Renato Barilli - Le nuove occasioni

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Renato barilli

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Renato Barilli 3 ottobre – 8 novembre 2015 Vignola (MO), DISLOCATA spazio espositivo a cura di Raffaele Quattrone e WunderKammer Associazione Culturale

© Gli autori (testi e opere)

Nessuna parte di questo catalogo può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo elettronico, meccanico o altro senza l’autorizzazione scritta dei proprietari dei diritti.

Tutti i diritti riservati.

In copertina: Renato Barilli, Cominciamo dai piedi Traduzioni: Angelina Zontine e Chiara Masini

Foto: opere, Pasquale Fameli Progetto grafico: emiliacomunica.com Finito di stampare nel mese di settembre 2015 per conto di WunderKammer Associazione Culturale

Sostenuto da Assicurazioni Gestione Enti Bologna

Organizzazione Dislocata – spazio espositivo Via Cantelli, 3/1 – 41058 Vignola (MO) info@associazionewunderkammer.it Con il contributo di

WunderKammer Associazione Culturale Via Vespucci, 82 – 41058 Vignola (MO) C.F. 94170770369


Le nuove occasioni di Renato Barilli

Eccomi a una nuova comparsa in questa mia improvvisa, e imprevista, perfino da me, discesa in campo col pennello in mano, a riprendere un rito che avevo abbandonato mezzo secolo fa, e su cui non avevo mancato, come tutta la critica di punta, di pronunciare varie scomuniche e interdetti. Ma, giunto in età avanzata, e con un fitto curriculum di interventi critici e teorici, mi sento di ripetere le parole famose pronunciate da Mallarmé, seppure sul versante letterario. Lui a un certo punto aveva dichiarato: “j’ai lu tous livres”, sulla medesima falsariga anch’ìo potrei dire: “j’ai vu tout genre d’art visuel”, e allora, vediamo di ricominciare da capo. In effetti, in questa mia produzione, io salto addirittura i lavori con cui avevo chiuso la prima fase, posti al seguito di un Fautrier che andava verso Oldenburg, e mi ricollego invece ai disegni e agli acquerelli che facevo da ragazzino in modo del tutto rappresentativo. A darmi una foglia di fico, un alibi, permane il riconoscimento della centralità della fotografia. Posso confermare, come già diceva Kosuth, che oggi il primo strumento di approccio alla realtà è la fotografia, e infatti anche in questa nuova serie di lavori parto sempre da una foto ripresa col cellulare, poi stampata. E molto sta proprio nella scelta di temi, tagli, dettagli che siano pur sempre eccentrici, fuori mano, beati di una loro spicciola casualità, “piccole immagini senza importanza”. Da qui la

New Occasions by Renato Barilli Here I am, in this my impromptu and unexpected, even by me, appearance, once again taking the field with brush in hand to re-enact a rite I had abandoned half a century ago, and about which I had pronounced various excommunications and interdictions, as did all leading critics. However, now in my old age and with a curriculum full of theoretical and critical commentary, I feel like repeating Mallarme’s famous pronouncement, albeit uttered in relation to literature. At a certain point he stated: “j’ai lu tous livres”, and along the same lines I could also say: “j’ai vu tout genre d’art visuel”; so then, let us begin once again. As a matter of fact, in this production of mine I even skip the pieces with which I had concluded the first phase, positioned following a Fautrier that pointed toward Oldenburg, and reconnect instead with the drawings and watercolors I did as a boy in a wholly representational style. My fig leaf, my alibi, lies in my continuing recognition of the centrality of photography. I affirm what Kosuth has said that photography today is the primary tool for approaching reality; indeed, in this new series of work I always begin from a photo taken with my cell phone and then printed. And a great deal lies in the choice of themes, framing and details, which remain quirky, off-hand, blessed by their simple randomness, “small images without importance.” Hence the temptation, returning to the dimension of my literary rendez-vous, to give them all famous titles that invoke Joyce’s epiphanies or, this time, Montale’s occasions. I am pleased to note that a figure for whom I harbor a combination of attraction and aversion, Alessandro Baricco, is also doing something 3


tentazione, ritornando sull’altro fronte, delle mie frequentazioni letterarie, di dare al tutto denominazioni celebri, chiamando in causa le epifanie joyciane, oppure, questa volta, le occasioni montaliane. Noto con piacere che qualcosa del genere la sta pure facendo un personaggio verso cui nutro un misto di attrazione e rigetto, Alessandro Baricco, ma oltre ad avergliela data buona per certi suoi testi narrativi recenti, mi stimolano le foto appunto del tutto casuali che sta pubblicando su “Repubblica”. Beninteso l’approccio fotografico per me è solo una prima tappa, come già detto per la mostra precedente, dopo mi impegno a ridare consistenza materica, tattile, cromatica al responso fotografico, che mantiene in genere un carattere neutro e disincarnato. In questo compito di reincarnazione, non guardo troppo per il sottile, e forse sta in ciò il più grave tradimento della mia professione pluridecennale di fenomenologo degli stili. Lascio cioè che le soluzioni stilistiche vengano a rimorchio, retrocedendo dunque a modalità scontate, che stanno tra l’impressionismo, con tutti i “post” che gli convengono, e con la possibilità di scantonare ad ogni passo nell’espressionismo, o di costeggiare certi grandi pittori della realtà, da Winslow Homer a Hopper e più su ancora, fino addirittura a rivalutare un’artista che fino a ieri mi sembrava debole e scolorita, Marlene Dumas, ma che in definitiva da lungo tempo ha ingaggiato pure lei una sfida col responso fotografico, in un rapporto non si sa se di devozione o di infrazione. Naturalmente, non ho del tutto abdicato alla mia impostazione di fenomenologo degli stili, e così cerco di farmi dei complici, a costo di predicare, come sto facendo, una opportuna riforma del famoso triangolo kosuthiano: per rivolgersi al reale, nostra prima fonte di ispirazionesuggestione-coinvolgimento, accanto alla foto, all’oggetto stesso, o alla definizione linguistica, reintroduciamo pure il pennello, e stiamo a vedere che cosa succede. 4

similar; besides having let slide certain of his recent narrative texts, I find the completely random pictures he has been publishing in “La Repubblica” quite stimulating. Of course the photographic approach only represents an initial step for me, as mentioned in relation to my previous show. Afterwards, I work to restore material, tactile and chromatic substance to the photographic response, which generally retains a neutral and disembodied character. In this task of reincarnation I do not look too closely, and perhaps this fact constitutes the most serious betrayal of my decades-long career as phenomenologist of styles. In other words, I let the stylistic solutions follow in my wake, thus relegating them to taken-for-granted modes, positioned near impressionism, with all the appropriate “posts,” and the ability to duck into expressionism at any moment or skirt certain great painters of reality, from Winslow Homer to Hopper and beyond, even to the extent of re-considering Marlene Dumas, who until just yesterday seemed weak and colorless but in reality has long engaged in a challenge with a photographic response, in a relationship that might be characterized by either devotion or violation. Of course I have not completely abandoned my approach as phenomenologist of styles, and so I seek accomplices, at the risk of calling for a timely reformulation of Kosuth’s famous triangle, as I am doing: to address reality, our primary source of inspiration-suggestion-involvement, let us reintroduce the brush alongside the photo, the object itself or the linguistic definition, and then let us see what happens.


Everyday Epiphanies Visioni epifaniche della contemporaneità di Raffaele Quattrone

Curare la mostra di uno dei personaggi più rappresentativi della vita culturale italiana degli ultimi 50 anni è un grandissimo onore ma anche una grande prova per chi come me ha sempre seguito con interesse e stima le attività di Renato Barilli ed è consapevole che si tratta di un onore sproporzionato se paragonato con le attività presenti nel proprio modestissimo curriculum. Brillantissima carriera presso l’Università di Bologna della quale ora è professore emerito con pubblicazione di saggi di estetica, letteratura e critica d’arte, Renato Barilli ha curato numerosissime mostre internazionali tra le quali basta citare la sezione “Opera e comportamento” alla Biennale di Venezia del 1972 curata insieme a Francesco Arcangeli dove un giovanissimo Gino De Dominicis espose un’opera destinata ad entrare nella storia: 2ª soluzione d’immortalità (l’universo è immobile) con protagonista un ragazzo down. Oppure la sezione “Aperto” della Biennale di Venezia del 1990 dove fu il principale sostenitore di Jeff Koons che presentò la oramai famosa serie Made in Heaven che lo vedeva protagonista insieme alla sua compagna di allora, la pornostar Cicciolina. Oppure ancora le “Settimane Internazionali della performance” (tutti ricorderemo Marina Abramovic ed Ulay nudi sui due lati della porta d’ingresso della GAM di Bologna) e le mostre “Anniottanta”, “Anninovanta” ed ancora le varie “Officina

Everyday Epiphanies | Visioni epifaniche della contemporaneità. by Raffaele Quattrone Curating an exhibition by one of the figures who best represents the last 50 years of Italian cultural life is a great honor but also a great test for someone such as myself, as I have always stayed abreast of Renato Barilli’s activities with interest and admiration and am aware that this honor is disproportionate compared to the entries in my own very modest CV. In addition to a brilliant career at the University of Bologna (where he is now professor emeritus) involving the publication of essays in aesthetics, literature and art criticism, Renato Barilli has curated numerous international exhibitions. These include “Opera e comportamento” at the 1972 Venice Biennale, curated together with Francesco Arcangeli, that included a piece by a young Gino De Dominicis destined to make history: “2ª soluzione d’immortalità (l’universo è immobile)” starring a young man with Down’s syndrome. Or the section “Aperto” at the 1990 Venice Biennale where Barilli was Jeff Koons’ main backer as he introduced the now-famous series “Made in Heaven” starring Koons and the porn star Cicciolina, his girlfriend at the time. Or the “Settimane Internazionali della performance” (unforgettably featuring Marina Abramovic and Ulay, nude, on either side of the front door of the GAM in Bologna) and the exhibitions “Anniottanta,” “Anninovanta” as well as the various “Officine” – “Italia,” “Europa,” “America” and “Asia” which, as Barilli perceptively understood, led to the emergence, in Emilia Romagna, of something very similar to the art exhibition “Documenta” held in Kassel, Germany, an area with similar wealth and opportunities. 5


Italia”, “Europa”, “America” ed “Asia” che come giustamente aveva intuito Barilli erano la premessa per la nascita in Emilia Romagna di qualcosa di molto simile a Documenta, manifestazione d’arte organizzata a Kassel in Germania in un territorio simile per ricchezza ed opportunità. Ma Barilli, come lui stesso ama definirsi, è un decathloneta attivo in diversi settori e discipline. È così che oggi dopo notevoli collaborazioni con quotidiani e riviste nazionali di prestigio lo ritroviamo blogger ma anche artista seguendo così le orme di altri importanti critici che sono riusciti a sviluppare anche quest’altra capacità espressiva; pensiamo per esempio a Giorgio Vasari, John Ruskin, ma anche i più contemporanei Gillo Dorfles, Peter Halley o Thomas Lawson. Barilli inizia la sua formazione come artista frequentando un corso serale tenuto da Arnaldo Gentili negli “stanzoni” di Palazzo Bevilacqua a Bologna per poi frequentare, durante gli anni dell’università, anche l’Accademia di Belle Arti di Bologna “tanto che ancora oggi trovandomi a frequentare artisti di chiara fama ma pervenuti ad essa attraverso le vie più irregolari e contorte mi posso concedere lo scherzo di accusarli di essere praticanti abusivi privi del diploma che invece io ho conseguito” (R. Barilli, Autoritratto a stampa, Lupetti Editore). Ma si sa le passioni quando sono vere, per quanto ci si sforzi di reprimerle, prima o poi ritornano fuori e così Barilli durante il periodo della pensione ha sentito il richiamo della sua vecchia passione che vede in Jean Fautrier e Claes Oldenburg i suoi “numi ispiratori” ritornando così a quegli anni nei quali da adolescente si dedicava ad una pittura molto tradizionale dedicata ai paesaggi, agli interni, ai ritratti. Ad ogni modo questo ritorno al passato è filtrato dalla consapevolezza delle esperienze vissute, delle conoscenze maturate, della formazione che lo ha portato ad essere un punto di riferimento della cultura italiana. Barilli per sua stessa ammissione si ricollega 6

Yet Barilli, as he himself loves to say, is a decathlete active in multiple fields and disciplines. And so after significant collaborations with prestigious national newspapers and magazines we find him not only blogging but also making art, following in the footsteps of other major critics who have succeeded in developing this other expressive capacity as well; Giorgio Vasari and John Ruskin, for example, but also more recently Gillo Dorfles, Peter Halley and Thomas Lawson. Barilli began his artistic training with an evening course by Arnaldo Gentiles in the “big spaces” of Bologna’s Palazzo Bevilacqua and, during his university years, went on to attend the Academy of Fine Arts in Bologna, with the result that “even today, when I end up associating with artists who are clearly famous but achieved their status by following the most irregular and convoluted of paths, I get to jokingly accuse them of being unlicensed practitioners who lack the degree that I actually earned” (R. Barilli, Autoritratto a stampa, Lupetti Editore). When passions are real, however, no matter how hard you try to repress them, sooner or later they re-emerge and so, from his retirement, Barilli has heeded the call of his old passion and, with Jean Fautrier and Claes Oldenburg as his “inspirational deities,” returned to those teenage years devoted to a very traditional style of painting focused on landscapes, interiors and portraits. And yet this step back in time is mediated by an awareness of the experiences he has had, the knowledge he has gained and the training that has elevated him to a landmark of Italian culture. As he himself acknowledges, Barilli is thus linked to “that shift in ‘68 when a kind of art that claimed to do everything by itself, rejecting any suggestion from reality, was defeated.” Using the camera on his smartphone, Barilli captures the faces of friends or anonymous strangers, everyday objects, fragments of the


così “a quella svolta del ’68 quando si registra la sconfitta di un’arte che pretendeva di far tutto da sé rinunciando a qualsiasi suggerimento proveniente dalla realtà”. Utilizzando la fotocamera dello smartphone Barilli cattura volti di amici o di folla anonima, oggetti quotidiani, frammenti di tessuto urbano… immagini stereotipate della realtà che ci circonda che poi riproduce su fogli di carta Fabriano utilizzando una pittura a tempera. Con questa sua azione Barilli dona sostanza materica, cromatica, vitale a quelle immagini riscattandole dall’appiattimento creato dalla fotocamera. Barilli le definisce “epifanie”, termine che se per Marcel Duchamp, Andy Warhol ed altri influenti artisti significava presentare qualcosa in modo diverso, in un modo che nessuno aveva mai pensato per James Joyce accezione che Barilli sente più vicina alla sua poetica significa momento speciale, particolare nel quale un qualsiasi oggetto della vita comune, una persona, un episodio diventa “rivelatore” del vero significato della vita, ci porta oltre l’apparenza delle cose. Ecco quindi che i ritratti ed autoritratti, gli scenari urbani, gli oggetti quotidiani raffigurati da Barilli invece di registrare o documentare la realtà diventano visioni epifaniche di una realtà “vera”, autentica, priva di finzioni virtuali o digitali riportandoci così con i piedi per terra, donandoci nuova consapevolezza, aiutandoci a non illuderci troppo. È il valore aggiunto dell’arte che con un’immagine, un’opera, un certo comportamento attiva la nostra mente in un modo immediato, naturale, diretto, sintetizzato molto bene da Marcel Proust: “il mondo non è stato creato una volta, ma tutte le volte che è sopravvenuto un artista originale”.

urban landscape ... stereotypical images of the world around us that he then reproduces in tempera paint on Fabriano paper. Through this act Barilli grants material, chromatic and vital substance to these images, rescuing them from the flattening effect of the camera. Barilli defines them as “epiphanies,” a term which for Marcel Duchamp, Andy Warhol and other influential artists meant presenting something in a different way, a way no one had ever thought of before, but for James Joyce (whose meaning Barilli finds closer to his own poetics) meant a special, unique moment in which any everyday object, person or episode can “reveal” the true meaning of life, taking us beyond outward appearances. And so it is that, instead of recording or documenting reality, the portraits and self-portraits, urban scenarios and everyday objects depicted by Barilli become epiphanic visions of “true”, authentic reality, without virtual or digital pretense, thus bringing us down to earth and granting us new awareness, helping us to avoid excessive self-delusion. This is the added value of art, which works through an image, artwork or specific behavior to activate our minds in an immediate, natural and direct way, as captured so well by Marcel Proust’s affirmation that the world around us “was not created once and for all, but is created afresh as often as an original artist is born.” 7


Renato Barilli

BIOGRAFIA

Nato a Bologna nel 1935, ivi tuttora residente, è partito da pratiche artistiche, concretatesi nella frequenza e diploma presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna, 1959, con annessa ammissione al Collegio Venturoli. Questa sua aprima fase nel segno della pittura ha avuto il suo culmine in una mostra tenuta nel ’62 al Circolo di cultura. Ma in quel momento, anche per intervenute difficoltà logistiche ed economiche, ha deciso di sviluppare soprattutto l’altra sua vocazione, rivolta a studi di estetica, di storia e critica della letteratura e dell’arte, cui lo hanno abilitato sia la laurea in lettere, 1958, sia una carriera di docente passata attraverso le varie tappe, di assistente, incaricato e infine cattedratico, soprattutto presso il corso DAMS. Andato in pensione nel 2010, è stato nominato professore emerito dell’Alma mater, e in parallelo ha ripreso l’attività pittorica, con una prima personale alla Galleria Stefano Forni nel 2014. Innumerevoli sono i suoi saggi nelle tre specialità del suo curriculum critico. Per quanto riguarda l’arte si potranno ricordare soprattutto L’arte contemporanea, Feltrinelli, 1984 e 2005, e Arte e cultura materiale in Occidente. Dall’arcaismo greco alle avanguardie storiche, Bollati Boringhieri 2011. Ha affidato le sue memorie a Autroritratto a stampa, Lupetti, 2010, attualmente tiene un blog cui invita: www.renatobarilli.it

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Born in 1935 in Bologna, where he currently resides. He began with artistic practices, which materialized in attending and graduating from the Academy of Fine Arts in Bologna in 1959 with associated admission to the Collegio Venturoli. This initial phase characterized by painting peaked in an exhibition held at the Circolo di cultura in ‘62. At that time, however, due in part to logistical and economic difficulties, he decided to develop in particular his other vocation focused on the study of aesthetics, history and literature and art criticism, a move made possible by both his literature degree (1958) and a teaching career passed through the various stages of assistant, adjunct and finally full professor, in particular at the DAMS program. On his retirement in 2010 he was named professor emeritus of his Alma mater, and at the same time began painting again, with his first individual show at the Galleria Stefano Forni in 2014. He has written countless essays in the three specialties of his critical curriculum. In relation to art, some highlights are L’arte contemporanea, Feltrinelli, 1984 and 2005, Arte e cultura materiale in Occidente, and Dall’arcaismo greco alle avanguardie storiche, Bollati Boringhieri 2011. He has entrusted his momoirs to Autroritratto a stampa, Lupetti, 2010 and currently maintains a blog readers are invited to visit: www.renatobarilli.it


Renato barilli

d i s l o c ata


Tempere su carta Fabriano, circa cm 70 x 50, eseguite tra il 2014 e il 2015-07-24 Tempera on Tempera on Fabriano paper, approx. cm 70 x 50, made between 2014 and 2015-07-24

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Il cestino dei rifiuti / Trash can

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12 Santa Cristina / Santa Cristina


Trittico ai Giardini Margherita / Triptych at Giardini Margherita

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14 Trittico ai Giardini Margherita / Triptych at Giardini Margherita


Trittico ai Giardini Margherita / Triptych at Giardini Margherita

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16 Un brano di natura qualunque / A random fragment


Solo se ombra. Omaggio a Gaetano Arcangeli / Only if shadow: an homage to Gaetano Arcangeli

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18 Le porte dei vicini / The neighbors’ doors


La porta accanto / The next door

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20 Ingresso dal pianerottolo / Entrance from the landing


Il balcone dei vicini / The neighbor’s balcony

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22 I miei dirimpettai / My across-the-street neighbors


Il vater / Toilet

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24 I telecomandi / Remote controls


Omaggio ai miei piedi / Homage to my feet

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26 Cominciamo dai piedi / Let’s start with the feet


Cartoccio abbandonato / Abandoned wrapper

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28 La finestra di fronte / The window across the street


Auto sotto casa / Car right outside the house

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30 Dalla mia finestra / From my window


Da una finestra / From a window

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32 Urbino / Urbino


Periferia bolognese / Suburban Bologna

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34 Moto parcheggiate / Parked motorcycles


La piramide Cestia / The Cestia pyramid

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36 Dalla Sala Farnese / From Sala Farnese


Il Vittoriano / Vittoriano

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38 La Salute dalla Giudecca / La Salute from Giudecca


Campiello a Venezia / Campiello in Venice

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40 Gessi all’Accademia / Gessi at the Accademia


Moreschini all’osteria / Moreschini at the tavern

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42 Sala d’aspetto / Waiting room


Triste attesa all’ospedale / Sad wait at the hospital

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44 Alla conferenza / At the conference


Al convegno / At the meeting

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46 I coniugi Angelini / Mr. and Mrs. Angelini


Altri coniugi / Other married couple

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48 La viaggiatrice appisolata / The napping traveler



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