Una vergogna per l’Italia Per l’Italia. Non solo per il Governo, che pure è il primo responsabile. Per l’Italia, perché i mezzi di comunicazione sociale queste cose non le dicono, perché la gente di queste cose non si interessa minimamente, perché per sapere queste cose bisogna ricorrere a qualche pubblicazione di terza o quarta fila. Di cosa si tratta? Si sa, o si dovrebbe sapere, che i paesi più ricchi del mondo si sono impegnati a sollevare i paesi più poveri dalla loro condizione. Un intento nobilissimo, purché non si tratti dei soliti palliativi che non risolvono nulla, che anzi riescono soltanto a complicare le cose. Fra questi paesi c’è anche l’Italia, ultimamente decantata come il paese più ricco della pur ricca Europa. Ora però si viene a sapere da fonti insospettate (si tratta dell’OCSE) che il nostro paese, per questo scopo, offre lo 0,16% del suo prodotto interno lordo, collocandosi in tal modo al penultimo posto della classifica in questione, appena un gradino più avanti della Corea del Sud. Si era partiti quarant’anni fa con il proposito di destinare lo 0,7% e non si trattava certamente di uno sforzo fuori misura: siamo ancora alle proverbiali briciole che cadono dal tavolo dei ricchi epuloni che popolano oggi più di sempre i paesi della terra. Comunque, per quanto ci riguarda, siamo in piena caduta libera. Si vede che il mantenimento delle promesse fatte non è proprio il nostro forte. Così, se nel 2008 si era passati allo 0,22%, ora siamo calati ancora di un buon 31%, raggiungendo in tal modo la vergognosa classifica che ci meritavamo. Una cosa che ci colpisce ancora di più perché non pochi paesi sottoscrittori dell’accordo hanno superato l’obbiettivo prefissato. Gli aiuti diminuiscono, mentre la povertà del mondo sta aumentando. Una situazione di cui la nostra gente non sa nulla e non si interessa affatto. Il fondatore dell’Onlus “Insieme si può”, ha scritto recentemente una lettera aperta ai direttori di numerose testate, che è stata quasi sempre cestinata. In essa si affermava che questa diminuzione è ancora più scandalosa perché avviene dopo il G8 svoltosi all’Aquila lo scorso anno con le tante e sbandierate promesse cadute troppo facilmente nel vuoto, come quelle fatte e giurate negli incontri svoltisi in precedenza a Genova e in Inghilterra. Memoria corta o egoismo lungo? La lettera dice giustamente che “la cosa dovrebbe indignarci perché quelle promesse sono state fatte anche a nome nostro”. Con l’aggiunta: “Siamo peggio di Pinocchio, perché qui non c’è in ballo l’allungamento di un naso, ma il futuro di milioni di esseri umani”. La vergogna internazionale ricade in particolare sopra di noi che, a quanto pare, ci accontentiamo delle apparenze e dei successi di facciata, ma non siamo capaci di giudicare le cose nella loro cruda realtà. Eppure c’è un discorso che abbiamo sentito e continuiamo a sentire tante volte. Respingiamo coloro che bussano alla nostra porta; rimangano a casa loro, potremo aiutarli a domicilio nel loro sviluppo interno. E intanto ci si gloria di avere diminuito il flusso dei migranti, Dio sa a quali condizioni. Ma la seconda parte del discorso sta morendo nella indifferenza generale e nel disprezzo da parte dei responsabili delle promesse fatte solennemente e pubblicamente. Se si pensa di poter rialzare le sorti dei popoli sottosviluppati coi nostri sistemi, stiamo freschi. Passeranno non solo anni o decenni, ma addirittura secoli interi prima che le cose siano seriamente affrontate e almeno parzialmente risolte. A meno che l’ira dei poveri, dei derelitti, degli sfruttati, non anticipi in forme violente la soluzione. Era questa esattamente la previsione minacciosa di Paolo VI, quando, alcuni decenni fa, scriveva, con l’animo aperto alla speranza, la sua enciclica sullo sviluppo dei popoli. Ai nostri giorni, Benedetto XVI ha richiamato l’attenzione nostra e del mondo intero su questo documento, che rimane il punto di riferimento del pensiero sociale della chiesa nel terzo millennio dell’era cristiana. Nessuno ha mai considerato le iniziative private, anche prese in gruppo, come risolutive dei gravi problemi che gravano sull’umanità del nostro tempo. A questo punto viene però quasi da dire che sono forse più consistenti questi aiuti di quelli che offrono gli Stati, o almeno il nostro Stato. Continuarli e incentivarli è certamente bene. Ma meglio ancora far sentire la propria vibrante protesta contro quelli che chiedono il nostro voto e poi ci fanno vergognare dinanzi al mondo intero. Sarà difficile dimostrare con certezza che il nostro paese è il più ricco d’Europa. Una cosa però è al di là di ogni dubbio: cifre alla mano, il primato dell’egoismo non ce lo insidia nessuno. Giordano Frosini