Balck Swan

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Libera Accademia Di Belle Arti di Firenze Corso di Laurea di Graphic Design | Corso di Linguaggi e Tecniche Audio - Prof. Fragola Anno Accademico 2010-2011 | Studente: Diletta Franchi

Black Swan Directed by Darren Aronofsky


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Sommario 1.0 Premessa

2.3 Struttura

Trama: La perfezione di Nina ______ pag. 3

Effetti Video ______ pag. 10

1.1 Premessa

2.4 Struttura

Soggetto: Il crollo della psiche di Nina ______ pag. 4

Soggetto Derivato ______ pag. 11

1.2 Premessa

2.5 Struttura

Il Tema del Doppio ______ pag. 5

Sound Design ______ pag. 12

1.3 Premessa

2.6 Struttura

L’Alter Ego Oscuro di ogni artista ______ pag. 6

Product & Fashion Design______ pag. 13

2.0 Struttura

3.0 Conclusioni

Analisi ______ pag. 7

Critiche ______ pag. 13

2.1 Struttura

3.1 Conclusioni

Elementi ricorrenti: «La mia principessina» ______ pag. 8

Stile del regista e confronti ______ pag. 14

2.2 Struttura

3.2 Conclusioni

Aspetti tecnici ______ pag. 9

Analisi scena finale “..L’ho sentito..” “Cosa?” “Era perfetto..” ______ pag. 15


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1.0 PREMESSA

TRAMA: La perfezione di Nina

TITOLO: “Black Swan” REGISTA: Darren Aronofsky SCENEGGIATURA: Andrè Heinz, Mark Heyman, John J. McLaughlin FOTOGRAFIA: Matthew Libatique SOUND DESIGNER: Craig Henighan ADATTATORE MUSICHE: Clint Mansell MONTAGGIO: Andrew Weisblum SCENOGRAFIA: Thérèse DePrez COREOGRAFIA: Benjamin Millipied ARREDAMENTO: Tora Peterson COSTUMI: Amy Westcott EFFETTI: Dan Schrecker LOOK! Effects Inc. PRODUZIONE: Phoenix Pictures, Protozoa Pictures, Cross Creek Pictures

Nina (Natalie Portman) è una ballerina che sogna di coronare la sua costanza con un ruolo da protagonista sul palco. Vive con insofferenza, tra rinunce alimentari, sforzi fisici, e discussioni con la madre iperprotettiva (Barbara Hershey). Nina, già entrata nella fase post-adolescenziale, subisce la simbiosi-specchio della madre, la quale vorrebbe rivivere ed ottenere tramite la figlia ciò che le è stato negato in gioventù (ossia, l’affermazione nel mondo della danza), imponendole scelte che non corrispondono alla volontà della figlia. Nei rapporti con gli altri Nina non riesce ad andare oltre relazioni superficiali, perchè subisce “attivamente” il comportamento morboso della madre. Una potenziale figura paterna incarnata nel direttore del corpo di ballo, Thomas Leroy (Vincent Cassel), sottopone Nina ad una serie di dure prove psicologiche per forgiarle lo spirito e farle ottenere la parte principale nell’adattamento del “Lago dei Cigni”. Nina ottiene una doppia parte: sarà Odette, la principessa costretta da un incantesimo in forma di Cigno Bianco, e Odile, il suo doppio la figlia del mago tramutata in Cigno Nero. Si trova, perciò, contemporaneamente ad affrontare il primo impegno lavorativo adulto, mentre il rapporto con la madre diventa estremamente conflittuale e violento. Nel frattempo deve anche affrontare nel corpo di ballo, una possibile pretendente al ruolo del Cigno, Lily (Mila Kunis), la cui provocante personalità viene inconsciamente interpretata da Nina come oggetto di invidia. La psiche di Nina si infrange di fronte all’assoluta libertà morale offerta da un alter ego a volte immaginato, a volte interpretato nella vita reale. Lily diventa fonte di sogni ad occhi aperti, ossia visioni prima a sfondo persecutorio, poi dall’esplicito contenuto erotico, sui quali viene trasferito e sfogato l’affetto morboso materno. Lentamente Nina perde consapevolezza della realtà, infliggendosi violenza sadomasochista sul proprio corpo (gesto estremo di rivendicazione dell’Io dal controllo materno) e sognando la morte (prima immaginata, poi realizzata con un suicidio-omicidio). L’interpretazione dei due ruoli si confonderà infine con una crisi esistenziale che la condurrà all’inevitabile tragico epilogo.


1.1 PREMESSA

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SOGGETTO: Il crollo della psiche di Nina Il film si svolge tutto intorno alla figura della ballerina e in particolare al suo dramma interiore fisico e psicologico. Nina è una ragazza fragile, insicura, ancora rinchiusa dentro il grembo materno. La madre mostra evidenti problemi affettivi e mantiene uno stretto controllo su tutti gli aspetti della vita della figlia (camera da letto prettamente infantile colma di bambole e peluche come il coniglio bianco, di fronte la finestra, forse piccola citazione del regista a quel mondo parallelo di Alice nel Paese delle Meraviglie). Quindi, è come se avesse il completo controllo mentale della figlia probabilmente dopo averla sottoposta a diversi traumi intensi che le hanno provocato una certa dissociazione mentale e una frammentazione della personalità creando come via di espiazione un vero e proprio Alter Ego Oscuro, al fine di realizzare i sogni non portati a termine da lei stessa. L’incapacità di Nina di scaricare su un oggetto adeguato le sue pulsioni provocate dalle dinamiche intrapsichiche è riconducibile al complesso di Elettra (l’equivalente femminile del complesso di Edipo), vissuto dalla protagonista, e motivo, anche forse, della sua trasposizione omosessuale. L’alter ego oscuro non ancora conosciuto, inizia a prendere il controllo dal momento in cui la psiche della protagonista viene attaccata da un senso di insoddisfazione verso le proprie capacità. Le viene richiesto dal direttore del balletto Thomas di interpretare il ruolo biunivoco di Odette dove non basterà interpretare la parte del perfetto, vergine, puro Cigno Bianco, ma Nina dovrà tirar fuori ciò che ha di spontaneo l’altra ballerina prima rivale e poi amica Lily. Il lavoro di Thomas è quello di creare in Nina un nuovo, aggressivo e sessuale alter ego. Egli diventa quindi il nuovo “manipolatore” di Nina. Considerando che la madre ”programmava” la figlia per essere una ballerina sottomessa, adesso Thomas chiede lei il contrario.

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1.2 PREMESSA Il Tema del Doppio

Il giorno dello spettacolo Nina riesce ad interpretare con successo il dolce e timido Cigno Bianco, e, allo stesso tempo anche il malvagio ma anche emozionante Cigno Nero, dopo esser stata posseduta dalla sua ”forza”. Sposando il bianco e il nero, il bene il male, la luce e il buio, Nina ha dovuto cedere il controllo alla sua “ombra”, dando inizio alla metamorfosi del suo equilibrio psichico già annunciata nelle scene precedenti. Nina incontra per strada, di fronte allo specchio, nel corpo di Lily, della madre e dell’ex ballerina Beth, il suo ombroso doppio. Come affermava Italo Calvino, perdere il controllo dell’ombra (leitmotiv della letteratura fantastica a partire dagli anni di Goethe) equivale alla «perdita dell’anima, in quanto l’ombra è il “doppio” che ognuno porta in sé» [I. Calvino, commento al racconto L’ombra di Hans C. Handersen, in Racconti fantastici dell’Ottocento]. Fare esperienza dell’ombra significa trovarsi a confronto con i propri limiti e con la propria negatività, con i desideri che rifiutiamo,e se da una parte è quel che siamo e che non vorremmo essere, dall’altra è ciò che non siamo e che vorremmo essere. La scissione di Nina in contrari assoluti, è anche tema tipico di molte opere letterarie (“Il fù Mattia Pascal” di Primo Levi, ), romanzi (“Lo strano caso di Dott. Jekyll e Mr. Hyde” di Stevenson, “Frankestein”di Mary Shelley, “Il ritratto di Dorian Gray” di Oscar Wilde) e commedie teatrali (“Machbeth e Lady Macbeth” di Shakespeare), in cui spesso l’unica via di espiazione è la morte. Infatti Nina esausta e ormai dominata dall’ Es oscuro, decide di compiere l’ultimo gesto estremo, il suicidio, che rimane, però, dubbio nella mente dello spettatore, se sia una morte reale o soltanto una morte psichica come ad esempio ritroviamo in uno dei precedenti film di Aronofsky “∏ - Il teorema del delirio”. Anche filosofi e studiosi, come Sigmund Freud o Immanuel Kant oltre ad analizzare i processi ignoti della psiche hanno fornito una sua teoria sul concetto di “doppio”. Per Freud l’emergere della figura di un alter ego, dell’Es (Nero, pulsioni, erotismo, aggressivo ed auto-distruttivo) opposto al Super-Io (Bianco, regole, schemi, leggi), rappresenta un’invasione dell’inconscio nel conscio, un ritorno del “rimosso” che genera una scissione dell’Io colma di un’angoscia esagerata.


“...The mind is its own place, and in itself Can make a heav’n of hell, a hell of heav’n..”

1.3 PREMESSA

L’Alter Ego Oscuro di ogni artista

[John Milton, Paradise Lost]

“Black Swan” è un intenso thriller psicologico che descrive la metamorfosi di una ballerina in un Cigno Nero e allo stesso tempo descrive il sacrificio degli artisti e le forze nascoste dietro l’oscuro mondo dell’intrattenimento ai massimi livelli. Attraverso la metamorfosi di Nina da una timida nullità ad una superstar posseduta, gli spettatori assistono a ciò che succede dietro le quinte del mondo dello spettacolo. Gli impulsi oscuri, le dipendenze e l’autodistruttività nascono con il genio artistico e la genialità creativa. Il film allude chiaramente al lato oscuro della fama, la dualità il controllo mentale basato sul trauma, e la creazione forzata di un alter ego. La protagonista, Nina, compie un cambiamento metafisico entrando in contatto con il suo ” lato oscuro”, al fine di diventare una ballerina “perfetta”. Il film utilizza sottili riferimenti al controllo mentale basato sul trauma dovuto al rapporto malato con la madre, per spiegare la creazione di un alter ego indipendente nella psiche di Nina. Sebbene “Black Swan” sia una finzione, esplora comunque realtà nascoste delle arti e delle performance ad alto livello. Vi sono numerosi esempi di artisti che hanno abbracciato il loro alter ego più oscuro per portare la loro arte ad un altro livello e molti che in ultima analisi, ne sono stati consumati. Coloro che sono ”gli addetti al lavoro” dello spettacolo conoscono perfettamente le tecniche per far uscire il Cigno Nero dai giovani artisti emergenti e sanno benissimo che li distruggerà nel lungo andare. Lo stesso modo in cui Beth è stata messa da parte per accogliere una nuova regina dei cigni, il pubblico darà sempre il benvenuto ad una nuova stella dell’elite con applausi e consensi. Perché, come si dice, the show must go on. Ci sono stati molti casi reali di artisti che dopo anni di splendore si sono misteriosamente autodistrutti. La droga e il suicidio sono spesso indicati come cause delle tragedie, ma chi sa cosa sia realmente accaduto a Jimi Hendrix, Kurt Cobain, Jim Morrison, solo per citarne alcuni.

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2.0 STRUTTURA Analisi

Aronofksy nonostante sia un regista americano, nel suo film, ha saputo guardare al cinema espressionista tedesco, riprendendo le atmosfere dei capolavori di Murnau e Robert Wiene. Cita pure il regista Polanski, quello di “Rosemary’s Baby” (1968) e de “L’inquilino del terzo piano” (1976), avvicinandosi perciò al cinema dell’europa dell’est. La possessione da parte del Male e della malattia che coglie Nina non è così distante dall’ingravidamento demoniaco che subisce Mia Farrow, così come la trasformazione di Trelkolvski in Simone ha certi punti in comune con la trasformazione della povera Nina. Pregio del regista è quello essere riuscito a descrivere le mutilazioni e i tic fisici di Nina in maniera fastidiosa e dolorosa, creando disagio allo spettatore. Darren Aronofsky, dopo the “Wrestler” torna ad essere un prepotente disturbatore di realtà, rischiando un giorno di cogliere quella pesante eredità di David Lynch (“Strade Perdute”). “Black Swan” è perciò il proseguimento ideale della carriera d’autore di un grande regista. La sua struttura è tipicamente una struttura europea, cioè improntata sullo sviluppo del personaggio, in particolare del suo stato psichico edella sua degenerazione, come ha già fatto nei suoi film precedenti (“Requiem for a dream” e “ ∏ - Il teorema del delirio”).

mondo parallelo oscuro nella psiche di Nina (Es) unione Super Io - Es = Io = annullamento = morte di Nina mondo reale (Super Io)


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2.1 STRUTTURA

Elementi ricorrenti: «La mia principessina..»

Per l’intero film ci sono elementi che il regista ripropone quasi continuamente. - Il carillon, ogni sera acceso dalla madre di Nina per far addormentare la sua bambina, e soltanto alla fine verrà distrutto, simbolo di rottura col Super Io. - Il continuo tic schizzofrenico di Nina, il continuo grattarsi la schiena, che aumenta col succedersi degli eventi. - “La mia principessina” nomignolo usato da Thomas prima per la precedente star della compagnia di danza, Beth e poi usato anche per Nina, la nuova regina dei cigni. - “La mia bambina” nomignolo usato dalla madre, che esprime il completo controllo mentale della figlia, non ancora riuscita ad emanciparsi. - Gli specchi utilizzati per accentuare la tematica del dualismo, rappresentano il vero stato psichico di Nina, un costante richiamo alla sua alterata percezione. L’inquietante riflesso sullo specchio ha una mente propria. Nel simbolismo sul controllo mentale i riflessi allo specchio rappresentano l’alter ego della persona controllata mentalmente. Per esempio prima della sua grande performance, Nina combatte contro se stessa nel suo camerino rompendo lo specchio simbolo del crollo del legame psicologico che separa le due entità. Questo elemento è stato anche oggetto di studio di personaggi quali Umbero Eco e lo stesso Immanuel Kant. - La perfezione, parola chiave ripetuta più volte dai personaggi del film, perchè scopo della realizzazione di Nina, infatti le ultime sue parole saranno “ It was perfect”. - Le ali nere, rappresentano la forza del cigno nero e le ritroviamo nell’ inquietante statua del palazzo, sulla schiena di Lily, e quando durante la sua “perfetta” prestazione, Nina viene inquadrata con delle ali nere al posto delle braccia, simbolo dell’unione completa con il Cigno Nero.


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2.2 STRUTTURA Aspetti tecnici

“Black Swan” è un film selvaggio e primitivo che infastidisce e disturba, senza sfumature e mezzi toni, senza chiaroscuro e ambiguità. La perfezione di Nina è la stessa di Grace Kelly o di Audrey Hepburn, ma quando in scena si trasforma nel Cigno Nero i suoi occhi lampeggiano folli come quelli di Gloria Swanson nella scena finale di “Viale del tramonto”. I toni cupi della bella fotografia di Matthew Libatique, la macchina da presa sempre addosso ai personaggi, che danza insieme ai ballerini, principalmente attraverso primi e primissimi piani, piani sequenza, semi-oggettive e campo-controcampo in aggiunta a elementi dell’armamentario

horror,

risultano

per

lo

spettatore

oggetto

di

tensione

e

suspence,

ottenendo

così

un

coinvolgimen-

to totale . Tutte le riprese del film sono state effettuate con la camera a mano (o macchina a mano), cioè con una cinepresa non fissata a un cavalletto, ma tenuta dall’operatore tra le mani o appoggiata sulla spalla. L’inquadratura risente quindi del movimento dell’operatore e non è del tutto fluida, anche se alla fine Aronofsky è riuscito a rendere ugualmente le riprese piuttosto omogee. Ha deciso di utilizzare questo tipo di ripresa perchè voleva dare una sfumatura documentaristica ed un effetto realistico che ricreasse il movimento dei ballerini in scena. Nonostante sia un film di uno studio cinematografico quale la Fox, Aronofsky ha le qualità e caratteristiche del regista europeo, molto più artistico. L’evoluzione del film ricalca la linea dei suoi precedenti film come

“Requiem for a Dream”, e la caduta nell’incubo e nei vortici

mentali è eccezionale nella gradualità d’accumulo dei deliri. Scene forti e d’impatto compongono l’ultima parte. Tra di esse è indimenticabile l’ultima scena il momento della morte del cigno bianco che coincide sia con la morte fisica che con quella psichica, dove mente e corpo divengono un tutt’uno. La colonna sonora, è ancora una volta affidata a Clint Mansell, funzionale ed efficace ma non memorabile come per “∏ - Il teorema del delirio” e soprattutto per “Requiem for a Dream”.


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2.3 STRUTTURA Effetti video

Durante le riprese del film sono stati utilizzati diversi effetti video per rendere migliore la qualità delle riprese e più realistiche le scene del balletto. Ci sono 28 scene in cui la controfigura Sarah Lane balla e solo il 5 % delle scene a corpo pieno sono interpretate da Natalie Portman. Nella versione finale del film vediamo comunque sia sempre Natalie Portman ballare perchè è stata effettuata una “replacement head” ed altri ritocchi per creare un’atmosfera migliore.


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2.4 STRUTTURA Soggetto Derivato

Sono ormai quasi dieci anni che il regista cerca di produrre il film: “Il mio primo incontro con Natalie Portman risale a otto anni fa. Volevo fare un film sul balletto che avesse un certo tono documentaristico su questo mondo, un po’ come ho già fatto nella mia ultima pellicola. Allo stesso tempo più studiavo “ Il Lago dei Cigni” più mi rendevo conto che era perfetto per questo thriller psicologico sul doppio. È stato incredibilmente difficile approcciarmi al balletto: all’inizio non ne sapevo nulla, poi mi sono affidato totalmente ai coreografi che mi hanno lasciato entrare a poco a poco nel loro mondo”. “Black Swan” è una rivisitazione moderna del balletto classico di Pyotr Ilyich Tchaikovsky, “Il lago dei cigni”. Nel film, il regista del balletto, Leroy Thomas (interpretato da Vincent Cassel), descrive ai suoi ballerini la trama di base del balletto: “Conosciamo tutti la storia. Una fanciulla vergine, pura e dolce, intrappolata nel corpo di un cigno. Lei vuole la libertà, ma solo il vero amore può spezzare l’incantesimo. Il suo desiderio le sta per essere concesso sotto forma di un principe. Ma, prima di poter dichiarare il suo amore, il gemello lussurioso, il Cigno Nero, lo seduce e lo inganna. Devastato, il cigno bianco salta giù da una rupe, uccidendosi, trovando così nella morte la libertà “. Aronofsky non adotta un vero e proprio soggetto derivato, perchè non si tratta della reinterpretazione dell’opera di Tchaikovsky, ma sfrutta il riferimento per far innescare il meccanismo automatico di riconoscimento del titolo “Il Cigno Nero”.


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2.5 STRUTTURA Sound Design Tutto il film è giocato sul labile e affascinante confine tra sogno e realtà, in un continuo procedere parallelo tra interprete e personaggio, sottolineato dall’utilizzo anche fuori dal contesto di ballo delle musiche dell’opera “Il lago dei cigni” di Tchaikovsky rivisitate radicalmente da Clint Mansell. Darren Aronofsky incaricò Mansell di andare oltre i limiti, di emozionare e di non essere timido. La sua storia con Darren iniziò con “Requiem for a Dream” il quale lavoro fu simile a quello di “Black Swan”, perchè la musica doveva seguire lo svolgersi della storia, il silenzio inerrotto da un rumore improvviso provocando un sussulto, per caratterizzare la sua dinamicità. Il film non è composto da singole colonne sonore come possono essere pezzi ripresi dall’opera di Tchaikovsky, ma si viene a formare un livello parallelo in cui si creano rumori e suoni che rispettano il mondo dell’Alter Ego Oscuro di Nina, fatto di sospiri, risate, sbattiti di ali, suoni molto sporchi e rielaborati. La scena in cui Thomas bacia Nina, Mansell si è servito di un sospiro profondo proprio per rappresentare l’alter ego di Nina che fuoriesce, mordendo le labbra di Thomas. Nella scena della discoteca come troviamo anche in “Strade Perdute” di Lynch (dialogo col demone alla festa), si ha un momento in cui la musica dei Chemical Brothers si abbassa, e Nina non vedendo più Lily passa ad un altro stadio, ha delle visioni, dei flash del suo doppio, di sua madre, del Cigno Nero, etc. ma quando rivede Lily la musica si rialza. Si tratta quindi spesso di musica diegetica ed anche acusmatica come nel caso del carillon. In conclusione si ha una classicità delle note di “Swan Lake” spalmate su una trattazione cinematografica fortemente contemporanea.


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2.6 STRUTTURA Product & Fashion Design

Swarovski, con la direttrice creativa Nadja Swarovski, ha curato gli splendidi costumi e gli abbaglianti accessori utilizzati nella pellicola; sin dai primi anni di Hollywood, Swarovski ha lavorato con scenografi e costumisti cinematografici per creare gioielli, costumi e set che sapessero catturare la luce dei proiettori, come ad esempio hanno ornato set e abbellito vestiti di attrici di tanti classici come “Il mago di Oz”, “Colazione da Tiffany “, “Moulin Rouge”, “Burlesque”, ma anche per ballerini di compagnie teatrali come che impersonificavano“La Regina delle Nevi”, “Cenerentola” e “Lo Schiaccianoci”. Hanno collaborato anche con la scenografa Therese DePrez per creare maggiore drammacità al film.

3.0 CONCLUSIONI Critiche

“Il Cigno Nero è il mio film preferito di tutti i tempi..” scrive una ragazza su Pretty Thin, un forum pro-ana americano . “Il Cigno Nero” viene attaccato per la sua iper-estetizzazione; bello e immorale, nella misura in cui assume il punto di vista della malattia – quella di un’autolesionista anoressica allucinatoria – trasfigurandola (e legittimandola) nei diversi livelli della favola e del mito. Su di un sito per la guarigione dall’anoressia, è stato scritto che le ragazze anoressiche “glorificano il loro deperimento fino alla morte, vivendo le proprie vite con lo scopo della perfezione definitiva. Esse sono delle Nina nella vita vera”.


3.1 CONCLUSIONI

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Stile del regista e confronti

Ancora una volta dai tempi di “Requiem for a Dream” e “∏ - Il terorema del delirio”, i temi cari ad Aronofsky ritornano ad essere la trasformazione, la metamorfosi, la dipendenza psicologica e la potenzialità distruttiva della mente. I risultati, traumatici, amplificati, dalle ossessioni e dai disagi che Nina porta con sé da sempre, sono più vicini a quelli della signora Sara che dei giovani tossicodipendenti di “Requiem for a Dream”: la dipendenza psichica, dalla semplice soggezione agli opprimenti vincoli morali fino alla ricerca di una perfezione autodistruttiva e autolesionistica, non è d’inferiore pericolosità a quella prodotta dalla chimica degli stupefacenti. Molti elementi del classico psycho-thriller alla Hitchcock-Polanski (“La donna che visse due volte”, “Rosemary’s baby”) e citazioni di horror d’autoresono sono riproposti in “Black Swan”. Nina è una psicotica-schizofrenica che allucina la realtà, malata di autolesionismo, e paranoica nei confronti della rivale Lily. Il tema del doppio, così platealmente evocato attraverso l’insistenza sulla parabola del Cigno Bianco/Cigno Nero, si impossessa anche della mente di Nina e le ambivalenze, che si disvelano a poco a poco, sono decisamente conturbanti, a tal punto pregne di rinvii psicoanalitici che lo spettatore sembra scivolare dentro la pellicola in una sorta di condivisione erotico-vouyeristica. La costruzione della pellicola è identica a quella “The Wrestler”, opera precedente di Aronofsky, si tratta di un remake tematico del film con Mickey Rourke , non solo per lo stesso finale, con entrambi i protagonisti lasciati in una sorta di non-morte volontaria e logica ai fini della narrazione, ma i temi del rapporto famigliare, amoroso e agonistico ritornano con prepotenza. Il corpo è, come in “The Wrestler”, il centro della narrazione. Lo stress fisico in un mondo come quello della danza è all’ordine del giorno, le forzature cui vengono sottoposti i piedi delle ballerine, stretti in fasce e scarpette, le privazioni nell’ alimentazione, e la cura personale perché l’esibizione sia impeccabile. In “Black Swan” le sequenze micidiali di trasformazione e mutilazione (la pellicina, le piume nere sulla schiena e le gambe che si spezzano in due) virano infine verso il Cronenberg de “La Mosca”.


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3.2 CONCLUSIONI Analisi scena finale

“..L’ho sentito..” “Cosa?” “Era perfetto..” La psiche di Nina va in frantumi e dilaniata da forze centrifughe non sorregge più l’unità dell’io; La sera della prima, nel camerino, durante la fase di trucco che precede l’entrata in sala, Nina uccide un’arrogante Lily di fronte allo specchio, ma in realtà si accorge di essersi trafitta il ventre con schegge di vetro. Torna in scena ancora una volta per interpretare gli ultimi istanti di vita del cigno bianco, volta lo sguardo verso il pubblico, verso la madre che pare esser consapevole della morte prossima alla figlia, e si lascia andare al di là della rupe: la morte fittizia del personaggio coincide con la morte fisica di Nina. Il palcoscenico, il luogo fisico e mentale che dovrebbe accogliere la performance più alta (viene in mente il ring di Randy Robinson) libera le mostruosità sopite e nascoste fino ad allora: a quel punto l’equilibrio instabile e cangiante del doppio cigno, e la tensione di una sintesi perfetta, si risolve nell’immobilità rassegnata di un corpo ferito e sanguinante (il tulle macchiato di rosso) che si abbandona nell’ultima, definitiva, pacificazione.

Aronofsky, come per la maggior parte delle rirprese del film, utilizza una ripresa detta “hand-held shot”, cioè con una camera a mano, che permette di seguire da vicino il movimento circolare dei passi di Nina e dei suoi ultimi fouetté en tournant. Si hanno brevi piani sequenza (long tape) alternati da campi lunghi che riprendono l’intero palcoscenico, e con gli ultimi sguardi tra la mdre e la figlia si ha un campo-controcampo, infine un fuori campo attivo è invece rappresentato dai ballerini che si alternano per ballare con Nina. La musica diegetica accompagna tutta la sequenza fino a quando non si ha una slow motion in cui la musica si abbasssa, rallenta per enfatizzare l’attimo, fino al ritorno degli applausi del pubblico; L’ultime parole della ballerina vengono riprese con un primo piano per poi avere un’inquadratura flou che va a bruciarsi con la luce dei riflettori, simbolicamente con l’intensa luce bianca.


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Sitografia www.wikipedia.org www.badassdigest.com http://www.fucinemute.it/2011/03/black-swan-aronofsky/ www.quotidianodabruzzo.it/cultura http://internationalpsychoanalysis.net/2010/12/06/reviews-of-thefilms-the-black-swan-and-the-kings-speech/ www.lecerelerouge.com http://www.culturazzi.org/cinema/ www.imdb.com/title/tt0947798/ www.cineblog.it www.badtaste.it/recensioni/venezia-67-black-swan-la-recensione www.mymovies.it luigilocatelli.wordpress.com/.../recensione-black-swan-il-cigno-neroun-film-rozzo-ma-potente-che-ha-la-forza-del-mito/



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