Preghiera per il Venerdì Santo

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VENERDI’ SANTO 2012 PREGHIERA

Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen Il Signore sia con voi. E con il tuo Spirito

Inno (insieme) Ha le mani aperte sul legno, è il corpo un grumo di sangue, sono un urlo di sete le membra: il suo grido riscuota la terra! Non lasciamolo solo a patire, continuiamo in noi la passione: la giustizia divampi dal cuore, sia lo strazio più forte del mondo! La giustizia del Regno promesso


a chi arde di sete con lui: è la sete che incendia i cieli, or converta la chiesa in roveto. Nostra sete inesausta, o Cristo, per noi prega il Padre e lo Spirito: che ci liberi da ogni ingiustizia per cantare coi santi all’Amore.

Salmo 88 (a cori alterni) Dio, mio Dio, mia salvezza a Te grido ogni ora del giorno, è un gemito solo la notte. Ti raggiunga la mia preghiera, al mio pianto accosta il mio cuore. Sono un grumo di mali e di sventure, la mia vita si avvia alla tomba: ormai in fila: contato da quanti sono prossimi a scendere sotterra: uomo senza più forze mi sento. Coi cadaveri è il mio giaciglio, con gli uccisi già stesi in fosse: tra i morti che più non ricordi, da Tua mano recisi per sempre: ormai chiuso nel buio sepolcro. Fosti Tu a gettarmi laggiù nelle tenebre e ombre di morte, Tu rovesci su me la Tua collera ed il gorgo dei Tuoi marosi mi risucchia più giù nel profondo. Mi strappasti a tutti gli amici, mi facesti per loro un orrore, un ostaggio io sono ormai cui è chiusa ogni via d'uscita: mi consuma gli occhi il pianto.


Tutto il giorno ti chiamo, Signore, a Te stendo le vuote mie mani! Fai Tu qualche prodigio pei morti? Mai si levano i morti a lodarti? Dalle tombe qualcuno ti canta? Ma io voglio ancora gridare da Te attendere, Dio, l'aiuto: fin dall'alba Ti assale la voce: o Signore, perché mi respingi? Ma perché mi nascondi il Tuo volto? Gloria al Padre…

La Parola del Signore Gesù è crocifisso Essi allora presero Gesù ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo del Cranio, detto in ebraico Gòlgota, dove lo crocifissero e con lui altri due, uno da una parte e uno dall’altra, e Gesù nel mezzo. Pilato compose anche l’iscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scritto: “Gesù il Nazareno, il re dei Giudei”. Molti Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove fu crocifisso Gesù era vicino alla città; era scritta in ebraico, in latino, e in greco. I sommi sacerdoti dei Giudei dissero allora a Pilato: “Non scrivere: il re dei Giudei, ma che egli ha detto: Io sono il re dei Giudei”. Rispose Pilato: “Ciò che ho scritto, ho scritto”. Le vesti di Gesù I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti e ne fecero quattro parti, una per ciascun soldato, e la tunica. Ora quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d’un pezzo da cima a fondo. Perciò dissero tra loro: Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocca. Così si adempiva la Scrittura: Si son divise tra loro le mie vesti e sulla mia tunica han gettato la sorte. E i soldati fecero proprio così. Gesù e sua madre Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, maria di Clèofa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e


lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: “Donna, ecco il tuo figlio!”. Poi disse al discepolo: “Ecco la tua madre!”. E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa. Tutto è compiuto! Gesù muore Dopo questo, Gesù sapendo che ogni cosa era stata ormai compiuta, disse per adempiere la Scrittura: “Ho sete”. Vi era lì un vaso pieno d’aceto; posero perciò una spugna imbevuta di aceto in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. E dopo aver ricevuto l’aceto, Gesù disse: “Tutto è compiuto!”. E, chinato il capo, spirò. Il cuore di Gesù Era il giorno della Parascève e i Giudei, perché i corpi non rimanessero in croce durante il sabato (era infatti un giorno solenne quel sabato), chiesero a Pilato che fossero loro spezzate le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe al primo e poi all’altro che era stato crocifisso insieme con lui. Venuti però da Gesù e vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati gli colpì il costato con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua. Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera e egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. Questo infatti avvenne perché si adempisse la Scrittura: Non gli sarà spezzato alcun osso. E un altro passo della Scrittura dice ancora: Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto. Il sepolcro di Gesù Dopo questi fatti, Giuseppe d’Arimatea, che era discepolo di Gesù, ma di nascosto per timore dei Giudei, chiese a Pilato di prendere il corpo di Gesù. Pilato lo concesse. Allora egli andò e prese il corpo di Gesù. Vi andò anche Nicodèmo, quello che in precedenza era andato da lui di notte, e portò una mistura di mirra e di aloe di circa cento libbre. Essi presero allora il corpo di Gesù, e lo avvolsero in bende insieme con oli aromatici, com’è usanza seppellire per i Giudei. Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora deposto. Là dunque deposero Gesù, a motivo della Parascève dei Giudei, poiché quel sepolcro era vicino.

Tempo di silenzio


Per la riflessione personale Nel Duomo vecchio di Molfetta c’è un grande crocifisso di terracotta. Il parroco, in attesa di sistemarlo definitivamente, l’ha addossato alla parete della sagrestia e vi ha apposto un cartoncino con la scritta: collocazione provvisoria. Collocazione provvisoria. Penso che non ci sia formula migliore per definire la Croce. La mia, la tua croce, non solo quella di Cristo. Coraggio. La tua croce, anche se durasse tutta la vita, è sempre «collocazione provvisoria». Anche l’Evangelo ci invita a considerare la provvisorietà della Croce. C’è una frase immensa, che riassume la tragedia del creato al momento della morte di Cristo: «Da mezzogiorno fino alle tre del pomeriggio, si fece buio su tutta la terra». Ecco le sponde che delimitano il fiume delle lacrime umane. Ecco le saracinesche che comprimono in spazi circoscritti tutti i rantoli della terra. Ecco le barriere entro cui si consumano tutte le agonie dei figli dell’uomo. Da mezzogiorno alle tre del pomeriggio. Solo allora è consentita la sosta sul Golgota. Al di fuori di quell’orario, c’è divieto assoluto di parcheggio. Dopo tre ore, ci sarà la rimozione forzata di tutte le croci. Una permanenza più lunga sarà considerata abusiva anche da Dio. (Don Tonino Bello)

Riflessione di mons.Francesco Beschi Invochiamo il Signore (a cori alterni) Signore, disegna la tua croce nel nostro corpo, perché sappiamo affrontare ogni sofferenza richiesta a chi vuole amare veramente. Disegna la tua croce nella nostra storia, perché diamo alle nostre parole la conferma più certa dei gesti di condivisione difficile. Disegna la tua croce nelle nostre attività, perché non siano solo per il nostro tornaconto. Rendile ricche di stupore, pronte a sostenere chi vacilla. Disegna la tua croce anche nei servizi che offriamo alla nostra comunità. Portino con sé il profumo dell'attesa paziente ed umile.


Disegna la tua croce nelle nostre comunità, perché non cerchino un'improbabile scorciatoia che conduca alla gioia senza passare per il Calvario. Disegna la tua croce in ogni nostra decisione, perché porti le stigmate della ricerca sincera, perché rechi le tracce dell'amore appassionato. Padre nos tro

Preghiamo insieme Quando Dio ci appare lontano e sembra non rispondere al nostro grido di aiuto, Gesù, facci forti nella fede che sa attendere l'ora di Dio e non si lascia vincere dalla sofferenza; che sa credere nel sole, anche se non splende; che sa credere nella spiga anche quando il seme marcisce; che sa credere in Dio anche quando tace. In ogni sofferenza donaci la forza per continuare a sperare e a credere nell'amore di Dio che supera il male col bene e che vince la morte per aprirci alla gioia della Resurrezione. Santa Maria, donna della speranza, guidaci per mano alle soglie della luce, di cui la Pasqua è la sorgente suprema. Ripetici che non c'è croce che non abbia le sue deposizioni, non c'è amarezza umana che non si stemperi in sorriso; non c'è peccato che non trovi redenzione.

Preghiera finale O Dio, che nella passione del Cristo nostro Signore ci hai liberati dalla morte, eredità dell'antico peccato trasmessa a tutto il genere umano, rinnovaci a somiglianza del tuo Figlio; e come abbiamo portato in noi, per la nostra nascita, l'immagine dell'uomo terreno, così per l'azione del tuo Spirito, fa' che portiamo l'immagine dell'uomo celeste. Per Cristo nostro Signore


Oggi ci ricordiamo che Gesù arriva fino in fondo sul suo cammino: viene tradito, arrestato, condannato, torturato, muore come l’ultimo fra gli ultimi. Gesù si mette dalla parte dei deboli e dei poveri. A prima vista è uno scandalo o una pura follia. Donando la sua vita sulla croce, sceglie l’ultimo posto, accetta la vergogna dell’insuccesso. Prende su di lui il peso della sofferenza, dell’odio e della morte, per liberarcene. Con questo, iscrive il sì di Dio nel più profondo della condizione umana. Anche percosso dagli uomini, Gesù non ritira il suo sì agli esseri umani. È la sua missione, egli la compie e ne paga il prezzo. Sulla croce, Gesù apre le braccia per raccogliere tutta l’umanità e tutta la creazione nell’amore di Dio. È la manifestazione della bontà di Dio per ciascun essere umano. Per riconciliare l’umanità con Dio, « Gesù spogliò se stesso assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini… obbediente fino alla morte, e alla morte di croce. » (Filippesi 2,5-11) Gesù inaugura così la nuova alleanza, una nuova comunione con Dio. Ed è come uno scambio: lui prende su di lui ciò che separa l’umanità da Dio, assume il destino di ogni persona; in cambio ci comunica la sua vita. La discesa di Dio nel Cristo attraverso l’incarnazione e l’umiliazione estrema della croce saranno per sempre fonte di stupore e di vita nuova. Già nel secondo secolo, Ireneo da Lione arrivava persino a dire: « A causa del suo infinito amore, Cristo è diventato ciò che noi siamo, per fare pienamente di noi ciò che lui è» Nell’ora in cui Gesù porta sulle sue spalle l’insieme dell’umanità, non dimentica per questo il dolore di chi gli è accanto. Vede vicino a lui Maria, sua madre, e chiede a Giovanni, il discepolo che amava in modo particolare, di prendersi cura di lei d’ora in avanti (Giovanni 19,26-27). Così, molto umilmente, sotto la croce nasce la Chiesa. Vede


anche intorno a lui coloro che lo perseguitano. Arrivato a quel momento decisivo, chiede a Dio di perdonarli: « Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno » (Luca 23,34). Il perdono di Dio è senza limite, resterà per sempre una fonte zampillante. Sulla croce, Cristo condivide tutto con noi, anche il silenzio di Dio: alla sua sofferenza non risponde che un grande silenzio, egli prova ciò che significa sentirsi lontano da Dio, trascurato. Eppure, nel momento di questo abbandono, prende le parole di un salmista ed esclama: « Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? » (Matteo 27,46) Così, anche questo abbandono si inserisce nel dialogo di amore fra lui e suo Padre. E allora il suo grido di disperazione si trasforma. C’è una sola realtà che nessuno è in grado di togliergli: la fiducia di essere amato da Dio, e che donando la sua vita egli trasmette questo amore. Allora le sue labbra possono mormorare: « Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito. » (Luca 23,46) E il suo ultimo soffio, nel più grande dolore, è al medesimo tempo l’effusione dell’amore di Dio. L’apostolo Pietro amava Gesù, ma ha fatto fatica ad accettarlo come un messia povero. Essere discepolo di un messia umiliato gli è diventato così insopportabile che, dopo l’arresto di Gesù, finisce per rinnegarlo. Allora Gesù, nelle mani dei soldati, lo guardò con amore e gli mostrò che non gli toglieva la sua fiducia (Luca 22,61). Al contrario, in seguito, gli consegnerà la piccola chiesa nascente. E Pietro potrà testimoniare, con gli altri discepoli, che veramente la croce non è l’ultima parola. L’avvenimento della croce supera la nostra comprensione, ma celebrandolo cogliamo sempre maggiormente la straordinaria speranza che ci apre. Questa speranza non è un vago ottimismo. Mettere la nostra fiducia nel Cristo morto e risorto apre i nostri cuori per affrontare le situazione difficili con lucidità. In una personale comunione con lui, il Cristo ci comunica uno slancio nuovo. Fr.Aloise di Taizè


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