The art of the light | DAN FLAVIN

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“The art of the light” Dan Flavin

Libera Accademia Di Belle Arti di Firenze Corso di Laurea di Graphic Design | Corso di Storia dell’arte Contemporanea Prof. Guaita | Anno Accademico 2011-2012 | Studente: Diletta Franchi


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INDEX

0.0 INTRODUZIONE

4.0 tony smith

L’estetica dell’arte come cambia

severitÀ e soggettivismo

1.0 emozione estetica

5.0 DOnald judd e carl andre

l’arte suscita emozioni

geometrica e lastre metalliche

1.1 emozione estetica

6.0 dan flavin

la bellezza

l’energia si trasforma in luce

2.0 l’oper d’arte

6.1 dan flavin

artista- fruitore-materiale

“the diagonal of may 25”

3.0 minimalismo

6.2 dan flavin

si può fare arte anche senza bellezza

“icons”

3.1 minimalismo

6.3 dan flavin

pensiero - creazione - pratica

opere

3.2 minimalismo

6.4 dan flavin

serialitÀ

i titoli delle opere

3.3 minimalismo

7.0 conclusioni

impersonalitÀ - consequenzialitÀ

3.4 minimalismo nuova percezione spaziale

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0.0 introduzione L’estetica dell’arte come cambia

Questo elaborato, si pone l’intento di analizzare alcuni aspetti fondamentali

enzza dell’esperie

esteticca legata all’arte co ontemp poraneea, di come l’arte

ha trasformato il proprio senso di espressione e di come ha cambiato i propri concetti e valori fondamentali.

mozio one Iniziando il cammino attraverso alcune considerazioni sull’em

esteetica,

ellezzza a” e si prende in considerazione si ripercorre brevemente la storia della “be

di come il ruolo, nella realizzazione di un’opera, dell’artista sia cambiato nel campo artistico degli utlimi tempi. Riguardo a quest’ultimo, viene enfatizzata la nuova importanza delle emozioni per la

ozio onee diventa fondamentale nelle opere, motivazione alle creazioni artistiche. L’emo elaziion nale”, non si esaurisce nell’opera che essendo intrinsecamente legata al “re

ma rivive nello spettatore che a sua volta prova delle sensazioni che rifluiscono verso lo stesso creatore. L’arte però è uno campo di indagine molto vasto e molto differenziato; in questo caso

Minima alista, Dan Flavin, erienzza emo otiva in quanto tale corrente tiene al centro della sua analisi l’espe oriale suscitata in un ambiente specifico, composto unicamente e senso mpliici, tipico della sua corrente di appartenenza. da matteriali sem ho deciso di prendere in considerazione un autore

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Tony Smith, “Bronze” Matthew Marks Gallery, New York 2010


Scendendo ancora di più nello specifico, nella parte finale saranno riportati alcuni degli eventi più significativi a livello artistico di

Da an Flaviin, analizzando i suoi lavori,

le sue opere e i suoi concetti e pensieri artistici fondamentali.

ruo olo siimb bolico della lucce, del colo ore nelle opere e della loro colloca azio one negli spazi espositivi, ggestio one emotiva. in funzione di un certo tipo di sug In questo capitolo verrà considerato il

Quindi si giungerà ad una conclusione, che non si propone di riassumere ciò che è stato della vita di Dan Flavin, ma di dare importanza ad alcuni eventi irrinunciabilmente evocabili della sua arte.

Dan Flavin, “An Articial barrier of blue, red and blue uorescent light (to Flavin Starbuck Judd)” Guggenheim Museum, New York 1968

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1.0 emozione estetica l’arte suscita emozioni

L’uomo ha sempre sentito il bisogno di fare e creare qualcosa che fosse distaccato dal mondo degli utensili e delle azioni quotidiane. L’arte ha come funzione primaria la

delle sensazionii e il

concettu uallizzazio one del flussso

fa conoscere “cose” concrete inadeguate sottoforma

di simbolismi globali e di forme espressive o artistiche. È quindi insito nella natura stessa dell’arte far provare

emozzioni inteensee,

indipendenti dalla personalità che le ha prodotte. Queste emozioni provate, sentite, sembrano avere effetti immediati su colui che osserva e tali effetti, che non vanno nettamente distinti da quelli della usuale realtà dell’esperienza vissuta, costituiscono, elementi di fondamentali dell’opera d’arte stessa.

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1.1 emozione estetica La bellezza

Il concetto di

bello, legato intrinsecamente all’emozionee estettica, è stato

qualcosa di molto studiato e ambito durante il corso di tutto il pensiero filosofico

e scientifico. Nelle parole di Plattone, il bello è definito come ciò che offre all’occhio

pro oporrzio one e armoniia, ordine e misura a. ema atica a, quindi L’idea di bellezza di Platone è totalmente legata a quella mate e alla mente

per noi oggi potrebbe risultare alquanto limitata, visto l’importante produzione artistica

avvangua ardie moderrne e conteemporaneee, che aderiscono dine, dell’irrazionale e dell’an nticacccad dem mico. al principio del non ord enhauerr (“Il mondo come volontà e rappresentazioPer Shope ne”,1932) il beello è un momento di fusiionee deel sogg getto con l’og ggetto. ein, altro esponente di rilevanza della concezione estetica Anche secondo Einste delle

nella scienza, lo scopo dell’indagine scientifica è la cattura della bellezza che sta nella “semplicità logica dell’ordine e dell’armonia” del mondo naturale.

Platone, 428 a.C - 348 a.C

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Dal passato sembra quindi emergere una concezione di bello indissolubilmente legato alla razionalità, alla scienza perfetta e al rapporto divino. Mentre con le avanguardie moderne e contemporanee si considerano i sentimenti che vengono suscitati dall’opera

com mbinazio oni di caso e necessità, beellezzza e brutttezza, asp petttato e inaspeettato o, chiaro e scu uro ecc. che si uniscono in

Quindi la nozione di bello ha avuto una notevole variabilità nel corso della storia, e questo dovuto proprio al vivace alternarsi di modelli di riferimento che di volta in volta hanno rappresentato la massima espressione del sentimento positivo. Con l’avvento della modernità entrano in campo, sia nell’arte che nella scienza,

olare e il l’irrego

ca aottico, non più però come espressioni antitetiche al bello, e altternative e nuove del gussto esteetico. ma come forme

Facendosi, quindi, strada le nuove tendenze di gusto, si apre l’arte verso i più svariati campi dell’esplorazione estetica dell’uomo. Si passa verso periodi storici significativi

zialità à più semplice come le avanguardie, e in altri momenti si ritorna all’essenz Minima al Art. Quest’ ultima si muove dalla volontà di creare con nziale, contesti artisticamente interessanti e molto coinvolgenti. l’essen

con la

Jackson Pollock ,”Black and White”, Centre Georges Pompidou, Paris, 1948

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“..Il gusto è la preferenza istintiva ad istantanea per un oggetto materiale piuttosto che per un altro senza alcuna ovvia ragione..”

cit. “Beauty and Nature”, Ruskin,1858

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2.0 l’Opera d’arte artista - fruitore - materiale

L’opera a

d’artte nasce, dunque, da una spinta emotiva che l’artista decide di omuniicazion ne. Quando l’opera è creata, il fruitoree trasformarla e renderla co ne com municattiva, una motivazione all’artista tende ad attribuire un’intenzion e quindi all’opera stessa. In ogni caso essa non sarà mai coincidente all’intenzione che ha originato l’opera, ma lo stesso quest’ultima vivrà grazie alla molteplicità delle

riletturre

dei suoi fruitori. Notiamo quindi come nell’opera ci sia una parte dell’emo-

zione estetica dell’artista ma anche una parte dell’attribuzione di intenzioni del fruitore. Il riconoscimento dell’emozione e

estetica è però vero, che non sia un

compito sempre facile per il fruitore; questa difficoltà, poi si accresce, con la tendenza contemporanea di abbandonare la “tela” per creare e produrre opere

materiiali. In queste nuove creazioni, l’emozione estetica è stata costretta ove forme esspressiive, ed è stata costretta ad piegarsi ai ad assumere nuo

con altri

vincoli dei nuovi materiali usati.

Dan Flavin ,”Greens crossing greens (to Piet Mondrian who lacked green)”, Guggenheim Museum, New York, 1968

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lucee (corrente Minim malistta), arttificialee n colora ati di Dan Fllavin) o natura ale, non risulta una novità rispetto (i neon zio one e la sua utilizzazione risultano alla scelta dello strumento stesso, ma la sua funz Ad esempio, il caso dell’utilizzo della

alternative rispetto a quelle abituali. Sin dall’inizio del manifestarsi di un orientamento volto a privilegiare la comunicazione visuale, la necessità di utilizzare le frazioni luminose che permettessero l’osservazione della realtà quotidiana ha avviato un processo che, ponendosi originariamente come illusione, imitazione o mascheramento della luce stessa, si è via via disgregato e riaggregato nel tempo sino a permettere un uso “diretto” e multidirezionale della luce naturale e artificiale. Un uso estetico della luce, coinvolge l’emozione estetica in variabili temporali di diversa portata e apprezzamento: dalle applicazioni pittoriche bidimensionali alle molteplici opere dei new media, dove l’emozione estetica viene intesa come mezzo per meglio suggerire e interpretare le ragioni del soggetto dell’opera stessa. Nell’arco degli sviluppi delle

artii visuali tutto è riferibile ai problemi di lu uce

colorre. La luce, infatti, è stata notevolmente utilizzata, vuoi nella scomp posizio one cro omaticca delle frequenze, vuoi nella sua apparizione se naturale, vuoi con maggior efficacia nell’uso diretto di sorgenti lumiinos artificiiali: lam mpa adee, tubi a scarrica neei gas, la aser, neo on, ecc. e

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3.0 MINIMALISMO si può fare arte anche senza bellezza

“Penso che ogni opera non debba essere interpretata quale oggetto singolo e indipendente, ma vada inserita in un preciso contesto, integrata con l’ambiente e lo spazio. Come nel Rinascimento, quando l’artista era insieme pittore, scultore ed architetto. Amo il Minimalismo perché cerca di coniugare la sapienza del fare ed un costante riferimento al pensiero alto della creazione” cit. Giuseppe Panza di Biumo, collezionista primo di Dan Flavin

zioni che quotidianamente, creano una certa affinità Alcune opere risvegliano sensaz piacerri visssuti, consentendo di rinnovare che sen nza beellezzza a. l’incanto delle emozioni. Si può fare arte anc La belle ezza è istin ntivva e immediata, ma anche soggetttiva, indeefinibile, sto è il mistero della creazione. Per istinto si riconosce la bellezza, con il gus educatto a forme ordinate e armoniche. La bellezza è asssoluta e isttintiva: con quelle immagini, che evocano

per natura tendiamo a modelli ideali di perfezione che cerchiamo di esprimere attraverso, per esempio, le opere d’arte, intese come tentativo di elevazione spirituale.

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3.1 MINIMALISMO pensiero - creazione - pratica

La definizione di “Miinim malism mo” - fenomeno nato agli inizi degli anni Sessanta come movimento di protesta contro il sistema economico - è un termine usato per

forme esssenzialli, geeom metrichee, con valo ori spiritua ali. Il Minim malismo, infatti, indaga sulla forma a esseenzialee, o. Questa sulle forme che dialogano con qualcosa di fondamentale e primario

indicare la ricerca di

ricerca permette di rendere visibile i processi mentali, il pensiero che si manifesta attraverso una struttura, una organizzazione, appunto, delle

forrme. La forma del pensiero è la

logica, e la logica nella pratica si realizza attraverso le forme geometriche e attraverso ologia. Nella sempliccità della geometria si trova il mezzo per rendere visila tecno orme prima ariee del nostro pensiero caratterizzano bile il colloquio con noi stessi. Le fo à intelllettu ualee. Si tratta di opere che visualizzano l’intuizio one della l’attività trascen ndenza a, senza mai nominarla, e questa possibilità di intuirla è la cosa più “religiosa” che ci sia. Semplificando, si può dire che l’essenza della spiritualità

lucce natu urale, come quella utilizzata da Turrelll, ficiale, come quella di Flavin: entrambi lavorano sul pensiero che riflette od artifi etto deella lucce quale simbolo della trasscendeenza e fonte il conce azione creeativa. E’ inoltre importante osservare, che i minimalisti oltre ad d’ispira olo ogia nelle loro sculture, utilizzano associare valori spirituali, introducono la tecno materia ali della realtà, elaborano una progettazione attraverso formule matematiche. al comprende il pensiero della creazione e quello del fare, della pratica. L’Arte minima si intuisce attraverso la

James Turrel ,”Afrum I (White)”, Guggenheim Museum, New York, 1967

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3.2 MINIMALISMO serialitÀ

minim malismo è una tendenza artistica nata principalmente degli Stati Uniti negli ulare anni sessanta e settanta, che introduce un orientamento rigorosamente modu e geometrico, orientato verso un distacco e un’im mpersona alità nella presentazione Il

di solidi elementari disseminati al suolo o sospesi alle pareti, senza piedistallo. L’arte minimalista, come da definizione, si basa sulla riduzione della realtà:

astra atta, oggettiva ed anonima, priva di decorazioni superficiali al Art si caratterizza per la sua aspirazione verso o caratteri espressivi. La Minima l’arte è puramente

il distacco emozionale, verso l’antisoggettività e la freddezza, proponendo un’enfasi peculiare nei confronti dell’oggetto e della sua fisicità. Nella pittura e nel disegno minimalista le rappresentazioni sono

monocro omatiche, spesso realizzate su

griglie e matrici di tipo matematico, si privilegia l’impiego di materiali e procedimenti industriali come ferro, acciaio, plexiglas, neon e si ricorre a colori puri industriali, presentando superfici lisce e non trattate, spesso riproposte in serie, a causa

pen nsieero Zeen, diffusosi negli Stati Uniti negli anni cinquanta, à. con l’affermazione di un’estetica della seriialità dell’influenza del

“Nel pensiero zen si dice: se qualcosa ti annoia dopo due minuti, provala per quattro. Se ancora ti annoia prova per otto, sedici, trentadue, e poi ancora. Potresti probabilmente scoprire che non è noiosa ma interessante”. cit. John Cage 13

Robert Morris ,”Untitled (Mirrored Cubes)”, 1965.


3.3 MINIMALISMO impersonalitÀ - consequenzialitÀ

L’arte minimalista è un’arte

non espresssiva a,

che si impone attraverso messaggi

ottico-p percetttivi originati dalla luce e lo spazio. L’oggetto fisico diviene elemento orto, la materiia, il co olorre, prendono preponderante dell’opera d’arte: il suppo il posto della rappresentazione. Caratteristica invriante di queste strutture primarie è la

nottevole dim men nsione; il che, se da un lato si avvicina al giga antismo o della scultura a po op (come i monumentali oggetti di Olde enburg), dall’altro, gia a astra atta, le fa tendere agli oggetti architettonici, se per la loro morffolog a. Sia gli artisti pop sia i minimalisti non addirittura ad una potenziale urbanistica re ogni no otazione biog grafica a e rifiutano di considerare desiderano eliminar

loro

l’opera d’arte quale estensione diretta dell’esperienza interiore dell’artista.

sequ uenze seria ali offerte dalla Minimal Art (ma anche da Warholl) nsequenzia alittà con cui sono proposte immagini e forme appaiono motivate e la con Le

dal desiderio di presentare l’opera d’arte nella sua fisicità e oggettualità, esaltando

rsonalità, il l’imper

diistacco o emozziona alee, e l’antiiespreessivvità à.

Claes Oldenburg,”Saw Sawing”, Tokyo, 1996.

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3.4 MINIMALISMO nuova percezione spaziale

Le elaborazioni di arte minimalista sono in grado di evocare, seppure astratte in forma e contenuto, forti emozioni e stati esistenziali. Il messaggio che gli scultori vogliono dare a queste opere non punta sulla perfezione visiva, ma sull’esperienza di un contatto

lingu uaggio min nim malista è particolarmente rgia deella forrma in relazione allo spa azio con cui interagisce: all’ener fisico con l’osservatore. Il

attento

la scelta del luogo, le tipologie d’installazione delle opere e la possibilità per il pubblico di divenire elemento attivo nella sua percezione spaziale rappresentano uno degli elementi più importanti di queste creazioni. Gli artisti minimalisti intendono dunque

nu uove reelazzion ni tra l’uomo e l’ambiente, trasformare l’impatto emotivo ova perrcezio one dellla ed intellettuale dell’osservatore e suggerire una nuo realtà spazia ale. L’esordio ufficiale di questa tendenza, contestualmente al rifiuto o del movimento della Pop p Art (ma anche dell’Esp pression nismo asttrattto), m di New York viene presentata risale al 1966, quando presso il Jewish Museum la mostra “Primary Structures”, cui parteciparono Carl Andre, Da an Flavin, Dona ald Judd d, Roberr t Morriss e Sol LeWitt i futuri massim mi espo onenti. porre

Sol LeWitt ,” Splotch #22”, Virginia Museum of Fine Arts, Richmond , 2007.

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4.0 Tony Smith severitÀ e soggettivismo

Tra coloro che anticipano gli ulteriori sviluppi del minimalismo vi è Tony

Sm mith, punto di riferimento per artisti più giovani come Donald Judd, Robert Morris, Witt. e Sol LeW “L’arte non è il prodotto di un calcolo consapevole, ma l’effetto degli enigmi e dei tumulti dell’inconscio. Tutte le mie sculture sono ai limiti del sogno.” cit. Tony Smith

geo omettria a, la sevverità, l’esssen nzialità à formalle, mantiene il so oggettiivismo degli espressionisti astratti. ocroma atici, sono molto Alcuni dei suoi lavori tridimensionali, rigorosamente mono Benché orienti il suo lavoro verso la

semplici, mentre altri appaiono più complessi, singolari e dinamici, aggregati, di grandi Tony Smith ,” The Elevens Are Up”, Matthew Marks Gallery, New York, 1967.

dimensioni che consentono allo spettatore di muoversi attraverso di essi.

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6.1 DAn flavin “the diagonal of may 25”

Dan Flavin opera dal 1963 con tubi al neo on indusstriali, non piegati, non modificati nelle loro caratteristiche standard da nessun intervento, manuale,

lineari, di varri colori, che da un lato ca ambiano o la perccezione dello spazio grazie all’intensa luce colorata che da questi proviene, dall’altro ma elemen ntare, fisica e concreta. chiedono di essere considerati per la loro form ria Na aturale Durante un periodo di lavoro come guardiano al Museo di Stor a lu uce: nel 1963, nel suo studio, Dan Flavin scopre le potenzzialità della centee e immediatamente capisce quello appende a una parete un tubo fluoresc sono

che sarà il suo percorso espressivo. L’opera, chiamata dall’artista

Rosenblum” di tutte le future

“The Diagonal of May 25 to Robert

del 1963 è il punto di partenza del lavoro successivo, la base

operre lumino ose.

Dan Flavin,”The Diagonal of May 25 to Robert Rosenblum”, Saatchi Gallery, London , 1963

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6.2 dan flavin “icons”

Da quel momento inizia a progettare opere d’arte, che chiama

“Icons”, realizzate

lucee elettrrica, ta avolettee di ma ason nitee dipinte con un solo colore, adine e da tubi fluoreesccenti. circondate da lampa con

“Le mie icone sono mute, anonime, ingloriose non evocano il Salvatore in ricche cattedrali, ma celebrano aride stanze”. cit. Dan Flavin

opere lumino ose, che vogliono rappresentare soltanto loro stesse, e al neeon di produzione industriale, in schemi compositivi create con tubi di luce

Queste

estremamente semplici e modulari, proiettano la loro luce nello spazio circostante coinvolgendo l’ambiente in cui sono inserite. Le installazioni di

spa aziio-lucee, oggetti-immagine, come li chiamava Flavin,

spesso progettati ed elaborati proprio per una loro collocazione in un preciso spazio

enzialittà architettonico, si basano sull’esse Dan Flavin,”Icon V (Coran’s Broadway Flesh)”, Private collection, New York , 1962

geeom metrica a, su specifici rittmi compo ositivi originati dalla combinazione di lucce, colo ore e prosp pettiva.

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6.3 dan flavin opere

Dan Fla avin si sviluppa in una carriera artistica trentennale che è passata za alla gioia, dal giocco alla meditaziione, dal nitore purissimo dalla soffferenz che all’impatto emotivo del croma atism mo più e freddo delle composizioni bianc on ridisegnano le prrospeettive, una trascendenza di luce acceso. Tubi al neo e color ri avvolge il visitatore provocandogli emozioni continue. Non si tratta solo alore e onde sonoree, di un’esperienza visiva, le opere di Flavin emettono ca un’aura soffusa avvolge i tubi, un brusio sommesso si sprigiona dal voltaggio dei fili elettrolu umineescenti, creando un’esperienza a plurissensio oriale e sinessteetica. Il suo lavoro artistico, sembrerebbe mettere in pratica, a decenni guardiee Sto oricche sulla necessità di distanza, le teorie delle Avang ovamento del linguaggio artistico. Flavin costruì singoli lavori e installazioni di rinno il percorso di

che non hanno nulla di provocatorio: egli non si propone di contestare per ricreare, ma semplicemente di

co oin nvolgerre lo sp petta ato ore, trasmettendogli pensieri

ed emozioni, come nel caso dell’opera ispirata alla morte del fratello in Vietnam

“Monument for Those Who Have Been Killed in Ambush- to PK who reminded me about death”.

e in generale alla guerra

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Dan Flavin,”Monument for Those Have Been Killed in Ambush - to PK who reminded me about death”, David Zwirner Gallery, New York, 1966


6.4 DAN flavin titoli delle opere

titoli delle opere, pur non essendo essenziali alla loro fruizione, aiutano a cogliere uglielmo l’ispirazione dell’artista. Ad esempio, quella dedicata al filosofo medievale Gu a Ockha am “The nominal three – to William of Ockham” da mplicità che non è ci chiarisce come Flavin ne condividesse l’aspirazione a una sem ucid dità à di peensiero o e concretezza; analogamente, la serie superficialità ma lu sse “Untitled – to Henri di omaggi ad artisti del primo Novecento come Matis kowsky y “Untitled – to V. Mayakowsky 1 e 2”, Matisse” e Mayak I

testimoniano rispettivamente il suo debito nei riguardi di una pittura intesa come colore puro

Costruttiivismo russo. Gli omaggi all’amico Donald Jud dd “Untitled – to Don Judd, Colorist”, compagno di ricerca artistica, testimoniano la consapevolezza di far parte di mento o inn novvativo, definito dalla critica con la parola “minimalismo”, un movim e dell’utopia delle avanguardie d’inizio secolo, in particolare del

senza tuttavia negare i legami con la storia della pittura e della scultura.

Dan Flavin,”Untitled - to Don Judd, Colorist”, Private Gallery, New York, 1987

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7.0 CONCLUSIONI bello è stupire

Fino ad ora sono stati riportati autorevoli opinioni secondo cui la concezione del bello dipende da numerosi fattori, di come cambi durante i movimenti artistici e allo stesso

propo orzio oni e para ametrri (Plattone). o può essere definita ricerca Si può affermare, dunque, che la ricerca del bello piree di qualcosa che possa far sentire “immense” le persone, che possa fare stup di fronte all’inasp petta ato o anche ad esempio davanti ad un installazione fatta solo ubi al neo on. ed esclusivamente di tu tempo sia legata ad una questione di

L’Art

Minimal

come tutte le avanguardie contemporanee, hanno dato un’ennesima

sfumatura alla concezione di

belllezza,

riportando le essenze primarie delle cose in

spa azio mu usea alee, permettendo allo spettatore di assorbire la magnificenza della strutturra e dell’essenzza prim maria della ma ateria delle opere.

uno

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sito e bibliografia

http://www.skira.net/dan-flavin-stanze-di-luce-tra-varese-e-new-york.htm http://www.nytimes.com/2004/10/01/arts/design/01KIMM.html http://www.museomadre.it/it/bio_show.cfm?id=60 http://www.cultframe.com/2006/02/dan-flavin-a-retrospective/ http://www.exibart.com/notizia.asp?IDCategoria=57&IDNotizia=10967 www.wikipedia.it

“Storia dell’arte contemporanea” di Renato De Fusco “Arte contemporanea” di Michele Dantini “Storia dell’arte - Opere Protagonisrti Tecniche” Vol.5 di Marco Bona Castellotti

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