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Pelizzari don Giovanni
STUDI E DOCUMENTAZIONI
NECROLOGI
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Pelizzari don Giovanni
Nato a Tavernole s/Mella il 5.12.1939; della parrocchia di Tavernole s/Mella. Ordinato a Brescia il 26.6.1965. Vicario cooperatore ad Idro (1965-1967); vicario cooperatore a Pompiano (1967-1973); vicario cooperatore a Chiesanuova, città (1973-1977); vicario cooperatore a S. Giulio I, in Roma (1977-1989); presso Santuario S. Maria delle Grazie, città (1989-1991); vicario parrocchiale a S. Giacinto, città (1991-1993). Deceduto a Gavardo il 19.3.2021. Funerato e sepolto a Tavernole s/Mella il 22.3.2021.
Lo scrittore francese Georges Bernanos, noto soprattutto per il romanzo Diario di un curato di campagna, alla figura del prete dedicò anche altre opere, al punto che qualche critico letterario parlò di “ossessione” dello scrittore per i preti. Bernanos rispose che la sua non era ossessione ma amore e ammirazione, perché il prete non è mai un uomo mediocre: anche quando vive una vita nascosta e feriale in un oscuro
NECROLOGI | PELIZZARI DON GIOVANNI
villaggio di campagna è sempre portatore di un grande mistero che rende grande anche lui nonostante limiti, debolezze, fragilità.
Questa considerazione illumina anche il ricordo della vita di don Giovanni Pelizzari, don Gianni per i più, segnata dalla malattia e dall’oscuro malessere della mente che lo costrinse a ritirarsi, agli inizi degli anni Novanta, a Tavernole sul Mella, dove era nato 81 anni fa. Sono stati lunghi anni di sofferta solitudine. Aiutava, come poteva, le parrocchie valtrumpline vicine al suo paese. Inoltre i 12 anni trascorsi a Roma nel pieno della sua maturità sacerdotale gli fecero schermo nel sentirsi a suo agio nel presbiterio bresciano.
Don Gianni, prima che si manifestasse il suo disagio alla salute, è stato un prete con la semplicità del fanciullo ma anche brillante che conversava volentieri e sapeva guardare con l’occhio del pastore i vari problemi di attualità. Colto e sensibile era licenziato in teologia e laureato in “utroque iure”. Preoccupato sì degli aspetti canonici della vita cristiana della comunità, non era però rigido e chiuso. In anni ancora lontani dall’ultima riforma del messale romano, sosteneva già che nelle formule liturgiche era meglio usare anche il termine “sorelle” oltre che “fratelli”.
Dopo l’ordinazione sacerdotale in diocesi fece tre esperienze di curato: a Idro per due anni, poi a Pompiano per altri cinque e infine altri quattro anni li trascorse in città, nella parrocchia allora ancora giovane e dinamica di Chiesanuova, retta dallo storico fondatore don Battista Ferrari. Degli anni di Pompiano e Chiesanuova conservava ottimi ricordi.
Seguì poi la lunga stagione romana durante la quale portò a termine i suoi studi svolgendo, nel contempo, il compito di vicario cooperatore nella parrocchia di San Giulio papa, in un popoloso quartiere della capitale, fra centro e periferia, con una chiesa costruita nella prima metà del Novecento.
Nel 1989 dovette lasciare la città eterna, manifestandosi in lui sintomi di depressione. Tornò a Brescia, per alcuni mesi ospite del Centro pastorale Paolo VI. Poi per tre anni si stabilì al Santuario delle Grazie, iniziando pure a collaborare come vicario cooperatore nella parrocchia cittadina di San Giacinto. Ma nel 1993 dovette gettare la spugna e ritirarsi al suo paese, dove si spense nel giorno dedicato a San Giuseppe.
Significativo il fatto che la camera ardente è stata allestita nella antica chiesa dedicata a San Filastrio, presso il cimitero di Tavernole sul Mella. Don Gianni se ne è andato così, fra Il grande vescovo bresciano e il silenzioso custode di Cristo e di Maria. Quasi a ricordare che nella vita ciò che conta è la santità.