LA GAZZETTA
del Servizio Civile
Caritas Diocesana di Brescia
NUMERO 3 - LUGLIO 2019
#SERVIZIOCIVILEINMOVIMENTO Il cammino procede veloce nella quotidianità dei nostri svariati servizi ma è anche ricco di momenti speciali! A maggio formazione residenziale di tre giorni con altri giovani in servizio con le Caritas diocesane provenienti da tutta la Lombardia. Tema: la dimensione comunitaria, personale e sociale del servizio civile. Ancora in maggio, dopo tanta preparazione, abbiamo vissuto incontri con studenti delle scuole superiori per presentare il volontariato e la nostra esperienza di giovani in servizio civile. Anche in questo numero, nella rubrica
“Testimoniando” continua la presentazione di alcuni di noi. L’estate che ci ha travolto con il suo calore ha messo sulla nostra esperienza il paletto segnaletico: “sei a metà servizio”! E’ tempo di rivedere individualmente la scelta e il cammino fatto, questo è l’impegno particolare di giugno e luglio con i nostri coach. Ci sono già i nuovi progetti per il 2020, che aspettiamo a farlo sapere? Facendo tesoro della nostra esperienza dobbiamo raccontarla anche ai nostri coetanei che potrebbero essere interessati a condividerla dopo di noi.
in questo “terzo” numero pag. Costruiamo la giustizia
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Testimoniando
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Anno di Volontariato Sociale
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Tra i banchi di scuola…
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COSTRUIAMO LA GIUST
Nicolò Miglio
Durante il mese di Maggio abbiamo partecipato alla formazione residenziale ad Albino, un paese in provincia di Bergamo. Siamo stati ospitati per tre giorni presso la Scuola Apostolica del Sacro Cuore dei padri Dehoniani, dove abbiamo svolto la formazione. Il tema centrale che abbiamo approfondito, sviluppato e dibattuto in questi tre giorni è quello della giustizia. Il primo giorno, dopo un breve momento di orientamento all’interno della struttura, abbiamo assistito alla testimonianza di don Massimiliano Sabbadini
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(responsabile giovani Caritas Lombardia) e don Dario Crotti (direttore della Caritas di Pavia), i quali hanno incentrato il loro intervento sul tema dei servizi che la Caritas offre a livello nazionale e internazionale nelle zone colpite da calamità naturali, presentandoci l’esempio di Amatrice. La loro testimonianza è stata interessante ed esaustiva, e ci ha permesso di capire il livello di organizzazione e cooperazione presente in Caritas anche nell’affrontare problematiche di tale entità. Il secondo giorno dopo aver visto un film riguardante le ingiustizie presenti in Medio
Oriente abbiamo sviluppato un dibattito, guidato da Suor Francesca, interrogandoci sul come potessero accadere ancora cose simili nel XXI secolo e riconoscendo la nostra fortuna data dalla condizione di essere uomini liberi. L’attività dell’ultimo giorno è iniziata all’insegna della creatività. Ci sono stati messi a disposizione 6 milioni di mattoncini Lego con i quali abbiamo poi costruito in maniera simbolico/metaforica il nostro concetto di giustizia. Il pomeriggio abbiamo affrontato il tema del reinserimento nella società degli ex carcerati con l’ausilio di tre professionisti del campo. Oltre ad essere stati utili per approfondire un tema complesso, questi tre giorni, ci hanno permesso di conoscere nuove persone e intrecciare nuove storie ed esperienze, creando un’atmosfera comunitaria. L’augurio che ci facciamo, ma anche l’obiettivo che ci poniamo, è quello di applicare nei servizi ciò su cui abbiamo riflettuto, abbinando così teoria e pratica per un continuo e positivo miglioramento.
« ...riconoscendo la nostra fortuna data dalla condizione di essere uomini liberi.
TIZIA LA CARITAS E LE EMERGENZE UMANITARIE Grazie all’incontro con don Dario, ex obiettore di coscienza, abbiamo scoperto che la Caritas interviene anche in situazioni di emergenza, come in occasione di terremoti che avvengono in Italia o all’estero. In particolare don Dario ci ha riportato la sua esperienza del 2009 all’Aquila. La sua testimonianza è stata preziosissima per capire quanto sia duro e delicato il lavoro per intervenire durante queste emergenze. Ha evidenziato l’importanza di un aiuto duraturo, non semplicemente legato al momento iniziale, di maggiore visibilità, ma anche dopo che tutti i riflettori si sono spenti.
Questo perché ci vuole tempo e pazienza per poter ricostruire sia una città che una comunità. Le frasi che più ci hanno colpito del suo discorso sono state: “il bene non fa rumore” e “bisogna distinguere le cose urgenti dalle cose importanti, perché sono proprio queste che ti tengono in vita”. Come detto da lui stesso, queste storie aiutano a tirar fuori capacità che prima non si sapeva di avere. Pensiamo che la sua testimonianza sia stata molto arricchente, sia per il nostro percorso di servizio civile che dal punto di vista personale.
« “il bene non fa rumore” e “bisogna distinguere le cose urgenti dalle cose importanti, perché sono proprio queste che ti tengono in vita”.
Chiara A, Monica B, Sara F, Francesca, Anna, Ilaria
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“COSTRUIAMO LA GIUSTIZIA” GIUSTIZIA E PENA Durante l’incontro residenziale ad Albino tre testimonianze ci hanno inoltre aiutato a riflettere sul rapporto tra pena e giustizia. La prima è stata quella di Lucia Manenti, assistente sociale e responsabile dell’UEPE (Ufficio Esecuzione Penale Esterna), la quale ci ha spiegato la modalità con cui viene attuata la pena alternativa. Quest’ultima è chiamata “affidamento ai servizi sociali” e consiste in un patto tra la giustizia e la persona che lo accetta, che ha il vantaggio di evitare il carcere in caso di una sentenza con pena inferiore ai 4 anni. La seconda testimonianza è stata quella di Don Moreno Locatelli. Raccontandoci la
Nicolò, Luca Z., Elisabetta, Monica, Simone, Davide B.
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sua esperienza di direttore della Caritas diocesana di Vigevano, territorio che presenta una struttura carceraria tra le più grandi della Lombardia, ha affrontato la problematica del reinserimento dei carcerati nella società. È emerso come purtroppo la comunità sia refrattaria anche nei confronti di chi ha già pagato per i propri sbagli. L’ultimo relatore è stato Alessandro Ongaro, educatore professionale della Caritas Diocesana di Verona, che ci ha presentato il “Progetto Esodo”, creato con il fine di aiutare chi deve liberarsi dallo stigma della reclusione. L’educatore ha sottolineato soprattutto quanto sia importante
l’aiuto di esperti in questo processo di risocializzazione. Questi tre interventi ci hanno aiutato a sensibilizzarci su un tema poco conosciuto: la giustizia riparativa e il reinserimento sociale.
LA CARTA DI IMPEGNO ETICO
L’ultimo giorno ci è stata presentata la Carta d’Impegno Etico, una sorta di “patto” sottoscritto dagli enti che hanno deciso di partecipare al progetto di servizio civile. Nella Carta vengono stabilite certe norme di comportamento, diritti e doveri degli enti pensati per poter accogliere al meglio i giovani in servizio. Agli enti si chiede di investire
in questa proposta che coinvolge attivamente le giovani generazioni in una società in crisi proponendo un servizio basato sull’imparare facendo, che permette la crescita del giovane in linea con la finalità del progetto. Gli enti sono inoltre invitati ad essere coinvolti e a coinvolgere, ad essere coerenti con il progetto e a creare dei momenti di formazione, verifica e discussione. Naturalmente anche a noi ragazzi viene chiesto di farci
carico di queste finalità, di metterci in gioco e di essere partecipi. Tramite il confronto in gruppo, abbiamo potuto vedere che, nonostante i progetti e i ruoli siano molto diversi tra di loro, possiamo fare riferimento e seguire un’unica direzione data, appunto, dalla Carta d’Impegno Etico.
Chiara A, Monica B, Sara F, Francesca, Anna, Ilaria
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RUBRICA In queste pagine abbiamo il desiderio di presentarci e di raccontarvi la nostra esperienza. Siamo tutti giovani con storie e motivi diversi con i quali ci siamo avvicinati al Servizio Civile: per questo abbiamo creato una rubrica, suddivisa nei quattro progetti di Caritas, nella quale ognuno di noi, nei vari numeri della gazzetta, avrà modo di prendere parola. Buona lettura!
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TESTI MONI ANDO PROGETTO “PER NON PERDERSI”
PROGETTO “I CORTILI DEI TALENTI”
SARA FRASSINE
ANNA BASAGLIA
Ciao, mi chiamo Sara Frassine, ho 19 anni, vengo da Cellatica e sto svolgendo l’anno di servizio civile presso la Caritas di Brescia. Ho scelto di fare il servizio civile perché avevo bisogno di tempo per capire cosa fare del mio futuro. Prima di iniziare a prestare servizio presso Casa Betel 2000 non avevo aspettative ben precise non sapendo cosa avrei trovato. Già dopo alcune settimane ho capito che questa associazione ha il compito di gestire più servizi come la mensa Menni, l’Emergenza freddo maschile e femminile e la comunità di vita. Io lavoro nella comunità di vita per donne che vivono in condizioni di disagio. La comunità ha come obiettivo principale quello di sostenere queste donne che si trovano in un periodo difficile della loro vita per cercare di aiutarle a ritrovare la serenità. Penso che questa esperienza sia molto utile a livello umano e anche a livello lavorativo; inoltre, mi ha aiutato a conoscere meglio delle realtà che prima non conoscevo.
Sono Anna Basaglia, ho 20 anni e frequento il secondo anno di scienze religiose presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore. Sono volontaria del Servizio Civile nell’oratorio San Michele di Travagliato. Ho scelto di svolgere il mio servizio in oratorio perché è il posto in cui sono cresciuta; inoltre ho sempre trovato interessante ed importante avere un ruolo di responsabilità all’interno della mia comunità. Una cosa che mi ha davvero colpita è stata riscoprire alcune persone che pensavo di conoscere da una vita, oppure incontrarne altre che non conoscevo affatto. Il Servizio Civile mi sta aiutando ad aprire gli occhi su certi temi socialmente e culturalmente importanti come quello della povertà: una frase che sento riecheggiare nella testa è: “non abbiamo bisogno di andare in capo al mondo; il nostro contributo possiamo iniziare a darlo semplicemente nel nostro piccolo paese”. Infatti, fino ad ora, ho incontrato tante persone, tanti volti, ognuno con la sua storia, i propri trascorsi, desideri e bisogni. È bello notare come la propria realtà così piccola sia così colorata; allo stesso tempo, però, è triste vedere come certe
persone, smettendo di cercare una via d’aiuto si sentano così sole ed abbandonate al loro destino. Penso che questa esperienza mi stia aiutando a uscire dal mio guscio, che, purtroppo, ho costruito molto solido nel corso degli anni. Perché proporre il Servizio Civile ad un giovane? Perché credo che i giovani e gli adolescenti abbiano una forza immensa! Abbiamo davvero voglia di cambiare il mondo e grazie al Servizio Civile ho capito che non sono più un agente passivo, ma che posso diventare un agente attivo, che posso fare davvero qualcosa per rendere il mondo un posto migliore.
dopo sette mesi di viaggio. La cooperativa Mosaico mi ha indirizzato al Servizio Civile, ora sto lavorando a Villa Carcina in un centro per disabili. Le mie mansioni sono di manutenzione e di accompagnamento, è un lavoro che richiede tante energie ma sono anche molto felice. Mi piace aiutare i disabili e penso che sia un lavoro molto interessante.
PROGETTO “INVENTI QUEI COLORI”
PROGETTO “SGUARDI NUOVI” ELISABETTA MONTANARO
JOEL KONATE’ Ciao, mi chiamo Joel, sono originario della Costa d’Avorio, ho vent’anni e sono in Italia da quasi due anni. Sono fuggito dal mio paese per la guerra, ho preso il pullman e sono arrivato in Burkina Faso, lì ho cambiato pullman e mi sono diretto in Nigeria dove ho preso un quad e sono andato in Libia, dove mi sono fermato quattro mesi e mi hanno messo in più di una prigione, mi hanno picchiato, eravamo schiavi… Dalla Libia ho preso la barca e sono finalmente arrivato in Italia
Mi chiamo Elisabetta, ho 20 anni e quest’anno sono volontaria presso i centri diurni dell’Istituto Palazzolo di Brescia. Nel mio servizio mi occupo di accogliere bambini e preadolescenti che hanno situazioni famigliari difficili e che quindi necessitano di un supporto esterno. L’obiettivo del centro è far trovare ai ragazzi un porto sicuro, un posto dove stare bene divertendosi ma anche imparando le regole sociali per vivere bene in mezzo agli altri. A settembre, dopo non essere stata ammessa all’università che avrei voluto fare, ho pensato a come avrei potuto impiegare al meglio questo anno di pausa. Non volevo
“buttare” un anno della mia vita, volevo cercare un’esperienza arricchente e stimolante. Ho scelto di mettermi in gioco e, seppur all’inizio non sia stato facile, ho scoperto di poter fare cose che prima ritenevo impossibili, ho imparato tanto. Questa esperienza mi sta insegnando molto non solo per quanto riguarda l’ambito educativo ma anche dal punto di vista umano. Grazie al mio servizio mi sto scoprendo fortunata ad essere cresciuta in una famiglia come la mia perché ogni giorno posso toccare con mano come tante cose che ho sempre dato per scontato in realtà non ci sono nella vita di molti bambini. Mettersi a servizio degli altri non è facile ma in cambio ricevo molto più di quanto non avrei mai pensato. Non posso che essere più contenta ogni giorno per questo anno di servizio perché è un’esperienza che, sono sicura, non dimenticherò mai.
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Anno di Volontariato Sociale Martina, Enrico, Sara, Annamaria, Giacomo, Riccardo
Nell’ultimo incontro di formazione abbiamo approfondito la tematica della povertà visitando il Museo della Fotografia di Brescia dove era in corso la mostra “INCROCIO DI SGUARDI”, nella quale erano esposte anche fotografie scattate dai ragazzi del servizio civile. “Blitz dell’elemosiniere del Papa che sblocca il contatore agli abusivi”: questa notizia, di cui tanto si è discusso sui
giornali, ci ha permesso di trattare il tema della povertà in Italia. Ci siamo interrogati sulle diverse forme di povertà e sui modi in cui si manifesta in questi anni. Visitando la mostra abbiamo compreso che la fotografia è un buon mezzo per raccontare i problemi e le storie legate alla povertà. Ci siamo riscoperti poveri di consapevolezza rispetto al tema della povertà.
Al Said Anwar E fuggirono lasciandosi alle spalle la libertà
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Ilaria Marchi A piccoli passi
Chiara Agliardi Scrittura di Luce
AVS: La povertà con occhi diversi Nel corso del servizio in questo anno di volontariato sociale, il contatto con la povertà è quotidiano. Il raffronto con situazioni di difficoltà e marginalità mette in discussione la concezione stessa di povertà. Non si tratta più solamente del “povero” nel senso stereotipico del termine: poveri sono infatti anche coloro che, pur non mancando di cibo o di un tetto sopra la testa, si avvicinano all’offerta di un centro di doposcuola perché bisognosi di un aiuto nel sostenere i serrati ritmi
Caritas Diocesana di Brescia GIORNATA MONDIALE DEI POVERI
di apprendimento imposti dal sistema scolastico che spesso non fa troppo caso alle differenze di partenza, per quanto riguarda ad esempio la conoscenza della lingua italiana. Proprio in un centro di doposcuola ci si aspetta quindi di trovare bambini che, in quanto considerati “poveri”, appaiano di un certo tipo, magari con vestiti stracciati e sporchi in faccia stile Oliver Twist. Tuttavia essi hanno scarpe fluorescenti e magliette delle diverse squadre di calcio e fanno merenda
Bignami Lucia
con bibite e patatine. Avvicinarsi alla povertà oggi, significa andare oltre le apparenze e indagare sulla storia personale per scoprire in quali modi si può effettivamente portare aiuto a chi ha bisogno. Perché se vestiti e cibi costosi possono essere regalati facilmente, non altrettanto facilmente si colmano quelle lacune scolastiche che portano i bambini a rifiutare di impegnarsi perché si sentono troppo indietro o svantaggiati rispetto agli altri.
RIVOL GERE
IN COLLABORAZIONE CON
MUSEO NAZIONALE DELLA FOTOGRAFIA CINEFOTOCLUB DI BRESCIA SOCIETA’ SAN VINCENZO DE PAOLI ASSOCIAZIONE AMICI DEL CALABRONE NOONEOUT
IL GRIDO DEI POVERI
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Chamary, Irene, Aldo, Joel, Francesco e Luca
TRA I BANCHI DI SCUOLA‌ Ebbene si, abbiamo lasciato temporaneamente le nostre sedi operative di servizio per tornare tra i banchi di scuola in modo nuovo, nei panni di testimoni del servizio civile. Nei mesi scorsi siamo andati nelle scuole ad incontrare gli studenti, per raccontare la nostra esperienza di giovani volontari impegnati in diverse realtà . Ecco alcuni selfie con i ragazzi che abbiamo incontrato!
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Il servizio civile CHE COS’E’? è una proposta ad
adesione libera per giovani italiani e stranieri tra i 18 e i 28 anni della durata di 12 mesi che chiede un impegno complessivo di 1.400 ore di cui 70 di formazione con un compenso di 433,80 euro al mese.
è un’occasione per
contribuire al bene comune e, allo stesso tempo, un percorso di crescita personale e comunitaria nei valori della pace, solidarietà e giustizia.
La Caritas Diocesana di Brescia ha presentato per il 2020 4 progetti articolati su quattro aree di intervento: “L’oro negli sguardi” riguarda interventi (mense, dormitori, ecc.) rivolti a persone adulte in disagio; “Integral-mente” è un progetto nell’area della disabilità in strutture residenziali; “La favola mia” è rivolto a minori in difficoltà ospitati in comunità; “Tempo di crescere”, progetto educativo svolto presso alcuni Oratori in città e provincia.
Caritas Diocesana di Brescia
LA GAZZETTA
del Servizio Civile
è coordinata da Ufficio
Promozione Volontariato Giovanile di Caritas Diocesana di Brescia è curata dai giovani del Servizio Civile: Agliardi Chiara, Agliardi Federica, Al Said Anwar, Basaglia Anna, Belotti Sharon, Bianchi Davide, Boano Monica, Bono Francesco, Burato Luca, Cama Chiara, Capretti Francesca, Chowdhury Tania, Fortini Marco, Frassine Sara, Frassine Luca, Ghiroldi Mirko, Kachchkaduge Chamary, Konate’ Joel, Lama Chiara, Liloni Irene, Maggi Davide, Marca Sara, Marchi Ilaria, Miglio Niccolò, Montanaro Elisabetta, Oyeamia Monday, Papetti Paolo, Piras Marcella, Poiana Fabrizio, Silvestri Monica, Tameni Simone, Tossa Aldo, Zorra Luca.
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