complessità sia sematica che visiva da risultare essa stessa un oggetto spontaneo di design. Mantiene un’impostazione minimalista e utilizza il font Modelica [img.8] richiamando l’estetica dei poster minimalisti derivanti dalla scuola svizzera di design, è inoltre giocato interamente sul bianco e nero e su un forte contrasto, dove l’impronta lignea viene messa al centro sia dell’attenzione che della composizione. L’effetto è stato ottenuto a partire dalla vera stampa tradizionale del legno sul foglio di carta, come se fosse un carattere tipografico [img.10]. Strato. Natural Process, 2016, poster Eleonora Oscari, LInda Rondini.


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1. Guimaraz Jazz 2009, poster, atelier Martino and Jana 2. Zembla Magazine Issue#8, copertina 3. “I am _ and _”, poster, Rebecca Ross e Andrew Scott, Yale University LGBT Coop 4. “The Bubble Project” 2001, intervento ambientale interattivo, Ji Lee 5. Graffiti inspired poster, Jeff Navarro 6. Lou Reed 1996, poster, Stefan Segmeister 7. AIGA Detroit Conference 1999, poster, Stefan Segmeister 8. “Deadly Funny” Andrej Rozman-Roza Show, poster, Radovan Jenko 9. Today’s Art Festival, Identità, LUST 10. esposizione KUBA, grafica coordinata dell’evento, Kerr|Noble


SPONTANEOUS FESTIVAL La grafica dei poster pubblicitari dello Spontaneous Festival de Improvisation Theatrale è stata per anni affidata a Tom Henni, che ha sempre fornito il suo approccio creativo, naìf e, appunto, spontaneo al progetto. E’ nell’edizione del 2012 che ha fatto una scelta stilistica tanto peculiare quanto efficace: ha realizzato dei poster composti da una serigrafia monocroma priva di qualsiasi grafica o carattere, che è andato a inserire successivamente inetrvenendo con pennarelli acrilici, in modo da creare pezzi unici di design. In questo processo troviamo di fondamentale importanza il ruolo giocato dal caso nell’espressività e nell’unicià di un segno. Questo espediente è stato esasperato da Segmeister che, nel 1999, si è fatto incidere i testi di una locandina direttamente sulla pelle. Quello presente in Spontaneous è inoltre lo stesso concetto utilizzato in molti interventi spaziali interattivi, dove attraverso l’azione del pubblico [img.9, 10], dell’essere umano, si crea un connubio tra le metodologie progettuali sistematiche, il design tradizionale e il tratto a mano libera, accostando precise gerarchie e schemi all’imperfezione della manualità. Spontaneous Festival 2012, serie di affiches pubblicitarie - Tom Henni.


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1. Insinua nei bianchi il cuneo rosso, illustrazione, 1919, El Lissitzky. 2. Take On Me, video musicale, 1984, A-HA. 3. Vertigo, poster cinematografico, 1958, Saul Bass. 4. Fumetto Marvel, stile caratteristico. 5. Together we win, poster propagandistico della seconda guerra mondiale. 6. Anatomy Of A Murder, credits, 1959, Saul Bass. 7. Superman/Batman: nemici pubblici, titoli, 2012, Method Design. 8. The Prize Winner of Defiance, Ohio, titoli, 2004, Karin Fong. 9. Teen Titans, opening, 2003, Warner Bros animation. 10. Il Padrino, titoli, 1972, S. Neil Fujita.

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Captain America titoli di coda Sia in Captain America che nel successivo Captain America - The Winter Soldier sono di notevole interesse e bellezza i titoli di coda, creati rispettivamente dagli studi Method Design e Sarofsky Corp, qualità che va invece perdendosi nel terzo film della saga, Civil War. Nelle ending dei primi due lungometraggi è chiaro l’intento nel fare riferimento tanto all’immaginario dei manifesti di propaganda americani [img.1] e russi, quanto all’estetica del fumetto Marvel [img.2], dando maggiore profondità alla sequenza, che diventa qualcosa di più che solamente una piacevole serie di immagini che funge da sfondo ai credits. Il primo a tentare questo approccio narrativo alla creazione dei titoli fu Saul Bass, che definì un vero e proprio nuovo linguaggio comunicativo all’interno della cinematografia, andando oltre la pellicola stessa (fungendo da prolungamento e/o completamento della storia). Captain America, 2011, titoli di coda - Steve Viola di Method Design. Captain America: The Winter Soldier, 2014, titoli di coda - Erin Sarofsky di Sarofsky Corp.


Referenze - Grafica, Perchè? Alice Twemlow, LOGOS - Storia del Design Grafico, Baroni e Vitta, Longanesi&C. - Radovan Jenko Posters, Radovan Jenko, La Look - I-D magazine, Therry Jones - www.cresativebloq.com - www.designobserver.com - www.mtv.it - www.annehorel.com - www.thomasderijk.biz - www.lernertandsander.com - www.briannashgill.com - www.openculture.com - www.anneatkins.comggv - www.tasteofcinema.com - www.behance.com - www.dandad.org - www.lust.nl - www.kerrnoble.com - www.thebubbleproject.com - www.thomas.matthews.com - www.emeryfrost.com - www.sagmeistarwalsh.com - www.ateliermartinojana.com - www.tomhenni.fr - www.artofthetitle.com




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