Dicembre 2014
Sommario
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Arosio
4 Cucciago
18
Bregnano
5 Cermenate
20
Brenna
6 Figino Serenza
21
Cabiate
7 Fino Mornasco
22
Testi: Società Autori Merate (Lc)
Cadorago
8 Grandate
23
Cantù
9 Luisago
24
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Capiago Intimiano
14 Mariano Comense
25
Carimate
15 Novedrate
28
Carugo
16 Senna Comasco
29
Casnate
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Arosio, il paese delle rose
S
ignifica «il paese delle rose» e dalle sue lievi colline si può godere di una vista spettacolare che guarda alle montagne prealpine. Alle porte della Brianza, il territorio comunale era parte, una volta, del Contado della Martesana ed era compreso nella Pieve di Mariano. Successivamente la proprietà del paese passò nelle mani del Monastero Maggiore di Milano, che iniziò a svilupparne una corte. Ma le vicissitudini del paese lo portarono anche fra i beni della famiglia Marliani, poi fra quelli dei Crivelli. 1785, sotto la dominazione austriaca, Arosio entrò a far parte dell'VIII distretto di Mariano con Galliano e poi, con i francesi e con la Repubblica Cisalpina, del Dipartimento del Lario, con capitale Como. Solo nel 1859 il paese entro nel distretto di Cantù. Lo sviluppo fu tale da portare il centro abitato all’interno di tre arterie stradali importanti: la Novedratese, la Nuova Vallassina e l’Arosio-Canzo. Non solo cemento, il parco Aldo Moro rappresenta uno dei polmoni del paese. Una grande zona verde che si affianca alla fascia boschiva della Brughiera, che sorge appunto sui rialzi collinari. E’ qui che si trova lo storico
Roccolo di Arosio, ora adibito a osservatorio ornitologico. Altre zone verdi in località Galbese e cascina Guasto offrono interessanti spunti per una passeggiata. Le aree produttive, certo, non mancano, al di fuori dell’abitato più centrale. Ma alcuni aspetti i valore, riscoperti recentemente, restano a testimonianza del passato. Risale alla fine del 2006, infatti, l’opera di riqualificazione della chiesa parrocchiale dedicata ai santi Nazzaro e Celso che ha riportato alla luce una cripta. Oltre a quest'ultima, probabilmente una volta destinata ad accogliere ossa di martiri, sono state rinvenute anche una tomba contenente molte ossa, con ogni probabilità recuperate nell'area del cimitero medievale e delle quali alcune riconducibili al parroco don Giussani. Maggiore curiosità ha poi suscitato la seconda scoperta di una tomba datata 1799. La serie di scoperte ha permesso di dedurre che, nei secoli precedenti l'anno Mille, Arosio rivestiva il ruolo di un importante centro lungo la via militare e commerciale tra Milano e Como. Nel borgo sorgeva una chiesa a tre navate, con annessa cripta per i martiri venerati. E' stata ritrovata anche una cameretta posta nello spessore dei muri sopra un grande armadio angolare, posizionato alla destra del portone principale. Vi si trovano ancora un letto in ferro, una lampada a olio, un campanello e una finestrella che guarda l'altare. Si tratta della camera in cui il sacrestano si ritirava di notte durante la celebrazione delle 40 ore, così da poter controllare l'altare e il movimento delle persone nella chiesa.
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Bregnano, il richiamo del passato
U
na vecchia “lingua dei ghiacciai” che, durante l’ultima glaciazione, scendevano da Valtellina, Valchiavenna e Lago di Como. A distanza di millenni Bregnano ha ormai dimenticato il suo freddo passato, in favore di un tempo, sempre lontano ma molto più recente, che ha visto il paese risplendere sotto la luce di un castello medievale. Della fortezza, oggi, rimangono le mura, storici contenitori di un insediamento industriale stampieristico, ma a testimoniare gli anni che furono rimangono anche le numerosissime corti, che conservano la loro destinazione abitativa, avendo ormai abbandonato quella agricola. Fino a poco tempo fa, inoltre, particolarità di Bregnano era il suo museo delle api, piccolo ma prezioso in quanto unico in tutto il territorio italiano, che conservava, grazie al lavoro e alla dedizione di mezzo secolo, una collezione di oltre duemila pezzi, incorniciata dall’allevamento e dall’attività della produzione di miele. E’ sempre “made in Bregnano”, poi, una delle prime emittenti radiofoniche libere della zona. Si trattava di Radio Club Lura, successivamente Radio Blu, ed era la seconda metà degli anni settanta quando da via Diaz 19 si diede vita alla prima frequenza. Sono circa 6500 gli attuali abitanti di Bregnano, di cui oltre 2000 risiedono nella frazione di Puginate, lo stesso luogo dove si può ammirare una maestosa torre campanaria, voluta da don Carlo Clerici e benedetta dal vescovo di Como, Teodoro Valfrè di Bonzo, una volta completata l’edificazione, all’inizio del Novecento. Anni addietro il paese ospita-
Foto d'archivio della Chiesa
L'amministrazione
va anche il convento degli Umiliati, motivo per il quale l’attuale chiesa mantiene tutt’ora delle dimensioni piuttosto importanti. L’ordine religioso, in seguito, fu soppresso, ma la chiesa non perse comunque il suo splendore e anzi è recente l’ultima opera di restaurazione, avviata da don Silvio Rezzonico e completata da Don Aldo Milani.
Il Consiglio comunale di Bregnano dal giugno 2014 è composto da Elena Daddi, primo cittadino; Mariangela Volonterio; Davide Raina; Laura Volonterio, vicesindaco; Walter Monti; Edoardo Mastice; Miriam Ponzin; Graziano Placido Striato; Evelina Grassi, capogruppo di minoranza; Luca Lo Cicero; Pierangelo Dubini; Iolanda Sposito.
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Brenna: un prezioso dono a San Adriano
A
Sant'Adriano
un’altitudine di 356 metri sul livello del mare, con un’estensione di 4,83 chilometri quadrati, sorge Brenna, che oltre al suo patrimonio boschivo, custodisce una piccola perla. E a illustrarla è proprio la targa posta al suo esterno: “Lontano dall’abitato di Olgelasca, rivolta ad oriente sopra un piccolo terrazzamento al limite del bosco, è edificata la chiesetta di San Adriano, fusione architettonica fra arte preromanica e romanica, databile intorno al secolo IX. Nel corso degli anni ha subito una serie di interventi che ne hanno mantenuta intatta la struttura, recentemente è stata completamente ristrutturata ed ora si presenta in tutta la sua bellezza in stile romanico. Secondo fonti medievali la chiesa apparteneva al convento di San
Vittore di Meda e probabilmente fu dedicata a San Adriano in quanto entrambi i santi furono sottoposti allo stesso martirio sotto la dominazione romana. Secondo fonti religiose risulterebbe che in tutta la diocesi di Milano, questa sia l’unica dedicazione a San Adriano. All’interno sono presenti pregevoli affreschi ben conservati. Nell’abside vi è la Crocifissione di Gesù, il mistero della SS Trinità e la raffigurazione dei simboli degli Evangelisti: San Giovanni nell’aquila, San Luca nel toro, San Matteo nell’angelo e san Marco nel leone. Alla morte e resurrezione di Gesù sono testimoni, inoltre, San Adriano (raffigurato due volte), San Sebastiano, San Bernardino e San Rocco. Sulla parete meridionale, sono raffigurati, in alto, San Tommaso Apostolo con in mano la cintura della Madonna di San Bovone, e in basso la celebrazione della s. Messa di Papa Gregorio. Sulla parete settentrionale, vi è l’affresco di Maria, Madonna del Latte, con il bambino Gesù”.
L'amministrazione Dal 2014, Brenna e le sue frazioni Olgelasca e Pozzolo sono amministrate dal gruppo “Insieme per Brenna”, formato da Paolo Vismara, sindaco; Daniele Spinelli; Lucia Ballabio; Matteo Consonni; Paolo Casati; Matteo Ballabio, Corrado Cattaneo; Anna Consonni. In minoranza, con “Noi Brenna”, Nazzareno Cappelletti; Tommaso Corti; Stefano Cappelletti.
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Cabiate: l’antico Vico Capiete
«C
abiate, un paesucolo a metà strada tra i villaggi murati di Mariano e Meda, della stessa pieve di Mariano, non troppo distante da ambedue, ad oriente confina con i campi di Seregno, ad occidente con le fertili terre boschive di Figino e Lentate, a settentrione e mezzogiorno con i coltivi di Mariano e Meda, un pochino in valle ». Così parlava il parroco seregnasco Carlo Trabattoni (1648-58), quando ancora il paese non aveva conosciuto la crescita urbanistica che oggi incornicia il vecchio nucleo, a ridosso di Villa Padulli. Storicamente la località apparve piuttosto tardi sui documenti ufficiali, attorno alla metà del 700 dopo Cristo, ma questo non significa che il paese non esistesse già da centinaia di anni. Di certo il primo nucleo abitato si formò alla base della fascia collinare; di Vico Capiete, questo era allora il nome del borgo, si parla ufficialmente nel 745. Il passato di Cabiate è strettamente legato a quello di Meda, dove aveva sede il monastero di San Vittore, ma anche a quello di Mariano Comense. Dopo secoli di buio e passando di dominazione in dominazione, il territorio vide la sua primavera poco prima di tornare sotto il dominio austriaco. Ha avuto inizio in quel periodo la configurazione che oggi si può ancora intravedere, nascosta tra la grande concentrazione produttiva e il parco sovracomunale della Brughiera Briantea, che adorna un terzo del territorio. 700, circa, le attività imprenditoriali che si possono contare nel Comune di Cabiate, ricco di esercizi commerciali e di piccole e medie imprese che hanno saputo sfruttare al meglio la tec-
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Cadorago, l'arte inizia... dai muri
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ebbene la storia non citi Cadorago in merito ad avvenimenti importanti, c’è un aspetto per il quale il Comune si distingue particolarmente dagli altri. Si tratta di una grande tradizione artistica che prende il nome di “Murarte 90” e rappresenta una vera e propria galleria d’arte a cielo aperto.
Murarte 90 nasce come celebrazione del ventennale del premio di pittura "Lario-Cadorago", svoltosi in 14 edizioni dal 1968 al 1988. Per le vie di Cadorago si possono ammirare oltre 300 opere eseguite da 233 artisti nazionali e internazionali, che spaziano dalla pittura alla scultura alla ceramica. Le opere pittoriche, tra l’altro, abbracciano differenti tecniche di esecuzione comprendenti affresco, graffito, acrilico, etc. Le
opere sono eseguite direttamente sulle superfici murali oppure per il tramite di pannelli di silicato di calcio, successivamente applicate ai muri delle abitazioni. L'iniziativa è in continua espansione e aggiornamento e nuove opere sono periodicamente aggiunte ai muri delle vie. Così, attraversare il paese assume una valenza molto più piacevole e scenografica, come afferma il gruppo che tuttora porta avanti l’iniziativa. “Trasformando le vie di Cadorago, piccolo paese in provincia di Como, nella galleria d'arte all'aperto più grande d'Italia, questa iniziativa si prefigge di rendere l'arte un bene di dominio pubblico, gratuitamente fruibile”. Bulgorello, una delle frazioni di Cadorago, sembra invece avere origini più antiche del paese stesso. Secondo gli eruditi, questa zona fu fondata insieme al vicino Bulgarograsso dai Bulgari, come dice Paolo Giovio in “Historiae Patriae”. Caslino, poi diventato "al piano", infine, sembra derivare dal vocabolo "castello", forse proprio in virtù del fatto che fu sede di un importante monastero.
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Cantù, il paese dalle tante risorse
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l paese del pizzo e del mobile, ma anche del basket, del rogo della Giubiana, di Galliano, di Sant’Apollonia, del palio dei rioni, della rete viaria sottoterra che, si dice, sia ancora presente e percorribile. La sua storia inizia dal V secolo, ma è a partire dal 1500 che Cantù perde il suo aspetto inizialmente strategico e diventa la cittadina operosa nel centro di un vasto comprensorio che oggi conosciamo. La produzione artigianale di chiodi e di pizzo a tombolo precede il periodo della grande fioritura, quella dovuta alla produzione artistica del mobile, tanto che nel 1882 si istituisce la scuola per l’arte e l’arredamento, la prima in Italia nel suo genere. Tanti sono i luoghi di interesse, per la maggior
parte religiosi, che sorgono in paese. Primo fa tutti il complesso monumentale di Galliano (VXI secolo), poi la Basilica parrocchiale di San Teodoro (fine XI secolo); la Basilica prepositurale di San Paolo (XI secolo); la Cappella della Madonnina (XI secolo); la Chiesa dei Santi Michele e Biagio (1932); la Chiesa di San Carlo (1967); la Chiesa di Sant'Ambrogio e Antico Monastero (1570); la Chiesa di Santa Maria e Monastero delle Benedettine (XVII secolo, 1093); il Mosaico di Lucio Fontana (1955-1957); la Porta degli Archinzi (1324); il Santuario della Madonna dei Miracoli (1554); Villa Brugnola e la Cappella dell'Immacolata Concezione (XVII secolo); Villa Calvi, ora palazzo comunale (XIX secolo).
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Vighizzolo: il palio dei rioni
Sopra: immagini del palio dei rioni di Vighizzolo
Fuori gli attrezzi da lavoro, le ruote ben oliate, gli zoccoli accuratamente lucidati, come fossero nuovi. A Vighizzolo, ogni anno in occasioni della festa dei Santi Pietro e Paolo, si vive la stessa atmosfera del palio di Siena, con rumori e colori che parlano di un tempo lontano ma mai dimenticato. E’ il palio dei rioni, appunto, che nella frazione canturina rappresenta un evento irrinunciabile. Si tratta di una corsa tradizionale nella quale ogni rione mette in capo quattro corridori con zoccoli di legno ai piedi una corsa tradizionale nella quale ogni rione mette in capo quattro corridori con zoccoli di legno ai piedi. Le vie risplendono sotto la luce dei loro colori sociali: Il verde per tutti, poi a ogni contrada il suo: il rosso del rione Doss, il giallo della Filanda, il bianco del Terrò e il blu dello Strepaèe. I passaggi sono semplici e importanti. Si parte dal warm up, ossia una breve ricognizione della pista dove poi si correrà. Si passa poi al sorteggio delle carriole: ogni rione ne porta una e si tira a sorte per l’assegnazione. Ed ecco, finalmente, che la manifestazione entra nel vivo e ha inizio lo spettacolo della sfilata. Tutti perfettamente agghindati si accingono a mettere in scena una ricostruzione sui mestieri di una volta. La tessitura dei pizzi per lo Strepaèe , la coltivazione della terra per il Terrò, la filatura della seta per la Filanda e la lavorazione del legno per il Doss. La sfilata rappresenta l’ultimo momento di quiete prima dell’ovazione che esplode non appena si dà il via alla corsa vera e propria. Quattro corridori per ogni rione dovranno spingere una carriola calzando zoccoli di legno. A ogni giro dovranno caricare sulla carriola un oggetto rappresentativo dei mestieri dei rioni: tombolo, setaccio, rocchetto e bagno per la colla. A turno i ragazzi si prodigano per spingere una carriola attraverso un percorso e, a ogni
A lato: il Santuario della Madonna dei Miracoli
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