Nata come luogo di vita comunitaria, oggi la città è diventata una residenza di una moltitudine di individui che vivono ognuno per conto proprio, chiusi in se stessi, con scarsi, scarsissimi rapporti anche con i più vicini di casa. Forse non è ancora il tempo di designarla, secondo la tipica terminologia di Marc Augé, come “nonluogo”, ma è certo che la via che si sta percorrendo conduce inevitabilmente a questa conclusione. Simbolo della città attuale è forse il “centro commerciale”, che semplifica apparentemente i bisogni della gente, ma mortifica e uccide nello stesso tempo la vita di relazione, l’incontro personale, lo scambio e le espressioni di comunione e di solidarietà. Cambiare l’interdipedenza incosciente e forzata in interdipendenza cosciente tra amici e fratelli è il compito urgente che si impone a tutti, in particolare alla comunità cristiana. Soltanto così la città ritroverà pienamente se stessa e le ragioni fondamentali della sua esistenza.
Giordano
Frosini La città oggi
Seconda rivoluzione urbana
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