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All the editorial series of the Officina di Studi Medievali are peer-reviewed series. The content of the each volume is assessed by members of Advisory Board of the Officina or by other specialists who are chosen and whose names are periodically made know.
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In copertina: Maitreya, anticamera della Grotta n. 9 di Yungang, Shanxi, Repubblica Popolare Cinese (fine V secolo) (foto di Maurizio Paolillo)
ARTE DAL MEDITERRANEO AL MAR DELLA CINA
Genesi ed incontri di scuole e stili. Scritti in onore di Paola Mortari Vergara Caffarelli a cura di Pierfrancesco Fedi e Maurizio Paolillo
2015
PATROCINII − − − −
Istituto Dipartimento di Studi Orientali (Iso) Università degli Studi di Roma “La Sapienza” (O: Sapienza - Università di Roma) Facoltà di Filosofia, Lettere, Scienze Umanistiche e Studi Orientali Università degli Studi di Roma “La Sapienza” (O: Sapienza - Università di Roma) Facoltà di Lettere e Filosofia dell’università degli Studi di Genova Musée Cernuschi
Arte dal Mediterraneo al Mar della Cina : genesi ed incontri di scuole e stili : scritti in onore di Paola Mortari Vergara Caffarelli / a cura di Pierfrancesco Fedi e Maurizio Paolillo. - Palermo : Officina di Studi Medievali, 2015. (Osmlab : laboratorio di idee ; 1) I. Fedi, Pierfrancesco II. Paolillo, Maurizio 1. Arte – Asia 2. Mortari Vergara Caffarelli, Paola – Scritti in onore 709.5 CDD-22 ISBN 978-88-6485-110-5 ISBN 978-88-6485-113-6 (e-book)
CIP - Biblioteca dell’Officina di Studi Medievali
I saggi qui pubblicati sono stati sottoposti a “Peer Review” / The essays published here have been “Peer Reviewed”
ISBN 978-88-6485-110-5 ISBN 978-88-6485-113-6 (e-book) Copyright © 2015 by Officina di Studi Medievali Via del Parlamento, 32 – 90133 Palermo e-mail: edizioni@officinastudimedievali.it www.officinastudimedievali.it
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Sommario
Tabula Gratulatoria .. ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... . XI Pierfrancesco FEDI-Maurizio PAOLILLO, Presentazione . ... ... ... ... ... ... ... ... ... ...XIII Francesco SURDICH, Premessa ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... XV Gilles BÉGUIN, Préface .. ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... . XVII Attività didattica e scientifica di Paola Mortari Vergara Caffarelli . ... ... ... ... ... ... 1 Didactic and scientific activity of Paola Mortari Vergara Caffarelli ... ... ... ... ... ..23 Ebe CECINELLI-TANG Jianmin, I rapporti di collaborazione tra l’Università degli Studi Internazionali di Shanghai e la professoressa Paola Vergara Caffarelli, Direttrice dell’Ufficio Culturale del Consolato d’Italia in Shanghai ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ..25 LUO Miaohong-SHI Conglin, Mostre di arte italiana promosse da Paola Vergara Caffarelli a Shanghai nei primi anni del terzo millennio ... ... ... ... ... ... ..37 1 – Tra Ovest ed Est: riflessioni su alcuni aspetti artistici dal Mediterraneo all’Estremo Oriente (a cura di Pierfrancesco Fedi) Colette DUFOUR BOZZO, Ancora sugli stucchi di San Fruttuoso in Capodimonte: un documento di ‘cultura mediterranea’ fra Genova e contado ... ... ... ..47 Marina CAVANA, Il complesso monumentale di San Fruttuoso di Capodimonte: uno sguardo all’Oriente?... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ..63 Daniele CALCAGNO, Un culto mediterraneo: San Fruttuoso. Dall’approdo delle reliquie all’affermazione del communis Ianue ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ..85 Loretta DEL FRANCIA BAROCAS, La fenice in Egitto dal periodo faraonico al Cristianesimo ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... 103 Maria SPAGNOLI, Stile e simbolo in un Buddha gupta di Mathurā ... ... ... ... ... ... 129 Marco GUGLIELMINOTTI TRIVEL, Uṣṇīṣa-cūḍāmani. Note su un particolare iconografico delle immagini del Buddha in Asia orientale .. ... ... ... ... ... ... ... 139
Indice 2 – Ricerche e metodologie archeologiche in Asia (a cura di Pierfrancesco Fedi) Paola D’AMORE, Sigilli a stampo achemenidi: le tipologie a più facce (cuboidi, prismi, sigilli multi-faccia e tabloids) ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... 155 Silvana CASARTELLI NOVELLI, La ricerca in Libano: a “colloquio” con i simboli archetipici del sacro . ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... 179 Carlo VARALDO, Le missioni di archeologia medievale dell’Università degli Studi di Genova in Medio ed Estremo Oriente ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... 191 Fabrizio BENENTE, Le missioni archeologiche dell’Università di Genova ad Olon Sume (Mongolia Interna) e presso il Tempio della Croce (Fangshan)... 203 Pier Giorgio BORBONE, An Önggüd Gravestone in the Musée Guimet, Paris, and its Inscription... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... 221 3 – Il viaggio veicolo di fede, arte e cultura: testimonianze dall’Europa all’Asia Orientale (a cura di Pierfrancesco Fedi) Gabriella AIRALDI, Genovesi e Veneziani sulle vie dell’Oriente ... ... ... ... ... ... ... 235 Francesco SURDICH, I viaggi nel Kashmir, nel Piccolo e Medio Tibet e in Turkestan di Osvaldo Roero dei Marchesi di Cortanze (1853-1875) ... ... ... ... ... 241 Adolfo TAMBURELLO, Il Giappone come terminale delle “Vie della seta” ... ... ... 257 Sylvie GUICHARD-ANGUIS, Illustrations et voyage au Japon: le pèlerinage de Kumano dans la péninsule de Kii ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... 269 4 – Antico Tibet: architettura ed arte (a cura di Maurizio Paolillo) Philip DENWOOD, Towards a historical typology of Tibetan bracket capitals ... ... 285 Erberto LO BUE, Ippolito Desideri’s remarks on Tibetan Architecture . ... ... ... ... 299 Franco RICCA, Brevi note sul Monastero di Źwa-lu .. ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... 311 Massimiliano A. POLICHETTI, Art and theosis in Tibetan Buddhism.. ... ... ... ... ... 327 Marialaura DI MATTIA, Some Remarks on the Symbolic and Artistic Interactions between the Sculptures and the Mural Paintings in the Lha. lung gSer.khang. ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... 333
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Indice Elena DE ROSSI FILIBECK, Una nota preliminare su un manoscritto decorato di Phyiang (Ladakh) . ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... 349 5 – Antica Cina: architettura ed arte (a cura di Maurizio Paolillo) Luigi GAZZOLA-YANG Hui, Dallo stupa indiano alla pagoda cinese. La penetrazione dell’arte buddhista in Cina tra il I e il VI secolo ... ... ... ... ... ... ... 369 Nicoletta CELLI, Importazioni e invenzioni nell’arte buddhista in Cina del V secolo. La grotta 169 di Binglingsi 炳靈寺. ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... 387 Alida ALABISO, Le grotte di Dunhuang: mille anni di pittura buddhista in Cina... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... 405 Alberto DI CICCIO, Silk: Beyond the material. From strong sacral-magical medium to luxury good, symbol of political authority and social status in Ancient China and areas of Chinese cultural influence . ... ... ... ... ... ... 425 Maurizio PAOLILLO, Celarsi nel Centro. Il Chan e l’arte del giardino del letterato ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... 439 Dionisio CIMARELLI, Le sculture del Mausoleo di Ming Zuling a Xuyi, Cina. Dinastia Ming (1368-1644). ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... 451 6 – La Cina e l’altro: interscambi e confronti con la civiltà cinese (a cura di Piefrancesco Fedi) Gilles BÉGUIN, Note à propos d’Anige .. ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... 463 Lucia Caterina, Acquerelli cinesi nella Biblioteca Reale di Torino. ... ... ... ... ... 471 Carla CASALONE MUSSO, L’interesse per le chinoiseries nella cultura di un gentiluomo genovese fra Sei e Settecento ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... 483 Lauro MAGNANI, Giuseppe Castiglione prima della partenza per la missione cinese: l’esperienza pittorica a Genova nel Noviziato dei Gesuiti . ... ... ... 501 Maria Grazia CHIAPPORI, Lacca e sandracca: le lacche orientali e di imitazione negli arredi del XVIII secolo ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... 515 Pierfrancesco FEDI, Mountains and water in Chinese painting. Considerations and examples of the concept of the Sublime as expressed in Modern Western culture ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... 535
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Indice Luisa E. MENGONI, In the Shadow of George Eumorfopolous: Collecting early Chinese ceramics at the Victoria and Albert Museum (1909-1939) ... ... ... 551 7 – Cina contemporanea (a cura di Maurizio Paolillo) Luigi NOVELLI, Tre chiese cattoliche a Shanghai. Tre soluzioni diverse di architettura mista tra Cina e Occidente ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... 571 Marco MECCARELLI, New Perspectives about the Origins of Chinese Photography and Western Research in China .. ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... 587 Antonella FLAMMINII, What about the beginning of Western photography in China? A new approach ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... 599 Alessandra MELIS, Foto di famiglia in Cina, specchio dei mutamenti politici e sociali dal 1911 ad oggi. ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... 609 Monica DEMATTÉ, The influence which western critics and collectors have had on Chinese art from 1990 to 2005. ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... 623 Abstracts ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... 633 Immagini a colori.. ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... 651
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DIONISIO CIMARELLI
Le sculture del Mausoleo di Ming Zuling a Xuyi, Cina. Dinastia Ming (1368-1644)
Durante una delle visite al Museo di Shanghai a Piazza del Popolo, passai anche nella sua libreria, dove cercavo alcune pubblicazioni sulla scultura antica cinese. Trovai un interessante libro di Angela Falco Howard, pubblicato a Londra e sfogliandolo fui colpito da una foto non molto grande e apparentemente scattata non di recente, dove si vedevano una serie di sculture in pietra disposte una accanto all’altra nel mezzo di una campagna cinese.1 Presi appunti sul nome della località dove erano situate queste affascinanti statue, a me completamente sconosciute fino a quel momento. Iniziai così una non facile ricerca, visto che le informazioni disponibili in inglese in rete erano piuttosto scarse. Mi feci allora aiutare dalla mia coordinatrice per cercare informazioni anche in lingua cinese. Infine trovammo che le sculture erano delle opere realizzate per un importante Mausoleo che si chiamava Ming Zuling ed era situato a poca distanza dalla località di Xuyi nel centro-nord della provincia dello Jiangsu, a circa tre ore di autobus dalla città di Nanchino.2 Mi appassionai sempre di più alle ricerche su questa necropoli e sulle sue splendide statue ed infine trovai nel libro di Ann Paludan, The Chinese Spirit Road, quasi tutte le risposte ai miei quesiti.3 Decisi che volevo visitare quel luogo, che attraverso quella foto e le grandi sculture aveva suscitato il mio interesse e la mia curiosità. Questa immagine, non so bene perché, mi faceva pensare al lontano 1987, quando avevo visitato per la prima volta le sculture rupestri di Longmen dell’epoca dei Wei (386-556 d. C.) a Luoyang nella provincia dello Henan, dove migliaia di piccoli e grandi Buddha erano stati scolpiti nella roccia. Le sculture a Xuyi erano state create per uno dei Mausolei Imperiali della Cina, iniziato a costruire nel 1385 e terminato nel 1413 per volontà di Hongwu (Zhu Yuanzhang, 13281398), primo Imperatore della dinastia Ming (1368-1644), per commemorare i suoi antenati. Il sovrano però non visse abbastanza a lungo da riuscire a vedere la grande opera completata, e fu sepolto nel più noto Mausoleo di Ming Xiaoling a Nanchino. Gli studiosi contemporanei datano la statuaria di Zuling agli anni che vanno dal 1385 al 1391, dato che non mostra alcuna presenza delle innovazioni proposte nelle successive statue di Xiaoling. E soprattutto l’abbigliamento dei dignitari non tiene conto delle nuove leggi
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A. FALCO HOWARD, Chinese Sculpture, Yale University Press, London 2006. Si veda E. N. DANIELSON, The Ming Ancestor Tomb, in «China Heritage Quarterly» 16 (2008). Tra gli studi cinesi sul sito, cf. RUAN RONGCHUN, Lun Mingdai Zuling Xiaoling shendao shike zhi shidai (Discussione sulla datazione delle sculture in pietra delle vie dello spirito di Ming Zuling e Xiaoling), in «Kaogu Yu Wenwu» 2 (1986), pp. 88-92; LIU YUCAI, Ming Zuling shike xifu (Restauro delle sculture in pietra di Ming Zuling), in «Jiangsu Kaogu Xuehui» 5 (1982), pp. 11-15; ZHANG ZHENGXIAN, Ming Zuling, in «Kaogu» 8 (1963), pp. 437-441. 3 A. PALUDAN, The Chinese Spirit Road, Yale University Press, New Haven-London 1991. 2
Dionisio Cimarelli suntuarie emanate nel 1391, volte a reprimere il gusto smodato della corte. Di mattino presto in una splendida e calda giornata autunnale dei primi di ottobre del 2009 decisi di partire da Shanghai per Xuyi. Passata l’intera mattinata prima in treno e poi in autobus, arrivai nel primo pomeriggio all’entrata del Mausoleo, situata in piena campagna in un luogo piuttosto isolato. L’entrata era costituita da un grande edificio apparentemente di recente costruzione e un po’ simile a quella di un tempio tradizionale, con un grande portale, dove per accedere bisognava pagare un biglietto. Appena oltrepassato l’ingresso, mi trovai di fronte a dei vasti giardini con alberi, cespugli fioriti, fiori, passaggi pedonali lastricati da una pietra nerastra levigata con segnaletiche che indicavano la direzione per raggiungere il Mausoleo. Provai dentro di me per un istante una strana sensazione, perché quella prima immagine era molto diversa e contrastante da quella della foto che avevo visto nel libro al Museo di Shanghai. M’incamminai e dopo alcuni minuti giunsi all’inizio di un lungo viale che ricreava la Shendao (la Via dello Spirito) cioè la via sacra che porta al tumulo sepolcrale preceduto dalla sala dei sacrifici (fig. 1-2). Ai lati del viale ventuno coppie di sculture monumentali in pietra erano disposte in direzione sud-nord, asse principale di tutta l’architettura monumentale cinese. Questa tipologia di necropoli, creata all’epoca degli Han orientali (25-220 d. C.), fu elaborata ed arricchita di elementi architettonici e scultorei nelle dinastie successive. L’uso di tali complessi era naturalmente riservato alle famiglie imperiali e nobili, ma anche a grandi generali o ministri ed attestava sul territorio l’affermazione del potere dinastico. Periodiche cerimonie e sacrifici erano svolte in queste città dei morti che costituivano, nei casi più monumentali, una replica schematizzata delle capitali con la sala dei sacrifici, il tumulo che rivestiva la funzione del palazzo imperiale e la via dello spirito che simboleggiava la grande arteria centrale che conduceva alla dimora dell’imperatore, attraversando tutta la città da sud a nord. Le sculture di Zuling rappresentano animali come i leoni ed i cavalli, ed esseri mitici costituiti dalla fusione di più animali come i qilin ed i cavalli alati, nonché degli ufficiali civili e funzionari militari, ed infine delle colonne (fig. 2), il tutto scolpito in uno stile ispirato soprattutto a quello delle dinastie Tang (618-907) e Song (960-1279). Il leone è conosciuto come il re degli animali e rappresenta il coraggio, la potenza e la buona fortuna ed assume spesso funzioni apotropaiche di protezione agli ingressi. Stesso ruolo svolge il qilin, essere invece mitico misto tra un felino, un bovide, un equino e l’unicorno, che rappresenta la forza, la potenza, l’energia e se raffigurato accanto all’Imperatore simboleggia la rettitudine e il buon governo. Le sculture di Ming Zuling sono esteticamente più leggere e scolpite con maggior finezza se paragonate a quelle più conosciute nel Mausoleo di Ming Xiaoling di Nanchino, che sono più massicce e con meno dettagli. A Zuling le statue conservano ancora in gran parte tutta la forza e l’armonia delle sculture dei Tang insieme a l’eleganza e la finezza dei Song. Periodi che alcuni studiosi tra cui, già quaranta anni fa, Paola Mortari Vergara Caffarelli, hanno paragonato al nostro Rinascimento. Ma in alcuni casi compare una decorazione più ricca, fitta e mossa, erede dello stile che è stato definito dalla stessa studiosa «barocco della
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Le sculture del Mausoleo di Ming Zuling a Xuyi, Cina. Dinastia Ming (1368-1644) dinastia Yuan» (1271-1368).4 Il 1680 fu l’anno dello straripamento del Fiume Giallo che venne a creare il grande lago di Hongze, uno dei quattro laghi d’acqua dolce più grandi della Cina, che sommerse completamente il Mausoleo insieme a tutte le sue sculture. Il tutto rimase completamente sommerso per quasi 300 anni fino alla recente riscoperta nei primi anni 60 del secolo scorso. Le statue furono trovate da contadini del luogo, che le videro riemergere dal fango dopo uno straordinario ritiro delle acque dovuto a un periodo di grande secca. Negli anni seguenti, a causa dello scoppio della Rivoluzione Culturale, il sito rimase abbandonato fino al 1976, anno in cui iniziarono i restauri che durarono per circa un decennio. Probabilmente quella foto che avevo visto nel libro al Museo di Shanghai era stata scattata poco dopo la fine dei restauri. Trovandomi di fronte quelle sculture, fui colpito immediatamente dalla loro imponenza e dal fascino che ritrovo ogni volta che ammiro delle sculture di lontani periodi storici. Circa a metà del viale s’innalzavano quattro Huabiao, colonne di pietra alte diversi metri (forse 7-8) con larghe scanalature che in due delle colonne erano finemente decorate con incisioni ispirate alle tipiche decorazioni fitomorfiche degli Yuan. Tali pilastri hanno la funzione di segnalare gli ingressi e spesso portano lapidi con iscrizioni che identificano il defunto. Mentre ero di fronte a queste antiche sculture, sentivo un certo entusiasmo, ma allo stesso tempo anche una certa delusione, per non aver ritrovato quell’atmosfera naturale e la poetica sensazione che mi era stata trasmessa dalla foto. Ora era tutto ordinato, pulito, le sculture erano perfettamente allineate e sistemate ai lati di un viale largo poco più di qualche metro, pavimentato con pietre nerastre di cui alcune già spezzate e traballanti, con bandierine e larghi cartelloni colorati, contadini locali che vendevano souvenir e verdure, il tutto circondato da giovani alberi piantati da poco. Ero certo che tutto questo piaceva e corrispondeva al gusto cinese, mentre io trovavo che il luogo avesse perso gran parte del suo fascino originale. Era stato ricreato un giardino che però era più simile a un parco giochi che a un antico Mausoleo di Imperatori. L’atmosfera mi faceva venire in mente un po’ il grande parco di Zhongshan nel centro di Shanghai, poco lontano da dove abitavo. Non molto lontano dalle sculture era stato ricostruito anche un piccolo ponte di marmo, poi patinato per renderlo più simile alle statue antiche che lo circondavano. Alcune di queste le trovavo sorprendentemente ben conservate, pensavo che probabilmente ciò fosse dovuto ai tre secoli durante i quali erano rimaste sommerse dal fango. Alcuni dettagli erano come se fossero stati appena scolpiti, poi constatai che effettivamente molte parti delle sculture erano state nuovamente riscolpite. Molte delle opere erano state restaurate e le parti che erano venute a mancare nei secoli a causa delle intemperie, erano state reintegrate con parti nuove, poi incollate con mastice e cemento. In alcune statue i restauri non erano stati del tutto completati (fig. 3). Trovavo questo tipo di restauro molto diverso da quello europeo e da quello che avevo svolto per oltre dieci anni sui monumenti delle capitali di paesi del centro e nord Europa.5 La ricostruzione e il reintegro delle parti danneggiate della scultura appartengono più
4 P. MORTARI VERGARA CAFFARELLI, «Cina», in M. BUSSAGLI, Architettura Orientale, Electa editrice, Milano 1973, pp. 293-360. 5 D. CIMARELLI, Il mio percorso artistico, in «Volando – Feixiang» 5 (2005), p. 42 (trad. cin. p. 38); D. CIMARELLI, Sculture e Disegni, Cultural Section of Consulate General of Italy in Shanghai, Shanghai 2005.
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Dionisio Cimarelli alla cultura dell’Europa settentrionale, anche se ciò riguarda principalmente le sculture e le decorazioni esterne sugli edifici. In Italia oggi al contrario per restauro s’intende esclusivamente quello conservativo, anche se il reintegro era usuale nei secoli passati. Ad esempio lo scultore Danese Bertel Thorvaldsen nel 1812 restaurò le sculture dei frontoni di Egina con integrazioni di gusto neoclassico, mentre nello stesso periodo, l’Italiano Antonio Canova rifiutò di porre mano ai marmi del Partenone. Un’altra caratteristica del restauro Europeo è che durante la riparazione non viene modificata l’opera originale, perciò l’intervento deve essere il meno invasivo possibile e nello stesso tempo deve essere reversibile. La parte da reintegrare deve adattarsi completamente alla forma di quella rotta o spezzata dell’originale e qualora occorresse in ogni momento si può tornare indietro allo stesso stato in cui la scultura si trovava prima del restauro. Un’altra caratteristica che riguarda la tecnica del reintegro nell’Europa settentrionale è che la ricostruzione deve essere uguale e con lo stesso stile dell’originale per cui devono essere evitate interpretazioni o ricerche di miglioramenti da parte dello scultore. Ora in Italia una procedura molto consueta per proteggere le statue con un alto valore artistico è la sostituzione della scultura con una copia e il ricovero dell’originale in ambiente chiuso, come in un museo.6 A Xuyi trovai sulle statue dei tagli netti, dovuti a reintegri di parti che erano state danneggiate dal tempo. Le decorazioni e altri tipi di dettagli consumati nei secoli sono stati nuovamente scolpiti sulle stesse superfici originali, perdendo così per sempre la loro forma d’origine. In alcune parti per il reintegro sono stati usati piccoli frammenti di pietra che poi sono stati incollati uno accanto all’altro con mastice e del semplice cemento (fig. 4), anziché un unico tassello di pietra e con collanti adatti a quel tipo di operazione. Tutto ciò visto da uno scultore e restauratore Italiano faceva un certo effetto. Guardando alcune statue non si aveva più la sensazione di trovarsi di fronte a opere realizzate più di sei secoli prima, ma sembravano appena uscite da un laboratorio dello scultore (fig. 5). Federico Zeri diceva durante una sua conversazione sull’arte nel 1985: «Il tempo distrugge, il tempo rovina ma non quanto i cattivi restauri».7 La pietra che era stata utilizzata per scolpire le statue era una pietra con molte fessure, apparentemente scheggiosa e secca, che a prima vista poteva sembrare poco adatta per quel tipo di scultura ricca di dettagli e ornamenti; ma la finezza delle decorazioni dimostrava il contrario. Le statue che rappresentano i leoni sono nella posizione tradizionale cinese, seduti con un’espressione di forza ma senza aggressività, a guardia degli Imperatori sepolti. I cavalli, alti m. 2,65, sono chiamati «Cavalli del cielo» (fig. 6) e portano sulla schiena una ricca sella con delle decorazioni finemente incise con nuvole che circondano svastiche Buddhiste accanto a simboli imperiali come il drago e la fenice, che raffigurati uno accanto all’altro rappresentano l’amore ed insieme l’imperatore e l’imperatrice (fig.7). Due dei cavalli sotto la pancia portavano scolpite delle nuvole che fungono principalmente da supporto, per sostenere il grande peso della parte superiore dell’animale che altrimenti le sole zampe non sarebbero riuscite a sostenere. Gli altri due cavalli sono scolpiti a fianco di un palafreniere in piedi che tiene per le briglie l’animale. Le statue sono state
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Enciclopedia Treccani, www.treccani.it/enciclopedia/restauro/ (Sezione 2.3 Scultura). Si veda F. ZERI, Dietro l’immagine, Neri Pozza editrice, Vicenza 1999.
Le sculture del Mausoleo di Ming Zuling a Xuyi, Cina. Dinastia Ming (1368-1644) realizzate da un unico e grande blocco di pietra. In questo caso l’animale viene privato del supporto sotto la pancia, come si è visto nel cavallo precedentemente citato, poiché è il palafreniere che gli fa da supporto, altrimenti le sole e pur robuste zampe anche qui non sarebbero state sufficienti a farlo stare in piedi. Questa è un’antica tecnica già praticata fin dagli antichi Greci, i quali per riuscire a sostenere le naturalistiche e snelle figure di marmo in piedi le scolpivano con accanto dei tronchi di albero o dei drappeggi, come si può ancora vedere nel Doriforo di Policleto, nel Discobolo di Mirone, nell’Hermes con Dioniso di Prassitele, ecc. Le quattro statue di cavalli sono precedute ed intervallate da tre coppie di statue di ufficiali di cavalleria a cui seguono poi quattro funzionari civili, quattro militari e quattro eunuchi, tutti alti circa tre metri. L’espressione del funzionario civile è serena, vestito con una morbida e semplice ma spessa sopravveste dalle maniche molto ampie, dove alcuni dettagli mi facevano pensare a dei panneggi scolpiti dallo scultore quattrocentesco Jacopo della Quercia (1374-1438) vissuto nello stesso periodo storico. Su alcune statue si scorgevano particolari degli abiti che sono stati scolpiti con eleganza: cintole e nastri con un rilievo di appena un centimetro, sovrapposte ad uno spesso vestito altrettanto finemente cesellato in pochi millimetri, mostrando così le lussuose vesti di corte di quel periodo (fig. 8). Le statue dei funzionari militari sono sicuramente le più ricche in particolari e le più elaborate. Portano un corto mantello sopra una massiccia armatura, che a suo tempo veniva costruita con placche di metallo a forma di carattere Shan 山 (montagna), che spiega il suo nome di shan wen jia, oppure con placche a forma di stella a tre punte. Sul capo portano un elmo con ai lati delle ali, e in alto al centro un foro dove fuoriescono tre lunghe code di capelli che scendono fino alla schiena, mentre una lunga barba con baffi ricade fino al loro petto. Le mani sono appoggiate su una grossa e pesante spada. Questo tipo di armatura veniva indossata nel periodo storico della dinastia Tang sino agli inizi della dinastia Ming e dimostrava l’alto rango del militare. La presenza degli eunuchi conferma ancora una volta che la statuaria di Zuling è stata eretta nei primi anni della dinastia, quando ancora non era stato decretato dall’imperatore Hongwu che gli eunuchi non dovessero far parte dell’amministrazione governativa. Il viso di questi personaggi è tondo e glabro, sormontato da un cappello da dignitario e sono coperti da una lunga sopravveste dalle lunghe e più strette maniche che nascondono le mani incrociate sul petto. Posizione, veste e copricapo ricordano certe statue di funzionari di alcune tombe degli Han orientali. Al termine del viale di statue si scorgevano resti di edifici come la Porta del drago e della fenice e la Sala dei sacrifici a cui seguiva il tumulo funerario; alcuni di essi si trovano tuttora sommersi dall’acqua. In conclusione, questo interessante viaggio al Mausoleo di Ming Zuling a Xuyi è stata un’occasione per ammirare nuovamente la bellezza dell’antica scultura cinese. Allo stesso tempo, questa visita ha confermato ancora una volta la grande differenza e in alcuni casi l’opposta visione della Cina nei confronti della preservazione della propria storia. Per anni mi sono posto questa domanda: ma i cinesi hanno veramente una visione e un concetto differente da noi nel preservare la loro storia e i suoi resti, oppure hanno una concezione non ancora così esperta e matura che con il tempo si avvicinerà sempre più a quella occidentale, come spesso si è visto in altre occasioni o circostanze?
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Dionisio Cimarelli
Fig. 1 – Shendao (la Via dello Spirito) cioè la via sacra che porta al tumulo sepolcrale preceduto dalla sala dei sacrifici (foto dell’autore)
Fig. 2 – Sculture di animali come i leoni ed i cavalli, esseri mitici, ed infine delle colonne (foto dell’autore)
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Le sculture del Mausoleo di Ming Zuling a Xuyi, Cina. Dinastia Ming (1368-1644)
Fig. 3 – Statue con restauri non completati (foto dell’autore)
Fig. 4 – Per il reintegro sono stati usati piccoli frammenti di pietra, poi incollati uno accanto all’altro con mastice e del semplice cemento (foto dell’autore)
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Fig. 5 – Sculture che sembravano appena uscite da un laboratorio dello scultore (foto dell’autore)
Fig. 6 – Cavallo del cielo (foto dell’autore)
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Le sculture del Mausoleo di Ming Zuling a Xuyi, Cina. Dinastia Ming (1368-1644)
Fig. 7 – Sella con decorazioni finemente incise (foto dell’autore)
Fig. 8 – Dettagli di abiti scolpiti con eleganza (foto dell’autore)
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Fig. 9 – Pianta schematica di Ming Zuling. Da A. PALUDAN, The Chinese Spirit Road, Yale University Press, New Haven-London 1991, p. 250
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