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Un occasione storica La figura fatta dal nostro paese per gli avvenimenti di Lampedusa ci rimarrà attaccata alla pelle chissà per quanto tempo. Ora che finalmente ai profughi africani si sono aperte, almeno virtualmente, le porte dell’intera penisola, il problema dell’accoglienza si riversa direttamente su tutti noi. Non vogliamo di proposito entrare nei complessi problemi politici che l’attuale situazione dei paesi affacciati sul Mediterraneo sta generando per la vecchia Europa, in particolare per la nostra nazione. E’ chiaro che gli amministratori locali e nazionali dovranno fare uso di una vera e propria razionalità politica con le sue inevitabili e anche drastiche esigenze. Il problema però non consiste tanto nelle leggi e nei provvedimenti da adottare, quanto piuttosto nello spirito con cui la situazione viene affrontata. Quella che si presenta a noi è certamente un’occasione storica, che probabilmente, almeno in questa maniera, non si ripeterà più. Coloro che bussano alle nostre porte sono fratelli che vengono a noi spinti dalla fame, dalla miseria, dalla guerra, dalla disperazione o almeno dal desiderio di una vita più degna di essere vissuta. E’ un dovere porgere loro il nostro aiuto, accoglierli col sorriso sul volto e il tratto cordiale, fare quanto è nelle nostre possibilità per dare loro una sistemazione dignitosa. Il cristiano non può non recepire questo richiamo, che arriva a lui con forza dalle pagine del suo libro per eccellenza e dalle parole stesse del suo Signore. Infatti, già il Primo Testamento indica ripetutamente la via da seguire in queste circostanze. Da sempre il forestiero, insieme all’orfano e alla vedova, è considerato dalla Bibbia come il povero da accogliere e da aiutare. Il motivo più immediato consiste nel fatto che gli interlocutori hanno il dovere di ricordare sempre che anch’essi, nel loro passato, sono stati ospiti e forestieri in altri paesi. Così nell’antico libro dei Numeri leggiamo: “Quando un forestiero dimorerà presso di voi nel vostro paese, non gli farete torto. Il forestiero dimorante fra di voi lo tratterete come colui che è nato fra di voi; tu l’amerai come te stesso perché anche voi siete stati forestieri nel paese d’Egitto. Io sono il Signore, vostro Dio”. Almeno per il credente, l’indicazione divina vale certamente più delle parole di coloro che si fanno ancora interpreti delle ragioni dell’egoismo, incapaci di vedere i bisogni e le necessità di chi bussa alla loro porta. Certo che questi recano un disturbo, interrompono il nostro usuale modo di vivere, non di rado sono quasi impresentabili per le vesti che indossano e la sporcizia che si è come attaccata alla loro pelle. Ma, non dimentichiamolo, tutto questo era già successo ai nostri progenitori, che in un passato non tanto remoto, in numero elevatissimo, assai superiore a quello di coloro che giungono oggi in mezzo a noi, attraversarono il mare in cerca di un pane e di una migliore condizione di vita. Lo stesso incomodo, lo stesso disturbo, lo stesso disgusto per le condizioni in cui essi si presentarono visibilmente nei paesi del loro approdo. E’ impressionante leggere le descrizioni del tempo; se si cambiano i riferimenti, le parole sono sostanzialmente le stesse. Una storia che si ripete. Ma il cristiano ha un motivo in più per dimostrare la sua comprensione, la sua generosità, la sua fraternità agli ospiti dei nostri giorni. Come in un’operazione ai raggi X, egli vede, al di là del forestiero, l’immagine stessa del suo Signore, che ha detto una volta per sempre: “Ero forestiero e mi avete ospitato”. Certo con sacrificio, ma non a malincuore; con qualche rinuncia, ma col sorriso sulle labbra. Un atteggiamento che chiediamo soprattutto alle nostre donne, che nei momenti di difficoltà hanno sempre dato prove di altruismo e di tenerezza, raggiungendo talvolta addirittura forme di eroismo. Fra coloro che arrivano a noi ci sono anche bambini in tenera, tenerissima età. Immagini, fotocopie, riproduzioni di Gesù Bambino che fugge in Egitto. Ci si assicura che i profughi staranno solo pochi mesi sul nostro territorio. Una ragione in più per andare loro incontro con tutta la nostra solidarietà. Questi mesi sono per noi una grande occasione. Coloro che ci chiedono il nostro aiuto ricorderanno per sempre il nostro comportamento e le nostre parole; di questo essi parleranno poi ai loro figli e ai loro nipoti. Avremo dato loro una attestazione di fede cristiana. Come dire coi fatti più che con le parole: così si comportano i cristiani, convinti come sono di essere testimoni dell’amore gratuito di Dio. Perché “se fate del bene a coloro che ve lo restituiranno, cosa fate di straordinario?”. Non fanno così anche gli altri? Giordano Frosini


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