Politica, ancora delusioni Sono tanti i problemi che continuano ad assillare i nostri politici. Problemi di un certo ordine, facilmente classificabili intorno al concetto di bene proprio o del proprio gruppo di appartenenza, privi di vero riferimento al bene comune, che pure costituisce il punto specifico della loro attività e la ragione ultima della loro presenza. I problemi seri, quelli veri, sono sostanzialmente lontani dalle loro attenzioni. O non h anno tempo, oppure, più probabilmente, non hanno la caratura sufficiente per prenderne coscienza. Così vanno le cose sotto i nostri occhi e intanto la gente si allontana sempre di più dalla politica, non di rado fino al punto di non volerne più nemmeno sentire parlare. Sempre di più nel senso che si va sempre più lontano, ma anche nel senso che questo vortice di disinteresse e di repulsione sta invadendo una parte sempre maggiore dell’opinione pubblica. Si sta ormai diffondendo la sensazione che le cose sono arrivate a un punto tale da precludere o rendere molto difficile ogni via di scampo. Siamo in Italia e, grazie a Dio e a nostre spese, siamo vaccinati rispetto ad avventure spericolate e senza ritorno, che in queste condizioni trovano il loro terreno più propizio e più disponibile. Ma non per questo le preoccupazioni vengono meno. Stiamo evocando situazioni che sono sotto gli occhi di tutti e che quindi non hanno bisogno di eccessive spiegazioni ed esemplificazioni. Quello che unicamente sembra contare è la conquista del potere, piccolo o grande che sia, purché dia la possibilità di una sistemazione propria e di coloro che stanno vicino, apparentati da interessi, appoggi, rapporti familiari o di partito. Nominare i partiti a questo punto diventa quasi azzardato, tanta è la distanza che li separa da quello che invece essi dovrebbero essere. Basta rileggere la costituzione per misurare a pieno questa distanza. “Tutti i cittadini – recita la nostra bella carta costituzionale all’art. 49 – hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico e determinante a determinare la politica nazionale”. Figuriamoci! Finiti i partiti di massa della tanto deprecata prima repubblica, essi sono diventati dei centri di potere, al cui interno si lotta continuamente e strenuamente per assicurarsi un posto al sole. Fuori di metafora, un posto di privilegio nelle liste elettorali. Perché, fra l’altro, si è fatto di tutto per togliere agli elettori anche la facoltà di scegliersi i candidati che più aggradano, magari all’interno di una lista che non gode gli incondizionati loro favori. Invocare un supplemento di vera democrazia prima che sia troppo tardi è non solo necessario, ma anche urgente. Stiamo denunciando uno dei peccati più deleteri e più diffusi: quello dell’accaparramento dei posti, senza tenere nel minimo conto i meriti di coloro che vengono scelti e, naturalmente, di quelli che vengono scartati. Uno dei vizi oggi più deprecabili, che accomuna quasi tutti i politici del nostro tempo, che toglie le speranze ai giovani e priva la società degli apporti più qualificati per un suo retto funzionamento. C’è veramente da essere sconvolti per quanto ci tocca vedere e sopportare senza praticamente poter fare niente, altro che ascoltare le inutili lamentele degli interessati. In questo campo le denunce non sono mai sufficienti, ricorrendo magari anche alle parole più grosse e più offensive del nostro vocabolario. E’ vero che questo modo di fare c’è sempre stato. Da sempre i partiti vincenti si sono impossessati dei posti di comando, riempiendo dei propri adepti perfino i sottoscala dei palazzi del potere. Male, malissimo! Però, alla resa dei conti, si trattava di partiti. Ora le cose sono finite nelle mani dei singoli, delle piccole lobbies, delle consorterie più o meno palesi dei vincitori. Dobbiamo riconoscere che anche i cattolici non si sono comportati come dovevano, non distinguendosi praticamente dagli altri, come invece si poteva sperare. Le raccomandazioni di chi di dovere non sono servite a nulla o quasi. Così, il potere rigenera se stesso, in un circolo chiuso e sprangato, senza porte e finestre, a cui il comune mortale non riesce nemmeno ad affacciarsi. Proprio in questi giorni sono risuonati, anche con forti accenti, interventi ufficiali della chiesa per richiamare almeno i cattolici alle loro responsabilità. Si richiedono nuovi politici e politici nuovi. L’errore più grave sarebbe pensare che questi non siano problemi morali. Purtroppo oggi ci tocca ascoltare anche queste cose. Giordano Frosini