Missionari del Vangelo della gioia

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A tutti i missionari del Vangelo che, con la loro vita, continuano a indicarci dove è GesÚ Salvatore del mondo accettando di diminuire perchÊ Lui cresca.

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I Fidei Donum Bresciani nel mondo

I presbiteri Fidei Donum bresciani sono attualmente 26 di cui 4 Vescovi 20 Fidei Donum in America Latina

In Brasile:

In Uruguay

Don Renato Soregaroli

Don Santo Baccherassi

Mons. Piero Conti

Fidei Donum in Centro America

Don Lino Zani

Don Marco Marelli

Don Antonio Zatti

Mons. Carlo Verzeletti Don Pierino Bodei

In Messico:

Don Giovanni Magoni Don Stefano Bertoni Don Paolo Zola

Fidei Donum in America del Nord

Don Edoardo Graziotti

In Canada:

Don Felice Bontempi

Don Mario Neva

Don Giuseppe Ghitti Don Carlino Cirelli

2 Fidei Donum in Africa In Mozambico:

In Ecaudor:

Don Piero Marchetti Brevi

Mons. Lorenzo Voltolini

Mons. Giovanni Battista Piccioli

In Tanzania:

Don Giorgio Peroni

Don Tarcisio Moreschi

In Venezuela:

2 Fidei Donum in Europa dell’Est

Don Andrea Ravasio

In Albania:

Don Giannino Prandelli

Don Gianfranco Cadenelli Don Roberto Ferranti

In Argentina

Don Dario Guerra

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AMERICA LATINA I FIDEI DONUM IN SERVIZIO IN BRASILE CASTANHAL DO PARA’ Castanhal è un comune nello stato del Para, fondata nel 1997, appartenente alla micro-regione di Castanhal e la regione metropolitana di Belém.

Si trova nel nord del Brasile. Castanhal Þgura come la seconda cittˆ dello stato della regione nord-orientale.

Il nome deriva dal torrente Castanhal che, sulle sue sponde, aveva molti alberi di castagno.

La cittˆ ha una popolazione stimata di 189.784,000 abitanti, distribuiti in 1.028,889 mila chilometri quadrati di estensione territoriale ed è la sesta cittˆ più popolosa dello stato del Par‡.

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DOM CARLO VERZELETTI

Nato a Trenzano il 08.09.1950. Ordinato a Brescia il 12.06.1976. Vicario parrocchiale a Chiesanuova (1976-1982). Fidei Donum in Brasile dal 1982 al 1996. Eletto Vescovo titolare di Tepleta Teletta e Ausiliare di Belém do Parà in Brasile il 15.05.1996. Consacrato a Belém do Parà il 28.07.1996. Vescovo ausiliare di Belém do Parà (1996-2004). Dal 2004 Dom Carlo è Vescovo di Castanhal do Parà.

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LA MISSIONE DI DOM CARLO Kiremba n° 5, Dicembre 2015 - dom Carlo Verzeletti La nostra Chiesa di Castanhal sta celebrando gli undici anni di vita; deve fare ancora molti sforzi per organizzare questa vita e la pastorale, con un minimo di strutture a servizio dell’evangelizzazione: cappelle e luoghi di incontro. La Chiesa di Castanhal è cosciente che non potrebbe mai dimenticarsi dei poveri, che sono la maggioranza e premono

alle sue porte. L’evangelizzazione deve andare di pari passo con la promozione umana e il soccorso alle numerose

urgenze. In questo tempo, l’impegno pastorale maggiore consiste nell’attivare le piccole comunità, basate sui rapporti stretti tra le persone, trasformando le parrocchie in ‘comunità di comunità’. Dentro la piccola comunità si può vivere la Misericordia a tutti i livelli: dall’esercizio del perdono, alla visita e sostegno dell’ammalato, alla solidarietà con tutte le

sofferenze. Se si riuscisse in questa impresa non si dovrebbe aver bisogno di così tante strutture spesso in supplenza a quanto già fa o dovrebbe fare il potere politico. Sappiamo però che c’è sempre bisogno di qualche segno e struttura

di appoggio. In questo poco tempo sono sorte due case di accoglienza e di recupero per dipendenti da droghe e

alcol, con la collaborazione della Comunità ‘Giovanni XXIII’; i nomi sono suggestivi di ‘Resurrezione’ e ‘SS.ma Trinità’. Come prolungamento dell’Adorazione Perpetua, che si tiene nella cripta della Cattedrale, è sorta la Tavola della Carità, per dare ospitalità e alimento al popolo della strada, dando opportunità alle persone adoranti di vivere una spiritualità

incarnata: Cristo adorato nell’Eucaristia e accolto e alimentato nel povero. Per rispondere alla grande necessità di

aiutare le coppie e le famiglie nelle loro difÞcoltˆ è stato attivato un Consultorio Familiare. A livello di educazione e promozione umana è stata avviata una ‘Scuola delle Arti’ per dare a tanti giovani la possibilità di sviluppare i loro

talenti e toglierli dalla marginalizzazione; in questo anno giubilare si sta dando attenzione alla Pastorale Carceraria, cercando un faticoso recupero umano e spirituale di migliaia di fratelli carcerati. L’80% dei detenuti dello Stato del

Pará, che conta otto milioni di abitanti, scontano la loro pena nelle tredici carceri della località “Americano”, situata nel

territorio della nostra diocesi di Castanhal. Molti padiglioni e unÕinÞnitˆ di celle, strette, senza aria, puzzolenti, immonde, in ciascuna delle quali sono stipate da 15 a 20 persone, costrette ai turni per dormire. Ogni anno in questa settimana, con i laici della Pastorale Carceraria, visito quasi tutti i padiglioni e, dove è possibile, ogni cella portando

con me la piccola immagine della Madonna tanto amata dalla nostra gente. É un momento di grazia per me e spero anche per loro, un’esperienza unica che mi fa toccare e riconoscere nella loro carne la presenza viva di Gesù che si identiÞca con loro. Vorrei essere più presente tra loro: sento che lÕopera di misericordia corporale di visitare i carcerati è una sÞda per me e per la mia Diocesi.

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DON PIERINO BODEI

Nato a Mazzano il 26.04.1940, della parrocchia di Mazzano. Ordinato a Brescia il 20.06.1964. Vicario cooperatore a Calcinatello (1964-1965); parroco a Voltino (1965-1968); Parroco a Prabione e direttore della Casa degli esercizi di Montecastello (1968-1977). Fidei Donum in Brasile (1977-1989). Rientrato in Diocesi è stato parroco a Marone (1989-2000); Parroco a Vello (1997-2000). Dal 2000 Don Pierino è Fidei Donum in Brasile presso la Diocesi di Castanhal do Parà.

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LA MISSIONE DI DON PIERINO da uno scritto di don Pierino Bodei Sto completando quasi quarant’anni di vita missionaria in Brasile con un intervallo di dieci anni in cui ho servito la parrocchia di Marone.

Il primo periodo l’ho vissuto nella Diocesi di Araçuaí (Minas Gerais) insieme ad altri amici, particolarmente con don Felice Bontempi e don Giuseppe Ghitti. Nelle parrocchie di Medina e Comercinho. Il personaggio decisivo di quel

periodo è stato dom Enzo Rinaldini. Con lui ho potuto fare un’esperienza di vera fraternità sacerdotale, ricevendo stima, ma soprattutto esempi di santità espressa da forte coerenza, zelo apostolico e povertà francescana. Il tempo

vissuto nella diocesi di Araçuaí è stato quello della dittatura e della democratizzazione del paese: circostanze concrete

che hanno favorito la scoperta di una nuova visione della vita e del ministero. Anche la Teologia della liberazione e i documenti di Medellin hanno favorito una pastorale e un impegno per me nuovi: l’opzione per i poveri, non

ideologica ma evangelica, e una nuova immagine della Chiesa. Dom Enzo ci guidava con una forte ortodossia

dottrinale accompagnata da un solido impegno sociale, a vivere con convinzione l’esperienza delle Comunità

Ecclesiali di Base, dalle quali ho imparato ad amare i poveri, la gente semplice e la Chiesa, ben diversa da quella europea. Con dom Enzo ho riaperto il Seminario minore della Diocesi, avviandomi verso un interesse particolare per le vocazioni ministeriali, particolarmente le vocazioni presbiterali. La seconda fase del servizio brasiliano è stata

caratterizzata dall’impegno formativo nei Seminari. Dom Piero Conti mi ha chiamato ad avviare il Seminario maggiore

della Diocesi di Conceição do Araguaia, appena aperto nella città di Belém. In quel seminario sono stato formatore responsabile, servendo pure altri seminari come direttore spirituale. Ho servito pastoralmente anche l’Arcidiocesi di Belém, preparando, con i seminaristi, la formazione di una nuova parrocchia intitolata a Santa Barbara.

La terza fase mi vede nella Diocesi di Castanhal dove vivo insieme a dom Carlo Verzeletti. Continuo ad aiutare nella

formazione dei nuovi presbiteri e dei laici. Partecipo alla pastorale diocesana e delle parrocchie come ‘tappabuchi’. Il lavoro di formazione non lascia segni visibili della propria opera e spesso non è gratiÞcante, ma io mi sento soddisfatto e realizzato, convinto di aver servito il Regno e la Chiesa brasiliana in un campo tanto importante e delicato come

quello della formazione presbiterale. In questo ambito si aprono nuovi scenari, con la possibilità dell’introduzione dei ‘viri probati’, che pure avranno bisogno, e molto, di formatori. Sono un prete ‘pensionato’, ma non ancora ‘rottamato’.

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DON RENATO SOREGAROLI

Nato a Quinzano d’Oglio il 26.11.1943, della Parrocchia di Quinzano d’Oglio. Ordinato a Brescia il 31.08.1968. Vicario cooperatore a Leno (1968-1973); Fidei Donum in Uruguay (1973-1984). Rientrato in Diocesi, Vicario parrocchiale a Quinzano d’Oglio (1984-1986); Parroco a S. Paolo (1986-1995); Parroco a Ospitaletto (1995-2009). Dal 2009 Don Renato è Fidei Donum in Brasile presso la Diocesi di Castanhal.

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LA MISSIONE DI DON RENATO Kiremba n°1, Febbraio 2012 - don Renato Soregaroli Sono quasi sette anni che sono in Brasile, ad accompagnare questi nostri fratelli “poveri”, ma molto amati dal Signore. Il Signore mi ha ridonato vita dopo un infarto nel 2008 ed è per poterla donare a chi ne ha più bisogno. Sono felice e

riconoscente al Signore e a tanti fratelli. Da quasi un anno e mezzo ho accettato dal Vescovo bresciano Dom Carlo

Verzeletti di accompagnare una piccola parrocchia di 18.000 abitanti circa, sparsa in 37 comunità attorno alla cittadina di Inhangapí nel Pará. L´area parrocchiale è il doppio dell’area comunale che è di 471 kmq. Accettai di diventare parroco perché vedevo la preoccupazione del Vescovo: questa comunità era già da più di un anno senza prete, con un passato storico difÞcile e nessun prete voleva andarci: è la parrocchia più povera della Diocesi, non riusciva

economicamente a provvedere al mantenimento del prete, non aveva struttura parrocchiale, tranne la chiesetta ed un porticato. Non c´era nemmeno la casa del parroco: era stata abbattuta da più di un anno perché cadente. La popolazione è principalmente “kilombola” cioè discendente degli schiavi neri, mescolati con gli indigeni. È quasi totalmente carente di fonti di lavoro, la maggior parte delle famiglie sono al limite della sopravvivenza.

Rispettando i loro ritmi, la gente corrisponde economicamente e pastoralmente. Tutte le settimane abbiamo piccoli

corsi di formazione per agenti di pastorale delle comunità di campagna. È una vera benedizione del Signore che fa

crescere la comunità e si trasforma in solidarietà fraterna tra poveri. Solo quando ci sentiamo amati da Lui per l´amore rißesso da chi ci accompagna, ritroviamo la speranza ed il senso della vita, riprendendo a sognare con il sogno di DioÓ.

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MACAPA’ Macapá è una città del Brasile, capitale dello Stato dell'Amapá, parte della mesoregione di Sul do Amapá e della microregione di Macapá. Lo Stato dell’Amapá si vanta di essere l’unitá della Federazione del Brasile con il maggiore indice di conservazione della foresta amazzonica. Questo grazie ad alcuni parchi ambientali protetti. Da anni però questa conservazione è minacciata dall’avanzare delle piantagioni di eucalipto (per la cellulosa) e di soia (per l’esportazione).

Oggi l’economia dello Stato è sostenuta dall’impiego pubblico e dal commercio, poiché mancano industrie e c’è poca

produzione nel campo dell’allevamento del bestiame e dell’agricoltura. Ultimamente la vendita dell’AÇAI – frutto tipicamente locale – ha migliorato la vita di molte famiglie.

La Diocesi di Macapá corrisponde in estensione all’intero piccolo Stato dell’Amapá (quasi 143.000 Km²) più un’area di isole alle foci del Rio delle Amazzoni che appartengono però allo Stato del Parà. La popolazione ha già superato gli

800.000 abitanti, com una concentrazione urbana soprattutto tra Macapá (la capitale 450.000 ab. e Santana 110.000 ab).

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DOM PIERO CONTI

Nato a Brescia il 10.10.1949. Ordinato a Brescia il 12.06.1976. Vicario parrocchiale nella parrocchia di Santo Spirito in Brescia (1976-1982). Fidei Donum in Brasile (1982-1995). Eletto Vescovo di Santissima Conceiçao Do Araguaia (PA) in Brasile il 27.12.1995. Consacrato a Conceiçao Do Araguaia il 18.02.1996. Vescovo di Santissima Conceiçao Do Araguaia (1995-2004). Dal 2004, Dom Piero è Vescovo della Diocesi di Macapà in Brasile.

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LA MISSIONE DI DOM PEDRO da uno scritto di dom Pedro Conti Sono arrivato in Brasile nel novembre del 1983 per lavorare come Fidei Donum nella Diocesi di Bragança do Pará

dove già si trovavano Don Raffaele Donneschi e Don Carlo Verzelletti, partiti nel gennaio dell’83. Dopo i primi mesi necessari per l’apprendimento della lingua fui nominato parroco della Cattedrale di Bragança, ma nel settembre

dell’84 fui trasferito a Paragominas dove rimasi 11 anni. In dicembre del 1995 fui eletto Vescovo della Diocesi di

Santissima Conceç‹o do Araguaia vacante da tre anni! Rimasi a Conceiç‹o Þno alla Þne del 2004, nove anni, perchŽ alla Þne di quellÕanno venni trasferito alla Diocesi di Macap‡, dove presi possesso il 20 febbraio di 2005 e dove mi

trovo attualmente. Come Chiesa, la Diocesi è stata dal 1950 allÕ81 Prelatura, afÞdata al PIME, in seguito è diventata Diocesi. Oggi conta una cinquantina di sacerdoti di varie Congregazioni e soltanto 12 diocesani.

Numerose sono le Congregazioni religiose femminili presenti e attive.

La maggior sÞda è dettata dallÕestensione del territorio e la difÞcoltˆ di organizzare nello stesso tempo una pastorale urbana e accompagnare le piccole Comunitˆ sparse allÕinterno (contadini) o lungo i Þumi (pescatori).

Esiste un Centro di Pastorale per gli incontri di Formazione, un Centro di Spiritualitˆ in fase Þnale e unaRadio FM (S. JosŽ) in Macap‡.

Le vocazioni locali sono scarse. I seminaristi studiano a BelŽm nella Facoltˆ Cattolica di FilosoÞa e Teologia dellÕArcidiocesi di BelŽm.

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DON GIOVANNI MAGONI

Nato a Coccaglio il 05.01.1937, della Parrocchia di S. Alessandro in città, ordinato a Brescia il 23.06.1962. Vicario cooperatore a Castenedolo (1962-1976). Fidei Donum in Brasile (1977-1987). Rientrato in Diocesi è stato il cappellano presso l’Ospedale e Casa di Cura “Richiedei” a Gussago nel 1988. Parroco a Zone (1988-1996). Fidei Donum in Brasile (1996-2006). Parroco a Montecchio (2006-2012). Dal 2012 don Giovanni è Fidei Donum in Brasile presso la Diocesi di Macapà.

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LA MISSIONE DI DON GIOVANNI da uno scritto di don Giovanni Magoni Cosa fa un prete bresciano anziano nella Diocesi di Macapá nell’Amazzonia brasiliana?

Sono qui da quattro anni dopo aver raggiunto l’età dei 75. Se fossi rimasto in Diocesi a Brescia no so se avrei svolto la stessa attività pastorale che ho fatto qui in questi quattro anni. Niente di straordinario: ho fatto il prete!

A volte a spron battuto, a volte con più calma. Parola di Dio, sacramenti, direzione spirituale, aiuto caritativo. Tutte cose che anche a Brescia il prete fa.

Tuttavia c’é una differenza: qui i preti sono pochi, ci sono parrocchie senza parroco, le comunità cristiane sono tante e lontane da raggiungere.

Recentemente ho cambiato parrocchia. Ero in periferia della capitale dello stato dell’Amapá col parroco don Stefano Bertoni e ora sono in Mazagão, una parrocchia dell’interno come vicario parrocchiale del parroco don Lino Zani.

In questi giorni varie persone mi hanno ringraziato per essere arrivato a fare il prete in mezzo a loro. Non nascondo che è una soddisfazione. I fedeli sentono la necessità della presenza dell’uomo di Dio.

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DON LINO ZANI

Nato a Ossimo il 06.03.1948 della parrocchia di Ossimo Inferiore, ordinato a Ossimo Inferiore il Brescia il 08.12.1975. Appena ordinato è partito come Fidei Donum per il Brasile dal 1975 al 1997. Rientrato a Brescia è stato parroco di Lozio e Villa di Lozio (1997-2007), successivamente parroco di Malegno (2002-2011). Nel 2011 è ripartito Fidei Donum per il Mozambico. Dal 2012 Don Lino è Fidei Donum in Brasile presso la Diocesi di Amapà.

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LA MISSIONE DI DON LINO

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DON STEFANO BERTONI

Nato a Brescia il 26.12.1962, della Parrocchia di S. Francesco da Paola in città. Ordinato a Brescia il 09.06.1990. Vicario parrocchiale al Divin Redentore in città (1990-2001); incaricato aggiunto della Pastorale Universitaria e assistente ecclesiale F.U.C.I (200-2005); vice assistente presso l’Università Statale (2001-2005); Vicario parrocchiale S.S. Faustino e Giovita in città (2001-2005); delegato vescovile Diaconato Permanente (2005-2009). Dal 2009 è Fidei Donum in Brasile presso la Diocesi di Macapà.

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LA MISSIONE DI DON STEFANO da uno scritto di don Stefano Bertoni Dopo una esperienza di collaborazione nella formazione dei diaconi permanenti che iniziò nel 2006 fra le due Diocesi

e che ebbe tre brevi esperienze residenziali insieme ad alcuni diaconi di Brescia, sono arrivato a Macapá nell’agosto 2009 con don Paolo Zola.

Il 27 settembre 2009 abbiamo iniziato il servizio nella Parrocchia Nossa Senhora de Nazaré, l’ultima della periferia nord

di Macapá (la prima per chi viene da fuori). Macapá è la capitale dello stato di Amapá ed è una città che oggi ha 450mila abitanti sul totale di 750mila di uno stato grande come mezza Italia e con una unica Diocesi.

Sono rimasto nella stessa parrocchia. I primi tre anni con don Paolo Zola, poi è arrivato don Giovanni Magoni e da luglio sono con padre Edivaldo, un sacerdote brasiliano di 32 anni, ordinato in maggio da dom Pedro Conti.

Anche se faccio alcuni servizi in Diocesi, la maggior parte del tempo è dedicata alla pastorale parrocchiale che, graças

a Deus, vede l’aiuto di due diaconi permanenti, sei suore e una trentina fra ministri della Parola e della Comunione Eucaristica. La Parrocchia è formata da 42 comunità: 16 urbane e 26 rurali, con un totale probabilmente di 70mila

persone, delle quali solo una bassa percentuale partecipa con continuità alla vita religiosa. È una parrocchia giovane, che ancora si sta formando e sta crescendo sia geograÞcamente che pastoralmente. Numerosi sono i giovani che partecipano e che anche assumono responsabilitˆ. Forte è la sÞda dei problemi sociali, principalmente disoccupazione, violenza e droga, che hanno favorito la nascita di una attiva Caritas parrocchiale.

Stimolante è il dialogo, a volte conßittuale, con i moltissimi gruppi di cristiani evangelici, spesso settari, che comunque aiutano a riformulare in termini nuovi la proposta di fede, senza mai dare nulla per scontato.

Essere sacerdote qui in periferia è scoprire sempre più una Chiesa degli inizi, fragile ma entusiasta, capace di stupirsi e di donarsi con coraggio.

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DON PAOLO ZOLA

Nato a Brescia il 12.05.1971 della parrocchia di Concesio, ordinato a Brescia il 14.06.1997. E’ stato vicario parrocchiale a Ponte di Legno (1997-2000), vicario parrocchiale a Zanano (2000-2005), partito Fidei Donum in Brasile dal 2005 al 2008. Rientrato a Brescia è stato vicario parrocchiale presso la parrocchia di Collebeato. Dal 2009, ripartito nuovamente per il Brasile, Don Paolo presta servizio come Fidei Donum presso Pedra Branca do Amapari nella Diocesi di Macapà. 20


LA MISSIONE DI DON PAOLO da uno scritto di don Paolo Zola Sono parroco della Parrocchia Santa Barbara che è composta da 26 comunità, le due maggiori sono Serra do Navio e

Pedra Branca, dove abito attualmente. Pedra Branca è una cittadina che negli ultimi sette anni è cresciuta tantissimo a causa dell’estrazione dei minerali (ferro, oro, manganese, cobalto). Il lavoro pastorale è notevole non tanto per il

numero delle comunità, che sono solo 26, ma per le distanze e soprattutto per le condizioni delle strade non asfaltate. Nelle due comunità maggiori celebro la messa ogni domenica, nelle restanti ogni due mesi! La visita alle comunità è sempre una festa: l’accoglienza è ottima.

Il popolo brasiliano è molto caloroso, molto accogliente. Si preoccupa del proprio don, prepara la cappella, quasi sempre in legno, come se fosse un giorno di festa, la messa è partecipata e vissuta con grande allegria. Anche se

spesso i canti liturgici della messa non sono appropriati, anche se spesso non sanno rispondere alle parti della messa, noto con gioia che c’è nelle persone una grande buona volontà. Questi fedeli chiedono semplicemente di essere

accettati, desiderano incontrare qualcuno che sappia ascoltarli e accompagnarli, sappia stare un poco con loro senza aver fretta di ritornare a casa. Stare con loro: oggi viviamo in un mondo frenetico dove quasi non abbiamo più tempo nemmeno per noi stessi. Dalla mia esperienza di missionario ho imparato la virtù della pazienza.

Quando visito le famiglie non “devo aver fretta”, e anche quando incontro le persone qui in Pedra Branca: un semplice “ciao”, una stretta di mano sono segni che tu sei il loro don! Ho imparato a cercare sempre un dialogo sereno e fraterno con le persone.

Se le persone vedono nel loro don una persona che condivide la loro vita, che li sappia accettare e ascoltare, che sa stare con loro, “il gioco è fatto”, basta essere disposti a condividere la loro vita e li hai conquistati.

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PALMARES Palmares è un comune del Brasile nello Stato del Pernambuco, parte della mesoregione della Zona da Mata Pernambucana e della microregione della Mata Meridional Pernambucana.

Si tratta di un luogo piuttosto tradizionale e in passato molto importante per la storia dello Stato intero. Il suo nome è

un omaggio al Quilombo di Palmares, che si insediò nella regione per un lungo periodo. Palmares è una delle divisioni geobotaniche del nord-est del Brasile e i palmeti costituiscono una particolarità della vegetazione del nord-est. La

principale attività economica è l'agroindustria della produzione di zucchero. Oltre alla canna da zucchero, si coltiva:

patata dolce, manioca, banana, aranci e abacaxi. A Palmares esiste una grande varietà di industrie di trasformazione di materie prime. Nel comune il commercio è un settore in espansione con stabilimenti di piccola e media dimensione; si differenziano i supermercati, i negozi di materiali edili, autoricambi e confezioni. Oggi il 59% degli abitanti di Palmares gestisce attività legate al commercio.

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MONS. EDOARDO GRAZIOTTI

Nato a Capovalle il 10.04.1938, della parrocchia di Capovalle. Ordinato a Capovalle il 24.06.1963. Vicario cooperatore a Chiesanuova in città (1963-1964). Dal 1964 è Fidei Donum in Brasile presso la Diocesi di Palmares.

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LA MISSIONE DI DON EDOARDO

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ARAÇUAÌ Araçuaí è un comune del Brasile nello Stato del Minas Gerais, parte della mesoregione di Jequitinhonha e della microregione di Araçuaí.

La sua popolazione stimata nel 2015 era 37.270 abitanti. L'economia si basa sul bestiame bovino, i servizi e l'agricoltura di sussistenza; le colture principali sono mango riso, fagioli, canna da zucchero, e mais.

La diocesi è stata eretta il 25 agosto 1913, ricavandone il territorio dalla Diocesi di Diamantina (oggi arcidiocesi). Originariamente era suffraganea dell'Arcidiocesi di Mariana.

Il 28 giugno 1917 è entrata a far parte della provincia ecclesiastica dell'Arcidiocesi di Diamantina.

Il 1º febbraio 1956, il 27 novembre 1960 e il 28 marzo 1981 ha ceduto porzioni del suo territorio a vantaggio dell'erezione rispettivamente delle Diocesi di Governador Valadares, di Te—Þlo Otoni e di Almenara.

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DON GIUSEPPE GHITTI

Nato a Marone il 17.06.1946, della parrocchia di Marone. Ordinato a Brescia il 12.06.1971. Dal 1971 al 1975 è stato Roma per motivi di studio. Vicario cooperatore a S. Maria Calchera in città (1975-1979); vice assistente diocesano A.C.I. (1977-1981). Dal 1982 Don Giuseppe è Fidei Donum in Brasile presso la Diocesi di Araçuaì. 26


LA MISSIONE DI DON GIUSEPPE da uno scritto di don Giuseppe Ghitti Sono partito per il Brasile, nella Diocesi di Araçua“, alla Þne di luglio del 1982, con don Carlino Cirelli, accompagnando Dom Enzo Rinaldini, da poco nominato e consacrato Vescovo di quella Diocesi.

Nel febbraio del 1983 sono stato nominato parroco della parrocchia di Medina e dal 1986 anche parroco della parrocchia di Comercinho, quando don Pierino Bodei è stato nominato rettore del seminario diocesano.

Durante questo periodo ho fatto anche scuola per 3 anni, una settimana al mese, nel seminario regionale di TeoÞlo Otoni.

Dal gennaio del 1991 sono diventato parroco della parrocchia di Itaobim, Þno al gennaio del 2002.

In questi 11 anni, oltre che parroco, sono stato presidente e direttore dellÕospedale Vale do Jequitinhonha di Itaobim, direttore spirituale e insegnante del corso di ÞlosoÞa del seminario diocesano, coordinatore diocesano della pastorale e insegnante di teologia nel seminario regionale di Diamantina.

Nel gennaio del 2002, invitato da Dom Pedro Conti, mi sono trasferito nella Diocesi di Conceiç‹o do Araguaia, nel sud

del Parˆ, come coordinatore della scuola diocesana di formazione degli animatori.

Dal febbraio del 2005 al marzo del 2006 sono stato amministratore diocesano di quella Diocesi.

Su richiesta del nuovo Vescovo di Araçua“, Dom Severino, nel febbraio del 2008, sono tornato ad Araçua“ per

accompagnare Dom Enzo, allÕinizio della sua malattia, fare scuola nel corso di teologia del seminario e coordinare la scuola diocesana di formazione degli animatori.

Dopo la morte di Dom Enzo ho continuato a fare qualche corso nel seminario e la scuola di formazione degli animatori nelle parrocchie.

Dal febbraio del 2014 ad oggi aiuto nelle parrocchie di Medina e di Itaobim.

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Le esperienze più signiÞcative:

- il cammino con le comunitˆ di base nelle parrocchie e nelle Diocesi dove ho svolto il ministero Þno alla Þne degli anni 90.

- la scuola diocesana di formazione degli animatori sia nella Diocesi di Araçua“ come in quella di Conceiç‹o do Araguaia.

- iI cammino di fede e le esperienze dei ritiri spirituali con la gente delle parrocchie. Mi ha fatto bene e mi ha reso felice la loro sete di conoscere meglio il Signore Gesù e il suo Vangelo e mi ha fatto sentire prete contento di camminare e progredire con loro nel rapporto di fede, impregnata di vita quotidiana, con il Maestro e Signore.

Le esperienze dolorose e problematiche:

- il cambiamento di rotta della Chiesa brasiliana con lÕabbandono delle comunitˆ di base e lÕintroduzione massiccia dei movimenti.

- Non mi sono ancora convinto che sia stata una forte ispirazione dello Spirito di Gesù di Nazareth la fatica con le nuove leve di vescovi e di preti, talvolta distanti dal quotidiano vissuto della gente più povera e un po' ÒimborghesitiÓ.

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DON FELICE BONTEMPI

Nato a Marone il 11.12.1937, della parrocchia di Marone. Ordinato a Brescia il 23.06.1962. Vicario cooperatore a Roè Vociano (1962-1966), Parroco a Moerna (1966-1976), Vicerettore del Seminario (1970-1976). Dal 1976 Don Felice è Fidei Donum in Brasile presso la Diocesi di Araçuaì.

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LA MISSIONE DI DON FELICE

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ALMENARA Almenara è un comune nello stato del Minas Gerais.

Si trova sulle rive del Þume Jequitinhonha, nella regione conosciuta come Vale do Jequitinhonha.

Almenara ha vissuto i suoi tempi migliori tra il 1975 e il 1995 e poi ha subito un profondo declino a causa della

mancanza di generazione di reddito e dalla conseguente crisi economica. Questo scenario sta lentamente cambiando grazie all'arrivo di alcune compagnie minerarie, che portano con sŽ comunque una serie di problemi.

La diocesi di Almenara è una sede della Chiesa cattolica suffraganea dell'arcidiocesi di Diamantina appartenente alla

regione ecclesiastica Leste 2. Nel 2012 contava 147.300 battezzati su 192.800 abitanti. é attualmente retta dal vescovo JosŽ Carlos Brand‹o Cabral.

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DON CARLINO CIRELLI

Nato a Gussago il 16.07.1947, della parrocchia di Gussago. Ordinato a Brescia il 10.06.1972. Vicario cooperatore a Case S.Polo in città (1972-1981). Fidei Donum in Brasile (1982-1994). Vicario parrocchiale a Gavardo (1995-1996); Parroco a Visano (1996-2001). Fidei Donum in Brasile (2001-2009); Parroco a Tavernole sul Mella e Lavone (2009-2012). Dal 2012 è Fidei Donum in Brasile presso la Diocesi di Almenara.

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LA MISSIONE DI DON CARLINO

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I FIDEI DONUM IN SERVIZIO IN ECUADOR PORTOVIEJO Portoviejo è una città dell’Ecuador, abitata da quasi 200.000 abitanti ed è la capitale della provincia di Manabí. Fondata il 12 marzo 1535, è una delle più antiche città in Ecuador.

Portoviejo è conosciuta anche come la città degli "Alberi Reale Tamarind" a motivo dei bellissimi arbusti presenti

nell'area. La valle è ricca di coltivazioni soprattutto pomodori, cipolle, peperoni, banane, mango e altri frutti tropicali. La città, che è stata colpita dalla crisi economica negli anni Ottanta e Novanta, ora si sta riprendendo, ma le limitazioni di bilancio severe e un enorme tasso di disoccupazione attuali costituiscono una seria difÞcoltˆ per la societˆ.

Il 16 aprile 2016, un forte e devastante terremoto di magnitudo 7,8 gradi ha colpito la regione e in particolare la città di Portoviejo causando 663 morti, più di 50.000 feriti e oltre 20.000 senzatetto.

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MONS. LORENZO VOLTOLINI

Nato a Poncarale il 20.05.1948, ordinato a Brescia il 15.06.1974. Vicario parrocchiale a Passirano (1974-1979). Fidei Donum in Ecuador (1979-1983). Vicario parrocchiale presso Cattedrale di Latacunga in Ecuador (1979-1980); Parroco di Ss Trinidad de la Laguna (1980-1983); Segretario Area SantiĂžcazione della Chiesa della Conferenza Episcopale Ecuadoriana (1988-1994). Eletto Vescovo titolare di Bisuldino e Ausiliare di Portoviejo in Ecuador il 07.12.1993. Consacrato a Portoviejo il 12.01.1994. Presidente della Commissione Episcopale per la Liturgia (2005-2011). Responsabile della Liturgia del Consiglio Episcopale Latino Americano (2007-2011). Il 06.08.2007 Mons. Lorenzo è stato eletto Arcivescovo Metropolita di Portoviejo. 35


LA MISSIONE DI MONS. LORENZO Kiremba n° 2, Maggio 2014 - Mons. Lorenzo Voltolini La Diocesi di Portoviejo che il Signore mi ha afÞdato è un esempio di Chiesa che, passata attraverso la persecuzione, ne è uscita con molti ferite, ma ha recuperato con forza la sua identitˆ ed ora cammina con entusiasmo in un'esperienza gioiosa di crescita.

La Diocesi è stata riconosciuta come Chiesa Metropolitana nel 1994, retta da un Arcivescovo. Il grande evento della

Quinta Conferenza Generale dell'Episcopato Latino Americano ha dato un grande impulso alla comunitˆ diocesane e parrocchiali di tutta l'America Latina.

Aiutati dal movimento "Per un Mondo Migliore" e stimolati dalle esperienze di diverse Diocesi del Sud America, abbiamo intrapreso un cammino, faticoso, ma carico di tanta speranza. Abbiamo dedicato un anno allo studio della realtˆ dentro e fuori la Chiesa ed alla ricostruzione della nostra storia con uno sguardo grato per l'esperienza fatta e

proiettato alla formulazione di una prima ipotesi di confronti con i problemi fondamentali. Ne è nato il "Modello di

Situazione". Abbiamo cercato insieme: sacerdoti, suore, comunitˆ parrocchiali, gruppi di appoggio pastorale, un ideale di Chiesa diocesana, parrocchiale, piccola comunitˆ cristiana e famiglia e l'abbiamo illuminato con la Parola di

Dio ed il magistero della Chiesa. Abbiamo fatto sgorgare dal cuore dei fedeli l'immagine ideale di Vescovo, sacerdote, religioso e laico impegnato e il tutto lo abbiamo messo per iscritto nel "Modello Ideale". Un altro anno l'abbiamo

dedicato alla formulazione di una diagnosi e a tracciare un cammino con tappe e fasi da osservare per poter raggiungere l'ideale sognato, partendo dalla situazione in cui ci troviamo: "Modello Operativo". Abbiamo determinato che la prima tappa andava suddivisa in tre fasi; la percorreremo Þno all'anno 2020, quando celebreremo i 150 anni della Diocesi con un Congresso Eucaristico Nazionale con sede a Portoviejo.

Il 17 aprile scorso un violento terremoto ha colpito lÕEcuador, la scossa più intensa ha raggiunto magnitudo 7.8 nella fascia costiera della provincia del Manabi, causando oltre 660 vittime e numerosi dispersi. E' stato lÕevento sismico più

forte degli ultimi decenni per lÕEcuador. LÕevento drammatico del terremoto ha avuto unÕeco profonda e grande risonanza su molte comunitˆ bresciane legate ai nostri missionari. Ad essere colpite sono state in particolare la Diocesi

di Portoviejo e di Esmeralda. Moltissime famiglie hanno subito lutti e hanno perso la propria casa. CÕè bisogno di tutto: acqua potabile, cibo, coperte, tende, alimentiÉ solo per far fronte alle prime immediate necessitˆ.

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GUAYAQUIL Santiago de Guayaquil, nota anche solo come Guayaquil, è una cittˆ dell'Ecuador sull'Oceano PaciÞco, capoluogo della Provincia del Guayas e del Cantone di Guayaquil.

Con più di 3.700.000 abitanti nella sua area metropolitana, è la cittˆ più grande e popolata del paese e, grazie all'impulso dato dalle attivitˆ collegate al suo porto marittimo che l'hanno trasformata nel centro commerciale più importante dell'Ecuador, sta vivendo anni di intenso sviluppo che attira lavoratori da altre province ecuadoriane e dai paesi limitroÞ. Per questa ragione Guayaquil è nota anche come La Perla del PaciÞco. Una leggenda narra che il nome

Guayaquil derivi dall'unione dei nomi dell'eroico capo indio Guayas e della sua sposa Quil, divenuti simbolo della

resistenza indigena che, secondo la tradizione popolare, preferirono lottare Þno alla morte piuttosto che sottomettersi ai conquistadores spagnoli.

Tuttavia l'esistenza di un piccolo villaggio situato nelle vicinanze di Yaguachi, chiamato proprio Guayaquil, è stato

oggetto di numerose ricerche da parte di storiograÞ e studiosi i quali sono concordi nell'affermare che al momento dell'arrivo degli europei, fosse governato da un capo tribù chiamato Guayaquil. Scoperta la vera origine del nome, l'unico dubbio a rimanere è se il nome fosse stato dato prima al villaggio o prima al suo capo.

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MONS. GIOVANNI BATTISTA PICCIOLI

Nato a Erbusco il 10.07.1957, della parrocchia di S. Maria di Erbusco. Ordinato a Brescia il 12.06.1982. Vicario parrocchiale ai Santi Nazaro e Celso di Brescia (1982-1987), Vicario parrocchiale a Adro (1987-1995). Fidei Donum in Ecuador (1995-2001). Rientrato a Brescia è stato parroco di S. Vito di Bedizzole (2001-2005). Nel 2005 è ripartito come Fidei Donum in Ecuador. Il 26.10.2013 Mons. Giovanni Battista è stato eletto Vescovo Ausiliare di Guayaquil ed è stato consacrato a Guayaquil l‘08.02.2014. 38


LA MISSIONE DI MONS. GIOVANNI BATTISTA da uno scritto di Mons. Giovanni Battista Piccioli Nella mia vita sacerdotale, ed ora come Vescovo, ho voluto sempre darmi un obbiettivo: lavorare per il dialogo, la riconciliazione e la pace. Sempre ho voluto cercare gesti e azioni che mi rendano la vita e me la facciano vivere con

gusto, con gioia e sacriÞcio. Personalmente, non volevo essere Vescovo! Il Signor Nunzio mi chiam˜ ed io risposi con

un ÒNOÓ secco e sicuro. Il Nunzio si sorprese della mia risposta precisa e decisa. Mi chiese di pregare e pensare. Mi chiam˜ una seconda volta e di nuovo risposi che non volevo essere Vescovo. Gli dissi che mai nella mia vita ho desiderato, nemmeno cercato o aspirato ad essere Vescovo!

Il Signor Nunzio mi rispose che Papa Francesco cercava esattamente Vescovi che non desideravano, non cercavano e nemmeno non aspiravano ad esserlo.

Insistetti dicendogli che ero un semplice prete, prete di paesi di campagna e di ÒbarriosÓ. Mi rispose: Papa Francesco sta esattamente cercando Vescovi che abbiano odore di pecore! Alla Þne accettai per obbedienza pensando che dietro a tutto questo piano e progetto cÕera la Volontˆ di Dio!

Partii come sacerdote ÒFidei DonumÓ della Diocesi di Brescia nel 1996 e raggiunsi la Arcidiocesi di Portoviejo in

Ecuador, lungo il litorale PaciÞco. Dopo una breve esperienza in una parrocchia organizzata, Santa Ana, lÕArcivescovo, Mons. Ruiz, mi chiese di iniziare una nuova comunitˆ parrocchiale in un ÒbarrioÒ vicino a Portoviejo e questa è stata lÕesperienza più importante e signiÞcativa della mia vita. Una comunitˆ con oltre ventimila persone, senza un sacerdote

Þsso. AllÕinizio, con una piccola moto regalatami dallÕItalia, andavo in tutte le zone: mercati, aree interne alla comunitˆ sparse nella campagna. Volevo conoscere la gente, visitare gli ammalati, parlare con tutte le persone che incontravo

lungo il cammino, far compagnia ai giovani, entrare nelle povere case per visitare le famiglie, discutere con gente che aveva abbandonato la fede cattolica per entrare in sette diverse.

Tutto questo mi aiut˜ ad arrivare e visitare tutti i settori della comunitˆ e a incominciare ad organizzare la vita parrocchiale e pastorale. Per˜, per essere sincero, più che organizzare la struttura ecclesiale, essenziale per me era la relazione e lÕincontro profondo con la gente!

Incominciai ad amare molto questi miei fratelli, anche se vivevano, decidevano e pensavano con uno stile di vita diverso da come io ero abituato a vivere.

Ho voluto cercare e mi sono servito di diverse iniziative per entrare nella loro vita e capirli meglio per amarli sempre di più.

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Organizzai scuole di catechismo e incontri di promozione umana in zone periferiche molto pericolose dove nessuno voleva andarci a lavorare, soprattutto con i più piccoli perché ero convinto e volevo convincere le famiglie e gli adulti che per trasformare la società e le persone era necessario cominciare con i bambini e con i piccoli.

Dedicai molto tempo ai “barrios” poveri e ai contadini stando con loro cosicché potei avvicinarli alla vita sacramentale e alla vita della Chiesa.

Personalmente, ero deciso e convinto di rimanere con loro per sempre e le persone della comunità percepirono che ero uno di loro e a loro appartenevo.

Per questo motivo quando mi cercarono per essere Vescovo, ero io il primo sorpreso! Qualcuno della comunità perÞno consider˜ questo nuovo servizio al quale venni chiamato come un tradimento. Fu per me una grande sofferenza e rinuncia!

Arrivai così, all’inizio del 2014, a Guayaquil, come Vescovo ausiliare, in questa enorme città per cominciare ad

esercitare il mio nuovo ministero, con lo stesso amore e con la stessa intensa passione vissute nelle comunità di Santa Ana, della Santissima Trinitˆ del Flor˜n, di San Vicente e Canoa.

Tuttavia per me quello che era e che è più importante di tutto, in qualsiasi luogo siamo chiamati a vivere come consacrati, è fare della Chiesa una casa e una scuola di comunione ecclesiale.

Il Papa ci invita a vedere e a vivere con i “fratelli di fede l’unità profonda del corpo mistico, quindi, come fratelli che mi

appartengono afÞnchŽ possa condividere con loro la gioia e il dolore, poter capire i loro desideri, aiutarli nelle loro

necessità e offrire loro una profonda amicizia”. Credo che senza questa disposizione, le strutture o tutto quello che facciamo concretamente sarà privo di motivazione e si svuoterà completamente.

Per questo motivo la nostra scelta personale deve essere la santità e la passione per l’annuncio del Regno di Dio.

Se la nostra relazione personale con Dio è profonda e costante, se riusciamo a scoprire Dio nel fratello, la pastorale e le attività comunitarie non saranno vuote e senza anima ma cariche di entusiasmo e di capacità attrattiva.

E Papa Francesco continuamente ci anima in questa stessa direzione, quando ci dice che non dobbiamo annunciare noi stessi, ma Gesù Cristo e questa spiritualità deve partire dalla Parola di Dio e dal nostro incontro personale con Lui.

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LATACUNGA Latacunga è una città situata sull'altopiano dell'Ecuador. Capoluogo della provincia del Cotopaxi e dell'omonimo

cantone, è situata a 89 chilometri a sud di Quito, vicino al vulcano Cotopaxi e alla conßuenza dei Þumi Cutuchi e Alaques che si uniscono per formare il Patate.

Latacunga ha circa 63.800 abitanti, in gran parte di origine meticcia o indigena. La città si trova a 2.760 metri sopra il

livello del mare ed il suo clima è abbastanza freddo e ventoso a causa delle vicine vette montane sempre innevate e al

fatto che l'altopiano su cui sorge è brullo e sterile e composto sostanzialmente da pomici e materiali di origine vulcanica. Il vulcano Cotopaxi si trova a soltanto 40 km circa di distanza e la cittˆ è stata messa varie volte in gravi

difÞcoltˆ dalle eruzioni. Fondata originariamente nel 1534, tra il 1698 e il 1798 è stata per quattro volte praticamente distrutta da ripetuti terremoti.

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DON GIORGIO PERONI

Nato a Gussago il 16.06.1949, della parrocchia di Carcina. Ordinato a Carcina il 28.06.1973. Vicario cooperatore a Marcheno (1973-1977); Vicario cooperatore a Ghedi (1977-1979). Dal 1979 Don Giorgio è Fidei Donum presso la Diocesi di Latacunga in Ecuador.

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LA MISSIONE DI DON GIORGIO

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I FIDEI DONUM IN SERVIZIO IN VENEZUELA BARQUISIMETO Barquisimeto è la capitale dello stato venezuelano del Lara. Ha una popolazione di 1.245.000 abitanti.

Barquisimeto è la quarta città più popolosa del Venezuela. Conosciuta come la città dei tramonti per i suoi splendidi panorami, stando alla Gazzetta Global è la quarta città più popolosa del Venezuela.

Dopo una profonda stagnazione degli anni novanta, negli anni duemila c'è stato un aumento enorme di investimenti

per la costruzione, industria, commercio e dei servizi, che ha rinvigorito la crescita di questa città, consolidandone la

posizione di quarta città del Venezuela. Sono localizzati in città più dell'80% dei centri di produzione dello Stato, con un forte orientamento verso la produzione alimentare e la produzione di getti in metallo e meccanica.

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DON ANDREA RAVASIO

Nato a Pisogne il 14.08.1933, della parrocchia di Pisogne; ordinato a Brescia il 20.06.1959. Vicario parrocchiale di Leno (1959-1960); Vicario parrocchiale di Fiesse (1960-1962); parroco di Prabione (1962-1966); parroco di Tignale (1966-1986); parroco a Sulzano (1986-1987). Fidei Donum in Venezuela presso la Diocesi di Barquisimeto dal 1987. 45


LA MISSIONE DI DON ANDREA Kiremba n° 3, Luglio 2016 - don Andrea Ravasio Nel 1987 part“ come Fidei Donum per insegnare ÞlosoÞa in seminario e in particolar modo afÞancai mia sorella

Francesca, ormai chiamata da tutti Paquita, che negli anni settanta lasciò Pisogne per insediarsi a Barquisimeto, seconda cittˆ venezuelana e ha fatto sua la causa dei tanti venezuelani esclusi dal sistema educativo e sanitario che abitano le baracche di Barquisimeto.

I progetti realizzati erano tanti, ma col tempo le richieste erano molte di più. Nacquero così l’ “Hogar de los niños

impedidos” (la Casa dei bambini handicappati), poi il Cottolengo che si chiama oggi “Piccolo Cottolengo don Orione”, iniziative entrambe passate in gestione ai padri di don Orione. A Barquisimeto nacque poi una “Casita Maria

InmaculadaÓ dove trovavano ospitalitˆ sessanta bambini fra i tre e i cinque anni, tutti provenienti dai barrios e una

ÒChiquilladaÓ (Nidiata) che assiste altri sessanta bambini denutriti, mentre nel ÒBarrio de el TriunfoÓ, dove aveva preso avvio lÕopera di Paquita, è nata unÕaltra ÒChiquilladaÓ, quella di San Costanzo, signiÞcativamente patrono di Pisogne. La mia missione è stata seminare in tante vite un germe di speranza.

Anche attraverso il sostegno di molti, con mia sorella sono riuscito, e continuo a farlo, a invertire la rotta di tante vite che, altrimenti, sarebbero degenerate nel vortice della miseria umana che caratterizza purtroppo le favelas, los asentamientos o come si vogliano chiamare le povere periferie sudamericane.

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CIUDAD GUAYANA Ciudad Guayana è l'unica cittˆ pianiÞcata del Venezuela, e si trova alla conßuenza dei due grandi Þumi Orinoco e Caron“.

Fu creata nel 1961 uniÞcando le due antiche cittadine di San Felix e Puerto Ordaz sul modello di Brasilia, la capitale del Brasile. Attualmente conta 672.651 abitanti.

Ciudad Guayana viene considerata la "porta settentrionale" dellÕAmazzonia, che inizia immediatamente a sud dell'area metropolitana.

La cittˆ è un'importante localitˆ industriale ed è stata creata in funzione del suo centro siderurgico (il maggiore del Venezuela), fatto dall'italiana Italsider negli anni sessanta.

Ciudad Guayana era la cittˆ in più rapida crescita in tutto il mondo Þno agli anni '90 a causa della sua grande attrazione industriale, commerciale e turistico.

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DON GIANNINO PRANDELLI

Nato a Brescia il 03.01.1955, della parrocchia di Poncarale. Ordinato a Brescia il 09.06.1979. Vicario cooperante a Cellatica (1979-1987), Vicario parrocchiale presso Volta Bresciana (1987-1994), Parroco a Motella, Farfengo e Padernello (1994-2001). Dal 2001 è Fidei Donum in Venezuela presso la Diocesi Ciudad Guayana.

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LA MISSIONE DI DON GIANNINO Kiremba n° 2, Aprile 2012 - don Giannino Prandelli Vivo da più di dieci anni a El Callao come parroco di un paese di miniere d’oro ai margini della foresta tropicale

venezuelana. La zona, anticamente popolata da indigeni di distinte etnie, è stata evangelizzata a partire dalla seconda metà del 700 dai frati Cappuccini Catalani.

La tradizione culturale del Paese raccoglie elementi di distinta provenienza: lo sport dai coloni inglesi, la cucina dagli italiani, dai corsi e ultimamente dagli arabi e dai cinesi, la musica e la danza del Calipso dagli schiavi africani.

La religione cristiana nell’espressione cattolica e anglicana è riuscita per lungo tempo a riunire gente tanto diversa

nelle radici culturali. Oggi più che la religione è il carnevale delle danze sfrenate quello che compatta la gente e i numerosi visitatori.

Nonostante ciò la Quaresima è vissuta con intensità da un discreto numero di persone, già a partire dalla grande partecipazione della gente al Mercoledì delle ceneri.

Chiara è la connessione di questo tempo di conversione con le celebrazioni della Settimana Santa, che si chiama anche “Settimana maggiore”. Gli elementi tradizionali di questa settimana persistono anche se lasciano spazio alla creatività e alle innovazioni.

Interessante è, per esempio la processione del Nazareno il Mercoledì santo.

Molta gente accompagna la statua di Gesù vestito di viola carico della croce, alcuni fanno penitenza accompagnando la processione scalzi, coperti di una tunica viola, o portando una croce. È l’espressione della lunga e profonda sofferenza che li avvicina maggiormente a Gesù sofferente. Il Giovedì santo si propone la celebrazione della messa “in cena Domini”: in questa solenne celebrazione, il rito della lavanda dei piedi si ripete ogni anno coinvolgendo distinte categorie di persone.

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I FIDEI DONUM IN SERVIZIO IN URUGUAY MALDONADO - PUNTA DE L’ESTE Punta del Este è uno dei principali centri turistici dell'Uruguay. È una località che sorge sopra una penisola che si

immerge nel mare, circondata da un lato dalle onde dell'Oceano Atlantico e dall'altro dall'ampio estuario del Río de la Plata. È ubicata nel dipartimento di Maldonado, a soli 7 km dalla capitale del distretto, Maldonado, con la quale forma ormai un unico conglomerato urbano, e a circa 140 km dalla capitale del paese, Montevideo. Ha una popolazione residente di soli 9.277 abitanti, ma nel periodo estivo le presenze arrivano a superare le 150.000 persone.

La Diocesi è stata eretta il 10 gennaio 1966 con la bolla “Novas constituere” di papa Paolo VI, ricavandone il territorio dalla Diocesi di Minas.

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DON ANTONIO ZATTI

Nato a Zone il 13.03.1948, della parrocchia di Zone. Ordinato a Brescia il 12.06.1976. Vicario parrocchiale di Vobarno (1976-1979); Vicario parrocchiale di Ghedi (1979-1983); Vicario cooperante Ss. Trinità in città (1983-1987); Parroco a Pedrocca (1987-1992). Fidei Donum in Uruguay (1992-2002). Parroco a Belprato, Lavino e Livemmo (2002-2008); Parroco a Avenone, Forno d’Ono, Levrange e Ono Dogno (2004-2008). Dal 2008 è Fidei Donum in Uruguay presso la Diocesi di Maldonado - Punta de l’Este.

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LA MISSIONE DI DON TONINO da uno scritto di don Tonino Zatti Normalmente l’Uruguay è poco conosciuto e quello che si conosce corrisponde poco alla realtà. Dal punto di vista

religioso, spesso lo si associa ai Paesi vicini, come Argentina e Brasile. Paesi dove la religiosità è molto vivace e le manifestazioni religiose sono molteplici.

L’Uruguay per vicende storiche è un paese laicista, per cui le manifestazioni religiose pubbliche sono molto limitate e

con un numero di partecipanti insigniÞcante. Lo Stato fa professione di ateismo Þn dallÕinizio del secolo XX. LÕallora Presidente della nazione, che era divorziato e risposato, trovando un netto riÞuto da parte della nobiltˆ cattolica di Montevideo, decise di separare lo Stato dalla Chiesa.

Da quel momento fu proibito nella scuola l’insegnamento della religione cattolica e alle varie festività religiose fu dato un signiÞcato ÒpaganoÓ e vacanziero. Cos“ la Settimana Santa pass˜ a essere la Òsettimana del turismoÓ.

Da febbraio, il Vescovo mi ha assegnato una nuova parrocchia, nella località della Paloma, il centro turistico più

importante della regione. Il centro è frequentato sopratutto da argentini. La Chiesa fu costruita per assistere religiosamente i turisti. È situata nel nucleo centrale dove è iniziato a svilupparsi la zona del Balneario. Fino alla nomina

di don Santo Baccherassi, il sacerdote non risiedeva in parrocchia, ma proveniva da Rocha che si trova a 30 Km. Per il

momento lÕimpegno di costruire una comunitˆ stabile con i residenti tutto lÕanno è franato. Non si pu˜ organizzare il catechismo per i ragazzi, i giovani brillano per la loro assenza. Non si pu˜ contare su persone disponibili per i servizi

parrocchiali. Attualmente ho un parrocchiano che mi aiuta per le celebrazioni domenicali e una parrocchiana per il centro Caritas. Il mio lavoro pastorale consiste nel visitare le persone e accompagnare quelle che si rivolgono alla parrocchia per aiuti vari. Il mio impegno, particolare, è quello di offrire un’immagine di parrocchia aperta e sempre disponibile ad ascoltare le persone e ad accoglierle bene. Il futuro é nelle mani di Dio come in tutte le cose.

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MELO Melo è la capitale del Dipartimento Cerro Largo nella zona nord-orientale dell'Uruguay. A partire dal censimento del

2011, è la nona città più popolata del paese. Data la sua vicinanza ad alcune colonie portoghesi in Brasile, il "Melo Village" (in spagnolo, "Villa de Melo"), come era una volta chiamato, fu invasa dalle forze portoghesi nel 1801, 1811, e 1816. Con l'indipendenza uruguaiana, Melo è stato dichiarato ufÞcialmente capitale del dipartimento di Cerro Largo.

Nel 2011 Melo aveva una popolazione di 51.830 abitanti.

La Diocesi di Melo fu eretta il 14 aprile 1897, ricavandone il territorio dalla diocesi di Montevideo, che contestualmente fu elevata al rango di arcidiocesi metropolitana.

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DON SANTO BACCHERASSI

Nato a Castenedolo il 10.12.1954, della Parrocchia di Castenedolo. Ordinato a Brescia il 04.06.1983. Vicario cooperatore a S. Luigi Gonzaga in città (1983-1984); Vicario cooperatore a Roè Vociano (1984-1992). Fidei Donum in Uruguay (1992-2015), in Bolivia (2015-2016). Da Aprile 2016 Don Santo è Fidei Donum in Uruguay nella Diocesi di Melo.

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LA MISSIONE DI DON SANTO da uno scritto di Don Santo Baccherassi Sono contento di aver potuto iniziare la terza presenza missionaria in Uruguay, al servizio della Diocesi di Melo.

La richiesta è stata di servire la parrocchia S. Domingo Savio che, per mancanza di vocazioni salesiane, l’avevano

deÞnitamente chiusa nel 2013, praticamente trasformata in cappella.

Il Vescovo del posto, quando poteva, celebrava una Messa la domenica.

La scuola privata, adiacente alla Chiesa, secondo lo stile di don Bosco, è oggi praticamente fortemente laicizzata .

Per il momento sono ancora nel vescovado mentre sto cercando di sistemare un monolocale nella stessa parrocchia. Grazie alla Diocesi di Brescia ho un auto in buono stato per servire una comunità di 20.000 abitanti.

Le persone sono molto contente nel vedere che si è riaperta la chiesa parrocchiale: è iniziato il catechismo, ripristinato un piccolo ufÞcio parrocchiale nella stessa sagrestia: le parole di Papa Francesco ''pregate per meÕ', calzano proprio a pennello.

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FIDEI DONUM IN SERVIZIO IN ARGENTINA AVELLANEDA - LANÙS Buenos Aires è la capitale e la maggiore città dell'Argentina con 2.891.082 abitanti (14 milioni nell'area metropolitana). È una delle più grandi metropoli sudamericane, la seconda in America latina, la seconda dell'emisfero sud dopo San

Paolo del Brasile ed è sede di uno dei maggiori porti del continente. Attorno alla città gravita circa la metà della popolazione argentina. Buenos Aires è stata fondata nel 1580 da Juan de Garay.

La diocesi di Avellaneda-Lanús è una sede della Chiesa cattolica suffraganea dell'arcidiocesi di Buenos Aires. Nel 2012 contava 635.588 battezzati su 794.485 abitanti.

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DON DARIO GUERRA

Nato a Brescia il 08.09.1946, della parrocchia di Soprazocco. Ordinato a Soprazocco S. Biagio il 08.09.1972. Don Dario è Fidei Donum in Argentina nella Diocesi di Avellaneda - Lanùs dal 1973.

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LA MISSIONE DI DON DARIO da uno scritto di Don Dario Guerra Prima destinazione: sono stato mandato a fare il curato in una parrocchia al centro di Lanus. Tre anni di apostolato soprattutto familiare e con i giovani. Un ministero più di culto perché la parrocchia era la più importante di Lanus e

quindi un sacco di matrimoni e battesimi tutte le settimane. Seconda destinazione: siamo nel 1976. A 29 anni il Vescovo mi manda in una parrocchia periferica della Diocesi, a Carlos Spegazzini, direi l’ultima... e da solo. Lì ho imparato la pastorale più ampia. Non c’era niente, ne casa parrocchiale. Ho dovuto rimboccarmi le maniche e darmi da

fare per organizzare tutto; ero il secondo parroco... Così, in mezzo al fango, con i gambali, ho incominciato a visitare la

gente e cercare di coinvolgerla nella parrocchia. Ho organizzato una specie di CPP e tante braccia per lavorare. Ho

ristrutturato lÕAsilo parrocchiale che stava cadendo e Þnito di costruire in parte una Cappella alla periferia del paese. Con la collaborazione del Comune abbiamo preparato una struttura di pronto soccorso per i casi più urgenti e soprattutto per i bambini. Più tardi con l’aiuto di alcune fabbriche della zona abbiamo acquistato un’autolettiga (chiamiamola così, peggio era non avere nulla). Era importante avere dei centri di evangelizzazione cosicché abbiamo

costruito un’altra cappella in un settore più lontano e abitato. C’era da sistemare una antica chiesetta in legno

appartenente alla ditta Gilera e messa in un piccolo quartiere fatto da italiani (venuti appunto per la Gilera e altre fabbriche italiane). Ho avuto la fortuna di avere l’aiuto economico anche dalle fabbriche, soprattutto per i rapporti personali con i capi. Per il centro parrocchiale ho pensato di acquistare una struttura fatiscente in parte alla chiesa e costruito subito un salone per le riunioni, catechesi e feste varie (un modo per smuovere il paese) e sopra la casa parrocchiale (che poi ha Þnito chi mi ha sostituito).

Grande soddisfazione è avere costruito una centrale telefonica perché eravamo isolati completamente, e il metano nelle case visto che il tubo principale passava per la strada statale e andava verso la città di Buenos Aires.

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Terza destinazione: dopo 5 anni il Vescovo mi chiese di ritornare a Lanús, nella parrocchia dove sono tuttora (da 35

anni) per sostituire un prete di Vittorio Veneto che tornava in Italia. Parrocchia in qualche modo periferica, ma vicino al centro, gente che lavora in città e quindi quasi tutto il giorno fuori casa. Anche qui ho cercato di creare degli spazi per la pastorale giovanile, per la catechesi e un’attività che portiamo avanti da anni che è il dopo scuola solidale con la

merenda per coloro che non possono averla a casa. Veramente gli spazi ora non mancano, mancano le persone... Il

clima sociale, politico ed economico ha inßuito anche sulla vita religiosa. Non sono molto gli adulti che si interessano della fede e quindi, vivono di rendita. Per cui anche lÕimpegno di educare i Þgli cristianamente sta venendo meno. CÕè molta indifferenza, individualismo e si relativizza tutto quello che per loro non è importante, tra questo la fede.

Il clima che ci circonda non è molto favorevole nemmeno per la predicazione e la vita ecclesiale in generale. I mass media, che certamente non hanno nessuna visione religiosa, si incaricano di creare un bel caos.

é difÞcile far entrare una cultura religiosa cristiana poichŽ ognuno se la costruisce a modo suo giustiÞcando tutto. Quel

famoso relativismo di cui parlava papa Benedetto si percepisce subito. Quelli che vengono prestano lÕorecchio ma non ascoltano con il cuore, dimenticano subito, sono refrattari! È questa la problematica più grossa. Il dono della fede non

trova riscontro nel “credere” (farsi carico, impegnarsi, assumere delle responsabilità). Però mi consola il fatto che uno è

presente per seminare e con chi si pu˜ e lo desidera si pu˜ anche coltivare. Creare uno spirito evangelizzatore nelle persona è anche qui complicato, la fede è qualcosa di privato e non per comunicare ad altri, neanche ai Þgli (si vede nella catechesi).

Durante questi 35 anni ho visto come la situazione religiosa è cambiata un poÕ dappertutto. Neanche Papa Francesco riesce a smuovere i cuori, anzi, a volte crea perplessità nella gente; soprattutto nelle questioni di relazioni con i governanti argentini e altri personaggi un po’ particolari della vita argentina.

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CENTRO AMERICA FIDEI DONUM IN SERVIZIO IN MESSICO CIUDAD DE MEXICO Città del Messico corrisponde al Distretto Federale, sede dei poteri dell'Unione e capitale degli Stati Uniti Messicani.

Centro politico, economico e culturale. Città del Messico è la città più popolata del Paese e una delle più grandi del mondo, con una popolazione registrata di 8.851.080 abitanti nel 2010. Con il passare dei secoli la città ha inglobato

numerosi villaggi e cittadine che si trovavano nelle vicinanze, tanto che all'inizio del XXI secolo l'area metropolitana

usciva dai conÞni del Distretto Federale estendendosi su 40 comuni dello Stato del Messico e un comune dello Stato di Hidalgo. Secondo il rapporto Urbanistico delle Nazioni Unite, la zona metropolitana di Città del Messico è l'agglomerato urbano più grande dell'emisfero occidentale e il secondo più grande del mondo dopo Tokyo.

L'arcidiocesi comprende l'intero Distretto Federale Messicano. Il territorio è suddiviso in 456 parrocchie, raggruppate in 9 vicarie.

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DON MARCO MARELLI

Nato a Brescia il 27.10.1954, della parrocchia di Cellatica. Ordinato a Brescia il 09.06.1979. Vicario cooperatore a Chiari (1979-1982); Vicario cooperatore alla parrocchia di S. Giacomo in città (1982-1992); Vicario parrocchiale a Montichiari (1992-2001); Parroco a Buffalora (2001-2007). Fidei Donum in Brasile (2007-2011) e in Venezuela (2011-2012). Dal 2012 Don Marco è Fidei Donum in Messico presso l’Arcidiocesi di Città del Messico.

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LA MISSIONE DI DON MARCO Kiremba n° 4, Ottobre 2015 - don Marco Marelli Il Messico è terra ricca di tradizione, di cultura, di arte, però anche di confusione, di differenze estreme, e, in questi anni, di violenza: la politica si esprime più con la violenza che con il confronto, il contraddittorio o il dialogo.

Saltano subito all’occhio le enormi differenze tra ricchissimi e poverissimi, tra fede profonda e devozione solo

esteriore. Vivo a Città del Messico da quattro anni come Fidei Donum, al servizio del Chiesa locale: i primi tempi sono

serviti per capire come muoversi e comprendere quale cammino la Chiesa stava compiendo in questa città. Non è

sempre semplice rendersi disponibili a una nuova cultura che trova radici in espressioni religiose precolombiane, però

si cammina, si fanno tentativi e si sognano mete. Il Vescovo Antonio, poi ha pensato bene di afÞdarmi lÕanimazione giovanile e qui si è aperto uno spazio completamente nuovo. Prima ho dovuto capire come sono i giovani qui nella

“Ciudad” e vedere che volto hanno: una lettura reale e non pessimista, anche se balzano agli occhi normalmente le cose più drammatiche e fragili. Ci sono giovani che soddisfano tutte le loro necessità e hanno la possibilità di sviluppare le proprie capacità; e così altri giovani ( la maggior parte) che non hanno un minimo ingresso per vivere

una vita degna e con sogni realizzabili. Quindi un Messico con giovani di prima classe e giovani che non valgono nulla. Quelli di prima classe, sono (o desiderano essere) una copia del giovane statunitense: di classe medio alta, fondamentalmente individualisti, con la paura delle relazioni durature... Si pongono al servizio di una campagna

altruista solo se è di moda. Per questi giovani, il tema mondiale della crisi, è solo un fantasma che agguanta quelli che non hanno saputo approÞttare adeguatamente delle opportunitˆ della modernitˆ.

Quelli di seconda classe, fondamentalmente sono gruppi di giovani sani; il loro spazio è la strada; giocano per la

strada di sera, sono gruppi da 10 a 100 amici. Vivono con la famiglia, lavorano quando per caso incontrano lavoretti occasionali. Sono fedeli al loro gruppo che spesso, poi, si tramuta in banda (... Ah quanto ci sarebbe bisogno di uno

spazio come il nostro Oratorio... Che sogno...). Con un gruppo di giovani e una commissione di giovani abbiamo incominciato con una esperienza teatrale. Siamo andati nel luoghi dove si incontrano i giovani e abbiamo fatto la

proposta. Il gruppo che si è formato ha cominciato il cammino e siamo arrivati a rappresentare molte repliche del

famosissimo “FORZA VENITE GENTE”, qui in Messico chiamato: “Venga Toda La Gente”. Piccola goccia nel mare, però che ha dissetato di speranza alcuni giovani.

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NORD AMERICA FIDEI DONUM IN SERVIZIO IN CANADA MONTRÉAL È il centro più popoloso della provincia del Québec ed è la seconda città più popolosa del Canada. Montréal è anche

la seconda agglomerazione urbana del paese dopo quella di Toronto. In francese viene detta la Métropole e la sua area metropolitana conta all'incirca 4 milioni di abitanti. La città si caratterizza per la sua varietà culturale e linguistica: il

francese è la lingua madre di circa il 68,8% dei residenti e costituisce la lingua ufÞciale di comunicazione della cittˆ. Sono poi presenti una minoranza di anglofoni (Quebec) (circa il 12,3% della popolazione urbana) e numerose

comunità di lingua madre diversa dal francese e dall'inglese. Da notare una forte minoranza italiana di oltre 300.000 abitanti nell'intera area metropolitana, e la presenza di una zona detta Piccola Italia, nella quale si parla una varietà

della lingua italiana denominata "italianese" e caratterizzata dalla presenza di vocaboli inglesi e francesi italianizzati. Oggi, Montréal è una delle città più multietniche del Nord-America, con più del 30% della popolazione che non

discende dai primi abitanti francesi. L'arcidiocesi al termine dell'anno 2004 su una popolazione di 2.340.928 persone contava 1.590.150 battezzati, corrispondenti al 67,9% del totale.

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DON MARIO NEVA

Nato a Brescia il 18.04.1949, della Parrocchia S. Maria in Calchera in città. Ordinato a Brescia il 07.06.1975. Vicario cooperatore presso il Gesù Divin Maestro a Roma (1975-1976); Vicario cooperatore al Divin Redentore in città (1976-1989); insegnante presso il Seminario (1992-1999), Parroco alla Noce in città (1989-2001); Assistente spirituale all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Brescia (2001-2007); Parroco al Villaggio Sereno I e al Villaggio Sereno II (2007-2010). Dal 2011 al 2016 Fidei Donum in Benin. Attualmente Don Mario è Fidei Donum in Canada nell’Arcidiocesi di Montréal.

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LA MISSIONE DI DON MARIO da uno scritto di Don Mario Neva Il 7 luglio, siamo partiti dalla Malpensa per il Canada. Il plurale è d’obbligo, siamo infatti partiti in due, Don Carlo e Io: don Carlo è poi rientrato, e io sono rimasto. In due tutto è certamente più piacevole e più facile, da soli ci si interroga

ad ogni istante; Gesù stesso mandava i suoi discepoli a due a due. Essendo Gesù l’inventore della ‘vocazione’ e della ‘missione’, mi aspetto sempre che, da un momento all’altro, arrivi qualcuno. I Padri scalabriniani hanno chiesto al nostro

Vescovo di dare man forte alle parrocchie italiane di Montréal. Aiuto! I sacerdoti stanno mancando dappertutto, eccetto che in Africa e in Asia. Dopo un mese di permanenza a Montréal, le impressioni sono vive e complesse; si tratta

del primo viaggio oltreoceano, sebbene l’idea di arrivare in Canada e in America, sia balenata in testa più volte nel passato. Siamo dunque immersi in un mondo fatto dalla somma, ai nostri occhi inÞnita, di esseri limitati; il tutto dentro la perfezione del Creatore Intelligente…

La prima constatazione, arrivato in Canada, è quella della vastità. Insisto su questa impressione spaziale, perché conduce molto lontano.

La maggior parte degli esseri umani si concentra su alcune aree abitate, lasciando immensi spazi deserti. Guardando dallÕalto una piccola porzione del Canada, seconda superÞcie nazionale del mondo dopo la Russia, mi viene in mente che si potrebbero fondare cento città come Brescia, considerando che oggi le tecnologie permettono cose un tempo

difÞcili a realizzarsi. Ma per fare questo occorre lo spirito delle cose nuove, della Ônuova frontieraÕ, occorrerebbe pensare più all’innovazione che alla conservazione, occorrerebbe lo spirito dei primi coloni e dei nostri emigranti di prima generazione. Da qui nasce la seconda constatazione: è evidente che il Canada, come penso l’America, sia stato un campo di sÞda tra lÕuomo e la natura.

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A questa sÞda hanno partecipato più di un milione di italiani, soprattutto a partire dagli anni cinquanta. Il risultato evidente è che il tenore di vita è diventato medio alto. Il benessere si sostiene facendo del lavoro lo scopo primario: il welfare è tra i primi al mondo, ma le tasse sono elevate e il territorio totalmente controllato. Le pubblicitˆ nazionali

insistono sullÕorgoglio di essere canadesi, di essere gente che lotta e vince, superando i limitiÉe io sono proprio capitato qui.

Il concetto di sintesi cui approdo è quello di trovarmi di fronte ad un vastissimo laboratorio umano, un enorme cantiere in fase di costruzione, di natura sostanzialmente positiva, dove non mancano, minacciose, le ombre.

LÕimpressione visiva è potente; ovunque, per strada, nei Centri Commerciali, negli UfÞci, nelle Universitˆ, trovi mescolati insieme esseri umani provenienti da tutte le parti del mondo. Questo succede in parte anche da noi, a

Brescia, in Italia e in Europa, ma dentro una atmosfera ed uno spirito evidentemente molto diversi.

Su queste basi si innestano ad ondate successive le grandi e progressive migrazioni, di cui i miei amici scalabriniani,

dove sono attualmente ospite, conoscono lo sviluppo complesso. Nasce dunque il cosiddetto Ômodello canadeseÕ, modello fondato sul pluralismo, lÕinclusione, la tolleranza, la partecipazione ad una impresa comune, quella cioè di

creare uno stato moderno, unito nelle differenze; il Þne è quello di permettere la promozione umana di tutti e di ciascuno. Certamente fa una certa impressione, girando in bicicletta, transitare in pochi minuti attraverso il quartiere ebraico, i quartieri italiani, portoghesi, haitiani, latinos, cinesi, libanesi, siriani, grechi, giapponesi etc.

Oserei dire che la pedagogia è lÕelemento dominante del modello canadese. Girando, in bicicletta per lÕappunto, ho

comunque tempo e possibilitˆ di pensare. Mi dico che lÕimmigrazione è stata, insieme alle materie prime, la più

grande risorsa del Canada. Gli immigrati dunque visti non come programma umanitario, gente da accogliere e da

aiutare, ma come una necessitˆ, necessitˆ di occupare uno spazio immenso, di costruire case, grattacieli, strade ponti, infrastrutture. I bambini nascono Þnanziati dallo stato ma lÕaborto è libero. La dolce morte, lÕeutanasia, si sta diffondendo legalizzata. Si consuma molta droga e si sta passando dalla legalizzazione per motivi medici alla

legalizzazione. Gli immigrati degli anni sessanta non vedono con favore lÕingresso di nuovi immigrati, soprattutto

mussulmani. Gli emigranti di seconda e terza generazione, sono perfettamente integrati in un sistema politico, economico, culturale, che genera consenso, ma che riÞuta di considerare le problematiche Þno in fondo, e che riÞuta la profonditˆ. Ricchezza e povertˆ diremmo noi.

La sensazione di incompletezza, di vuoto è comunque forte e degna di essere presa in considerazione. Sulla terra siamo di passaggio.

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AFRICA FIDEI DONUM IN SERVIZIO IN TANZANIA NJOMBE La Regione di Njombe si trova nel sud-ovest della Tanzania. Ha un clima a carattere tropicale, con una stagione secca e

una umida. La regione ha un’area complessiva di 10.668 chilometri quadrati. Circa 7.680 chilometri quadrati della

Regione sono adatti all’agricoltura e all’allevamento. La città di Njombe, che dà il nome alla Regione e alla Diocesi, conta 40.000 abitanti, mentre il numero complessivo di residenti nel Distretto è di ca. 420.000. Circa il 40% della

popolazione è cattolica. La popolazione è prevalentemente distribuita in numerosissimi villaggi rurali, sparpagliati

sull’intero territorio, il che rende la Regione di Njombe un contesto a bassa urbanizzazione e concentrazione di servizi, e a bassa densità abitativa.

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DON TARCISIO MORESCHI

Nato a Malonno il 03.12.1947, della Parrocchia di Malonno. Ordinato a Malonno il 13.12.1975. Non appena ordinato Don Tarcisio è partito come Fidei Donum in Burundi (1976-1980), successivamente in Zaire (1981-1991). Rientrato in Diocesi è stato Vicario parrocchiale a Cologne (1992-1993). Dal 1993 è Fidei Donum in Tanzania presso la Diocesi di Njombe.

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LA MISSIONE DI DON TARCISIO Kiremba n° 2, Maggio 2014 - don Tarcisio Moreschi La Diocesi nella quale opero è Njombe e da nove anni sono parroco a Ilembula. Questo è ancora un paese abbastanza

tranquillo malgrado le violenze di matrice integralista nei confronti dei cristiani. Tutte le famiglie stanno facendo sforzi

economici enormi per far studiare i loro Þgli. Dal punto di vista della fede, abbiamo scarsi segnali che la secolarizzazione sta avvenendo. Abbiamo un notevole incremento delle chiese pentecostali che portano via parecchi fedeli alla chiesa luterana. I pentecostali, infatti, promettono guarigioni e successo economico ecco del perchŽ parecchia gente entra da loro.

In Tanzania circa il 30% delle persone appartengono alla religione mussulmana. Nella chiesa Cattolica aumentano i carismatici; a me sembrano provvidenziali perchŽ aiutano molto a radicare nel profondo delle conoscenze il messaggio evangelico. Dove ci sono loro, la vita cristiana Þorisce.

Personalmente temo che la fede e la pratica cristiana diminuiranno a causa del consumismo che lentamente avanza.

La Diocesi di Njombe, dove opero, conta al suo interno tre missionari europei ancora attivi. Il più giovane sono io: 69 anni a dicembre prossimo. Fra dieci anni non ci sarˆ più nessun missionario europeo nella Diocesi di Njombe. Non sono preoccupato prendo atto della tendenza.

Si potrebbe dire che il lavoro dei missionari sta portando i suoi frutti: si è sempre lavorato per la crescita di tali chiese:

ora le chiese sono cresciute. Rallegriamoci ed esultiamo per la grande opera che il Signore ha compiuto. Anche gli

aiuti che abbiamo inviato hanno prodotto uno sviluppo economico, ora bisogna trattare da pari a pari. In certi settori sono adulti, in altri lo stanno diventando. Questo volevamo e questo il Signore ci ha dato.

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FIDEI DONUM IN SERVIZIO IN MOZAMBICO INHAMBANE La provincia di Inhambane è una provincia del Mozambico meridionale. Prende il nome dal suo capoluogo, Inhambane. Il territorio è costituito da un'ampia pianura costiera. Il Þume Save segna il conÞne settentrionale ed il Þume Changane segna quello centro-occidentale. Lungo la costa sono frequenti le zone umide ricche di mangrovie.

Diverse isole fanno parte della provincia. Le principali sono Bazaruto e Benguèrja. Morroumbene è una città della provincia di Inhambane.

Nel 2006, la Diocesi di Inhambane contava 263.717 battezzati su 1.316.783 abitanti.

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DON PIERO MARCHETTI BREVI

Nato a Roccafranca il 06.05.1958, della Parrocchia di Orzinuovi. Ordinato a Orzinuovi il 27.05.1983. Vicario cooperatore a S. Antonio di Padova in città (1983-1992); Vicario parrocchiale a Chiari (1992-2006). Dal 2006 è Fidei Donum in Mozambico presso la Diocesi di Inhambane.

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LA MISSIONE DI DON PIERO da un articolo di Kiremba, n° 1 Marzo 2014 La povertà non manca, ma si coglie fermento, movimento di persone, di commerci, di attività. Insomma si respira dignità e una voglia di crescere a Morrumbene che lascia ben sperare. Una sede centrale nella cittadina e 48 comunità

dislocate nel “mato” sotto una meravigliosa foresta di palme a pochi passi dall’Oceano Indiano. Nella parrocchia passa

il Tropico del Capricorno. L’azione pastorale si divide tra la formazione cristiana e la promozione umana. Una comunità

di Cristiani che non tocca il 15% e che si trova immersa in una popolazione che professa ancora le religioni tradizionali oltre che qualche presenza di chiese protestanti e di mussulmani.

Da alcuni anni funziona la scuola materna. 250 bambini, insegnanti e la presenza delle suore francescane di Susa, presenti anche loro nella missione. In questi anni in missione ho attivato un’attenzione particolare della pastorale giovanile che nel periodo estivo vive un Grest a cui partecipano oltre 1200 ragazzi.

Questa chiesa è ricca di ministeri laicali, di catechisti che anche nel tempo della rivoluzione hanno saputo tener viva la

fede cristiana, che hanno pagato il prezzo del sangue a Guiua con 23 martiri e che oggi può godere di un clero locale, che nonostante le difÞcoltˆ, desidera sempre più farsi carico del destino dellÕevangelizzazione di questo popolo.

Il Mozambico è una terra con tante speranze; un Paese ricco di risorse naturali, ma con tante pressioni economiche da parte di Cina, Sudafrica e Occidente.

Un Paese con un popolo Þero, ma dove la debolezza del sistema politico e le tensioni potrebbe far tornare la violenza tra Renamo e Frelimo; una terra a cui serve solo la pace.

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EUROPA I FIDEI DONUM IN SERVIZIO IN ALBANIA RRËSHEN Rrëshen è una piccola città e un ex comune in Prefettura di Alessio, nel nord Albania. In 1921, la città fu la capitale de facto dello stato non riconosciuta della Repubblica di Mirdita.

La popolazione al censimento del 2011 è stata di 8.803. Prima della seconda guerra mondiale, la città è stata

classiÞcata come un piccolo villaggio, ma modiÞca amministrativa e un aumento nel settore minerario hanno rafforzato

lo status della cittˆ, anche se dopo la caduta del comunismo, la maggior parte delle miniere sono diventate in disuso. La sua Cattedrale di Gesù Salvatore del mondo' è la sede episcopale della Diocesi cattolica di Rr‘shen, che è stato creata nel 1996.

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DON GIANFRANCO CADENELLI

Nato a Brescia il 25.10.1955 della parrocchia di Vobarno, ordinato a Brescia il 09.06.1979. Vicario cooperatore a Roè Volciano (1979-1984); vicario cooperatore a Montichiari (1984-1989); vicerettore del triennio superiore del Seminario (1989-1993); vicario parrocchiale festivo nelle parrocchie delle Pertiche di Valle Sabbia (1993-1998); vicario parrocchiale festivo a Carcina (1999-2000); vicerettore del Seminario Teologico (1993-2001); presbitero collaborativo a Bovegno (2000-2001); vicerettore Comunità Vocazioni Giovanili (2001-2002); amministratore parrocchiale presso le parrocchie di Armo, Bollone, Magasa, Moerna e Turano (2001-2002). Nel 2002 è Fidei Donum in Albania presso la Diocesi di Rrëshen.

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LA MISSIONE DI DON GIANFRANCO da uno scritto di Don Gian Franco Cadenelli Nella mia sensibilità missionaria ho sempre avuto “presenti” due modelli affascinanti.

Il primo è il modello che chiamo “sudamericano” (che avevo appreso dal mio amico don Adriano Salvadori che

cercava di incarnarlo in Venezuela). Un modello di “compartecipazione di popolo”, di fede vissuta con “entusiasmo giovanile della scoperta” e con lo spirito di solidarietà e di comunione che viene dal Vangelo.

Il secondo modello che mi ha sempre attratto, a completamento del precedente, è quello vissuto dal beato Charles de

Foucauld, cioè il modello dell’incarnazione silenziosa nel cuore di un popolo: come un chicco di grano che si nasconde sotto terra in attesa del germoglio.

Qui dove mi trovo, nellÕentroterra balcanico ai conÞni con il Kossovo e la Macedonia (terra di antiche comunitˆ

cristiane “sparite” per tante cause storiche e ideologiche), c’è questa realtà: la storia, la cultura, il carattere del popolo, le situazioni socio-politiche e le modalità di vita non lasciano molto spazio alla compartecipazione, all’entusiasmo per

costruire la vita, alla speranza trascinante di un futuro migliore.

Perciò mi trovo ad incarnare il secondo modello, mi sforzo di “abitare il deserto”.

Con una modiÞca: non lavoro in silenzio ma cerco di farmi notare; cerco di fare anche tante attivitˆ che rendono

visibile il Signore, la chiesa e la mia fede (come la solidarietà con i poveri, l’opera paziente e stancante dell’educazione, la predicazione della Misericordia di Dio). Soprattutto mi sforzo di portare la pace di Gesù fra le case, le famiglie, le generazioni che sono anche qui in conßitto.

Non riesco a descrivere i risultati perchŽ nemmeno io li vedo (e forse non ce ne sono ancora). Ma sono sicuro che attraverso la mia povera presenza nella vita di questa gente, Gesù sta facendo ancora passi di incarnazione. E come gli è successo 2000 anni fa, Egli sta entrando nel cuore di ÒpochiÓ per raggiungere Ói moltiÓ.

Quando, qualche anno fa, venne mons. Mascher a stare con me alcuni giorni, fu il primo a capire bene la mia realtˆ di missionario. Mi disse: ÒVedo che qui, se non cÕè il prete, non cÕè nulla di chiesa!Ó.

Diciamo che non è cambiato molto da allora. Ma forse è proprio questo che il Signore mi chiede: essere ÒpresenteÓ

perché Lui possa farsi presente. Senza pretesa di sostituirlo e senza cedere alla tentazione di essere “deluso” per non riuscire ancora a vedere “chiara” la Sua presenza.

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DON ROBERTO FERRANTI

Nato a Leno il 11.09.1976 della parrocchia di Leno, ordinato a Brescia il 08.06.2002. E’ stato vicario parrocchiale a Edolo e Cortenedolo Ponte (2002-2008). Nel 2008 è partito Fidei Donum in Albania presso la Diocesi di Rrëshen.

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LA MISSIONE DI DON ROBERTO da uno scritto di Don Roberto Ferranti Il mio arrivo in Albania nel 2008 si è afÞancato alla presenza di don Gianfranco Cadenelli e di don Marco Domenighini

in Albania dal 2002. Il primo anno è stato tutto un apprendistato, per la lingua soprattutto: uno stile di chiesa molto essenziale, senza numeri ma con la passione per le persone. Mi sono inserito nelle attivitˆ della nostra missione nella regione del Mat afÞancando il servizio allÕeducazione dei ragazzi, in particolare agli adolescenti ed è stato proprio

attraverso di loro che sono riuscito a superare la vergogna delle prime prediche in albanese e dei miei errori grammaticali. Pian piano il servizio alla missione è aumentato e anche la passione per questa terra, non sempre facile

da capire; la fortuna è sempre stata il sostegno tra noi sacerdoti, seppur poi impegnati in servizi diversi, un sostegno che ci ha fatto superare quella diversitˆ culturale che a volte ti fa sentire ÒperdenteÓ. Ricordo davvero con grande nostalgia la preghiera comune i primi tempi, come un momento in cui riuscivo a sentirmi al posto giusto!

Nel passare del tempo mi sono dedicato in modo più totale al servizio nelle nostre piccole comunitˆ, imparando una nuova misura della pastorale che è quella della singola persona e non della grande comunitˆ. Le prime volte restavo

spesso deluso dopo essermi preparato e andare nei villaggi e trovare solo due e tre persone, tuttavia questa cosa da ostacolo, è diventata la mia risorsa. Essere l“ per queste persone con un passato difÞcile e sulle cui ferite stavamo costruendo qualcosa di nuovo.

E cosi mi sono appassionato alle piccole comunitˆ, ho fatto lÕanimatore vocazionale per qualche anno sempre con il desiderio di accompagnare i cammini dei singoli, ho collaborato con lÕanimazione della pastorale giovanile nazionale e

ora vivo in una cittˆ musulmana, senza comunitˆ cristiana, servendo i nostri piccoli villaggi nelle periferie e afÞancandomi al cammino di questi giovani, che al di lˆ della loro scelta religiosa, faticano a pensare e a costruire il loro futuro.

Questi giovani si sentono soli ma io cerco di afÞancarmi a loro in nome di Gesù, anche se forse non lo capiranno mai Þno in fondo che è per Lui che noi li amiamo. In particolare da un anno ho avuto la possibilitˆ di ottenere una convenzione con il Ministero della Giustizia per entrare regolarmente, ogni settimana, con un nostro educatore, in un

carcere di massima sicurezza presente nella cittˆ dove abito: un luogo che nel tempo della dittatura è stato un luogo di martirio; un luogo dove ancora oggi le persone pagano per i loro errori in condizioni veramente disumane.

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Ogni martedì ho la possibilità di passare un pò di tempo con loro; non posso portarmi nulla se non la Bibbia. Questa cruda semplicità mi ha aiutato a parlare del Vangelo in modo vero, senza accomodamenti; a parlare del perdono senza

mezze misure a uomini che hanno ucciso e che comprendono che non esiste altra parola di vita se non quella del perdono. Per Pasqua alcuni dei cattolici (la maggioranza sono musulmani) hanno vissuto la Confessione dopo 15-20 anni e senza saper praticamente nulla del giubileo uscivano baciando la porta della cella: una esperienza che non dimenticherò mai!

La missione in Albania e nell’est Europa, è una missione diversa e silenziosa dove paradossalmente non conta

nemmeno quanti battesimi o sacramenti celebriamo. Ciò che conta è riuscire a parlare al cuore ferito di questa gente, al cuore di questi giovani che sognano un futuro senza avere strumenti per costruirlo e rischiano fughe che faranno a loro solo male.

La missione in albanese è stare con questo popolo, senza chiedere la religione, ma amando e servendo perché possa essere un popolo felice tra le braccia dell’Unico Grande Dio! Grazie Albania per questi anni con te!

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“Mi sarete testimoni... fino ai confini del mondo� (At 1,8)

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I FIDEI DONUM I NOSTRI FIDEI DONUM

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