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Eccoci al primo numero di Diogene Sport Magazine di questo 2025. In copertina Jannik Sinner, il nostro campione di tennis. Sicuramente uno dei più grandi tennisti italiani di sempre: dopo essere stato un giovanissimo campione di sci decide di dedicarsi al tennis, arrivando ai massimi livelli. Come dire, un predestinato! Grazie a a questa nuova generazione di tennisti, come Matteo Berrettini, Simone Bollelli, Lorenzo Musetti, Andrea Vavassori e Lorenzo Sonego, solo per citarne alcuni e non parlare delle ragazze come Jasmine Paolini e Sara Errani e degli under 18, possiamo essere fiduciosi nel futuro di questo sport: ce ne parla Emiliano Tozzi. Ovviamente anche in questo numero non potevamo esimerci dal parlare di calcio: Emiliano Tozzi ci racconta del Forlì Calcio e Mattia Siboni del Cesena Calcio. Sempre con Emiliano Tozzi passiamo allo sport nazionale forlivese: il basket! Emiliano ci parla di Unieuro. Enrico Pasini di Baskérs e della Gaetano Scirea. Ma a Forlì ci sono anche tantissime discipline sportive che contano migliaia di appassionati: come il roller e il volley maschile e femminile: ci parla di queste Emanuele Bandini. Ci sono tanti punti di contatto tra la ginnastica artistica e il parkour: Emiliano Tozzi intervista Francesca Fabbri, allenatrice della Ginnastica Artistica Edera Forlì ed Emanuele Bandini ci introduce al parkour con l'istruttore Raul Cornea, detto "Ruma", istruttore di parkour. Con Enrico Pasini parliamo anche di Catch’n Serve Ball, un gioco che deriva dalla pallavolo ed è riservato a mamme e donne sopra i 35 anni. Emanuele Bandini intervista Tommaso Peccenini, istruttore di Caliup calisthenics, una disciplina sportiva che utilizza il proprio corpo per allenarsi, senza l'utilizzo delle macchine. Massimo Nazzaro ci fa conoscere il Cheerdance: ginnastica, danza e acrobazie unite in una disciplina sportiva spettacolare. Concludiamo in bellezza: parliamo di motori con Emiliano Tozzi, che ci racconta di Lewis Hamilton che arriva in Ferrari e di Enrico Gaspari, il miglior italiano alla Dakar 2025.
Lunedì 27 Gennaio 2025
Supplemento a Diogene del 16 gennaio 2025 n. 1234
Aut. Trib. Di Forlì 9/1988 del 29 marzo 1988
Editore: Pigreco s.r.l. Viale Gramsci, 34 Forlì Tel. 0543/552121
Direttore Responsabile: Marco Viroli
Fotocomposizione: Pigreco s.r.l.
Raccolta Pubblicitaria: Pigreco s.r.l. Viale Gramsci, 34
Forlì Tel. 0543/552121
Foto di copertina: Fabio Casadei
Stampa: Nuova Tipografia, Via Enrico Berlinguer, 1/7, Forlimpopoli
Nell’impossibilità di verificare tutto il materiale ricevuto, si fa presente sin d’ora che la responsabilità dei diritti iconografici e di altri diritti esclusivi di terzi è di chi ci fornisce le informazioni.
Proprio così. Vi racconto una storia. O meglio, una favola. Ti chiami Forlì e a fine ottobre ’23 giochi in casa contro il Corticella, che rimane in dieci dopo mezz’ora. Una gara in discesa, ma il campo dice altro. A raffigurare la personalità esagerata della squadra ospite, nonostante l’inferiorità numerica. “Domani perdiamo 3-1.” Dialoghi di una vigilia che il direttore sportivo Protti immagina difficile e il presidente Cappelli no. “Avevi ragione, avevi previsto sarebbe finita così. Non ci credevo.” Il presidente si ravvede sulle proprie opinioni calcistiche, il direttore sportivo dopo quella sonora batosta passa al contrattacco. Vuole conoscere Mr. Miramari, l’uomo che al Corticella ha dato un gioco imprevedibile, senza alcun riferimento per gli avversari. A gennaio, Protti ha il suo numero di telefono e ad aprile lo chiama. “Mister, avrei piacere di portarla Forlì”. “Una chiacchierata la fac-
cio volentieri.” “Allora facciamo finire tutto, ma nel frattempo non prenda impegni.”
Domenica 19 maggio. Il Corticella perde la finale Play-Off col Ravenna: 2-1. Il mercoledì successivo Protti chiama Miramari. “Mister le faccio i complimenti per la magnifica stagione anche se non ha vinto i Play Off. Riusciamo a vederci per quella famosa chiacchierata?” “Stravolentieri.”
Meglio del “volentieri” di aprile. Appuntamento alle 9 al “Molino Rosso” di Imola. A parlar di calcio le ore volano e mezzogiorno arriva alla prima sillaba di quella conversazione. “Mi sono inscritto al master di Coverciano per allenare in Lega Pro. Se lo ottengo ho già una squadra in C che mi aspetta. Altrimenti, vengo a Forlì con entusiasmo.” Miramari non viene scelto a Coverciano e Protti ne asseconda le necessità. Staff, rimborsi spese, uomini e giocatori. L’imprevedibilità di chi, prima ancora di annusare l’aria,
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annusi l’erba del campo. “Presidente, le presento il suo nuovo allenatore del Forlì. Mister Miramari.” Esistono tanti modi di vivere e raccontare calcio. Diverso dagli altri, per idee diverse. Che non facciano del denaro l’unico elemento vincente non solo in campo ma anche nella vita. In fondo, il valore del proprio operato vale sempre più di qualche banconota depositata su di un conto corrente. Vale. Se ne vinci otto di fila e pensi di non fermarti. Non ancora. Imprevedibile funambolo del campionato. Ecco perché serviva una favola. Una fiaba che non sia solo della buonanotte, per raccontare tutto questo. Serve la magia della passione e della dedizione. Serve l’intraprendenza di una nuova idea, come il calcio totale di Happel e Michels. Serve che il peso di una sconfitta subita in casa, diventi la lezione vincente di domani. Serve la favola di Miramari. Sulla panchina del Forlì.
Ecco. Dimenticate.
Dimenticate le statistiche, i passaggi a vuoto. Dimenticate la programmazione spazio temporale di una stagione, e per un volta focalizzatevi sul presente, come hanno fatto i 3.300 tifosi caldissimi del PalaGalassi nell’incitare l’Unieuro nella sua folla rincorsa a Rimini. Cinque punti allo scadere del quarto finale, che non raccontato del tutto le mille contraddizioni di una stagione altalenante per Forlì e il suo basket. Ecco perché val la pena ripetere il concetto, come un precettore di epoca romana. Repetita iuvant. Dimenticate le sconfitte e il senso di smarrimento che esse provo-
cano, quando il miglior basket che puoi esprimere è l’imprevedibilità di uno schema d’attacco deciso a diciassette secondi dal termine da coach Martino (dubbi sulla solidità del tecnico molisano? Meglio non averne). Dimenticate la discontinuità di Harper e pensate che in prospettiva Forlì abbia trovato in Perkovic una guardia come Dio comanda, capace di trovare nella linea dei tre punti la sua casa abituale. Chiedere all’ex di turno Pierpaolo Marini, che a un certo punto ha alzato inevitabilmente bandiera bianca, nel cercare di marcare la guardia croata.
Dimenticate la programmazione e quel
senso di sconforto che vorrebbe i sogni di gloria dell’Unieuro legati al logaritmo della lunetta. Dimenticate e tenete presente che in campo vanno comunque uomini oltre i numeri anche se gli stessi numeri dicono molto, con tre giocatori in doppia cifra e l’eterno Cinciarini a metterci una pezza quando serve. Quando la rimonta su Rimini sembrava semplicemente una cosa impossibile ma lo svantaggio si riduce fino a un punto con una bomba da tre a meno di due minuti dal termine del terzo quarto. Il coraggio veterano di chi sa che ogni punto nel basket vale. Dimenticate un futuro certo e abbracciate un sogno incerto. Un derby non può spiegare tutto ma molte di quelle cose, quando un cuore batte oltre la retina del canestro. Dimenticate il senso di un’analisi fine a se stessa. Non si tratta di un esame universitario, ma di calpestare un parquet su cui far valere la propria logica (ammesso si chiami così) di gioco. Dimenticate e ripartite. Un derby non farà certamente primavera, ma forse all’Unieuro Forlì possiamo riconoscere il sesto giocatore occulto di un quintetto ancora alla ricerca della propria identità. L’imprevedibilità.
Certa e assodata.
Difficile e instabile da maneggiare come nitroglicerina.
Si tratta di far diventare il tutto pura dinamite, lasciando che Perkovic e Dawson trovino quell’alchimia esplosiva pronta a far detonare tutto questo.
Dimenticate.
Dopo questo derby, l’Unieuro può rinascere da se stessa.
Chiedere a coach Martino.
Ore pasti e non. Zona PalaGalassi.
I Baskérs hanno fatto 13 e anche se per ora questo non consente loro di aggiudicarsi alcun premio o titolo, per Forlimpopoli il 2025 è iniziato realmente sotto una buona stella. Sì, perché chiudere il girone d’andata del campionato di serie C al primo posto in classifica e con solo vittorie all’attivo, significa avere già scritto la pagina più bella e importante della storia della pallacanestro artusiana.
L’ambizione, a questo punto, è lampante e dichiarata: conquistare la promozione in serie B Interregionale, vetta sfiorata la scorsa stagione quando le speranze si infransero a Reggio Emilia in gara-3 di finale play-off e mai raggiunta da Forlimpopoli. «Il risultato dello scorso campionato non è qualcosa da riscattare, non mi procu-
ra amarezza, dopo avere scalato tutte le categorie in soli 10 anni senza mai fare il passo più lungo della gamba – afferma il presidente dei Baskérs Christofer Gardelli -. Adesso chiudere il girone d’andata da imbattuti e primi della classe, mi rende davvero orgoglioso. Il cammino è ancora lungo e difficile, ma la strada che abbiamo intrapreso è quella giusta e il premio più grande che ci siamo già guadagnati è un pubblico che ogni sabato riempie ogni posto disponibile al palazzetto». Merito di una squadra che a tratti appare “ingiocabile” per le avversarie e che nelle ultime gare dell’andata ha battuto, nell’ordine, Santarcangelo, Urbania e Porto Sant’Elpidio. Tre delle più pericolose contendenti dei forlimpopolesi nel girone. «Non mi nascondo, al momento siamo la squadra più forte – dichiara il presidente –. Non credo di mancare di umiltà ad ammetterlo, perché il lavoro che sta facendo coach Alessandro Tumidei coi suoi ragazzi è straordinario. È una squadra forte, che si allena duro e ha al fianco un allenatore e una dirigenza altrettanto forti. Meritiamo di arrivare alla poule finale per la promozione, anche se questa formula non mi piace: chi vince i play-off, dovrebbe andare su im mediatamente».
Se dovesse accadere, i Baskérs sareb
bero pronti al salto di categoria? «Certo, d’altronde abbiamo costruito una squadra proprio con l’obiettivo di vincere la C. L’unico problema è che non sapremmo poi dove giocare». Gardelli spiega cosa intenda dire con chiarezza. «Abbiamo inoltrato al Comune di Forlimpopoli un’esplicita richiesta di gestione in esclusiva del Pala Vending in ottica di serie superiore. Abbiamo bisogno di autonomia e indipendenza per consentire alla squadra di allenarsi nei giorni e nelle ore di cui ha necessità, poi serve un ampliamento, più che in termini di posti (sono 300 ndr.), a livello di spazi per la biglietteria, per il bar e tanto altro ancora. Bisogna che Forlimpopoli sia orgogliosa dei Baskérs e quindi io attendo
A cura di Enrico Pasini Foto fornita
Il Gaetano Scirea Bertinoro “dice 33” e dimostra di godere nuovamente di buona salute. Anzi di buonissima se pensiamo che la squadra di basket del Colle, salvatasi la stagione scorsa all’ultimo respiro dell’ultima partita, senza però disputare i play-out, veleggia in terza posizione nel combattuto e livellatissimo girone C del campionato di Divisione Regionale 1. Dopo alcune stagioni di ridimensionamento, ma anche di forte caratterizzazione legata ai giovani, che hanno fatto seguito alla lunga epopea della serie C (con l’apice della finale promozione contro Arzignano conquistata nel 2014), il sodalizio fondato da Alderigo Silimbani e tuttora da lui presieduto è tornato protagonista. Considerando che la società intitolata alla memoria dell’ex campione del mondo e capitano della Juventus, è giunta al 33° anno di vita, se non siamo all’alba di una seconda giovinezza, quanto meno si sta rinverdendo la tradizione. «Sono davvero orgoglioso di quanto stiamo facendo e io sto tornando a divertimi – sorride il presidente Silimbani –Non ho mai smesso, in verità, e se dopo avere iniziato questa lunga avventura da solo, sono ancora qui a seguirla sempre e direttamente in prima persona, è perché la passione per la pallacanestro è rimasta immutata». A tenerla accesa non sono solo gli ottimi risultati della prima squadra, allenata dal 2023-2024 da Emiliano Solfrizzi, che da giocatore ha trascorso 7 stagioni allo Scirea giocando anche la già citata finale per la B. «Quelli contano, ma i miei occhi brillano
soprattutto al pensiero che in un piccolo paese come Bertinoro, abbiamo creato un movimento di bambini e ragazzi che praticano basket, che ha un costante ricambio e si assesta stabilmente tra gli 80 e i 90 iscritti ogni anno».
Tanti davvero e a guidarli c’è ancora Emiliano Solfrizzi con suo fratello Enrico. Dal campo alla panchina, ormai due colonne di Bertinoro. Lo Scirea stesso è saldamente piantato sul terreno sociale di questa realtà. «Andare avanti da 33 anni è bello e faticoso, ma ho cercato di seguire costantemente la linea dell’equilibrio senza andare fuori strada per ambizione – spiega il presidente – . Essere ora terzi in DR1 significa tanto con una rosa ulteriormente ringiova-
nita. È un campionato di buonissimo livello, con una squadra come la capolista Massa Lombarda, quasi di un’altra categoria. Emiliano Solfrizzi, però, sta crescendo tantissimo come coach, ho assoluta fiducia in lui e in suo fratello Enrico: il feeling che ci lega è stupendo».
Una rosa molto compatta, un gruppo «forte soprattutto caratterialmente», nel quale stanno brillando Luca Panzavolta e Christian Piazza, giunti da Cesena, ma in cui spiccano anche Torelli, Palazzi, Spagnoli e che si è da poco rinforzato con il ritorno del centro Alessandro Biandolino e dell’ala-pivot Leonardo Bassi. L’obiettivo? «Arrivare tra le prime 5 e fare i play-off», va dritto al punto Silimbani.
Nel mentre degli “Australian Open”, butti distrattamente un occhio sul secondo turno del torneo. Sinner perde malamente il primo set 6-4 contro il giocatore di casa Tristan Schoolkate, con un impietoso 0-40 al termine dela partita. Dove partono i “mind games” e il resto della storia è soltanto qualcosa di slegato dai risultati. Quando reputare un giocatore vincente. Oppure, quando l’origine di una vittoria come per altri casi dello sport risiede banalmente nei momenti difficili di un incontro o di una partita. Ecco, dove ti accorgi risieda la grandezza del successo e dei trionfi. Nelle piccole cose a cui nessuno tendenzialmente è portato a dare importanza. Magari,perché difficili da cogliere, oppure più semplicemente, non per tutti. Aspetti l’inizio del secondo set e per Sinner le difficoltà sembrano le stesse. Con Scho-
olkate in stato di grazia, cui sembra riuscire tutto. È proprio sul finire della seconda frazione, che ogni cosa invece, silenziosamente percepisce un cambio di rotta. Nel momento in cui Sinner fa un passo fuori dal campo e prende spazio dai colpi del giocatore australiano. Certo, silenziosamente. In una lettura dei movimenti del corpo in cui i colpi da imprimere con la propria pallina alla racchetta non sono visibili o percettibili. Un anticipo del pensiero che ha fatto perdere la prima partita a Jannik, ma che risolutamente da quel momento in poi non ha lasciato scampo al giocatore australiano. Uno studio dell’imprevedibilità cui porre rapidamente rimedio, senza lasciare scampo all’avversario. Una “modalità Sinner” che è prima di tutto un atteggiamento mentale. Un adattarsi alla situazione avendo la capacità di leggerla
Antichi
con attenzione, per volgere infine il tutto a proprio favore. Capiterà che vi siano partite in cui il risultato non sarà sempre a proprio favore, ma a 23 anni con una simile attitudine mentale, hai almeno oltre un decennio da poter dedicare ad altissimi livelli alla tua disciplina. Sinner non è vincente per la rapidità del proprio polso, ma di pensiero. La stessa che non lo ha fatto arretrare di un millimetro di fronte alle lungaggini della Wada, e di situazioni che avrebbero potuto fiaccare la mente di tanti. Improvvisare. Adattarsi. E raggiungere lo scopo. Come un qualsiasi Gunny Highway della racchetta. Da perfetto sergente istruttore dei marines, che in vita sua ne ha viste troppe per lasciarsi intimorire del primo imprevisto sul campo. Non un soldato e nemmeno una semplice macchina. Quando per raggiungere quel maledetto scopo devi innanzitutto sopravvivere su di un campo da tennis. In Sinner tutto questo è molto di più. È la ragione di un gioco in cui il cervello osservando, può tutto. Sopra ogni altra cosa.
In quel di Cesena si vive un frangente delicato, sospeso tra la voglia impellente di ambire a qualcosa di più e la necessità di affrontare i propri ed evidenti limiti. Dopo un avvio incoraggiante, costellato da vittorie sofferte e prestazioni convincenti, i bianconeri sembrano essersi smarriti, lasciando al tifo nostrano un connubio caotico di speranza e delusione. La classifica è chiara e racconta una squadra ancora alla ricerca della propria identità. Double face. Da un lato, il brio di una rosa giovane e futuribile, condita da un gioiello che risponde al nome di Cristian Shpendi e che - a tratti - pare in
grado pure di separare minuziosamente le acque. Dall’altro, invece, un collettivo incapace di trovare costanza nel rendimento e una difesa troppo fragile per reggere l’urto di avversarie più organizzate.
A tal proposito, il match contro la Cremonese è stato emblematico. Al Manuzzi, dinnanzi una cornice di pubblico incendiata, gli uomini di Mignani hanno mostrato (nuovamente) un doppio volto instabile: volenteroso nel creare occasioni, ma incapace di concretizzarle. È bastato un episodio, un gol avversario nato da una disattenzione difensiva e tutto ha preso forma. Ovviamente, in senso negativo. Ne
consegue una sconfitta di misura che pesa come un macigno, arrivata in un momento in cui la squadra aveva necessità di rilanciare le proprie ambizioni.
Tuttavia, gli spunti positivi non mancano. Partendo dal precedentemente citato Cristian Shpendi. Il classe 2003 è una luce pulita, che splende senza alcuna interruzione fastidiosa. Ogni sua rete è un concentrato di talento, posizionamento e determinazione, comunque insufficiente se affiancata alle lacune sistemiche sulle quali ci crucciamo imperterriti. La fase offensiva, diciamolo, vive alle dipendenze di una sua fiammata, con l’assenza di alternative convincenti a soffocare ogni pensiero. Il mercato, in questo senso, è già attivo. L’arrivo di Antonino La Gumina porta esperienza e nuove soluzioni offensive, ma l’equilibrio economico impone sacrifici, come dimostra la cessione di Van Hooijdonk. Resta ora da capire se questi movimenti riusciranno o meno a dare nuovo impulso alle intenzioni bianconere. Nell’attesa, lasciatemi concludere la chiacchierata.
Già, perchè oltre agli aspetti tecnici, è bene ricordare il legame emotivo che rende la compagine cesenate così calda e speciale. Non è solo una squadra di calcio, non si limiterà mai a questo. Quando parliamo di Cesena, lo facciamo tenendo per mano l’anima della città, una ragione di vita che supera i risultati e abbraccia il destino di ognuno dei cuori bianconeri sparsi per la Romagna.
La Curva Mare, restando in tema, rappresenta il centro nevralgico di questo legame. Che mi piace rinnovare siccome commovente, vero e trascendentale. Simbolo di lacrime e compromessi, desideri ed esigenze. Queste ultime rivolte a chi, la maglia del Cavalluccio, la indossa scendendo in campo.
Kevin Massa, 19enne forlivese tesserato Forlì Roller, ha vinto per la terza volta consecutiva la Maratona di Berlino inline skating, dominando anche la German Inline Cup 2024. Tra i primi 10 nel ranking senior FISR, ha brillato con vittorie e podi in gare internazionali. Fa parte del team Hard Legs Emilia-Romagna, e rappresenta con orgoglio Forlì nel pattinaggio italiano.
Cosa significa per te vincere per la terza volta consecutiva la Maratona di Berlino di pattinaggio corsa?
“Vincere per tre volte la maratona di Berlino è stata un’emozione unica e un’esperienza estremamente significativa Dopo anni dedicati alla velocità e alle gare sprint, cimentarmi nelle maratone e riuscire a dominarle rappresenta non solo un eccellente allenamento, ma anche una preziosa occasione di crescita personale”.
Qual è stato il momento più difficile del tour e come l’hai superato?
“Durante il tour, il momento più difficile è stato cadere due volte in una stessa tappa, riportando una brutta ferita al polso e perdendo punti preziosi in classifica. È stato un colpo duro, sia fisicamente che moralmente, ma grazie al sostegno e agli incoraggiamenti del mio allenatore, Michele Cicognani, sono riuscito a reagire. Nonostante lo
scoraggiamento iniziale, sono tornato più forte di prima”.
Come ti senti sapendo di essere tra i top 10 del ranking della Federazione Italiana Sport Rotellistici nella categoria senior?
“Essere tra i primi 10 della mia annata nella categoria assoluta senior è una soddisfazione enorme, che mi motiva a lottare con ancora più determinazione. Chissà, magari un giorno riuscirò a raggiungere le primissime posizioni!”
Che ruolo ha avuto la società Forlì Roller nella tua crescita sportiva?
“La mia squadra, Forlì Roller, mi ha sempre sostenuto in ogni modo possibile. Tutti si prendono cura di me, si impegnano per offrirmi il meglio e fanno il possibile affinché io possa sfruttare al massimo gli impianti per allenarmi. I punti di forza della squadra sono senza dubbio la disponibilità di ogni membro e l’impegno costante nel garantire agli atleti condizioni ideali per esprimere al meglio il loro potenziale”.
C’è una persona che ha avuto un ruolo fondamentale nella tua crescita sportiva?
“In questi anni di sport devo ringraziare soprattutto i miei genitori, in particolare mio babbo, che non mi ha mai fatto mancare nulla. Insieme abbiamo partecipato a gare in tutta Italia, e vederlo felice dopo le mie
medaglie ai campionati italiani è stato indescrivibile. Un grande grazie va anche al mio allenatore, che mi ha fatto vivere esperienze uniche, portandomi a competere in Germania e Svizzera. Nonostante gli alti e bassi, il suo supporto è stato fondamentale, e gliene sarò sempre grato”.
Parlare con Francesca Fabbri, allenatrice della “Ginnastica Artistica Edera Forlì” è regalarsi uno spaccato di dedizione e perseveranza. Un insieme di valori sempre più sottaciuti nella nostra società di inizio terzo millennio, che insieme alla prof.ssa Stefania Plachesi (responsabile di sezione) e i colleghi Benedetti Andrea Emanuele e Ghetti Sophie, sono portati avanti in una disciplina sportiva già di per sé estremamente selettiva.
“Per L’Edera Forlì la sezione di ginnastica artistica è sempre stata una tra le più storiche e importanti della Polisportiva. Per la nostra società è una disciplina con un vissuto decisamente importante. Basti ricordare le sorelle Cicognani, capaci di diventare atlete di livello olimpico.”
Come avete organizzato l’attività?
“Vi sono diversi livelli di preparazione, a cominciare dai corsi di avviamento che si tengono in sede con le bambine che si cimentano per la prima volta nella disciplina. Nel mio caso specifico invece, seguo le atlete della pre agonistica e agonistica, coadiuvata da altri tre tecnici. In tutto tra le due categorie una quarantina di ginnaste. Ci siamo sempre allenate in via Isonzo (palestra Mercuriali), ma da maggio ’23 la palestra è rimasta danneggiata dall’alluvione. Abbiamo trovato una sistemazione provvisoria in Fiera, anche se mancano alcune peculiarità preposte per la nostra disciplina. Purtroppo l’allenamento delle nostre atlete ne ha risentito, nella speranza come promesso, che questo mese comincino i lavori di ripristino in attesa di un rientro definitivo in
struttura previsto per settembre".
La cosa vi fa comunque onore, in termini di presenza sul territorio. Siete ancora vivi e presenti più che mai.
“Parliamo di una disciplina già di per sé tremendamente difficile per cui una realtà come la nostra non può ambire in questo momento ad avere un’atleta in Nazionale. Nel nostro ambito esistono realtà in cui fin da piccola fai otto ore di palestra integrata
a una scuola parentale, molto spesso fornita dalla stessa società. Negli anni abbiamo avuto ginnaste di rilievo che non solo abbiamo dato “in prestito” per gareggiare in competizioni di più alto livello ma le abbiamo anche accompagnate e indirizzate verso queste realtà. Abbiamo perso davvero tanto con l’alluvione. Ma siamo ancora qua.”
A sentirla, sembrano valori di un altro tempo. “Il senso civico e il sistema di valori che portiamo con noi, rimangono l’impronta fondamentale del nostro lavoro. Puntiamo al benessere delle nostre atlete e a fare bene le cose. Un lavoro pulito e concreto. Che porti ad avere individui migliori domani.” Così. Da voce di un domani migliore. A firma Francesca Fabbri ed Edera Ginnastica.
Raoul “Ruma” Cornea, è un istruttore di parkour che si è avvicinato a questa disciplina sette anni fa, dopo un percorso di 15 anni nella ginnastica artistica. Attualmente, è uno degli insegnanti del laboratorio Parkour, dove condivide la sua esperienza con atleti di tutte le età. Il parkour, riconosciuto dal CONI nel 2017, è una disciplina sportiva che utilizza l’ambiente urbano come palestra, trasformando ostacoli come muretti, sbarre e scale in opportunità per movimenti fluidi, creativi ed efficienti. A Forlì, uno dei luoghi simbolo per
i praticanti è il parcheggio Montefeltro, con il suo intricato sistema di muretti, ma oggi esiste anche una palestra attrezzata dove imparare quest’arte in completa sicurezza. Il parkour è nato come sottocultura urbana nei primi anni 2000 e si è diffuso in Italia inizialmente nelle grandi città come Milano, Roma e Torino, trovando poi spazio anche in realtà più piccole. A Forlì, dal 2020, il gruppo Bagni Freerun, affiliato alla storica società U.S. Renato Serra Cesena, ha dato vita a una palestra dedicata in via Grigioni 5A. La progettazione degli spazi
è stata curata con grande attenzione, basandosi su anni di esperienza maturata in tutta Italia, sui consigli di praticanti esperti e persino su ispirazioni tratte da videogiochi come Minecraft. La struttura è modulare: muretti, sbarre e travi possono essere spostati per creare percorsi sempre nuovi ogni 2-3 lezioni, offrendo agli atleti sfide in continua evoluzione e prevenendo la monotonia. Il parkour attrae sempre più giovani per la sua capacità di stimolare il corpo e offrire un’alternativa ai videogiochi. Sebbene inizialmente i genitori siano scettici, frequentando la palestra scoprono un ambiente sicuro, dove gli allenamenti sono studiati per sviluppare tecnica e forza prima di affrontare movimenti complessi. La palestra conta attualmente circa 100 iscritti, dai piccoli di 3 anni ai giovani adulti di 35. Lo staff è formato da giovani istruttori di grande esperienza, costantemente aggiornati, tra cui spicca un campione del mondo spagnolo noto con il soprannome “Phosky”. Raoul Cornea, oltre a essere il punto di riferimento per lo staff e gli atleti, mette a disposizione tutta la sua esperienza di ex ginnasta agonista e di praticante e insegnante di parkour. Oltre alle lezioni regolari, la palestra organizza attività speciali come gare interne e sfide che permettono agli atleti di misurare i propri progressi e migliorare il livello tecnico. Questo approccio non solo stimola la crescita personale, ma favorisce anche la creazione di una comunità coesa di appassionati, uniti dalla voglia di superare i propri limiti, trasformando ogni ostacolo in un’opportunità.
La Volley Forlì, fondata dal presidente Giovanni Gavelli, celebra quest’anno il 50° anniversario della sua presidenza, un traguardo significativo che testimonia il lungo percorso di crescita e successi della società. La sua storia inizia nei campionati provinciali, dove ottiene importanti risultati, ma è nel periodo dal 1976 al 1988 che la squadra conquista posizioni sempre più rilevanti, passando dai campionati di Serie D e C. Nel 1989/90, arriva la promozione in Serie B, un traguardo che segna l’ingresso definitivo della squadra nel panorama nazionale. Nel 1995/96 la Volley Forlì raggiunge la Serie A, obiettivo che manterrà, non consecutivamente, per ben 19 stagioni, dimostrando una solida e continua competitività ai massimi livelli. In seguito, pur attraversando momenti di difficoltà, la
società ha sempre perseguito l’obiettivo di crescere e migliorare, senza mai perdere di vista il proprio impegno verso i giovani e lo sport. Nel 2010/2011, la società intraprende una nuova fase, decidendo di ripartire dalla Serie B per concentrarsi maggiormente sul settore giovanile. Questo cambiamento strategico ha permesso di investire risorse, energie e competenze nella formazione di nuovi talenti, creando così una solida base per il futuro. Il settore giovanile oggi è uno dei punti di forza della società, con la partecipazione attiva ai campionati giovanili Under 15, 17, 19, oltre alla Prima Divisione Federale. Dal 2011, la Volley Forlì milita stabilmente nel Campionato Nazionale di Serie B, con l’obiettivo di competere ai vertici della categoria, offrendo al contempo opportunità di crescita ai giova-
ni del proprio settore giovanile. Questi talenti hanno dato un contributo fondamentale alla formazione della rosa della prima squadra. Tra questi spiccano il centrale Andrea Pirini, il secondo palleggiatore Nicola Casamenti e il libero Leonardo Pusceddu, che attualmente rappresentano i pilastri della squadra. Nel corso degli anni, la società ha cambiato nome più volte, passando da Barcia, Moka Rica, Cosmogas, Conad, fino ad arrivare all’attuale denominazione di Querzoli Volley Forlì. Oggi la squadra milita nel Girone E del Campionato Nazionale di Serie B, dove occupa il settimo posto, con buone prospettive di crescita e l’obiettivo di risalire nella classifica nazionale. La solida base costruita in questi anni, unita all’impegno costante verso il miglioramento tecnico e organizzativo, continuerà a essere il pilastro su cui la Volley Forlì costruirà i suoi successi futuri, con l’obiettivo di offrire sempre più soddisfazioni alla città e ai suoi appassionati tifosi. La società dunque è pronta a scrivere nuovi capitoli di successo nella sua lunga e prestigiosa storia.
La Life 365 Libertas Volley Forlì, sotto la presidenza di Deana Menghini, è un punto di riferimento della pallavolo femminile a Forlì, con una solida tradizione e un forte impegno nel formare atlete di alto livello. La società gestisce due squadre senior: la Serie B1 Femminile, che compete nel campionato nazionale, e la Serie C, che partecipa al torneo regionale. Accanto a queste, Liber-
tas supporta un settore giovanile che va dal minivolley all’Under 18, con l’obiettivo di sviluppare e valorizzare i talenti futuri. La Serie B1, allenata da Biagio Marone, è composta da un gruppo di atlete determinate, tra cui la capitana Giorgia Gregori, Giulia Galletti, Matilde Chinni, Martina Simoncelli, Camilla Bruno, Francesca Folli, Beatrice Bacchilega, Giulia Achim, Michela Gennari, Sabina Ron-
chi e Chiara Esposto. La squadra si allena e gioca al Ginnasio Sportivo, dove disputa le sue partite casalinghe il sabato sera. Il settore giovanile è un altro fiore all’occhiello della Life 365 Libertas Volley Forlì. La formazione Under 18 ha recentemente ottenuto un risultato straordinario, qualificandosi al decimo posto alle finali nazionali in Puglia. La società è fortemente orientata sulla crescita delle giovani atlete, accompagnandole verso il passaggio nelle formazioni senior, come la Serie C e la Serie B1, con l’obiettivo di garantire a ciascuna di loro un percorso di crescita, che coniughi talento, dedizione e spirito di squadra. La stagione 20242025 si sta rivelando più impegnativa del previsto per la squadra di Serie B1, con un girone molto competitivo e alcune difficoltà dovute a scelte nel mercato estivo. Tuttavia, la Life 365 Libertas Volley Forlì continua a guardare avanti con determinazione, pronta a lavorare su ogni aspetto per migliorare e crescere. Un’importante spinta è arrivata grazie alla vittoria della nazionale femminile alle Olimpiadi di volley, che ha suscitato un forte entusiasmo nel territorio, portando a un notevole aumento delle iscrizioni e a un rinnovato interesse per la pallavolo. Questo fermento ha spinto molte giovani atlete a intraprendere questo sport con maggiore motivazione. La Life 365 Libertas Volley Forlì non è solo una società sportiva, ma una vera e propria famiglia, che promuove la crescita personale e sportiva delle sue atlete. L’obiettivo della società è sempre quello di formare giovani donne consapevoli, determinate e pronte ad affrontare le sfide della vita, dentro e fuori dal campo. La sua missione è chiara: non solo vincere, ma ispirare le nuove generazioni a dare il meglio di sé. Per seguire le attività della società e rimanere aggiornati sui risultati delle squadre, visita la pagina Facebook o il sito: www.libertasvolleyforli.it.
Se c’è un bisogno che non conosce confini, è quello di aggregazione e socializzazione. Se esiste uno sport che nasce proprio con questo intento di inclusività, con il preciso e dichiarato scopo di fare uscire le persone dalla routine domestica e familiare, questa disciplina è il Catch’n Serve Ball. Denominazione coniata due anni fa per quello che in breve tempo i forlivesi hanno imparato a conoscere con il nome originario di Mamanet, il cosiddetto “sport delle mamme” del quale il nostro capoluogo può definirsi a buon diritto
l’autentica capitale italiana. Sì perché Forlì è stata la città che per prima l’ha importato da Israele, dove è nato e si è sviluppato anche come autentico fenomeno sociale, e che dopo averlo affermato e consolidato al proprio interno al punto da vantare ora oltre 150 praticanti e ben 6 squadre (due delle quali a Forlimpopoli), lo sta esportando in tutta Italia. Senza abdicare affatto alla propria leadership. Dal 22 al 24 novembre, infatti, si sono svolti a Lecce i campionati italiani e la Venere Forlì si è aggiudicata lo scudetto femminile battendo in finale la “Gian Net
Frampula”. «Dalla prima edizione nel 2019, l’abbiamo sempre conquistato e quest’anno su 6 squadre del nostro territorio iscritte, ben 4 si sono piazzate tra le prime 5», rimarca Paolo Proscia, allenatore e membro della commissione tecnica nazionale del Catch’n Serve Ball. È stato proprio lui a scoprirlo e a portarlo sotto l’alveo di Aics che lo gestisce e promuove nel nostro Paese. «Una scoperta del tutto casuale avvenuta nel 2016 durante un corso di formazione con allenatori di volley israeliani che mi raccontarono di questa disciplina voluta per consentire alle madri di uscire di casa la sera – ricorda –. Pensai di sperimentarlo per le famiglie dei bambini di asili e scuole elementari, organizzando tornei con in premio buoni per acquisto di materiale didattico: al primo avemmo già 12 squadre e il 25 maggio, svolgeremo l’edizione 2025 con tantissime scuole e squadre iscritte». Da lì tutto è partito. Nel frattempo, però, l’interesse è cresciuto e le sfide sono aumentate. «Aics ha adottato la nuova denominazione al fine di fare riconoscere ufficialmente questo sport da CONI e CIO e per riuscirci deve avere anche una dimensione al maschile. Quest’anno, quindi, ai campionati italiani hanno esordito 4 squadre di padri. I margini di crescita sono amplissimi, anche grazie a un potente passaparola: le squadre giocano tutte lo stesso numero di gare, è una disciplina appassionante e facile da apprendere». E adesso, dopo il titolo tricolore, Forlì punta ai Mondiali. «Saranno in Grecia dal 3 all’8 giugno, l’ultima volta ci siamo fermati a un passo dalle semifinali, ci riproveremo – ammette Proscia –. D’altronde queste ragazze sono motivatissime, unite dal grande valore dell’amicizia. In loro vedo gli occhi dei Moschettieri: sono una per tutte e tutte per una».
Se dovessimo immortalare la sua impresa in un meme, potremmo dire che entrare una volta nel Guinness dei Primati “is for boys”, ma farlo per due volte “is for men”. Anzi è da veri Superman come ancora una volta ha dimostrato di essere Lorenzo Lotti, il 38enne ultramaratoneta e assessore allo Sport del Comune di Predappio che ha spinto ancora più in avanti i propri limiti (e non solo i suoi…), superandoli di corsa. Il 7 dicembre scorso, a Chesapeake, nello Stato americano della Virginia, il runner romagnolo ha stabilito un nuovo record mondiale assoluto, percorrendo nel tem-
po di 8 ore, un minuto e 40 secondi una distanza di 100 chilometri mentre spingeva continuativamente il passeggino sul quale era seduto il figlio Rodolfo di 7 mesi. Tempo clamoroso se si considera che da abbattere c’era la barriera delle 9 ore, ed è stata abbassata di oltre 58 minuti, e che ovviamente erano previsti dei pit-stop per soddisfare i necessari bisogni fisiologici e alimentari del piccolo.
Per Lotti, quello appena stabilito è il secondo Guinness World Record. Scrisse il suo nome sul primo nel 2022, a Winschoten in Olanda, sui 50 chilometri e con il primogenito Raimondo a farsi trasportare dal padre per 3 ore, 15 minuti e 57 secondi. Due figli e un primato a testa, per non fare alcuna distinzione tra loro, e se solo questo sa già di impresa, a rendere strabiliante quanto portato a termine dall’assessore predappiese alla recente “Tidewater Strider Dismal Swamp 100K”, sono altri particolari non di poco conto. Dapprima il fatto che, pur col peso di un passeggino pieno da sospingere e la necessità di prevedere soste a beneficio del figlio, il già campione italiano 2023 sulla stessa distanza ha anche tagliato per primo il traguardo, mettendosi alle spalle tantissimi altri specialisti che correvano “liberi”. In più il 7 dicembre scorso, a Chesapeake face-
va freddissimo. Alla partenza della gara, il termometro non riusciva a salire sopra i -7° Ovviamente Rodolfo era protetto al massimo da ogni rischio. Dalle insidie del clima polare, attraverso dotazioni termiche tecnicamente all’avanguardia, sino agli imprevisti della gara stessa, grazie a uno stroller creato appositamente per la corsa, con ruote fisse ma molte ammortizzate. E il piccolo a quanto pare essersi sentito perfettamente a proprio agio visto che, come ha ammesso lo stesso Lorenzo Lotti, ha dormito per 7 delle 8 ore di durata della competizione. Il risultato più grande della sua carriera sportiva? Forse no, ma di sicuro il più stupefacente ed emotivamente da brividi. «È stata un’esperienza bellissima, un’emozione indescrivibile – ha commentato –I traguardi più belli saranno sempre quelli che ho tagliato con i miei figli e con Virginia, mia moglie, ma anche mia manager e coach, sempre al nostro fianco a bordo circuito».
Il Cheerdance è molto più di una semplice disciplina sportiva: è un’arte che unisce danza, ginnastica e acrobazie, trasformandole in un’esplosione di energia e spettacolo. Oltre a sviluppare forza, flessibilità e coordinazione, questa attività promuove valori fondamentali come il lavoro di squadra e la condivisione di emozioni. Explodance a Forlì propone corsi per tutti i livelli, dai principianti agli atleti avanzati. Lo spirito di squadra è il cuore del corso, il vero motore del Cheerdance! Ogni allenamento alimenta la collaborazione e il legame tra i partecipanti, rendendo ogni
coreografia un’armonia di movimenti sincronizzati ed acrobatici. L’atmosfera carica di entusiasmo rende ogni allenamento un momento unico, dove il divertimento si unisce al desiderio di migliorarsi e crescere insieme. I principianti trovano un ambiente accogliente dove approcciare le basi del corso di Cheerdance, muovendo i primi passi con sicurezza e divertimento. Chi ha già esperienza affina le proprie abilità e impara tecniche più complesse, gli atleti avanzati perfezionano le performance di gruppo, spingendo le proprie capacità ai massimi livelli. Le esibizioni ed il supporto
alla Pallacanestro Forlì 2.015 rappresentano l’apice del lavoro: è il momento in cui il gruppo si esprime al massimo, mostrando energia e spirito di squadra. Le ragazze supportano la formazione dell’Unieuro Basket schierandosi a fianco dei giocatori a partire dalla presentazione, trasformando poi ogni partita in uno spettacolo unico. Attraverso coreografie dinamiche e trascinanti, con l’obbiettivo di coinvolgere il pubblico anche nei momenti di pausa del gioco, si crea un legame tra giocatori e spettatori che va oltre il semplice tifo. Acrobazie e movimenti in sincrono vengono seguiti ed apprezzati dal numeroso pubblico presente sulle tribune dell’Unieuro Arena, ed anche la “squadra” delle Cheerdance entra nel cuore pulsante della partita, per trasmettere grinta e motivazione agli atleti sul campo. Il corso di Cheerdance si svolge presso la sede di Explodance in via Grigioni a Forlì, in un ambiente accogliente e motivante, dove ogni allenamento diventa un momento speciale di condivisione e passione. È possibile effettuare una lezione di prova gratuita durante uno dei vari corsi che si svolgono durante la settimana e sono suddivisi a seconda del livello dei partecipanti tra Principianti, Intermedi ed Avanzati. Per informazioni e iscrizioni è possibile contattare il numero 3318635857, scrivere all’indirizzo e-mail info@explodance.com o recarsi direttamente nella sede Explodance in via Carlo Grigioni 3 a Forlì. Presenti anche su Instagram: @explodance e Facebook alla pagina Scuola Danza Explodance.
Tommaso Peccenini è un personal trainer esperto in allenamento funzionale, specializzato nel calisthenics e nello street workout, con una carriera dedicata alla crescita fisica delle persone. Fondatore e responsabile di CaliUp Forlì, un centro che si distingue per il suo approccio innovativo, Tommaso ha creato un ambiente in cui la consapevolezza corporea e l’educazione fisica sono al centro di ogni esperienza.
CaliUp Forlì non è solo una palestra tradizionale, ma una vera e propria scuola di crescita atletica, in cui ogni allenamento è pensato per adattarsi alle esigenze individuali e per garantire un miglioramento fisico concreto e duraturo. Il centro offre un’attenzione personalizzata grazie a classi a numero chiuso, in cui ogni partecipante riceve il giusto supporto per lavorare sui propri obiettivi, rispettando sempre i propri limiti. Oltre a gestire il centro, Tommaso ricopre anche il ruolo di docente presso Calisthenics SSD e Burningate Evolution Skills, dove si occupa della formazione di nuovi esperti nel campo del calisthenics. Il suo approccio si concentra su un allenamento sicuro, efficace e consapevole, che aiuta le persone a sviluppare non solo la forza fisica, ma anche una maggiore conoscenza del proprio corpo. CaliUp Forlì si rivolge a un ampio pubblico, dai bambini a partire dai 10 anni, agli adulti, con programmi che vanno dall’approccio ludico e sicuro per i più giovani, fino a percorsi avanzati per adulti e atleti professionisti. Ogni persona può trovare il proprio percorso. Il calisthenics è una disciplina fisica che sfrutta il peso corporeo per eseguire una serie di esercizi che mirano a sviluppare forza, massa muscolare, resistenza e coordinazione. Gli esercizi, che
sono principalmente multiarticolari, coinvolgono più gruppi muscolari contemporaneamente, creando una sinergia che permette di migliorare l’efficienza dei movimenti, rendendoli più fluidi e armoniosi. Questo tipo di allenamento non solo aumenta la forza, ma favorisce anche un miglioramento della flessibilità e della mobilità articolare, essenziali per eseguire movimenti agili e senza limitazioni. CaliUp Forlì promuove un equilibrio tra forza e mobilità, riducendo il rischio di infortuni e migliorando la postura. A differenza di altri tipi di allenamento che richiedono attrezzature complesse, il calisthenics può essere praticato ovunque, utilizzando solo il corpo e l’ambiente circostante. È una pratica ideale per chi desidera migliorare la propria forma fisica in modo completo, naturale e funzionale, ed è adatta a persone di tutte le età e livelli di preparazione. Inoltre, consente di sviluppare una maggiore consapevolezza corporea e una connessione profonda con il movimento.
Una scommessa (nella vita come al casinò) rimane sempre una scommessa. Allora, ricondurre il tutto a un attimo, un momento in cui si è deciso il futuro degli accadimenti è fin troppo facile. Fin troppo semplice nell’odierna comunicazione sportiva. Hamilton in Ferrari.
Certo è una scommessa, che prevedrebbe di avere il pilota più vincente ogni tempo, capace di fregiarsi dell’ottavo titolo proprio con la Scuderia del Cavallino che, tra parantesi, non tocca palla nel mondiale piloti da 18 anni e l’ultimo iride di Kimi a
Interlagos. Quindi tutto bene? Benissimo. Da certezza assoluta. Scommessa vinta, a rendere tutti felici e contenti al termine di una stagione trionfale, resa già di per sé un successo per gli azionisti con l’annuncio di Lewis in Ferrari, non più tardi di un anno fa. Bene, benissimo. Anche no. Perché altrimenti si tratterebbe d’investire in buoni del tesoro dal certo rendimento e non in suadenti cripto valute. Quindi la scommessa, dove sta? Credo al solito in altro. In temi che non riguardino la finanza, ma l’invisibilità dei sentimenti e delle proprie
emozioni. Tanto per cominciare: qualcuno si è chiesto quanto la mentalità anglosassone di Hamilton possa sposare i tortellini di mamma Rossella, da vegano convinto? Schumi ci mise molto poco…Hamilton francamente non saprei. Quando (sempre) Schumi prese in mano il volante della 412 T2 fu piuttosto lapidario: “Come avete fatto a non vincere il Mondiale con un motore simile?”. Già. La sua mentalità venne a fondersi con bielle e tortellini made in Maranello. Ad Hamilton sarà richiesto altrettanto. Avverrà? Ci sarà quella magica fusione tra pilota e Scuderia, oppure dovremo attendere la “rivoluzione culturale” di Stevenage tra tortellini e tofu? È ciò che i numeri non raccontano, al di là di titoli e vittorie. È la storia del mito delle corse che dovrà fondersi con quella del pilota più vincente di sempre. Cosa assolutamente non scontata, considerando quanto Hamilton appaia come “un’ingombrante figura”, capace di rubare la scena a chiunque. Predestinati compresi. Esatto. Altro tema che questo 2025 metterà in evidenza, nel triangolo anglo-italiano-monegasco. Se per Leclerc (specie verso il finale di stagione), la convivenza con Sainz è stata tutt’altro che scevra da tensioni, con Hamilton (ammesso la pista racconti altro) sarà ben più difficile far valere le proprie ragioni. L’ottavo titolo. L’ottava meraviglia. L’ottavo nano. Tutto in salti di ottava, magari senza aver preso in considerazione quanto serva veramente per tornare a vincere un campionato. L’equilibrio tra macchina e pilota. L’unica cosa che veramente conti, nella scommessa Ferrari di Sir Lewis Hamilton. E un nuovo iride Rosso.
Quando ti rendi conto, di aver compiuto qualcosa di speciale?
Forse, quando la tua unicità trova appiglio nell’imponderabile, per manifestarsi al mondo attraverso fatti concreti, opportunità e i possibili risultati che ne possano derivare. Oppure, quando la dimensione della favola (in questo caso sportiva) denunci apertamente, come qualcosa al di sopra della nostra volontà esista. A farci raggiungere ciò che nella nostra vita vada raggiunto. Così, mantieni un segreto, mentre “in Alto” si spostano quelle carte di cui fai parte, con le tue parole e la tua anima. Prima che Gaspari partisse per questa Dakar gli avevo scritto una sorta di “preghiera del pilota”. Anzi. A dirla tutta l’avevo scritta a sua moglie, ma per quel libero arbitrio che contraddistingue le nostre vite, Enrico in cuor suo aveva già deciso.
“Questa viene alla Dakar con me.” Il 3 gennaio mi arriva una foto prima del via della corsa. Enrico è stato di parola. Ha messo la mia preghiera nella parte interna dello sportello lato guida. Solo in simili frangenti, ti accorgi che correre non è solo una questione di attitudine alla velocità, ma la pura trasformazione di un sentimento oltre la stessa passione. Fidarsi e affidarsi. A qualcuno da semplice essere umano. Che provveda a te nella difficoltà. So per certo che quelle difficoltà, Enrico in questa Dakar le ha vissute tutte. Da redento in un spaventoso incidente che ne aveva compromesso le vertebre qualche anno fa. Eppure è tornato nel deserto, pregando di esserne accolto. Allo stesso modo di sempre.
Con le mie parole dentro uno sportello. E allora, ecco, sospetti. Sospetti che possa davvero esserci qualcosa (o qualcuno) che decida il nostro tempo, in base alla nostra volontà. Tre giorni dopo la partenza, il suo Polaris ha il retrotreno in fiamme. Già nella seconda tappa di Bisha può finire tutto in un mucchio di cenere. Invece. Invece qualcos’altro decide che le fiamme debbano spegnersi e che tu debba dormire dentro una tenda con la temperatura esterna che va abbondantemente sottozero. Rimani
senza benzina, rompi freni e cerchioni, dopo che nell’incendio della Befana hai bruciato cablaggi e guarnizioni. E la preghiera sempre lì nello sportello. Non so se rivolta a est verso la Mecca. Ma lì. Recitata ogni giorno prima di partire, ringraziando per essere arrivati tutti interi al traguardo di ogni singola tappa. Come nasce un quinto posto alla Dakar, da miglior italiano in questa edizione del rally raid più famoso al mondo? Anche così. Da una preghiera, nata tra noi due. Tra chi l’abbia scritta e chi recitata. Pensando, potesse proteggerlo dalle avversità della propria sfida al deserto arabo. Grazie di tutto questo. Grazie a te. Enrico.