Dossier%202013%20resistiamo

Page 1

Caritas diocesana di Pistoia Progetto MIROD

Dossier 2013 Caritas Pistoia sulle povertĂ e sulle risorse



Indice Introduzione Nota Capitolo 1 40° anniversario Caritas Pistoia contributi dei direttori e vice direttori che si sono susseguiti dal 1973 ad oggi Capitolo 2 I dati della rete diocesana dei Centri d’Ascolto Capitolo 3 Orientamento report sull’esperienza di orientamento legale Capitolo 4 Si può fare percorsi di inclusione sociale



Introduzione Il Dossier 2013 ripropone lo stesso titolo del precedente, “Resistiamo”, ma al senso esortativo dello scorso anno si aggiunge un cuore a ribadire e ricordare la necessità di sentire, di lasciarci coinvolgere e toccare nel profondo dei nostri sentimenti dalle tante sofferenze che attraversano questo tempo. Quest’anno, inoltre, ricorre il 40° anniversario di Caritas Pistoia, occasione di bilanci, riflessioni, ma anche di spunti per andare avanti, per trovare nel confronto con la strada percorsa, non solo le indicazioni per il futuro, ma anche per ritrovare sentimenti ed emozioni che hanno permesso di essere a Caritas quella che è oggi. I capitoli che compongono il Dossier saranno occasione di confronto con il vissuto di Caritas, dai contributi dei direttori e dei vice direttori che si sono susseguiti dal 1973 ad oggi, passando per l’analisi dei dati fino a due approfondimenti circa due nuove significative esperienze.

“Si devono portare avanti le opere della Chiesa, e alcune sono un po’ complesse; ma con cuore di povertà” Papa Francesco



Nota La redazione del Dossier 2013 è stata coordinata da Francesca Meoni e Giovanni Cerri dell’Osservatorio delle povertà e delle risorse della Caritas diocesana di Pistoia. Il Dossier è stato realizzato con la stretta collaborazione degli altri componenti dell’équipe della Caritas diocesana di Pistoia: Marcello Suppressa, Direttore, don Paolo Tofani Vicedirettore, Sara Lupi Coordinatrice dei servizi. Nel Capitolo 1 vengono riportati i contributi di: suor Delfina Pecchiola, dott. Tito Caselli, don Patrizio Fabbri, suor Maria Francesca Musumeci, Marcello Suppressa, don Giordano Favillini, Tebro Sottili, don Paolo Tofani. I Capitoli 3 e 4 riportano i contributi di avv. Manuela Guzzo, avv. Saura Bardi e Sara Lupi. Fondamentale per realizzare questo lavoro è stato il contributo degli operatori dei Centri d’Ascolto, grazie al loro costante e puntuale inserimento, aggiornamento e cura delle informazioni raccolte.



Capitolo 1 40° anniversario Caritas Pistoia

In occasione del quarantesimo anniversario di Caritas Pistoia pensiamo che sia fondamentale ripercorrere la strada fatta attraverso le parole e l’esperienza di chi questa strada l’ha costruita con impegno e profezia.

Suor Delfina Pecchiola Direttrice dal novembre 1973 al settembre 1982 “pienezza della Legge è la carità” Rm 13,10 Anche a Pistoia la Caritas nasce come risposta alle sfide del Concilio Vaticano II. Nasce e cresce come esigenza di rinnovamento profondo, di spazi e di orizzonti più ampi. Come urgente necessità di rendere visibile, attraverso una Chiesa trasparente, il volto misericordioso di Dio verso il suo popolo soprattutto verso i poveri, i suoi preferiti. Si parla, dunque, di agape, di carità intesa non più e non soltanto come elemosina, assistenzialismo, elargizione di cose ma di carità come stimolo, come energia per


formare coscienze, mentalità, consapevolezze nuove. Una carità stile di vita che mentre aiuta chi è nel bisogno si preoccupa di gridare che venga fatta giustizia, che le ricchezze siano equamente distribuite, che ci sia dignità per tutti e fra tutti uguaglianza e solidarietà. Una carità, dunque, che non guarda solo alle opere e alle strutture ma che si rivolge alle coscienze indicando nuovi percorsi di vita. A Pistoia la Caritas viene istituita nel 1972; l’allora Monsignor Longo Dorni anticipa i tempi e ne affida la presidenza alla sottoscritta. È la prima volta che in Italia tale incarico viene dato ad una donna e ad una religiosa. L’Osservatore Romano ne sottolinea l’intuizione e la fiducia. Gli inizi non sono stati sicuramente facili ma nessun ostacolo ci ha impedito di insistere per far conoscere questo nuovo organismo diocesano precisandone natura, mezzi e fine. Non abbiamo mai voluto lavorare da soli ma abbiamo cercato il coinvolgimento e le competenze di quanti a livello di enti, istituzioni potevano aiutarci a conoscere i problemi della comunità Pistoiese e ad avviare insieme idonee soluzioni. Particolare attenzione è stata rivolta alla nascita delle Caritas parrocchiali e alla formazione degli operatori. Momento forte è stata per noi la partecipazione del Convegno Nazionale tenuto a Roma nel 1976 dove Monsignor Nervo tenne una magistrale e “sconvolgente” lezione sul tema della promozione umana e della nuova evangelizzazione. Abbiamo avuto in seguito la possibilità di avere con noi a Pistoia lo stesso Monsignor Nervo, Luciano Tavazza e altre persone che ci hanno aiutato a


spingere oltre lo sguardo e a formarci mente e cuore nuovi. Gli anni in cui sono stata responsabile della Caritas diocesana sono stati segnati da due eventi che hanno richiesto molto impegno: il terremoto dell’Irpinia e quello del Friuli. Gli obiettori di coscienza già, in servizio alla Caritas, sono stati presenti nei luoghi del disastro con grande disponibilità verso tutti. Ripensando a quegli anni affiorano in modo particolare i volti delle persone con cui ho fatto esperienza di una ricchissima collaborazione: la Lea, figura discreta ma insostituibile, suor Celina e Umberto Arcangeli già in paradiso. Anni di comunione, di voglia di spalancare finestre al vento sempre nuovo dello Spirito. Grazie ancora a Monsignor Longo Dorni sulla cui tomba vado ancora a pregare perché mi aiuti a cogliere i segni dei tempi. Grazie a Monsignor Frosini che di quei tempi di grandi desideri fu l’anima. Grazie soprattutto ai poveri con cui ho camminato perché con la loro povertà mi hanno arricchita.

Tito Caselli Direttore dall’ottobre del 1982 al settembre del 1994 Una riflessione sulla Caritas mi suggerisce di guardare soprattutto al futuro, tralasciando il passato che è sempre tentazione di espressioni retoriche.


Vedo la Caritas soprattutto come un segnale importante per i credenti e non perché pensino alle emergenze a tutto campo. Gli immigrati innanzi tutto, verso i quali San Martino de Porres fa tantissimo e in modo apprezzabile. Poi le persone con problemi di dipendenza, una delle più grandi piaghe della nostra attuale società, purché non ci si limiti a valutazioni moralistiche o pietistiche, ma si creino vicinanze di relazione e di sollecitazione a chi può e deve operare per un cambiamento. Le persone con carenza di affetto perché sappiano che ci sono "altri" disponibili al dialogo e al sostegno. La dipendenza più grave oggi è quella narcisistica, cioè la dipendenze dal proprio io che si ritiene onnipotente. In questi settori la Caritas può fare tanto con i suoi volontari perché siano di stimolo a tanti che possono dare tempo e relazione disinteressata ma convinta e politicamente innovativa.

Don Giordano Favillini Assistente dall’ottobre del 1993 all’ottobre del 1994 “La mia missione di prete è iniziata con la Caritas, un noviziato che ha marcato la mia vita”

! Ho conosciuto la Caritas quando ero seminarista, siamo nel 1975 , in quel tempo iniziai a svolgere come volontario un’attività di accoglienza nel neonato ufficio che si trovava dove oggi c’è l’Unitalsi.


Nel 1977 fui ordinato diacono e nell’autunno fui nominato vice direttore (servizio che ho svolto , fino al 1993) insieme a suor Delfina che era direttrice Caritas, il nostro lavoro consisteva nel far sviluppare la realtà della Caritas, di comprenderne bene l’ispirazione e mettere bene le radici. L’operazione più grossa fu quella di far entrare l’idea che era finito il tempo dell’assistenzialismo e iniziava il tempo in cui l’espressione della Carità era la manifestazione dell’Amore della comunità cristiana per gli ultimi, che nasce dal suo incontro con Dio. La Caritas doveva promuovere la cultura della promozione umana e sociale dei poveri, della solidarietà, della denuncia delle ingiustizie e della sensibilizzazione dei politici affinché rimuovessero le cause dell’emarginazione e dell’esclusione dei più poveri dall’istruzione ,da una non adeguata retribuzione del lavoro , per acquisire una dimensione dignitosa di vita. Fino a quel tempo le Diocesi aiutavano i più svantaggiati attraverso l’O. D. A, ( Opera Diocesana Assistenza) che aveva fini solo assistenziali ,con la spinta rinnovatrice del Concilio Vaticano II nasce la Caritas Internazionalis e le Caritas Diocesane. Questa nuova realtà è chiamata ad esprimere la sollecitudine della Chiesa per i più poveri ed emarginati, attraverso un itinerario pedagogico realizzato insieme alla Catechesi e alla Liturgia, non solo erogando aiuti ma creando coscienze sveglie attraverso la fede, capaci di operare con le realtà istituzionali di un territorio per rimuovere ciò che produce la miseria e tutte le forme di disagio umano e sociale. Dunque sensibilizzazione e


creazione di “ risposte segno” per educare sia la Comunità Ecclesiale che quella Civile. Queste “risposte segno” dovevano essere anche forme di evangelizzazione nonché espressione di solidarietà. Negli anni 70 fare tutto questo era assai difficile perché si veniva etichettati come gente di sinistra e non sempre ben accolti nelle Parrocchie e nei gruppi cattolici. Le indicazioni che ricevevamo dalla Caritas nazionale erano su questa linea, così pure i contributi dei vari convegni e corsi a livello nazionale ,ma quando poi si dovevano tradurre nelle nostre realtà era veramente faticoso, per questo motivo e altri con grandi difficoltà nascevano le Caritas Parrocchiali ,che adesso dopo tanta sensibilizzazione sono presenti in quasi tutte le Parrocchie. Sono stato vice direttore anche successivamente con il Dott.Tito Caselli, con il quale c’è sempre stata un’ottima intesa e una bella convergenza di idee. In questo periodo oltre l’organizzazione degli aiuti ,l’impegno più grosso è stato la creazione di “risposte segno” per smuovere ed educare le Comunità Parrocchiali a prendere coscienza del problema dell’emarginazione (oggi si parla di fasce deboli) e a trovare dei percorsi per aiutare molte persone a uscire da queste situazioni di disagio e ridare non solo benessere ma anche dignità. La risposta segno non aveva la presunzione di essere risolutiva dei vari problemi,, poiché non avevamo neanche i mezzi , ma affermare la possibilità che a tutti i problemi c’è una soluzione ,che anche le situazioni più difficili si possono affrontare e in parte risolvere. Si iniziò con il sostenere la


nascita del CEIS (Centro Italiano di Solidarietà) per il problema della tossicodipendenza, prima realizzazione in questo campo a Pistoia. La nascita di Casa di Mamre per l’accoglienza di minori in difficoltà o in stato di abbandono . Il Centro di Accoglienza “Giorgio la Pira” in via dell’Amorino, come luogo di ascolto e erogazione di un aiuto immediato. Un Doposcuola al Campo nomadi per permettere ai bambini rom di poter frequentare la scuola dell’obbligo. Il Pozzo di Giacobbe a Quarrata, come centro di accoglienza e di sostegno sia per le fasce deboli e i minori in difficoltà. Un embrione di mensa all’interni del Centro di Monteoliveto per le persone in difficoltà poi trasferito presso la Parrocchia di S.Vitale e infine al Tempio. In quel tempo la Caritas si prodigò per l a n a s c i t a d e l T E I S D e d e l l ’ AV O , l a p r i m a un’Associazione per aiutare gli anziani a domicilio promossa da don Sabatino Bertini, la seconda per l’assistenza ai malati in ospedale patrocinata dal Dott.Cresti. In quel tempo fu ideato un centro di aiuto per gli stranieri che già iniziavano ad arrivare anche a Pistoia che poi si concretizzò nel Centro S.Martino de Porres. Come si vede queste “risposte segno” abbracciavano i vari campi del disagio e delle persone meno tutelate, tutto questo aveva come punto forza il volontariato. Mi ricordo che abbiamo lavorato molto per promuovere il Volontariato, attraverso incontri nelle zone Pastorali, e in Diocesi , diverse volte l’allora direttore nazionale Caritas Mons.Pasini è stato a Pistoia per promuovere questa nuova dimensione della carità. Mi ricordo che si insisteva molto sul concetto che l’opera del volontario deve essere


libera e gratuita sostenuta dalla fede e dalla preghiera per essere opera di liberazione dalla esclusione e crescita personale e comunitaria sia di chi esercita il servizio e sia di chi lo riceve, in questo modo si riuscì a coinvolgere molto persone come volontari nei vari centri. Negli anni in cui ero vice nella Caritas mi sono prodigato con grande impegno nel promuovere il Servizio Civile degli obiettori di coscienza, è stata un’opera veramente pionieristica, credo che la Caritas di Pistoia sia stata la prima in Toscana ad avere obiettori in servizio. Anche per questo settore si sono dovuti affrontare inizialmente incomprensioni e resistenze notevoli, l’obiettore era considerato un disertore sovversivo , c’è voluto del tempo e della pazienza per far entrare la visione cristiana che si può servire la patria aiutando gli ultimi e non necessariamente imparando ad usare le armi nell’esercito; la vera patria da difendere sono i più poveri, gli emarginati ,i malati. Il Servizio Civile nella Caritas di Pistoia è iniziato nel 1979 dopo 5 anni dall’approvazione della Legge ,nei primi anni furono pochi i giovani obiettori ma attraverso la sensibilizzazione ai valori della pace, del servizio e della solidarietà il numero aumentò e i vari centri promossi dalla Caritas potevano contare sulla presenza degli obiettori che spesso ne permettevano il funzionamento e davano continuità al servizio tenendo conto della poca disponibilità economica di questi centri . Nella Caritas il Servizio Civile era considerato un tempo forte di noviziato alla vita, scuola di valori e tempo di crescita per scoprire la propria dimensione vocazionale, molti giovani sono passati dai centri e per molti di loro è


stato un tempo propizio di nuove scoperte, di conoscenza del mondo dei più poveri e di crescita che ha segnato le scelte successive della loro vita. Anche per me questi 17 anni trascorsi in servizio presso la Caritas sono stati una grande scuola di vita che hanno influenzato la mia vita non solo di uomo ma anche di prete,mi hanno messo a contatto quotidianamente con il disagio sociale e di conseguenza esistenziale di tante persone di tutte le età, spesso casi limite abbandonati a se stessi dove nessuno era intervenuto e il prendersi carico di certe situazioni e vedere che con l’aiuto e con la collaborazioni di tanti volontari le cose cambiavano non tanto per la bontà delle strategie ma per la costanza dell’amore e dell’interesse per i poveri. Posso dire che ho imparato ad accogliere quella umanità difficile che per la mia sensibilità ho sempre avuto difficoltà ad avvicinare ,mi sono sempre piaciute le cose belle ed esteticamente armoniose e il Signore ha voluto che per tanti anni fossi immerso a contatto con quel mondo del disagio e del disordine che non avrei mai voluto conoscere e questo in modo particolare nel tempo che ho vissuto a Casa Mamre. Dopo questo “noviziato” continuo questa accoglienza ,come prete, non solo al disagio sociale ma anche a quello spirituale ed esistenziale di tante persone che non rientrano nella casistica sociologica degli ultimi, ma che in realtà lo sono in questa nostra società sempre più povera di Gesù Cristo che rende le persone povere di speranza. Io credo che l’opera della Caritas debba consistere molto nella promozione di risposte segno per le nuove povertà


attraverso forme di testimonianza di vita unita a una strategia di servizio, dunque non solo organizzazione ma anche profezia che nasce dall’ascolto della Parola e dalla comunione con il Signore attraverso un itinerario di fede molto chiaro. Gesù è il primo povero da accogliere, accogliendo Lui e con Lui si potrà davvero accogliere, comprendere ,sostenere e accompagnare tutti quei poveri “ che la quotidianità mette sul nostro cammino e sul cammino delle nostre comunità cristiane.

Don Patrizio Fabbri Direttore dal settembre del 1994 all’agosto del 1998 Ricordare la Caritas negli anni 82-92 significa per me fare memoria di un decennio fra i più intensi e straordinari della mia vita. In quegli anni col servizio civile ho fatto esperienza di un mondo a me sconosciuto quello della povertà: uomini, donne, famiglie, minori che vivevano nel cosiddetto mondo dell’emarginazione. Ho avuto modo di incontrarli non tanto a livello di contatti formali o istituzionali ma condividendo con loro gioie, dolori, speranze, fallimenti, rabbia, desiderio di rinascita, ecc. L’esperienza di vita comune a Casa di Mamre ha rappresentato uno dei periodi più belli della mia vita: condivisione, partecipazione, volontariato, movimenti pacifisti, ecumenismo di Taizè, preghiera comunitaria: quella Casa, rappresentava a Pistoia un punto di


riferimento per tanti giovani in ricerca di un cammino di fede e di impegno nel volontariato. Proprio in quegli anni è maturata in me la scelta del sacerdozio. “Dai poveri si impara” era uno slogan della Caritas Italiana di quegli anni e posso testimoniare che dai poveri ho imparato a capire che il Signore mi chiamava a donare la mia vita non soltanto per qualche anno ma per sempre. I poveri, le loro difficoltà, le loro aspirazioni sono diventati una scuola di vita per imparare quanto fosse grande in loro il bisogno di relazioni interpersonali autentiche e quanto desiderio avessero nel loro cuore di incontrare persone capaci di amare gratuitamente. I poveri con le loro ferite e contraddizioni sono diventati per me dei veri e propri “educatori” per capire a poco a poco che prendersi cura dell’altro significa vedere in quel volto, il volto sfigurato di Cristo che “non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi”(Is 53,2). Quando sono stato ordinato presbitero il Vescovo Simone Scatizzi, che ringrazio per aver avuto tanta pazienza con me nell’accompagnarmi nel mio tormentato cammino vocazionale, mi chiese di svolgere il compito di Direttore della Caritas Diocesana che ho ricoperto per tre anni fino a quando fui nominato parroco di due parrocchie. Il servizio civile, la vita di condivisone in comunità di accoglienza, la formazione per far crescere comunità parrocchiali attente alle vecchie e nuove povertà sono stati i punti fermi di questi 10 anni vissuti nell’orbita Caritas. Tutte queste cose sono un tesoro prezioso da custodire nel mio cuore per rimanere fedele alla


chiamata ricevuta che “mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio”. Suor Francesca Musumeci Direttrice dal settembre del 1998 al giugno del 2006 Quarant’anni di storia sono quarant’anni di cammino, di impegno e di vita e quando la vita è condivisa cresce e si moltiplica con frutti di Bene per tutti. Ho avuto la grazia di fare un pezzo di strada con Caritas Pistoia; anni ricchi e fecondi che ricorderò sempre per la passione, l’entusiasmo, il lavoro con tante persone meravigliose, il rischio del nuovo e la fiducia, insieme a fatiche e a volte delusioni. Ed è proprio la strada, il cammino e il viaggio la metafora che meglio esprime quanto insieme abbiamo vissuto e condiviso. Due grandi passioni hanno legato molti di noi in quegli anni tanto intensi; passioni che, per strade diverse, ci accompagnano e accomunano ancora oggi e forse ancora con maggior forza perché è cresciuta la nostra esperienza e la nostra riflessione e ci ritroviamo un po’ più maturi. •! Prima passione la Chiesa, con l’idea di una Chiesa che cresce dal basso. Abbiamo creduto, lavorato e sofferto per una Chiesa che cresce dal basso, fresca, genuina, non ingessata, fatta di uomini e donne che credono al Vangelo di Gesù, che desiderano riappropriarsi della propria identità, compiti e responsabilità. Uomini e donne che intraprendono cammini comunitari fatti di impegno concreto, attivo e


propositivo, vissuto con umiltà e spirito di servizio, mai con arroganza. Uomini e donne che sanno incrociare e “vedere” i volti e le storie di quanti incontrano sul proprio cammino, perché hanno imparato ad ascoltare la vita. •! Poi l’altra grande passione vissuta in maniera molto concreta e che tocca la vita di tanti di noi: i Poveri. La scelta, la vicinanza e la condivisione con i poveri; le “opere segno”, che da sempre hanno caratterizzato la Chiesa pistoiese. Tanti modi per accorgersi, vedere, accogliere e accompagnare chi si trova in difficoltà verso un vivere più dignitoso. Il riscatto dei poveri come segno di autenticità e credibilità per la Chiesa e gesto di vera umanità. Il dialogo e il confronto con il Territorio e con le Istituzioni per una ricerca condivisa nel dare risposte ai bisogni emergenti. Oggi siamo dentro una crisi che sembra segnare una via di non ritorno. Meccanismi perversi che scrivono pagine di storia dolorosa e tempi, come questi, che molti non esitano definire “cattivi” perché ingabbiano e mortificano necessità, sogni e desideri insieme alla capacità di bene insita in ogni persona. Tempi in cui il sistema economico e sociale in atto deruba gli esseri umani dei diritti fondamentali come il lavoro, la casa, la possibilità di avere accanto i propri familiari e il calore delle relazioni… “e torna a vivere Caino”, come ha più volte detto Papa Francesco.


Eppure la Caritas Italiana e nelle Diocesi, ha visto già da parecchi anni il pericoloso crinale su cui ci si stava incamminando. Ha visto, ha gridato e ha denunciato, in vari modi, anche con la pubblicazione annuale del Dossier sulle Povertà e con l’Osservatorio delle Povertà. La Chiesa dei Poveri, quella che cresce dal basso, ha visto perché ha ascoltato. In tempi cosi duri vogliamo e possiamo ancora sperare i “tempi buoni” a partire da quell’incontro quotidiano tra persone che non hanno rinunciato alla possibilità di una vita più umana e dignitosa e ad una ricca e fraterna convivenza di popoli. In tempi cosi difficili possiamo dire che siamo ancora salvi, siamo ancora sani se, come dice Bonhoeffer, “l’astio e l’amarezza non ci hanno preso il cuore”. Sentimenti più che legittimi, solo non lasciamo che ci prendano e portino via il cuore. Lasciamo che lo attraversino come segno dell’umano soffrire, e in questo passaggio si possa generare compassione. Si, compassione – patire con l’altro – comprendere (prendere dentro di noi) e sentire, come se fosse il nostro, il dolore degli altri fino a sentirne il graffio, la voragine che questo dolore scava, il senso di paura e impotenza, di inutilità e nullità che pesa su quelle vite. Diventare compagni di strada gli uni degli altri. Provare ancora la gioia dell’ascolto e dell’accoglienza reciproca, di gesti di cura e tenerezza, della ricerca del bene comune. Che cosa può ancora salvare il mondo? La bellezza che traspare dai tanti gesti di cura e dalle innumerevoli


iniziative di condivisione e solidarietà. La bellezza disegnata sui volti capaci di guardare non con disprezzo, ma con tenerezza altri volti. La capacità di scelte mature e responsabili, anche qui dal basso.

Tebro Sottili Vice direttore dal settembre 1998 al giugno 2006 Durante il percorso ormai quarantennale della Caritas diocesana di Pistoia, ho avuto anch'io l'occasione di vivere momenti particolarmente significativi fin dal suo nascere, prima come un semplice operatore di un volontariato sociale ispirato dalla Carità, fondamento del vivere cristiano, poi come responsabile di una istituzione fortemente caratterizzata dall'Ideale cristiano come pedagogia di appoggio e sostentamento nell'ambito della devianza giovanile fondato negli anni della rinascita della seconda guerra mondiale. Gli entusiasmi di rinnovamento suscitati dal Concilio Vaticano secondo, spingevano verso una rilettura del “Vangelo della Carità” alla luce anche degli incalzanti avvenimenti emergenti in una società in sviluppo guidati da ideali consumistici ed edonistici producenti squilibri culturali, sociali ed economici che imponevano un modo nuovo di incarnare la carità cristiana. Papa Paolo VI raccolse nel 1971 questo bisogno e ideò la “Caritas” e la CEI la attuò nella Chiesa italiana. Non fu facile uscire dagli schemi tradizionali ed afferrare subito il “Carisma” nuovo e dirompente che riproponeva la carità come fondamento


del vivere cristiano. Il cammino pedagogico del cambiamento è sempre lento e lungo, specialmente quando tocca il modo di vivere di ciascuno. ! Io arrivai alla Caritas diocesana attraverso la Consulta delle opere caritative e assistenziali che la Diocesi aveva voluto come coordinamento del vasto mondo associativo presente in Diocesi e come braccio operativo dell'azione propedeutica e pastorale della Caritas. La Consulta arrivò ad aggregare oltre 50 associazioni fra vecchie e nuove, alcune di emanazione ecclesiale, altre fiancheggiatrici o vicine agli ideali propedeutici e sociali della Caritas. Gli scopi: promuovere il volontariato e la collaborazione fra associazioni, stimolare e sensibilizzare gli organismi pubblici verso politiche rivolte agli ultimi, organizzare interventi di emergenza in Italia e all'estero, educare alla pace ed al servizio, promuovere l'obiezione di coscienza, ecc. Era il periodo dei momenti forti nel panorama dei cambiamenti del sistema assistenziale nazionale. Insieme al riconoscimento del volontariato nascono le ONLUS (1998) e le Cooperative Sociali appena un anno dopo. Insieme all'azione primaria dell'approfondimento pastorale della Carità , c'era da promuovere tutto un mondo ricco di sensibilità , ma povero di risorse organizzative, di coordinamento, di intervento politicosociale, di chiarezza di obiettivi. Il tema principale della Caritas era la testimonianza, azione lega al vissuto di ciascuno che andava veicolato in tutto il tessuto ecclesiale, spesso sordo a richiami capaci di mettere in


discussione un “modus vivendi” di tranquilla e comoda vita. ! Mi si chiede un ricordo. Non ho mai avuto investiture di vertice escluso momenti di supplenza per particolari situazioni contingenti: un Direttore chiamato ad altri e più numerosi incarichi e oberato di lavoro; un periodo di “vacatio” nell'attesa dell'arrivo di un nuovo Direttore e della nuova sua sostituzione. Diversi i momenti che più mi hanno impegnato insieme alla Commissione diocesana Caritas. La guerra nei Balcani con la gestione di quasi mille adozioni a distanza di famiglie bisognose della Diocesi di Krusevac; il terremoto in Umbria e nelle Marche con l'adozione insieme alla Diocesi di Prato e di Firenze della zona di Verchiano in Umbria, con la costruzione del primo grande prefabbricato polivalente e funzionante come Chiesa e luogo di aggregazione sociale; la gestione ed il trasferimento nella nuova sede rinnovata della Mensa dei poveri; l'azione formativa degli Obiettori di coscienza, con e per la loro fresca testimonianza d'impegno e di voglia di cambiamento sia a livello sociale che ecclesiale. ! La mia è stata una testimonianza di servizio e di supplenza, ricevendo in cambio una occasione centuplicata di crescita spirituale e di testimonianza operativa a partire da tanti validi direttori che si sono succeduti alla guida della Caritas pistoiese, ma soprattutto, di tanti anonimi “servitori”, giovani e meno giovani che hanno fattivamente fatto progredire questo fondamentale e rinnovato servizio spirituale e sociale utile alla società e fondamentale per la Chiesa.


Marcello Supressa Direttore dal luglio del 2006 Don Paolo Tofani! Vice direttore dal luglio del 2006

“Al di sopra dell’aspetto puramente materiale della vostra attività, deve emergere la sua prevalente funzione pedagogica” Paolo VI (1972) «La Caritas Italiana è l’organismo pastorale costituito dalla Conferenza Episcopale Italiana al fine di promuovere, anche in collaborazione con altri organismi, la testimonianza della carità della comunità ecclesiale italiana, in forme consone ai tempi e ai bisogni, in vista dello sviluppo integrale dell’uomo, della giustizia sociale e della pace, con particolare attenzione agli ultimi e con prevalente funzione pedagogica» (Statuto di Caritas Italiana, art. 1) Arrivati ad una tappa importante come il 40° crediamo di dover affermare di nuovo i punti fondanti dell’essere Caritas soprattutto in questo momento difficile della nostra comunità pistoiese. Caritas qui e ora.


Caritas è un organismo pastorale. La parola organismo ha un significato intrinseco che esprime organicità, dinamicità, vitalità; non fa riferimento ad una realtà statica, qualcosa di determinato e fissato una volta per sempre, né ad una parte, ma ad un organismo, cioè ad un insieme di più e variegate parti. Caritas quindi è una realtà in divenire, si muove ed interagisce nel tempo con la storia degli uomini e delle donne. Paolo VI ha voluto un'organizzazione che rispondesse «in forme consone ai tempi e ai bisogni» per costruire una carità che comincia da se stessi, dalle comunità, non solo per dare, ma per accompagnare il cammino di chi fa più fatica a sentirsi accolto, compreso ed accompagnato dalla comunità stessa. La Caritas ha una prevalente funzione pedagogica ed educativa per «promuovere l’animazione del senso della carità verso le persone e le comunità». Il termine “pastorale” rimanda a quella ricaduta di coscienza, di formazione e di responsabilità delle stesse comunità cristiane. La Caritas è chiamata a condurre le comunità all’assunzione consapevole e responsabile dell’esercizio e della testimonianza della carità. Il vero ed insostituibile soggetto della carità evangelica è la comunità cristiana, chiamata ad una profonda trasformazione di mentalità e di approccio ai temi ed alle prassi della carità, in forme solidali, organizzate e profetiche.


Le problematicità vecchie e nuove mandano facilmente in confusione poiché si è costantemente chiamati a conoscere, ascoltare, valutare e discernere ciò che accade per costruire ed orientare delle operatività. Custos quid de nocte? La Caritas è chiamata a risvegliare l'attenzione sui molteplici bisogni costantemente in crescita, sul fatto che abbiamo vissuto al disopra delle nostre possibilità, sulla ricchezza di pochi a scapito dei molti più poveri, sullo smantellamento delle politiche sociali, sul crescere della cultura dell’esclusione e dello scarto, come ci ricorda Papa Francesco, sulla corrosione progressiva del Concilio, sulla sua memoria e sulle sue indicazioni. Questa notte della nostra storia finirà e noi dobbiamo rimanere vigili. Quindi allora quale carità e quale Caritas per il nostro tempo? Una carità e una Caritas libera e una carità e una Caritas che libera, perché «Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli» (Mt5,16). Caritas, con la sua azione quotidiana e costante, apre strade nuove, promuove fraternità, collaborazione, responsabilità, partecipazione, giustizia, difesa di diritti, cura della vita. La carità deve essere libera e liberante perché persegue lo scopo di liberare l’altro dal bisogno e di ricostruire la


sua umanità ripristinando i diritti fondamentali venuti meno. La carità deve essere generativa, feconda per le persone che la ricevono. La carità deve liberare la Chiesa da facili tatticismi e da silenzi. La funzione prevalentemente pedagogica è la spina dorsale che ci deve sostenere in questo nostro “stare” nelle povertà della gente. Per questo, affermazioni come: “ educazione alla carità”, “animazione della comunità e del territorio”, “ricaduta pastorale di ogni attività”, “opere segno”, “conoscenza cura e tessitura in rete delle opere”, “promozione e accompagnamento pastorale”, “partecipazione”, “cittadinanza”, non devono essere semplici parole, ma un vero e concreto agire progettuale. In realtà si fatica a fermarsi, a valutare, a costruire un agire progettuale. Sembra di perdere tempo a fermarsi! Quando invece più che fare è importante dare un senso, una direzione, una prospettiva alla pur esigente e doverosa necessità di fare. A chi il dovere di avere uno sguardo ampio sulla realtà e sulla Chiesa, abitare i luoghi di confine, aprire strade inusitate, attuare quella che Paolo VI chiamava la civiltà dell’amore, fondare la carità sulla fraternità e non tanto sulla pura erogazione di servizi e risposte?


Chi ha il compito di far sentire, dentro le comunità cristiane, che la Chiesa è per il mondo ed è per gli uomini? che la Chiesa è se stessa nella misura in cui si approssima ai luoghi, ai volti, alle storie, ai mondi della povertà? Chi ha il compito di assumere posizione profetica nella Chiesa perché si senta forte, nella società, la voce della carità? Il povero non è solo colui che è da vestire e da assistere. Occorre stare attenti a non far entrare nelle nostre comunità gli atteggiamenti di una Chiesa assistenzialista. Dobbiamo chiederci: che cosa ci sta dicendo il povero con le sue problematicità, con le sue fragilità e debolezze? Che cosa dice alla vita della comunità? Che cosa vuol dire imparare dai poveri? E' importante che la comunità incontri, ascolti, sostenga e aiuti i poveri, ma soprattutto che questa si lasci interrogare e mettere in discussione. Dobbiamo trovare la capacità di cambiare gli stili pastorali. Qui nasce la verità di una Chiesa povera, capace di essere contemporaneamente Marta e Maria, come stile della propria sequela al suo Signore. Gli stili pastorali devono nascere da un farsi povero fra i poveri e aiutare così gli stili di vita che non possono solo riguardare la Caritas e gli operatori Caritas ma devono coinvolgere tutte le comunità parrocchiali e tutte le ministerialità parrocchiali. Devono cioè farsi annuncio di evangelizzazione nella catechesi; devono farsi segno e celebrazione nella


liturgia; devono indirizzare i bilanci parrocchiali; devono far crescere nella sensibilità di autentico servizio le pastorali giovanili. Tutta la comunità ecclesiale dal più piccolo dei servizi ai più significativi, deve farsi interpellare dalle povertà, dalle drammatiche situazioni sociali, dalla crescente disoccupazione, dai drammi delle solitudini familiari, perché solo così si darà significato completo al testo di Isaia che Gesù volle leggere nella sinagoga di Nazaret: “ Lo spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi, e predicare un anno di grazia del Signore.” (Isaia 61,1-2). È il passaggio dalla Caritas come uno dei servizi ecclesiali alla testimonianza della carità di tutta la Chiesa, a dare sequela al famoso testo di Paolo VI prima citato, che ancora ha molto da farsi recepire e diventare testimonianza nella vita della nostra Chiesa Diocesana di Pistoia.


Capitolo 2 I dati della rete diocesana dei Centri d’Ascolto

Premessa Questo capitolo si suddivide in due parti: nella prima riporteremo brevemente i dati riferiti all’intero anno 2012, nella seconda analizzeremo nel dettaglio il confronto tra i dati dei semestri dal 2009 al 2013. Ricordiamo che i dati di questo dossier sono stati raccolti dai centri operativi della rete diocesana dei Centri d’Ascolto, che fa riferimento al progetto di rete Caritas regionale denominato Mirod che attualmente comprende: il Centro d’Ascolto diocesano di Pistoia, lo Spaccio della Solidarietà della Misericordia di Pistoia, il Volontariato Vincenziano di Pistoia centro, il Centro d’Ascolto zonale S. Maria Assunta di Quarrata, il Centro d’Ascolto zonale Don Tonino Bello di Agliana, il Centro d’Ascolto parrocchiale di Oste, il Centro d’Ascolto zonale del Montalbano meridionale situato a Poggio a Caiano e Carmignano ed il Centro d’Ascolto zonale di Lamporecchio.


I principali dati del 2012 Nel 2012 le persone ascoltate nei 7 Centri d’Ascolto della Diocesi di Pistoia sono state 1885, un valore in leggero aumento rispetto agli anni precedenti, 2010 e 2011 (rispettivamente 1693 e 1737), ma con aumento di oltre il 40% rispetto al 2008. A livello zonale le persone ascoltate sono state: 212 nella zona Agliana–Oste, 215 nella zona del Montalbano (che comprende i Centri d’Ascolto di Quarrata e Poggio a Caiano) e 1458 nella zona di Pistoia. Quando parliamo di persone ascoltate intendiamo la singola persona presentatasi per la prima volta al centro d’ascolto, ma considerando che oltre il 70% vive in nucleo familiare, il numero delle persone coinvolte nella presa in carico è considerevolmente maggiore. Se riflettiamo, inoltre, che le persone hanno dichiarato di avere 2652 figli, di cui 2019 a carico della famiglia ed a queste aggiungiamo il numero dei conviventi giungiamo ad almeno 5033 persone; stima certamente per difetto del numero complessivo delle persone coinvolte. Il 54% della persone ascoltate è di provenienza straniera, mentre il 46% sono italiani, questi ultimi in aumento rispetto al 2010 ed al 2011, rispettivamente il 43% ed il 44,7%. La presenza di italiani nei Centri d’Ascolto ha avuto un incremento notevole tra il 2008 ed il 2009,


passando dal 28% al 43% per poi continuare ad aumentare negli anni successivi. Per quanto riguarda gli stranieri le maggiori presenze, per paesi di provenienza, riguardano per il 29,3% l’Albania, il 25,7% il Marocco, il 17% la Romania, e per l’8,8% la Nigeria, mentre i cittadini comunitari sono il 24,8 %. Di queste persone il 45,8% sono in Italia da 5 o più anni, il 3,3% da meno di un anno e ,confermandosi la tendenza degli anni precedenti, il 19,7% sono persone senza permesso di soggiorno. Per quanto riguarda la rilevazione sulle persone di provenienza straniera emerge l’aumento percentuale sul totale della presenza di cittadini albanesi nei Centri d’Ascolto; fino al 2011 le rilevazioni non rispecchiavano le percentuali di residenza provinciali, le quali attestavano una percentuale di presenza di cittadini albanesi di gran lunga maggiore rispetto alle altre; nel 2011 il 38,9% della popolazione straniera era albanese a fronte di un 8,9% di cittadini marocchini (dati ISTAT al1° gennaio 2011). Nel 2012 si rileva, infatti, una diminuzione del cittadini marocchini ed un aumento dei cittadini albanesi.

Il 40,6% delle persone ascoltate è di sesso maschile a fronte del 59,4% di sesso femminile.


L’età media delle persone è 42 anni ed il 53,3% rientra nella fascia di età tra il 25 ed i 45 anni, mentre il 15,7% degli italiani ha più di 65 anni. Il 52,8 % delle persone vive in affitto, il 2,6 % è senza alloggio, il 5,8% si trova in alloggio di fortuna, il 7,4% delle persone ha un’abitazione propria ed il 9,5% abita in case di edilizia popolare, di quest’ultimi 2 su 3 sono italiani. L’11% degli italiani ha un’abitazione di proprietà. Il 25,9% degli stranieri ha un titolo di studio equivalente al diploma o alla licenza media superiore, mentre il 62,1% degli italiani ha un titolo studio non superiore alla licenza media inferiore. La maggior parte delle persone che si rivolgono ai Centri d’Ascolto, il 62,7%, sono disoccupati, di cui il 60,3% degli italiani e il 64,7% degli stranieri, ma solo il 21,2% dichiara di avere problematiche lavorative, valore in diminuzione rispetto agli anni precedenti, 43,8% nel 2010, 46,9% nel 2011. Questo dato, tuttavia, non racconta la diminuzione delle problematiche lavorative, ma piuttosto lo spostamento di attenzione rispetto alle problematiche personali. Il 45,6% delle problematiche sono di tipo economico, che certamente derivano da problematiche lavorative, ma se fino a qualche anno fa le persone dichiaravano di essere disoccupate, in cerca di occupazione, oggi la concentrazione dell’attenzione verte sulle quotidiane ed emergenti problematiche economiche


con una sostanziale sfiducia circa la possibilità di entrare o rientrare nel mondo del lavoro. Il restante, circa il 40%, sono persone occupate o pensionate che tuttavia si rivolgono ai Centri d’Ascolto; questo valore rileva la situazione di quelle persone che pur lavorando o percependo una pensione non riescono a garantire a se stessi ed alle proprie famiglie di mantenersi al di fuori della soglia di povertà. Le richieste delle persone ascoltate, in relazione a quanto detto sopra, sono per il 50,1% per beni e servizi materiali, il 23,6% relative a sussidi economici, mentre il 18% sono richieste di lavoro ed il 5,3% sono richieste di accompagnamento e orientamentoQuest’ultimo dato è certamente in aumento rispetto al 2 0 11 , s o l o l ’ 1 % d e l l e p e r s o n e r i c h i e d e v a n o accompagnamento e orientamento, ed è dovuto al rafforzamento della rete dei servizi Caritas ed al suo arricchimento tramite progetti specifici.


Dati a confronto: i primi semestri dal 2009 al 2013 Dal primo semestre del 2009 assistiamo ad un costante aumento delle presenze nei nostri Centri d'Ascolto, fatta eccezione solo tra il 2010 ed il 2011, dove le presenze sono rimaste sostanzialmente stabili. Le persone ascoltate nei centri diocesani nel primo semestre 2013 ammontano a 1630. Si rileva un aumento delle presenze del 13,6% rispetto al primo semestre del 2012, una crescita stabile se si considera che l'incremento delle presenze nel primo semestre 2012 fu del 14,4% rispetto all'anno precedente.

persone ascoltate 1630 1256

1254

IS 2010

IS 2011

1434

1055

IS 2009

IS 2012

IS 2013

Nella tabella che segue possiamo vedere, nel dettaglio, la distribuzione delle persone ascoltate nei centri della


rete diocesana nelle tre macro-aree in cui abbiamo diviso la Diocesi di Pistoia. Ricordiamo che questo dato non tiene conto di tutte quelle realtà parrocchiali e associative che pur portando avanti un lavoro di ascolto e accompagnamento, in collaborazione con Caritas Diocesana, non prendono parte nella rilevazione informatica. Solo alcune delle parrocchie della città partecipano indirettamente alla rilevazione di questi dati. I ¾ delle persone ascoltate si rivolgono ai centri della città di Pistoia, dato in leggero ma costante aumento negli ultimi 5 anni. Tra i centri operativi che prendono parte alla rilevazione segnaliamo l'inizio dell'attività di ascolto e raccolta dati da parte del neonato Centro d'Ascolto di Lamporecchio, inserito nell'area che in tabella è chiamata Montalbano. Questo giustifica in parte l'incremento delle persone ascoltate per la suddetta area. Incremento che aldilà dell'apertura di questo nuovo centro d'ascolto è ormai in costante aumento dal 2009. Nella zona Agliana-Oste rileviamo un aumento delle presenze dopo un periodo di flessione tra il primo semestre 2010 ed primo semestre 2012.


persone ascoltate per area Pistoia cittĂ Montalbano Agliana-Oste

I sem 2009

I sem 2010

I sem 2011

I sem 2012

I sem 2013

829 100 126 1055

916 120 220 1256

924 131 199 1254

1072 177 185 1434

1200 238 192 1630

Per avere piÚ chiara l'idea della relazione tra i centri diocesani e le persone ascoltate dobbiamo esaminare il grafico che riporta il numero delle visite presso i centri da parte delle stesse. Il numero delle visite, rispetto al precedente anno, subisce una leggera flessione, restando però sostanzialmente costante. Nonostante questa lieve diminuzione comunque la presenza presso i centri Caritas si conferma anche quest'anno assidua e continuativa.

numero di visite

11378

3450

IS 2009

5200

5814

IS 2010

IS 2011

IS 2012

10611

IS 2013

Considerando ,quindi, il numero delle persone ascoltate notiamo che il numero medio di contatti per persona sale


lentamente, ma costantemente dai 3,3 del primo semestre 2009 fino ai 4,6 del primo semestre 2011; assistiamo poi ad forte aumento nel 2012 con una media di contatti di 7,9. Per il 2013 vista la leggera flessione nel numero delle visite e l'incremento delle persone ascoltate, la media dei contatti scende a 6,5 per ogni persona ascoltata. Prendendo in esame il secondo grafico notiamo come il numero di visite per ogni persona sia costantemente aumentato nel corso degli anni. Rispetto al 2009 le persone presentatesi ai nostri centri almeno 6 volte sono pi첫 che raddoppiate. Sottolineiamo, inoltre, che le persone con soltanto una visita presso i centri sono solo il 18,7% del totale, dato in costante diminuzione e praticamente dimezzato rispetto al primo semestre 2009.


numero di visite registrate (%) 49,2

39,0 31,4

46,3

39,3 23,5

26,0 19,5 15,8 IS 2009

16,8

IS 2010

14,6 IS 2011

18,8

18,7

11,6

11,6

IS 2012

IS 2013

1 visita 2 visite 6 visite o piĂš L'ultimo grafico di questa sezione ci mostra come negli ultimi 5 anni le persone con 6 o piĂš contatti presso i nostri centri siano costantemente aumentate, sia tra gli italiani che tra gli stranieri. Registriamo solo una flessione tra gli stranieri rispetto lo scorso anno, che riporta una sostanziale paritĂ tra italiani e stranieri dopo che lo scorso anno questi ultimi avevano nettamente staccato i primi in questa particolare statistica dopo diversi anni. Il numero delle visite sottolinea che le persone si rivolgono ai Centri d'Ascolto non tanto per situazioni


d'emergenza, una tantum, ma piuttosto cercando un punto di riferimento stabile per i bisogni quotidiani.

persone con 6 o piĂš visite per provenienza (%) 52,2 45,4

42,7

47,4 45,0

35,2 29,2 23,3 17,7 14,8

IS 2009

IS 2010

IS 2011

IS 2012

IS 2013

italiani stranieri Il numero delle persone di cittadinanza italiana resta pressochĂŠ costante nell'ultimo quinquennio. Gli italiani infatti erano il 42,4% delle persone ascoltate nel primo semestre 2009, per poi passare al 46% nel primo semestre del 2010, subendo una diminuzione nei primi semestri del 2011 e del 2012, quando hanno raggiunto il 44,8%. Per il primo semestre 2013 la


presenza degli italiani presso i nostri centri è salita nuovamente al 46%. Facciamo notare che questo dato di Caritas Pistoia è in controtendenza, da più anni ormai, con i dati regionali di Caritas Toscana, nei quali fino allo scorso anno si registrava ancora una prevalente presenza da parte degli stranieri, che risultavano essere poco meno del 70% delle persone ascoltate (Dossier 2013 sulle povertà in Toscana). Questa forte e costante presenza di persone italiane, solitamente più ritrose all'idea di rivolgersi alla Caritas, da una parte ci conferma il buon lavoro portato avanti dai nostri operatori e volontari e dall'altra parte, tuttavia, questa forte presenza di persone italiane è ancora una volta sintomo del grande disagio economico-sociale che una sempre maggiore fetta della popolazione sta vivendo e che risulta essere lontana da una risoluzione.


presenza di italiani (%) 42,4

IS 2009

46,0

45,6

44,8

46,0

IS 2010

IS 2011

IS 2012

IS 2013

Il prossimo grafico ci mostra l'evoluzione della presenza straniera presso i nostri centri per quanto riguarda le 4 nazionalitĂ maggiormente rappresentate, in ordine decrescente: albanese, marocchina, romena e nigeriana. La nazionalitĂ con incidenza maggiore torna ad essere, anche se di poco, quella albanese. Notiamo come nel quinquennio preso in esame si assista ad un aumento della presenza albanese tra il primo semestre 2009 ed il primo semestre 2010; presenza che poi resta sostanzialmente costante registrando piccole variazioni in questi ultimi anni. Come detto anche nei report degli scorsi anni rileviamo un ritorno ai nostri centri di chi, tra i componenti della comunitĂ albanese aveva raggiunto una certa stabilitĂ ed indipendenza e che adesso vive di nuovo un stato di disagio socio-economico dovuto alla crisi economica.


Poco inferiore la presenza della nazionalità marocchina rispetto a quella albanese. Presenza che raggiunge il suo apice nel 2011 quando presso i nostri centri 1 straniero su 3 era marocchino. Dato che da allora è in lieve calo e si attesta oggi al 28,8%. Dato però comunque allarmante se si pensa che la comunità marocchina è all'incirca 5 volte numericamente inferiore a quella albanese. La presenza romena che è stata invece in costante diminuzione dal 2009 e ancor prima, registra quest'anno un incremento dopo molti anni. Al contrario la presenza nigeriana in costante e forte aumento fino lo scorso anno, subisce una leggera flessione. Oltre alle citate, nei Centri d'Ascolto sono rappresentate altre 47 nazionalità e tra le più rappresentate ricordiamo Polonia, Moldavia, Serbia e Perù.


provenienza stranieri (%)

30,4 33,0

29,2

30,1

29,3

29,2

25,0 24,0 23,1

28,8

24,9

19,2 15,9

14,8

14,3 9,8

6,9

7,9

8,4

4,6 I S 2009

I S 2010

IS 2011

IS 2012

marocco albania romania nigeria

IS 2013


L'età media delle persone ascoltate presso i nostri Centri d'Ascolto, come possiamo vedere dal grafico rimane sostanzialmente costante sia per gli italiani che per gli stranieri. Gli stranieri sono mediamente molto più giovani degli italiani. Per la priva volta negli ultimi 5 anni l'età media degli stranieri sale fino a 39 anni. Per gli italiani si assiste ad una leggera flessione, per cui l'età media scende da 50 anni nel primo semestre 2012 a 49 anni nel primo semestre del 2013. Nonostante questo lieve calo il dato resta comunque preoccupante e ci conferma il forte disagio delle persone italiane in fasce di età relativamente avanzate.

italiani stranieri età media 50,0

49,0

38,9

38,0

39,0

IS 2011

IS 2012

IS 2013

47,1

47,9

48,5

37,1

38,2

IS 2009

IS 2010

In relazione a questo dato prendiamo in esame il grafico che segue, che ci mostra l'evoluzione della presenza di italiani pensionati presso i Centri d'Ascolto, le percentuali mostrate sono calcolate in relazione al numero di italiani.


Le persone pensionate che si presentano ai nostri centri sono per la quasi totalitĂ italiane. Dopo un forte incremento tra il 2010 ed il 2012 questo dato subisce un leggero calo nel primo semestre 2013.

pensionati italiani (%) 16,0 14,7 12,6

IS 2009

12,3

11,6

IS 2010

IS 2011

IS 2012

IS 2013

Il primo grafico ci mostra come il livello di scolarizzazione medio sia in costante abbassamento. Questo è dovuto all'aumento della presenza di italiani, i quali hanno tendenzialmente un livello di scolarizzazione inferiore agli stranieri. Ogni anno la percentuale di persone aventi un titolo di studio minore o uguale alla licenza media inferiore aumenta sensibilmente, basti ricordare che nel 2008 si attestava poco sopra al 50%. Incrociando i dati relativi all'età degli italiani e del loro livello di scolarizzazione emerge che pur diminuendo l'età media degli italiani non aumenta il livello di scolarizzazione.


persone con al massimo licenza media inferiore (%)

63,3

64,4

IS 2009

IS 2010

70,3

71,5

IS 2011

IS 2012

76,3

IS 2013

Il secondo grafico ci mostra come, invece, gli stranieri mediamente abbiano un livello di scolarizzazione piĂš alto rispetto agli italiani. Questo dato resta sostanzialmente invariato nel corso delle ultime rilevazioni.

stranieri diplomati o laureati (%) 46,7

IS 2009

45,0

IS 2010

36,4

36,6

36,1

IS 2011

IS 2012

IS 2013

Il grafico ci mostra che il 77,6% delle persone vive in nucleo familiare, dato sostanzialmente invariato rispetto allo scorso anno, ma aumentato rispetto al 69,2% del primo semestre del 2009. Il valore, come vediamo dal grafico, è aumentato tra il primo semestre del 2010 ed il


primo semestre del 2011, passando dal 72,6 % al 77,4 % per poi stabilizzarsi negli anni successivi. La percentuale delle persone che vivono in nucleo non familiare diminuisce notevolmente rispetto al 2009, passando dal 12,5% del primo semestre del 2009 al 5,5% del primo semestre del 2013; questo dato non stupisce molto, in quanto dal 2009 ad oggi è aumentata la presenza delle famiglie e la presenza degli italiani. Il dato relativo alle persone abitanti in nucleo non familiare riguarda, infatti, nella maggior parte dei casi persone straniere e persone che vivono presso il datore di lavoro o con amici e parenti, molto spesso persone appena arrivate in Italia che non hanno ancora costruito o ricostruito la propria famiglia. Aumenta, invece, sensibilmente il numero delle persone che vivono da sole tra il primo semestre del 2012, il 16,3%, ed il primo semestre del 2013, il 18,4%, tornando alla percentuale del primo semestre del 2009. Ciò che cambia, tuttavia, rispetto alle persone che vivevano da sole nel 2009 è il fatto che non si parla di persone di passaggio o senza fissa dimora, ma persone che vivono da sole e che giungono ai centri in quanto non riescono a sostenere le spese per la vita quotidiana poichÊ non usufruiscono del sostegno del rete familiare.


tipo di convivenza (%) 69,2 18,3

12,5

72,6 17,9

77,4 17,0

9,5 5,6

IS 2009

IS 2010

IS 2011

77,0 16,3

6,7

IS 2012

76,1 18,4

5,5

IS 2013

nucleo familiare nucleo non familiare da solo/a

Il grafico che segue, relativo alla condizione abitativa, rispecchia quanto affermato sopra e riporta una flessione percentuale, rispetto al primo semestre del 2012, ,delle persone che vivono in condizione precarie o senza fissa dimora, e mentre resta stabile la percentuale di coloro che vivono in affitto, il 61,1 % delle persone, aumenta il numero delle persone che vivono in casa propria, passando dall’8% del primo semestre del 2012 al 9,8% del primo semestre del 2013. Diminuiscono, inoltre, rispetto al primo semestre del 2009, passando dal 13,2% al 8,9% del primo semestre del 2013, la percentuale delle persone che vivono presso amici e familiari.


condizione abitativa (%)

60,1 13,2

63,1

60,6

61,0

11,9 8,6

7,7 7,2

IS 2009

9,2

IS 2010

8,0

7,6

8,9

IS 2011

8,2

10,5

8,0

IS 2012

61,1

8,9

7,0

9,8

IS 2013

aďŹƒtto amici/familiari precario/senza dimora casa propria

Per comprendere il bacino di utenza dei Centri d'Ascolto, come anticipato nella parte relativa ai principali dati del 2012, è necessario prendere in considerazione non le singole persone, ma il nucleo familiare.


Al numero di persone ascoltate, 1630, è necessario, quindi, aggiungere il numero dei figli conviventi e degli eventuali coniugi e conviventi. Nel grafico vediamo che i figli conviventi, per il primo semestre del 2013, sono 1842 e se a questi aggiungiamo conviventi e coniugi stimiamo, certamente per difetto, la presenza di 4387 persone coinvolte. Quando si parla di figli conviventi è fondamentale sottolineare che non si fa riferimento nello specifico a figli minori a carico, ma a figli conviventi anche maggiorenni, anche con il proprio nucleo familiare. La famiglia, dunque, è di gran lunga la piÚ presente ai Centri d'Ascolto.

numero di figli conviventi

1210

IS 2009

1441

1544

1644

IS 2010

IS 2011

IS 2012

1842

IS 2013


stima numero familiari

3204

IS 2009

3910

4173

4433

4387

IS 2010

IS 2011

IS 2012

IS 2013

La disoccupazione è certamente una delle problematiche maggiormente rilevate tra le persone che si rivolgono ai Centri d'Ascolto, nel primo semestre del 2013 il 64% delle persone ascoltate.

disoccupati (%) 66,8

66,6

64,6 61,6

IS 2009

IS 2010

IS 2011

IS 2012

64,0

IS 2013

Tuttavia quello della disoccupazione è un dato difficilmente comprensibile se non comparato ai valori di occupazione, infatti nella nostra rilevazione alla voce condizione professionale non troviamo solamente la distinzione tra disoccupati ed occupati, ma anche altre


categorie, ad esempio casalinghe, persone inabili al lavoro ed altri. Se invece prendiamo la percentuale delle persone che risultano occupate vediamo che solamente 199 delle persone ascoltate risultano occupate nel primo semestre del 2013, il 12,2%. Al fattore disoccupazione, tuttavia, non risulta come problematica principale rilevata il lavoro, un 23% che risulta diminuito nel quinquennio. Questa che potrebbe sembrare un’anomalia è spiegabile a partire dal fatto che le problematiche, direttamente espresse dalla persone o dedotte durante l’ascolto, riguardano i bisogni maggiormente urgenti per le persone; il lavoro, quindi, va in secondo piano rispetto alla ricerca di risposte a bisogni quotidiani e primari. Il lavoro, come problematica, emerge, invece tra le problematiche familiari, le quali aumentano notevolmente nel quinquennio, passando dal 9,4% del primo semestre del 2009 al 17,4% del primo semestre del 2013 e r i s u l t a n o e s s e r e , n e l l o s p e c i fi c o , d o v u t e a l l a disoccupazione del congiunto o altro familiare.


problematiche (%)

31,7

44,4

38,9 26,2

44,0

24,3

45,2

43,6 23,0

22,5

15,8

17,4

5,3

4,9

12,2 9,4 6,9 7,5

IS 2009

8,4

IS 2010

7,2

IS 2011

IS 2012

povertĂ economica occupazione/lavoro abitazione famiglia

IS 2013


Il grafico relativo alle richieste riporta le voci quantitativamente pi첫 rilevanti: beni e servizi materiali, lavoro e sussidi economici. Con beni e servizi materiali intendiamo principalmente le richieste per alimenti, vestiario, prodotti per neonati. Emerge l'aumento, nel quinquennio, delle richieste per beni e servizi e soprattutto per sussidi economici.Le richieste per sussidi economici erano nel primo semestre 2011 appena sopra il 10% del totale delle richieste. Continua invece, la flessione sulle richieste di lavoro.

richieste (%) 46,7

45,7

52,7

30,1

28,1

26,0

10,3

IS 2009

11,8

IS 2010

10,1

IS 2011

53,6

54,2

21,0 13,5

21,2 17,7

IS 2012

beni/servizi materiali lavoro sussidi economici

IS 2013


Capitolo 3 Orientamento Il progetto Orientamento, CEI ottopermille, nasce per rispondere alle esigenze dei Centri d’Ascolto della Diocesi di Pistoia. Negli ultimi anni, ed a fronte della crisi economica, i volontari dei centri hanno manifestato il bisogno di avere un punto di riferimento legale dove trovare consulenza e orientare le persone che molto spesso si trovano in situazioni tali per le quali solamente un legale può progettare azioni efficaci e risolutive delle problematiche. I professionisti coinvolti nel progetto hanno dimostrato e dimostrano sensibilità e competenza rispetto, non solo alle questioni legali, ma anche rispetto all’ascolto nello stile di Caritas e soprattutto sono capaci di accogliere e gestire l’emozioni che accompagnano certi percorsi di vita. In questo senso Orientamento non è semplicemente un sportello legale, ma un centro d’ascolto specializzato, un secondo livello di ascolto e accompagnamento che cerca di sostenere le persone nel ricostruire la loro vita. Come evidenziato in seguito, le pratiche hanno riguardato molteplici problematiche, alcune delle quali davvero peculiari di questo momento storico.


Report settembre 2012 novembre 2013 Avv. Manuela Guzzo Avv. Saura Bardi Il progetto promosso dalla Caritas diocesana di Pistoia ha l'obiettivo di fornire assistenza legale gratuita ai cittadini italiani e agli stranieri che, per ragioni economiche, culturali e/o sociali non siano in grado o meglio non abbiano la possibilità di rivolgersi ad un avvocato. La figura del professionista del diritto, oggi, assume infatti una valenza e un significato diverso da quello tradizionalmente attribuitogli. L'avvocato costituisce non solo e soltanto il professionista che assiste la persona nelle cause civili e penali bensì anche un soggetto qualificato al quale la persona può rivolgersi proprio per “orientarsi”, come ricorda il nome del progetto, nei meandri della burocrazia, nei rapporti con la pubblica amministrazione, rappresentata di volta in volta, da un ente previdenziale, dal comune, dalla polizia municipale etc. L'avvocato inoltre, nella veste assunta all'interno di questo progetto, da' voce ai diritti dei più deboli, siano essi cittadini extracomunitari che ricerchino la regolarizzazione della loro presenza sul territorio nazionale ovvero una giovane coppia di italiani che dopo aver perso il lavoro ha bisogno di rinegoziare il mutuo sulla casa con la banca.


L'avvocato nell'ambito del progetto orientamento riequilibra quindi il rapporto tra le parti in gioco e ridona quindi dignitĂ alle legittime istanze dei piu' deboli che rimarrebbero altrimenti inascoltate. Osservazione della tipologia di utenza Il progetto, nel primo anno di funzionamento, ha registrato un afflusso notevole di utenti, superiore alle aspettative: 71 persone. L'assistenza legale prestata, oltre a consistere nella consulenza legale orale sulle problematiche quotidianamente sottoposte ai legali, ha avuto principalmente ad oggetto: - stranieri in assenza di permesso di soggiorno, per i quali sono stati quindi avviati percorsi di regolarizzazione; - stranieri titolari di permesso di soggiorno che hanno chiesto assistenza per la compilazione del kit postale contenente la domanda di rinnovo del permesso di soggiorno e la selezione della documentazione da allegare e presentare per detto fine; - stranieri che hanno domandato consulenza con riguardo al procedimento di rilascio della ex carta di soggiorno oggi permesso di soggiorno per soggiornanti di lungo periodo; - consulenza in pratiche di rilascio della carta di soggiorno quale familiare di cittadino comunitario; - famiglie alle quali sono stati notificati sfratti per morositĂ ;


- studio dei bandi del Comune di Pistoia che hanno messo a disposizione fondi per l'emergenza sfratti; - famiglie in grande difficoltĂ a sostenere i contratti di mutuo stipulati per l'acquisto della casa: per tali casi la consulenza legale e' consistita nell'indicazione delle modalitĂ per l'iscrizione ai servizi provinciali per l'impiego a coloro che hanno perso il lavoro, nello studio della regolare applicazione degli interessi da parte delle banche, nella assistenza nella richiesta di rinegoziazione dei mutui con riduzione delle rate, nello studio delle fideiussioni prestate; - istanze di rateazione per debiti Equitalia; - assistenza della donne separate e/o abbandonate con figli a carico, alle quali i mariti non versano l'assegno di mantenimento; - pratiche relative alla istruttoria della sanatoria colf badanti del 2012; - pratiche relative ai decreti del governo sui flussi migratori; - pratiche sulla richiesta di cittadinanza; - minori stranieri gravemente malati per i quali sono stati avviati percorsi di regolarizzazione della famiglia tramite il tribunale dei minori ai sensi dell'art. 31 D. lgs 286/1998; - consulenza con riguardo alla sussistenza dei presupposti per impugnare innanzi al Giudice di Pace sanzioni pecuniarie del tipo multe; - esame e ricostruzione delle varie posizioni debitorie con Equitalia; - assistenza in relazione all'instaurazione di procedimenti volti allo sfratto per morositĂ ;


- assistenza in procedimenti giudiziali instaurati per occupazione di immobile senza titolo; - assistenza in procedimenti aventi ad oggetto opposizione a decreto ingiuntivo per debiti maturati a vario titolo; - impugnativa in sede amministrativa di ordinanze ingiunzione per violazione delle norme in materia di commercio ambulante; - assistenza in procedimento penale per contestazione del reato di c.d. clandestinitĂ ; - assistenza in varie pratiche di recupero del credito per finanziamenti concessi da istituti di credito a titolo di finanziamento al fine di rinegoziare o rateizzare; - consulenza in relazione a sinistro stradale e relativa pratica assicurativa; - assistenza in pratiche aventi ad oggetto contestazioni circa la corretta emissione di fatture da parte di soggetti gestori delle utenze energia elettrica e gas e/o rateizzazione del relativo pagamento; - assistenza e/o consulenza in sede penale per vari altri titoli di reato quali molestie a mezzo telefono, violazione di domicilio, violazione delle norme in materia di tutela dei marchi e brevetti e ricettazione.


Capitolo 4 Si può fare “si può fare, si può fare puoi correre, volare. si può piangere, ballare, continuare a navigare” Angelo Branduardi “Si può fare”

I percorsi di inclusione sociale sono una pratica di accoglienza che la Caritas diocesana, da circa 2 anni, cerca di promuovere all’interno delle proprie opere segno e sul territorio diocesano. Inclusione sociale per Caritas significa progettare percorsi personalizzati con le persone che si trovano in particolari situazioni di disagio socio-economico. L’esperienza di questi anni racconta percorsi attivati per situazioni di forte disagio economico ed emarginazione sociale, per difficoltà di socializzazione e per perdita dell’autostima, rivolti per lo più a persone sole, donne, uomini, ma anche a famiglie in situazioni particolarmente difficili. I percorsi d’inclusione mirano a includere le persone, a rimetterle al centro di un tessuto sociale che dia loro fiducia e sostegno nel cercare nuove opportunità.


È per questo motivo che il progetto ha nel tempo preso il nome di Si Può Fare, nome che non ha certo bisogno di spiegazioni. Dalla fine del 2012 ad oggi sono state inserite nei percorsi di inclusione 49 persone, la maggior parte sono uomini e donne sole, quest’ultime anche con figli minori. L’età delle persone è molto diversa, da giovani adulti a pensionati, tutti con lo stesso comune denominatore, la solitudine, la mancanza di punti di riferimento e gravi difficoltà economiche.

Il progetto nella mensa don Siro Butelli Sara Lupi I percorsi di inserimento sociale fanno emergere, in taluni casi, il bisogno abitativo come esigenza primaria da affrontare. L’esperienza dimostra che non ci può essere stabilità lavorativa se non è accompagnata da una condizione abitativa adeguata. Il lavoro produce stanchezza e fatica e un riposo adeguato è una necessità improrogabile. Oltre al riposo, usufruire di uno spazio proprio nel quale poter organizzare la vita quotidiana risponde ad un bisogno primario: tutti noi sentiamo l'esigenza di un luogo fisico dove poter vivere in intimità con se stessi.


Purtroppo a volte le situazioni di svantaggio che incontriamo comprendono anche la mancanza di una casa e questo normalmente preclude la possibilità di intraprendere un percorso di uscita dalla propria emergenza. Da uno sguardo sommario al mercato degli affitti si incontrano cifre inarrivabili per le persone che seguiamo. Una stanza in affitto si aggira intorno a 300/350 €, un monolocale intorno ai 450\500 €; un bilocale si può trovare fra i 550 e i 650 €. In proporzione costano più i mini appartamenti rispetto a quelli riservati a famiglie. I monolocali sono appannaggio di professionisti in trasferta o comunque di single che godono di un certo benessere e\o condizione lavorativa alta. Queste ed altre riflessioni inducono a pensare ad iniziative che possano tentare di dare risposte concrete. L'idea progettuale Gli inserimenti sociali promossi dalla Caritas Diocesana di Pistoia sono impostati secondo un percorso attraverso il quale ci possa essere una crescita e l'acquisizione di autonomia, in modo da poter passare da una fase di sostegno protetto (inserimento di volontariato presso i centri operativi della Caritas, accompagnamento psicologico, orientamento ai Servizi Sociali Territoriali) ad una fase di maggiore responsabilità (corsi professionali e ricerca autonoma di lavoro) per arrivare ad una occupazione stabile.


Durante questo periodo (che può essere di alcuni mesi) non è normalmente sostenibile il costo di un affitto di mercato. La nostra proposta è quella di offrire, a persone impegnate in un percorso di inserimento sociale e che si trovino nella condizione di temporanea mancanza di alloggio, una sistemazione alloggiativa per un periodo di sei mesi, da concordare secondo un apposito progetto individualizzato, che ha come obiettivo la concreta realizzazione dell'autonomia abitativa. Tutto questo secondo un contratto sociale a termine rinnovabile al massimo per altri sei mesi, dove valgono regole ben precise (buon uso dell’immobile, norme di convivenza condivise, ecc.). In tale contesto c’è fin dall’inizio la consapevolezza che il sostegno è destinato a finire, secondo i tempi concordati che dovrebbero permettere all'interessato di raggiungere le condizioni economiche per il pagamento di un affitto a condizioni di mercato. Il progetto prevede la presenza di un tutor che, oltre ad instaurare la relazione con l'utente in modo da affiancarlo nella piena realizzazione del progetto individuale, si occupi anche di tenere l'insieme di relazioni istituzionali necessarie al buon andamento del percorso.


Gli obiettivi Il progetto, nello specifico, intende perseguire i seguenti obiettivi: - offrire un alloggio temporaneo a persone svantaggiate, senza possibilità abitativa, già inserite in percorsi di inserimento sociale; - supportare tali persone nella piena acquisizione di autonomie personali, sia lavorative che abitative; - fornire loro un affiancamento di tipo relazionale e di sistema rispetto ai servizi che il territorio offre, grazie al lavoro e alla presenza del tutor. I destinatari I destinatari del progetto sono adulti di sesso maschile che vivono una situazione di disagio sociale. Sono persone già alla ricerca di una propria autonomia quindi con possibilità reali di crescita o coinvolti in percorsi di inserimento sociale che prevedano, in un arco di tempo ragionevole (dai 6 ai 12 mesi), la possibilità concreta di percepire uno stipendio tale da potersi poi pagare un affitto a costo di mercato. Le caratteristiche g e n e r a l i p s i c o - fi s i c h e d e l l a p e r s o n a d e v o n o corrispondere a un certo grado di motivazione alla ricerca di autonomia ed avere capacità di relazione.


Le fasi del progetto Il progetto si articola secondo le seguenti fasi: - periodo di permanenza all'interno della casa: in questo periodo oltre ad assicurare le norme definite sul contratto sociale, gli utenti si attiveranno per effettuare le ricerche necessarie all'individuazione di una nuova casa e per intraprendere tutte quelle azioni che renderanno possibile un'autonomia abitativa (ricerca e consolidamento di un rapporto di lavoro che permetta di pagare un affitto); - uscita dalla casa: la gestione della uscita dal progetto deve essere gestita con una delicatezza particolare in quanto va a rompere equilibri faticosamente raggiunti e va a rimettere in discussione un minimo di stabilità ritrovata. E' a questo livello che secondo noi si gioca la partita della crescita della persona. Da una parte è necessario stimolare ogni utente in modo che attivi tutte le proprie capacità per trovare una sistemazione abitativa (frutto della propria ricerca e non soluzione offerta da altri) dall'altra occorre gestire le difficoltà insite in questo passaggio. Sarà necessario far leva su positività ulteriori che nascono da una ritrovata capacità di gestione della propria vita.



Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.