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“Solo l’amore è credibile” Il titolo è ripreso da una delle opere giovanili di un grande teologo della nostra epoca, von Balthasar. Una espressione che rimarrà per sempre fissa nella sua memoria e dal cui sviluppo sono nate più tardi le memorabili riflessioni che l’hanno collocato fra i più famosi pensatori cristiani di tutti i tempi. Siamo alle stesse radici della fede cristiana. Come l’amore è il tratto distintivo di Dio (“Dio è amore”, ci ricorda l’evangelista Giovanni nella sua prima lettera), così esso dovrà essere la tessera di riconoscimento della comunità cristiana: “Da questo riconosceranno che siete miei discepoli, se vi amerete gli uni gli altri, come io vi ho amato”. Parole chiare che ci confondono e ci umiliano ogni volta che ritornano alla nostra mente. La pasqua ce le riporta con tutta la loro carica e la loro energia propulsiva.Perché la pasqua è la prova più grande dell’amore di Dio. “Dio ha tanto amato il mondo da dare per noi il suo Figlio unigenito”. Parole a cui fa ecco Gesù stesso con la sua affermazione: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici”. La pasqua è il sigillo di queste parole, che purtroppo ripetiamo disinvoltamente senza riflettere a fondo sul loro vero significato. La retorica dell’amore ha sostituito la sua intelligenza e la sua pratica. Il punto di massima distanza della chiesa dal modello che le è stato proposto. La causa principale della nostra infecondità spirituale e pastorale. Ragioni contingenti hanno reso più difficile il grande comandamento di Gesù. Soprattutto dobbiamo mettere in conto le difficoltà e la complessità dei tempi moderni. Difficile incontrarsi, difficile parlarci con calma e serenità, difficile andare d’accordo sulle formule da adottare per la nostra attività all’interno e all’esterno della comunità cristiana. L’eredità del concilio Vaticano II, nonostante la sua permanente attualità, non è riuscita e non riesce a metterci d’accordo sulle vie da seguire e gli orientamenti da perseguire. Davanti a me ho alcuni libri che, da diversi punti di vista, parlano di scisma all’interno della chiesa: scisma sommerso, scisma silenzioso, scisma comunque visibile anche a occhio nudo, senza la necessità di ricorrere a sofisticati mezzi di indagine e di rilievo statistico. C’è chi è forse troppo avanti, c’è rimane e vuole rimanere indietro (e purtroppo questi sono certamente la maggioranza). Un camino comune è lontano dall’essere realizzato. Il richiamo della pasqua è certamente anzitutto nei riguardi Dio. E’ lui che il credente deve amare con tutte le sue forze e tutte le sue capacità, come già ci ammoniva il Primo Testamento in uno dei suoi testi fondamentali, richiamato solennemente anche da Gesù. Ma l’attenzione va subito spostata verso i nostri simili, vicini (prossimi) o lontani. L’uomo è l’immagine di Dio ed è soprattutto nei suoi riguardi che deve dirigersi la nostra attenzione e la nostra carità. Dio è lontano e, non di rado, nel suo nome si nascondono intenzioni e si dà vita ad atteggiamenti che ben poco hanno a che fare con lui. Soprattutto si corre il pericolo dell’amore fatto soltanto di parole, senza nessuna capacità di penetrare e intaccare la nostra esistenza e il nostro quotidiano modo di comportarsi. Non per niente l’apostolo Giovanni ha scritto: “Chi dice di amare Dio che non vede e non ama il prossimo che vede è un mentitore”. Una qualifica che ci spiazza indistintamente tutti. Di mentitori è pieno il mondo, di mentitori, purtroppo, è piena anche la chiesa. Così, nel ricordo dell’amore di Dio che si è sacrificato per tutti noi, la pasqua ha una sua immancabile ricaduta sulla terra. E’ il tempo della speranza, ma è anche il tempo dell’amore, della solidarietà, della fraternità. L’inizio del mondo nuovo, in cui i rapporti non sono più solo formali e, meno che mai, conflittuali e ostili, ma ispirati da sentimenti di comprensione, di pazienza, di dolcezza e di perdono. Pasqua è la gioia di ricominciare da capo, senza cedere a sentimenti di sconforto e, meno ancora, di disperazione, ma anche senza mai contentarsi. Del suo comportamento il cristiano rimane sempre uno scontento. Perché, comunque sia, la meta rimane sempre lontana. Pace con i vicini, pace con i lontani. L’uomo nuovo rinato nella pasqua porta nel suo animo la sofferenza del mondo intero e, insieme, la sollecitudine e il desiderio di venire incontro a tutti. Il mondo nuovo è sempre alle porte. Il cristiano lo vede con gli occhi della propria fede e desidera ardentemente che sia sempre di più realizzato. Anche per il suo impegno, la sua dedizione, il suo lavoro. E’ il mondo della giustizia, della solidarietà, della pace. L’evangelizzazione passa oggi solo per queste strade. Giordano Frosini


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