SABRINA MUZI
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Sabrina Muzi
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Sabrina Muzi 11 aprile – 11 maggio 2014 Vignola (MO), DISLOCATA spazio espositivo a cura di Raffaele Quattrone e WunderKammer Associazione Culturale
© Gli autori (testi e opere) Nessuna parte di questo catalogo può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo elettronico, meccanico o altro senza l’autorizzazione scritta dei proprietari dei diritti. Tutti i diritti riservati. Progetto Grafico: emiliacomunica.com in copertina: Sabrina Muzi, “Involto”, 2012
Evento realizzato grazie al contributo di
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Rituali di rigenerazione di Raffaele Quattrone Nella sua varia carriera Sabrina Muzi ha sempre considerato la creatività una forza rigenerante capace di spronarci a nuove possibilità. In questo senso il “rituale” tipico della sua pratica artistica è un “rito” capace di coinvolgere empaticamente ed emotivamente lo spettatore invitandolo a ripensare le ordinarie prassi culturali e sociali. Ne è un esempio il video Accerchiamento (2002) dove l’artista è circondata da un gruppo di uomini ed il rapporto tra singolo e gruppo, libertà ed appartenenza diventano uno strumento di riflessione sulle quotidiane azioni di costrizione e resistenza. Nell’installazione Hortus
(2013) crea un orto con piante stilizzate posando sul pavimento dei chicchi di riso, elemento dal forte carico di signifi-
cati simbolici (abbondanza, prosperità, fertilità). Nell’opera Amuleti (2013) utilizzando materiali naturali come cannella, coriandolo, peperoncino o
curcuma (tipici dei rituali di benessere psicofisico) crea una collana apotropaica composta da diversi simboli scaramantici appartenenti a differenti culture e tradizioni popolari per stimolare un’armonia tra natura e cultura e per esaltare il potere energetico e rigenerativo della natura. Carica di simbologia è anche l’installazione Involto (2012) dove l’artista ricrea delle mele utilizzando solo la parte esterna ricordando così come oggi non solo l’apparenza prevale sulla sostanza ma è vera e propria sostanza. Il concetto di rituale è presente anche nell’installazione Vivus (2013) che rimanda simbolicamente al cordone ombelicale, congiunzione indispensabile per la nutrizione e la sopravvivenza ma
anche mezzo di scambio e comunicazione. L’installazione, realizzata con vestiti usati appartenuti a diverse persone che l’artista ha raccolto, rievoca il senso di comunione tra gli esseri trasformandosi in oggetto festoso e rituale che unisce ed associa gli uomini. Significativo a proposito di rituale è il progetto Ceremony (2013) creato in occasione
della residenza artistica presso il Taipei Artist Village ed ispirato a quei mercati dove è possibile trovare un po’ di tutto spesso accanto a templi allestiti per l’occasione. Nelle diverse installazioni che lo compongono la Muzi usa materiali alimentari come lunghissimi spaghetti cinesi che pendono dal soffitto annodati tra loro con i tipici nodi cinesi accanto ad un’installazione sonora che riproduce i suoni e le voci del mercato e del tempio. Sullo stesso tema ricordiamo infine la performance Mending del 2010 nella quale l’artista rammenda delle arance lacerate in un rito che ricorda gli interventi
chirurgici praticati per curare ferite, lesioni, tagli, ecc. L’artista cioè rievoca quel potere quasi taumaturgico di cura dello strappo tra natura ed uomo che determina distruzione di ecosistemi, estinzioni di piante ed animali, disastri ecologici... Un’altra parola chiave con la quale possiamo approcciare la ricerca di Sabrina Muzi è la parola “corpo”. Nella performance Ninetta (2004) l’artista è una prostituta che vende baci per la città riflettendo sul corpo come strumento di desiderio e di scambio ma anche di tormento ed esclusione sociale attraverso una ricerca iconografica e storica sulla figura della prostituta alla fine degli anni ’50. Da un lato quindi il corpo come strumento di lavoro e dall’altro lato come stereotipo di decadenza e di disturbo. Decisamente intimistica la performance Rosso di sera (2006)
dove l’artista seduta dietro una particolare “coiffeuse” simile ad un altare si taglia i capelli dopo averli raccolti in trecce che poi adagia sul tavolo come se fossero vere e proprie reliquie offerte in dono all’osservatore. Nella performance
e serie fotografica Corpo variabile (2009) il suo corpo interagisce, si fonde con la natura creando una sorta di innesto essere umano-albero ispirato ad un rapporto armonico con la natura. Come in altre opere la Muzi esprime una tensione rispetto alla quale sente l’esigenza di scardinare le relazioni esistenti tra uomo e donna, in questo tipo di opere invece cerca di forzare le relazioni tra essere umano e natura. Il rapporto corpo-natura è presente anche nella serie fotografica Mutatio corporis (2013) che pur richiamando per taglio e postura la ritrattistica classica conferisce centralità a carciofi, peperoni, insalata, pomodori, asparagi, ecc. con i quali l’artista è adornata quasi fossero preziosi gioielli, strumenti di distinzione e potere che in una società fortemente disugualizzata come quella attuale si manifesta soprattutto nell’accesso al cibo. La preziosità dei doni della natura è presenta anche nell’opera Rebus (2011)
che ricorda nella composizione il genere della natura morta. In realtà ad un’analisi più attenta è possibile notare come questi frutti e verdure sono “diversi” da come la natura li ha generati: dalle mele escono carote, dalle patate spine di rosa, dalle arance piselli… che siano prodotti di una natura impazzita o di uno strano esperimento genetico, l’inquietudine e la bellezza di quell’irrealtà ci affascina e ci sorprende. Sabrina Muzi è una persona semplice e forte, un’artista che non ha paura di provocare reazioni, stimolare emozioni, incoraggiare trasformazioni. In Tatatatà (1998) ci sono dei bambini che si divertono a scambiarsi giocattoli vari tra i quali c’è una pistola che a prima vista sembra innocua ma quando i bambini la impugnano per sparare a degli adulti li uccidono davvero. Diventare adulti uccide la creatività e forse bisognerebbe ritornare ad essere bambini per riscoprire quella libertà di immaginare dinamiche nuove come fanno i bambini quando giocano. Resistenza e libertà sono quindi gli strumenti con i quali l’artista cerca di ricucire quella frattura tra etica ed estetica, arte e società, opera d’arte e vita. Per cambiare e rigenerare bisogna avere creatività ed immaginazione e per aver creatività ed immaginazione bisogna avere coraggio ed il coraggio di Sabrina Muzi è lo straordinario valore aggiunto della sua poetica.
“Qualcosa di intimo” di Fabio Bozzato Parlare con Sabrina Muzi dei suoi lavori significa cominciare dai materiali che ama utilizzare. Da quel momento, fino a quando ci si saluta, ne puoi sentire odore e consistenza. È così che ti fa entrare nel suo mondo: «Fiori di karkadè, perle di
tapioca, capelli, spezie, frutti, foglie». Cuce con ago e filo le linee di ferita di arance spaccate. Oppure vende baci, travestita da Ninetta, per le strade di Bologna. Annoda un’enorme quantità di spaghetti orientali che scendono dal soffitto. Fotografa corde strette a tronchi di albero come fossero fasciature. Un materiale organico, essenziale, vitale e funereo allo stesso tempo, «qualcosa di intimo – dice –, più che il materiale mi interessa il corpo». In una sua performance, cammina tranquilla mentre dalle tasche le escono fiori appassiti, gettati via, raccolti nei cimiteri. «Il corpo è l’azione», dice. In Big, indossa un vestito sopra l’altro fino a rimanere immobile strato dopo strato. «All’inizio seguivo un ritmo di azione e relazione con altri o con cose. Alla fine sono rimaste le cose». In Vivus è un’orda di vestiti, tazze, chiavi, pennelli
e quant’altro, tutti annodati strettissimi come un discorso ininterrotto, un flusso di vita che irrompe dal soffitto. «È come se tutto si fosse asciugato nelle cose in sé», racconta lei. Prendete il cibo: «Anche quello nasce dal continuo manipolare l’idea di corpo. Ha a che fare con la vita. È un precipitato di simboli. È una visione quasi medievale che mi abita». Una tensione erotica? «forse affiora così senza pensarci, come in tutti quei frutti ibridati che sembrano amplessi». O quando la si vede tagliarsi i capelli e la gente intorno vorrebbe toccare quel materiale sbucato dal suo corpo, ma ne ha anche timore, un
po’ come capita nelle scaramucce d’amore. La sua impronta visiva è densamente sensoriale. «Sto lavorando ad un progetto sugli autoritratti che abbiano una carica ambigua e quasi perturbante, come le maschere apotropaiche, quelle sbucano impercettibili dagli edifici». E ancora: «Ho una pista che mi riporta al cibo: alla sua essenza femminile».
SABRINA MUZI Biografia
Sabrina Muzi vive e lavora a Bologna. Porta avanti il suo lavoro attraverso vari mezzi espressivi, fotografia, video, installazione, disegno, realizzando anche progetti site specific, performance e libri d’artista. Il dialogo tra natura e storia, l’azione rituale come retaggio arcaico e culturale, la ciclicità e la metamorfosi, sono elementi della sua ricerca, così come l’uso di materiali organici, naturali o ‘usati’ che tornano spesso nel suo lavoro per creare installazioni, ambienti performativi, dispositivi visivi e sonori ‘suggeritori’ di universi simbolici. Ha esposto in varie mostre collettive e personali, e partecipato a festival e rassegne video in Italia e all’estero. Nel 2012 è una delle vincitrici del Premio Terna 04. È invitata a vari programmi di residenza, tra cui, nel 2001, al Film Art-inResidency presso l’Atlantic Center for the Arts in Florida; nel 2007 al programma internazionale IASK-Changdong Art Studio del National Museum of Contemporary Art di Seoul; nel 2010 al 943 International Studio Residency Program a Kunming, in Cina; nel 2013 al programma Taipei Fellowship/International Artists-in-residence del Taipei Artist Village. Recentemente ha partecipato ad ArtSite realizzando un lavoro site specific all’interno del Castello di Buronzo e al progetto Rebirth presso la galleria Oltredimore di Bologna.
Mutatio Corporis: Vanitas / Amuleti
Mutatio Corporis / Amuleti - ø 2 mt. - 2013 spezie in polvere: peperoncino, curcuma, cannella, cardamomo - installazione powdered spices: chili, turmenic, cinnamon, cardamom - installation
Mutatio Corporis / Vanitas - 40 x 60 cm. - 2013 fotografia, stampa al pigmento | photograph, pigment print
Mutatio Corporis / Vanitas - 2013 fotografie, stampe al pigmento | photographs, pigment prints
Mutatio Corporis / Charms - 2013 fiori di Karkadè, fagioli rossi, stecche di cannella, noce moscata, perle di tapioca, cuscini - installazione karkadè’s flowers, red beans, cinnamon sticks, nutmeg, tapioca pearls, pillows - installation
Rosso di sera - 2006 materiali vari: capelli, nastrini, tavolo, video - installazione dimensione ambiente mixed media: hair, ribbons, table, video - site specific installation
Vivus
Vivus - 5 mt. - 2013 vestiti, oggetti vari - installazione dresses, various objects - site specific installation
Ceremony
Ceremony - h. 4 mt. - 2013 pasta alimentare taiwanese - installazione site specific taiwanese noodles - site specific installation
Ceremony - 2013 funghi auricularia, altoparlanti mini - installazione sonora auricularia mushroom, mini speakers - sound installation
Ceremony - 8 mt. - 2013 semi di loto, filo cotone - installazione lotus seeds, cotton thread - installation
Hortus
Hortus - 2 x 2 mt. - 2013 riso - installazione site specific | rice - site specific installation
Rebus
Rebus - 53 x 40 cm. - 2011 fotografie, stampe al pigmento | photographs, pigment prints
Rebus - 53 x 40 cm. - 2011 fotografie, stampe al pigmento | photographs, pigment prints
La notte della mente / Darkness in the mind
70 x 47 cm. - 2008 - fotografie, stampe ai sali d’argento su carta baritata | photographs, silver gelatin prints on baryta paper
primaveraestateautunnoinvernoprimavera springsummerautumnwinterspring
primaveraestateautunnoinvernoprimavera springsummerautumnwinterspring - 2012 foglie cucite - installazione site specific leaves sewn - site specific installation
Nedjma
Nedjma - 400 x 210 cm. - 2011 legno perforato - installazione site specific perforated wood - site specific installation
Anima e corpo / Body and soul 70 x 47 cm. - 2004 - fotografie a colori, stampe lambda | color photographs, lambda prints
Thypos 4 x 4 mt. - 2013 - terra - installazione site specific | earth - site specific installation
Metamorphosis
Metamorphosis - 40 x 30 cm. - 2009 fotografie, stampe al pigmento su carta cotone 100% photographs, pigment prints on cotton paper 100%
Mending
Mending - video, 7 min. - 2002 performance/installazione, Torino, maggio 2010 | performance/site specific, Turin, may 2010
Ninetta
Ninetta #1 - video, 4’ 30” - 2005 - performance, Bologna, dicembre 2004 | performance, Bologna, december 2004 Ninetta #2 - video, 10’ 50” - 2005 - performance, Cremona, maggio 2005 | performance, Cremona, may 2005
Wildernesses
50 x 60 cm. - 2007 - stampa fotografica lambda | lambda photo print
Remote body
60 x 80 cm. - 2008 - fotografie, stampe al pigmento | photographs, pigment prints
Corpo variabile / Changing Body
2009 - performance/installazione, Bologna, gennaio 2009 | performance/site specific, Bologna, january 2009
Monile / Necklace
Monile / Necklace - 10 mt. - 2012 ossi di seppia, lische di pesce, gusci di molluschi, pezzi di legno consumati dal mare, alghe‌ installazione site specific cuttle-bone, fish bone, pieces of wood consumed by sea, shells of mollusks, algae‌ site specific installation
Rebus
Rebus - 2011 frutti, ortaggi, tuberi, semi, erbe, fiori‌ stoffa, tavolo - installazione site specific fruits, vegetables, tubers, seeds, flowers‌ cloth, table - site specific installation
Big - video, 6’ - 2002
Accerchiamento / Surrounding - video, 6’ - 2002
Tortures - video, 10’ - 2001
Remote Body - video, 5’ - 2008
To the last breath - video, 3’ - 2009
To the last breath - video, 3’ - 2009
Video
Rosso di sera - video, 13’ - 2006
Inward - video, 7’ - 2010
Let me dance
32 x 23 cm. ognuna - 2010 - fotografie, stampe al pigmento | photographs, pigment prints
Involto
2012 - bucce di mela - installazione site specific | apple peels - site specific installation
Ritratto / Portrait
30 x 42 cm. - 2005 - stampa fotografica al pigmento | pigment photo print
Finito di stampare nel mese di aprile 2014 per conto di WunderKammer Associazione Culturale