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Lettere in Redazione
Risposta alla risposta
di GIANFRANCO GALLIPOLI
Con stupore inizialmente, amarezza un istante dopo, leggo la “risposta” data al mio articolo sulla Klokkende apparso su IO dicembre 2020. Generalmente gli articoli si commentano, invece mi ritrovo una risposta (a cosa?)! Mi riferisco a quanto riportato nello scritto firmato da Gabriele Roberto, Commissario Tecnico Canto, pubblicato su IO numero 4/2021 a pagina 21. Stupore perché ritengo che I.O. dovrebbe essere utilizzata a scopo divulgativo e non per denigrare l’operato degli altri; amarezza in quanto non riesco a capirne il motivo. In un primo momento avevo deciso di non replicare ma, visto che la famosa “risposta” non è stata firmata dal Signor Gabriele Roberto, bensì dal Sig Gabriele Roberto Commissario Tecnico Canto, mi trovo costretto a doverlo fare. Cosa sarà mai successo di così grave tale da dover scomodare il suddetto? Ma andiamo per gradi. Leggo di non aver soddisfatto le aspettative del Signor Gabriele Roberto Commissario Tecnico Canto. Me ne farò una ragione, conscio del fatto che non penso di essere in grado di poter scrivere un articolo tale da soddisfare le aspettative di tutti (e chi lo è?); diciamo che ci ho provato! “L’aspetto tecnico lasciamolo trattare ai giudici della categoria...” addirittura si fa riferimento agli articoli 2 e 7 del regolamento FOI. Che ben venga! Ma dal 1995 in poi, anno in cui ho iniziato la mia avventura in FOI e ho iniziato a ricevere Italia Ornitologica, quanti articoli tecnici a firma della CTN canto sono stati redatti? Giornate di divulgazione fatte con gli allevatori? Direi nulla o quasi, tranne qualche scambio di opinioni durante la giornata di apertura al pubblico alle gare, nella confusione della manifestazione stessa. Piccolo particolare: il sottoscritto è stato allievo giudice superando la prova scritta e avendo iniziato anche le prove pratiche di affiancamento con giudici. Conseguentemente, forse, un “pochino” di competenza l’avrei anch’io... e le critiche ai criteri di giudizio (nessuno è perfetto) penso si possano fare, anche perché erano costruttive e non distruttive come il suo scritto. A tal proposito, lei dice che non si è capito a cosa mi riferissi, visto che ci dovrebbero essere dei “fantomatici” nuovi criteri di giudizio in fase di stampa. Se sono in fase di pubblicazione come avrei potuto conoscerli? Ho utilizzato l’aggettivo “fantomatici” perché ho interpellato qualche giudice e ne sono completamente ignari... viva la condivisione! Sui testi “obsoleti” come li considera lei: dato che il mio articolo è soprattutto un articolo divulgativo, oltre che tecnico (lo ha definito lei così), è stato doveroso fare riferimento ai testi storici in modo che i neofiti, e non solo, potessero avere una visione più completa dell’evoluzione del canarino Malinois Waterslager. Comunque, rimane a mio avviso molto molto attuale e per niente tramontato. Riguardo all’ipotetica “evoluzione della Klokkende grazie a pochi allevatori (chi sono?) per cui si è passati da vocali i, ui, oi tipiche di 50 anni fa, a vocali attuali o, u, uo, ou”, mi chiedo su quali basi lei possa affermare ciò, visto che i canarini di 50 anni fa non li ha mai potuti ascoltare, per ovvi motivi anagrafici. Tant’è che le vocali suddette vengono riportate dal Mignone che ascoltava i Malinois (e gli Harzer con le wasser...) quando io e lei ancora non eravamo stati concepiti. In ogni caso, il solo allevatore (non più vivente, purtroppo) che ha rivoluzionato e migliorato notevolmente la Klokkende ha un nome ed un cognome: Gilbert Janssens. Che io sappia, la migliore genetica di Janssens è andata soprattutto in Spagna e Turchia, poco o niente in Italia. Ad un certo punto lei, signor Gabriele Roberto Commissario Tecnico Canto, con tono offensivo, spara a zero su “molti allevatori” (chi sono, anzi, chi siamo?) che “non riuscendo ad ottenere risultati altamente positivi (?) cercano di portare avanti ancora teorie vecchie e superate creando disorientamento agli allevatori novizi e, a volte, anche dubbi agli allevatori esperti”. Qui sostanzialmente non riesco proprio a capire a quali “teorie” ci si riferisce! Teorie su cosa? Mi pare di capire che SIAMO considerati come la volpe che non arriva all’uva e dice che è acerba. Francamente, non capisco a cosa si alluda e soprattutto a chi? “Riguardo la monotonia del canto... i gusti non si discutono!” Eh no, signor Gabriele Roberto Commissario Tecnico Canto. Da semplice allevatore lo capisco, ma lei si è firmato come Commissario Tecnico Canto e non come semplice allevatore! Come tale dovrebbe perseguire lo standard del canarino Malinois Waterslager e quindi la completezza del repertorio, la modulazione, il brio, l’improvvisazione e non la monotonia di Malinois W. che si soffermano solo sulla Klokkende con conseguente deficit di repertorio, perché così è! Concordo completamente sul perseguire la qualità, una siringe capace di emettere determinati tours:
in Redazione Lettere
in Redazione Lettere
“condizione sine qua non”... sbaglio o l’ho riportato nel mio articolo? Ora entriamo nell’argomento “meticciamento”. Bene, ogniqualvolta si tocca questo argomento, come anche in passato, lei, signor Gabriele Roberto Commissario Tecnico Canto si inalbera e fa bene. È assolutamente da evitare. Ottimo! Ma se lei è così sicuro che la mia sia solo una presunzione, perché se la prende così tanto? Mi chiedo però come faccia ad affermare il contrario. Non è solo “ascoltando qualche flauto” che si intuisce, ma l’intero accento canoro, la durezza e vocalizzazione delle belroll, la bollende per lo più assente o appena accennata, i “metallici” con mancanza dell’attacco tipico degli staaltonen, una maggiore propensione del cantore alla monotonia del canto rullato e meno a quello scandito. Ricordo che, durante una prova pratica di affiancamento con un giudice straniero, vedevo che su un foglio segnava man mano tutti gli stamm che giudicava, in modo da scongiurare che si potesse ripresentare, per errore, lo stesso stamm. A fianco di ognuno di essi scriveva delle annotazioni personali e, purtroppo, in molti metteva una H che stava per Harzer... Non aggiungo altro! Da biologo non commento neanche la buffonata dell’Usignolo. Per favore, siamo seri! La conclusione è epocale: lei esorta a scrivere su I.O. per formare e non per demolire. Ma come? Ha affermato che solo la CTN può fare articoli formativi, cioè tecnici! Noi poveri allevatori possiamo solo fare articoli divulgativi “su consigli per allevatori novizi e pareri riguardo l’allevamento del Malinois, ma soprattutto permeati da opinioni personali...”. Il mio articolo tutto è tranne che demolitivo e per fortuna ho avuto molti riscontri e gratitudine dagli allevatori che mi conoscono e che hanno visto nel mio scritto un motivo per cercare di creare proseliti, curiosità e carisma attorno al nostro splendido cantore, più che un articolo tecnico dal quale imparare qualcosa. Il mio intento era appunto questo. Chi sono io per insegnare cosa agli altri? Guardi, signor Gabriele Roberto Commissario Tecnico Canto, mi creda, lei ha perso l’opportunità di lodare il mio seppur modesto tentativo di scrivere un articolo sul nostro cantore, con rispetto verso il prossimo che contraddistingue il vivere civile e aggiungendo delle precisazioni, informazioni ed eventuali correzioni che avrebbero reso il tutto costruttivo e sinergico con gli allevatori tutti! Invece ha preferito intraprendere la strada che a quanto pare le è più congeniale, cioè la denigrazione. Denigrazione del mio articolo, della maggioranza degli allevatori “che portano avanti teorie vecchie e superate”, raccogliendo solo un pugno di mosche. Dovrebbe rendersi conto che forse anche un “semplice” allevatore le può insegnare qualcosa sul Malinois Waterslager. O lei è detentore della conoscenza assoluta e della verità? Aggiungo infine che il codice deontologico del giudice FOI, che lei dovrebbe rispettare e conoscere, recita: Preambolo ...la funzione del Giudice sia quella di custode dei principi della selezione e degli standard espositivi da applicare nelle mostre ornitologiche, nelle quali egli è chiamato a prestare la propria opera, con l’obbligo morale e professionale di manifestare competenza, di applicare con buon senso i dettami istituzionali a salvaguardia delle specie e delle razze selezionate, di fornire esempio di serietà e di lealtà competitiva, di favorire lo sviluppo del l’orni tologia attraverso la propria disponibilità al dia logo con gli allevatori, allo scambio di idee con i colleghi... Art. 5 Dovere di collaborazione I rapporti reciproci tra i Giudici e tra i Giudici e gli organi federali, gli allevatori e l’organizzazione della mostra debbono fondarsi sulla cooperazione e sul reciproco rispetto, così significativamente migliorando lo svolgimento dei compiti istituzionali. Art. 6 Dovere di disponibilità La disponibilità di un Giudice si esplica attraverso la piena partecipazione alle attività tutte che l’incarico richiede, non esaurentisi nel solo giudizio presso le manifestazioni ornitologiche o con la partecipazione agli aggiornamenti tecnici ovvero alle assemblee dei Giudici, ma esplicantisi anche attraverso l’apporto che è possibile fornire in favore degli allevatorie dei Giudici con minore esperienza di servizio, attraverso la par tecipazione in qualità di relatori in convegni e riunioni, con la redazione di articoli tecnici da pubblicare sulla rivista federale, con il colloquio con gli allevatori che ne facciano richiesta in ogni possibile occasione d’incontro. Avrei altro da aggiungere vista la “strana” coincidenza della concomitante pubblicazione “dell’articolo di qualità, quello giusto e tecnico, perfetto” (ma dove?), a nome di Bosi Fausto sulla Klokkende (come mai non ha da ridire anche su quello che tutto è tranne che un articolo che ci saremmo aspettati “tecnico”?), sulle ultime modifiche effettuate dei criteri di giudizio, per fortuna validi solo in Italia, circa i punti di impressione legati alla Klokkende da poter assegnare anche in caso di repertorio non completo, sul pronome personale più consono che avrei dovuto utilizzare. Mi dilungherei troppo. Ma mi piace concludere il tutto con una celebre frase di Sigmund Freud sulla quale la invito a riflettere e anche tanto: “Se due individui sono sempre d’accordo su tutto, vi posso assicurare che uno dei due pensa per entrambi”.
Magie di Mostre
di FRANCESCO DI GIORGIO
Un saluto speciale da parte mia a organizzatori e fornitori di manifestazioni ornitologiche. Convinti e fiduciosi di essere prossimamente fuori dal periodo a rischio di infezioni, contiamo di rivederci – con spirito lucido e rinnovato - a partire dall’anno successivo a questo in corso. In segno augurale e di prossimità virtuale con i tanti amici, ridisegniamoli, dunque, i nostri tradizionali appuntamenti annuali, in cui fanno bella mostra di sé soggetti altamente competitivi perché sapientemente selezionati e addestrati. Ricordiamo gli attestati di stima e simpatia riscossi grazie ad importanti successi anche in esposizioni internazionali, con la conquista di vari titoli ed una presenza costante. Magnifichiamo dunque il nostro sport come amicizia, come festa ma non per questo trascuriamo la valenza tecnica, perfezionistica di esso. Lo spettacolo di eleganza, bellezza, gaiezza di canti fa parte della storia di ciascuno di noi. Funge da catalizzatore, misura il nostro tempo, i nostri ricordi, i nostri gusti. Noi amiamo il popolo alato e non rimpiangiamo le ore che ci prende. L’allevamento in ambiente controllato, poi, contribuisce alla salvaguardia di molte specie di uccelli, soprattutto di quelle in via di estinzione. Ancora vivi nei nostri ricordi i momenti emozionanti in cui numerosi volatili selvatici, recuperati e riabilitati al volo, furono restituiti alla libertà. Vittorie, sconfitte, tanti fatti e sentimenti: l’importante è che gli uccelli non vengano mai considerati privi di sensibilità e capacità di soffrire, ma siano trattati secondo le loro esigenze e rispettati, com’è diritto di ogni essere vivente. La grandezza dell’ornicoltura, il suo potere d’attrazione sono rappresentati dal far coincidere la meritocrazia con il rispetto delle norme. Quello che caratterizza un buon ornicoltore è la preparazione tecnico – scientifica unita all’intuizione, al colpo d’occhio, nonché ad una buona dose di fortuna che, naturalmente, non guasta mai. Occuparsi degli amabili pennuti con costanza, pazienza, attenzione e tempo infinito è uno stimolo per un’età biologica positiva. Il circo delle mostre ornitologiche ogni anno suscita polemiche ma cattura ugualmente l’interesse di migliaia di visitatori. E questo a prescindere dalla qualità degli uccelli partecipanti e da quella dello spettacolo nel suo complesso. Qual è allora il segreto di tanto successo? Dette manifestazioni sono entrate nel DNA degli italiani, come la pizza. Fanno parte della storia dell’ornitofilia e del costume, ma fanno anche parte della storia di ciascuno di noi. Misurano il nostro tempo, il nostro lavoro, i nostri gusti. Ma attenzione a non fare degli “alati” un fenomeno da baraccone. Obbligati a comportamenti stereotipati, a esibizioni, diventano dei piccoli prigionieri. Davanti ai pannelli, o in ascolto dei virtuosi delle razze canterine, oltre che gli uccelli in bell’ordine mi piace guardare il pubblico e vedere come il gioco del coinvolgimento nasca subito. Se vi capita di vedere un padre e un figlio in muto raccoglimento davanti ad un volatile, vi accorgerete che in quel momento hanno la stessa età. Sia che la vostra passione per gli uccelli risulti di nuova data, oppure che li alleviate da anni, l’augurio è che non vi vengano meno la costanza e l’affetto. E che quel tanto di serenità, che viene così raramente dagli uomini, continui ad entrare in casa vostra ad opera di questi messaggeri alati. Per portare proseliti nel nostro sport bisogna partire “dal basso”, dai bambini, radici della società; devono impegnarsi la scuola, gli insegnanti, i mass-media, la F.O.I. e tanti altri affinché cresca nel nostro Paese la cultura naturalistica e in favore degli animali. L’allevamento simultaneo di più razze non permette né la perfetta selezione né un’igiene puntuale e radicale. Ricordiamo che la partecipazione, anche in veste di semplice visitatore, alle mostre è sempre consigliabile a qualsiasi allevatore, perché dà modo di fare utili esperienze e di allacciare rapporti con altri allevatori, rapporti suscettibili di ulteriori sviluppi. Agli allevatori/espositori di qualsiasi specializzazione dico: “Non pensate di vincere, né da subito né mai, la guerra della vita. La platea, tutta Vip e addetti ai lavori, è sicuramente difficile. Accontentatevi di vincere una battaglia. Anche piccola, piccolissima, ma portata fino in fondo”. Buone cose a tutti.