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Forlì ha diverse interessanti attrattive, una di queste è certamente il verde pubblico. I tanti viali alberati, i giardini e i parchi rendono la nostra città più vivibile, respirabile e in giugno anche gradevolmente profumata grazie agli innumerevoli tigli in rigogliosa fioritura su viali e parchi. In estate, quando il caldo ci tormenta, possiamo trovare refrigerio e relax all’ombra di querce, betulle o acacie. Possiamo passeggiare accompagnando bimbi o nonni e, dove è permesso, i cari amici a 4 zampe, oppure correre, fare esercizi ginnici riempiendoci i polmoni dell’ossigeno che gli alberi generosamente ci regalano o anche improvvisare animate partite a marafone seduti attorno un tavolo posizionato all’ombra. Fare pic-nic in compagnia di amici. Studiare, leggere o suonare la chitarra. Nei prossimi numeri di Diogene vogliamo percorrere tutti i parchi e i giardini di Forlì, scoprire cosa li caratterizza, quando e come sono nati, le loro principali attrattive e di quali alberi e arbusti sono composti. Oggi visitiamo il Parco Paul Harris.

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Parco Paul Harris

un’area votata al benessere SUL SITO DELLA FORNACE VILLA PIANTA SORGE OGGI IL PARCO INTITOLATO AL FONDATORE DEL ROTARY

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Una interessante escursione nel verde pubblico a Forlì è quella che fa tappa al Parco Paul Harris, conosciuto ai più come parco di via Bengasi. Situato fra Via Tripoli e Via Bengasi e in prossimità di Via Gorizia, del quartiere Foro Boario e del quartiere Pianta, è un’oasi di verde a 5 minuti dal centro. Si accede principalmente da via Bengasi ma anche da via Tripoli.

Il parco pubblico intitolato all’avvocato statunitense Paul Harris (1868-1947) in qualità di fondatore del Rotary International, occupa l’area che un tempo era destinata all’attività della Fornace di Villa Pianta. Nel volume “Monografia Industriale di Forlì”, edito nel 1926, l’autore Ettore Casadei, che si avvalse della collaborazione di Edoardo Ceccarelli, così descrive l’importante attività: “Nelle immediate vicinanze dello Zuccherificio, a sinistra sulla strada ravegnana, in alcuni poderi della Frazione Villa Pianta nel 1907, per opera del conte Vincenzo Antolini Ossi e del Sig. Francesco Baldassari, sorse una fabbrica di laterizi, che ben presto assunse un notevolissimo sviluppo”. Nel 1919 venne ceduta alla “Società Fornaci Forlì” con sede a Milano, che la gestì solo fino al 1921, anno in cui subentrò il Consorzio delle Cooperative di Produzione e Lavoro. Due anni più tardi, in seguito alla messa in sta-

to di liquidazione del consorzio, la fabbrica cambiò nuovamente proprietario, passando nelle mani della Società Anonima Industria Laterizi Edilizia. Era in quegli anni una delle fornaci fra le più moderne e importanti della Regione, occupava una vastissima area, oltre 50.000 metri quadrati di cui ben 6.000 coperti da fabbricati. Era dotata di sistemi meccanici per la preparazione dell’argilla e di macchinari modernissimi per tutte le varie lavorazioni che la resero molto competitiva. Tanto che all’inizio della sua attività la fabbrica produceva 30.000 pezzi al giorno e 3.500.000 all’anno, impiegando 70 operai mentre, 18 anni dopo, sempre secondo la “Monografia Industriale”, I’azienda aveva raddoppiato la produzione e il numero degli addetti era salito a 110. Dotata di un forno del tipo Hoffman, produceva tutte le varietà di laterizi (in alcuni casi anche fatti a mano), come mattoni, tavelle, tegole marsigliesi, tavelloni, tubi per condutture d’acqua, camini. Fino agli anni ‘50 e ‘60 del secolo scorso la Fornace Villa Pianta continuò a costituire, insieme alle altre (Maceri Malta e Ragazzini, per citare le più importanti), un’attività fondamentale nella dinamica economica romagnola, accanto alle attività legate al turismo e ad alcuni comparti specializzati del settore agricolo. Poi piano piano tutte cessarono l’attività perché nel comparto edilizio si co-

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minciarono ad utilizzare in modo preponderante materiali a base di calcestruzzo. Di conseguenza, le aree occupate dalle fornaci furono individuate, nei piani regolatori del Comune di Forlì, come zone da bonificare e per la realizzazione di grandi parchi pubblici. Come di fatto è avvenuto a partire dal 1980 con il parco di via Dragoni, dove aveva avuto sede la fornace Ragazzini, poi quello di via Bengasi ed infine il Parco Urbano “Franco Agosto”. Salvatore Ricca Rosellini, membro del Rotary Club Forlì e autore del libro “Il Rotary Club Forlì. 70 anni di Service 1949-2019” riferisce come avvenne la cerimonia di intitolazione al Parco e la recente donazione della struttura “percorso benessere”: “Il 9 ottobre 2001, Presidente del Rotary Club di Forlì Bruno Greppi, in occasione della visita al Club del Governatore del Distretto Rotary 2070 Franco Mazza, fu intitolato al fondatore del Rotary International Paul Percival Harris il Parco pubblico di via Bengasi. Erano presenti il Sindaco di Forlì Dr. Franco Rusticali, il Prefetto Dr. Cesare Ferri, il Vescovo Mons. Vincenzo Zarri ed il Presidente del Consiglio Comunale Gabriele Zelli. Fu così svelata una roccia monumentale - un possente monolite proveniente da Alfero - portante il nome di Paul Harris ed il logo del Rotary”. Tre anni fa Il Rotary ha donato al parco una struttura per esercizi fisici, il “Per-

corso Benessere”. La cerimonia pubblica si è svolta il 5 settembre 2017 alla presenza del presidente del Rotary, Mario Fedriga, il sindaco, Davide Drei, l’assessore allo Sport, Sara Samorì e i soci del sodalizio. L’attrezzatura, identificata e studiata per il mantenimento delle condizioni fisiche e della mobilità del corpo, comprende una serie di moduli sui quali svolgere vari esercizi fisici in modo adeguato alle esigenze di ciascuna persona. Il taglio sportivo dell’impianto consente anche lo svolgimento delle più moderne discipline come Calisthenics, Personal Fitness, Street Workout e Parkour La nostra camminata prosegue lungo i sentieri del parco incontrando questa volta i principali protagonisti: le acacie, le robinie, le querce, i pioppi, i tigli. Il laghetto, dove il sole al tramonto si specchia creando magiche sfumature di colore e dove cigni e oche nuotano tranquilli ed anche qualche gallina ci gironzola allegramente attorno. I passaggi ombrosi fra cespugli e rami. Gli amanti dell’attività sportiva che singolarmente o guidati da istruttori bruciano grassi, zuccheri e si tengono in forma. I chioschi e le verande, attrezzate con panchine e tavoli, ricoperte di profumati gelsomini in fiore. Incontriamo cani portati al guinzaglio dai loro amici umani che girano lungo i sentieri del percorso consentito, annusando curiosi ogni porzione di terreno, altri che corrono liberi nell’apposita aerea di sgambamento. Notiamo giochi in legno, scivoli e altalene recentemente ristrutturati, che accolgono l’incontenibile energia dei bambini mentre le nonne chiacchierano sedute all’ombra. Insomma, il parco Paul Harris merita di essere frequentato e vissuto, forse meriterebbe anche qualche attenzione in più da parte dell’Amministrazione Comunale.

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Parco della Resistenza,

meglio noto come “i giardini pubblici” LA STORIA DEGLI INTERVENTI CHE HANNO MODIFICATO IL VOLTO DELLA PRIMA AREA VERDE DI FORLÌ Servadei”). Anche la realizzazione architettonica ideata da Missirini subì una trasformazione: nel 1828 si ridusse e si innalzò l’area verde per ottenere un più efficiente drenaggio delle acque piovane; vennero separati i percorsi pedonali da quelli destinati alle carrozze attraverso una grande “piazza ovale”; venne sopraelevata la parte finale del giardino con una collinetta a terrazzo (che i forlivesi chiamarono la “montagnola”) e con una scala centrale in cotto, sostituendo infine le strutture di servizio esistenti con un unico edificio. Nel frattempo si continuò ad organizzare eventi, soprattutto dedicati a quegli sport emergenti che iniziavano a far breccia

culminò con un palio equestre. A parte l’utilizzo per le passeggiate in carrozza, all’interno del giardino, nel quale era stato ricavato una sorta di ippodromo, furono ospitate anche le corse dei cavalli. Questa attività, ostacolando le altre iniziative e la frequentazione del luogo, venne spostata nella Piazza d’Armi (l’area dove oggi insistono il Campo d’Atletica “Carlo Gotti”, lo Stadio “Tullo Morgagni” con il Velodromo “Glauco

nel cuore degli appassionati. Dal 1893, infatti, il Giardino Pubblico ospitò ogni anno corse ciclistiche. In epoca fascista il giardino assunse un’importanza strategica, insieme al nuovo viale della Stazione, a fini propagandistici e fu spesso utilizzato per manifestazioni sociali o ricreative. È degli anni Settanta del secolo scorso l’intervento che ha cambiato decisamente l’assetto dell’area con l’ampliamento del parco fino a via-

le Spazzoli. Nell’occasione fu deciso di denominarlo “Parco della Resistenza”. Oggi l’area verde ha numerosi ingressi ma due sono i principali: piazzale della Vittoria e viale Spazzoli. Poco distante da questo, nel 1984, è stata collocata una statua di bronzo dello scultore Giannantonio Bucci raffigurante Primo Carnera, voluta dalle sedi forlivesi del CONI e della Federazione Pugilistica Italiana e dall’Amministrazione comunale. Poco più avanti, sempre sulla sinistra, trova posto la biblioteca Paul Harris, donata alla città dal Rotary Club Forlì per ricordare il fondatore dell’associazione. Sul lato opposto è collocato il “Monumento alle vittime nei lager nazisti e in tutte le prigionie” dello scultore Leonardo Poggiolini di Tredozio, voluto dalla Sezione locale dell’Associazione Nazionale ex Internati. Ed è di fronte a questo monumento che, da diversi anni, il 27 gennaio si svolge la cerimonia ufficiale in occasione della Giornata della Memoria. All’entrata del parco si trova il busto di Giuseppe Gaudenzi, sindaco e deputato di Forlì di idee repubblicane. Nel 1922, mentre ricopriva la carica di sindaco di Forlì, fu costretto con la forza a cedere l’amministrazione ai fascisti e inviato al confino in Svizzera. Strenuo oppositore del regime, dopo le leggi speciali del novembre 1926 si ritirò dalla vita politica. Oggi l’intera area del Parco della Resistenza misura 48.666 metri quadrati e ospita centinaia di specie arboree e arbustive, circa un quinto costituito da conifere, alcune delle quali monumentali (cedro dell’Atlante). Nel corso dell’ultimo decennio ha subito un progressivo degrado per mancanza di manutenzione straordinaria e di progetti di riqualificazione e non esercita più l’attrazione di un tempo.

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particolare di poter girare all’interno del giardino con le carrozze. Protesta, quest’ultima, avanzata in particolare dalle famiglie nobili. Del problema fu investito l’ingegner Ruffillo Righini, che con la collaborazione dello stesso Mirri, elaborò delle proposte alternative mirate a conciliare l’ingresso e il transito delle carrozze. Nel 1819 furono realizzati i pilastri d’ingresso che sostenevano una nuova cancellata in ferro battuto, da allora l’immagine più rappresentata dei giardini in tutte le incisioni o riproduzioni fotografiche dell’epoca. Sempre su progetto di Missirini fu ridisegnato l’intero sistema dei viali, tanto che il luogo riaprì al pubblico con una manifestazione ufficiale che

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È collocata su piazzale della Vittoria la principale porta d’accesso al Parco della Resistenza, che tutti i forlivesi chiamano “i giardini pubblici”, retaggio del fatto che dal 1816 agli anni ‘80 del secolo scorso è stato l’unica area verde pubblica di Forlì di notevoli dimensioni. L’impianto originario del giardino reca un’impronta tipicamente illuminista. Risale al 1811 l’atto con il quale la Direzione Generale delle Acque e Strade concesse la facoltà e i mezzi per eseguire piantumazioni di alberi lungo le strade nazionali. L’occasione fu colta dal Consiglio Generale di Forlì per intervenire sul tratto di via Emilia che da Porta Cotogni conduce al Ronco. Nel 1816, nelle sue adiacenze venne realizzato il giardino pubblico. Giovanni Mirri, ingegnere e architetto neoclassico, assunse l’incarico anche in segno di riconoscenza verso il pontefice cesenate Pio VII Chiaramonti, che aveva scelto Forlì come sede di una delle 17 delegazioni in cui era stato suddiviso lo Stato Pontificio. Il parco fu denominato “Giardino Pio”. Dal punto di vista progettuale Mirri scelse il modello all’italiana, geometrico e formale; elaborò un disegno di aiuole rigidamente simmetriche, a schema stellare, che convergevano su un obelisco contornato da una fontana a quattro vasche, con le circonferenze poste agli angoli abbellite da statue. Lo sfondo del giardino era invece costituito da un tempietto centrale, la casa del custode e un edificio adibito a caffetteria. Le alberature previste nel progetto ammontavano a 296 aceri, 100 pioppi cipressini e 604 piante di specie diverse: platani, ippocastani, catalpe, robinie e similari. La leziosità formale del Mirri, però, scatenò la disapprovazione dei cittadini, che si attendevano una realizzazione senza tanti fronzoli e più funzionale alle loro esigenze, in

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Il verde a Ca’ Ossi:

Parco Incontro e Parco delle Stagioni UN PROGETTO FRUTTO DI UN’INNOVATIVA VISIONE COMUNALE E DELLO SBLOCCO DELL’ACQUISIZIONE DEI TERRENI Per comprendere le scelte che stanno dietro alla decisione di realizzare il Parco Incontro e il Parco delle Stagioni occorre raccontare l’evoluzione del contesto urbano delle zone ove si trovano. Agli inizi del secolo scorso chi usciva dalla città di Forlì superando porta Ravaldino e le mura cittadine (sono state demolite nel 1905) si immergeva immediatamente nella campagna. Così rimase fino agli anni ‘30. In continuità col Borgo Ravaldino, ora corso Diaz, si diramavano due arterie: la strada detta di Bussecchio, l’attuale Decio Raggi, e l’importante via di comunicazione per Predappio, ora viale dell’Appennino. Nel periodo di macinatura dei cereali viale dell’Appennino diventava la “via della farina”. Era infatti intenso il traffico di contadini, operai, artigiani che andavano e venivano dai diversi mulini disposti sulla riva del canale di Ravaldino, inizialmente l’unico corso d’acqua regimentato. Viale dell’Appennino si presentava polveroso

d’estate, mentre in alcuni punti era difficile transitarvi nel periodo invernale. A circa un chilometro e mezzo dal centro iniziava Ca’ Ossi, un sobborgo sulla destra con poche case, probabilmente costruite a metà dell’Ottocento, a lato del canale che si affacciava sulla strada che porta a Predappio, abitato da circa 60 famiglie. Altre case contadine erano sparse tra i campi coltivati sulla parte opposta, dove dominavano le proprietà terriere dei conti Albicini e del tenore Angelo Masini. Sul nome del quartiere, Marino Mambelli, il maggior esperto di odonomastica e di toponomastica di Forlì, osserva su Forlipedia che non ci sono riscontri su una sua derivazione da “una ‘Ca’ circondata da terreni agricoli, i cui proprietari appartennero ad una nobile famiglia forlivese: gli Ossi”. Invece, che questo luogo “si chiamasse Caiossi ne siamo certi”, continua Mambelli, come dimostra “la planimetria gene-

rale del Villaggio Arnaldo Mussolini, conservata presso l’Archivio di Stato di Forlì. L’elaborato, datato 1937, ha un sottotitolo rivelatore: Case Caiossi”. Il nome potrebbe fare riferimento, come ricorda Franco Zaghini, al soprannome di un signore, “Caiossi”, che abitava nell’attuale via dell’Appennino nei pressi del vecchio ponte che valicava il canale per giungere a Vecchiazzano, per poi passare ad indicare il piccolo borghetto formato presso la sua casa. Oppure, secondo l’ipotesi elaborata da Forlipedia, il termine “Ca’ Rossa” sarebbe stato elevato popolarmente a toponimo per identificare una vasta area attorno alla casa: “Questo apre una porta - scrive ancora Mambelli - verso la possibilità che Caiossi (e quindi Cà Ossi) altro non sia che una facile corruzione del toponimo Cà Rossa”. Questa zona agricola iniziò a diventare centro periferico il 27 dicembre 1938, quando Benito Mussolini inaugurò il nuovo villaggio intitolan-

dolo al padre Alessandro. Collocato in una posizione di prestigio e rappresentanza, ovvero lungo la strada che congiunge Forlì con la località di nascita di Mussolini, il villaggio era formato da 39 casette economiche per due o più famiglie (alcune avevano fino a 12 figli) e vi furono ospitati per lo più nuclei familiari, un centinaio, di profughi di Libia e di Francia. Disponeva di un grande edificio, costruito su viale dell’Appennino angolo via Ribolle, che conteneva l’asilo nido, la scuola elementare, un locale per l’assistenza materna e ambienti funzionali al partito fascista. Il Municipio provvide alla cessione gratuita di alcuni terreni e all’esecuzione urgente delle opere necessarie al rifornimento idrico, lo spurgo delle acque e la viabilità. Al termine dei lavori venne scoperto un busto di Alessandro Mussolini scolpito dal cesenate Ettore Lotti. L’opera fu rimossa il 30 luglio 1943 e in quell’occasione alcuni abitanti del luogo ed altri venuti

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da fuori, in far ciò si abbandonavano ad allegri clamori, poiché il busto in bronzo, trascinato a mezzo di una corda, veniva cosparso di vino, perché “gli piaceva”, come scrive lo storico Antonio Mambelli nel “Diario degli avvenimenti in Forlì e Romagna dal 1939 al 1945”. Nel 1940 il Comune di Forlì acquistò il podere “Ca’ Rossa” di proprietà del marchese Alessandro Albicini, che si trovava lungo la via Ribolle, adiacente al villaggio Mussolini. Nello stesso anno alla ditta Pater di Milano fu affidato il progetto per la costruzione di 50 case per operai da ubicare sul terreno appena acquisito, a partire dall’attuale via della Resistenza in poi come prosieguo del villaggio inaugurato pochi anni prima. Le famiglie che occuparono le case avevano anche l’obbligo di coltivare l’orticello annesso alla costruzione. In quel periodo erano molte le famiglie sfrattate che premevano per l’assegnazione, ma nel dicembre 1941 le “Case Pater”, come furono subito denominate dalla gente, cominciarono ad essere affittate ad ex reduci, i quali ben presto, già nel 1942, iniziarono a inviare lettere di protesta al Podestà denunciando la fatiscenza dei luoghi. Dopo il Secondo conflitto mondiale l’odonomastica della zona mutò quasi completamente: via Corsica divenne via don Minzoni, via Sebenico ora è via Carini, via Nizza si trasformò in via Amendola, via Alessandro Mussolini cambia pelle in via Italia Libera, via Malta è diventata via Buozzi, via Predappio è viale dell’Appennino, e così via, dando preminenza agli antifascisti e agli eroi della Resistenza. “Nel dopoguerra - scrive Umberto Pasqui nell’articolo “Indagini sugli ‘ossi’ di “Ca’ Ossi” - le cose non cambiano più di tanto. L’urbanizzazione in un luogo allora così distante dal centro, tuttavia, continuò. Nel 1948 fu edificato un altro gruppo di case e a partire dal 1954 iniziò la costruzione lungo l’attuale via Ribolle, dove nel 1958 don Giovanni Cani fondò la chiesa dedicata a San Pio X. Con l’avvento degli anni Sessanta, la zona ebbe un forte incremento edilizio e mediante l’asse stradale dei viali Bolognesi e Risorgimento si congiunse col centro storico”. Un forte incremento edilizio certo, però caratterizzato da un modo diverso di concepire i servizi a favore dei cittadini, in particolare del

verde e degli impianti sportivi. Sul numero del gennaio 1973 di “Comune Aperto”, il mensile del Comune di Forlì, così venne presentata l’ipotesi di realizzare un grande polmone verde a ridosso del centro storico: “L’Amministrazione Comunale bandisce un concorso nazionale di idee per il progetto del Parco Urbano di verde pubblico di Piano sito in Forlì, lungo il Fiume Montone, fra Viale Salinatore e Viale dell’Appennino”. L’estensore del bando non poteva immaginare che ci sarebbero voluti 20 anni per realizzare il parco in questione. Ad ogni modo è da sottolineare una nuova visione della città

da parte della Giunta Comunale guidata dal sindaco comunista Angelo Satanassi e composta da assessori del Partito Comunista e del Partito Socialista, che si era insediata dopo le elezioni amministrative del 1970. Non a caso l’articolo su “Comune Aperto” prosegue sottolineando come al nuovo parco l’Amministrazione Comunale intendeva “attribuire un elevato significato urbano e sociale, fuori da schemi e temi convenzionali, inteso come verde conquistato dalla città e non come elemento di fuga dalle attività cittadine”. Ed è secondo queste linee che si muove anche il Piano programma 1973-1975 dove, nella sintesi che riguarda il capitolo “Piantamenti straordinari nelle aree a verde pubblico”, si legge: “L’incontrollato sviluppo urbano ha impoverito e svuotato l’ambiente naturale, provocando una carenza di spazi liberi e di verde. È quindi necessario mettere a disposizione dei cittadini il maggior numero di aree e la maggior quantità possibile di spazi verdi. Sono queste le richieste che provengono in maniera pressante dai quartieri. Nel triennio si prevede una spesa di 130 milioni di lire per la realizzazione o il miglioramento di otto aree verdi”. Nella seduta del 1° febbraio 1973, il Consiglio Comunale approvò, all’unanimità di voti, l’intento di costruire, in dieci località del forese, dei campi gioco. Questi nuovi concetti sulla funzione sociale del verde e dello sport trovarono ampio riscontro nell’elaborazione delle varianti al Piano Regolatore e nella progettazione dei comparti del Piano di Edilizia Economica e Popolare (P.E.E.P.) che furono approvati dalla Giunta e dal Consi-

glio Comunale presieduti dal sindaco Satanassi. Infatti nella seduta del 7 settembre 1973 il Consiglio Comunale deliberò una variante per un nuovo dimensionamento delle aree P.E.E.P., con stralcio di alcune di esse, ristrutturazione di altre e la razionalizzazione della viabilità stradale. Una delle priorità dell’Amministrazione Comunale fu l’acquisizione, o l’esproprio, delle vaste aree interessate da questi insediamenti, ma il percorso si rivelò difficile. In questo contesto si bloccarono le realizzazioni dei grandi parchi previsti all’interno dei quartiere Ca’ Ossi e Resistenza, perché erano stati bloccati, attraverso sentenze del Tribunale, gli espropri dei terreni necessari per la loro realizzazione. Una situazione che si trascinò per oltre 10 anni fino a quando, nel 1988/89, non fu trovato per Ca’ Ossi un accordo transattivo con la Parrocchia di San Pio X, titolare, in base al lascito di Raoul Risi Masini, nipote ed erede del tenore Angelo Masini, di un vasto appezzamento che originariamente faceva parte del podere di Villa Gesuita. La transazione comportò la restituzione alla parrocchia di 5.000 metri quadrati di terreno e di un piccolo edificio abitativo sovrastante e l’esborso di oltre due miliardi di lire per poter acquisire definitivamente al patrimonio comunale i terreni su cui oggi sorge il Parco Incontro. In questo modo gli uffici del Comune ebbero la possibilità di poter completare l’opera fra il 1989 e il 1990 eseguendo diversi lavori, eliminando strutture nel frattempo divenute inutili o difficili da gestire, realizzando la costruzione che ospita il chiosco bar e i servizi.

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il parco urbano “Franco Agosto” L’ACQUISIZIONE DELL’AREA DA PARTE DEL COMUNE FU FRUTTO DI UNA LUNGA TRATTATIVA E COSTÒ DUE MILIARDI DI LIRE Il grande parco cittadino, realizzato su progetto dell’architetto comunale Elves Sbaragli e inaugurato nel 1994 dall’allora sindaco Sauro Sedioli, è dedicato ad un altro primo cittadino: Agosto (nome) Franco (cognome), colui che fu il primo sindaco della città liberata dalle truppe nazifasciste il 9 novembre 1944. L’area verde, divenuta subito meta dei Forlivesi nel tempo libero, occupa ventisette ettari di terreno nelle zone attigue al Canale di Ravaldino e al fiume Montone, tra i viali dell’Appennino e Salinatore, vicino alla Rocca di Ravaldino e a poche centinaia di metri da Piazza Saffi. Come viene riportato nel volume “Forlì. Guida alla città” di Marco Viroli e Gabriele Zelli, Diogene Books editore, nel 1929, lo scrittore e giornalista Antonio Beltramelli (1879-1930), nella sua raccolta di racconti ambientati a Forlì dal titolo “Vecchia Provincia”, così descriveva queste aree: “… lungo la viottola della Fornace Malta, fermarsi al bello e grande macero che pareva un

lago e poi correr giù verso i greti del fiume Rabbi: là dove c’era tanto orizzonte e tanto respiro. Si vedevano le carreggiate dei barocci che scendevano a caricar la ghiaia; si vedevano azzurri specchi d’acqua per la vasta distesa e poi, avvicinandosi, certi pesciolini, che sembravano trastulli, guizzar via come il fulmine”. Oggi, questo immenso spazio, unico nel suo genere in Italia, sorge su un’ampia area golenale a ridosso della congiunzione dei fiumi Rabbi e Montone, ove un tempo si trovava la fornace Malta&Benvenuti, che fu costruita nel 1826 per la realizzazione di mattoni e tegole, e che via via si estese su un’area di 60.000 metri quadrati da cui si estraeva materiale di ottimo livello, tanto che non aveva necessità di particolari ulteriori lavorazioni. Ai margini dell’attività molto probabilmente si svolse un tratto della Trafila Garibaldina, in quanto dovrebbero essere passati, nella notte fra il 15 e il 16 agosto 1849, Giuseppe Garibaldi e il Maggiore Leggero, in fuga dopo la soppressione

della Repubblica Romana, accompagnati da tre contrabbandieri capeggiati da Giovanni Maltoni, detto “Gnarata”, nel tentativo, poi riuscito, di sottrarsi alle ricerche dell’esercito austriaco, per poi guadare il fiume, dove tutt’ora è possibile farlo, per proseguire lungo l’argine sinistro e superare il confine fra lo Stato Pontificio e il Granducato di Toscana. Intorno al 1880 Vincenzo Malta modernizzò la fornace, adottando i forni Hoffmann, un impianto per produrre laterizi formato da due gallerie affiancate. Esse, divise in quattro zone (di carico/scarico, di preriscaldo, di cottura, di raffreddamento), erano affiancate e chiuse senza però escludere il passaggio dei gas dall’una all’altra. Nel 1920 i proprietari apportarono ulteriori miglioramenti e la fornace si arricchì di nuovi impianti e moderni macchinari. Nel 1925, secondo il volume “Monografia Industriale di Forlì”, edito dal Comune nel 1926, nella fornace la produzione era passata da 3 milioni e mezzo di pezzi

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all’anno a 6 milioni e gli addetti erano passati da 140 a 220, anche grazie alle ulteriori attività che si svilupparono, come la lavorazione delle calci, il cui materiale veniva estratto dalle cave di Castrocaro, la realizzazione di manufatti di cemento e la lavorazione della ceramica commerciale. Cessò la sua attività tra gli anni ’50 e ’60, per poi chiudere definitivamente nel 1971. La fornace oggi versa in condizioni di evidente degrado; fa eccezione il forno Hoffmann che nel 2006 è stato oggetto di lavori di messa in sicurezza, su progetto dell’architetto Gabrio Furani. Si deve a una radicata e ricca presenza di fornaci se “il cittadone” è stato denominato anche “la città di mattoni”, con una tradizione in questo settore che, come scrive Umberto Pasqui su ForliToday, “affonda le radici nell’etrusca (?) Ficline, città dei vasai, come forse dalla misteriosa gente italica era chiamata Forlì prima di essere Forlì. Uscendo da fasi oscure della storia, è documentato che più o meno a metà dell’attuale

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Parco Urbano si estendeva già nel Duecento un convento di camaldolesi, forse una delle tappe dei pellegrini che dal mare si recavano a Camaldoli. Non doveva essere una pieve di campagna di scarsa importanza se, anche nell’Ottocento, l’attuale via Caterina Sforza era detta ‘dei Camaldolesi’. Le ultime tracce del luogo di culto, già in rovina nel Cinquecento, risalgono al 1791, quando ciò che ne rimaneva (una chiesina) dopo un effimero restauro fu cancellata negli anni successivi”. Permase solo, dunque, un vasto terreno di pertinenza conventuale sulla cui area sorse appunto, nel 1826, la fornace. Da allora, la città di mattoni si è dimenticata della fabbrica che li produceva, che ha avuto, se non altro, il merito di plasmare il Parco Urbano e di fornire laterizi per le case forlivesi. Fa eccezione qualche ipotesi di recupero e restauro dai costi elevatissimi (una stima per la realizzazione di un “Museo del territorio” che risale alla fine degli anni ’80 ammontava a oltre due miliardi di lire). Eppure la Fornace non merita la totale sparizione perché la sua storia è lunga e importante per la città di Forlì. Senza di essa, anche il paesaggio, da quelle parti, sarebbe radicalmente diverso. “Dalle mappe del catasto napoleonico - è ancora Pasqui che scrive - si nota un terreno tendenzialmente pianeggiante e soggetto a frequenti alluvioni (non erano presenti argini); la parte verso il ponte vecchio sul Rabbi, fu venduto dai camaldolesi a Gaetano Pasqui per diventare sede di sperimentazioni agricole (arachidi, luppolo, barbabietole da zucchero) e di una fabbrica di birra. La parte verso la città, invece, è ciò che ora è frequentato come Parco Urbano e molti ignorano che i saliscendi non sono naturali, ma frutto di un continuo lavoro della terra per

alimentare quell’impianto di cottura ora nascosto da una transenna e dalla vegetazione”. Le aree che attualmente compongono il parco e molte altre che fanno parte della progettazione, furono acquisite dal Comune di Forlì a partire dal 1983. L’acquisizione più corposa fu effettuata tramite una transazione, determinata da una lunga trattativa che si sviluppò negli anni 1988/1989 per far cessare un contenzioso fra l’Amministrazione Comunale, allora rappresentata dall’assessore Gabriele Zelli, da Massimo Gentili, dirigente dell’Ufficio Patrimonio, e da Alessandro La Forgia, dirigente dell’Ufficio Affari Generali, e la ditta Nuova Salca, l’ultima azienda che gestì l’antica fornace Maceri Malta. La trattativa per giungere ad una conclusione bonaria della vicenda era dettata dalla necessità per superare il blocco dell’atto di esproprio decretato dal Tribunale di Forlì in seguito al ricorso contro l’atto coercitivo, emanato dal Comune, della controparte. La Nuova Salca aveva impugnato la delibera del Consiglio Comunale che prevedeva l’acquisizione dell’area in base alla Legge Bucalossi del 1977, che nel frattempo era stata dichiarata incostituzionale dalla Corte Costituzionale per la parte che riguardava la disciplina degli espropri. Con tale legge lo Stato aveva stabilito che per la realizzazione delle opere pubbliche l’eventuale acquisizione del terreno necessario, se agricolo, doveva essere valutato ai prezzi di mercato di aree simili. Dal momento dell’approvazione dell’atto legislativo, in tutt’Italia coloro che erano soggetti ad espropri fecero ricorso sostenendo che i terreni agricoli dovevano essere valutati comunque secondo una potenzialità edificatoria da determinare in base ai prezzi delle aree edificabili limitrofe. Questo per il Comune di Forlì

PARCO URBANO FORLÌ, via S. Pertini - Tel 327 5331120 determinò un esborso di oltre due miliardi di lire, praticamente quattro/cinque volte più di quanto stimato originariamente. Ma l’opera aveva priorità e il sindaco Giorgio Zanniboni (1935-2011) sollecitò più volte la conclusione della trattativa. In questo modo, oltre al terreno, il Comune acquisì anche alcuni fabbricati. Tra questi vi è la casa colonica che oggi, adeguatamente ristrutturata, è la Collina dei Conigli. E la stessa fornace con gli immobili accessori destinati all’attività, di cui si è già detto. Anche gli edifici ex Salca oggi non ristrutturati fanno parte del progetto originario, come ne fanno parte alcuni terreni a ridosso dell’argine destinati alla piantumazione di alberi per l’iniziativa denominata “Un albero per ogni nato”. “È auspicabile - scrive lo storico Marino Mambelli su “Forlìpedia” - che l’Amministrazione comunale possa al più presto proporre alla città e ai suoi visitatori un nuovo stralcio di avanzamento di un’opera, già splendida, che potrebbe ancor più identificare Forlì come città regina romagnola del verde”. Il parco è dotato di numerosi ingressi, i principali dei quali sono quelli di via Fiume Montone e di viale dell’Appennino. È separata dal fiume da un sentiero che conduce da Porta Schiavonia sino quasi all’Ospedale “Morgagni-Pierantoni” a Vecchiazzano. La sua superficie si presenta come un enorme tappeto erboso (180.000 metri quadrati seminati a prato, più 10.000 metri quadrati di prato spontaneo), ove trovano posto oltre 2.000 alberi e circa 10.000 arbusti. A fianco del caseggiato adibito a pub, si trova un maestoso esemplare di giuggiolo centenario. Tutta la zona è densamente popolata da una ricca fauna. Molto pittoresche sono le “colline dei conigli”, le montagnole piene di tane scavate dai roditori che lì vivono a centinaia. Da segnalare lo straordinario anello naturalistico ciclo-pedonale, lungo ben 12 chilometri, immerso nel verde dell’argine fluviale che, partendo da Porta Schiavonia e costeggiando il parco giunge a Castrocaro attraverso la selva di Ladino, la briglia del canale del mulino, Villa Rovere e Terra del Sole. L’area coperta dal parco è molto ampia, diversificata in colline, piccoli canali artificiali, ponti, un laghetto, attrezzature per bambini e per lo sport. È dotata di ampi parcheggi gratuiti ed essendo molto vasto è visitabile anche con un trenino turistico. Al suo interno ospita un bar, un ristorante, il chiosco della piadina, il pub, giochi per i bambini e impianti sportivi. Nel corso dell’anno viene uti-

lizzato come scenario per diverse manifestazioni. Nei pressi dell’entrata di via Andrelini si trova una fontana monumentale a forma di piramide, opera dello scultore Quinto Ghermandi, realizzata da Romagna Acque per ricordare la realizzazione della diga di Ridracoli e dell’ acquedotto di Romagna. Altre opere d’arte custodite all’interno del parco sono La famiglia di Glauco Fiorini (19411994) e Scacchiera di Carmen Silvestroni (19371997), donate alla città di Forlì, rispettivamente nel 1999 e nel 2002, dall’Associazione “Glauco Fiorini”. Anche Irene Ugolini Zoli, indimenticata artista forlivese, volle lasciare un graffito, tuttora ben conservato, sulla facciata di un muro attiguo al ristorante posto sulla collina centrale che domina il parco. Sempre all’interno è possibile ammirare il monumento a ricordo delle Madri e Vedove dei Caduti e Dispersi in guerra dello scultore cesenate Leonardo Lucchi, voluto dal Comitato Provinciale di Forli-Cesena e Rimini dell’Associazione Nazionale Famiglie dei Caduti e Dispersi in Guerra, collocato nel 2007, e Recisione, opera dello scultore forlivese Antonio Giosa, donata al Comune nel 2003 dall’ Unione Nazionale Mutilati e Invalidi per Servizio - Sezione Provinciale di Forlì-Cesena. Accedendovi da viale dell’Appennino, al centro della rotatoria posta di fronte all’entrata è collocato un busto bronzeo di Sandro Pertini, socialista, partigiano e Presidente della Repubblica, realizzato dall’artista forlivese Ivo Gensini.

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Un parco in memoria

di Otello Buscherini

AL CAMPIONE DI MOTOCICLISMO È DEDICATO L’IMPIANTO POLISPORTIVO DI VIA ORCEOLI Nella nostra escursione nei parchi di Forlì, percorriamo ora i vialetti e le strutture del Parco Buscherini, situato fra via Orceoli e via Cervese, in prossimità di via Bertini e via Ravegnana, su un’estensione di 96.000 mq di cui 64.000 di verde. Al parco si accede da via Ravegnana e principalmente da via Orceoli dove, a pochi passi dall’ingresso, si può notare il busto di Otello Buscherini a cui è intitolato il parco. Otello Buscherini è sicuramente conosciuto da buona parte dei forlivesi, ma la sua vita merita di essere ricordata. Lo facciamo attraverso alcune parti di un articolo di Marco Viroli pubblicato su Diogene News nel 2016, in occasione del 40° anniversario dalla morte di Buscherini: “Nato a Forlì il 19 gennaio 1949, meccanico di professione, Otello Buscherini si iscrisse alle prime gare motociclistiche non ancora maggiorenne (per farlo carpì al padre la firma per l’autorizzazione). Esordì partecipando a una gara su un circuito cittadino, quello di Riccione. Otello si impose subito all’attenzione del mondo motoristico. Corse e vinse con la Minarelli (fu anche recordman mondiale con la 50 e la 175 della Casa bolognese), con la Itom, Villa 125 e 250, Honda 125, Derby 125, Malanca 60 e 125, Morbidelli 125, Triumph 750, Yamaha 250 e 350. Quella del 1967, in particolare, fu per Buscherini una stagione piena di successi: collezionò sette vittorie e, su Minarelli 50 e 175, conquistò due mondiali sul quarto di miglio. Nel 1968 e 1969 fu alla guida di una Malanca con la quale si aggiudicò due titoli

di campione italiano: nel 1968 tra i cadetti e l’anno dopo il Campionato italiano della Montagna. Nel 1970, in un incidente durante una gara in Belgio, si fratturò il bacino. Tornò alle competizioni l’anno dopo vincendo il titolo italiano nella classe 125. Nel 1972 vinse tre gare internazionali, fu secondo in Italia per il titolo nazionale e quinto assoluto nel mondo nella classe 50 su Malanca. Il 1973 fu l’anno del trionfo al Gran Premio Riccione che si corse a Misano Adriatico, del secondo posto a quello di Pesaro e delle affermazioni nel G. P. di Francia e di Roma, dove arrivò primo nella classe 125. Vinse due Gran Premi iridati a Brno e a Imatra. Fu quinto assoluto, nel mondo, per la 125 e campione d’Italia per la classe 50. Nel 1974 vinse il titolo tricolore 125 e fu terzo nella graduatoria mondiale. Vinse il G. P. di Abbazia in Istria e arrivò secondo, su Malanca 125, nella prima edizione della Coppa del Mugello, che poi gli fu fatale. Nel 1975, passato alla scuderia Diemme di Lugo, corse sulle leggendarie Yamaha giapponesi 250 e 350. Vinse la seconda edizione della Coppa del Mugello, su Yamaha 250. Nel 1976, ritornato alla Malanca, arrivò terzo al Gran Premio d’Austria 125. A 27 anni, campione italiano e primatista mondiale, padre felice della piccola Solidea avuta dalla moglie Grazia, perse la vita in uno dei circuiti più famosi per i tantissimi appassionati romagnoli di questo sport. Otello morì al culmine della carriera, quando aveva tutte le carte in regola per vincere il motomondiale. Il 16 maggio 1976, l’intera

città di Forlì, la Romagna de “mutor”, il mondo sportivo nazionale ed europeo restarono attoniti e profondamente colpiti quando si diffuse la notizia che Otello Buscherini aveva perso la vita. Su quella tragica giornata ha scritto il giornalista Massimo Falcioni: “Ero proprio all’Arrabbiata uno del Mugello quando il 16 maggio 1976 il 27enne pilota forlivese finì tragicamente la sua promettente carriera. In una giornata primaverile assolata, Buscherini non voleva mancare il colpaccio nella 250 in sella alla competitiva Yamaha bicilindrica. Il forlivese, rimasto ingolfato nel serpentone al via, si riprese subito, agganciandosi al gruppo di testa con “numeri” che accesero la folla sugli spalti. Ma il boato del pubblico si trasformò subito in un cupo silenzio, anticipatore della tragedia: Otello aveva sferrato l’attacco nel punto più insidioso, in piega, all’Arrabbiata uno, per lanciarsi poi verso la salita dell’Arrabbiata due. Il bolide ebbe uno scarto tremendo, innescando a forte velocità la paurosa carambola fuori pista, con l’esito tragico”. Forlì ha reso omaggio alla memoria del campione dedicandogli l’impianto Polisportivo di via Orceoli. Il parco e i primi impianti sportivi sono stati costruiti dall’Amministrazione Comunale di Forlì nel 1975 in un’area cittadina rimasta oggi intatta come “polmone verde” e centro di aggregazione sportiva. Dal 1995 la Polisportiva Otello Buscherini si è prodigata costantemente per l’ampliamento delle strutture. Ad oggi si contano 4 campi da Tennis di cui due coperti in green set

e due coperti in terra rossa e illuminati,1 campo da Calcetto, 2 campi da Calcio, 1 campo Paddel con copertura invernale, 6 campi Beach, di cui quattro con copertura invernale, 1 campo Softball, 1 pista Modellismo (macchinine su sterrato), una palestra polifunzionale, 1 parco giochi e centri estivi per bambini e ragazzi. Un percorso running di 2,5 km e un esteso locale per il bar-ristorante. Fra le varie attività agonistiche ricordiamo la Scuola di Tennis che conta sull’apporto di 2 maestri federali, la Scuola di Calcio il cui scopo primario è quello di creare un ambiente sereno e sano per genitori e figli, in cui si possano individuare percorsi idonei alla crescita dell’individuo, e la scuola di Beach Tennis, che organizza corsi divisi per livelli di gioco. Inoltre, la polisportiva Buscherini ospita, da anni, il Softball Club Forlì che vanta numerosi successi in Serie A. Presidente attuale Giovanni Bombacci. Il Parco pubblico è fruibile a tutti: sportivi e sedentari, giovani e anziani, nonni e nipoti. La vasta area verde offre refrigerio all’ombra di pini, abeti, cipressi, querce, tigli, pioppi, ippocastani e carpini. Si ringrazia per la collaborazione Marco Viroli

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strada di campagna che correva lungo la ferrovia e che si congiungeva con la frazione Ronco. I terreni acquistati da Ragazzini erano siti in un’area denomita “Rubàno”, da un “fundus” romano che si trovava nell’ambito della Parrocchia di San Giovanni Battista in Vico, il cui nome si estese a una vasta area limitrofa, tanto che una delle strade laterali di via Dragoni porta questa intitolazione. Anche in questa zona si deve dedurre che nel corso dei secoli si era depositato materiale lasciato da corsi d’acqua che sono stati successivamente regimentati. Proprio per queste caratteristiche della zona, che aveva sicuramente anche un pregio ambientale, Pietro Zangheri (1889-1983) svolse delle ricerche. Se ne ha certezza perché le notizie sulla flora e la fauna del posto sono contenute in un taccuino che riporta l’indicazione della località “Rubàno”. Così come sappiamo che Zangheri fu attratto dai reperti archeologici trovati nell’area della Fornace Ragazzini. Probabilmente fu in questa occasione che conobbe Maria Ragazzini (classe 1897) figlia del titolare, se ne innamorò e la sposò. Mentre Zangheri iniziò la sua attività lavorativa di ragioniere presso la Casa di Riposo, che oggi porta il suo nome, fino a diventarne direttore, la moglie subentrò nella titolarità della fornace alla morte di Francesco Ragazzini, avvenuta nel 1937. Sarà proprio lei a firmare l’atto di cessazione dell’attività il 31 dicembre 1965. Alla sua morte le proprietà passarono al marito e ai

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figli. Saranno proprio questi ultimi, Miranda, Alfredo e Sergio Zangheri a sottoscrivere nel 1977 l’atto notarile di cessione del terreno dove aveva operato la fornace e le adiacenti costruzioni al Comune di Forlì. Sergio Zangheri intervenne alla stipula per se e per conto del padre Pietro, il quale morirà sei anni dopo. Dal momento della cessazione dell’attività, all’acquisto da parte del Comune, gran parte dell’area ex fornace fu utilizzata come discarica da parte dell’allora Azienda Municipalizzata Igiene Urbana (AMIU). Successivamente il Comune realizzò, su progetto del Servizio Verde, il parco di via Dragoni, effettuando una consistente bonifica dell’area e restaurò uno degli edifici presenti per destinarlo a sede della Circoscrizione n. 4 e del centro giovanile musicale con l’inaugurazione che avvenne nel 1980. A pochi metri fu costruito un anfiteatro, con relativi servizi, che nel corso degli anni ha ospitato manifestazioni musicali, oggi totalmente da riqualificare. Da segnalare che l’area occupata dalla fornace era molto più vasta perché comprendeva sicuramente il terreno sul quale è sorta l’attuale Caserma dei Vigili del Fuoco costruita negli anni Sessanta, quello dove sono stati realizzati gli orti per gli anziani e quello prospiciente all’attuale parco insistente sulla vie Dragoni e Figline, dov’è tutt’ora esistente un edificio già sede degli uffici della fornace.

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de “I Portici”). Era l’anno 1889 quando Adamo Ragazzini iniziò la costruzione di questa fornace che cominciò la produzione l’anno successivo. L’attività fu rilevata da Francesco Ragazzini in seguito alla morte del padre. La produzione del 1925 fu di 1.800.000 pezzi, che “vengono assorbiti dalle richieste del paese - specifica la “Monografia Industriale di Forlì” edita a cura del locale Municipio nel 1926 - e impiega un numero di operai che è in media di 60 persone, che in periodi di maggiore intensità lavorativa, giunge anche a 70”. L’escavazione dell’argilla avveniva nei pressi dello stabilimento, argilla che si prestava in particolare per la fabbricazione delle tegole, dei tavelloni forati, di materiali per pavimenti e delle volterrane. Ciò significa che anche in quella zona, prima della regimentazione dei fiumi e dei relativi rami, passavano corsi di acqua capaci, nel corso dei secoli, di depositare quantità rilevantissime di argilla, sabbia e ghiaia. In questo sito Francesco Ragazzini poté operare fino al 1925. Quando iniziarono i lavori di realizzazione del viale che doveva congiungere la nuova Stazione ferroviaria con la barriera Vittorio Emanuele, fu costretto a trovare un luogo diverso perché gran parte del tracciato del viale e alcune strade laterali di fatto smembravano la fornace. Poco tempo dopo, l’attività venne trasferita in un’area sita in via Cappuccinini 32, l’attuale via Dragoni, così denominata dal 1951, allora una

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Il parco di Via Dragoni a Forlì è situato nel quartiere Quartiere “Musicisti e Grandi Italiani”. L’area è attrezzata con un percorso per biciclette, affiancato da un percorso vita, da un’arena per le rappresentazioni all’aperto, da un pattinodromo, da uno skatepark, da un campo da volley, intitolato alla memoria di Vigor Bovolenta (pallavolista), da uno da basket, intitolato alla memoria di Matteo Margheritini (giovane cestista forlivese), e anche uno da calcio, da un’area di sgambatura per cani, da un ampio spazio bimbi attrezzato anche con giochi per bambini disabili. Il parco è frequentato da podisti locali, il giro completo è poco più di 1,2 km. Recentemente è stato aperto Piada52, un chiosco/bar che propone percorsi per inserire giovani e ragazzi nel mondo del lavoro. Il parco di via Dragoni occupa un’area in precedenza utilizzata da una fornace, quella della ditta Ragazzini, e successivamente adibita a discarica dei rifiuti cittadini fino alla costruzione dell’inceneritore, negli anni Settanta. La storia della Fornace Ragazzini riveste un aspetto particolare, perché in un primo momento la sede fu individuata a poca distanza dalla barriera di Porta Cotogni e dalla Chiesa dei Cappuccinini, in via Antonio Sciesca 7, più o meno adiacente ai cantieri Benini (nella zona che attualmente è in gran parte occupata da viale della Libertà, da alcune delle strade perpendicolari a quella che conduce alla Stazione ferroviaria e dalla zona

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Un parco intitolato

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NELL’AREA DIETRO L’EX PALAZZO BECCHI UNA LAPIDE RICORDA IL PARTIGIANO PINO MARONI

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Dietro all’ex Palazzo Becchi, tra via Oberdan e via Nazario Sauro, su gran parte dell’area un tempo occupata dai reparti di fabbricazione delle stufe della Ditta Becchi si sviluppa oggi un’area verde intitolata a Annalena Tonelli, Medaglia d’Oro al Valore Civile alla memoria, con questa motivazione ufficiale: “Per l’instancabile, silenzioso e appassionato impegno a favore dei profughi e dei rifugiati somali, vittime dell’analfabetismo, delle malattie infettive, della malnutrizione e della mutilazione femminile, fino alla barbara mortale aggressione, subita il 5 ottobre 2003, nei pressi dell’Ospedale di Borama, da lei stessa fondato. Fulgido esempio di coerenza, di senso di abnegazione e di rigore morale fondato sui valori più alti della convivenza civile e degli ideali di giustizia e solidarietà sociale”. Nata a Forlì il 2 aprile 1943, Annalena Tonelli spese circa trentatré anni della sua vita come volontaria in Africa. Dopo la laurea in Giurisprudenza e dopo “sei anni di servizio ai poveri di uno dei bassifondi della mia città natale, ai bambini del brefotrofio, alle bambine con disabilità mentale e vittime di grossi traumi di una casa-famiglia”, nel 1969 la venticinquenne Annalena si spostò in Africa grazie alle attività del Comitato per la Lotta Contro la Fame nel Mondo di Forlì, che aveva contribuito a fondare. Insignita il 25 giugno 2003 dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati del prestigioso Premio Nansen per l’assistenza ai profughi, il 5 ottobre dello

stesso anno Annalena Tonelli venne uccisa a colpi d’arma da fuoco da un commando di terroristi islamici. L’area verde si caratterizza per la presenza di numerosi tigli piantati in concomitanza con la realizzazione degli edifici che sovrastano la Galleria Vittoria. Fino a qualche anno fa, gli uffici lì presenti erano occupati dalla sede della Direzione dell’AUSL 38. Al centro del giardino è attivo un bistrot denominato “La Fiasca”, in omaggio all’opera “Fiasca con fiori”, una delle nature morte più significative del panorama pittorico italiano del Seicento, donata alla Pinacoteca Civica dal conte Pietro Guarini. Adiacente al Giardino Annalena Tonelli sorge un palazzo che si estende fino all’angolo fra corso della Repubblica e via Oberdan. Alzando gli occhi, è impossibile non notare sulla facciata il grande stemma della Becchi. Intorno al 1850 il giovane muratore Pietro Becchi comprese che costruire stufe distaccate dalla struttura muraria delle case permetteva al calore di diffondersi su tutti e quattro i lati senza dispersioni. Quella brillante intuizione fece di Forlì, per oltre ottant’anni (dal 1870 al 1953), una delle capitali europee della produzione di stufe in cotto. In breve la “Ditta Becchi Pietro - via Nazario Sauro - Forlì” divenne sinonimo di qualità, efficienza ed eleganza. Ma la vera svolta si ebbe quando, verso la fine dell’Ottocento, fu immessa sul mercato la stufa in cotto a cassettoni. Questo nuovo

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manufatto adottava una soluzione volta ad aumentare il giro dei fumi caldi prima dell’espulsione dalla canna fumaria, in modo da garantire rendimenti molto più elevati. Con questa nuova stufa l’azienda Becchi, tra il 1865 e il 1910, raccolse riconoscimenti un pò ovunque e specialmente nel bacino del Mediterraneo e in Sud America, portando la produzione a livelli notevoli e dando lavoro a centinaia di Forlivesi. L’azienda continuò il suo cammino di sviluppo nonostante la morte di Pietro Becchi, nel 1906. Negli anni Trenta del secolo scorso venne avviata la produzione di impianti di riscaldamento centralizzati e, dal 1930, venne intrapresa anche la fabbricazione di cucine economiche in lamiera stampata. Oramai soffocati nella vecchia sede, nel 1963 gli stabilimenti furono trasferiti a Villanova, dove tuttora risiedono col nome di Electrolux Products Italy Spa. Il Palazzo Becchi di via Gugliemo Oberdan 2 è stato fino a qualche anno fa sede della Scuola Superiore di Lingue Moderne per Traduttori e Interpreti dell’Università di Bologna. Ora è sede del Centro di Formazione permanente per gli adulti. Una lapide posta il 9 novembre 2008 a fianco dell’entrata del parco commemora un drammatico episodio della Resistenza forlivese. L’epigrafe ricorda il gesto eroico compiuto dal gappista partigiano Pino Maroni, che, catturato il 29 ottobre 1944 da una pattuglia tedesca con due giovani patrioti, sacrificò la

vita per consentire la fuga ai compagni di lotta. Questo gesto e l’impegno profuso nella resistenza gli valsero la Medaglia d’Argento alla memoria. Pino Maroni, commissario politico del 1° distaccamento G.A.P. di Forlì, insieme a due giovani partigiani diciottenni era intento a recuperare armi nascoste nei locali del calzaturificio Zanotti, sito in via Giorgio Regnoli. I partigiani vennero sorpresi da tre soldati tedeschi che li costrinsero ad avviarsi verso corso Vittorio Emanuele (l’attuale corso della Repubblica), passando da via Oberdan. Approfittando del buio, Maroni tentò una sortita. Poco prima di imboccare il corso principale si rivolse ai suoi in dialetto romagnolo dicendo: “Quând a rogg, scapì sènza vultèv” (quando urlo, scappate senza voltarvi). Così fece. I ragazzi riuscirono a fuggire e, correndo a perdifiato, raggiunsero la zona dell’attuale viale Bolognesi, dove si trovava una casa colonica con una siepe di spini che si prolungava fino a via Decio Raggi. Qui si nascosero e attesero il mattino per fare ritorno a casa. Pino Maroni invece estrasse le due pistole che aveva con sé e sparò ai soldati tedeschi, ingaggiando un combattimento a fuoco ravvicinato. Il coraggioso partigiano cadde ferito, fu trasportato al comando delle S.S., dove venne brutalmente torturato fino al decesso. Il corpo fu sepolto in piazzale della Vittoria nel giardino della Stazione Agraria, l’attuale sede della Facoltà di Economia e Commercio.


Giardino Orselli

l’oasi verde di via delle Torri QUI SORGEVANO IL CONVENTO DI SAN FRANCESCO E IL PALAZZO CHE DÀ NOME AL PARCO L’area verde che sorge nella prima parte di via delle Torri, chiamata Giardino Orselli, prende nome dal grande palazzo settecentesco che vi sorgeva e che venne abbattuto nel 1965 per motivi di sicurezza, in base a un’ordinanza dell’allora sindaco Icilio Missiroli. L’edificio, costruito nella seconda metà del Settecento, fu voluto e abitato dai conti Brandolini fino all’estinzione della casata; nel 1783 passò alla famiglia Papini, che a sua volta lo cedette agli Orselli. Negli anni Venti del Novecento arrivò in proprietà alla “Società Pro Juventute” della Congregazione dei Padri Filippini, che lo destinarono a Collegio educativo maschile. Con la loro partenza da Forlì, poco prima del Secondo conflitto mondiale, il palazzo passò in proprietà alla Curia vescovile che, non sapendo a quale uso destinarlo, lo cedette al Comune. I bombardamenti sulla città durante l’ultimo conflitto lo danneggiarono, anche se non in maniera irrecuperabile. Tutti gli alloggi secondari furono dati in comodato a famiglie di forlivesi rimaste senza casa, mentre l’appartamento nobiliare, che presentava qualche decorazione di pregio, subì danni a causa della permanenza dei soldati delle truppe polacche, che vi si acquartierarono. I militari, per tutto il periodo che vi rimasero, non ebbero nessun rispetto, tanto da bruciare per riscaldarsi le porte, gli stipiti e tutto quello che poteva produrre calore. Un sopralluogo di tecnici del Comune, nel 1965,

certificò che l’edifico risultava ammalorato nelle strutture portanti: questo indusse l’Amministrazione a disporne la demolizione. Il parco fu voluto dalla municipalità poco tempo dopo, nei primi anni ‘70, e venne progettato dall’ingegnere Alvaro Caneti e dal geometra Elvio Cicognani, entrambi tecnici comunali. Sulla sua superficie convivono cedri, cipressi, tassi, querce, ippocastani, tigli, aceri e ginkgo biloba. Nel corso degli ultimi anni vi sono state collocate due sculture: “L’albero della chiarezza”, opera in pietra ideata dal poeta romagnolo Tonino Guerra, e “Il carabiniere”, bronzo realizzato da Gianni Cinciarini, voluto dalla locale sezione forlivese dell'Associazione Nazionale Carabinieri. Una parte è occupata dal Ristorante Benso, frutto della trasformazione di un chiosco-bar presente fin dall’inaugurazione dell’area verde. Da una parte, il Giardino Orselli è delimitato da “E’ borg dal sarach”, che si allunga verso piazza Cavour, la cosiddetta “Piazza delle Erbe”, ove si trova il Mercato ortofrutticolo della città, recentemente ristrutturato e denominato “Mercato delle Erbe”. Il suggestivo nome di “Borgo delle saracche” trae origine da quella che era la piccola bottega di alimentari della Zaira che vendeva sardine, esposte al pubblico in barili aperti, di sicuro impatto olfattivo, e che costituivano assieme al pane uno degli alimenti principali della povera gente. Dalla parte opposta il giardino confina con via Orselli, la strada che

costeggia l’imponente Palazzo Piazza Paulucci, che prende il nome dalle due antiche famiglie nobiliari che ne furono proprietarie. Oggi sede della Prefettura, il palazzo costruito nel XVII secolo, periodo di massimo splendore della famiglia Piazza, ricorda molto da vicino i palazzi Laterano e Farnese di Roma. Poi c’è piazza Cavour, un tempo interamente occupata dalla gloriosa e antica Chiesa e dal Convento di San Francesco Grande che, dopo San Mercuriale e il Duomo, era il luogo di culto più importante della città. Al suo interno l’imponente edificio, costruito tra il 1250 e il 1266, ospitava preziose opere d’arte nonché le tombe di molti dei componenti della famiglia Ordelaffi. Nel 1483, per volere di Girolamo Riario, la chiesa fu impreziosita dall’aggiunta di alcuni chiostri. Al suo interno spiccava in particolare la Cappella Lombardini, la più ricca e armonica che il Rinascimento forlivese abbia prodotto, sulla cui parete laterale era posto il sarcofago di Bartolomeo Lombardini, medico personale degli Ordelaffi. Tra il 1837 e il 1840, il Foro Annonario, progettato dall’architetto Giacomo Santarelli, prese posto dell’antico Convento di San Francesco. L’opera fu finanziata dal Comune per riunire in un solo punto la vendita della carne e del pesce che, fino a quel momento, si svolgeva nell’oramai inadeguata piazzetta dell’Antica Pescheria di corso Diaz. Nel 1890, nella piazza antistante, dove già si teneva il mercato delle granaglie, fu

trasferito anche quello delle erbe, che fino ad allora aveva sede in Piazza Grande. A testimonianza di questa specifica vocazione mercantile, piazza Cavour fu da allora chiamata dai Forlivesi “Piazza delle Erbe”. La primitiva fisionomia e la natura stessa dello svolgimento del mercato subirono notevoli adattamenti e trasformazioni, soprattutto durante il corso delle due guerre mondiali. In piazza Cavour, il 27 giugno 1885, sulla spinta dell’epidemia di colera che si stava diffondendo in Italia dall’anno prima, ebbe inizio una perforazione artesiana alla ricerca di acqua potabile. Nel 1884 gli amministratori comunali avevano incaricato gli ingegneri Antonio Zannoni di Bologna e Olindo Umiltà di Forlì di studiare il modo per rifornire la città di acqua potabile in quantità adeguata. La carenza idrica era da sempre uno dei principali problemi per la comunità locale, ulteriormente appesantito dal fatto che l’uso di quella estratta dai pozzi artesiani, spesso di pessima qualità, causava malattie intestinali anche gravi. L’opera di trivellazione durò tre anni e raggiunse quota 308 metri (285 sotto il livello del mare), senza che venisse trovata abbondanza di acqua. Fu così che nel 1887 venne disposta la sospensione dei lavori. A ricordo di quell’impresa e per l’uso del mercato e delle case vicine furono installate due fontanelle, tuttora presenti, anche se non più nella conformazione originaria e attualmente non funzionanti.

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UN LUOGO D’INTERESSE STORICO, AMBIENTALE E PAESAGGISTICO OGGI IN STATO DI DEGRADO L’area del Ronco Lido, per decenni unico polmone verde dell’omonimo quartiere, in origine era una semplice appendice stradale della provinciale via Bidente. Con la costruzione, negli anni 1956/57, dell’argine del fiume, i soci della Cooperativa del Ronco Lido e i giovani del luogo si fecero promotori della realizzazione di un campo da calcio e di un primo campo da tennis. Giovani e anziani della frazione offrirono gratuitamente la loro opera, mentre l’Amministrazione Provinciale di Forlì, allora proprietaria dell’area, provvide a fornire macchinari e materiali. Nel 1967 la Provincia ristrutturò gli impianti esistenti e realizzò un vero campo da calcio e il relativo spogliatoio. Pochi anni dopo furono realizzati due campi da tennis, gli spogliatoi, una piattaforma per il pattinaggio e la pallavolo. Fu anche predisposto un piccolo parco giochi per bambini e l’adiacente parco venne rivitalizzato con molti alberi pregiati. Tutte le attività gravitavano attorno a un edificio ad uso bar e ristorazione. Il polisportivo fu intitolato a Albo Sansovini, detto Dik. Il giovane, nato nel 1925, scelse, l’8 settembre 1943, di partecipare alla Resistenza. Catturato a Faenza dopo un rastrellamento il 30 maggio 1944, Sansovini fu torturato ma non rivelò nessuna informazione che potesse nuocere alla causa antitedesca e antifascista. Dal 1978 al Ronco Lido è collocata una lapide che lo ricorda. Solo il 17 luglio 1990 fu possibile stipulare l’atto di acquisto dell’area da parte del Comune, al costo simbolico di un milione di lire. La zona in questione è strettamente connessa con il fiume Bidente-Ronco. Di particolare interesse è l’analisi dei toponimi “Ronco” e “Bidente”. Anticamente il fiume aveva un percorso tortuoso e attraversava una fitta rete di boscaglie. Nel Medioevo il termine “ronco” denota anche “sterpeto”, bosco fitto, bosco dissodato come “runco”, “runchiare”, “sarchinare”. “Runcus” poteva poi significare

“terra dissodata” a roncola. Il nome sembra derivare, appunto, dai boschi che in epoca medievale erano diffusi sul territorio. La parola “Bidente” denota invece “due denti” (bidens, bidentis) e trae origine dalla conformazione stessa del fiume. Sono ormai remote le stagioni estive in cui sulle rive del fiume si andava a prendere il sole e si facevano i bagni. I n una incisione di inizio XIX secolo, G. Trassenotti illustra la zona disegnando un “casetto per i bagni” (un luogo dove ci si poteva cam-

biare) e la “strada che conduce al bagno”: ecco perché il luogo si chiama “Ronco Lido”. Quest’area è anche collocata ai margini dei Meandri del fiume Ronco, dichiarato sito di interesse comunitario dalla Regione Emilia-Romagna. L’importanza del sito risiede nel ruolo di corridoio ecologico di tipo ripariale che l’area svolge nell’ambito della rete naturalistica di collegamento tra Appennino e pianura romagnola. Corpi d’acqua corrente e stagnante (15%), boscaglie (10%) e boschi di tipo ripariale

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valorizzazione ambientale e paesaggistica. Le iniziative già realizzate in tale senso sono la valorizzazione delle aree della zona dello Spinadello, voluta dal Comune di Forlimpopoli; l’avvio di un’attività di ristorazione e ricettiva a corona del lago Foma e il mantenimento delle attività del Golf Club “I fiordalisi” e del “Lago del Sole”. Nel contempo ha assunto maggiore rilevanza il percorso lungo gli argini del fiume, che è entrato a far parte della Via Romea Germanica. Poco oltre il Ronco Lido si trova la località Grotta. Nell’eremo dedicato alla Madonna della Neve, edificato lì nel 1270 e ceduto ai Servi di Maria, si rifugiò nel 1282 padre Filippo Benizi, per sottrarsi all’ira dei ribelli forlivesi dopo aver predicato la pace tra le fazioni guelfa e ghibellina. Durante la sua missione in città convertì Pellegrino Laziosi, persecutore dello Mi è venuto in mente che questo sarà di in fianco tabaccheri stessospazio Benizi che però, seguitoa all’incontro, di entrare quindi avrebbero più o menodecise gli stessi coloritra i serviti, divenendone poi il santo più venerato ancora oggi in tutto il mondo. Secondo una credenza che non riLa cornice e la banda dell’indirizzo che era indicata in rosso la farei i sale oltre il XVII secolo, la riconciliazione tra i oppure due sarebbe avvenuta a 5 Km da Forlì, pressi potrebbe fare la banda con so indirizzo in azzurro vedi azzurro del il fiume Ronco. Non si(può non evidenziare lo stato di degrado del Ronco Lido, delle i testi ( indirizzo / orari) e la cornice in blu ( vedi blu del logo) sue strutture e del parco, ad eccezione di un campo da calcio, dell’annesso campetto e dei relativi spogliatoi. Infatti, la struttura del Ronco Lido è da circa 15 anni abbandonata ai destini legali di una pluriennale diatriba giuridica. Si tratta di un contenzioso che investe il Comune Tra gli anfibi è di interesse comunitario la pre- di Forlì, proprietario dell’area, e la società che senza del Tritone crestato; non manca la Ra- si era costituita per gestire il Ronco Lido e che ganella italica. Rettile acquatico di notevole ebbe la concessione dell’area. interesse è, poi, la testuggine palustre. I pesci La vertenza nacque nel momento in cui i nuoannoverano cinque specie di interesse comu- vi gestori non furono in grado di proseguire, nitario: Barbo, Barbo canino, Lasca, Vairone e per uno sforamento sostanziale del preventiCobite comune. vo di spesa, i lavori di ristrutturazione dell’eLa previsione di “Parco Fluviale” contenuta dificio che comprendeva le attività di bar e di nel Piano regolatore generale del Comune di ristorazione. Quando si potrà ridare decoro a Forlì, consentirebbe di avviare un processo di un’area di così grande interesse naturalistico riqualificazione della zona attraverso una sua e storico? (25%), con salici, pioppi e ontani e vegetazione palustre, più qualche elemento di foresta più asciutta, ricoprono circa la metà della superficie del sito. L’area dei Meandri del fiume Ronco accoglie numerose specie faunistiche di rilievo. Tra gli uccelli, Martin pescatore, Tarabusino e Bigia padovana risultano nidificanti. L’avifauna nidificante conta ulteriori specie, tra cui le colonie di Topino e Gruccione lungo le sponde erose del fiume Ronco.

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Il parco urbano di Forlimpopoli e i Meandri del Ronco

DAL BOSCO DI 3MILA ALBERI IN CENTRO, AL SITO DI IMPORTANZA COMUNITARIA DELL’OASI FLUVIALE La città di Forlimpopoli è circondata da una campagna coltivata intensamente e fortemente antropizzata. Nei programmi dell’Amministrazione Comunale prese forma, anni fa, l’ipotesi di dotare la località di verde pubblico di qualità, con la realizzazione di un grande parco. Una vasta area adibita a una funzione ricreativa e nello stesso tempo in grado di mitigare il microclima urbano, di produrre ossigeno e di abbattere la produzione di anidride carbonica. Nel 2006, nella zona di via Marconi, il Comune di Forlimpopoli ha voluto realizzare il parco urbano, che inizialmente aveva un’estensione di 5 ettari. Attualmente, l’area verde misura circa 13 ettari, di cui una buona parte è costituita da boschetti urbani dedicati ai bambini nati a Forlimpopoli negli ultimi 18 anni e per il resto da prato. Il parco è attraversato da piste ciclo-pedonali, è dotato di un’ampia area giochi e i possessori di cani possono utilizzare un’area di sgambatura posta all’interno. Nella piazzetta al centro del parco è presente un cippo in memoria dei “Pastori degli alberi”(onorificenza di alto volontariato civile, istituita dal Comune artusiano, che comporta l’incarico di cura e custodia del verde pubblico con particolare attenzione agli “alberi dei bimbi nati” e al “Bosco per la città”). Fin dal 1992 il Comune di Forlimpopoli ha istituito la “Festa dell’albero”, durante la quale viene messa a dimora una pianta per ogni bambino nato. Questa semplice azione

ha fatto crescere nel centro urbano un bosco con più di 3000 alberi. La principale area dedicata allo sviluppo di questo bosco è proprio quella del parco. Il Parco Urbano di Forlimpopoli è stato dedicato a Luciano Lama, partigiano, segretario nazionale della Cgil e vicepresidente del Senato della Repubblica. Nato a Gambettola nel 1921, nel 1943 completò gli studi universitari laureandosi a Firenze con Piero Calamandrei. Durante la Seconda guerra mondiale era ufficiale di complemento nella fanteria e si trovava nei pressi di Cesena quando una staffetta portò la notizia dell’armistizio. Luciano Lama aderì allora alla Resistenza divenendo ben presto un comandante partigiano. Combatté prima nell’ottava Brigata Garibaldi e poi nelle file della Resistenza forlivese dove fu nominato capo di stato maggiore del ventinovesimo Gruppo d’azione patriottica (Gap) “Gastone Sozzi”. Nel settembre 1944 Lama prese contatto con il Comando alleato e concordò un piano tattico comune per la liberazione della città. Fu alla testa dei partigiani che liberarono Forlì dall’occupazione nazifascista, insieme ai soldati dell’Esercito Alleato. A liberazione avvenuta, quando aveva 23 anni, venne nominato segretario della ricostituita Camera del lavoro unitaria provinciale di Forlì sotto l’egida del Comitato di liberazione nazionale (CLN). Nel 1970 Lama fu eletto segretario generale della Cgil, carica che ricoprì per ben 16 anni. Eletto al Senato nel

1987, fu vicepresidente di Palazzo Madama fino al 1994. Forlimpopoli può anche vantare, limitrofa al centro storico, un’oasi naturale facilmente raggiungibile dalla strada che conduce a Meldola. Un vero e proprio parco fluviale con specchi d’acqua, vegetazione, stagni ricchi di anfibi e trampolieri che fanno della zona uno scrigno ricco di biodiversità, riconosciuto a livello europeo come Sito di Importanza Comunitaria (SIC) “Meandri del Fiume Ronco”. L’oasi si estende su una superficie di 230 ettari e il parco accompagna lo scorrere del fiume Ronco verso la pianura lungo il tratto che attraversa le frazioni di Magliano e Selbagnone. Una cornice ideale per attività sportive, ricreative, uscite didattiche ed escursioni nel verde e un prezioso angolo naturale ricco di specie rare e, quindi, laboratorio per studi tassonomici ed ecologici. Nell’area protetta che costituisce il cuore del parco, è preponderante l’habitat di specie igrofile quali pioppo nero, pioppo bianco e salice. Non vanno, però, dimenticate le praterie aride, dove si possono osservare splendide fioriture d’orchidee, in particolare del genere Ophrys. Altra caratteristica della zona è la presenza di bacini, originati dalla attività dell’uomo. Proprio questi invasi sono il cuore pulsante dell’oasi, perché i molteplici habitat protetti, che sono in essi presenti, sono importantissimi per la riproduzione e la sopravvivenza dell’avifauna e degli anfibi. Numerose le specie protette

di pesci, come Lasca, Vairone e Barbo o di anfibi, come i Tritoni. Fra i rettili, va ricordata l’ormai rara testuggine palustre che qui trova gli ultimi luoghi di riproduzione. Oltre 80 le specie nidificanti di uccelli; anche superiori quelle che frequentano, senza riprodursi, le aree umide del complesso. Fra le tante, citiamo il Martin Pescatore, il Tarabusino e il Marangone Minore. Numerosa la presenza di mammiferi, dalla puzzola al capriolo, passando per istrici e tassi. Da ricordare, infine, che l’area possiede anche un forte carattere archeologico e storico. Il Parco Fluviale infatti ospita al suo interno il canale Doria e quello che resta dei relativi mulini, Villa Paulucci Merlini e l’annesso parco di alberi secolari, l’Acquedotto Spinadello e il ponte romano. Su un ramo del fiume, si insediarono le attività che avevano bisogno di forza motrice. Il canale serviva il mulino di Selbagnone, che ha operato dal 150 d.C. al 1957. La ricchezza di questo mulino era dimo­strata dalla “visenda”, cioè dalla ca­pacità di non fare attendere i contadini per la macinatura, data la pre­senza di scorte di farina già macinata. Questo antico corso d’acqua fu sostituito, in seguito ad una modifica dell’alveo del Ronco, dal canale Doria. Si tratta di un vero re­perto di archeologia industriale, anche se mancante della parte termi­nale in quanto durante il passaggio degli Alleati venne danneggiato il ponte sopraelevato che attraversava il fiu­me stesso.

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QUINTA TAPPA DELL’ITINERARIO MAGLIANO - RONCO

La Forlì Marittima

una spiaggia a ridosso dell’aeroporto Ridolfi

Continuando a percorrere l’itinerario Magliano Ronco sulla sinistra si trovano, più o meno a metà del tragitto, il lago FO. MA., il lago del Sole e poco più distante l’aeroporto. Il compito principale della descrizione del percorso è quello di far capire l’importanza naturalistica dei terreni che si stanno attraversando, però dal punto di vista storico non si può ignorare la presenza di una infrastruttura come il Ridolfi, indipendente dalle vicende che lo hanno portato alla chiusura prima e al lavoro in corso per riaprirlo. Prima però vediamo le caratteristiche di alcuni dei laghi che si incontrano e come vengono utilizzati. DA LAGO FO. MA. A CALA FOMA Lo specchio d’acqua maggiore, denominato Fo.Ma., anche questo formatosi in seguito alle conseguenze di un’attività estrattiva sotto falda effettuata a partire dagli anni ‘70 e cessata nel 1998, si trova in adiacenza alla via Tibano, una strada privata che conduce verso il fiume da viale Bidente. Il bacino presenta una capacità d’invaso di circa 700.000 metri cubi di acque di buona qualità. La zona dell’ex cava di 97 ettari è stata “trasformata in un’oasi di relax a 5 minuti dalla città... gira intorno ad un lago artificiale e per tutta l’estate la spiaggetta sarà aperta dalle 10 alle 24”, come hanno scritto i giornali nel 2018 quando sulle rive del lago è stata aperta l’attività dell’azienda agricola “Cala FoMa”, ribattezzata come la “Forlì Marittima” per le sue suggestive caratteristiche, che ha avuto subito un ottimo riscontro soprattutto fra il pubblico giovanile. L’anno successivo, quando l’apertura stava tardando a causa delle piogge intense del mese di maggio, gli stessi mezzi di informazione fecero sapere che “oltre ad aver creato piccoli danni, il perdurare del maltempo ha reso difficile i miglioramenti e la manutenzione nella grande area verde, lavori da fare necessariamente all’esterno. Non ci saranno grandi stravolgimenti rispetto alla formula dello scorso anno. Ma i progetti sono tanti, seguendo i consigli dei clienti. Il mare in città, come in tanti l’hanno definito, si prepara quindi ad aprire le porte. Una valida alternativa per chi non vorrà stare a lungo in coda per raggiungere il mare. La location vede infatti una piccola spiaggia su cui prendere il sole, un’area che costeggia il lago nella quale sono stati sistemati se-

die e tavolini, una zona verde un po’ più selvaggia con amache, una zona per i gruppi più grandi, un edificio di archeologia industriale con un’illuminazione suggestiva e un parcheggio enorme. E in serata da una collinetta si possono ammirare struggenti tramonti”. Dell’apertura per il 2020 non si sa ancora nulla perdurando l’incertezza causata dalla pandemia di coronavirus. IL LAGO DEL SOLE Poco oltre Cala FoMa, con ingresso su viale Bidente 231, è operativa da molti anni l’attività della A.S.D. Lago del Sole. Utilizzando due laghetti di diverse dimensioni, immersi in un’area più vasta, in totale circa sette ettari, si può praticare la pesca alla trota e partecipare alle relative gare che vengono organizzate. Da qualche tempo una parte del terreno, che è stata denominata “Air Zone Park” viene utilizzata per lo svolgimento dell’attività sportiva ludico ricreativa di Softair, o Air Soft (com’è chiamato nelle zone anglofone), basata sulla simulazione di azioni militari senza però essere violento, poiché ogni atto di violenza o contatto fisico vengono ripudiati (a meno che non si tratti di uccisione “furtiva” - stealth - toccando un giocatore con un coltello di gomma piuma o con 2 dita sulla spalla). Il termine softair deriva dalla lingua inglese, traducibile in lingua italiana come “aria compressa” (o letteralmente “aria soffice”) e i giocatori sono chiamati softgunners. Per la pratica di questa attività vengono utilizzate delle fedeli riproduzioni di armi in dotazione alle forze armate, dette air soft gun (in acronimo (ASG) che sparano pallini in materiale biodegradabile quindi innocui per un essere umano. L’AEROPORTO LUIGI RIDOLFI Sulla parte sinistra di via Bidente, proprio nella zona opposta ai laghi sopracitati, inizia la zona di rispetto dell’aeroporto “Luigi Ridolfi”. Le pratiche per l’apertura del “campo d’aviazione” di Forlì furono avviate nel 1933. Per la sua costruzione il Municipio offrì l’area a est della città, tra i quartieri Ronco, Bussecchio e la frazione di Carpena. Per realizzare l’aeroporto militare, il più grande del genere per quei tempi in Italia, furono colmati fossi, appianate asperità del terreno, abbattute case coloniche che si trovavano intorno, tagliati alberi

e siepi. Al termine della bonifica l’area spianata risultava di 120 ettari. L’imponente impianto doveva essere destinato a funzioni prettamente militari, per questo, oltre alla pista d’atterraggio, furono costruiti una palazzina di comando, officine, caserme, uffici, la mensa, una centrale elettrica e gli hangar. Furono poi disegnati viali e giardini (40.000 metri quadrati) ove vennero interrate all’incirca 10.000 piantine e arbusti. Incredibile pensare che l’intera opera fu portata a termine in soli quattordici mesi! Il 1° giugno 1936 i trimotori del 30° Stormo dal campo di volo di Poggio Renatico (Fe) si trasferirono a quello di Forlì. Il 19 settembre dello stesso anno, in una giornata festosa, guastata solo in parte da una pioggia battente, il nuovo grande impianto venne inaugurato alla presenza di Benito Mussolini, del duca Amedeo d’Aosta, dei gerarchi, tra cui Achille Starace, e delle autorità, di fronte a una folla di curiosi che, fin dalle prime ore del mattino, era accorsa da ogni parte. Inizialmente l’aeroporto venne utilizzato come pista di prova e di varo degli aerei militari fabbricati negli stabilimenti Aeroplani Caproni S.A. che avevano sede a Predappio. Con l’avvento del Secondo conflitto mondiale, lo scalo subì pesantissimi danni causati dai bombardamenti alleati e dall’occupazione tedesca. Con il passaggio della Linea Gotica, in particolare, il territorio forlivese divenne uno degli obiettivi di “Pippo”, nomignolo affibbiato all’aereo alleato solitario che di notte effettuava ricognizioni nei cieli della Romagna, costringendo la popolazione a veglie estenuanti. Durante il giorno si assisteva invece al minaccioso passaggio delle formazioni di bombardieri alleati che andavano o tornavano da missioni contro qualche obiettivo in Italia del Nord o in Germania. La mattina del 27 marzo 1944 una squadriglia di dodici cacciabombardieri inglesi si avventò sull’aeroporto a volo radente. Senza incontrare resistenza, gli alleati scatenarono l’inferno, mitragliando gli hangar e gli aerei parcheggiati all’esterno. Cinque ore più tardi fu il turno di un attacco di Spitfires armati di bombe. Tranne una bimba, che rimase uccisa al Ronco, colpita da un proiettile vagante, i raid alleati di quel giorno fecero molti danni materiali ma non causarono altre vittime. Nel 1944, via Seganti, di fronte all’aeroporto Luigi Ridolfi, fu teatro di alcuni drammatici eccidi di ebrei e antifascisti a opera dei nazisti. Successivamente, con la Liberazione della città avvenuta il 9 novembre 1944, l’aeroporto divenne base dell’esercito alleato e punto di raccolta dei mezzi militari e, oltre alla Royal Air Force inglese, vi si insediarono aerei delle aviazioni sudafricana, australiana e polacca. Nel giugno del 1945 i reparti alleati abbandonarono il presidio aeroportuale forlivese che si trasformò in deposito di mezzi militari in disuso. Riparati i gravissimi danni causati dalla guerra, l’impianto venne riavviato e, prima in modo

ridotto, poi con sempre maggiore frequenza, dal 22 luglio 1950 si poté tornare a volare, grazie all’attività del locale Aero Club. Con la ripresa dei voli l’aeroporto ospitò diverse manifestazioni aeree, tra cui le dimostrazioni acrobatiche delle pattuglie del Cavallino Rampante (1957) e dei Diavoli Rossi (1958). Il 28 aprile 1961 venne costituita la Società Esercizio Aeroporti di Forlì S.p.A. (Seaf) che intraprese un’opera di conversione dell’impianto, volta ad avviare l’attività di volo a carattere civile. La nuova identità dello scalo prese ulteriore corpo con la realizzazione dell’attuale Aerostazione e l’inizio dell’attività di trasporto passeggeri e merci. Due furono gli incidenti che funestarono l’aeroporto forlivese in questa fase della sua storia. Il primo avvenne, il 5 maggio 1963, quando due aerei delle Frecce Tricolori della Pattuglia Acrobatica Nazionale si scontrarono in volo durante un’esibizione. Uno dei due piloti, il sergente maggiore Eugenio Colucci, non riuscì a eiettarsi prima dello schianto a terra e perse la vita. Il secondo incidente ebbe luogo il 10 dicembre 1979. In fase di atterraggio, in una serata di scarsa visibilità, l’aereo su cui viaggiava l’industriale Serafino Ferruzzi urtò a bassa quota un edificio, finendo poi per schiantarsi contro un’abitazione allineata con la pista d’atterraggio. Insieme a Ferruzzi morirono altre quattro persone: il comandante Enzo Villani (47 anni), il copilota Roberto Cases (31) e Fiorella (21) e suo padre Libero Ricci (52), due degli abitanti della villetta contro la quale il jet aveva tragicamente concluso il proprio volo. L’attività dell’Aero Club prosegui instancabile. Dal 1986 al 1990 si tennero cinque edizioni del Salone Internazionale dell’Aviazione. Purtroppo nel 1996, dopo aver organizzato la sesta e ultima edizione del Salone, l’Aero Club Forlì dovette cessare le sue attività. Nel corso del tempo l’aeroporto Luigi Ridolfi ha visto la nascita nelle sue immediate adiacenza di una cittadella di importanza nazionale, consacrata alla formazione dei giovani, denominata Polo Tecnologico Aeronautico. Oggi ne fanno parte: il Dipartimento di Ingegneria dell’Università di Bologna; l’Istituto Tecnico Aeronautico “Francesco Baracca”; la Academy Enav, scuola nazionale di formazione assistenza al volo; il blocco del Tecnopolo universitario. A completare il quadro sono state realizzate strutture attrezzate per l’attività di laboratorio tecnologico, gestite in collaborazione con Isaers, nonché altre strutture dedicate alla ricerca e alla formazione al volo. L’aeroporto forlivese, secondo solo per importanza al Marconi di Bologna nella regione Emilia-Romagna, è intitolato a “Luigi Ridolfi, l’aviatore forlivese tragicamente scomparso il 2 agosto 1919 a Taliedo (VR) in un incidente aereo assieme all’amico giornalista Tullo Morgagni e ad altre tredici persone. Nel prossimo testo ricorderò i progetti elaborati per realizzare un grande e unico parco fluviale da Magliano al Ronco.

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PRIMA TAPPA DELL’ITINERARIO LADINO-ROVERE-TERRA DEL SOLE-LADINO

Da dove deriva il toponimo Ladino? Per la bellezza dei luoghi e per la facilità del percorso consiglio a tutti coloro che abitualmente si dedicano all’attività motoria, sia a piedi, sia in bicicletta (meglio una mountain bike), di frequentare più assiduamente le zone attorno alle località Ladino, Rovere e Terra del Sole. Naturalmente il percorso di circa sei chilometri potrà essere diviso in più tappe in base alle proprie esigenze.Racconterò poco delle caratteristiche tecniche di questi percorsi perché sono già illustrate nei siti online appositamente dedicati e sul posto ci sono le dovute indicazioni. Cercherò invece di dare informazioni di carattere culturale, storico, sociale e naturalistico a partire dal significato del toponimo Ladino e dall’esistenza di un castello a partire dal IX secolo. Si parte dalla chiesa di Ladino per ritornare nello stesso punto. Si consiglia di imboccare la strada che corre a sinistra verso il bosco di Ladino e il guado. Superato quest’ultimo, si gira a destra per raggiungere la chiesa di Rovere per poi ritornare indietro verso la chiusa di Ladino e dopo averla oltrepassata raggiungere Terra del Sole. Una volta giunti in prossimità della cittadella medicea la si può visitare per apprezzarne le caratteristiche architettoniche, storiche e culturali (per questo consiglio la lettura della guida “Terra del Sole. Guida alla città fortezza medicea” di Marco Viroli e Gabriele Zelli, Diogene Books, Forlì 2014, oppure articoli di chi scrive pubblicati su alcuni giornali online forlivesi). Da Terra del Sole si rientra a Ladino attraverso la parte dell’omonima via che inizia dalla stessa cittadella e che corre parallela alla via del Partigiano in mezzo ai campi. L’altro itinerario parte sempre dalla chiesa di Ladino per raggiungere quella di Rovere, percorrendo la prima parte del tragitto in precedenza descritto per poi girare a destra dopo il guado. Arrivati a Rovere si può ritornare sui propri passi, oppure continuare lungo la via delle Vigne per raggiungere la pista ciclo-pedonale che porta al Parco Urbano “Franco Agosto”, itinerario che sarà oggetto di una specifica descrizione in un secondo momento.

entini nel 1201 mentre apparteneva agli Ordelaffi. Castrum Ladini – leggiamo sul secondo volume di Rocche e Castelli di Romagna – nominato anche Latini. Sorgeva dove si trova la casa colonica Fortezza, attorno alla quale si notano ancora tratti del fossato che circondava il castello; della rocca, sulle cui fondamenta è stata eretta la chiesa di Ladino, restano tracce delle cortine. Con un sommario lavoro di scavo se ne potrebbe rilevare la pianta. Il castello nel XIII secolo non esisteva più; la Descriptio Romandiole del 1371 riporta infatti Villa Ladini. Per villa si intendeva villaggio rurale. Nel 1894 il Rosetti testimoniava: oggigiorno resta solo memoria dell’antico castello in un podere e villa dei Paolucci Calboli da Forlì chiamata Fortezza. Il Castel Latino, a cui è intitolata anche una via nel quartiere Vecchiazzano, è oggi semplicemente Ladino. Se il Castrum venne indicato come latino, nella giurisdizione dell’antico Foro di Livio doveva essere presente qualcosa o qualcuno che latino non era. La distribuzione di toponimi significativi porta interessanti testimonianze sulla presenza di diverse etnie nel nostro territorio nell’alto Medioevo. A sud della via Emilia troviamo la via Campagna di Roma e, appunto, Castel Latino, mentre a nord incontriamo il longobardo Braldo che ancora oggi qualcuno ricorda indicando il ponte del Braldo (o ponte di ferro) nell’odierna via Ghibellina. Il Braldo è, con tutta probabilità l’antica Braida, longobarda, la pianura aperta: insediamento di una o più famiglie di barbari. E poi quella straordinaria via Curte che costeggia

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il fronte degli orti all’interno del centro storico>>. A questo punto Marino Mambelli riporta quanto scritto da Antonio Polloni sul volume “Toponomastica Romagnola”, che indica per Ladino un’origine diversa, cioè da latus, laterini, ovvero a lato, laterale. <<”Seguiamo la traccia”, prosegue Mambelli, “il latino latus significa anche riva, sponda di fiume. L’accezione fa proprio al caso nostro. Ladino è a ridosso del fiume Montone e nelle sue vicinanze la mappa dell’Istituto Geografico Militare ci propone due interessanti indizi: una possessione denominata Riva e un’altra definita Rivalta. La mappa è recente, è del 1894, però...>>. “Abbiamo così gli elementi per comporre l’identikit del nostro antico castrum”, conclude Mambelli, “latino o laterini che fosse. Sorgeva sulla sponda del fiume Montone, il corso d’acqua ne garantiva la difesa dal versante est. Gli altri fianchi erano circondati da un fossato fatto dall’uomo e inondato dall’acqua sempre a disposizione. L’ultima resistenza contro i barbari era affidata a un fortilizio, la rocca”. IL CASTELLO DI LADINO Le cronache raccontano che nel IX secolo i Berengari, Signori di Forlì, diedero in dote Ladino ad una loro figlia andata in sposa ad Alloro d’Alfia,

capostipite della Famiglia Ordelaffi. Nel 1170 Castel Latino era in possesso di Uberto Petignani, fatto prigioniero nel 1203 dai Faentini nel corso della battaglia coi Forlivesi per il possesso di Castel Leone (Castiglione). A seguito di ciò Castel Latino venne raso al suolo e allora la località prese il nome di “Villa Latini”. Dell’antico castello resta probabilmente un parametro murario accanto alla chiesa e memoria toponomastica nell’attiguo fondo denominato “La Fortezza”, la cui casa colonica fu colpita da un fulmine il 2 novembre 1995, alle ore sette e dodici minuti, che produsse una forte esplosione riducendo l’edificio in un ammasso di macerie. Personalmente fui avvertito, in quanto allora esercitavo le funzioni di amministratore del Comune di Forlì, quasi in tempo reale di quanto era accaduto. Quando arrivai sul posto trovai il proprietario, fra l’altro un amico, afflitto e desolato di fronte alla casa distrutta e nel contempo sollevato perché, essendo già uscito per raggiungere il posto di lavoro, al momento della deflagrazione i locali erano vuoti. Successivamente l’edificio è stato ricostruito ed attualmente è abitato dalla stessa famiglia. Nel prossimo testo verrà descritto il complesso parrocchiale di Ladino.

DA DOVE DERIVA IL TOPONIMO LADINO? Come già in occasione della descrizione dell’itinerario Magliano - Ronco ci si avvarrà dei fondamentali studi di Marino Mambelli per dare le notizie sulla derivazione dei toponimi, come quello relativo a Ladino. Studi che vengono quotidianamente pubblicati su Forlipedia (www. forlipedia.it), l’enciclopedia del territorio online, insieme ad altri argomenti di carattere storico. Su Forlipedia a tale proposito si può leggere: <<Ladino o Latino – scrive Ettore Casadei – pare fosse una fortezza romana. Secondo il Cobelli il castello venne distrutto nel 670 da Grimaldo longobardo, poi riedificato, appartenendo nel 1170 al conte Umberto di Pitignano, e di nuovo distrutto dai Fa-

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Luigi Nono. Per questo, Francesco Prode è stato definito dalla critica nazionale e internazionale “simbolo della nuova musica”. Posti limitati e preassegnati. Prenotazione via mail a info@ areasismica.it. Info. 346 4104884 info@areasismica.it - www.areasismica.it DOMENICA 2 AGOSTO, ORE 21.00 FORLÌ Arena San Domenico, p.za G. da Montefeltro The Tokyo Concert Il concerto Richard Galliano, fisarmonica, con musiche di Debussy, Satie, Granados, Piazzolla, Legrand, Galliano. In caso di maltempo, il concerto si sposta al Duomo di Forlì, in piazza del Duomo. Ingresso 10,00 - 7,00 euro. Info. www.emiliaromagnafestival.it Martedì 4 agosto, ore 21.30 FORLÌ Arena San Domenico, piazza G. da Montefeltro Intercity Gospel Train Concerto gospel in memoria di Silver Sirotti eseguito dai 55 componenti dell’Intercity Gospel Train, rappresentanti di una musica profonda, veicolo di un forte messaggio spirituale. Ingresso gratuito. Info. 348 7261767 - www.comune.forli.fc.it VENERDÌ 4 AGOSTO, ORE 21.00 CESENATICO Teatro all’aperto, Largo Cappuccini 1 Arie d’opera Per la rassegna “I Notturni”, arie d’opera eseguite dal tenore Pietro Picone, accompagnato al pianoforte da Andrea Ruscelli. Musiche di Puccini, Verdi, De Curtis, Tosti. In caso di maltempo, i concerti si terranno al Teatro Comunale di Cesenatico via Mazzini 10. Ingresso libero su prenotazione. Per informazioni e prenotazioni: Ufficio Teatro 0547 79274, dal lunedì al venerdì dalle ore 10.00 alle 12.00 (escluso festivi). Ingresso libero su prenotazione. Info. 0547 79274 http://teatro.comune.cesenatico.fc.it MERCOLEDÌ 5 AGOSTO, ORE 21.00 IMOLA (BO) Rocca Sforzesca, P.le G. Dalle Bande Nere Vite da cinema: come la favola di Guerra e Fellini è diventata memoria di tutti Spettacolo con Elena Bucci, voce recitante, e l’ensemble Duomo, composta da Roberto Porroni (chitarra), Pier Filippo Barbano (flauto), Germana Porcu (violino), Antonello Leofreddi (viola), Marcella Schiavelli (violoncello). Testi di e su Federico Fellini e di Tonino Guerra. Musiche di Nino Rota, tratte dalle colonne sonore di Casanova ’70, Le notti di Cabiria, La strada, I vitelloni, Amarcord, 8 e ½. Ingresso 10,00 - 7,00 euro. Info. www.emiliaromagnafestival.it

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DOMENICA 9 AGOSTO, ORE 21.30 FORLÌ Arena San Domenico, piazza G. da Montefeltro Su invito delle muse Il concerto la Filarmonica Arturo Toscanini, con Enrico Onofri direttore e violino solista. In programma musiche di Antonio Vivaldi (Sinfonia da Il coro delle muse per archi e basso continuo RV 149; Concerto in la minore per violino, archi e basso continuo n.4 op.4 La Stravaganza; Concerto in re maggiore per violino, archi e basso continuo Grosso Mogul RV 208); Woilfgang Amadeus Mozart (Serenata notturna per due violini, viola, contrabbasso, timpani e archi K.239); Gioacchino Rossini (Sonata per archi in sol maggiore n. 1). Ingresso 10,00 - 7,00 euro. Info. www.emiliaromagnafestival.it LUNEDÌ 10 AGOSTO, ORE 21.30 FORLÌ Arena San Domenico, piazza G. da Montefeltro Etilisti Noti Spettacolo di musica irlandese/dialettale a cura degli Etilisti Noti, trio che esegue arrangiamenti sperimentali legati all’Irish folk. Ingresso libero. Info. filippobarucci93@gmail. com - www.comune.forli.fc.it MARTEDÌ 11 AGOSTO, ORE 21.30 BAGNACAVALLO (RA) Antico Convento S. Francesco, Via Cadorna 10 Opez e Pasquale Mirra Nell’Albergo Antico Convento San Francesco un concerto che unisce il Messico e il West sulle chitarre romagnole, con un pensiero al grande schermo e uno alla balera. E un vibrafonista d’eccezione a portare swing, mistero ed eleganza intorno a tutto quanto. Il concerto fa parte della rassegna Strade Blu, che quest’anno cambia nome lasciando spazio ad AssembraMenti 2020. Un ciclo di concerti dedicato alla scena nazionale, con l’accento su quella romagnola, messa in gioco da una prospettiva diversa. Due artisti ogni sera, a volte tre, a scambiarsi il palco e le suggestioni. Ma anche un giorno in studio di registrazione, insieme, in una session analogica, a registrare su nastro, a suggellare

questo incontro con qualcosa che resta. Un esperimento che è un messaggio, vitale, con uno sguardo al futuro. Ingresso gratuito (offerta libera, prenotazione obbligatoria). Info. www.stradeblu.org MERCOLEDÌ 12 AGOSTO, ORE 21.00 CESENATICO Teatro all’aperto, Largo Cappuccini 1 The soul of Porter La cantante Newyorkese Joyce Elaine Yuille si

affianca ai “Jazz Inc.”, solido quintetto dalle prestigiose collaborazioni, per presentare l’omaggio al grande Maestro con il progetto denominato: “The Soul of Porter”, un tributo in chiave rinnovata. Una selezione accurata dei classici standard di Porter trasformati in versioni personali e piene di passione, ma sempre nel rispetto dell’essenza e del genio di Cole Porter. Ingresso libero su prenotazione. In caso di maltempo, il concerto si terrà al Teatro Comunale di Cesenatico via Mazzini 10. Ingresso libero su prenotazione. Info. e prenotazioni: 0547 79274 cultura@comune.cesenatico.fc.it GIOVEDÌ 13 AGOSTO, ORE 21.00 FAENZA (RA) Ex Istituto Salesiani, Via San Giovanni Bosco 1 Da Bach a Cassadò Nella Chiesa complesso ex Salesiani concerto del violoncellista Denis Burioli. In programma musiche di Johann Sebastian Bach (Suite n. 4 in mi bemolle maggiore per violoncello solo BWV 1010; Suite n. 6 in re maggiore per violoncello solo BWV 1012) e Gaspar Cassadò (Suite per violoncello solo). Ingresso a offerta libera, a favore delle attività della Scuola di Musica Sarti. Prenotazione vivamente consigliata a scuoladimusicasarti@gmail.com. Ingresso a offerta libera. Info. www.emiliaromagnafestival.it/ GIOVEDÌ 13 AGOSTO, ORE 21.30 FORLÌ Arena San Domenico, piazza G. da Montefeltro

Vince Vallicelli e Paolo Bonfanti All’Arena San Domenico il lato B del nostro blues afro romagnolo, un suono con molte anime, sempre full band. Qui c’è anche Paolo Bonfanti, che con la sua slide scivola dal dialetto piemontese al Delta di altri fiumi. Il concerto fa parte della rassegna Strade Blu, che quest’anno cambia nome lasciando spazio ad AssembraMenti 2020. Un ciclo di concerti dedicato alla scena nazionale, con l’accento su quella romagnola, messa in gioco da una prospettiva diversa. Due artisti ogni sera, a volte tre, a scambiarsi il palco e le suggestioni. Ma anche un giorno in studio di registrazione, insieme, in una session analogica, a registrare su nastro, a suggellare questo incontro con qualcosa che resta. Un esperimento che è un messaggio, vitale, con uno sguardo al futuro. Ingresso gratuito (offerta libera, prenotazione obbligatoria). Info. www.stradeblu.org VENERDÌ 14 AGOSTO, DALLE ORE 19.00 MODIGLIANA Piazza Matteotti Ferragosto Analogico

“L’Amor mio non muore” presenta i concerti di Giacomo Toni e Pepe Medri, Paul Venturi Band, The Lockdown Blues Jam. Lo studio di registrazione romagnolo che più somiglia a una filosofia di vita mette in campo i suoi assi per una festa di Ferragosto caliente, dalle parole d’autore alla musica delle radici. C’è da divertirsi e da vedere gente che suona insieme, perché è così che si fa. Il concerto fa parte della rassegna Strade Blu, che quest’anno cambia nome lasciando spazio ad AssembraMenti 2020. Un ciclo di concerti dedicato alla scena nazionale, con l’accento su quella romagnola, messa in gioco da una prospettiva diversa. Due artisti ogni sera, a volte tre, a scambiarsi il palco e le suggestioni. Ma anche un giorno in studio di registrazione, insieme, in una session analogica, a registrare su nastro, a suggellare questo incontro con qualcosa che resta. Un esperimento che è un messaggio, vitale, con uno sguardo al futuro. Ingresso gratuito (offerta libera, prenotazione obbligatoria). Info. www.stradeblu.org

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Un concerto in cui convivono pensiero, narrazione e voce. Fado e musica d’autore, chitarra classica e pathos adriatico. Una grande voce, una grande chitarra e un po’ di luna per una serenata all’estate ritrovata. Il concerto fa parte della rassegna Strade Blu, che quest’anno cambia nome lasciando spazio ad AssembraMenti 2020. Un ciclo di concerti dedicato alla scena nazionale, con l’accento su quella romagnola, messa in gioco da una prospettiva diversa. Due artisti ogni sera, a volte tre, a scambiarsi il palco e le suggestioni. Ma anche un giorno in studio di registrazione, insieme, in una session analogica, a registrare su nastro, a suggellare questo incontro con qualcosa che resta. Un esperimento che è un messaggio, vitale, con uno sguardo al futuro. Ingresso gratuito (offerta libera, prenotazione obbligatoria). Info. www.stradeblu.org

regia di Isadora Angelini. Dopo lo spettacolo, dialogo fra artisti e spettatori moderato dal critico teatrale Michele Pascarella. I posti sono limitati, consigliata la prenotazione allo 0546 622999 o sul sitowww.teatroduemondi.it/appuntamenti o, il giorno dello spettacolo, al 331 1211765. Offerta libera all’uscita. Info: 331 1211765 info@teatroduemondi.it - https://teatroduemondi.it

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GIOVEDÌ 6 AGOSTO, ORE 21.30 ALFONSINE (RA) Giardino della Biblioteca, p.za della Resistenza Elisa Ridolfi e Riccardo Bertozzini

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DOMENICA 16 AGOSTO, ORE 21.30 MODIGLIANA Piazza Matteotti Goodfellas e Marco Pandolfi

Per la rassegna “I Notturni”, in concerto il quartetto composto da Wilmer Massa (primo violino), Serena Galassi (secondo violino), Cristian Montalti (viola), Matteo Mazzoni (violoncello). Musiche di Vivaldi e Mozart. In caso di maltempo, i concerti si terranno al Teatro Comunale di Cesenatico via Mazzini 10. Ingresso libero su prenotazione. Per informazioni e prenotazioni: Ufficio Teatro 0547 79274, dal lunedì al venerdì dalle ore 10.00 alle 12.00 (escluso festivi). Ingresso libero su prenotazione. Info. 0547 79274 - http://teatro.comune.cesenatico.fc.it

In piazza a Modigliana, un concerto sugli anni ruggenti dello swing italoamericano, con i monumenti romagnoli (e non solo) del genere. Marco Pandolfi porta spezie blues e western swing, e riporta tutto a casa a volo radente sull’Oceano. Il concerto fa parte della rassegna Strade Blu, che quest’anno cambia nome lasciando spazio ad AssembraMenti 2020. Un ciclo di concerti dedicato alla scena nazionale, con l’accento su quella romagnola, messa in gioco da una prospettiva diversa. Due artisti ogni sera, a volte tre, a scambiarsi il palco e le suggestioni. Ma anche un giorno in studio di registrazione, insieme, in una session analogica, a registrare su nastro, a suggellare questo incontro con qualcosa che resta. Un esperimento che è un messaggio, vitale, con uno sguardo al futuro. Ingresso gratuito (offerta libera, prenotazione obbligatoria). Info. www.stradeblu.org LUNEDÌ 17 AGOSTO, ORE 21.30 FORLÌ Arena San Domenico, piazza G. da Montefeltro La chitarra nel chiostro Melodie e brani suonati alla chitarra nella cornice del Chiostro San Domenico. Ingresso libero. Info. 338 5625489 debora.battani@tiscali.it www.comune.forli.fc.it MARTEDÌ 18 AGOSTO, ORE 21.30 FORLÌ Arena San Domenico, piazza G. da Montefeltro Banda Città di Forlì Concerto della Banda Città di Forlì, in onore della memoria di Silvio Corbari. Ingresso libero. Info. www.comune.forli.fc.it VENERDÌ 18 AGOSTO, ORE 21.00 CESENATICO Teatro all’aperto, Largo Cappuccini 1 Quartetto di Forlì

GIOVEDÌ 20 AGOSTO, ORE 21.30 FORLÌ Arena San Domenico, piazza G. da Montefeltro Incontro scontro tra parole e musica Stefano Benni e Danilo Rossi moderati da Oreste Bossini, giornalista di RAI radio 3, saranno a Forlì per una serata dal titolo: “Incontro scontro tra parole e musica”. Ingresso a pagamento. Info.0543 6282 https://forlimusica.it - www.vivaticket.com GIOVEDÌ 20 AGOSTO, ORE 21.30 FORLÌ Arena San Domenico, piazza G. da Montefeltro Incontro scontro tra parole e musica Concerto di musica classica di e con Stefano Benni, Oreste Bossini e Danilo Rossi. Acquisto biglietti su www.vivaticket.com o alla biglietteria del Teatro Diego Fabbri (via Dell’Aste 10). Ingresso a pagamento. Info. www.vivaticket.com GIOVEDÌ 20 AGOSTO, ORE 21.00 FAENZA MIC, Museo Int.le delle Ceramiche, via Baccarini Omaggio a Kurt Weill

Al Museo Internazionale delle Ceramiche in concerto Daniele Santimone (chitarra), Massimo Mantovani (pianoforte) e Tiziano Negrello (contrabbasso). Il concerto intende essere un tributo alla produzione non classica di Kurt Weill. Il compositore tedesco, estremamente versatile – partendo da un background culturale di tipo classico infatti è giunto ad esprimersi

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tradizionali e dalla Valacchia direttamente nel circuito dei festival e delle rassegne musicali nostrane. Il loro repertorio comprende melodie e balli tradizionali dal cuore dei Carpazi ma anche un gran numero di standard internazionali suonati “a la zingara” adattatissimi per animare e coinvolgere il pubblico di un concerto o per fare ballare e cantare tutti gli invitati di un matrimonio. Il gruppo vanta numerose e importanti collaborazioni con musicisti nazionali e star internazionali. Ingresso a pagamento. Info. www.vivaticket.com DOMENICA 23 AGOSTO, ORE 21.30 FORLÌ Arena San Domenico, piazza G. da Montefeltro Gipsy quartet Sul palcoscenico i Gipsy Quartet, Mariam Serban al Cimbalon, Mihai Florian alla Fisarmonica, Nicolae Petre al Contrabbasso, Vasile Stingaciu al Violino. Il gruppo celebre della traduzione Rom porterà a Forlì uno spettacolo di musica gitana. Ingresso a pagamento. Info.0543 6282 https://forlimusica.it - www.vivaticket.com DOMENICA 23 AGOSTO, ORE 20.30 CESENATICO Piazza Spose dei Marinai Ju Ju Memorial - 20esima edizione

Serata dedicata al grande batterista di Cesenatico Giulio Capiozzo, con la partecipazione di jazzisti di fama internazionale. A cura della Fondazione La Nuova Famiglia. Direzione artistica di Christian Capiozzo. Ingresso libero. cultura@comune.cesenatico. fc.it - Info: 0547 79274 Lunedì 24 agosto, ore 21.30 FORLÌ Arena San Domenico, piazza G. da Montefeltro La chitarra nel chiostro Melodie e brani suonati alla chitarra nella cornice del Chiostro San Domenico. Ingresso libero. Info. 338 5625489 debora.battani@tiscali.it

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Aperto di Reggio Emilia/RomaEuropa Festival, a cui Fabrizio e io abbiamo partecipato nell’autunno del 2018. Il titolo si ispira a uno dei brani in programma: O Superman, di Laurie Anderson. Per questo lavoro, mi è stato chiesto di realizzare una versione di 10 celebri canzoni, scelte da altrettanti compositori viventi (Antignani, Antonioni, Montalbetti, Lanza, etc). Lo spettro stilistico andava da Battiato, ai Radiohead, passando per il death metal norvegese dei Meshuggah e ho pensato a Puglisi come compagno ideale di questo viaggio sonoro. Dopo esserci a lungo cimentati con i brani e averli eseguiti all’interno dello spettacolo, ci è venuta voglia di farne materiale per un nostro concerto. Ingresso 10,00 - 7,00 euro. Info. www.emiliaromagnafestival.it DOMENICA 30 AGOSTO, ORE 21.30 FORLÌ Arena San Domenico, piazza G. da Montefeltro Festival Masini All’Arena San Domenico concerto dei docenti e allievi dell’Istituto Musiclew “Angelo Masini”. Con Giuseppe Ottaviani (pianoforte), Filippo Soprani (chitarra), Simona Cavuoto (violino), Michele Rivi (viola), Matteo Mazzoni (violoncello) e Manila Santini (pianoforte). È vivamente consigliata la prenotazione a ERF 0542 25747, a partire dal 6 agosto. È possibile prenotare un massimo di due posti per persona in considerazione delle platee ridotte nel rispetto del distanziamento sociale. Info. www.emiliaromagnafestival.it

MERCOLEDÌ 29 LUGLIO, ORE 20.30 FORLÌ Arena San Domenico, piazza G. da Montefeltro Cappuccetto Rosso

Spettacolo di e con Danilo Conti e Antonella Piroli, con teatro d’attore e pupazzi. Tanti Cosi Progetti mette in scena la fiaba classica Cappuccetto Rosso nella versione più conosciuta, quella in cui nonna e nipotina, dopo essere state ingordamente mangiate dal lupo, vengono salvate dal provvidenziale cacciatore. Tuttavia, non mancano omaggi alle altre numerose versioni, come quella narrata da Perrault, dai Fratelli Grimm e da quelle precedenti che trovano origine nell’oralità popolare. Tutto questo come punto di partenza di un lavoro che ha portato la compagnia a una messa in scena con figure nella quale, parallelamente alla ricerca sul linguaggio della favola con le sue tante sfumature, approfondisce il lavoro sulle tecniche di animazione che da sempre ne caratterizzano le produzioni. Ingresso gratuito. Info: 0543 26355 teatrodiegofabbri@accademiaperduta.it

MERCOLEDÌ 29 LUGLIO, ORE 21.15 SANTA SOFIA Parco Giorgi (della Resistenza) Cena con delitto Proiezione del film di Rian Johnson con Daniel Craig, Chris Evans, Ana de Armas, Jamie Lee Curtis, Michael Shannon. Harlan Thrombey, romanziere, editore e carismatico patriarca di una bizzarra famiglia allargata, è morto. Scoperto dalla giovane cameriera Marta la mattina dopo un’imponente festa di compleanno per i suoi 85 anni, il cadavere eccellente ha la gola tagliata ma sembra essere il frutto di un suicidio. quasi tutti i membri della famiglia sono sospettati. Ingresso da 5,00 a 6,00 euro. Info. 338 3169741 MERCOLEDÌ 29 LUGLIO, ORE 21.30 FORLÌ Arena Eliseo, corso della Repubblica 108 Downton Abbey

Proiezione del film di Michael Engler (Drammatico, Durata: 123’), con Maggie Smith. Ingresso 6,00 euro. Info. 0543 28226 www.cinemasaffi.com

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VENERDÌ 31 LUGLIO, ORE 21.30 FORLIMPOPOLI Cinema Teatro Verdi, Piazza Fratti Il richiamo della foresta

LUNEDÌ 3 AGOSTO, ORE 21.15 GALEATA Palazzo del Podestà, via Zanetti La signora Matilde - Gossip dal Medioevo Di fronte al palazzo del Podestà, proiezione del film documentario di Marco Melluso e Diego Schiavo, con Luciano Manzalini, Syusy Blady. Documentario e finzione si mescolano in un film dai toni divertenti che racconta vicende, successi e gossip di Matilde di Canossa, una delle donne più potenti e glamour della Storia. Biglietti da 5,00 a 6,00 euro. Info. 338 3169741

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GIOVEDÌ 30 LUGLIO, ORE 21.30 FORLÌ Arena San Domenico, piazza G. da Montefeltro Gobbo snob Spettacolo teatrale a cura dell’associazione La Bottega Dell’Orefice. Ingresso libero. Info. bottegaorefice.fo@libero.it GIOVEDÌ 30 LUGLIO, PROIEZIONE ORE 21.15 MELDOLA Arena Hesperia, via Roma Jo Jo rabbit Proiezione del film di Taika Waititi, con Roman Griffin Davis, Taika Waititi, Sam Rockwell. Jojo ha dieci anni e un amico immaginario perlo meno ingombrabte: Adolf Hitler. Nazista fanatico, col padre ‘al fronte’ a boicottare il regime e madre a casa “a fare quello che può” contro il regime, è integrato nella gioventù hitleriana. Ingresso da 5,00 a 6,00 euro. Info. 338 3169741 DA VENERDÌ 31 LUGLIO A DOMENICA 2 AGOSTO, DALLE ORE 19.30 ALLE 24.00 CESENA Villa Silvia-Carducci, Via Lizzano 1241 Festival FU ME A Cesena nasce il festival FU ME, dedicato al teatro e alle arti contemporanee con ospiti giovani artisti e compagnie della scena nazionale, per la direzione artistica dell’attore e regista Michele Di Giacomo (associazione Alchemico tre) e la curatela musicale di Alex Monogawa. FU ME porterà per tre giorni - dal 31 luglio al 2 agosto - nella splendida cornice del Parco di Villa Silvia un programma ricco e ricercato, dove ogni giornata sarà dedicata a una tematica di attualità che verrà affrontata da punti di vista differenti e con diversi linguaggi. Nelle tre sera-

Nel cortile della rocca, proiezione del film di Chris Sanders (Anno 2020), con Karen Gillan, Harrison Ford, Cara Gee, Dan Stevens, O.Sy. Buck è un cane dal cuore d’oro, la cui tranquilla vita domestica viene sconvolta quando viene improvvisamente portato via dalla sua casa in California e trapiantato nella natura selvaggia dello Yukon canadese, durante la Corsa all’Oro degli anni 1890. Come nuova recluta di una squadra di cani da slitta, di cui in seguito diventerà il leader, Buck vive uno straordinario viaggio di formazione che lo porterà a trovare il suo vero posto nel mondo e a diventare padrone di se stesso. Ingresso 6,00 - 4,00 euro. Info. 0543 744340 cinemaverdi@cinemaverdi.it www.cinemaverdi.it VENERDÌ 31 LUGLIO, ORE 21.15 SANTA SOFIA Parco Giorgi (della Resistenza) La famiglia Addams Proiezione nel parco del film di Conrad Vernon e Greg Tiernan, con Virginia Raffaele, Pino Insegno, Loredana Berté, Raoul Bova. La famiglia Addams vive infelice e contenta nella sua magione, protetta da una fitta coltre di nebbia. Almeno fino a quando una donna di nome Margaux Needler, conduttrice di un reality televisivo, non fa bonificare la palude sottostante per edificare la città color pastello di Assimilazione. A quel punto trasformare radicalmente la grigia casa Addams diventa l’obiettivo di Margaux. Proprio nei giorni in cui gli Addams ospitano sotto il loro tetto una riunione di famiglia, in occasione della Mazurka della Spada di Pugsley. Ingresso da 5,00 a 6,00 euro. Info. 338 3169741 VENERDÌ 31 LUGLIO, ORE 21.30 FORLÌ Arena Eliseo, corso della Repubblica 108 Mio fratello rincorre i dinosauri Per il progetto “Accadde Domani”, proiezione del film di Stefano Cipani (Drammatico/Commedia – Durata: 101’), con Alessandro Gassmann e Isabella Ragonese. Ingresso 6,00 euro. Info. 0543 28226 www.cinemasaffi.com VENERDÌ 31 LUGLIO, ORE 21.30 FORLÌ Arena San Domenico, piazza G. da Montefeltro Nel tempo. Un assolo per due corpi Spettacolo di danza contemporanea e circense

MARTEDÌ 4 AGOSTO, ORE 21.30 CESENA Chiostro di San Francesco, piazza Bufalini Il dragone: storia di Cesare Borgia Il Chiostro di San Francesco accoglie la rassegna organizzata dall’Associazione culturale Mikrà, un intenso racconto teatrale su vicende e personaggi della storia di Cesena di e con Roberto Mercadini. Il secondo appuntamento è dedicato alla storia di Cesare e Lucrezia Borgia a Niccolò Macchiavelli. Ingresso 10,00 euro. Info. 370 3685093 associazione.mikra@gmail.com MERCOLEDÌ 5 AGOSTO, ORE 21.15 SANTA SOFIA Parco Giorgi (della Resistenza) Shaun vita da pecora – Farmageddon Proiezione del film di animazione firmato da Will Becher e Richard Phelan. Shaun è una pecora intelligente e birichina, che saprebbe come diver-

tirsi e vivere sempre nuove avventure, in compagnia dei suoi compagni e delle sue compagne d’ovile, se non fosse per il cane del fattore, che non fa che appendere cartelli che le vietano qualsiasi attività. Ma un’avventura letteralmente dell’altro mondo sta per coinvolgere Shaun e Bitzer, il cane pastore: lo sbarco sulla Terra della tenera e scatenata LU-LA, una piccola aliena. Ingresso da 5,00 a 6,00 euro. Info. 338 3169741 GIOVEDÌ 6 AGOSTO, ORE 21.15 MELDOLA Arena Hesperia, via Roma Il traditore Proiezione del film di Marco Bellocchio, con Pierfrancesco Favino, Luigi Lo Cascio, Fausto Russo Alesi. C’è una guerra nuova tra le cosche mafiose, c’è un mafioso vecchio stile, un passato oscuro, in fuga in America, una faccia cambiata, rifatta con la chirurgia plastica. È lì che lo va a scovare il giudice Falcone. Ingresso da 5,00 a 6,00 euro. Info. 338 3169741

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LUNEDÌ 10 AGOSTO, ORE 21.15 GALEATA Palazzo del Podestà, via Zanetti Il signor diavolo Di fronte al palazzo del Podestà, proiezione del fil di Pupi Avati, con Filippo Franchini, Lino Capolicchio, Cesare Cremonini, Massimo Bonetti. Roma, 1952: un giovane funzionario ministeriale viene convocato dal suo superiore per una questione delicatissima. In Veneto, un minore ha ucciso un coetaneo convinto di uccidere il diavolo. Per motivi elettorali la questione va trattata in modo da evitare scandali. Biglietti da 5,00 a 6,00 euro. Info. 338 3169741 MARTEDÌ 11 AGOSTO, ORE 21.30 FORLÌ Arena San Domenico, piazza G. da Montefeltro Il grande trionfo di Fagiolino pastore e guerriero Spettacolo di burattini del Teatro del Drago, che narra la storia di Fagiolino che con tanta fortuna diventa uno dei più ricchi agricoltori del regno di Tracia. Ingresso a pagamento. Info. filippobarucci93@gmail.com

Proiezione del film di Gabriele Salvatores, con Claudio Santamaria, Valeria Golino, Diego Abatantuono. Vincent ha 16 anni e un grave disturbo della personalità. Quando sulla scena irrompe Willi, il padre naturale del ragazzo che ha abbandonato lui ed Elena alla notizia della gravidanza, quel poco di equilibrio che si era instaurato si rompe, e Vincent trova la via di fuga che cercava. Un bel road movie italiano in cui un padre e un figlio “difficile “ si scoprono lentamente. Ingresso da 5,00 a 6,00 euro. Info. 338 3169741 VENERDÌ 21 AGOSTO, ORE 21.30 FORLÌ Arena San Domenico, piazza G. da Montefeltro Max Giusti - Va tutto bene Max Giusti intrattiene il pubblico alla sua maniera, regalando due ore di risate e di spensierato buonumore, in cui poterci illudere che vada veramente tutto bene. È uno show in cui il comico, accompagnato dai suoi fedelissimi musicisti, si confronta costantemente col pubblico, che pian piano diventa parte integrante dello show. Ingresso a pagamento. Info. 0543 26355 teatrodiegofabbri@accademiaperduta.it MARTEDÌ 25 AGOSTO, ORE 21.30 FORLÌ Arena San Domenico, piazza G. da Montefeltro Debora Villa - Venti di risate Debora Villa con il suo recital Venti di risate, festeggia i suoi primi 20 anni di carriera. Lo spettacolo raccoglie il meglio del suo repertorio, dalle gag sull’universo femminile e sulla varia umanità alle favole raccontate con graffiante

cinismo comico. Passando per Adamo ed Eva, Debora racconta cosa succede ad una donna quando raggiunge i “nannaranannann” anni. Uomini, donne, affanni, sogni, illusioni, frastuoni, emozioni co(s)miche, tra favole e cronache, Come in tutti i suoi precedenti lavori, Debora Villa sarà ancora un’onda di travolgente comicità, cinica e intelligente. Ingresso a pagamento. Info. 0543 26355 teatrodiegofabbri@accademiaperduta.it

MARTEDÌ 4 AGOSTO, ORE 17.00 FORLÌ Centro Famiglie, viale Bolognesi 23 Storie con il naso lungo... “Nel paese della bugia, la verità e una malattia” (G.Rodari): lettura per bambini che si svolgono nel giardino del Centro per le Famiglie, nel rispetto delle norme per il contenimento del Covid-19. Agli adulti accompagnatori è richiesto l’uso della mascherina ed il rispetto del distanziamento sociale. Gli incontri sono gratuiti, ma è necessaria l’iscrizione su icos.comune.forli.fc.it Ingresso libero, con prenotazione. Info. 0543 21013 - 30709 icos.comune.forli.fc.it SABATO 8 AGOSTO, ORE 21.30 FORLÌ Arena San Domenico, piazza G. da Montefeltro Daniele Mencarelli Presentazione del volume dello scrittore Daniele Mencarelli, a cura dell’associazione Bottega dell’Orefice. Ingresso libero. Info. bottegaorefice.fo@libero.it - www.comune.forli.fc.it LUNEDÌ 10 AGOSTO, ORE 20.45 SANT’ALBERTO (RA) Casa Guerrini, Via Olindo Guerrini 60 Notte di San Lorenzo Sera a luce di candela nel cortile esterno di Casa Guerrini a Sant’Alberto, con una iniziativa proposta in occasione della Notte di San Lorenzo dall’associazione culturale Il Glicine di Savarna, in collaborazione con Istituzione Biblioteca Classense di Ravenna e il Patrocinio dell’Assessorato al Decentramento del Comune di Ravenna. L’incontro ha come tema la notte delle stelle

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Quest’anno, per coloro che investono in pubblicità sui giornali quotidiani e periodici, locali e nazionali, verrà calcolato un credito d’imposta nella misura unica del 50% sull’intero valore degli investimenti pubblicitari effettuati nell’anno 2020. Possono usufruirne le imprese, i lavoratori autonomi e gli enti non commerciali, che effettuano investimenti in campagne pubblicitarie sulla stampa quotidiana e periodica anche on line e sulle emittenti televisive e radiofoniche locali, analogiche o digitali. Il credito di imposta è utilizzabile unicamente in compensazione.

cadenti e la poesia dedicata al cielo notturno e alle tante fascinazioni che esso esercita sui nostri sentimenti ed emozioni, prendendo ispirazione dal 139° Canto dell’Inferno dantesco, che recita: “E quindi uscimmo a riveder le stelle”. Insieme alle note sublimi di Anna Maria Cortini (pianista) e alle libere parole di Matteo Nicolucci (poeta), Lorenza Franchetti (presidente Ass.ne culturale Il Glicine) e Angelamaria Golfarelli (poeta organizzatrice di mostre ed eventi) saranno diversi gli ospiti che, a sorpresa, parteciperanno insieme al pubblico per vivere e condividere quello che sarà un momento di intensa magia. In caso di maltempo la serata sarà annullata o posticipata a data da definire. Ingresso libero contingentato. Info. 348 9508631 - ilglicine.info@gmail.com MARTEDÌ 18 AGOSTO, ORE 17.00 FORLÌ Centro Famiglie, viale Bolognesi 23 Storie di capricci e bisticci... “Quanto pesa una lacrima?” (G.Rodari): lettura per bambini che si svolgono nel giardino del Centro per le Famiglie, nel rispetto delle norme per il contenimento del Covid-19. Agli adulti accompagnatori è richiesto l’uso della mascherina ed il rispetto del distanziamento sociale. Gli incontri sono gratuiti, ma è necessaria l’iscrizione su icos.comune.forli.fc.it Ingresso libero, con prenotazione. Info. 0543 21013 - 30709 icos.comune.forli.fc.it MARTEDÌ 25 AGOSTO, ORE 17.00 FORLÌ Centro Famiglie, viale Bolognesi 23 Storie con le ruote... “Io vorrei che nella luna ci si andasse in bicicletta per vedere se anche lassù chi va piano non va in fretta” (G.Rodari): lettura per bambini che si svolgono nel giardino del Centro per le Famiglie, nel rispetto delle norme per il contenimento del Covid-19. Agli adulti accompagnatori è richiesto l’uso della mascherina ed il rispetto del distanziamento sociale. Gli incontri sono gratuiti, ma è necessaria l’iscrizione su icos.comune.forli.fc.it. Ingresso libero, con prenotazione. Info. 0543 21013 - 30709 icos.comune.forli.fc.it

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LUNEDÌ 10 AGOSTO, ORE 21.30 CESENA Chiostro di San Francesco, piazza Bufalini I papi dimenticati da Dio: storia di Pio VI e Pio VII il Chiostro di San Francesco accoglie la rassegna organizzata dall’Associazione culturale Mikrà, un intenso racconto teatrale su vicende e personaggi della storia di Cesena di e con Roberto Mercadini. Il terzo e ultimo appuntamento è con la storia dei papi Pio VI e Pio VII. Ingresso 10,00 euro. Info. 370 3685093 associazione.mikra@gmail.com

GIOVEDÌ 13 AGOSTO, ORE 21.15 MELDOLA Arena Hesperia, via Roma Tutto il mio folle amore

Mercoledì 29 Luglio tel. 0543.553131

DOMENICA 9 AGOSTO, ORE 21.15 MELDOLA Arena Hesperia, via Roma Cena con delitto Proiezione del film di Rian Johnson con Daniel Craig, Chris Evans, Ana de Armas, Jamie Lee Curtis, Michael Shannon. Harlan Thrombey, romanziere, editore e carismatico patriarca di una bizzarra famiglia allargata, è morto. Ingresso da 5,00 a 6,00 euro. Info. 338 3169741

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Visita didattica virtuale alla mostra “Ulisse, l’arte e il mito”, rivolta agli alunni delle scuole elementari e medie e organizzata dal Centro Diego Fabbri in collaborazione con la Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì. Il percorso si dipana su www.visitadidatticaulisse.com, con docenti che presentano 19 opere fra le più significative in mostra, legate anche ai programmi scolastici. Grazie all’impegno di Sara Polidori e Luca Rani e di tutto il Centro Diego Fabbri, la visita virtuale si apre con la storia del San Domenico e prosegue con il commento di sculture e dipinti, con l’aggiunta talora di scene pop e cartoni animati. A conclusione del video c’è la pagina dei quiz, con 60 domande rivolte agli studenti per testare il loro impegno. Info. www.visitadidatticaulisse.com

MERCOLEDÌ 29 LUGLIO, DALLE ORE 19.00 FORLÌ Centro storico Mercoledì del cuore Musica e negozi aperti in centro storico. I vari operatori indosseranno la t-shirt con il claim “Mercoledì 2020 be safe”, mentre saranno in distribuzione le mascherine con il logo della manifestazione. Info. www.myforli.it MERCOLEDÌ 29 LUGLIO, ORE 21.00 ZADINA - CESENATICO Centro paese, Viale dei Pini Pirati da strapazzo In piazza Kennedy a Zadina animazione per bambini, con musica, giochi e sculture di palloncini. Anche il 26 agosto. Partecipazione libera. Info. 0547 79435 iat@comune.cesenatico.fc.it VENERDÌ 31 LUGLIO FORLÌ Centro storico Aperi... night L’associazione di commercianti “Forlìcentrostorico” lancia il proprio salotto estivo con “Aperi... night”. Nelle serate di lunedì, mercoledì e venerdì dei mesi di giugno e luglio, apertura straordinaria in orario serale dei negozi e delle attività del centro. Grazie all’opportunità di ampliamento e realizzazione di nuovi dehors a spese zero, al provvedimento di pedonalizzazione di alcune vie del centro, e ai nuovi impianti di pubblica illuminazione, c’è la possibilità e la voglia di ritornare in piazza in sicurezza e nel rispetto delle vigenti prescrizioni in materia di contenimento del contagio. Info. www.comune.forli.fc.it VENERDÌ 31 LUGLIO E SABATO 1 AGOSTO, DALLE ORE 19.00 ALLE 24.00 CESENATICO Piazza Spose dei Marinai Tramonto Divino Il road show più gustoso dell’Emilia-Romagna torna in pista nonostante questo strano 2020 con un nuovo format. Tutti insieme, in sicurezza, a tavola per degustare il meglio del cibo e del vino della nostra regione, abbinato e raccontato dai sommelier Ais e cucinato dai migliori chef dell’Emilia-Romagna. Ad accogliere la prima doppia tappa sotto le stelle è Cesenatico venerdì 31 luglio e sabato 1 agosto, nella Piazza Spose

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Un bicentenario atteso e sofferto quello di Pellegrino Artusi, il celebre gastronomo nato il 4 agosto 1820 a Forlimpopoli. La Festa Artusiana a lui dedicata, giunta quest’anno alla 24esima edizione, si tiene nella settimana dall’1 al 9 agosto. Tutti gli attori della festa - dagli uffici comunali alle associazioni di volontariato, dai ristoratori agli artisti che animeranno le serate - sono in piena attività, per conciliare un programma accattivante con i limiti dettati dalle norme di prevenzione covid, mantenendo comunque uno spirito conviviale e di voglia di stare insieme gustando del cibo preparato con cura e passione, anche per festeggiare in maniera degna il bicentenario della nascita di Pellegrino Artusi. Info: 0543 749234 - www.casartusi.it SABATO 1 E DOMENICA 2 AGOSTO MONTECORONARO DI VERGHERETO Centro paese Sagra dell’acqua cotta e Festa di mezz’estate Due giornate di festa nel paese, caratterizzate da eventi sportivi ed attrazioni musicali di vario genere. Area stand coperta, mostra mercato e ampio parcheggio, possibilità di abbinare alla festa escursioni a piedi alle Sorgenti del Savio ed alle Sorgenti del Tevere, partecipare alla gara in mountain bike anche come cicloturista, quindi la possibilità di scoprire le bellezze del paesaggio intorno al Monte Fumaiolo, per poi fare ritorno al paese e gustare il meglio della nostra cucina, ed in particolare il nostro piatto più caratteristico, l’acqua cotta. Importato molto tempo fa a Montecoronaro dai suoi abitanti di ritorno dalla Maremma Toscana dove si trasferivano in inverno a svolgere lavori nelle campagne ed in luoghi impervi, costretti a consumare sul posto questo pasto in modo frugale, è divenuto poi un piatto tradizionale anche del territorio romagnolo. Info. 0543 902448 - 339 3253388 info@montecoronaro.it DOMENICA 2 AGOSTO, DALLE ORE 9.30 CESENATICO Porto Canale Tradizionale Festa di Garibaldi Al Porto canale e in Piazza Costa si tiene la tradizionale Festa di Garibaldi, con corteo di Autorità e Garibaldini, escursione in mare con lancio di corona e, alle ore 22.00, spettacolo di fuochi

d’artificio musicali. Info. 0547 79435 iat@comune.cesenatico.fc.it DA VENERDÌ 7 A DOMENICA 9 AGOSTO CESENATICO Centro storico Notte Rosa 2020 La grande festa della Riviera Romagnola in Rosa, diluita in tre serate in varie sedi, con programma in fase di definizione. Info. 0547 79435 - iat@comune.cesenatico.fc.it SABATO 8 E DOMENICA 9 AGOSTO, DALLE ORE 19.30 ALFERO Parco del Casone Cena medievale e Palio dei somari Il Palio dei Somari di Alfero è la rassegna paesana che si tiene nel parco del Casone, in chiave goliardica, del noto Palio di Siena, ma in questo caso il protagonista è il somaro, animale notoriamente cocciuto, che ogni anno non manca di sorprendere gli spettatori, provenienti da ogni dove per assistere a questa divertente manifestazione. La manifestazione si apre alle ore 19.30 di sabato 8 agosto con la Gran Cena Medievale lungo tutta la via storica del paese e, alle 21.00, tradizionali giochi tra rioni. All’aspetto ludico si affianca quello gastronomico, infatti nella cena del sabato sera si potranno gustare ottimi piatti di origine medievale preparati secondo le ricette tradizionali e con i prodotti che caratterizzano questo territorio. (Per la cena è necessaria la prenotazione entro mercoledì 5 agosto al tel. 0543 910106). Info. 0543 910106 - proloco@alfero.net MERCOLEDÌ 12 AGOSTO, DALLE ORE 19.30 CORNIOLO Centro storico Di strada in strada, il prologo

Serata di apertura del festival di arti performative di Santa Sofia, con esibizioni di teatro e circo. In scena la favolosa Acro Balance dal Cirque du Soleil; i comici Luchettino e incredibili acrobazie con piramidi umane. Info. 333 8128596 - www.distradainstrada.com GIOVEDÌ 13 AGOSTO, ORE 21.15 SANTA SOFIA Parco Alto Di strada in strada: la presentazione Nel parco alto un evento di presentazione sotto le stelle dell’edizione 2020 del festival di arti performative “Di strada in strada 2020 - “Piazze contingenti”. Info. 333 8128596 - www.distradainstrada.com

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Dal 13 agosto al 16 agosto compresi, si svolge “Quarto un lago in Festa”, luogo ideale per fare giocare i bambini in sicurezza all’interno dei 2 parchi del centro abitato del paese. In programma serate danzanti, una serata dedicata ai giovani con gruppi musicali locali ed una con spettacolo comico teatrale; inoltre funzionerà uno stand con cucina tipica della zona. Gli stand

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Processione lungo il Porto canale e imbarco, escursione in mare a bordo di motonavi e imbarcazioni storiche con lancio di corona in memoria dei Caduti in mare. Info. 0547 80232 - iat@comune.cesenatico.fc.it DA GIOVEDÌ 27 AGOSTO A MERCOLEDÌ 2 SETTEMBRE MASSA LOMBARDA Via Rabin Sagra delle sfogline Una particolare manifestazione, legata ad un’attività altrettanto particolare: fare la sfoglia col matterello. In un mondo in cui la maggior parte delle “manager” casalinghe usano, per preparare un piatto di pasta all’uovo, macchinari a manovella, elettronici oppure il negozio sotto casa, ecco la valenza di una sagra che rivaluta un antico mestiere a cui le ultime generazioni non hanno più tempo di dedicarsi. La sagra giunge nel 2020 alla sua 35esima edizione: le sfogline, per l’appunto, professioniste e non, si sfidano a colpi di matterello nel preparare le deliziose tagliatelle, che verranno poi servite agli stand gastronomici della festa. Info. 0545 970020 www.prolocomassalombarda.it

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Annunci economici Aut. Trib. di Forlì 9/1988 del 29 Marzo 1988 Editore: PIGRECO s.r.l. Viale Gramsci, 34 Forlì tel. 0543 552121 Direttore responsabile: MARCO VIROLI Fotocomposizione: PIGRECO Srl a cura di Lisa Camporesi Raccolta pubblicitaria PIGRECO s.r.l. Viale Gramsci, 34 Forlì tel. 0543 552121 Stampa: Centro Servizi Editoriali srl Stabilimento di Imola Via Selice 187/189 40026 Imola (BO) «DIOGENE» offre esclusivamente un servizio, non riceve tangenti nelle contrattazioni, non effettua commerci, non è responsabile per la qualità, provenienza e veridicità delle inserzioni. La direzione di «DIOGENE» si riserva il diritto di modificare, rifiutare o sospendere una inserzione a proprio insindacabile giudizio. L’editore non risponde per eventuali ritardi o perdite causati dalla non pubblicazione dell’inserzione per qualsiasi motivo. Non è neppure responsabile per eventuali errori di stampa. Gli inserzionisti dovranno rifondere all’editore ogni spesa eventualmente da esso sopportata in seguito a malintesi, dichiarazioni, violazioni di diritti, ecc. a causa dell’annuncio. Si precisa che tutte le inserzioni relative a richieste od offerte di lavoro debbono intendersi riferite a personale sia maschile sia femminile, essendo vietata, ai sensi dell’art. 1 della legge 9/12/77 n. 903, qualsiasi discriminazione fondata sul sesso per quanto riguarda l’accesso al lavoro, indipendentemente dalle modalità di assunzione e qualunque sia il settore o il ramo di attività. E’ vietata la riproduzione totale o parziale di tutti i testi, i disegni, le foto riprodotte su questo numero del giornale. Manoscritti, disegni, foto, anche se non pubblicati, non vengono restituiti. Leditore, nell’impossibilità di contattare direttamente tutti gli autori dei testi o delle immagini, si rende comunque disponibile ad assolvere eventuali obblighi di legge. Tutti i diritti riservati.

FINO A MERCOLEDÌ 26 AGOSTO ORIOLO DEI FICHI Torre di Oriolo Oriolo di sera Tutti i mercoledì sera, dal tramonto in poi, enogastronomia e musica attorno alla torre di Oriolo. Info. info@torredioriolo.it - www.torredioriolo.it FINO A DOMENICA 30 AGOSTO TERRA DEL SOLE Centro storico Castrocaro Food & Fashion A Castrocaro Terme e Terra del Sole ogni domenica è di scena il mercato contadino, con i negozi aperti, le colazioni e i pranzi nei nostri locali, le visite guidate alla Fortezza di Castrocaro e i walking tour al Parco Fluviale e a Terra del Sole. Info. 0543 767162 - iatcastrocaro@visitcastrocaro.it www.visitcastrocaro.it FINO A DOMENICA 30 AGOSTO RAVENNA Centro storico Ravenna Bella di Sera 2020

Si accendono le luci della sera e le piazze di Ravenna diventano improvvisamente palcoscenico. Fino alle fine di agosto, tutti i mercoledì e i venerdì, le piazze e i luoghi più suggestivi della città sono pronti ad accogliervi con due serate dedicate allo shopping: un momento di svago tra i vicoli del centro storico tra vetrine luminose, locali all’aperto e tavole imbandite. Il sabato, la domenica e il lunedì, invece, Visite Guidate in Musica, iniziativa che vede coinvolte le guide turistiche della città e che porta i più curiosi e interessati alla scoperta delle bellezze di Ravenna. Infine, come da tradizione, fino al 28 agosto tornano (il mercoledì e il venerdì) le visite guidate in notturna di Mosaico di Notte, un classico delle sere estive ravennati che da oltre venti anni vede i monumenti più belli della città aperti durante le ore serali.

Info. turismo@comune.ravenna.it www.turismo.ra.it FINO A LUNEDÌ 30 NOVEMBRE FORLÌ Palazzo Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì, corso Garibaldi 45 Femminile plurale - Buon Vivere 2020 Monica Fantini presenta, con video in diretta dal Teatro Verdi di Forlimpopoli le date, le linee guida e l’architettura principale che guideranno l’undicesima edizione della manifestazione. Con Monica, in collegamento da Roma, Tinto (conduttore di Decanter di Radio2). Un momento fondamentale, mai come quest’anno, per ribadire che ci siamo e che il Covid non ci ferma. Per lanciare il tema in modo che prima dell’uscita del bando ci si prepari con suggestioni e idee sul tema. L’undicesima edizione del Festival del Buon Vivere diventa digitale. La manifestazione, infatti, si è evoluta in un format in rete adattandosi responsabilmente alle nuove esigenze di sicurezza e distanziamento sociale imposte dalla recente emergenza. La manifestazione, che tradizionalmente si svolgeva a fine settembre, avverrà in due movimenti: il primo a settembre e il secondo il prossimo autunno. Il tema cardine sarà “il punto di vista femminile” da cui il titolo “Femminile Plurale”. Il primo movimento si terrà da venerdì 18 a domenica 20 settembre il DiGiBV, il Festival del Buon Vivere in formato digitale. Come di consueto questa occasione sarà preceduta dalla conferenza stampa di lancio nel quale, insieme ai principali promotori (Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì e il Comune di Forlì) si sveleranno gli ospiti e gli appuntamenti. Tre giorni di eventi in live streaming o pre-registrati visibili sul sito e sui social e trasmessi da Forlì. Le giornate saranno divise in tre momenti: una rassegna stampa il mattino, un “dialogo di Buon Vivere” con presentatore e ospiti nel tardo pomeriggio e la “BV TV” la sera con presentatori e ospiti a dialogare sui tradizionali temi del festival. Il palinsesto sarà impreziosito dai contributi delle associazioni e delle realtà del territorio. Il secondo movimento si svolgerà a novembre, in occasione dell’inaugurazione di una mostra fotografica. Come sempre le associazioni e le realtà del territorio avranno un ruolo fondamentale nella creazione della manifestazione e nella programmazione. I primi giorni di giugno verrà lanciata una chiamata pubblica per invitare chi lo desideri a presentare idee e progetti sui temi del BV20. Info: https://terradelbuonvivere.it/

FINO A VENERDÌ 31 LUGLIO CASTROCARO TERME Parco Fluviale Yoga al parco Yoga al Parco Fluviale, dalle ore 19.30 alle 20.30. Lezioni gratuite di yoga per tutti, con abbigliamento comodo e un tappetino o telo. Obbligatorio l’uso della mascherina all’arrivo e alla fine delle lezioni, rispettando il distanziamento. Info e prenotazioni: 348 3939676 FINO A LUNEDÌ 31 AGOSTO RAVENNA Centro Storico Ravenna Park Training Ravenna Runners Club, in collaborazione con il comitato CSI Ravenna-Lugo e l’Asd Gym Academy, sta predisponendo un nuovo progetto denominato «Ravenna Park Training», presentato da pochi giorni all’Amministrazione comunale di Ravenna. In un periodo di ripresa dopo una sosta lunga e forzata come quella che tutti hanno dovuto affrontare, l’obiettivo è quello di avvicinare, o riavvicinare, le persone al movimento per un fine di benessere psico-fisico quanto mai importante e attuale. Tutto ciò cercando di riallacciare i rapporti di socialità così bruscamente interrotti, rivedendoli sotto una nuova forma che permetta comunque di realizzare un’attività inclusiva senza limiti di età, prospettive o capacità atletiche. Prevedibilmente in tanti, anche chi non è mai stato così appassionato di sport e wellness, si avvicinerà alle più disparate attività fisiche da svolgere all’aperto denotando però scarsa preparazione o un approccio inadeguato. Ecco dunque il nuovo progetto “Ravenna Park Training”, che prevede una serie di appuntamenti con cadenza predefinita, tutti organizzati all’aperto in spazi pubblici e facilmente raggiungibili dal territorio circostante. Il piano di lavoro prevede attività continuative, eventi speciali ed appuntamenti extra, per favorire la massima partecipazione a tutti, dalle associazioni che vorranno collaborare ai singoli cittadini desiderosi di prendere parte alle iniziative. Preparato il piano base, si attendono ora le indicazioni del Governo su come potrà essere questa nuova fase di attività e wellness, un aspetto fondamentale per dare attuazione al progetto rispettando le regole e dando, allo stesso tempo, la possibilità di avvertire quantomeno un contatto umano indispensabile nell’ambito sportivo e non solo. Info. https://ravennaparktraining.it/ www.maratonadiravenna.com

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