COLLIDING WORLDS Noemi D’Imperia
COLLIDING WORLDS Noemi D’Imperia
Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca ACCADEMIA DI BELLE ARTI DI ROMA Dipartimento di Progettazione e Arti Applicate Scuola di progettazione artistica per l’impresa Diploma di Laurea II livello Corso di Grafica e Fotografia Anno Accademico 2018/2019 Colliding Worlds Candidato: Noemi D’Imperia Matricola 15717 Relatore: Prof. Salvatore Barba
Indice Introduzione
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Jerry Uelsmann
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Colliding Worlds, il progetto
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Manipolazione fotografica analogica e digitale
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Fotomontaggi
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Conclusioni
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Introduzione La realtà che ci circonda provoca turbamento. Possiamo ritrovarci a volte circondati da pensieri che confondono le nostre menti. L’arte, nelle sue varie forme, può rappresentare un’uscita di sicurezza dal caos esistenziale che a volte tende a sopraffarci. Essa ci permette di scoprire e apprezzare il mondo, in un percorso di meraviglia e di stupore che ci avvolge e ci emoziona. Ma l’arte, linguaggio universale, ci permette anche di dare luce al nostro mondo interiore, di esprimere la nostra voce, di confrontarci con paure e tormenti, di affermare sentimenti, di commuoverci, di cantare la gioia. Questo progetto esplora l’arte della manipolazione analogica e digitale delle immagini ispirandosi, nelle sue linee fondamentali, all’opera del fotografo statunitense Jerry Uelsman, autore dotato di grande professionalità, ma che mi ha affascinato soprattutto per la sua incredibile fantasia. In questo libro ho attraversato i suoi mondi surreali e fantastici e con essi mi sono confrontata.
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“Penso che la mia arte, la maggior parte dell’arte contemporanea, sia diretta alla coscienza creativa di chi guarda. Lo spettatore deve completare il ciclo, proiettarsi in esso in qualche modo�. Jerry Uelsmann
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Jerry Uelsmann Jerry Uelsmann è uno dei più grandi maestri della fotografia moderna e contemporanea. Nato nel 1934 a Detroit, fa parte di un selezionato gruppo di artisti che ha cambiato il linguaggio stesso del mezzo fotografico. Fin dagli inizi della sua carriera, verso la fine degli anni ’50, diventa pioniere di un nuovo approccio, opposto all’estetica prevalente in quel periodo, che influenzerà un’intera generazione di artisti e fotografi. Le sue immagini creano spontanee associazioni, riferimenti e omaggi alla pittura di Renè Magritte, alla psicologia di Carl Jung e alle fotografie di Man Ray. Realizzate analogicamente con sofisticate combinazioni di tecniche di ripresa e di stampa in camera oscura, le sue surreali composizioni hanno anticipato di decenni le immagini create attraverso la manipolazione digitale. Uelsmann ha studiato presso il Rochester Institute of Technology e alla Indiana University e ha insegnato per più di quaranta anni presso la University of Florida a Gainesville dove ancora oggi risiede insieme alla moglie e artista Maggie Taylor. I suoi lavori fanno parte delle più importanti collezioni di fotografia del mondo e sono state esposte in numerosissime mostre personali, compresa quella del 1978, curata da John Szarkowski presso il museo MOMA di New York che gli ha procurato il meritato riconoscimento internazionale.
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Il momento creativo, che nasce durante lo scatto, con Jerry Uelsmann si prolunga anche dopo quell’istante: il risultato finale può non coincidere con il progetto originario. L’artista combina, di volta in volta, immagini diverse per dar vita a sempre nuove creazioni; un singolo negativo può essere reinterpretato e ridefinito nel suo significato infinite volte; una vera e propria combinazione ben determinata. Le immagini di Jerry Uelsmann, professionista dello sviluppo in camera oscura e attento ai minimi dettagli , vengono costruite attraverso impeccabili sovrimpressioni di vari negativi su un’unica stampa. La plausibilità del visibile non viene mai contraddetta: il reale non risulta mai deformato; ogni elemento della scena, considerato singolarmente, non urta la nostra addomesticata e impigrita capacità percettiva. Il coinvolgimento estremo che si prova di fronte alle immagini del grande fotografo deriva in gran parte proprio da questo loro essere delle “opere aperte”, con illimitate interpretazioni.
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Colliding Worlds, il progetto Il progetto nasce studiando alcune delle manipolazioni fotografiche di Jerry Uelsmann, cercando di rienterpretarle secondo una personale visione. Sono partita cercando di comprendere i particolari che compongono ogni immagine e le relazioni che li legano. Dopo questa prima fase essenziale ho creato uno schizzo preliminare. Succesivamente si è reso necessario trovare i soggetti e gli oggetti da fotografare. Tutte le immagini che compongono i miei fotomontaggi sono state realizzate appositamente per questo progetto. Le fotografie sono state scattate in luoghi e tempi diversi, per sfruttare le angolazioni e le luci più adatte. La visione del materiale ha poi portato alla individuazione degli scatti più adatti alla composizione finale. Per l’asseblaggio e la fusione dei materiali ho utilizzato il software Adobe Photoshop CC 2018. Raggiunto il risultato voluto l’immagine composita è stata convertita in bianco e nero, per renderla ancora più simile allo stile delle opere di Uelsmann.
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Manipolazione fotografica analogica e digitale Nella teoria dell’informazione, i concetti di analogico e digitale si riferiscono alle diverse modalità di rappresentazione della misura di una quantità. Il termine analogico deriva dall’unione di due parole greche e letteralmente è traducibile in “discorso simile” o “parola uguale” a seconda del contesto in cui è inserito. In questo ambito una grandezza varia con continuità: una variabile analogica può assumere un numero infinito di valori (ad esempio la distanza tra due punti nello spazio può assumere un numero infinito di valori). Il termine digitale deriva nella sua etimologia dal termine latino “digitus” (dito) ed è transitato attraverso il termine inglese “digit” che significa “cifra”. Tale connotazione si può rinvenire nell’equivalente francese “numérique”, numerico, appunto. Una informazione digitale rappresenta una grandezza che varia “a salti”: una variabile che può assumere solo un numero finito di valori. Possiamo dedurre che il concetto di analogico è associabile ad una condizione di continuità: in un probabile percorso qualcosa si muove mutando la sua collocazione attraverso infinite posizioni e definendole infinite escludiamo la possibilità di poterle numerare. Con il digitale invece lo stesso percorso viene diviso in tappe (step) ed anche se piccolissime e numerosissime è sempre possibile determinarne la quantità. Passiamo ora alle implicazioni pratiche di queste due modalità nel rappresentare le grandezze fisiche. Fino a poco tempo fa tutti i dati con cui organizzavano le registrazioni audio o video, le immagini statiche, le trasmissioni di dati come la radio, la televisione, il telefono erano organizzati in forma di segnali analogici perché gli strumenti che le rilevavano, le “superfici” su cui venivano registrati ed i canali attraverso i quali venivano trasportati erano di tipo meccanico e fatti appositamente per quel tipo di segnale, anzi, erano uguali a quel segnale. I colori che vediamo in un paesaggio altro non sono che un insieme bene organizzato di luce blu, rosso e verde nelle loro infinite gradazioni; la sua rappresentazione tramite
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una fotografia ha come base la combinazione di pigmenti (quindi oggetti fisici) blu, rosso e verde. La rappresentazione di un paesaggio tramite una stampa fotografica è una rappresentazione analogica della realtà. Con l’avvento dell’elettronica (che ha a che fare con grandezze fisiche trasformate ed elaborate in segnali elettrici) le grandezze fisiche cominciano ad essere rappresentate attraverso segnali elettrici. Inizialmente questi segnali elettrici erano di tipo analogico (elettronica che usa segnali continui, segnali che possono assumere l’infinita gamma di valori possibili, cioè segnali analogici); successivamente e si è iniziato ad usare un tipo speciale di segnale che può assumere solo alcuni valori tra gli infiniti possibili, anzi può assumere due soli valori: la presenza o l’assenza del segnale. Il livello base dell’informazione digitale si basa su una lunga serie di numeri “uno” e “zero” dove “uno” è la presenza del segnale e “zero” la sua assenza. Questo tipo di elettronica è quella che ha permesso la nascita del moderno computer e dell’informatica (scienza e pratica della produzione di informazioni ed il loro trattamento attraverso sistemi elettronici automatici). I computer ed Internet funzionano solo con segnali di tipo digitale e per questo sono chiamate “tecnologie digitali”. Per “tradurre” in digitale l’esempio che abbiamo fatti in precedenza per l’immagine del paesaggio e la sua rappresentazione analogica, possiamo dire che la trasposizione di quell’immagine su supporto digitale avviene scomponendo la sua superficie in un numero finito di "punti" (detti pixel) ognuno dei quali in grado di assumere un colore tra i 16.777.216 possibili (cioè in una combinazione di 256 sfumature di rosso, 256 di verde e 256 di blu). In linea di principio una rappresentazione (ad esempio di un suono o di una immagine) in modalità analogica dovrebbe generare un prodotto di qualità migliore di quella rappresentata in modalità digitale perché nel primo caso il segnale che origina
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il “prodotto” può assumere valori pressoché infiniti e può generare infinite “sfumature” (nel nostro esempio, del colore o del suono) mentre la sua versione digitale può contemplare solo un numero “finito” di opzioni o “sfumature”. In pratica non è sempre così perché nella produzione analogica intervengono fattori peggiorativi come l’errore umano, l’usura dei supporti meccanici (il vinile di un disco, la pellicola di una foto) o il decadimento dei materiali nel tempo. D’altro canto la grande risoluzione dei dispositivi digitali permette di ottenere una riproduzione dell’originale di ottima qualità, una costanza di risultati e una perfetta riproducibilità tecnica.
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Fotomontaggi Le pagine successive contengono una galleria di lavori analogici realizzati da Jerry Uelsmann e una serie di fotomontaggi digitali creati da me inspirandosi ad essi.
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Apocalypse II L’opera è stata realizzata nel 1967. Sono rappresentate alcune persone sulla riva del mare, e da quest’ultimo fuoriesce un albero in versione negativa, che si confonde tra le onde. A volte Uelsmann mette insieme un negativo e un positivo, producendo una combinazione di elementi contrapposti che aumentano il tono surreale della composizione.
La mia versione è composta da due immagini. La prima mostra un gruppo di persone che giocano sulla riva del mare a Nettuno, la seconda alcuni rami di un albero. Nella fotografia dell’albero sono stati invertiti i toni creando un effetto negativo come nell’opera di Uelsmann. Nel montaggio sono state utilizzate delle maschere di livello, per unire e fondere le due parti .
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Untitled 1969 L’opera è stata realizzata nel 1969. La fotografia mostra un lago di montagna, dal quale escono degli alberi che si elevano verso il cielo. Gli alberi sono stati posizionati e ridimensionati a partire dallo stesso negativo creando un effetto di ripetizione tra i vari piani. Tali tecnica si ritrova anche in altri lavori di Uelsmann.
La composizione digitale è formata dall’unione di quattro fotografie realizzate nella città di Valmontone: un laghetto sportivo ghiacciato, uno scenario invernale di una casa privata, due alberi innevati. Le immagini sono state modificate e posizionate in modo da ottenere una creare una scena quanto piu possibile naturale.
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Untitled 1976 L’opera è stata realizzata nel 1976. Questo fotomontaggio mostra l’interno di un palazzo antico, dove il soffitto è aperto al cielo. Si può vedere un piccolo uomo, molto più chiaro del resto della fotografia, che scala un libro.
Sono state utilizzando solamente due fotografie: l’interno del Palazzo Doria Pamphilj di Valmontone e il cielo ripreso dalla finestra dello stesso palazzo, nello stesso giorno.Le nuvole sono state selezionate dalla fotografia del cielo, ripetendole in modi e forme diverse creando l’effetto trompe l’oeil.
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Untitled 1982
L’opera è stata realizzata nel 1982. Rappresenta una villa abbandonata con delle radici che la saldano nel terreno. Questa immagine abbastanza macabra, è stata utilizzata per la copertina del libro Salem’s Slot di Stephen King, ma anche da Bon Jovi per la copertina dell’album This house is not for sale.
La manipolazione digitale impiega quattro fotografie. Un paesaggio naturalistico nei monti Sibillini, un villa nella cittĂ di Valmontone, un cielo nuvoloso, le radici di un albero di ulivo. Le quattro immagini sono state modificate creando delle maschere di livello. Successivamente sono state modificate luci ed ombre per accentuare i contrasti.
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Untitled 1991
L’opera è stata realizzata nel 1991. I paesaggi naturalistici sono particolarmente apprezzati dall’artista e utilizzati spesso nelle sue opere. In questa fotografia il soggetto principale è un sasso che fluttua su un lago di montagna. Sull’acqua del lago ci sono dei cerchi, come se fossero state lanciate delle pietre, ma la particolarità, sta nel cielo, dove si ripetono gli stessi cerchi.
La parte del lago in realtà è formata da due immagini unite del mare. Il cielo è formato dalla fotografia delle nuvole e da alcune fatte ai cerchi nell’acqua.
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Untitled 1995
L’opera è stata realizzata nel 1995. Il fotomontaggio è dedicato al tempo. Il soggetto principale è un orologio su un tronco di albero. I due negativi che formano l’orologio, sono perfettamente uniti tra loro da una sfumatura.
Il fotomontaggio digitale è formato da tre fotografie. Uno sfondo naturalistico dei monti Sibillini, un albero di ulivo e un orologio. Le immagini sono state manipolate con delle maschere di livello; successivamente sono stati modificati i toni, le ombre e le luci, per creare un effetto piÚ realistico.
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Untitled 1996
L’opera è stata realizzata nel 1996. La fotografia mostra due mani che tengono al loro interno una barca sul mare evidenziando la precisione dell’artista nel far combaciare perfettamente due immagini. Ogni negativo è meticolosamente stampato a contatto e archiviato da Uelsmann affinché in futuro egli possa trovare senza difficoltà un elemento appropriato per l’immagine che sta costruendo.
In questo fotomontaggio sono state utilizzate diverse foto. Le principali sono una mano, e una barca a vela rotta, ripresa nel porto di Nettuno. Lo sfondo che compone l’immagine è formato da varie parti di fotografie delle onde del mare. Il lavoro è stato fatto nello scontornare le singole immagini, unire le onde in modo omogeneo con trasparenze, ma soprattutto nel gioco delle ombre e dei chiaro scuri.
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Meditation Mistery
L’opera è stata realizzata nel 2001. Nell’acqua possiamo vedere un buco profondo, dal quale esce una scala, volta verso le nuvole. I negativi che compongono lo sfondo, si uniscono tra loro, così perfettamente da far sembrare che il mare e il cielo siano la stessa cosa.
Nella manipolazione digitale sono state utilizzate quattro fotografie: un paesaggio di montagna con delle nuvole molto evidenti; il riflesso di un albero sulla superficie di un lago; cerchi nell’acqua creati appositamente in un recipiente; una semplice scala da lavoro. Le immagini utilizzate nello sfondo sono simili a quelle utilizzate da Uelsmann, solamente che sono state invertite, la scala esce dalle nuvole, invece che dall’acqua.
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Untitled 2006
L’opera è stata realizzata nel 2006. Vengono mostrate due mani che accudiscono un nido contenente un uovo di uccello. Le mani di una donna si trasformano in un tronco che si pianta nel terreno con delle radici sulle quali si trova un corvo. L’immagine è rappresentazione dell’amore materno.
Nella versione digitale le mani sostengono una montagna, come se fossero quelle di madre natura. Le fotografie utilizzate sono quattro: il tramonto è una veduta sulla città di Perugia, la montagna raffigurata è il Gran Sasso in Abruzzo, le due mani sono le mie. In questa manipolazione sono state applicate delle maschere di livello per fondere armoniosamente mani e montagna.
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Every Leaf Already Knows
L’opera è stata realizzata nel 2018. È ambientata all’interno di una stanza, con una finestra dalla quale si vede un giardino con degli alberi spogli. Sulla finestra c’è un libro e su di esso ci sono delle foglie poggiate, in una composizione dal tono triste e nostalgico.
La stanza con la finestra è di una casa privata, con il libro appositamente posizionato per la foto, un albero per lo sfondo e le fotografie delle foglie completano il resto. Le foglie sono state ripetute varie volte modificandone la grandezza e il posizionamento. Le ombre sono state create con sfumature e pennelli.
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Conclusioni Mettere a confronto la manipolazione analogica e quella digitale ci fa capire che sono entrambe due lavorazioni molto particolari, nessuna delle due più semplice dell’altra. La manipolazione analogica è stata la prima utilizzata per modificare le fotografie. Gli strumenti della camera oscura sono utilizzati con la massima precisione, i negativi e i positivi vengono ritagliati, posizionati, ingranditi e lavorati utilizzando matite e pennelli. La manipolazione digitale può risultare più semplice per quanto riguarda la pratica, ma è comunque molto difficile creare e inventare un’immagine facendo combaciare tutti i particolari in una composizione armonica. L’attenzione al dettaglio è una delle cose principali. Bisogna far caso a tutto ciò che l’immagine contiene. Qualsiasi particolare può essere importante per il risultato della manipolazione, basta cambiare anche solo una luce o un ombra per rovinare tutto il progetto. In conclusione il lavoro finale può variare dal progetto che si aveva in mente, ma con tanta pazienza e attenzione il risultato può anche essere migliorae rispetto alle aspettative. La manipolazione fotografica ci permette di modificare la realtà che ci circonda a nostro piacimento. Le immagini surreali possono far viaggiar la fantasia di chiunque le guarda, ognuno può interpretarle, viverle o immergersi con la mente in esse. Esse possono rappresentare dei sogni, o semplicemente delle realtà fantastiche.
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Bibliografia Jerry Uelsmann, Yosemite University of Florida Press, Florida, 1996 Jerry Uelsmann, Post-Visualization Florida Quarterly I, Florida, 1967 Jerry Uelsmann, Other Realities Bulfinch Press, New York, 2005 Jerry Uelsmann, Uelsmann Untitled: A Retrospective University of Florida Press, Florida, 2014 James Enyeart, Jerry N. Uelsmann; Twenty-Five Year Little, Brown and Company, New York, 1982 John Ames, Uelsmann: Process and Perception University of Florida Press, Florida, 1991 A.D. Coleman, Jerry Uelsmann: Photo Synthesis. University of Florida Press, Florida, 1992
www.uelsmann.net
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Progetto digitale: Adobe Photoshop CC 2018 Impaginazione: Adobe Indesign CC 2018 Font: Libre Baskerville, Regular, Bold e Italic Finito di stampare nel maggio 2020 presso La Legatoria, via Genova, 25, 00184 Roma