Nulla è impossibile a Dio
(Lc 1, 37)
Fa fiorire il deserto
Quaresima Missionaria 2018
Per utilizzare questo sussidio in famiglia 1. Fate insieme il segno della croce. 2. A sinistra, accanto alla riga verticale, trovate il “buongiorno Gesù”: è una sorta di introduzione e vuole essere di aiuto per entrare nel tema della giornata. 3. In alto trovate la parola di Dio: leggetela con calma, ad alta voce. 4. Di seguito trovate il commento, vi aiuterà a capire meglio ed interiorizzare la parola. 5. Fate un momento di silenzio. 6. Recitate insieme la preghiera proposta. 7. Prima di concludere leggete l’impegno: è un modo per concretizzare nella vita quotidiana quanto pregato. 8. Concludete con una semplice benedizione e il segno della croce.
Benedizione per la preghiera del Mattino Il Signore ci benedica, ci preservi da ogni male e ci conduca alla vita eterna. R. Amen. Benedizione per la preghiera della Sera Il Signore ci conceda una notte serena e un riposo tranquillo. R. Amen.
Dalla Morte alla Vita I nostri occhi, la nostra esperienza, la narrazione di ogni storia, la ragione che organizza il pensiero, ci inducono a considerare che il viaggio della vita conduca presto o tardi ad una conclusione irrevocabile, definitiva, ineluttabile: la morte. Questo pensiero ci spaventa, evoca in noi paure profonde, tant’è che nessuno ne parla volentieri: è preferibile essere concentrati sull’ora, sul presente, su un orizzonte minimo e ristretto così da dominare e lenire l’angoscia di percorrere un itinerario che dalla vita conduce alla morte. Gesù, il Figlio di Dio, percorre questo viaggio accanto ad ogni uomo, accettandone ogni limite, ogni condizionamento ad eccezione del peccato: prende su di sé la paura che ottenebra il cuore e la mente, quella paura che è entrata nel mondo a causa del peccato. Gesù scende nell’abisso profondo dell’umanità ferita fino alle conseguenze più estreme: il peso della Croce, la sofferenza del Calvario, la solitudine, il tradimento, l’abbandono dei discepoli, vinti dai fatti terribili della Passione di Gesù, sono i segni del dominio della morte sull’uomo. Eppure in Gesù la morte non domina, non vince, non trionfa: Gesù attraversa la morte fin nel sepolcro; in Lui e con Lui l’umanità è condotta non più dalla vita alla morte, ma dalla morte alla vita. Lo ascolteremo nel canto che risuonerà nella notte che prepara l’alba di resurrezione: “Questa è la notte che salva su tutta la terra i credenti in Cristo dall’oscurità del peccato e dalla corruzione del mondo, li consacra all’amore del Padre e li unisce nella comunione dei santi. Questa è la notte in cui Cristo, spezzando i vincoli della morte, risorge vincitore dal sepolcro.” I segni di questo cambiamento, di questa inversione di rotta li scorgiamo solo chiedendo al Signore occhi, cuore e mente capaci di cogliere le primizie di resurrezione nella nostra vita e nella vita dei nostri fratelli e sorelle. Nell’itinerario della Quaresima prepariamoci dunque ad accogliere la salvezza che conduce l’uomo dalla schiavitù alla libertà, dalla tristezza alla gioia, dalla corruzione alla giustizia, dalla malattia alla guarigione, dall’abbandono all’incontro, dal peccato al perdono e definitivamente dalla morte alla vita. Davvero il Signore fa fiorire il deserto!
Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio. Egli dice infatti: «Al momento favorevole ti ho esaudito e nel giorno della salvezza ti ho soccorso». Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza! (2Cor 5, 20 - 6, 2)
Mercoledì 14 febbraio Inizia la Quaresima: un periodo lungo e impegnativo, ma fecondo perché vogliamo riscoprire quanto sia bello essere figli di Dio. Il Signore Gesù ci chiama a tornare a Lui. Questo è il momento giusto, questo è il momento favorevole.
Scelgo un impegno da mantenere durante i prossimi 40 giorni. Sarà un’occasione per crescere e migliorarmi.
La conversione, il cambiamento, la novità di vita non sono opera dell’uomo, ma opera di Dio. Il Signore bussa alla porta della tua vita e chiede di lasciarlo entrare, chiede ospitalità, accoglienza, ti chiede semplicemente di dire “sì”. La conversione nasce da qui: dal lasciarsi guardare da Lui, dal permettere che Lui possa risollevare la tua vita dal buio, dalla paura, dal peccato. Il momento favorevole non è domani, è oggi! È adesso! Ora è l’attimo in cui dire “sì”!
Padre, che conosci i nostri desideri e i nostri limiti, dona ci sempre il tuo Spirito. La tua pr esenza purifichi i nostri cuor ie le nostre intenzioni e ci prepari ad una conv ersione autentica al Vangelo.
Nell’ottavo mese dell’anno secondo di Dario, fu rivolta questa parola del Signore al profeta Zaccaria, figlio di Berechia, figlio di Iddo: “Il Signore si è molto sdegnato contro i vostri padri. Tu dunque riferirai loro: Così dice il Signore degli eserciti: Tornate a me - oracolo del Signore degli eserciti - e io tornerò a voi, dice il Signore degli eserciti. (Zc 1, 1-3)
Giovedì 15 febbraio Inizia la Quaresima: un periodo che dalle ceneri del nostro peccato ci fa risorgere alla vita nuova. Ci accorgiamo che, mentre cerchiamo il Signore, Egli stesso ci viene incontro e ci rialza.
La Quaresima è un cammino di ritorno: significa che il sentiero da percorrere riconduce ad un luogo che conosci e del quale hai smarrito la strada. Lungo questo percorso il Signore ti viene incontro per vincere le tue paure, le tue incertezze, le tue pigrizie. Tornare a Lui è possibile se lo sguardo si mantiene costantemente rivolto nella giusta direzione, solo così i tuoi passi ti condurranno all’incontro, alla salvezza.
a er la nostr p e r o n ig S mo o Ti preghia rché nella preghiera , pe Comunità o alla conversione, egn i, e nell’imp Te che vien a ia v la i nza prepar lla a vicina e n e a r u c nella lli e sorelle te a fr i tr s o ai n soli. offerenti e s , ti la a m am
Vado a far visita ad una persona sola o ammalata.
Conosco le tue opere, la tua fatica e la tua perseveranza, per cui non puoi sopportare i cattivi. Sei perseverante e hai molto sopportato per il mio nome, senza stancarti. Ho però da rimproverarti di avere abbandonato il tuo primo amore. Ricorda dunque da dove sei caduto, convèrtiti e compi le opere di prima. (Ap 2, 2; 4-5a)
Venerdì 16 febbraio Inizia la Quaresima: un periodo che ci ricorda che al Signore spetta il primo posto proprio perché noi siamo al primo posto per Lui. La Quaresima ci mostra che si vive solo se si ama, altrimenti “si tira a campare”.
Faccio un’offerta concreta al primo povero che bussa alla mia porta o che incontro per strada.
La conversione prevede la perseveranza, ovvero la volontà di non arrendersi, di non rinunciare, nemmeno di fronte alle proprie debolezze, alle fragilità, ai peccati. La parola di Dio ti invita a fare memoria del tuo peccato, non per sentirti giudicato e condannato, ma perché in quell’evento negativo, buio e oscuro tu possa sperimentare la misericordia, l’amore, la pazienza, la tenerezza di Dio.
Ti preghiamo, Padre, perché il tuo Spirito ci faccia ri tornare a Te e ci renda capaci di amare gli altri, in modo spontaneo e ve ro, senza alcun desideri o d’essere ricambiati.
Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione. (Lc 15, 7)
Sabato 17 febbraio Inizia la Quaresima: un periodo nel quale bisogna fare esperienza dell’amore del Signore che ci perdona. Apriamo il nostro cuore alla sua misericordia: risorgeremo con Cristo e saremo in grado di essere come Gesù.
La strada del ritorno al Signore è impegnativa e seria, ma non è un cammino triste, è un cammino che conduce alla gioia; per poter sperimentare e vivere questa gioia è necessario mantenere lo sguardo al cielo. Dalla terra al cielo: ecco il cammino che il Signore propone e dispone per ogni uomo e ogni donna. Se ti accorgi di essere curvo e ripiegato su te stesso hai l’opportunità, in questo tempo di grazia, di sollevare lo sguardo al cielo.
chi segue r e p , e r d a mo, P Ti preghia ari alla pace: ntr sentieri co che si è fatto re il tuo amo onversione, c uomo porti le persone che e affinché tutt orpo e nel cuore lc soffrono ne il lieto annuncio. no sperimenti
Recito una preghiera insieme alla mia famiglia.
La prima domenica di quaresima ci richiama all’urgenza della conversione personale: “Il regno di Dio è vicino”. Il deserto mostra una dimensione decisiva per metterci in questo cammino: lasciare ciò che ci imbriglia, ci blocca, ci lusinga e ci allontana da Dio. Il deserto è segno di un cammino che vuole abbandonare la schiavitù per imparare ad abbracciare la libertà
Sr. Rosemary Nyirumbe
In quel tempo, lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano. Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo». (Mc 1,12-15)
Ugandese, 60 anni, religiosa della congregazione delle Suore del Sacro Cuore di Gesù, ostetrica, si dedica da anni alle vittime delle violenze dell’Lra, milizia che dal 1987 semina morte in Africa centrale. È stata inserita da Time tra le 100 personalità più influenti del mondo nel 2014.
I domenica di Quaresima
Dalla Schiavitù alla Libertà Domenica 18 febbraio La schiavitù assume forme diverse nella vita. Potrebbe essere la schiavitù psicologica derivante da una situazione difficile o una schiavitù imposta a qualcuno da un’altra persona. In entrambe le situazioni siamo chiamati a partecipare all’opera di misericordia e compassione che porta alla totale libertà per la vittima della schiavitù. Credo che una partecipazione attiva nel raggiungere coloro che sono caduti nella fossa della schiavitù sia profondamente radicata nella nostra relazione con Dio. Molti di noi conoscono i più grandi comandamenti di amare Dio con il cuore, l’anima e la mente e di amare il prossimo come amiamo noi stessi. Ma questo comandamento ci insegna qualcosa in più: non c’è limite al tempo quando si tratta di liberare gli altri dalla fossa della schiavitù, della prigionia, dell’ingiustizia e della distruzione. Per oltre un decennio nel nord dell’Uganda decine di migliaia di giovani donne e bambini sono stati evitati dalla società, dopo che i ribelli e i terroristi li hanno spinti verso forme di schiavitù di cui parlavamo prima. Rapiti e costretti a commettere atrocità contro i propri genitori, dopo essere stati addestrati a diventare potenziali assassini, come i bambini soldato, mentre le ragazze costrette ad essere schiave sessuali. Aiutarli a ottenere la loro libertà può essere fatto solo attraverso l’amore e la compassione. Le mie sorelle ed io abbiamo accettato queste donne e questi bambini che non potevano nascondere le cicatrici visibili sui loro volti e corpi, così come lo stigma socialmente inaccettabile, come essere incinta e non sposata o diventare HIV-positiva. Molte associazioni e istituzioni caritative hanno scelto di fuggire dalla violenza e dal caos del Nord Uganda e del Sud Sudan, mentre io e le mie sorelle non abbiamo avuto altra scelta che rimanere al centro del conflitto che teneva così tante persone schiave, sia fisicamente che psicologicamente. Ancora oggi a Santa Monica alle giovani donne vulnerabili viene insegnato come amare di nuovo, come perdonare il torto fatto a loro e a guardare al futuro della libertà totale con speranza. Questo, ovviamente, non succede in poco tempo. Per alcuni può durare per il resto della loro vita. Per aiutare le persone ad allontanarsi dalla schiavitù, verso la libertà, dobbiamo ricordare che Gesù era circondato dai peggiori peccatori del suo tempo. “Nulla è impossibile con Dio”. (Trovi la testimonianza e la biografia completa su bit.ly/missioniQuaresima2018)
In te, Signore, mi sono rifugiato, mai sarò deluso; difendimi per la tua giustizia. Tendi a me il tuo orecchio, vieni presto a liberarmi. Sii per me una roccia di rifugio, un luogo fortificato che mi salva. Scioglimi dal laccio che mi hanno teso, perché sei tu la mia difesa. (Sal 31, 2-3; 5)
Lunedì 19 febbraio Essere cristiani è bello perché significa sapere che il nostro Dio è un Padre che mai ci abbandona, soprattutto nei momenti di pericolo e di tristezza.
Compio un bel gesto per un componente della mia famiglia.
Di fronte ai problemi e alle sofferenze siamo sempre alla ricerca di un rifugio, sempre desideriamo ascoltare una voce e incontrare un volto amico. Il Signore non è indifferente al tuo grido di aiuto e rivela il suo volto paterno e materno. Non stancarti di gridare a Lui le tue difficoltà e quelle di tanti fratelli e sorelle: la preghiera non è ripetizione di formule, ma grido continuo che attende fiducioso una risposta; la preghiera è ricerca perseverante di rifugio, difesa, accoglienza, comprensione.
Padre nostro e Dio no stro, ti chiediamo di proteg gerci e di amarci sempre. Fa’ che la nostra fam iglia, per la tua presenza, dive nti per noi un rifugio sicuro da ogni male e che all’interno di es sa ognuno di noi possa trovare stima, serenità e am ore.
Il Signore disse: “Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sovrintendenti: conosco le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo dal potere dell’Egitto e per farlo salire da questa terra verso una terra bella e spaziosa, verso una terra dove scorrono latte e miele. Ecco, il grido degli Israeliti è arrivato fino a me e io stesso ho visto come gli Egiziani li opprimono. (Es 3, 7-9a)
Martedì 20 febbraio Quando pensi di essere tu a camminare verso il Signore, ti accorgi che Lui per primo viene verso di te. Lui ti cerca e ti libera dal peccato e dalle cattive abitudini che ti allontanano dal suo amore.
Il grido che sale dalla miseria del mondo incontra lo sguardo del Signore; ogni ingiustizia e oppressione è sotto gli occhi di Dio. La sua risposta è liberante: Lui scende per liberare. La discesa di Dio verso l’uomo è così radicale e profonda da spingersi fino al sepolcro. Tutta la storia della salvezza racconta il cammino di Dio verso l’uomo, così che l’uomo possa ritrovare la strada che conduce dalla schiavitù alla libertà. Dio non è alla ricerca di servi, ma di figli: per questo fa dono dell’unico Figlio, Gesù. Per tutti, per noi, anche per te!
adre, a Aiutaci, o P scolto a rimanere in tua voce: a attento dell veri non i po il grido de ti, i indifferen ci lasci ma dei malati za la sofferen bisogno non el e di chi è n tti, la solitudine tra ci trovi dis e la fragilità dei ni degli anzia mmuovano, co bambini ci na sia da ma ogni vita u pre amata. m tutti noi se
Provo a essere disponibile e generoso con chiunque ha bisogno di me.
Mosè rispose: “Non abbiate paura! Siate forti e vedrete la salvezza del Signore, il quale oggi agirà per voi; perché gli Egiziani che voi oggi vedete, non li rivedrete mai più! Il Signore combatterà per voi, e voi starete tranquilli”. (Es 14, 13-14)
Mercoledì 21 febbraio È possibile non farci prendere dal timore se, riponendo fiducia nel Signore, chiediamo a lui il dono della fortezza.
Invito un amico o un’amica a partecipare insieme a me alla S. Messa domenicale.
“Non abbiate paura!” È un ritornello continuo, costante, un invito pressante con il quale il Signore accompagna l’umanità alla salvezza. Ogni missione, ogni chiamata, ogni evento che Dio dispone è preparato da questa parola. Non è un semplice invito ad avere più coraggio, ma è la possibilità che il Signore ti rivolge affinché, anche a te, sia possibile vedere la salvezza.
Aiutaci Signore a non avere paura! A spalancare le porte delle nostre case e del nost ro cuore a Cristo! Per questo ti preghiamo ed invochiamo il tuo no me!
Mosè stese la mano sul mare. E il Signore durante tutta la notte risospinse il mare con un forte vento d’oriente, rendendolo asciutto; le acque si divisero. Gli Israeliti entrarono nel mare sull’asciutto, mentre le acque erano per loro un muro a destra e a sinistra. (Es 14, 21-22)
Giovedì 22 febbraio “Se Dio è con noi allora siamo la maggioranza” diceva spesso don Bosco. Con Lui dalla nostra parte potremo spostare le alte montagne della difficoltà, attraversare i mari burrascosi del peccato, difenderci dal nemico tentatore.
Talvolta gli ostacoli che incontri ti sembrano insormontabili e invincibili. Questa esperienza genera spavento, dubbi, paure. Spesso ti senti, come gli israeliti, “in un mare di problemi”. Il Signore apre vie nuove, insperate, sorprendenti. Il tuo piede può poggiare al sicuro: questa è la fede, questa è l’opera che Dio compie durante la notte delle nostre paure, nell’oscurità delle nostre angosce.
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Scrivo su un foglietto due miei difetti che desidero correggere.
Allora Mosè e gli Israeliti cantarono questo canto al Signore e dissero: “Voglio cantare al Signore, perché ha mirabilmente trionfato: cavallo e cavaliere ha gettato nel mare. Mia forza e mio canto è il Signore, egli è stato la mia salvezza. È il mio Dio: lo voglio lodare, il Dio di mio padre: lo voglio esaltare! (Es 15, 1-3)
Venerdì 23 febbraio Il cristiano non può avere il muso lungo: perché gli occhi della fede gli mostrano vedere quali grandi cose il Signore compie per noi ogni giorno; perciò lo spirito di un buon cristiano è sempre in festa.
Prova a fare memoria delle grandi opere compiute da Dio nella tua vita; spesso le dimentichi, le trascuri, non le vedi. Se ti soffermi a contemplare l’opera di salvezza allora la lode, il canto, il sorriso tornano a fiorire nel tuo cuore e sulle tue labbra. Una comunità di fede è una comunità che celebra la salvezza e continuamente loda e ringrazia il Signore per le meraviglie che ha compiuto.
Ti ringrazio Signore per le meraviglie che hai co mpiuto in me e nella mia vita. Ti ri ngrazio per gli amici, la fam iglia e per tutte le persone che mi vogliono bene .
Dico “Ti voglio bene!“ alle persone che si prendono cura di me.
Dissero a Gesù: “Noi siamo discendenti di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi dire: “Diventerete liberi?”. Gesù rispose loro: “Chiunque commette il peccato è schiavo del peccato. Ora, lo schiavo non resta per sempre nella casa; il figlio vi resta per sempre. Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero. (Gv 8, 33-36)
Sabato 24 febbraio Spesso il nostro passo è stanco e il nostro cuore è pesante. Può capitare di sentirci incapaci di compiere il bene. Liberaci Signore!
C’è una schiavitù peggiore di quella vissuta da Israele in Egitto, è la schiavitù del peccato che ti condanna alla tristezza, alla noia, al non senso. Il peccato compiuto genera delusione di te stesso, degli altri, di Dio; la delusione amplifica la paura e la solitudine. Invoca la liberazione da questa oppressione, da questo pesante condizionamento: incontrando Gesù, il Figlio, sarai libero davvero. La confessione del peccato può liberarti: non rimandare questa grazia!
ie i gli uomin tt tu ta iu a , O Signore pegnarsi per la vera im lo le donne a comprendere che so cci libertà. Fa eri interiormente lib i. tu ci rendi ere con tutt iv v i d i c a e cap
Cerco di fissare un momento in questa quaresima per vivere la Confessione.
Conosciamo bene la fatica della salita. E l’ebbrezza della vetta. L’hanno conosciuta anche i discepoli di Gesù: “che bello per noi essere qui!”. Non è facile sentirlo pronunciare dentro la vita quotidiana, lo scorrere delle giornate, la fatica delle incomprensioni. Se non ci accorgiamo che Gesù, il Figlio di Dio, è in cammino con noi sull’alto monte.
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». (Mc 9,2-10)
don Marco Marelli
Nato a Brescia nel 1954, della parrocchia di Cellatica. Ordinato a Brescia nel 1979. Dal 2012 don Marco è missionario in Messico e si occupa di animazione giovanile.
II domenica di Quaresima
Dalla Tristezza alla Gioia Domenica 25 febbraio Puntuale arriva - come in ogni quaresima - il Vangelo della Trasfigurazione di Gesù… e noi lì sempre a contemplare: è per questo che il cuore, spesso pesante per molte cose della vita, può riposare un poco in questa bellezza e perfezione. È qui l’inizio della gioia, anche se siamo saliti sul Tabor stanchi, affaticati, delusi, con dentro il cuore le classiche parole: “Tanto nulla cambierà in me…” e di colpo arriva questa luce, gratuita, abbondante e bianca che, nella contemplazione, apre strade di gioia, nuovi orizzonti inaspettati. È così, il Dio della vita ci educa a vedere la sofferenza o il dolore (che prima o dopo sperimentiamo) come un gradino necessario per toccare nuova gioia. Tutto questo lo abbiamo vissuto pochi mesi fa qui in Messico, quando il terremoto del 19 settembre 2017, in 48 secondi, ha riempito i nostri cuori di dolore e angoscia pensando che nulla poteva risorgere dalle macerie. Sono cadute le zone dove la povertà è più grande, in questa immensa città. Ancora una prova per i poveri! Ma da queste macerie è fiorita una nuova speranza e una voglia di vivere ancora più forte: dopo una preghiera, le braccia si sono alzate per contemplare prima il cielo, per chiedere al Signore e alla Vergine di Guadalupe un po’ di protezione, poi si sono abbassate a cercare, a togliere pietre e a sentire un leggero sospiro di vita. Anche i giovani si sono messi a lavorare: ho visto facce conosciute per strada, a volte sfatte per la droga (la mia parrocchia si trova nel Mercato della Lagunilla, un posto dove è facile trovare tutto: droga, armi, prostituzione, etc.) ritrovare un minimo di dignità per tenere la mente lucida e aiutare. Ho visto gente che con fatica arriva a sera con il cibo necessario e, nonostante tutto, ha condiviso pane e alimenti. Tutti ci siamo resi conto che cosa può riempire di orgoglio la tua vita: “Aiutare a Vivere”. E a poco a poco, come una luce, la tristezza è diventata gioia. Alcuni dei miei giovani hanno creato posti di raccolta delle cose di prima necessità e poi sono andati a consegnarle: ritornavano con occhi spaventati, con la paura scritta in faccia ma con il desiderio di continuare. Dopo pochi mesi, ci rendiamo conto che ancora stiamo celebrando la Messa guardando molte volte il soffitto o i vecchi lampadari per vedere se oscillano: sta diventando quasi folcloristico celebrare con la faccia rivolta al soffitto! Però, una cosa ho notato: nessuno ha speso inutili parole per dire: “…questo è volontà del Signore”, o “il Signore ha voluto punirci con questo nuovo disastroso terremoto”. Meglio, molti hanno detto: “In quel minuto ho pensato fosse finita, però mi sono affidato”. Solo affidandosi a Lui ogni tristezza può trasformarsi in gioia di vita nuova.
Non darti in balìa della tristezza e non tormentarti con i tuoi pensieri. La gioia del cuore è la vita dell’uomo, l’allegria dell’uomo è lunga vita. (Sir 30, 21-22)
Lunedì 26 febbraio Accogliamo la Parola di Dio nel nostro cuore e avremo come compagni di viaggio il Signore Gesù, come motore la speranza e come frutto la gioia.
Mi sento felice e contento per tutto quello che ho e per quanti mi vogliono bene.
La tristezza è la peggiore delle contro testimonianze. Non puoi dire di aver accolto il Vangelo se nel cuore e sul volto porti i segni della tristezza e della rassegnazione. Il tentatore ha vittoria facile in un cuore triste, chiedi il dono della gioia vera, autentica, discreta, semplice, umile. Se manca questa gioia, dono dell’incontro con Gesù, non potrai dire il Vangelo in modo autentico e coinvolgente.
Dilata Signore il mio cuore per saper gode re di tutti i doni che mi fai e trasformarli in gioi a, per quanti incontro sulla mia strada.
Il Signore disse a Mosè: “Ho inteso la mormorazione degli Israeliti”. La sera le quaglie salirono; al mattino c’era uno strato di rugiada intorno all’accampamento. Sulla superficie c’era una cosa fine e granulosa, minuta come è la brina sulla terra. Gli Israeliti dissero: “Che cos’è?”. Mosè disse loro: “È il pane che il Signore vi ha dato in cibo. (Es 16, 11-15)
Martedì 27 Febbraio Oggi ascolteremo un brano nel quale il Signore sente il suo popolo che si lamenta. Capita anche nella nostra quotidianità: non lamentiamoci di ciò che va storto o di ciò che ci manca; continuiamo ad avere fiducia nel Signore che come un padre si prende cura di noi.
La mormorazione amplifica la tristezza e contagia il cuore dell’altro. È una malattia spirituale dalla quale guarire. Il Signore risponde alla mormorazione con il dono della “manna dal cielo”. La sua risposta definitiva sarà “il pane disceso dal cielo”: Gesù Suo Figlio. La manna diede agli israeliti la forza per raggiungere la terra promessa; Gesù ti nutre fino al traguardo definitivo: l’incontro con Dio, il compimento della vita.
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Recito una preghiera per ogni componente della mia famiglia.
La donna, quando partorisce, è nel dolore, perché è venuta la sua ora; ma, quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più della sofferenza, per la gioia che è venuto al mondo un uomo. Così anche voi, ora, siete nel dolore; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la vostra gioia. (Gv 16, 21-22)
Mercoledì 28 febbraio Non stanchiamoci di scalare la montagna della nostra vita. Il Signore sostiene ogni nostro passo e ci promette che, raggiunta la cima, potremo godere di un panorama bellissimo.
Trovo un momento per entrare in Chiesa e ringraziare il Signore che ogni giorno cammina al mio fianco.
La fiducia nelle parole di Gesù ti aiuta a guardare oltre l’attimo presente. Lo vedrai, lo incontrerai, vivrai questa gioia inaspettata, grande, definitiva. Le gioie facili e banali che il mondo offre sono deludenti perché finiscono presto; la gioia che promette Gesù nessuno potrà rubartela: se hai fiducia in Lui già germoglia questa speranza!
Aiutaci, Signore, ad ac cettare le difficoltà di tutti i gior ni; aiutaci quando non vogliam o far crescere la nostra fede ; quando siamo fermi sulle nostre posizioni; quan do non sappiamo aprirc i al soffio del tuo Spirito .
Ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote. Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva detto ai nostri padri, per Abramo e la sua discendenza, per sempre”. (Lc 1, 51-55)
Giovedì 1 marzo Maria ne è certa: seguire il Signore, riporre in Lui la nostra fiducia vale davvero la pena. Il Signore è giusto e misericordioso: a noi spetta accogliere e mettere in pratica il suo stile.
Maria, quando innalza il canto del Magnificat, vede già l’opera di Dio compiuta e realizzata, contempla già la salvezza. I discepoli sono uomini e donne di speranza, ovvero osano lo stesso sguardo della Madre di Gesù e si impegnano ogni giorno nel mondo a servizio dei fratelli, perché la preghiera del Magnificat diventi sempre più profezia realizzata.
ondividere c a e r o n ig Aiutaci S o dalla tua m ia v e ic r no quanto n chi è me a o c ia d r o ic a vit miser che la nostr a F . to a n fortu ne! condivisio i d o n g e s sia
Dal mio armadio scelgo alcuni vestiti da portare al Centro Caritas perché vengano donati.
Siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti. La vostra amabilità sia nota a tutti. Il Signore è vicino! Non angustiatevi per nulla, ma in ogni circostanza fate presenti a Dio le vostre richieste con preghiere, suppliche e ringraziamenti. E la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e le vostre menti in Cristo Gesù. (Fil 4,4-7)
Venerdì 2 marzo Il Signore è vicino e non si dimentica di noi. Questa certezza ci riempie il cuore di gioia e allontana la tristezza.
Prendo coscienza del fatto che anche io sono chiamato ad essere costruttore di pace in famiglia, a scuola, in oratorio, al lavoro e con gli amici.
Il Signore è vicino! Non è una questione di tempo, ma di vita. Ti accorgi quando qualcuno ha vicino a sé il Signore? Certo che te ne accorgi: lo vedi dal suo sguardo, dal suo volto, dalle sue parole, dalle sue scelte, dalla sua gioia. È la forma più bella ed efficace perché il Vangelo entri nella vita: sentire e vivere la presenza del Signore, avvertire la sua vicinanza, lasciare che lui custodisca mente e cuore.
Ti ringraziamo, o Si gnore, perché ci inviti alla gi oia e alla fiducia. Vieni ne lla nostra vita e spalanca i nostri cuori ai tuoi di segni e alla tua missione.
Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. (Gv 15, 9-11)
Sabato 3 marzo I comandamenti sono una strada sicura per rimanere nel suo amore. Ciò che conta è essere uniti a Lui, essere sempre suoi amici.
Gesù ha a cuore la tua gioia, una gioia piena, vera, realizzata. Le condizioni per entrare in questa gioia sono: rimanere nel suo amore e osservare il comandamento dell’amore. Ricordalo quando pensi alla vita di fede come se dipendesse solo dall’osservare precetti, regole e norme. Se ci pensi, ogni gioia autentica nella vita è legata all’amore dato e ricevuto; sono questi i momenti in cui si rinnova la vera letizia.
donato il i a h i c tu , e sù Signore Ge to dell’amore di Dio n e comandam el prossimo come d dell’amore a vita buona un strada per ci la grazia na e felice; do i giorno. ogn di viverlo
Provo a realizzare il sogno di Dio: riconoscermi in ogni persona creata a sua immagine e amarla come un fratello.
La terza domenica di quaresima si apre con Gesù nel tempio che scaccia i mercanti. Una Parola che leggiamo con una certa apprensione: in fondo cosa facevano di male? Siamo abituati a trovare buone scuse per evitare di prendere troppo sul serio la radicalità del Vangelo, per accontentarci di una giustizia accomodata. Quella di Dio è invece un’altra strada: dalla corruzione alla giustizia.
Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà». (Gv 2,13-25)
padre Gianni Criveller
Nato a Treviso nel 1961, è missionario del PIME, è stato presidente della commissione storica per la beatificazione di Matteo Ricci e membro dell’analoga commissione per la causa di Xu Guangqi.
III domenica di Quaresima
Dalla Corruzione alla Giustizia Domenica 4 marzo Matteo Ricci, a cui ho dedicato molti anni di studio, portò il vangelo in Cina attraverso l’amicizia, il dialogo, l’arte e la scienza. Era un missionario che non sopportava l’ingiustizia, soprattutto da parte dei potenti. Nella città di Zhaoqing, la sua prima dimora in Cina, aveva costruito una bella casa, con una cappella al secondo piano. La residenza divenne l’attrazione della città, al punto che il governatore la requisì per farne il suo mausoleo. Ricci si oppose fermamente al sopruso, rigettando la lauta ricompensa con la quale il politico voleva abbonirlo, per evitare l’accusa di abuso di potere. Era già sulla via dell’esilio, verso Macau, quando fu richiamato per l’ennesima volta: il governatore temeva di essere accusato dai suoi nemici non solo di abuso, ma di furto vero e proprio. Il missionario gesuita non accettò soldi, chiese piuttosto di essere inviato in un’altra città. Ricci fondò così la seconda presenza in Cina; un’altra tappa verso la capitale Pechino, obbiettivo finale della missione. Ricci perse “il tempio materiale”, ma la sua rettitudine gli permise di salvare “il tempio spirituale” ovvero la sua missione evangelica. Anzi, le diede una svolta importante. Per me, che ho Ricci come ideale, è una lezione preziosa. Resistiamo alle lusinghe del potere e dei vantaggi immediati che i corruttori offrono agli uomini di chiesa. In 28 anni di missione a Hong Kong e in Cina sono stato spesso coinvolto, con amici e collaboratori, in azioni a favore della giustizia e dei diritti umani. Abbiamo sostenuto il diritto dei figli di residenti a Hong Kong, nati in Cina, a riunirsi con le loro famiglie; abbiamo dato vita all’Università popolare per il diritto di residenza, ispirandoci a don Lorenzo Milani; abbiamo fondato un’associazione contro la pena di morte in Cina; abbiamo sostenuto le “madri di Tiananmen”, chiedendo giustizia per i loro figli uccisi dal regime a Pechino il 4 giugno 1989; abbiamo visitato carcerati e accolto rifugiati; abbiamo partecipato al “movimento degli ombrelli” (2014), scendendo in piazza con centinaia di migliaia di studenti di Hong Kong per la democrazia e libertà. Non sono ragioni politiche che ci hanno spinto, ma il Vangelo di Gesù. Abbiamo voluto edificare, per quanto in maniera minuscola, il suo regno di giustizia e di pace. Abbiamo pagato un prezzo: ci è stato impedito di continuare la nostra presenza a Pechino e in Cina per ben cinque anni, impedendoci di realizzare un progetto di presenza culturale ispirato proprio a Matteo Ricci. Ma anche Gesù è stato vittima del potere. E Gesù ci dà la forza per credere nella civiltà dell’amore; in un mondo senza corruzione.
La tua stessa malvagità ti castiga e le tue ribellioni ti puniscono. Renditi conto e prova quanto è triste e amaro abbandonare il Signore, tuo Dio, e non avere più timore di me. (Ger 2, 19)
Lunedì 5 marzo In questa settimana di quaresima ci troveremo faccia a faccia con la giustizia di Dio e la giustizia degli uomini. Iniziamo con il prenderci la nostra responsabilità: ammettiamo la nostra colpa e chiediamo il perdono del Signore.
Dono un momento di gioia a qualcuno solo o in difficoltà.
Prova a pensare quanto spesso a cacciarti nei guai sono le tue azioni, le tue decisioni, i tuoi pensieri; quando capita, cerchi il colpevole altrove e ti arrabbi col mondo, con gli altri, con Dio. Ritorna in te stesso e guardati dentro, vai all’origine della tua amarezza e ritrova la pace col Signore: ne nascerà una sorgente di vita fresca, nuova e limpida.
Signore, che hai prov ato l’abbandono dei disc epoli e dei tuoi amici, rest a con noi e perdonaci quan do non sappiamo pregar e con Te, quando ti tradiam o e ti lasciamo solo.
Entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano e quelli che compravano nel tempio; rovesciò i tavoli dei cambiamonete e le sedie dei venditori di colombe e non permetteva che si trasportassero cose attraverso il tempio. E insegnava loro dicendo: “Non sta forse scritto: La mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutte le nazioni? Voi invece ne avete fatto un covo di ladri”. (Mc 11, 15-17)
Martedì 6 marzo Non pretendiamo che il Signore faccia quello che gli diciamo noi. Nella sua volontà è la nostra gioia.
Il Signore ripulisce il suo tempio. Il tempio è il luogo di incontro con Lui, non può diventare luogo di mercato, ma di gratuità, dono, totalità. Se ti accorgi di aver “mercanteggiato” l’amore di Dio, permetti a Gesù di ripulire il tuo cuore; la preghiera purifica perché, se autentica, è segno reale di relazione, novità, libertà. Il luogo di incontro non è fatto di pietre e mattoni, ma è la tua stessa vita.
egli presente n iutaci i e s n o n Signore, tu omici e di potere. A con . interessi e verità e nell’onestà lla a vivere ne anti perché le ern Aiuta i gov i possano essere ion nostre naz no cercare il vero sa unite e pos la società. tta bene per tu
Costruisco la buona armonia e la pace attraverso le mie parole e le mie azioni.
“Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?”. Gesù […] si alzò e disse loro: “Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei”. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani. Gesù disse: […] “Va’ e d’ora in poi non peccare più”. (Gv 8, 4-11)
Mercoledì 7 marzo Sentiamoci liberi di provare vergogna per le nostre mancanze. È la condizione per cambiare e tornare al Signore.
Mi ritaglio un momento per stare da solo e per fare un esame di coscienza. Come sta andando la mia quaresima?
Sei senza peccato? Allora scaglia pure la pietra contro chi pecca. Sei sempre giusto e onesto? Allora emetti la sentenza contro i tuoi fratelli. Sei pulito, puro, irreprensibile? Allora scandalizzati pure per il marciume e la sporcizia degli altri. Ma se scopri di non essere così, allora mettiti ai piedi di Gesù e ascolta, accogli la sua parola di perdono; accetta la sua correzione poi alzati e non peccare più!
Ti preghiamo per qu anti nella vita hanno com messo gravi errori, perché ritrovino le vie della verità e della giustiz ia e incontrino accoglienz a e misericordia nella comunità cristiana.
Tu sei giusto, Signore, e retto nei tuoi giudizi. Con giustizia hai promulgato i tuoi insegnamenti e con grande fedeltà. Limpida e pura è la tua promessa e il tuo servo la ama. La tua giustizia è giustizia eterna e la tua legge è verità. Giustizia eterna sono i tuoi insegnamenti: fammi comprendere e avrò la vita. (Sal 119, 137-138; 140; 142)
Giovedì 8 marzo Non è necessario ingigantire i propri peccati: lasciamo che la grandezza del suo amore ci avvolga e ci perdoni. “...il peggiore dei crimini non è che goccia d’acqua in un braciere ardente” (Santa Teresa di Gesù bambino).
Oggi prova a sollevare lo sguardo da te, da tutti i tuoi limiti verso di Lui e prova a dirgli ciò che vedi, contempli, incontri. Fai memoria di come il Signore ha sempre agito con giustizia, amore, misericordia; custodisci questa memoria perché è ciò che ti salva dalla solitudine, dalla tentazione di pensare che Lui, il Signore, sia lontano, distratto, indifferente.
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Passo in Chiesa per stare un po’ in silenzio e aprire il mio cuore al dialogo con Dio.
Egli sarà giudice fra le genti e arbitro fra molti popoli. Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri, delle loro lance faranno falci; una nazione non alzerà più la spada contro un’altra nazione, non impareranno più l’arte della guerra. Casa di Giacobbe, venite, camminiamo nella luce del Signore. (Is. 2, 4-5)
Venerdì 9 marzo Permettiamo al Signore di sciogliere il nostro orgoglio, soprattutto nell’ammettere i nostri sbagli. Cambiare vita è segno di intelligenza!
Perdono le persone con cui ho litigato o con cui c’è stata un’incomprensione.
Quando il Signore guarisce l’uomo dalla sua corruzione, quando ti ridona in pienezza la tua dignità di figlio - Lui, il giudice giusto e misericordioso - allora nasce una possibilità inedita per tutta l’umanità. Allora la pace non è più un’illusione, un’utopia, ma diventa possibile, reale, concreta. Accogli l’invito a camminare nella luce del Signore e non nell’ombra del peccato!
Ti preghiamo, Signor e, per i perseguitati a causa della loro fede e della giustizia : perché dalla croce di Cristo attingano la certezza della vittoria dell’am ore sull’odio, della luce su lle tenebre, del bene sul male.
Amore e verità s’incontreranno, giustizia e pace si baceranno. Verità germoglierà dalla terra e giustizia si affaccerà dal cielo. Certo, il Signore donerà il suo bene e la nostra terra darà il suo frutto; giustizia camminerà davanti a lui: i suoi passi tracceranno il cammino. (Sal 85, 11-14)
Sabato 10 marzo Per rinnovare il cuore non basta la buona volontà: occorre che incontriamo la grazia di Dio. Dobbiamo affidarci a Lui!
Si può essere amorevoli e giusti? Impossibile all’uomo, impossibile a te. Solo incontrando il Signore che unisce giustizia e misericordia cominciamo a desiderare di diventare come Lui, di imparare da Lui, di guardare il mondo e gli altri come li guarda Lui. La Verità dalla terra e la Giustizia dal cielo si incontrano in Gesù che è sceso dal cielo per abitare questa nostra terra così bisognosa di verità e giustizia.
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Scelgo con la mia classe di catechismo quale progetto della quaresima missionaria sostenere.
La quaresima continua. Nuovamente Gesù richiama il deserto: luogo del silenzio e dell’assenza, luogo del bisogno e della fragilità. È nel deserto che sentiamo più forte il grido di noi stessi. È nel deserto della malattia, del bisogno, della necessità del chiedere che ci scopriamo bisognosi dell’amore che salva.
Dott. Francesco Castelli
“Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui”. (Gv 3,14-21)
Professore ordinario di malattie infettive e direttore della Clinica di Malattie Infettive e Tropicali agli Spedali Civili di Brescia ha avuto esperienze professionali in molti paesi africani ed asiatici.
IV domenica di Quaresima
Dalla Malattia alla Guarigione Domenica 11 marzo L’amore è tutto. Orfano di padre quando ancora era bambino. Una lunga e dolorosa lotta contro la tossicodipendenza che gli aveva rubato la vita. La progressiva disassuefazione per ritrovare poco a poco la serenità del lavoro, delle amicizie, la gioia del vivere. Una faticosa riconquista della propria dignità che era stata raggiunta con il liberarsi dalla schiavitù della dipendenza. Un controllo degli esami del sangue, fatto per scrupolo, lo riconsegna alla disperazione. L’infezione da HIV viene a oscurare la luce che stava intravedendo alla fine del tunnel dopo anni di apparenti successi e ricadute nell’inferno della droga. Spaventato, era entrato nel ritmo degli esami e delle visite presso l’ospedale, nel perenne timore che qualcuno che conoscesse lo incontrasse “agli Infettivi”, che qualcuno scoprisse il suo segreto e facesse crollare il fragile castello di carte su cui ormai era stato costruito il suo sistema di relazioni sociali. E un giorno l’incontro avvenne, con il cerotto al braccio dopo un prelievo di controllo. Non lo vedemmo più per 5 anni, quando fu riportato in ospedale dal freddo grido dell’ambulanza, in una fredda notte di gennaio. La malattia era progredita, in assenza di cure ed una polmonite gravissima metteva a rischio la sua vita. L’affanno del respiro gli impediva di parlare. Per lui parlò una giovane donna che lo accompagnava. Si erano conosciuti 3 anni prima e si erano innamorati e sposati. La dolcezza e la felicità dell’amore, coinvolgente e appassionante, era stata più forte della sua infezione. La felicità lo rendeva forte. Non aveva più preso i farmaci. Pur amandola, non aveva avuto il coraggio di comunicarle la verità sulla sua infezione. Troppo grande era stato il timore di perdere l’unica cosa bella che lo aggrappava alla vita. In assenza di cure, l’infezione aveva ripreso maligna il suo corso, inesorabile, divorando il suo sistema immunitario ed i suoi sogni e portandolo ora di fronte alla morte, nel letto del reparto di isolamento dell’ospedale. Lei fu sempre presente, di giorno e di notte, attenta anche ai minimi cambiamenti dei suoi rantoli leggeri e rapidi, in una altalena quotidiana tra la morte e la vita. E la verità emerse, sussurrata tra la maschera ad ossigeno, quasi come a voler purificare un sentimento di colpa. Lei, inconsapevole, era stata esposta per amore al rischio del contagio. Ombre del passato ritornano prepotenti ed angoscianti nella mente. Anche quella notte, come tutte le notti da ormai due settimane, lei fu al suo fianco nella stanza di isolamento seguendo il ritmico rumore metallico dei monitor. Fummo felici di consegnarle il risultato negativo del test. Lei, dolcemente, ci disse che non poteva essere infetta. Aveva il compito di essere la colonna della coppia, di essergli vicina ancor più di prima. E mantenne la sua promessa. Insieme stanno conducendo la loro battaglia più importante. Ha ripreso fiducia nel mondo. Ha ripreso la terapia ed il suo stato di salute sta migliorando. La condivisione del suo pesante segreto lo ha reso responsabile e consapevole del grave errore commesso. Insieme possono affrontare tutto.
Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: “Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?”. Udito questo, disse: “Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati.”. (Mt 9, 10-13)
Lunedì 12 marzo Lasciarsi andare al pettegolezzo significa dare al diavolo carta bianca. Allontaniamo la tentazione di seminare il male attorno a noi appena bussa alla porta del nostro cuore.
Gesù entra in casa e siede a mensa: attorno a Lui l’umanità ferita mortalmente dal peccato. Di fronte allo scandalo i farisei mormorano, i peccatori invece guariscono e cambiano vita. Dove sei tu? Con chi ti schieri? Se scorgi in te la tentazione del giudizio allora accogli l’invito ad imparare quanto sia trasformante la misericordia, l’unico e solo “sacrificio” gradito a Dio.
Perdonaci Signore pe r tutte le volte che, come i fari sei, ci siamo permessi di giudicare le vite e le scelte degli altri senza cerc are di comprenderle e amar le.
Parlo con qualcuno che viene tenuto a distanza da tutti.
[Gesù] Passando, vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: “Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?”. [...] Sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: “Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe” - che significa Inviato. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva. (Gv 9, 1-7)
Martedì 13 marzo Sentirsi bisognosi di guarigione non è segno di debolezza, ma di un cuore che vive in comunione con gli altri: da Dio e dal nostro prossimo riceviamo amore e vita.
La fede non è primariamente un percorso intellettuale, ma è passare dal non-vedere alla visione. Questo passaggio è possibile solo perché Gesù passa, vede, si ferma, tocca l’umanità avvolta nelle tenebre. Lui stesso entrerà nelle tenebre della morte perché l’uomo possa tornare a vedere definitivamente la luce di Dio. Lascialo agire, obbedisci alla sua parola e tornerai a vedere, a credere.
on vedere n a e r o n ig Aiutaci S i ssi e i nostr te s i o n lo o s a a volgere interessi, m i bisogni su lo sguardo ino a noi. di chi è vic
Visito un’associazione, vicino a casa mia, che aiuta le persone più bisognose e mi informo sul servizio che offre.
A Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, vi è una piscina, chiamata in ebraico Betzatà, con cinque portici, sotto i quali giaceva un grande numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici. Si trovava lì un uomo che da trentotto anni era malato. Gesù, vedendolo giacere e sapendo che da molto tempo era così, gli disse: “Vuoi guarire?”. (Gv 5, 3-4)
Mercoledì 14 marzo Non lasciamoci scoraggiare per il male che continuiamo a vedere intorno a noi: Gesù Signore ha il potere di far fiorire il deserto.
Prego per qualcuno che è in grave difficoltà (malato, emarginato, povero, carcerato).
Ci sono momenti e situazioni nella vita durante le quali sei tentato di dire “ormai”. Ormai non cambia più nulla, ormai non c’è più nulla da fare, da sperare, da tentare; ormai sei rassegnato. Ebbene, se ti capita, sei anche tu nella condizione di rimanere fermo, immobile, ormai ti sei arreso. Proprio in questa condizione Gesù ti chiede “Vuoi guarire?” Cosa gli rispondi?
Signore guarisci le m ie ferite del corpo e quelle dello sp irito. Cercami quando mi dimentico di Te, stam mi vicino quando sono so lo, non abbandonarmi!
Il malato rispose [a Gesù]: “Signore, non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l’acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, un altro scende prima di me”. Gesù gli disse: “Àlzati, prendi la tua barella e cammina”. E all’istante quell’uomo guarì: prese la sua barella e cominciò a camminare. (Gv 5,6-9)
Giovedì 15 marzo Stare fermi e lamentarsi intristisce il cuore. Amiamo e camminiamo, senza fermarci mai: nell’amicizia con il Signore possiamo risorgere, sempre.
Nessun rito strano, nessuna competizione con gli altri può salvarti dalla condizione di peccato, di tristezza, di immobilità interiore. Solo la Parola di Gesù ti salva, perché è efficace, diretta e realizza ciò che dice. La Parola che Gesù rivolge è “alzati!” ovvero “risorgi!” Puoi incontrare questa parola nella confessione dei peccati nella quale il Signore rinnova l’invito ad alzarti e realizza la tua conversione.
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Trascorro del tempo con i miei nonni e li ringrazio del bene che mi vogliono.
“Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. […] Un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. (Lc 10, 31-34)
Venerdì 16 marzo Quante volte siamo caduti. Quante volte qualcuno ci ha colpito (non solo fisicamente), quante volte le nostre giornate ci lasciano a terra, senza fiato. Gesù è lì, prova compassione, si prende cura di noi.
Quell’uomo sei tu! Sei tu che sei incappato nei briganti che ti hanno portato via tutto, ti hanno ferito, abbandonato ai margini della vita. Gesù, il Samaritano, passa, vede, patisce con te, si china sulla tua umanità ferita e risponde a chi ti ha portato via tutto dandoti tutto, prendendosi cura di te. Chiediti: cosa posso dire a Gesù che fa questo per me? Cosa posso fare per assomigliare a Lui?
Ti preghiamo, Signor e, per i malati e i sofferenti: possano trovare sempre accanto a loro il conforto e la speran za di una persona cara.
Propongo alla mia classe di catechismo una visita ai nonni che vivono in casa di riposo.
È cresciuto come un virgulto davanti a lui e come una radice in terra arida. Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia; era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima. Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori; e noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato. (Is 53, 2-4)
Sabato 17 marzo Per salvarci Gesù ha raggiunto con la sua morte il fondo del male e non c’è situazione che non conosca e che non si prenda a cuore. Nonostante talvolta lo disprezziamo, Egli continua a volere il nostro bene.
Il tuo peccato, la tua sofferenza, il tuo male pesa. Talvolta questo peso è insopportabile, ti schiaccia, ti opprime. Gesù lo fa suo, lo prende su di sé: pesante come quella croce, vergognoso come quel supplizio, eppure Lui non si tira indietro, non recede, non arretra dalla sua volontà di salvezza. Il mondo giudica la croce come stoltezza e follia, per noi cristiani è salvezza e amore. Oggi guarda alla Croce per trovare sollievo dalle tue croci quotidiane.
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Scrivo un biglietto ad un amico in cui sottolineo cinque sue belle qualità.
La quinta domenica di quaresima ci mostra la necessità di passare dalla Croce per giungere alla gioia pasquale. Il chicco di grano deve morire per portare frutto. Le nostre strade mostrano abbandoni e povertà, ma è su quelle strade che Gesù ci chiede di vivere l’incontro con i nostri fratelli.
Luisa Lorenzini
Gesù rispose [a Filippo ed Andrea]: «È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato. In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà. Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome». (Gv 12,20-33)
Brescia, 41 anni, della parrocchia di Gussago e laureata in scienze matematiche e fisiche naturali. La sua scelta di missione è maturata dopo la GMG di Roma nel 2000. Dal 2013 è missionaria a Marracuene in Mozambico.
V domenica di Quaresima
Dall’Abbandono all’Incontro Domenica 18 marzo Nell’ottobre del 2013 ritorno nel mio amato Mozambico, dopo alcuni anni trascorsi in Italia e in Brasile. Avevo conosciuto e mi ero innamorata del Mozambico negli anni 2001 – 2006 e finalmente vi ritornavo anche se in un contesto diverso e una realtà nuova. Ora mi trovo a Marracuene, ormai periferia della capitale Maputo, in un ambiente “cittadino” e collaboro con i religiosi della Congregazione della Sacra Famiglia di Martinengo. Nel primo anno dal mio arrivo ero insegnante di matematica nelle quinte superiori, nella Scuola Comunitária Sagrada Família. Avevo molte aspettative: finalmente si realizzava il sogno di ritornare tra il popolo che tanto mi aveva ben accolto e amata e finalmente riprendevo l’insegnamento della “mia” matematica. Ma Gesù ci ricorda “se il seme non muore...”. I primi mesi in realtà sono stati duri: il giorno dopo il mio arrivo sono uscita illesa da un grave incidente automobilistico e con indifferenza sono stata accolta a Marracuene, soprattutto dai miei nuovi colleghi di scuola. Quando chiedevo loro aiuto non ricevevo risposta, quando entravo in sala professori iniziavano a parlare in dialetto locale, il ronga, affinché io non capissi e ogni situazione era per loro un’occasione per mettermi in difficoltà. Non riuscivo proprio a capire questa chiusura nei miei confronti…Ogni giorno era un po’ un morire a se stessi per accogliere l’altro, seppur con dolore, e cercare di essere disponibile nonostante l’ostilità. Finalmente a fine anno scolastico durante la riunione di chiusura ho manifestato ai professori le mie sofferenze e ho chiesto scusa se senza volerlo avevo offeso qualcuno col mio parlare o agire. Un professore ha preso la parola dicendomi che il corpo docente era convinto che io fossi una spia che i padri avevano messo nella scuola come professoressa per controllarli e riferire quello che succedeva ed é per questo che mi avevano escluso e tenuto all’oscuro di tutto. Da quel momento di scambio e dialogo la situazione é migliorata ed i professori mi hanno dato una possibilità per conoscerci e collaborare. Il morire a se stessi paziente e perseverante ha portato ad un incontro molto bello tra culture diverse dinamico e molto stimolante che richiede sempre uno sforzo per accogliere modi di fare e punti di vista molto lontani dalle strutture e dai riferimenti con cui sono cresciuta. Attualmente non insegno, ma lavoro nella segreteria della scuola e mi occupo dei ragazzi dell’Orfanotrofio ed il mio ruolo é molto diverso, ma l’amicizia con i professori continua e cresce positivamente. L’esercizio del morire a se stessi fa parte della quotidianità ed é necessario per poter convivere con coloro che ci sono vicini e collaborano con noi... al contrario ci impoveriamo e rimaniamo sterili.
Io stesso condurrò le mie pecore al pascolo e io le farò riposare. Oracolo del Signore Dio. Andrò in cerca della pecora perduta e ricondurrò all’ovile quella smarrita, fascerò quella ferita e curerò quella malata, avrò cura della grassa e della forte; le pascerò con giustizia. (Ez 34, 15-16)
Lunedì 19 marzo Il Padre, conoscendo ciò di cui abbiamo bisogno, ci cura con amore dandoci ciò che ci fa realmente bene. Non disprezziamo i suoi gesti per noi!
Mi ricordo di una persona che conosco e prego per lei nei diversi momenti della giornata.
La fatica del cammino diviene inutile, scoraggiante, pericolosa se non si sa dove andare. Il Signore si presenta come il Buon Pastore, colui che conduce, accompagna, protegge, nutre il suo gregge. È necessario vincere la superbia e l’orgoglio di andare da soli, di decidere da sé, per abbandonarsi alla amorevole guida di chi ti porta alla salvezza. Se ti sei perduto, lasciati ritrovare.
Signore, ti ringrazio perché trasformi la no stra tristezza in gioia e no n ci lasci soli. Anche quan do sembri tacere, quando sembri essere distan te, sei vicino a noi. Sei la nostra salvezza, da Te siam o compresi, accettati, amati e cons olati.
“Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini, e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”. (Lc 15, 4-6)
Martedì 20 marzo La gioia di sentirsi a casa, nel calore di chi ci vuole bene, deve essere sempre più forte di ogni capriccio. Non siamo soli.
La domanda che Gesù pone non è né scontata, né retorica, è una domanda vera: chi di voi agirebbe così? Chi rischierebbe tutto per ritrovare chi si è perduto? Solo chi è mosso da un amore e una passione grande comprende e accoglie questo rischio. L’esito è una gioia grande da condividere. Rallegrati con Lui perché la continua offerta di salvezza si realizzi. Anche tu, a volte, sei smarrito, ma puoi avere la certezza che il Signore ti cerca senza sosta.
Coinvolgo nel gioco anche chi di solito viene escluso da tutti. sun peccato iosa Padre, nes gio a in noi la diminuisc Cristo è alla e certezza ch a per accoglierci rc nostra rice ccia, come ra tra le sue b arrita. m la pecora s
Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato””. (Lc 15, 31-32)
Mercoledì 21 marzo La rivalità è segno di un cuore indurito: solo lo Spirito Santo ci dà la capacità di vedere nell’altro un fratello da amare, sempre.
Perdono chi mi ha fatto qualche torto o ha detto qualche parola brutta nei miei confronti.
Alla durezza di cuore, alla superbia, alla volontà di giudizio, all’incapacità di entrare alla festa il Padre risponde chiamandoti “figlio” e restituendoti un fratello perduto. La gioia nasce dall’entrare nel cuore del Padre che accoglie e compie i cammini che conducono dalla morte alla vita, dall’essere perduti all’essere ritrovati. Bisogna far festa e rallegrarsi: la tristezza è sintomo che il male, il peccato ci ferisce.
Signore, fa che come il padre misericordioso mostr iamo comprensione nei m omenti difficili, e ci adoperia mo per una riconciliazio ne sincera ed un clima di amicizia rinnovata.
Per amore di Sion non tacerò, [...] finché non sorga come aurora la sua giustizia e la sua salvezza non risplenda come lampada. Nessuno ti chiamerà più Abbandonata, né la tua terra sarà più detta Devastata, ma sarai chiamata Mia Gioia e la tua terra Sposata, perché il Signore troverà in te la sua delizia e la tua terra avrà uno sposo. (Is. 62, 1; 4)
Giovedì 22 marzo Sentirsi soli ci fa perdere il gusto della vita. Apriamoci a questo Dio che vuole stringere un’alleanza con ognuno di noi!
Quando desideri qualcosa, talvolta fai addirittura fatica a dormire, speri che il tempo scorra più velocemente. L’attesa della salvezza, il desiderio di giustizia, la visita del Signore richiedono questo desiderio grande: il discepolo è colui che, come sentinella, scruta l’avvicinarsi dell’alba per annunciare che dalle tenebre si passa alla luce. Il profeta parla dell’attesa dello Sposo: un’alleanza, un patto d’amore sta per compiersi. Attendi fiducioso.
stre o per le no n m ia h g e r p Signore ti modello di Gesù buo ità ac ul famiglie: s a nei genitori la cap esc pastore, cr ti di riferimento un di essere p olci ed autorevoli, ed certi, guid ducia e la fi e nei figli la chi li aiuta rso docilità ve di crescita. ino nel camm
Coinvolgo la mia famiglia in un momento di preghiera insieme.
Gesù si avvicinò e disse [ai discepoli]: “A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”. (Mt 28, 18-20)
Venerdì 23 marzo La presenza dell’amico Gesù al nostro fianco sostiene il nostro cammino: che i nostri passi ci aiutino ad amare e non ad allontanarci da Dio e dal prossimo.
Propongo alla mia classe di catechismo di metterci in contatto con un missionario per farci raccontare la sua esperienza in missione.
Gesù si avvicina ai discepoli; da questa sua presenza e vicinanza nasce la missione. Non è il passaggio fugace di un momento, ma è la proposta di una alleanza nuova e definitiva: tutti i giorni! Fino alla fine! Anche nei giorni più cupi e tristi Lui c’è! La forza e la gioia del discepolo sono in questo rapporto, sono in questa certezza. Non è proposta per pochi privilegiati, è anche per te: vai dunque, perché il Signore si fida di te!
Ti preghiamo, Padre, per coloro che vivono la missione in terre lontane, perc hé nel contemplare il tu o Volto possano ritrov are la forza di annunciare il Vangelo alle genti
Quand’ebbero terminato la preghiera, il luogo in cui erano radunati tremò e tutti furono colmati di Spirito Santo e proclamavano la parola di Dio con franchezza. La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un’anima sola e nessuno considerava sua proprietà quello che gli apparteneva, ma fra loro tutto era comune. (At 4, 31-32)
Sabato 24 marzo La vita di Dio cambia la mente e il cuore: con lo Spirito Santo muore il nostro uomo vecchio e impariamo a vivere nella comunione.
Lo Spirito scuote, provoca, invia. Lo Spirito cambia persino il tuo linguaggio conferendogli coraggio, libertà e franchezza. Lo Spirito unisce e crea comunione: non in modo astratto, teorico, ideale, ma nella concretezza a diviene condivisione. Lo Spirito ti è dato da Gesù, e ti introduce nella sua stessa vita, nelle sue scelte, nel suo stile. La comunione di ciò che possiedi nasce dal percepire di avere un cuore solo e un’anima sola: chi ama comprende benissimo questo annuncio.
per re, per noi, d a P , o m Ti preghia iglie e per questa m , le nostre fa ità cristiana perché un nostra com inosi come in lum nei giorni uri, apriamo osc ito quelli più e allo Spir r o u c o tr s a le il no he illumin c e r to la o s con ri. calda i cuo is r e ti n e m
Propongo ai miei amici un pomeriggio di giochi da trascorrere insieme invitando anche chi di solito viene escluso.
Con la Domenica delle Palme inizia la Settimana Santa. Gesù entra nella città, Gerusalemme, in una festa di popolo, lo stesso popolo che, dopo pochi giorni, lo abbandonerà alla morte di croce. Il peccato si mostra in tutta la sua menzogna: rende l’uomo capace di ogni ingiustizia. Ma la salvezza di Dio arriva fino a queste profondità: con la Croce di Gesù siamo salvati dal peccato e dalla morte.
Suor Elisa Kidanè
[I due discepoli] portarono il puledro da Gesù, vi gettarono sopra i loro mantelli ed egli vi salì sopra. Molti stendevano i propri mantelli sulla strada, altri invece delle fronde, tagliate nei campi. Quelli che precedevano e quelli che seguivano, gridavano: «Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Benedetto il Regno che viene, del nostro padre Davide! Osanna nel più alto dei cieli!». (Mc 11, 1-10)
Suora comboniana, ama definirsi: eritrea per nascita, comboniana per vocazione, cittadina del mondo per scelta. È nata a Segheneiti, Eritrea ed è stata per il suo istituto in Ecuador, Perù e Costa Rica.
Domenica delle Palme
Dal Peccato alla Salvezza Domenica 25 marzo Spesso ho raccontato un aneddoto, come una divertente storiella, capitatomi quando mi trovavo nella missione di Santa Maria de los Caypas in Ecuador. Stavo preparando dei ragazzini alla Cresima. Premessa obbligatoria: Santa Maria de los Cayapas è una comunità sulle sponde del fiume Cayapas e raggiungibile solo in canoa; si trova dentro una foresta lussureggiante. Avevo parlato ai ragazzini del deserto e del suo significato teologico. Mi ero dilungata sul viaggio del popolo di Israele nel deserto, delle fatiche e tentazioni e mi ero addentrata anche nel racconto dei 40 giorni di Gesù passati nel deserto. Eppure qualcosa mi diceva che questa storia del deserto non veniva percepita come avrei voluto io! Mi venne allora l’idea di chiedere che cosa fosse per loro il deserto. Uno rispose allegramente: El desierto? Es un monte lleno de arboles”. Il deserto? È una montagna piena di alberi. Non avevano la minima idea di un paesaggio che non fosse coperto di erba e alberi. Ogni tanto ho raccontato questa storia come un aneddoto divertente. Fino all’anno scorso. Perché questa stessa risposta me la sono ritrovata mille miglia di distanza, dopo oltre vent’anni e nel cuore di un deserto vero e proprio. Mi trovavo a Kulluku, in Eritrea. Una delle zone più desertiche del paese. Da qualche anno le comboniane hanno aperto una comunità. Ho passato qualche giorno con le consorelle e uno di questi siamo andate a visitare una comunità cristiana. Nell’andare ragionavamo sulla bontà del nostro essere lì, sul fatto che i Kunama sono il gruppo etnico più isolato e spesso dimenticato. Sull’importanza della formazione dei leader e via discorrendo. Al nostro arrivo ci vennero incontro due catechisti. Due contadini che a differenza degli altri sanno leggere e scrivere, quindi ritenuti maestri e ascoltati dalla comunità tutta. Ci sediamo e iniziamo a discorrere. I discorsi vertono sulla difficile situazione economica e sociale. Il sogno, e la fatica di realizzarlo, di una scuoletta per i bambini. [...] Non possiamo non cogliere il lento cammino fatto di piccoli e impercettibili passi. Il deserto per noi che ci viviamo è una scuola di vita. Hai visto quel piccolo orticello? Ebbene, a turno, uomini, donne bambini, lo custodiamo. Sono tante le insidie che vorrebbero soffocare la vita che vuole nascere. Ed è una gioia indescrivibile quando riusciamo ad avere qualche frutto. Così, anche noi siamo dei piccoli orti… Ed è solo la cura, la disciplina, l’aiuto reciproco che impedirà al peccato di farla franca. Così spiego ai miei ragazzi il significato della vera Salvezza. Non è un miraggio o un miracolo che accade d’improvviso, ma un cammino lento, sofferto, fatto di delusioni, di voglia di mollare. Un cammino che qui nel deserto sembra non lasciare traccia, perché il vento scompiglia la sabbia e le orme vengono disfatte; ma il deserto ti insegna anche ad essere tenace, a saper resistere, ad affidarti a quel Dio che ha avuto il coraggio di inviarci suo figlio, un figlio, Gesù, che a sua volta non ha avuto timore di sperimentare le asperità del deserto. La salvezza non è la fine di un percorso: è compagna di viaggio. Il peccato, la debolezza, la fragilità sono sempre lì, che tentano di farci desistere, ma la salvezza continua a darci il coraggio necessario per andare avanti.
(Trovi la testimonianza e la biografia completa su bit.ly/missioniQuaresima2018)
Ed egli mi ha detto: “Ti basta la mia grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza”. Perciò mi compiaccio nelle mie debolezze, negli oltraggi, nelle difficoltà, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: infatti quando sono debole, è allora che sono forte. (2Cor 12, 9-10)
Lunedì 26 marzo Il cammino di quaresima ci porta ad entrare nella settimana santa: ancora una volta impariamo ad affidare a Gesù gli ostacoli, le difficoltà, i problemi che affrontiamo nel nostro percorso.
Questo pomeriggio non accendo la televisione: mi metto in dialogo con il Signore.
Quando ti senti forte rischi di pensare che puoi bastare a te stesso: l’orgoglio e la superbia possono inquinarti il cuore e illuderti di poter fare a meno degli altri e di Dio. La Parola ti invita ad accogliere la potenza di Cristo che si rivela nella debolezza, nell’abbandono al Padre, nella fragilità della condizione umana. Quando in te non trovi più alcuna forza, non disperare, ma senti di essere vicino a Gesù che nella debolezza, nella persecuzione e angoscia ha vinto il mondo.
Signore, vogliamo vi vere al meglio questa settimana sant a. Aiutaci nei momenti di scon forto, sofferenza e dolore, a non avere paura e ad affida rci completamente a Te .
“Il Signore ha salvato il suo popolo, il resto d’Israele”. Erano partiti nel pianto, io li riporterò tra le consolazioni; li ricondurrò a fiumi ricchi d’acqua per una strada dritta in cui non inciamperanno, perché io sono un padre per Israele, Èfraim è il mio primogenito”. Perché il Signore ha riscattato Giacobbe, lo ha liberato dalle mani di uno più forte di lui. (Ger 31; 7; 9; 11)
Martedì 27 marzo Fidarci e ascoltare gli altri talvolta ci fa soffrire perché non facciamo quello che avremmo desiderato. Eppure se ci fidiamo di Dio, Egli ci porta sempre a traguardi che non avremmo mai immaginato.
Il cammino del popolo di Israele è un frammento, un’immagine, un modello di ciò che il Signore desidera per tutta l’umanità e per ogni uomo. Ciò che Lui ha realizzato nella storia, oggi, adesso lo desidera per te: la consolazione, la liberazione sono i frutti del cammino lungo il quale lasciarsi condurre. Anche questo giorno è parte del tuo esodo; riconosci l’unicità e irripetibilità di questo dono.
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Scelgo una persona a cui dire “se hai bisogno di qualunque cosa, per te io ci sono”.
“Ti lodo, Signore; tu eri in collera con me, ma la tua collera si è placata e tu mi hai consolato. Ecco, Dio è la mia salvezza; io avrò fiducia, non avrò timore, perché mia forza e mio canto è il Signore; egli è stato la mia salvezza”. Attingerete acqua con gioia alle sorgenti della salvezza. (Is. 12, 1-3)
Mercoledì 28 marzo Anche se vediamo che in noi c’è il segno del male, questo non ci fa più paura. È vero: non siamo innocenti, ma riconciliati e perdonati da Dio sì!
Recito il rosario ricordando tutti coloro che vivono nella sofferenza.
Incontrare la collera del Signore è quanto di più temibile possa accadere nella vita. Ma Dio si rivela come colui che consola, come colui che salva. La collera dell’uomo si accanisce sul Figlio e Lui risponde perdonando, amando. Solo arrendendoti ad un amore così scandaloso e profondo scoprirai fiorire la lode nel tuo cuore e sulle tue labbra. Solo così anche il tuo cuore passerà dalla collera alla gioia.
Ti preghiamo Signor e per tutte quelle persone che vivono gravi momen ti di solitudine, tristezza e disperazione. Rendici capaci di saper legger ee accompagnare chi vi ve questi momenti di pr ova.
Fratelli, io ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me». Ogni volta infatti che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga. (1 Cor 11, 23-26)
Giovedì 29 marzo Giovedì Santo: siamo nel cuore dell’anno liturgico. La cena di Gesù e l’Eucaristia sono il tesoro che Dio ha messo nei nostri vasi di argilla. Se sappiamo condividerlo anche gli altri incontreranno il Risorto.
Di giorno in giorno, di comunità in comunità, da discepolo a discepolo, ciò che hai ricevuto viene trasmesso, consegnato, donato. Solo mangiando di quel pane e bevendo a quel calice entri nel mistero della passione, morte e resurrezione di Gesù. Ogni volta, ogni domenica, ogni giorno finché Lui verrà. Allora lo riconoscerai.
o he possiam n c e r o n ig S Ricordaci stimoni non solo co te essere tuoi soprattutto con le a la parola m iane. Aiutaci tid azioni quo e il tuo nome iar a pronunc cui siamo in nei luoghi vivere. chiamati a
Recito una preghiera prima dei pasti insieme alla mia famiglia. (potrebbe diventare un’abitudine quotidiana!).
Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse: «Ho sete». Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito. (Gv 19, 28-30)
Venerdì 30 marzo Venerdì Santo: Gesù offre la sua vita. Se anche tu offri la vita a Dio per il bene di tutti, il Signore farà di te una meraviglia stupenda.
Penso a come ho portato avanti l’impegno della mia quaresima. Sono riuscito ad essere fedele a quanto mi ero proposto?
Oggi saliamo al Calvario, il luogo nel quale Gesù manifesta e rivela compiutamente l’amore del Padre per l’uomo, quell’amore di cui Lui ha sete. È compiuto tutto! È compiuto il dono definitivo e irrevocabile! Lo Spirito ti permette di lascarti avvolgere da questo dono: non più racchiuso in un tempio fatto da mani d’uomo, ma dato per tutti nell’aperto del mondo.
Sono disposto ad am are chi mi rispetta, chi mi appr ezza, chi mi difende e chi mi as colta. Ma la tua croce è amore per chi non ti ha rispetta to, apprezzato, difeso e ascoltato. Fa’ o Signor e che la mia croce sia dello stesso legno della tua.
Se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui, sapendo che Cristo, risorto dai morti, non muore più; la morte non ha più potere su di lui. Infatti egli morì, e morì per il peccato una volta per tutte; ora invece vive, e vive per Dio. Così anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi per Dio, in Cristo Gesù. (Rm 6, 10-11)
Sabato 31 marzo Sabato santo: nelle nostre vene scorre una vita nuova, quella di Gesù risorto, quella che vince ogni male e ogni dolore; la vita che attingiamo nei sacramenti, nella Parola di Dio e nella comunità cristiana.
La Pasqua di Gesù diviene la Pasqua del discepolo. La sua morte, causata dal peccato del mondo, viene ribaltata in vita perché Dio lo ha risuscitato. Il discepolo muore a causa del peccato, vive a causa della vita nuova che in Cristo Gesù gli è data. Nella notte che ti attende, rimani in attesa della Luce nuova che ti strappa dalle tenebre.
enzio iorno di sil a! g to s e u q Signore, in naci la tua speranz , do il e di attesa a che vince e ci z n a r e p s a Un ure ch bbi e le pa za che u d i , le a m an . Una sper r noi! o n a d n o c ir c amore pe o tu l e d o è segn
Trascorro un momento in Chiesa per pregare raccogliermi di fronte al mistero pasquale.
Pasqua di Risurrezione Domenica 1 aprile In lui dunque siamo risorti una prima volta perché quando è risorto Cristo siamo risorti anche noi. Cristo è morto nella carne in cui morirai anche tu, ed è risorto in quello in cui anche tu risorgerai. Col suo esempio ti ha insegnato cosa non devi temere e cosa devi sperare. Temevi la morte, ed è morto; non speravi nella risurrezione: è risorto. Mi dirai: è risorto lui, mica io! Ma è risorto in ciò che da te aveva assunto per te. Perciò la tua natura ti ha preceduto in lui, e ciò che è stato assunto da te sale in cielo prima di te: quindi anche tu sei già salito in cielo. Egli ascende per primo, e noi in lui, perché la sua carne è presa dal genere umano. Con la sua risurrezione siamo risaliti dagli abissi della terra. (Sant’Agostino)
Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti. (Gv 20, 1-9)
Questo sussidio è corredato dal salvadanaio missionario, le offerte raccolte con questo strumento verranno devolute per il sostegno dei 5 progetti della quaresima missionaria 2018, che trovate nelle pagine centrali del libretto. Troverete inoltre, per i più piccoli, un percorso quaresimale da staccare, che mostra un grande ponte che si muove dal deserto ad una terra ricca di germogli e di verde. Rappresenta il nostro cammino di quaresima, che mostra come “nulla è impossibile a Dio.” Attraverso Gesù passiamo dalla morte alla vita; dalla schiavitù alla libertà; dalla tristezza alla gioia; dalla corruzione alla giustizia; dalla malattia alla guarigione; dall’abbandono all’incontro; dal peccato alla salvezza. È la croce di Gesù, infatti, il ponte che ci mostra la grandezza e la potenza di Dio; nulla è impossibile a Colui che dice: “umilio l'albero alto e innalzo l'albero basso, faccio seccare l'albero verde e germogliare l'albero secco. Io, il Signore, ho parlato e lo farò". (Ez. 17,24)
Sussidio realizzato da una collaborazione tra Ufficio per le Missioni e Ufficio per gli Oratori, i Giovani e le Vocazioni Ringraziamo per la realizzazione le missionarie ed i missionari che hanno collaborato. In redazione: Chiara, Andrea, don Michael, don Marco C., Gabriele B., Gabriele G., Rachele, don Carlo Crediti Fotografici: archivio Ufficio per le Missioni - Diocesi di Brescia In copertina: Fa fiorire il deserto, fotografia di Chiara Gabrieli Progetto grafico: Silvia Belleri – Nadir 2.0
Centro Missionario Diocesano