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DIOCESI DI PISTOIA APPUNTI PER UNA VERIFICA PASTORALE SUL PROGRAMMA PASTORALE DIOCESANO 20112014
PISTOIA 22 GIUGNO 2012
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INDICE Lettura (2Cor 8,1-9)
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Il punto della situazione sul Programma Pastorale
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Un Programma Pastorale Diocesano
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L’Iniziazione Cristiana: la richiesta del Battesimo da parte delle famiglie e la celebrazione a tappe del Bt Elementi positivi Elementi critici Valutazioni dei parroci che sperimentano
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Il ripristino del catecumenato degli adulti
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La cresima: il direttorio diocesano e la cresima degli adulti
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Omelia condivisa tra i presbiteri, diaconi e Vescovo
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Pastorale con la famiglia
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Gruppi di Ascolto della Parola di Dio 2012
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La pastorale giovanile La Scuola della Parola Oraestate: formazione per gli oratori estivi parrocchiali Prospettive Missione giovani
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La solidarietĂ e gli stili di vita
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Policoro Tavolo sull’occupazione La pastorale sociale
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I media e il Sito diocesano
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Le relazioni presbiterali Preti e parrocchie in alleanza
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I vicariati Riforma dei vicariati I vicari foranei e la struttura dei servizi di vicariato
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Alcune ipotesi e prospettive per il 2012/2013
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D IOCESI
DI
P ISTOIA
22 GIUGNO 2012
V ERIF ICA P ASTORALE “ Per discernere per mezzodella sollecitudine verso gli altri l’autenticità del vostro amore” (2Cor 8,8) Ouv katV evpitagh.n le,gw avlla. dia. th/j e`te,rwn spoudh/j kai. to. th/j u`mete,raj avga,phj gnh,sion dokima,zwn\
Dalla Lettera di San Paolo apostolo ai Corinti
2Cor 8,1-9
Vogliamo rendervi nota, fratelli, la grazia di Dio concessa alle Chiese della Macedonia, 2 perché, nella grande prova della tribolazione, la loro gioia sovrabbondante e la loro estrema povertà hanno sovrabbondato nella ricchezza della loro generosità (aplotetos= semplicità). 3 Posso testimoniare infatti che hanno dato secondo i loro mezzi e anche al di là dei loro mezzi, spontaneamente, 4domandandoci con molta insistenza la grazia di prendere parte a questo servizio a vantaggio dei santi. 5Superando anzi le nostre stesse speranze, si sono offerti prima di tutto al Signore e poi a noi, secondo la volontà di Dio; 6cosicché abbiamo pregato Tito che, come l'aveva cominciata, così portasse a compimento fra voi quest'opera generosa. 7 E come siete ricchi in ogni cosa, nella fede, nella parola, nella conoscenza, in ogni zelo e nella carità che vi abbiamo insegnato, così siate larghi anche in quest'opera generosa. 8 Non dico questo per darvi un comando, ma solo per mettere alla prova la sincerità del vostro amore con la premura verso gli altri. 9 Conoscete infatti la grazia del Signore nostro Gesù Cristo: da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà.
IL PUNTO DELLA SITUAZIONE SUL PP (2011-2014) Analisi, lettura, valutazioni di alcune esperienze nel primo anno di attuazione del PP (2011-2014) Un Programma Pastorale Diocesano La prima cosa su cui fare verifica è proprio il fatto di avere un PP. Non dobbiamo dimenticare che fino a qualche anno fa non eravamo abituati nemmeno all’idea di avere un PP. Oggi, anche se con fatica, abbiamo questo strumento che ci aiuta a fare un cammino comune come presbiteri, come Parrocchie, come realtà ecclesiali. Non è poca cosa questa. Questo PP è nato dall’ascolto degli orientamenti per il 2010-2020 dell’episcopato italiano (educare alla vita buona del Vangelo),dei due programmi diocesani precedenti e degli organi diocesani di partecipazione, la Commissione Pastorale Diocesana, il Consiglio presbiterale diocesano, l’assemblea dei vicari foranei e dei direttori degli uffici pastorali, dei sacerdoti, delle comunità religiose, e delle realtà e comunità cristiane attraverso il questionario di verifica pastorale 2010-2011 che chiedeva suggerimenti per le priorità pastorali. Il PP, nato dall’ascolto e dalla condivisione diocesana, è un segno concreto di sinodalità, un modo per attuare il discernimento comune, e un segno visibile di comunione. Un PP, giova ripeterlo, non è tutta la pastorale della Chiesa, né talora la più importante, ma è il tentativo di rispondere ad alcune urgenze che dopo l’ascolto comunitario si concretizzano in un progetto e si attuano nella pastorale. Può darsi che un PP possa apparire ad alcuni poco esigente mentre ad altri troppo, perché diverse e complesse sono le realtà che fanno riferimento ad una Diocesi. Questo tuttavia non esime nessuno dal provare a camminare nelle linee tracciate dal PP, perché esso è espressione di un desiderio di Chiesa che vuole provare a camminare insieme. Ciò che conta non sarà quello che saremo riusciti realmente a fare, ma l’averci provato, l’aver concretamente cominciato a vivere come siamo e come possiamo. Dobbiamo riconoscere
4 che spesso non manca tra noi la consapevolezza dell’importanza di un PP, quanto la percezione che esso sia reale espressione di un discernimento e di un ascolto comune. E’ una percezione importante! Significa che dobbiamo cominciare a prendere sul serio e a vivere con partecipazione le occasioni che abbiamo di corresponsabilità. Penso ai consigli pastorali parrocchiali, a quello diocesano, al consiglio presbiterale, agli incontri di vicariato, alle assemblee diocesane,ecc. In questo senso una verifica pastorale è un momento importante, perché è l’occasione non solo per monitorare l’andamento del cammino, ma anche e soprattutto un’occasione di sinodalità, dove insieme prendere coscienza e valutare il percorso fatto, dove evidenziare criticità, suggerire miglioramenti. Non solo, un’assemblea di verifica pastorale, preceduta da incontri di verifica con i direttori degli uffici pastorali e con i vicari foranei, è anche e soprattutto un momento in cui sperimentare il nostro essere Chiesa, in cui provare con umiltà e senza presunzione, ma con ferma decisione e determinazione, a fare concilio, nel senso etimologico e teologico del termine che significa “insieme muovere/spingere”, da cui “conciliare”, cioè unire, mettere d’accordo, guadagnarsi l’affetto, rendere benevolo. A questo ci aiuta un’assemblea pastorale, a fare concilio, ad essere chiesa conciliare. Questo significa anche riconoscere che siamo e saremo una chiesa debole, perché fondata solo sulla disponibilità sincera di singoli e comunità, perché senza altra forza che quella dell’adesione di fede, dello spirito evangelico e della fraternità. Una Chiesa “conciliare” è anche una Chiesa povera, perché chiamata ad allinearsi sul passo degli ultimi, ultimi che in primo luogo siamo noi, ognuno di noi, preti, laici e comunità cristiane, ogni volta che facciamo fatica o che non ci riconosciamo pienamente nelle scelte fatte insieme, ogni volta che le nostre idee di chiesa, tradizionali o innovatrici, diventano la giustificazione per tirarsi indietro, per non partecipare, ogni volta che la fatica e la lentezza del passo comune diventano la scusa per fare da sé…ecc.. Una Chiesa Conciliare rimane però, prima di tutto, una Chiesa che deve essere evangelica, il che significa riconoscere e impegnarsi a preservare tra noi l’esistenza della profezia e dei carismi, che ci mostrano il passo lento che dobbiamo accellerare, che ci ricordano le mancanze, che ci esortano a non abbassare gli orizzonti… Ma il Vangelo e la profezia non possono mai darsi senza la carità, senza il desiderio di comunione con l’altro, quel desiderio che ha spinto Dio a farsi uomo e a condividere la morte e a prendere su di sé il peccato degli altri. La profezia senza la carità, e talora anche la fede e la speranza senza la carità, sono purtroppo possibili, e ce lo ricorda ancora san Paolo nella lettera ai Corinti, per questo non facciamo anche noi, nessuno di noi, l’errore di ritenersi esentati dal cammino comune. Perché “a ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune”, perché impariamo “ad avere cura gli uni degli altri” per “l’edificazione della comunità” (1Cor 12,7.25; 14,12). Con queste intenzioni ci accingiamo a questa assemblea pastorale, perché nel suo piccolo sia un servizio “all’edificazione della comunità”.
L’Iniziazione Cristiana: la richiesta del Bt da parte delle famiglie e la celebrazione a tappe del battesimo. Le Parrocchie che hanno iniziato la sperimentazione nel 2012 sono ad oggi, 13 1, di queste 5 hanno reintrodotto il battesimo a immersione. La prima cosa da evidenziare è il metodo seguito: i parroci si sono riuniti, hanno fatto un progetto, è stato presentato al vescovo che lo ha approvato (cfr. Lettera ai preti del 4/1/2012 prot. 04/12 dove si autorizzava la celebrazione a tappe del Battesimo); è iniziata la sperimentazione, è stata fatta una prima verifica. L’itinerario adottato è simile a quello già da anni sperimentato in altre diocesi italiane quali Palermo, Cremona, ecc. (cfr. l’incontro di formazione del clero con don A. Facchinetti) e consiste in: I catechesi – I celebrazione: Accoglienza e Presentazione II catechesi – II celebrazione: Unzione pre-battesimale. III catechesi – III celebrazione: Battesimo (per immersione) e riti post battesimali. Da evidenziare che Il rito non cambia assolutamente, cambia solo la celebrazione delle varie parti di esso. Alcune parrocchie hanno deciso di essere graduali introducendo per ora 2 tappe.
Elementi positivi: Oste di Montemurlo; Comeana; Carmignano; Bonistallo; Vignole, Casini; Masiano, San Pierino, San Sebastiano, Piuvica, Chiazzano; Casermette, San Paolo. 1
5 Le famiglie accolgono bene e senza grossi problemi la celebrazione a tappe del battesimo. Il fatto va sottolineato, perché contrariamente a quanto paventato da alcuni, la gente non ha difficoltà ad accettare cambiamenti se sono motivati, spiegati e proposti con sapienza e convinzione, e se questi sono presentati come espressione di una scelta ecclesiale. In qualche raro caso le famiglie fanno difficoltà, per motivi vari, ma solo relativamente alla data fissa per il Battesimo e non per le tappe precedenti. Altri elementi positivi: le famiglie vivono bene le celebrazioni dei riti pre battesimali; migliore conoscenza della famiglia; più incontri con la comunità cristiana; possibilità di una migliore catechesi; maggiore valorizzazione della ricchezza del rito battesimale; coinvolgimento positivo dei laici catechisti, buona accoglienza di famiglie che accompagnano altre famiglie; buona la collaborazione tra piccole parrocchie.
Elementi critici Necessità di una “condivisione” e “solidarietà” zonale e vicariale…, soprattutto perché è la Chiesa di Pistoia che ha scelto questo itinerario… e chi sperimenta, lo fa nome di tutti gli altri. Se in una zona c’è una sperimentazione, i parroci che non la fanno devono essere coerenti e coordinati con chi la fa, perché altrimenti si svaluta quella che è un’azione ecclesiale. La condivisione tra i parroci e il confronto su queste problematiche pastorali nei vicariati sarà certamente di aiuto, E’ importante che la sperimentazione si allarghi con metodo e con attenzione alle parrocchie in alleanza. La situazione delle coppie cosiddette “irregolari” Le coppie irregolari sono poco meno di un terzo. Esse spesso non hanno una chiara percezione del sacramento del matrimonio, altrettanto povera si dimostra la loro recezione dell’importanza dell’eucarestia e degli altri sacramenti… Sempre più frequentemente la richiesta del battesimo è il primo momento in cui le coppie riavvicinano la chiesa dopo tanti anni. La nostra pastorale deve tener conto di questa situazione che rappresenta una bella occasione di primo annuncio, di evangelizzazione, di relazioni umane e di accoglienza… Padrini/Madrini Talvolta hanno difficoltà a partecipare a tutti i riti. Spesso sono figure inadeguate, non legate alla comunità parrocchiale, in genere non praticanti, e talvolta anche in situazione non idonea… Andrebbe rivalutato il modo con cui proponiamo e presentiamo questa figura di per sé non indispensabile ( “quantum fieri potest” dice il CJC 872, “al battezzando, per quanto è possibile, venga dato un padrino”, dunque non obbligatoriamente). Eucarestie domenicali e Battesimo Alcune parrocchie non legano necessariamente la celebrazione del Bt con l’eucarestia… Valutazione dei parroci che sperimentano I Parroci sono all’unanimità dell’idea che bisogna continuare, coinvolgendo anche altre parrocchie fino a far diventare questa la prassi normale della diocesi di Pistoia. Occorre non avere furia, ma procedere con decisione in questa direzione. Nessuno pensa che sia la risoluzione dei problemi della Chiesa, ma è una piccola scelta in sintonia con la Chiesa (cfr. Lineamenta per il Sinodo sulla Nuova Evangelizzazione “dal modo con cui la Chiesa in Occidente saprà gestire questa revisione delle sue pratiche battesimali dipenderà il volto futuro del cristianesimo nel suo mondo e la capacità della fede cristiana di parlare alla sua cultura” (TFC 18); cfr. anche EVBV 54a-b). Una scelta che privilegia la catechesi degli adulti, che mette al centro la famiglia, che recupera in parte la ricchezza del rito del battesimo e la sua prassi antica, che permette un coinvolgimento di laici adulti come catechisti accompagnatori di altri adulti, che comporta il coordinamento tra piccole parrocchie, che offre un’occasione di evangelizzazione e di I annuncio. Questa nostra piccola riforma dei Battesimi è una scelta tutto sommato semplice ma che penso capace di innestare un processo di cambiamento di mentalità nelle nostre comunità e nella gente, verso un cristianesimo come scelta e consapevolezza. Occorrerà però perseverare, crescere, migliorare la proposta, perché sia sempre più adeguata al compito che si propone. Certo nessuno pensa che questa sia la panacea per tutti i problemi della Chiesa, ma tuttavia si tratta di uno snodo importante che in futuro potrà portare ad ulteriori sviluppi, favorendo l’idea che il cristianesimo è un cammino e una scelta da vivere con libertà, ma con serietà. Se si rinuncia a fare catechesi e formazione in quelli che sono gli itinerari normali per diventare cristiani, in quali altri luoghi e contesti la Chiesa potrà evangelizzare e formare quegli uomini nuovi, operai per il Regno? La riforma dei battesimi è dunque un passo che a mio avviso rimane importante, un passo piccolo, ma un passo in una direzione, che dovrà essere accompagnato da tutta una serie di altre azioni ecclesiali come ad
6 es. l’impegno per il sociale e per la trasformazione della cultura che non solo non si escludono, ma anzi si integrano e si richiamano a vicenda. Infine non sottovaluterei il fatto che con questa riforma un gruppo di parrocchie e di parroci si sono messi insieme per pensare, programmare, verificare una scelta pastorale. A me sembra un bel segno il riuscire a lavorare insieme e il coraggio di provare cambiamenti, anche piccoli, ma che inaugurano un metodo di lavoro comune che mi sembra importante ed utile per il futuro della nostra Chiesa. IL RIPRISTINO DEL CATECUMENATO DEGLI ADULTI Una commissione ha lavorato e ha proposto uno schema di fondo per il Catecumenato degli adulti che adesso dovrà essere discusso e valutato dal vescovo e dagli organi competenti in vista di un suo ripristino nell’anno prossimo. L’ipotesi di bozza di cammino prevede in estrema sintesi: un corso unico per tutta la diocesi (in futuro potranno essercene altri); un percorso di (almeno) un paio di anni; un itinerario centrato essenzialmente (ma non solo) sulla Parola. Questo significa che dall’anno prossimo il modo normale per la preparazione degli adulti al battesimo sarà quello diocesano. Sarà un periodo “tipologico” e sperimentale, da precisarsi con successive verifiche, ma rappresenta un concreto segno di una comunità che si pone il problema dell’annuncio della fede, e della generazione di cristiani adulti. La Cresima: il direttorio diocesano e la cresima degli adulti Uscito quest’anno il direttorio diocesano, che tutti dovreste aver ricevuto, e che è un utile strumento di lavoro per vivere al meglio la celebrazione della Cresima. OMELIA Condivisa tra i presbiteri, diaconi e vescovo Esperienza che ha visto un significativo numero di presbiteri e diaconi in Avvento e Quaresima. Un’esperienza di fraternità e di condivisione. Chi ha partecipato chiede di rifarla anche l’anno prossimo. In questo contesto è nata anche l’idea di una gita/pellegrinaggio dei presbiteri. Pastorale con la Famiglia Molte sono state le iniziative, in particolare voglio ricordare l’incontro Enrichetta Beltrame Quattrocchi, figlia dei coniugi beatificati; l’esperienza della Casa sulla Roccia, dove la Diocesi offre attraverso la Pastorale Famigliare un’esperienza di formazione al matrimonio intensa e accurata. La pastorale delle cosiddette “coppie irregolari”, un segno importante che dice l’attenzione con cui la Chiesa guarda a loro. Infine ricordo la partecipazione all’incontro mondiale delle famiglie a Milano.
GRUPPI DI ASCOLTO DELLA PAROLA DI DIO 2012 Cfr. Incontro di verifica con gli animatori del 16/5/2012 Rimane stabile numero dei gruppi (circa 130) e degli animatori (circa 140) per circa 1300 persone coinvolte.
1) Da Quanti anni ci sono i GDAin Parrocchia? da 3 anni 91% da 2 anni 3% da 1 anno 6 % 2) I GdA sono diminuiti? 5 gruppi circa hanno cessato; 5 gruppi hanno iniziato 3) Frequenza Mensile 78% Quindicinale 9% Tempi Forti 2% Settimanale 1% 4) Crescela consapevolezza di fede dei partecipanti? SI 55% Un po’ 15 % Non so 12% non risponde 18% 5) Che persone frequentano i Gda? Praticanti 76% Saltuari 16% Lontani/non praticanti 8%
7 6) Come allargare l’esperienza dei Gdaai “lontani”? 21 risposte: 12: coinvolgere i genitori del catechismo, o dei sacramenti, fidanzati, etc.6: con l’invito personale; 3: i parroci devono crederci di più; 1: fare un sito internet dedicato. Sarà utile e necessario per il futuro individuare laici animatori che compongano un piccolo consiglio/segreteria che aiuti e coordini l’attività dei gruppi. Questo perché le esperienze se non si istituzionalizzano difficilmente vanno avanti nel tempo.
La Pastorale Giovanile In Diocesi esistono circa 30 gruppi giovani. Gruppi di giovani adulti (18-30 anni) sono pochissimi, una decina o poco più. Gli altri gruppi sono di adolescenti e preadolescenti (14-17 anni), spesso organizzati intorno a servizi da fare (coro, volontariato, ecc.), ma senza un vero itinerario educativo settimanale. Questo comporta una debolezza “formativa” e motivazionale strutturali, che rendono difficile un’appartenenza non episodica o temporanea alla Chiesa e un’adesione profonda alla vita cristiana. Scarsità di formatori e animatori; preparazione non sempre sufficiente (sia come adesione alla fede, talora anche alla vita della comunità cristiana). Vanno ringraziati questi animatori, ma soprattutto non lasciati soli, sia favorendo un clima nelle parrocchie e nelle zone per la pastorale giovanile, sia seguendoli e aiutandoli a formarsi. Il percorso della Quaresima Giovani in questo senso è stato un laboratorio interessante che va nella direzione di un sostegno forte ai gruppi giovani e agli animatori nell’organizzazione degli itinerari educativi.
La Scuola della Parola Un’esperienza adatta soprattutto ai ragazzi più grandi con già una certa abitudine all’ascolto della Parola e alla riflessione. Quest’anno è andata bene con una buona partecipazione, solo all’incontro di Maggio c’era poca gente. Nella prospettiva di un cammino educativo diocesano per i gruppi giovani, pensato come suggerimento di un itinerario, tra l’altro da differenziare per i giovani adulti e gli adolescenti, la SdP potrebbe essere un momento offerto di sostegno a questo cammino, magari andando nelle zone a seguire da vicino il cammino dei gruppi, offrendo riflessioni ad esso legate che poi possano continuare nelle loro realtà. Oraestate – Formazione per gli ORATORI estivi parrocchiali Crescita della partecipazione in questi tre anni di esistenza. Quest’anno circa 200/220 giovani animatori hanno partecipato. Gli oratori estivi sono una grande risorsa da sfruttare meglio, che potrebbe diventare un ottimo lancio per una pastorale giovanile del futuro… Prospettive Fare un Equipe di PG fatta dagli animatori più consapevoli che insieme ad un piccolo gruppo di persone più esperte lavorino ad aiutare i gruppi a programmare un cammino settimanale e continuativo di formazione ed educazione dei giovani. Potrebbe essere utile individuare un’età minima della cresima per tutte le parrocchie, per favorire il lavoro degli Uffici diocesani nell’accompagnare e sostenere il cammino dei gruppi dopo la Cresima. MISSIONE GIOVANI (un sogno?) Formare un’equipe per fare MISSIONE GIOVANI intra-diocesana: cioè un’equipe che vada nelle parrocchie o zone a far nascere gruppi giovani …
LA SOLIDARIETÀ E GLI STILI DI VITA L’impegno della Caritas diocesana è ampiamente noto e pubblico (cfr. il dossier Caritas “Mani sporche” di Dicembre 2011). Qui voglio ricordare in particolare l’esperienza di accoglienza dei Tunisini a Lizzano, che ha ancora una volta evidenziato la necessità di rivedere i modi con cui si vive l’accoglienza in Italia, e la necessità di continuare ad impegnarsi per uno stile “umano” per la difesa dei diritti fondamentali della persona.
8 Dobbiamo rilevare inoltre la crescita delle caritas parrocchiali e dei centri di ascolto nelle zone e nelle parrocchie, e la proficua collaborazione tra questi e la Caritas Diocesana. Da segnalare l’esperienza dell’Anno di Volontariato Sociale, una buona pratica che potrebbe diventare un bel seme di futuro e di speranza, non solo per i “servizi” da compiere, ma come pastorale giovanile, come educazione alla carità e alla cittadinanza responsabile, come vita cristiana forte e impegnata nel mondo. Costante e attento rimane l’impegno formativo della Caritas che in questi anni ha fatto crescere molti giovani e adulti nella sensibilità e nell’impegno per il sociale e la carità. Continua l’impegno in questa crisi economica sotto varie forme che potete leggere nel resoconto complessivo della Caritas diocesana, nell’allegato scaricabile dal sito internet della diocesi. La presenza a Pistoia per 4 anni del forum di Greenaccord sulla “Informazione cattolica per la salvaguardia del Creato” lascia una bella “eredità”: il progetto di “Impronta Ecologica”, promosso a Pistoia dall’Ufficio Comunicazioni Sociali della Diocesi, già finanziato da istituzioni bancarie locali. Si tratta di “pesare”, in modo scientifico, i consumi quotidiani e dunque gli stili di vita di almeno 100 famiglie della nostra diocesi: ciò, principalmente, per sensibilizzare attorno alle tematiche – detto in sintesi – di una “decrescita” non obbligata dalle contingenze di crisi ma voluta da cittadini consapevoli del fatto che essere persona (in particolare persona credente) è qualcosa in più rispetto a essere solo consumatore.
POLICORO “Non esistono formule magiche per creare lavoro. Occorre investire nell’intelligenza e nel cuore delle persone”. In questa frase di don Mario Operti, direttore dell’Ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro della CEI (1995-2000), prematuramente scomparso, può essere riassunto il cuore del “Progetto Policoro”. Policoro è una scommessa di tutta la Chiesa locale, in tutte le sue componenti e in tutto l’ambito diocesano. La sua intuizione fondamentale è il lavorare insieme di diversi soggetti (ecclesiali, associativi, istituzionali) attorno allo stesso problema: la disoccupazione e la mancanza di orizzonti di senso. Alla base del progetto ci sono tre idee: giovani, Vangelo, lavoro. Si tratta di un progetto della Chiesa italiana che tenta di dare una risposta concreta al problema della disoccupazione in Italia, resa ancora più seria dall’attuale profonda crisi economica. Gli obiettivi del progetto sono: 1. Evangelizzare il lavoro e la vita dei giovani, proponendo loro la visione che, come cristiani, abbiamo del rapporto tra persona e lavoro. 2. Educare e formare le coscienze, cioè aiutare i giovani a dare un senso e una dignità al lavoro. 3. Esprimere gesti concreti, cioè idee imprenditoriali anche in reciprocità con altre regioni, cooperative, ditte individuali, imprese sociali che aiutino i giovani a superare scoraggiamenti e disorientamenti. Al progetto lavorano insieme la Pastorale Sociale e del Lavoro, la Caritas e la Pastorale giovanile in stretta collaborazione con Il referente diocesano per il progetto Edoardo Baroncelli e l’animatore di comunità Alessio genito. Dopo un primo anno dedicato alla creazione della rete di relazioni e di una equipe allargata per competenza e rappresentatività, si tratta adesso di passare alla fase II, quella dove intercettare i giovani e le loro esigenze, quella dove educare e accompagnare i giovani alla riscoperta del lavoro come valore umano e sociale; e infine quella delle scelte concrete. La situazione peculiare del nostro territorio tuttavia ci induce a pensare che non si tratta primariamente di fare altre cooperative o cose del genere, ma di creare connessioni, di favorire un clima diffuso di collaborazione, ecc. Tuttavia si dovranno anche fare progetti concreti.. Es. esistono sicuramente spazi di recupero dei beni della nostra chiesa quali terreni incolti, che potrebbero essere messi a reddito, lo stesso si potrebbe dire di canoniche e altro. Anche su questo campo dovremo, per essere credibili, dare dei segni concreti come Chiesa diocesana, mettendoci in gioco e coinvolgendoci con nostre strutture e beni. TAVOLO SULL’OCCUPAZIONE Con il suo intervento durante l’incontro del 24 gennaio scorso il Vescovo ha tracciato la prospettiva della iniziativa della Diocesi di Pistoia Orizzonte lavoro: fiducia, territorio, partecipazione, portata avanti dalla Pastorale Sociale assieme alla Caritas: «Da dove nasce questa iniziativa? Per quali scopi? Per rispondere a quali esigenze? Quello che chiamiamo “Tavolo del lavoro” in realtà è un percorso che intendiamo avviare con Istituzioni, categorie economiche e sindacali, associazioni di categoria, al di fuori e a sostegno dei luoghi e dei momenti più istituzionali e formali. Vogliamo promuovere un percorso di confronto, di proposta e di
9 coordinamento sulle tematiche del lavoro (…) un laboratorio di idee sul da farsi e su come farlo, come un incubatore di fiducia reciproca fra tutte le persone coinvolte.» Bisogna rilevare una grande attesa da parte delle realtà coinvolte (industria, banche, cooperative, categorie sociali, etc.). All’incontro con l’economista Luigino Bruni e il sociologo Filippo Buccarelli l’aula magna del seminario era piena. A quell’incontro ha fatto seguito una serie di colloqui mirati con le singole realtà che hanno testimoniato e riconosciuto alla Chiesa un’autorevolezza che si auspica aiuti le varie realtà del mondo del lavoro a incontrarsi, parlarsi e lavorare insieme con obbiettivi comuni. Sembra questa la maggiore carenza emersa da questi incontri: la mancanza di una percezione di un orizzonte comune che non è solo la crescita economica, ma prima ancora il recupero di un orizzonte di senso allargato, dove il panorama non è dato solo da parole come lavoro, mutuo, profitto, concorrenza, produttività, etc., ma l’idea stessa di essere un corpo civile, una civitas, una communitas civium, a cui occorre ridare anima, fiducia, dove tornare a lavorare insieme, per riuscire il più possibile a costruire un nuovo modello di sviluppo per Pistoia… come se dovessimo inaugurare, mi si passi la libertà di un’imprecisa ma suggestiva analogia storica, una nuova epoca dei “LIBERI COMUNI”, dove nella libertà si vive insieme un comune progetto e destino; perché è ormai chiaro a tutti che non si arriva da nessuna parte se non si cammina insieme. In questo la Chiesa può fare molto, proponendosi come occasione d’incontro e dialogo tra quelle istituzioni e realtà che per motivi vari, strutturali e non solo, non sono riuscite a farlo come dovrebbero. E’ evidente che tutto questo denuncia una carenza della “politica” (lo rivelano spesso proprio le persone contattate nel corso della visita alle singole realtà). Dobbiamo sentire come Chiesa il dovere irrimandabile di un rinnovato impegno per la formazione di cristiani a servizio del bene comune anche e soprattutto per mezzo della politica. In questa direzione va anche l’incontro dei Cattolici toscani a Firenze dello scorso Marzo 2012 a cui ha collaborato il nostro ufficio diocesano di pastorale sociale e del lavoro, anche in vista della I Settimana Sociale dei cattolici Toscani che dovrebbe svolgersi a Pistoia nel Maggio 2013. Speriamo possa diventare per la nostra comunità ecclesiale pistoiese un momento importante di coinvolgimento, di riflessione e di rilancio di tutto quello che rappresenta l’impegno sociale dei cattolici. Da ricordare a proposito del tema del Lavoro la particolare rilevanza (riconosciuta in molte occasioni anche pubbliche da tutti i soggetti interessati) che ha assunto la presenza della Chiesa di Pistoia, presenza coordinata dall’Ufficio per la Pastorale sociale, nella delicata e importantissima vicenda della Breda. La pastorale sociale Un’ultima parola sulla necessità di sentire come “nostro”, della nostra Chiesa pistoiese, l’impegno pastorale sociale, che tutti gli ultimi papi, Benedetto XVI compreso, hanno riconosciuto e insegnato essere parte integrante della missione evangelizzatrice della Chiesa. Il tavolo del lavoro, la settimana sociale dei cattolici toscani, Policoro, le molte e importanti iniziative della Caritas diocesana, non ultimo l’impegno e i contributi di pensiero di Mons. Frosini, sono iniziative importanti, che tutti dobbiamo sentire come nostre, perché cercano di dare una risposta all’esigenza di costruire una società e una cultura nuove, dove l’uomo e la persona, il bene comune e la solidarietà siano valori fondanti e strutturanti il vivere civile. La buona accoglienza del mondo civile e istituzionale dobbiamo viverlo con “timore e tremore”, perché ci responsabilizza a essere quello che siamo (o che dovremmo essere!) come Chiesa, senza compromessi, ipocrisia e ambiguità; e allo stesso tempo ci invita a essere un corpo unito dove ogni membro è espressione di quel corpo. Una Chiesa dove il Sociale fosse sentito concorrente o alternativo allo Spirituale, o dove la Carità sostituisse la Catechesi, o viceversa, una Chiesa di tal fatta sarebbe una Chiesa debole, schizofrenica e disunita. Noi invece vogliamo e dobbiamo essere la Chiesa, Corpo di Cristo, dove impariamo ad ascoltarci, a volerci bene, condividendo la diversità dei carismi e dei ministeri a servizio di quell’unico orizzonte per il quale ci siamo ed esistiamo come Chiesa che è il Regno di Dio e la sua giustizia (Mt 6,33; Rm 14,17 ). I Media e il Sito Diocesano Non dobbiamo mai trascurare le opportunità offerte dai nuovi media. In particolare voglio ricordarci l’importanza di un Sito diocesano che fino a 4 anni non esisteva, e che oggi nonostante i suoi limiti, esiste ed è diventato un punto di riferimento informativo e formativo, insieme all’altro strumento di comunicazione diocesano che è il Settimanale la Vita. In un mondo così velocemente in cambiamento anche il nostro sito avrebbe bisogno di un restylng e di un maggior investimento di risorse per renderlo sempre più efficiente, aggiornato e fruibile. Si sta per esempio lavorando ad un sito Caritas ad esso collegato, presto on line, che servirà anche come esperimento per un futura implementazione del sito diocesano che deve rimanere il luogo di coordinamento dei diversi flussi
10 comunicativi, proprio per permettergli di essere uno strumento di comunicazione e unità all’interno della Diocesi, oltre che per una maggiore efficacia comunicativa. Nel nostro mondo definito ormai dei “nativi digitali” sempre più importante assume il ruolo dei media, che dobbiamo imparare ad usare criticamente e intelligentemente. In questo dobbiamo rilevare a volte un ritardo e una difficoltà del nostro mondo ecclesiale che dovremmo sensibilizzare sempre più anche attraverso un lavoro di media-education, a cui potrà certamente dare un competente contributo la neonata AIART, un’associazione promossa a Pistoia dall’Ufficio Comunicazioni Sociali che si occupa proprio di questo. Dobbiamo anche rilevare che a livello di singoli credenti, presbiteri, associazioni e comunità cristiane (parrocchie, gruppi giovani, movimenti, ecc.) la presenza nel web e nei social network è sempre più diffusa e utilizzata (ad es. quasi tutti i gruppi giovani hanno un loro profilo o gruppo facebook , ecc.). Le relazioni presbiterali Rimane attuale e urgente la necessità già individuata nel primo programma pastorale del vescovo di 4 anni fa, di lavorare ad un clima di relazioni più fraterne nella Chiesa. L’impegno a crescere nella fraternità presbiterale è una priorità su cui è necessario insistere. E’ una esigenza e una richiesta questa che da più parti emerge, nelle riunioni dei vicariati, quando si parla di progettare le parrocchie in alleanza, quando si prende atto delle diversità e talora delle concorrenze o dei pregiudizi che abitano purtroppo anche tra noi… Dobbiamo riconoscere con onestà la difficoltà a confrontarsi e a collaborare nella pastorale, la diversità di età e impostazioni mentali, le diversità di culture e di provenienze geografiche, le storie personali e le vicende che a volte ci possono allontanare. Abbiamo bisogno di investire di più sul presbiterio, imparando il lavoro comune, la risoluzione dei conflitti, la stima reciproca; la capacità di correggersi con carità, perché una Chiesa dove non si vivono rapporti fraterni, difficilmente può essere testimone credibile del Vangelo e del Risorto (Gv 20,17). Più attenzione ed energie vanno impiegate nel curare le relazioni tra le generazioni tra loro, e tra preti di culture diverse, valorizzando l’interculturalità, tema di cui più volte si è parlato nel Consiglio presbiterale. Preti e parrocchie in alleanza Proseguono e si consolidano le esperienze in atto delle parrocchie in alleanza nel vicariato di Montagna; in quello del Bottegone, nel centro storico di Pistoia, a Quarrata ecc. Bisognerà continuare tuttavia a investire più energie, educandoci a vivere la nostra ministerialità presbiterale in tal senso, il che ci chiederà di dare priorità a tempi comuni di formazione e di aggiornamento, di progettazione e di fraternità, senza le quali nessuna alleanza ha reale consistenza. Non può farci paura il numero degli incontri per la formazione, la progettazione e la verifica. Se questi si fanno seriamente, se sono sostenuti dal centro Diocesi e dal Vescovo, sono sicuro che cominceranno a diventare incontri importanti, necessari e vissuti positivamente. In ogni caso non possiamo accettare che gli incontri comuni tra i presbiteri siano recepiti e vissuti con passività, con scarsa frequenza, con indifferenza. Se questo accade non dobbiamo prenderne atto con sfiducia o con superficialità, ma piuttosto interrogarci seriamente: una Chiesa dove i presbiteri non riescono a lavorare insieme dove può andare? La sollecitudine che come pastori sentiamo verso le nostre comunità e verso i fedeli per un cammino comune, per una crescita di fraternità nella fede e nella carità, per un impegno di evangelizzazione, come non sentirla come una priorità anche tra noi, confratelli nella fede e nel ministero presbiterale? Ovviamente tra noi ci sono tanti esempi buoni, ma più di sempre dobbiamo sentire che dalla crisi della Chiesa, la crisi di quella “apostasia silenziosa” evocata dal Instrumentum Laboris per l’imminente Sinodo per la nuova evangelizzazione, da questa crisi non usciremo se non insieme, altrimenti rischieremo di diventare isole più o meno felici, ma isole, appunto, non Chiesa! Per aiutarci a crescere in questo senso perché non pensare, per esempio, ad un tutoraggio pastorale per i primi anni di impegno di un presbitero? E per i più non giovani nel ministero perché non investire di più nella cura delle relazioni tra i presbiteri, perché lo sappiamo bene, i laici e le comunità cristiane hanno molto meno problemi dei presbiteri a lavorare insieme. Le parrocchie in alleanza non nascono se i presbiteri non fanno alleanza, quante volte questo è stato ripetuto dai vicari foranei! Bene, allora impegniamoci a fare alleanza tra noi! Sono convinto che si può fare su questo molto più di quanto si creda. Se non ci impegniamo e non crediamo che questo sia possibile, al di là delle nostre diversità, che pastorale potremo fare? Certo questo ci chiederà non solo un cambio di mentalità ma anche di strutture pastorali e di modi di vivere la nostra parrocchialità, ma sono certo che il gioco vale la candela, perché dove c’è più fraternità, non può che esserci più gioia e più forza, più vangelo.
I VICARIATI Si deve rilevare la difficoltà a tener fede all’impegno dell’incontro mensile nei vicariati, sia nel calendario, sia nei tempi e nelle modalità, dovendo riscontrare una fatica nel fare formazione e nel lavorare insieme nei
11 vicariati. Una difficoltà che non riguarda i vicari foranei, ma tutti noi presbiteri, per la situazione complessa che viviamo e per quel cambio di mentalità sopra evocato. Nonostante un certo rallentamento rispetto all’anno passato nella frequenza e partecipazione degli incontri vicariali si deve con onestà riconoscere che dove ci si incontra seppur lentamente cresce la fraternità e anche la mentalità e l’abitudine al lavoro comune. Molto comunque rimane da fare e in questo saranno utili anche alcuni accorgimenti come il calendario annuale degli incontri nei vicariati da fissare a Settembre/Ottobre insieme agli altri presbiteri del vicariato; l’avere un ordine del giorno, da coordinare per tempi e per temi con gli incontri dei vicari foranei con il vescovo di modo da permettere una comunicazione più veloce e una sintonia di cammino che renda più efficiente il nostro lavoro. Infine bisognerebbe che almeno una volta l’anno il vescovo fosse invitato nei vicariati e una volta il vicario generale o i suoi collaboratori, proprio per accompagnare e condividere la fatica e la gioia di un cammino ed aiutare i vicariati a crescere nel loro servizio pastorale. RIFORMA DEI VICARIATI Il Consiglio Presbiterale ha preparato un’ipotesi di riforma che porta i vicariati a 7. Il loro ingrandimento ha come obbiettivo la formazione dei presbiteri e una maggiore efficienza pastorale. In questo modo saranno rafforzati quei vicariati attualmente oggettivamente più deboli per estensione geografica o per scarsità o età dei presbiteri. Il Vicario generale insieme ad una piccola commissione incaricata per questo compito, sta passando o passerà nei vicariati ad illustrare la riforma per raccogliere osservazioni e proposte prima della sua redazione e approvazione finale ad experimentum da far partire possibilmente con l’Avvento 2012. Parallelamente è stato richiesto dal Consiglio Presbiterale di lavorare alle parrocchie in alleanza, perché la riforma dei vicariati sia accompagnata da un altrettanto deciso impegno a creare relazioni pastorali sempre più intense a livello di comunità e di presbiteri. I Vicari foranei e la struttura dei servizi di vicariato Il clima e la collaborazione nell’assemblea dei vicari foranei è buono. Ma essi scontano la fatica di un servizio che da pochi anni è stato riproposto come centrale nella nostra pastorale. Una fatica dovuta anche alla difficoltà di partecipazione agli incontri nelle zone, e al carico di impegni che assorbono presbiteri e, a maggior ragione, i vicari foranei. Occorre per tanto impegnarsi a rafforzare questa figura come uomo di comunione, di raccordo e di proposizione pastorale nei vicariati. Forse andrebbero studiate anche segreterie pastorali di vicariato, che aiutino i vicari a portare avanti una mole di lavoro crescente, in una prospettiva più generale dove tutti quei servizi che non sono necessariamente legati alla ministerialità del parroco siano portati avanti da laici. E forse si potrebbe cominciare a pensare a luoghi di fraternità e punti di incontro per i parroci della zona, o delle parrocchie in alleanza dove questi mangiano insieme, quando possono pregano insieme, ecc. Bisognerà infine cominciare a porsi il problema della gestione delle strutture e al mantenimento delle canoniche e chiese con parroco non residente.
Alcune IPOTESI E PROSPETTIVE PER IL 2012/2013 -Anno della Fede: cfr. proposte del documento della Congregazione. Proporre un itinerario di riflessione, preghiera e proposte concrete ad uso delle parrocchie e dei gruppi ecclesiali, utilizzabile per ritiri, formazione, giovani, adulti, genitori catechismo, ecc.? - Sinodo sulla nuova evangelizzazione (cfr. Settimana Teologica di Settembre 2012) Creare una piccola COMUNITA’ di EVANGELIZZAZIONE diocesana per andare ad aiutare, ad animare, comunità cristiane in zone particolarmente difficili della Diocesi, o comunque dove c’è necessità o desiderio di un rilancio missionario…? (si potrebbe farlo intanto per i giovani…). - Sperimentare un diverso metodo di lavoro degli uffici pastorali diocesani, programmando il lavoro per macro-aree (es. pastorale sociale e Caritas; catechesi-giovani- scuola; etc.), andando più verso un lavoro per aree pastorali piuttosto che solo per singoli uffici, questo per poter meglio affrontare la globalità dei problemi e delle risposte, e per aiutarsi e coordinarsi nel lavoro; perché se molti sono gli uffici, una è la Pastorale.