Rocco Regina Francesco M. T. Tarantino SERPENTE DI RAME SEPOLTURA ELIMINATA IMMAGINI TEMPI DERIVE INCONSCIO SVINCOLI PROVOCAZIONI ORIZZONTI IN DIVENIREI
SENTINELLA ASCESI MESCOLANZE VAGA-MENTE MIRAGGI ANNIVERSARI METAMORFOSI PERIFERIE ESPLOSIONE PROPUSIONE INQUIETUDINI
PERDUTA INQUIETUDINI SERPENTE DI RAME SEPOLTURA ELIMINATA IMMAGINI TEMPI DERIVE INCONSCIO SVINCOLI PROVOCAZIONI
ASCESI MESCOLANZE VAGA-MENTE MIRAGGI ANNIVERSARI METAMORFOSI PERIFERIE ESPLOSIONE PROPUSIONE L’ARCA PERDUTA
GENUFLESSIONE DISPERANZA TRASGRESSIONI ESODO UCCELLI ELIMINATA ARCANI NOSTALGIE ROSSO ARBITRIO SENTINELLA
STRIATURE PASSAGGI IMMANENZA ORBITE MACERIE SOTTERRANEA FIGURE CROCI SCIE CORTILI COLORI PELLEGRINO FRANTUMI
INTERFERENZE BANDIERE NODI ERRANZE INTERSEZIONI SCOMPOSIZIONI DISSOLVENZA STANZE TRANSUSTANSIAZIONE ELIMINATA
TRIANGOLAZIONI FIBRILLAZIONI FENDITURE SEMBIANZE TRAIETTORIE CAOS CENTOCINQUANTA INGANNI STORIE DISSOLUZIONE
GENUFLESSIONE DISPERANZA TRASGRESSIONI ESODO CASE UCCELLI ELIMINATA ARCANI NOSTALGIE ROSSO ARBITRIO SENTINELLA ORIZZONTI IN DIVENIRE TRASPARENZA SCOMPARSE DISTURBI FANTASMAGORIE CONSUSTANZIAZIONE TRASPOSIZIONI
STRIATURE PASSAGGI IMMANENZA ORBITE MACERIE SOTTERRANEA FIGURE CROCI SCIE CORTILI COLORI PELLEGRINO FRANTUMI
INTERFERENZE BANDIERE NODI ERRANZE INTERSEZIONI SCOMPOSIZIONI DISSOLVENZA STANZE TRANSUSTANSIAZIONE ELIMINATA
TRIANGOLAZIONI FIBRILLAZIONI FENDITURE SEMBIANZE TRAIETTORIE CAOS CENTOCINQUANTA INGANNI STORIE DISSOLUZIONE
TRASPARENZA SCOMPARSE CASE DISTURBI FANTASMAGORIE CONSUSTANZIAZIONE TRASPOSIZIONI CAVALCAVIE VORTICI MOMENTO
ORIZZONTI IN DIVENIRE
ORIZZONTI IN DIVENIRE
La pittura è poesia silenziosa, e la poesia è la pittura che parla. (Simonide, citato da Plutarco,Della gloria degli ateniesi)
Rocco Regina Francesco M. T. Tarantino
Grazie a Maria Teresa Oliva per la sua puntuale e attenta rilettura dei testi in correlazione alle immagini proposte; Grazie alla ComunitĂ della Cultura di Roma, per la collaborazione artistica; Grazie allo staff della SIRIO s.r.l. per il supporto tecnico fornito. Sirio S.r.l
Progetto grafico Graphic project Francesco Spinelli www.spinelliadv.it
Fotografia Phography Domenico Olivito
www.olivitophoto.it
Copyright Š 2013 Edilet
Erranze 57
Rosso 109
Intersezioni 59
Arbitrio 111
Le Opere
Scomposizioni 61
Sentinella
Trasparenza 11
Dissolvenza 63
Ascesi 115
Scomparse 13
Stanze 65
Mescolanze 117
Case 15
Transustansiazione 67
Vaga-mente 119
Disturbi 17
Striature 69
Miraggi 121
Fantasmagorie 19
Passaggi 71
Anniversari 123
Consustanziazione 21
Immanenza 73
Metamorfosi 125
Trasposizioni 23
Orbite 75
Periferie 127
Cavalcavie 25
Macerie 77
Esplosione 129
Vortici
Sotterranea
Propusione 131
Prefazione 5
27
Momento 29
79
Figure 81
L’arca perduta
113
133
Triangolazioni 31
Croci 83
Inquietudini 135
Fibrillazioni 33
Scie 85
Serpente di rame
Fenditure 35
Cortili
87
Sepoltura 139
Sembianze 37
Colori 89
Immagini 141
Traiettorie
39
Pellegrino 91
Tempi 143
Caos 41
Frantumi 93
Derive 145
Centocinquanta 43
Genuflessione
95
Inconscio 147
Inganni 45
Disperanza 97
Svincoli 149
Storie 47
Trasgressioni 99
Provocazioni 151
Dissoluzione 49
Esodo 101
Orizzonti in divenire 153
Interferenze 51
Uccelli 103
Bandiere 53
Arcani 105
Nodi 55
Nostalgie 107
Postfazione
137
155
INDICE
Orizzonti in divenire
S
PREFAZIONE di Francesco Aronne
ommovimenti sismici non intenzionali scuotono ad intervalli irregolari e con incostanti magnitudo aree racchiuse in dimenticati poligoni di un antico suolo a meridione. E qui la terra dal suo profondo, con i suoi tremendi gorgoglii di rocce in dissoluzione e di lava, finisce inevitabilmente col condizionare la vita in superficie impegnando i moti creativi di chi è assegnato a questo lembo di cosmo. Una eloquente glaciazione ricopre, con trasparenti cristalli di vuoto, polimorfici corpi impegnati in movimenti involontari, nella caotica fuga dall’epicentro dell’ipogeo. Una paralisi creativa che sembra avvolgere tutto, ed inesorabilmente, nell’esodo dei corpi, delle coscienze, delle anime. Contrazioni del diaframma inibiscono, durante le oscillazioni del suolo, il ritmo vitale del respirare. Appendici immaginative di una delle tante apocalissi contemporanee minori. Eppure non tutto è come sembra, non tutto è come appare. Proprio tra questi monti, tra queste tremanti zolle, due artisti del posto si sono incontrati su un terreno apparentemente neutro e, per contingenze topologiche, instabile.
Partendo da esperienze e percorsi differenti sono finiti col ritrovarsi nello stesso iperspazio, quello dell’arte. L’occasione dell’incontro è stata offerta da un’altra diversa catastrofe che ha scosso le pigre e sonnolente coscienze della stessa Mormanno, quella dove gli artisti vivono, strattonandole dall’atavico torpore. L’ingiustificato e scellerato taglio di piante secolari, che oggi definiremmo a ragion veduta alberi monumentali, avvenuto nell’indigeno camposanto. Da questo scempio è nato, in una battaglia di civiltà e di non accondiscendenza, un libro in cui le sofferenze comunicate con i crudi versi del poeta Francesco M.T. Tarantino, che hanno dato voce alle soccombenti piante, sono state lenite dai disegni del pittore Rocco Regina. In quei tratti essenziali, caratterizzati da indiscutibile padronanza grafica, ma pregni dell’atmosfera cupa che aleggia nelle pagine del volume, si possono trovare lembi dei tanti conforti peculiari in quel luogopalcoscenico teatro della vicenda. Poesie crude e monocromatismi resi in tratti essenziali che, ben lungi dall’essere inghiottiti nell’oblio di uno sporadico ed occasionale incontro, hanno
dissolto ogni ipotesi di evanescenza, rivendicando il loro stato di materia e diventando seme, stimolo, fermento. Affermazione e contestuale negazione in un vuoto artificiale, pneumatico, di quella chimica dei sentimenti e delle idee che riporta al Nietzsche di Umano, troppo umano, a quella che egli definiva la “stessa forma interrogativa di duemila anni fa: come può qualcosa nascere dal suo opposto, per esempio il razionale dall’irrazionale, ciò che sente da ciò che é morto, la logica dall’illogicità …”. E quei semi, stimoli e fermenti, attecchiti e sviluppati negli insondabili cunicoli della psiche hanno trovato terreni di coltura inaspettati e stupefacenti. Ne è affiorata una sorta di modulazione d’ampiezza pulsante, propagata dalle stazioni radio interiori con cui, con immagini l’uno e con versi l’altro, i due artisti comunicano col mondo esterno e distante. Linguaggi non ordinari, linguaggi diversi tra loro che diventano complementari, intersecano bagliori istantanei, irradiati nell’oscuro spazio siderale dalle traiettorie di velocissime e luminescenti meteore puntiformi. La poeti-
ca dell’attimo, nell’attimo stesso in cui diventa verso trascina nei suoi vortici, agitandone gli atomi, le particelle di colore ispiratrici. Strutture atomiche primordiali di dimensioni infinitesime diventano irresistibile attrazione magnetica e gioco grafico. Sirene figurative vengono ingrandite dalla sensibilità dell’ammaliato pittore, immaginate e impresse su tela, deviandolo dai sin qui battuti e più affidabili sentieri. Un incontro deflagrante per le molecole dei cromatismi abitudinari, dalle conseguenze inaspettate ed imprevedibili, in grado di fare implodere in modo devastante ed inaspettato i canoni pittorici caratterizzanti i quadri di Rocco Regina. Un solco profondo che separa le sue nuove visioni dell’abisso, dall’abisso di una consuetudine antica di decenni. Movimenti caotici di particelle elementari che sembrano stravolgere, mescolandole, le scie lasciate dal pennello in paesaggi anteriori, statici, immoti. Immagini su tele ferme che come sotto l’effetto di un vento stellare trasformano vecchie foto in filmati contemporanei successivi.
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PREFAZIONE
E’ una trasformazione metamorfica, un buco nero inesorabile che inghiotte i paesaggi di Rocco Regina e rilascia in un altro punto, in un pulsar dell’universo nuove e stupefacenti raffigurazioni fantastiche, apparentemente non riconducibili al suo autore. I suoi paesaggi, quelli a cui ci ha abituato, sono pregni dei caldi colori e delle fatiche della terra aspra da cui proviene e lasciano intravedere sovente la vita dura del lavoro nei campi. Uliveti e casolari di campagna dove ormai non abita più nessuno, piazze deserte o vicoli assolati e silenziosi di paesi assopiti al sole. Case vuote che si esfoliano come una pelle antica di secoli ad un torrido sole. Zolle aride riportate in vita dalla tavolozza del pittore, bagnate dalle sue lacrime mute che diventano specchio decadente di una vita non solo artistica, del folle proposito di arrestare l’altalena di Kronos. Un caleidoscopico errare tra il vuoto esasperante di agglomerati abitativi e paesaggi diversi che diventa un atlante polimorfico di immagini sottratte all’usura del tempo, al vento caldo dell’oblio. Fredde raffigurazioni zincografiche originarie, si animano quando
vengono bagnate nell’iride degli oleosi colori di Rocco Regina. Diventano suggestive tessere di domino fatte da dagherrotipi di un meridione scoraggiato e assolato, colto in mesti meriggi della sua esistenza. La figura umana nei suoi quadri è marginale. Assorti lavoranti che negano il loro volto al pittore, chinati dalla fatica, strappano l’esistere ad avari campi e riportano alla mente echi delle mietitrici di Malevich. Questo il sostrato da cui vira la traiettoria attuale. La crisalide, dopo un lungo letargo durato decenni, diventa farfalla e, nella deflagrazione del bozzolo sprigiona in modo improvviso, incontenibile ed inarrestabile la sua metamorfosi, rinunciando alla sua corazza mimetica e protettiva. Evoluzione o liquefazione e infedeltà ad un passato già minato nelle sue corrose fondamenta dalle stratificate trasformazioni del pianeta? I paesaggi ritratti sono afflitti dall’abbandono, da una lenta ma inesorabile cancellazione di ogni elemento antropico, da una progressiva riappropriazione della natura di ogni spazio violato. Ne scaturisce una dissoluzione delle
memorie che scuotono il pittore nel suo profondo. Rocco Regina sembra interrogarsi sulla azione della luce in altre angolazioni della diffrazione dell’iride ed ecco che la risposta alla precedente domanda va cercata nelle coloratissime ed inedite ali che l’artista dispiega fendendo l’aria circostante col suo nuovo percorso. Niente sarà più come prima, l’antico annega nella rottura delle acque. La lunga gestazione è esplosa nella ribellione del colore. Divagazioni oniriche o deliri intenzionali diventano l’espressione determinante nell’interpretazione del presente storico in cui l’artista si esprime. Eppure in questi cromatismi insurrezionali non si intravede e neppure immagina alcuna forma di anarchia espressiva. I quadri sono apparsi tutti caratterizzati da una disciplina stilistica frutto della ricerca maniacale del suo autore che non abdica al suo concetto di perfezione. Nessuna leggerezza e approssimazione nel dipingere ma sempre la fatica di sia pur disinvolti parti. Tele risultanti che nell’approccio ren-
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dono vana la ricerca di correlazioni tra l’immagine e la nostra percezione del reale. A voler con ostinazione interpretare ciò che appare si può arrivare a percepire l’influenza delle terrificanti onde del sottosuolo a noi ben note. E qui le opere di Rocco Regina diventano, in una visione di insieme, che si avvale di geometrie circolari, immagini arbitrarie composte in uno dei Cromlech in cui i druidi intercettavano, per addomesticarle, le energie telluriche del sottosuolo. Altre volte le mescolanze di colori e forme lasciano sbocciare infiorescenze minerali simili a visioni atomiche di molecole di aminoacidi o vitamine. Da questo caleidoscopio irreale di particelle in confusione si irradiano energie lunari intercettate e distillate nei versi della poesia di Francesco M.T. Tarantino. Anelli di fumo danzanti, per oscure leggi fisiche a noi ignote, che pure si cercano, si trovano e determinano interazioni propositive. L’arte dal suo incubatoio astratto si concretizza in linee e parole correlate con movenze dettate da suoni cosmici captati da radiotelescopi abbandonati. Immagini e versi che si intrecciano in una strut-
tura elicoidale similare a quella dell’acido deossiribonucleico. Di questo incontro l’orecchio attento può immaginare i suoni generati dal flauto a cinque fori dell’antica tradizione dello sciamanesimo druidico. Ritorna in un riverbero il simbolismo mistico dell’Yggdrasil, il frassino del mondo, l’albero della vita. Artisti che finiscono per impastare il corpo di un Adamo contemporaneo con colori e parole. L’arte si erge sui dolori del mondo e tenta di alleviare le sofferenze di un transito terreno assoggettato alla caducità del tempo. Nella superbia del superego, può capitare che l’artista contemporaneo, irriconoscente, scaglia il suo fragile ed inefficace dardo da una torre di Babele prossima al tracollo, verso un Dio bonario consapevole delle fragilità della sua creatura a cui ha donato, proprio con l’arte, la possibilità di prosecuzione dell’opera della Creazione. L’arte di Regina e Tarantino in questo inusuale contesto si presenta matura e disinvolta, in grado di traslare su piani paralleli stratificazioni emotive di attente coscienze. Lo spettatore/lettore viene condotto
e guidato lungo sequenze-catene di comuni parole composte con maestria in seducenti versi da Francesco M.T. Tarantino, verso l’estremità dove come ancore, meglio ancora aquiloni, gravitano le opere di Rocco Regina. La materializzazione delle suggestioni dello spettatore può riflettersi nello specchio fatto delle parole richiamate dal nulla cosmico o da anfratti fosforescenti nell’anima del poeta. I suoi versi sono potenti, ammantano i colori, ne sublimano l’interpretazione, la marcano aprendo varchi di stupore in chi guarda e legge. All’artista che scompone i colori della materia, il poeta risponde puntuale con la frantumazione molecolare del dizionario e prendono forma Erranze, Trasposizioni, Vortici, Ascesi, Fibrillazioni, Fenditure … Dalle macerie di innumerevoli parole nascono versi in grado di incantare chi li legge. Frammenti di vetro composti in una lente, che ipoteca l’interpretazione dell’opera pittorica a cui si riferiscono i versi, condizionando con stupore lo stupito spettatore. Francesco M.T. Tarantino, con i suoi versi, induce il lettore a varcare la
PREFAZIONE
porta dell’oltre indicando, nell’osare, possibilità percettive inusuali e non ordinarie. Nelle tele di Rocco Regina, i cercatori dell’alba nell’imbrunire potranno scorgere la fuga da “La fugue” di Kandinskij, nei versi di Francesco M.T. Tarantino l’effervescenza interpretativa di quelle opere. Le ombre cupe delle incognite del nostro tempo aleggiano nei versi del poeta ma restano appena sotto la linea di galleggiamento dell’inconscio. I quadri arrivano in soccorso con sorte di reti neuronali o agglomerati molecolari, esaltate da una sorgente luminosa intensa lasciata quasi sempre occulta e solo raramente manifesta. La sorgente della luce, l’elemento primigenio di ogni quadro, in queste opere di Rocco Regina, a volte sembra attraversare cupole di absidi di edifici di culto, altre volte oblò di astronavi interstellari. Viaggi straordinari nello spirito del cosmo colti da Francesco M.T. Tarantino come viaggi nel cosmo dello spirito. Partendo da una mia personale convinzione, che in ogni opera direttamente o indirettamente c’è sempre qualche elemento di tutte le opere
che l’hanno preceduta, resto frastornato da colori e versi. Resto quasi prigioniero del potere ipnotico di questo incontro di immagini e poesie. Vorrei orientarmi verso un approdo sicuro ma non ne sono capace. In due fulminee apparizioni mi ritornano in soccorso due quadri apparentemente assai lontani dal clima e dal contesto. Non mi perdo nella ricerca del motivo ma ne godo del potere ristoratore. La reproduction interdicte (la riproduzione vietata) di Renè Magritte, dipinto nel 1937 è il primo. In esso un uomo di spalle si guarda allo specchio ma l’immagine riflessa appare però anch’essa, irragionevolmente, di spalle. Ma non è uno specchio guasto, lo specchio si può infrangere ma non guastarsi. Ed il pittore, per fugare ogni dubbio, appoggia sulla mensola davanti allo specchio un libro che è invece riflesso correttamente. Non è un libro qualsiasi anche perché non esistono libri qualsiasi. Si tratta del romanzo di Edgar Allan Poe Le avventure di Gordon Pym il cui personaggio principale si spinge fino alla fine del mondo e, in un finale senza un concreto punto d’arrivo, ha una visione del tutto er-
metica, ai confini tra l’immaginario e il reale. Questa tela con il suo fascino mi ha introdotto alla pittura surrealista. La sua decrittazione fornisce gli elementi in grado di fare comprendere l’evoluzione pittorica che ha mosso Rocco Regina dall’interpretazione del paesaggio, verso nuovi ed inesplorati orizzonti, tanto più significativi poiché raggiunti al culmine della sua maturità artistica. Der Wanderer über dem Nebelmeer (Il viandante sul mare di nebbia) di Caspar David Friedrich è il secondo ed è più antico. E’ stato dipinto nel 1818. Un uomo dalla figura scura, dando la schiena all’osservatore, si staglia su un precipizio roccioso. Con i capelli scompigliati dal vento, il viandante contempla il panorama sottostante, coperto da un mare di nebbia. Si ergono in lontananza cime con alberi e vegetazione. Oltre, la nebbia il paesaggio si espande in modo indefinito arrivando a fondersi con l’orizzonte e a non distinguersi dal cielo nuvoloso. L’opera è pervasa dallo spirito romantico che nei suoi molteplici schemi interpretativi risuona degli echi delle introspezioni kantiane o di me-
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tafore sulle incognite di ogni futuro. Il tema del viaggio mi riporta ai versi di Francesco M.T. Tarantino, al suo viaggio nelle immagini di Rocco Regina, ai grappoli dei suoi versi che come foto di transiti onirici aprono varchi a nuove interpretazione di queste recenti raffigurazioni. Le atmosfere di nebbia finiscono col coincidere con le inquietudini trasmesse dai versi. Una luce calda come quella del tramonto pervade la tela di Rocco Regina che dà il nome a questo percorso artistico condiviso. Il riposo della luce del giorno che volge al declino prepara alla sera, al momento in cui ogni viandante deve fermare i suoi passi e dare quiete al suo corpo. E’ il momento della meditazione e della riproposizione del miracolo sulla strada di Emmaus. In questa quiete si intrecciano i pensieri di ogni viandante del pianeta (ognuno è viandante sulla terra) sul cammino fatto e su quello che rimane da fare, oltre l’orizzonte dove anche il sole si corica, in un perenne divenire. E’ il momento in cui la poesia come la preghiera può nutrire e saziare l’anima.
Eppure c’è luce intorno al battito e il gioco d’ombre si dirada ancora! Come un canto che arriva da lontano ti stringe il cuore e dopo lo rischiara e vedi un orizzonte in divenire. Nei due quadri ritornati fortuitamente alla memoria, complici le opere e i versi di cui abbiamo parlato, il volto dei protagonisti è occultato. E’ forse proprio questo l’elemento che li ha fatti sovvenire in questo suggestionante ed elettrico contesto. Ognuno è testimone della propria interpretazione e gli autori hanno lasciato la libertà di dare al volto le sembianze desiderate affidando allo spettatore il ruolo di protagonista. Proprio come i quadri di Rocco Regina e le poesie di Francesco M.T. Tarantino. Associazioni ardite? Voli pindarici? Deviazioni interpretative? Orizzonti in divenire!...
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Trasparenza, Olio, 24x44 cm
Orizzonti in divenire 13
Ora ti riconosco: vecchio, disteso, accoccolato, sui pendii, coi panni neri, le cappe e le rassegnazioni.
TRASPARENZA
Che incrinature e ombre! e tanta facile ironia tra gli anfratti di merda e l’idiozia; scoscese impronte di un passato dimenticato. ¿Può il tuo occhio andare oltre? Tra i pennelli e le tele lasciami ancora un lutto da resuscitare nel rosa ai bordi della sera, cammin facendo, se cambia l’atmosfera.
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Scomparse, Olio, 24x34 cm
Orizzonti in divenire 15
¿Dov’è, dov’è il tempo che immiserisce e transustanzia il fogliame e disperde le essenze, gli archetipi delle stagioni?
SCOMPARSE
Volevo darti un bacio ma ero in ritardo, il vento raccoglieva il bianco e scompariva tra le nenie di lunghi fazzoletti intorno al collo. Si dimenavano le vene oltre le memorie perdute o cancellate, quando il sibilo raccontava le primavere andate; e ti chiedevi dove mentre scomparivano le stelle e i fantasmi di carta.
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Case, Olio, 24x44 cm
Orizzonti in divenire 17
Son luoghi di memorie sulle murge sotto un cielo bislacco e inconsueto, sono radici incontrastate e fonde che narrano le lacrime e il sudore. C’è in ogni pietra un’anima lontana che vive nei dintorni delle case, e si racconta e ascolta lo scorrere del tempo e le diverse situazioni.
CASE
Respira l’inquietudine dell’uomo, ripara dalla grandine e la pioggia, e quando il sole batte reca l’ombra ad ogni alita che alberga oltre i muri. Adorna di cespugli e di ferite, non c’è segno che non abbia una storia, e le viuzze che portano sul mare confondono il confine con il cielo. Spesso il vento accarezza l’indomani i petali di sogni risvegliati; s’accartoccia ogni schiena sotto il peso delle ombre che trascendono la morte.
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Disturbi, Olio, 24x44 cm Collezione privata
Orizzonti in divenire 19
DISTURBI
Non sento freddo ormai alla testa perché nulla mi offende ed io non sento le scorie d’impliciti passaggi e vuoti di memorie nell’incomparabile scenario di cancellazione dove s’annulla il passo e l’orma si confonde con la duna. Non c’è orizzonte d’anima dismessa dove si perde il morso della luna; restano le piccole foglie che irrequiete si ostinano ad inseguire un’ombra che non ti riconosce e t’allontana dai passi che ostacolano il primo sentimento e nell’errore il cuore muore.
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Fantasmagorie, Olio, 24x44 cm
Orizzonti in divenire 21
Rincorrersi di nicchie nella valle; si susseguono gli archi in un marasma di maschere in seppellimento; passa una carrozza e non ritornerĂ perchĂŠ saranno chiusi i porti, e ai naviganti il mare non concede gli approdi di un corteo inusitato di fiori.
FANTASMAGORIE
Coltri di nubi ed acque minacciose riverberano il sogno di un occaso irraggiungibile che lascia intravedere la fine ed il principio di un misericordioso incrocio che attraversa le croci e si dissolve in un riflesso di cielo rovesciato che esonda la memoria e rigurgita le comete nere. Trasborderai da una a un’altra camera e coi fuochi fatui morirai.
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Consustanziazione, Olio, 24x34 cm
Orizzonti in divenire 23
Non c’è pane né vino e non c’è casa, non ci sono incidenti di percorso; non c’è ombra di qualcuno che rincasa, e camminar sull’acqua del soccorso, senza un Cristo, è soltanto abbreviazione di un cielo capovolto in anse piane. Correvamo da bambini in aquilone sorvolando propositi e savane
CONSUSTANZIAZIONE
per annegare in acque sconsolate che sembrano marcire oltre i dirupi. Divina permanenza in abitate casupole che il gufo irride ai lupi. Cade la creatura della notte e si disperde in fondo a un labirinto, non basteranno le ragioni addotte per succhiare i fiori del terebinto. Ci sono solitudini a dimora che resisteranno alla nebulosa che ti avvolgerà ancora per un’ora prima di sfogliare un’ultima rosa.
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Trasposizioni, Olio, 24x44 cm
Orizzonti in divenire 25
Trasposizioni d’acque indipendenti che intercalano binomi e sequenze di onde magiche perse e irriverenti che sostengono diverse frequenze. È lo sciabordio dell’andamento che si consuma e torna a nuova calma rialzando le vele in controvento tra il biondo della terra ed un fantasma
TRASPOSIZIONI
che t’insegue rubando il continente all’orizzonte piatto e indefinito dove l’azzurro ti tocca la mente e comprendi il limite stabilito. Ritorna e bacia il sole il mare aperto oltre la barriera indivisibile e se il pennello intingi nell’incerto non arrenderti a ciò che è impossibile. Per quanto viene il buio non è notte e nell’attesa guardi il mare chiaro lasci finalmente le tue grotte e dopo la deriva cerchi un faro.
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Cavalcavie, Olio, 24x44 cm
Orizzonti in divenire 27
Derive d’universo in un frantumo di sentieri; la boscaglia, l’infanzia mattutina e il tunnel della vita che tarda ad arrivare. I nodi, gli intrecci e la confusione, il posto che non vuoi vedere; – eppur ti tocca andarci! Lasci le fonti, i campi di grano, l’estate.
CAVALCAVIE
E davanti una strada che percorrerai in fretta, periferie, ferrovie, incroci autostradali e tunnel, cavalcavie… Saranno vuoti di memorie abbarbicate al sole, un sole sempre più malato che non illumina le torri delle tue prigioni. Ripensi al mattutino, l’armonia dei giorni ad intrecciare i sogni, lontano dalle spinte che ti spezzano il cuore,
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Vortici, Olio, 24x44 cm
Orizzonti in divenire 29
Precipiti d’angosce sparse in molteplici dolori che non si acquieteranno e ti domanderanno: ¿a chi appartiene il sogno e la follia?
VORTICI
Non vedo orme visi e malinconie! Solo l’ombra nera del quotidiano attraversare le ferite e le cicatrici di un passaggio macchiato di sangue sversato ormai aggrumato. Non è più tempo di danzare e le ragazze sono andate via, non puoi neanche ricordarle, magari accarezzarle, perché della memoria è chiuso il tempo. E ti porti dentro la profondità di un inganno estraniato che ti ferisce ancora e si raccoglie al centro di un vortice che mira a sprofondare le tue carni, il sentimento e ti decreta morto tra le piaghe
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Momento, Olio, 24x34 cm Collezione privata
Orizzonti in divenire 31
Ed è di nuovo azzurro tra le case un cielo che respira sulla morte ed attraversa il tempo e mette in fase la ricomposizione delle rotte.
MOMENTO
Non puoi andare senza itinerario, un faro per le barche e gli aeroplani, senza un libro di bordo e un calendario, un battito d’ali e le tue mani. C’è ancora il fumo tra le case matte e maschere disperse in mezzo ai prati ché la guerra non ha lasciato intatte le stagioni che inseguono gli estati. Anche le primavere son contratte e i fiori muovo prima d’esser nati.
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Triangolazioni, Olio, 24x44 cm
Orizzonti in divenire 33
Deposti i panni d’ingratitudine mi trascino a forza d’inquietudine in un calvario di liberazione che sottendente riconciliazione. Panni neri offerti come espiazione attraverso la manifestazione di lamenti espressi in solitudine che dopo un po’ ci fai l’abitudine.
TRIANGOLAZIONI
E l’innocenza di una apparizione è lontana da una crocefissione nonostante la beatitudine di un discorso fatto in altitudine. Resta il dire per similitudine che ridiscute la consuetudine e mette in discussione ogni equazione tra i teoremi senza soluzione. E nel chiaro la vicissitudine di un chiodo affinato sull’incudine che bagnerà di sangue l’illusione di un messaggio che provoca emozione. Itinerario di separazione rende possibile un’evoluzione che coinvolge una moltitudine di silenzi da ogni latitudine.
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Fibrillazioni, Olio, 24x44 cm
Orizzonti in divenire 35
Inusitati spazi e macchie come conseguenze di complicanze aritmiche e fibrillazioni da un punto di memoria che spacca l’universo e ti concede il quattro di una tua via.
FIBRILLAZIONI
Per l’obbligate direzioni s’incrociano i cammini e l’andamento tra le possibili intuizioni che leggi in una storia che parla di lei ma non è presente e ti confonde veramente. Ah! Le gonne da ricordare che bruciano l’anima incandescente al fuoco di mandole amare che sono da scordare prima dell’imbroglio dei crepuscoli che è già sera e non è notte. Dissemina il ciglio d’un grano che non fa zizzania e contestazione se lo beccheranno i passeri tu lasciaglielo fare ché all’orizzonte spunta un aquilone pronto ad oltrepassare il mare.
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Fenditure, Olio, 24x44 cm
Orizzonti in divenire 37
Incorrere nei sogni dell’inconscio a chiazze sconosciute e senza aritmetica. Perdersi in vuoti di memorie e abbandonarsi al desiderio di forze incapsulate che riaprono ferite: fendono l’anima le schegge acchite!
FENDITURE
Ed io m’imploro d’allontanarmi da un anticipo di dolore che straccia gli acquitrini e muove confusioni intorbidando il cuore che rende ciechi gli occhi e piega i tuoi ginocchi finché l’aritmia spegne il respiro. Chiudi gli occhi senza via d’uscita tra fenditure d’acque e squarci ormai serali che annunciano la notte di stelle fisse e semoventi dove andrai con altri morenti a navigar le rotte di una sirena d’acqua che t’invita.
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Sembianze, Olio, 24x44 cm
Orizzonti in divenire 39
Da una croce a un’altra, a un’altra ancora, più grande e pazza e piena di mistero che rende la follia esplicita e serena.
SEMBIANZE
Non miagola il gattino precipitando in piedi; cade sopra i simboli di numeri sospesi e torna miagolando sui cieli di finestre. Discese e congetture tra ghiacci e primavere, luci, disturbi e macchie di ombre in riverenza traversano un destino che resta crocefisso. Ed è lontano il tempo della resurrezione; la maschera è in tavola, la lancia nel costato, tuoni e disperazione nel farsi della sera.
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Traiettorie, Olio, 24x44 cm
Orizzonti in divenire 41
Ed ogni fuoco mira al centro: fasci di traiettorie scompongono il disegno che folletti senza margini dislocano la scena dove non c’è più quiete.
TRAIETTORIE
È sempre minacciosa l’ombra che annerisce gli oboli di storie lancinanti perse in una quantica che le restituisce piene di punti e a capo. Non hai resistenza da opporre ai muri scalcinati, perfino l’orologio è senza le lancette; depone il tempo ad arte e non contempla niente.
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Caos, Olio, 24x44 cm
Orizzonti in divenire 43
Cieli, mari, terre e ombre; separazioni e luci e brividi di freddo; intorno le colline che aspetteranno il sole e fioriranno d’erba.
CAOS
Questo, per noi, domani! Quando l’arcobaleno sistemerà i colori e sfoglierà la vite, i tralci ed il maggese, le piccole contese. Intanto è nella bolgia che transitano le ore in disperata assenza di un ordine cortese. Un caos multiforme trattiene le speranze. Puoi scendere dal tempo e respirare l’aria: inconsueta ampolla di nascitura vita tra l’universo intero che ancor non ha sentiero.
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Centocinquanta, Olio, 24x44 cm
Orizzonti in divenire 45
Bandiere a stracci e rivoli di sangue: ¿a cosa son serviti i tradimenti? ¿Ad espiantare la gente che langue o ad annullare i Risorgimenti?
CENTOCINQUANTA
Son stese al sole le camicie rosse per la via dei centocinquant’anni, un fazzoletto bianco per la tosse e un drappo verde per scordar gli affanni. ¿Dov’è finita l’idea di Unità? Nelle piazze, non tra le catapecchie, nel nord dei boss(i) e dell’illegalità. Ci vorrebbe una tirata d’orecchie per chi disconosce le idealità di storie che non sono ancora vecchie.
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Inganni, Olio, 24x44 cm Collezione privata
Orizzonti in divenire 47
Di un tempo che fu non restano segni ma desideri imprecisi ed enigmatici incasellati tra macerie e spazi aperti: il confine!
INGANNI
La torre e accanto l’altra a metà e il fumo in un crocevia di doglie e abbrutimenti di malinconie tra sparse foglie e sentimenti. Cateratte, intrecci e percorsi di assenze e inquietudini che ancor non riconosci ed è paura che il vento porta fuori. Non ti lascerò tra gli inganni e ti prometto che starò più attento a non scivolare e frangerò le porte della desolazione.
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Storie, Olio, 24x44 cm
Orizzonti in divenire 49
No! Non è finita la storia; restano nell’anima gli echi d’assalti e le memorie, le barricate, il vento che insegue morte e collassa ogni cosa; un tonfo sordo accanto ed è la morte! ¿Chi spegnerà i sogni di grano e l’aia, il casolare, le stanche braccia di Maria?
STORIE
Andarsene senza voltarsi per conto di uno straccio di bandiera. ¿Che cosa me ne resta oltre le dune? Del deserto il silenzio e poche rune. Porto dentro gli spari d’altre storie gli anfratti in movimento, i cespugli, le buche, la voglia di smarrirsi… Capacitarsi della sospensione: esserci o non esserci!? Cadere e non sapere se vivere o morire.
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Dissoluzione, Olio, 24x44 cm Collezione privata
Orizzonti in divenire 51
Di corvi neri e sparsi volti ogni misericordia in cerca di sangue e bende da lavare con i pensieri ad asciugare. Rincorrere gocce e rivoli grumi e brandelli di ferite le bestemmie al cielo indurito il piscio in un prato fiorito.
DISSOLUZIONE
Aleggia intorno il militare cogli occhi arrossati e bruciati le mani ormai senza le dita e l’anima già in fin di vita. Come un Cristo deriso e stanco abbandona la croce e scende porta un po’ di consolazione a ogni carne in dissoluzione. Lenzuola stese ad avvolgere storie che non hanno memorie tra le lacrime di un amore dove resta solo il dolore.
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Interferenze, Olio, 24x44 cm
Orizzonti in divenire 53
Inizia qui l’andirivieni di brevi luci intermittenti ombre e strazi di più miserie che sfidano nuove intemperie. Scialbe onde elettromagnetiche tra lampi e raggi ultrasolari che spingono eccessi di luce su una figura alquanto truce.
INTERFERENZE
E i bagliori gli schizzi intensi frangono i vetri della mente in un’algida d’emozioni che colpisce le sensazioni. Rette in orizzontale stanno curvandosi in macchie nerastre striate di sangue rossastro che inclina un percorso giallastro tra derive d’interferenze che riportano nella mente colori inconsulti di anime che intorbidano le lacrime.
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Bandiere, Olio, 24x44 cm
Orizzonti in divenire 55
Non so se son finte barriere, drappi di diverse bandiere, colori attorcigliati e sfatti che giocano al vento d’anfratti.
BANDIERE
S’è offuscato il bianco d’incanto e il verde rende opaco il sogno, resta il rosso a svelare il canto di cui adesso mi vergogno perché non ho forza d’alzare un tricolore e sventolare la patria, Dio e la famiglia, la figlia che mi rassomiglia. È il giallo del grano e il sudore che mi solleva dal dolore e mi spinge verso un altrove dove incontrerò cose nuove.
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Nodi, Olio, 24x44 cm
Orizzonti in divenire 57
Nodi d’intrecci di sgarbi e passioni inusitato scorrere confini tra memorie infantili e maschere sottili. Nodi strampalati tra chiazze di magico rosso confuso tra alterni colori e patire finché un evento ti lascia morire.
NODI
Nodi attorcigliati dentro un percorso senza itinerario e orme coi fantasmi dietro l’angolo e nella curva c’è un angelo. Nodi di confusioni e danni che inquietano l’orizzonte vicino e pur se non li riconosci nascondono i tuoi desideri inconsci. Nodi di cravatte e scorsoi di possibili morti e distruzioni di immagini sfuocate che intrecciano vite slegate.
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Erranze, Olio, 24x34 cm Collezione privata
Orizzonti in divenire 59
Attendi sul gradino ché non sai cosa fare; hai davanti paludi che non riesci ad attraversare e ti domandi qual è la domanda sbagliata! E attendi che un’ombra venga a traghettarti; indugi a seguirla ma è necessario.
ERRANZE
E ricongiungi di una vita le macchie imprecise, a volte bugiarde, inafferrabili, ormai, lungo una traiettoria prospettata. Non t’affidi a nessuno e ridisegni il tuo errare in cieli di memorie e inferni di devianze: l’attraversamento delle sospensioni tra destini incrociati che mettono fine alle tue erranze.
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Intersezioni, Olio, 24x44 cm
Orizzonti in divenire 61
Nascondimenti d’infrazioni confusi in immagini riflesse e abbandonate in un gioco d’immediate scomparse e ritrovamenti improvvisi.
INTERSEZIONI
Memorie disturbate in intarsi cangianti e folletti precipitanti che non hanno riflessi e né sfaccettature. Boulevards d’intersezioni e brividi che scompongono le finzioni e t’inducono in tentazioni finché non avrai scampo in una confusione di colori.
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Scomposizioni, Olio, 24x44 cm
Orizzonti in divenire 63
Di miraggi e finzioni intermittenti oasi di liberazioni inconsistenti e insufficienti di possibili evoluzioni. Correggere la rotta e andare tra la scomposizione di un mistero che non puoi misurare e s’allontana sempre più dal vero.
SCOMPOSIZIONI
Restano le linee immaginarie di un percorso scomposto e di attese contrarie dove ogni passo è fuori posto. T’inoltri fra quel che resta del giorno e senza ritmo vai all’imbrunire delle cose che stanno intorno e in solitudine morire. Scomporsi nell’aria e salvarsi tra i diversi livelli in parallelo precipitare e immaginarsi ormai fuori da ogni diallelo.
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Dissolvenza, Olio, 24x44 cm
Orizzonti in divenire 65
Imperscrutabili soli e fati luminescenze fatue e luci incandescenti in un groviglio di macerie che sfidano distanze ancora da codificare. Voci d’universi cangianti fra schegge di meteore e astri in dissolvenza.
DISSOLVENZA
Non è ancora la fine e resiste l’architettura di particelle in movimento. Ma non c’è più spazio per difendersi dallo sconvolgimento del respiro che subisce il passaggio dei pianeti in disarmonia con la materia. Si sta spegnendo il sole e una breccia s’allarga a dismisura nella liquefazione di vita elementare che si dissolve e cede il passo a una possibile disavventura.
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Stanze, Olio,24x44 cm
Orizzonti in divenire 67
Ăˆ il dettaglio che esalta il tempo; e il tempo è lĂŹ davanti, in uno specchio, una canzone, in un tumulto di ricordi. Il canto dei segreti e le immaginazioni, momenti di spavento: sono le stanze che attraversano il tempo.
STANZE
E il tempo indugia sulla solitudine dei pennelli e acque dove trasfondi la presenza dei lari. E fai la conta degli altari dei sacrifici rimandati e le coccole nelle malattie: il seno che ti bagnava le labbra. Forse è il tempo che attraversa le stanze e lascia un mare di silenzi col gelo in fondo al cuore.
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Transustazione, Olio, 24x44 cm
Orizzonti in divenire 69
È dalla terra con le sue acque e il grano che si solleva il firmamento. Son le braccia di chi semina e i falciatori che vanno verso il cielo in un delirio di sudore.
TRANSUSTANZIAZIONE
È il sangue degli oppressi che falcia l’orizzonte e accumula i lamenti in un vortice di dolore. Sono le genti in malasorte che sfidano il destino e in elevazione con mani sanguinanti concedono preghiere agli angeli migranti. Viandanti stanchi che lasciano deserti in cerca d’altri mari, sono ombre solitarie ai passi di confine.
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Striature, Olio, 24x44 cm
Orizzonti in divenire 71
Ancora risvolti e drappeggi sull’elmo e la sagoma del soldato che non ha volto, sul fucile spezzato. Le campagne di guerra e le ferite, il travaglio dei sogni e le memorie.
STRIATURE
Un susseguirsi di pensieri e il sibilo dei mari, il frantumarsi della vita e scomparire in una lunga notte senza piĂš stelle. Drappi sulle memorie, residui di battaglie ed erbe sanguinanti: cieli striati su terre di menzogne.
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Passaggi, Olio, 24x44 cm
Orizzonti in divenire 73
Alla rinfusa, privi di memorie, in un lembo di terra che spegne la fame e la sete, si scompone la carne e resta la maceria. È una casa da immaginare, illuminata e nuova, con i fiori di sopra senza affetti da ricordare.
PASSAGGI
Intravedi le altre luci, le case, scorrere in confusione tra un sudario e la terra, in un andirivieni d’illusioni. Sfregiare il cielo per sfidar le stelle: non è l’approdo che ti serve; ricominciare il tempo è la trasformazione di un labbro che s’impegna ad invertir la scena di un passaggio tra i mantra che oltrepassa il silenzio nei voli di farfalle le cui ali, presto, scompariranno.
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Immanenza, Olio, 24x44 cm
Orizzonti in divenire 75
Curve che attraversano spazi e venti che scompigliano il tempo, le ombre, l’andare e lo svanire.
IMMANENZA
Onde vaganti e intense, nascondimenti e meraviglie in un intreccio di turbini e baluginii di albori, tra le assenze di quiete e un groviglio d’incantamenti che non riconosce i lamenti e contrastanti sentimenti. È la corsa dei sogni dove precipita la vita tra radici sconnesse in una prospettiva d’immanenza.
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Orbite, Olio, 24x44 cm
Orizzonti in divenire 77
Luna nell’ingorgo di particelle incandescenti e roteanti, continui spostamenti di orbite e movimenti in un inferno di separazioni.
ORBITE
¿Quale orbita appartiene al tuo cuore? ¿Dove ti porterà il destino? Incontri volti, corpi in solitudine, inquietudine e mortificazione in faccia al sole in traslazione delirante per ogni spazio d’attrazione: la mistificazione di distanze irraggiungibili. Telluriche scosse in controfigura lì dove emerge la statura della donna in generazione ma con la vita in dissolvenza tra i frantumi dell’universo.
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Macerie, Olio, 24x44 cm Collezione privata
Orizzonti in divenire 79
Come fossili annoverati tra reperti d’altra era, utensili e soccorsi di un quotidiano divenire, che a notte rifluisce in una morta gora inossidata, che accoglie e smangia i desideri di un proibito immaginamento, di estetiche figure evanescenti che ruotano e scompongono macerie.
MACERIE
Ăˆ il racconto di un lento scorrimento che trasuda e sconfina negli specchi di irriflesse emancipazioni sepolte tra lo stagno e lo sgomento. Non ci sarĂ la trascrizione di situazioni irriverenti che contraddicono la storia, ormai incontinente, che lascia le ferite conchiuse nel sommerso.
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Sotterranea, Olio, 24x44 cm
Orizzonti in divenire 81
Scorre veloce e intransigente con i suoi incroci di locomotive, e vanno come zombi in canali sotterranei tra luci alterne e buio, dove l’ombra dissente dalla quiete, le inutili figure inesistenti.
SOTTERRANEA
Rumori di ferraglie in movimento che tradiscono i morti di spavento – sangue contrabbandato per progresso – respingono le grida di vendetta che salgono dal tunnel della scienza in lento progressivo spostamento dei binari che ne sono l’essenza. È il collasso del tempo, di un’era ormai morente che si frappone tra l’avvenire e la memoria. Ed è lo smarrimento di una farsa in declino dove si snoda l’ultimo sipario.
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Dissimulazione, Olio, 60x80 cm
Orizzonti in divenire 83
DISSIMULAZIONE
L’alternanza di un’ombra che respinge il presente e lascia intravedere spazi di offese e frustrazioni. ¿Quali le miserie d’ingombro e dove l’inciampo dei passi? Si è rotto l’incedere ardito delle divise e non riconosce l’agguato: il subbuglio di un magma assito che non dispone e si scompone in rivoli di matasse d’incomprensioni. Prenderemo le mosse dagli sventolii delle ombre per dissimulare gli inganni dell’impotenza!?
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Croci, Olio, 24x44 cm
Orizzonti in divenire 85
Non ci sono domande, a queste croci, da porre o che si possono inventare; solo il silenzio, che strozza le voci, ridomanda qual è il passo da fare verso un universo consustanziale al mondo, immerso in qualsiasi tempo. Resta la tentazione del reale a esaltare i sensi che nel frattempo
CROCI
discutono, respingono l’essenza di un atto finale: il morir per amore! Ed è l’assioma della trascendenza che svuota il gesto e mi fa peccatore. ¿Cosa lascerò ai tuoi piedi feriti e dove raccoglierò il tuo sangue quando me ne andrò con gli occhi cuciti, la bocca chiusa e l’anima che langue? Può darsi in cielo, in terra, in ogni luogo; cuore errante, fra croci e devozioni, finché raggiungerò l’ultimo rogo che brucerà l’anima e le emozioni
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Scie, Olio, 24x44 cm
Orizzonti in divenire 87
SCIE
Irruente la scia che devasta e separa le stanze dalle mute parole, dai ricordi, dal tempo, dai quotidiani amplessi in rifugi di sole distratto e irriverente, sopra i fiori d’altura che son sospesi e traslocati dai marciapiedi ai campi. E restano le scie evanescenti ai bordi di memorie inconsistenti e respingenti. Immagina il taglio obsoleto: separazioni d’acque e di frastuoni; da un lato il grano e poi la storia, dall’altro la sconfitta dell’eroe! Com’è triste ridomandare al tempo inquieto la solitudine e la quiete.
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Cortili, Olio, 24x44 cm
Orizzonti in divenire 89
CORTILI
Inconfondibili giochi di venti in trapezi sospesi, indistinguibili geometrie tra figure contese dove gli amanti, uccelli e cani irridono folletti e nascondigli di fantasmi. A volte è un gioco semiserio e avaro, a volte ce lo nascondiamo ma è l’incubo che avanza inesorabile e inquieta il cuore, i gatti e l’ametista; l’incontenibile esplosione d’incontrollati morsi.
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Colori, Olio, 24x44 cm
Orizzonti in divenire 91
Abusati, disfatti e segretati; quasi stracci sul fondo di bandiere inospitali e ree di morti in mezzo al mare.
COLORI
Colpiva l’esplosione millanta disperati, innocenti martiri coi corpi sbrindellati. Anche per l’alto mare fumavano le navi colpite dalle bombe in frantumati resti. E di colori travisati si nutre ormai la bestia risolta a dilaniare il simbolo che resta.
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Pellegrino, Olio, 35x42 cm
Orizzonti in divenire 93
Di luminosi estremi ricoperto e da umili pensieri accompagnato, attraversi gli spazi sconosciuti d’incerti movimenti orizzontali.
PELLEGRINO
Non hai il bastone e le tue vesti son cantici di glorie e di memorie, in ogni sera che ti fermi e preghi e sciogli i tuoi legami dal cammino. Non c’è passo che confondi o che arretri e il limite è la meta che hai davanti, che intravedi in un oltre con la mente dove arresterai il passo genuflesso. Intanto scorrono dimore attente al passaggio degli ultimi viandanti che si fermano davanti alla soglia di una reliquia mai dimenticata.
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Frantumi, Olio, 24x44 cm
Orizzonti in divenire 95
FRANTUMI
È il frangersi del tempo condensato in ore e in minuti. Attimi di frantumazione di un passaggio velocissimo che arresta il volo e decompone il palpito di vita, la coessenza dell’oltre in mille rivoli d’incomprensioni. Si sfrangiano le parti e si dissolve il canto: la sussistenza lieve delle cose. Sparse nell’aria le colorate piume e il sangue… Si spegne il cinguettio e non c’è più nido da amare. L’eco di un colpo si dimena e annuncia il tempo della distruzione.
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Genuflessione, Olio, 24x44 cm
Orizzonti in divenire 97
Inarrestabile il frastuono tra il gelo e l’ossatura! Non è il sangue che scorre dentro le vene ma è la mutazione del calpestio, di ogni gradino che inventa e dissolve il passo inafferrabile e deciso.
GENUFLESSIONE
Non un attimo di menzogna sulla bara d’incredulità, e neanche fiori, ché non sento l’innocenza di una lacrima e i tradimenti di chi mi ha voltato le spalle e non s’arrende alla genuflessione della morte. ¿Vuoi giacere nel fondo dei fossi e abbandonare ogni calma e solitudine? Ci sarà il guardiano dei fiori che reciderà il tempo e raccoglierà silenzio, la sera.
98
Disperanza, Olio, 24x44 cm
Orizzonti in divenire 99
Sono passaggi d’inaudite sponde che dell’approdo han disertato il tempo, e s’accavallano in preda alle stagioni con ogni luna e altre solitudini.
DISPERANZA
Sembrano andare le vele sopra il mare ma un turbinio le fa naufragare, e nell’inganno di specchi sconosciuti sprofondano in abissi addormentati. ¿Quali miserie resteranno ancora tra le rive e i cumuli di vomito che il tempo irride e muta in disperanza? È l’abbandono di un albero che cade e muore alla terra alle radici e al cielo e più non sente il nido degli uccelli, le nenie mattutine e il vespro amato di chi attende di salpare per il cielo.
100
Tragressioni, Olio, 24x44 cm
Orizzonti in divenire 101
Son solo ritorni di sospensioni, fratture di giorni sospesi che ti lasciano “solo” nell’anima che inquieta lo scorrere delle tue contraddizioni e ripercorre in ogni direzione le pieghe delle tue trasgressioni.
TRASGRESSIONI
L’interfacciarsi di gelide proibite visioni inattese, dall’infanzia alla vita, tra fuochi screziati e silenzi e prati di gioie perdute, irrompe nel volo dei corvi e domina il tempo e lo spazio di un’ultima lenta agonia.
102
Esodo, Olio, 24x44 cm
Orizzonti in divenire 103
Ăˆ quel che resta di un esodo di un’illusione di conquista: piccoli fuochi di bivacchi tra i corridoi della notte muta di stelle e luci.
ESODO
Repentini allontanamenti di fratellanze antiche in una transumanza che dispera, e lascia tracce di costernazione tra lacrime e desolazione. Echi di passi portati dal vento, ansie trascinate in silenzio e la meta lontana che non si lascia intravedere: è la disperazione!
104
Uccelli, Olio, 24x44 cm
Orizzonti in divenire 105
UCCELLI
Trafitti, scompaginati al volo e delle piume il frantumarsi, non resta che osservare il vento, che rincorre ogni carezza ed ogni sale, all’interno di un cielo in lontananza che s’indigna per le creature morenti allo spasimo ed alle traiettorie: l’incrocio di un piombo che sega le ali! E vedi la scena al rallentatore la fine di un angelo che smarrisce i colori e si staglia a mezz’aria per un attimo ancora.
106
Arcani, Olio, 24x44 cm
Orizzonti in divenire 107
Arcani dissimulati in arpeggi di echi transustanziate ormai distorte che approdano su sponde senza ormeggi e in parallelo attendono la morte. Traditi e consumati in ciminiere neanche le memorie restano al mondo e dei ricordi tradotti in preghiere non resteranno tracce nel profondo .
ARCANI
E in ogni macchia abiteremo insieme le nostre solitudini del dopo quando sarà tardi per avere un seme da piantare con un preciso scopo: vederlo crescere in altra prospettiva oltre le dune nei campi sminati; sarà un ricordo il fumo che appariva tra i tetti rossi e i cieli disarmati. Quel che resta ancora è un’alba interdetta, un miscuglio di variopinti odori; la fine di una guerra maledetta che abbatte i confini e gli ultimi orrori.
108
Nostalgie, Olio, 24x44 cm Collezione privata
Orizzonti in divenire 109
Eccolo il posto! È quello delle prime volte, il posto dove andare di nascosto. I primi effluvi e le pulsioni, gli incanti mattutini oltre la siepe…
NOSTALGIE
Ci son tornato spesso a cogliere ricordi, rivivere le fate in case ormai diroccate, tra i viottoli e le fragole attento ad altri frutti che ci dicevano proibiti. E di quel che non colsi oggi mi pento ma resta indelebile il pianto per un bacio dato mai più tornato. Non ci son più fragole e neanche desideri ma solo nostalgie di bionde sensazioni.
110
Rosso, Olio, 24x44 cm
Orizzonti in divenire 111
È rosso, il rosso dei ricordi; e rossa è l’alternanza dei richiami: la casa dei fantasmi e l’inquietudine dei sogni con il rosso dei prati e il nero della guerra.
ROSSO
Barriere rosseggianti di miserie e dolori, intorno la solitudine senza fiori da calpestare. Restava un desiderio da colpire: le rose rosse con le spine per strappare alle stelle l’incanto e la promessa di un cuore rosso e nuovo che respira.
112
Arbitrio, Olio, 24x44 cm
Orizzonti in divenire 113
Di là c’è il mare, di qua lo stagno; l’intercapedine è una via che annovera passioni per scongiurare le onde tra i solitari anfratti.
ARBITRIO
E nella confusione dei ricordi fumano macerie e giaculatorie nell’ora dell’impatto di ripetute date che segnano l’inizio della trasformazione quand’anche il cielo resta indifferente ai bordi delle stelle e dei pianeti. Continuerò il mio calvario in ogni segno e in ogni arbitrio finché camminerò sull’acqua senz’annegare.
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Sentinella, Olio, 24x44 cm
Orizzonti in divenire 115
SENTINELLA
E fu la sofferenza dei colpi ricevuti che invocarono il cielo in direzione dei miei rami, per ogni grano di rosario di una moltitudine in sordina. E ora mi piangi – non son degno delle tue lacrime – per ogni goccia che bagna la terra saranno invece le mie a invertebrare la memoria. Non ero la storia ma un’ombra, nascosta nella linfa che ti parla, e le mie radici: il sale della terra, i miei rami: una preghiera. Quando non c’è il sole e il silenzio ridomanda alle cose: ¿quali sono i confini da attraversare? Resto qui, sentinella del prato, a contemplare il cielo quando il vento d’estate porta le voci di un sole che nasce dal mare e in altro mare tramonta. Ed è già luna che accarezza i contorni.
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Ascesi, Olio, 24x44 cm
Orizzonti in divenire 117
Angelo splendente di luce, messaggero coperto di ferite, di lividure e sangue nel tuo divenire. Grondano di colpe le anime che indifferenti si allontanarono lasciandoti solo a morire chĂŠ dubitarono, sul terzo giorno, la tua manifestazione.
ASCESI
Ed ogni macchia batte al petto tra i prati, la tempesta e il rinnegarti. Hanno scordato l’orto degli ulivi e l’abbandono: le smorfie di dolore e poi la luce. Senza avere ali tra il lago e la frontiera lasci cadere il fango di molte incomprensioni e ancora altri messaggi che indicano la meta in una ascesi in dissolvenza.
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Mescolanze, Olio, 24x44 cm
Orizzonti in divenire 119
Mescolanze di ombre e di confini, vortici e dettagli d’inquietudini, serrati ormeggi senza approdi. Muove l’atmosfera turbolenze ed indicibili figure d’inquiete notti e di paure, e torna l’ancestrale tuo bisogno di una luce, di una via d’uscita.
MESCOLANZE
Gradatamente sfuma l’intreccio di colori, ma non s’acquetano le anime dinanzi al nero delle trame e non comprendi il tempo, il limite dei sensi, e trasferisci il senso al prossimo risveglio: che non disturbi il sonno o qualunque altra memoria!
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Vaga(mente), Olio, 60x80 cm
Orizzonti in divenire 121
Di fiori colorati, erbe e cespugli Attraverso il passo ed ogni orma è già traccia fino al mare. Surreali campi in movimento Che rincorrono le acque ed è già cielo!
VAGA(MENTE)
Danzano i fiori coi delfini e le farfalle pronte a interpretare l’ultimo volo, il trasformare lo spazio conquistato in un precipitare e abbandonare il tempo della mutazione. Come passaggi di ombre in controluce trascendono le foglie in un vagare irregolare fin dove le riconsegna il vento e poi s’adagiano sui prati. E basta un soffio a sollevarle e può ricominciare la danza impertinente senza alcuna direzione in balia di correnti migranti che lasciano la quiete e il cuore innamorato innanzi a un cielo azzurro sconfinato.
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Miraggi, Olio, 60x80 cm
Orizzonti in divenire 123
Ed il camminamento è la distanza dall’occhio che declina le figure: le case come punti di memorie, le radici di storie parallele. Discutibili miraggi ed erranze rigurgitate dalle appartenenze, tra vicoli, percorsi e orme grigie, passi come inciampi che rimbombano.
MIRAGGI
E muta il firmamento oltre l’alveare d’incanti come fossero comete; pezzi di cielo striati come scale; inquieta misuranza di fusione. ¿Dove si scioglierà il gelo che incombe sulle case di assenti non vedenti? Non basterà un’eco per scongiurare l’inizio della fine e del dolore. E già il tempo non riesci più a fermare nella corsa che tutto rende immoto e stravolge i destini e le sembianze di questo posto che se fu, non c’è più!
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Anniversari, Olio, 24x44 cm
Orizzonti in divenire 125
Potevi nascere in questa o in altra data e immaginare il mondo alla rovescia riconvertire i pennelli e i colori in ansie, emblemi, immagini ed eventi. E nell’”osanna” di un posto strampalato cuci una bandiera che non m’appartiene, sigli una provincia ipocrita e banale, che non mi riconosce e va in malora.
ANNIVERSARI
Non è folclore il tuo e quello rosso è un colore spento che non fa più lotte; e il bianco poi è il colore della chiesa che vorrebbe il giallo accanto anziché il verde. Inneggi a questi centocinquant’anni come fossero la storia di un’Italia che ci vede uniti invece ci divide ad ogni celebrazione d’ipocrisia. E son le tue pennellate intorno che narrano ferite, lutti e espropri nei tuoi sessantacinque anni di racconti tra i colori, le tue tele e il tuo nome.
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Metamorfosi, Olio, 24x44 cm
Orizzonti in divenire 127
Abbandonare il peso ed inseguire il sogno rivestirsi di ali e colori e non stancarsi. Raccogliere l’essenza della luce ed osservar le forme precipitare e rialzarsi e giammai preoccuparsi di quel che sarai.
METAMORFOSI
Ti basteranno le ore Prima che faccia notte e se non avrai scampo non morirai finché raccoglierai la vita in altra forma e non cadrai perché non potrai. Divinamente esisti in un bozzo, in un sogno, nel nostro immaginario finché non ci abbandonerai percorrendo matematiche di terre, di radici, di intrecci del destino. ¿Se non ci fossi Che ne sarebbe dei miei sogni?
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Periferie, Olio, 24x44 cm
Orizzonti in divenire 129
Dove scorrono momenti e momenti e si ripete inquieta la follia tra il pio borgo e la periferia con la gente che vive di tormenti. Raccapriccianti maschere e folletti già insidiano i sogni dei nostri figli, non basterano sulla via i gigli che nessuno pianta ma son perfetti.
PERIFERIE
¿Come potresti immaginare il giuoco degli assenti stravolti e sconcertati? Non è la miseria degli indignati ma l’abbandono dei camini al fuoco. Non puoi passare per nessuna via né per solitudini o inquietudini, resti compresso nelle abitudini immerso nei fondi dell’idiozia. C’è un destino che attraversa la porta dell’incomprensione verso il confine, la malattia condotta sul crine dell’indifferenza che non è morta.
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Esplosione, Olio, 24x44 cm
Orizzonti in divenire 131
Ăˆ la maceria che esplode ed inganna nelle direzioni opposte e contrarie, ripetitive. Non è da comprendere il tumulto e la spinta, la propulsione e lo sconquassamento che induce a correre e ad allontanarsi.
ESPLOSIONE
Lasciarsi travolgere dalla deriva di scatenamento e nell’esplosione perdere il fiato e udire il tumulto di ogni lamento, di ogni voce che si spegne pian piano. Sgretolamento di materia e di sentimenti, disordine e caos e bugie; il dissolvimento di ogni esistente.
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Propulsione, Olio, 24x44 cm
Orizzonti in divenire 133
Centro d’energia rotante, indefinita; particelle intorno aggreganti e mescolanze di traslazioni: trasformazioni di frammenti incasellati nelle parti.
PROPULSIONE
L’intersecarsi di positivi e negativi, l’insieme pronto in un battito: momenti prima dell’incandescenza. E tutto torna, nella scansione di secondi, ad affacciarsi alla mente, che aspetta e che non ha paura e sopravvive all’insuccesso e freddamente osserva il dettaglio, l’attimo, il finimento.
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L’Arca perduta, Olio, 24x44 cm Collezione privata
Orizzonti in divenire 135
Da un disegno divino l’obbedienza a un progetto, nonostante le risa e lo sberleffo consegnasti di nuovo il mondo alla vita e nell’arcobaleno si posò l’Arca del mistero.
L’ARCA PERDUTA
Tutti la cercano e non la trovano un posto da vivere e da riconquistare al riparo dall’onda che travolge, che ti annega e distrugge e consuma la vita. Quello che resta è il tuo legno sull’Ararat, in una cornice di poesia, e per misericordia di quel Dio infinito la colomba recante l’ulivo. Abitiamo la terra in attesa di andare oltre le dune in cerca del mistero: il legno non può contraddire il tempo, l’acqua e un nuovo crocevia.
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Inquietitudine, Olio, 24x44 cm
Orizzonti in divenire 137
Inquietudine intravista nei sogni tra scorci d’incanti e deliri assiti; maschere rosse confondono il cuore e insidiano il giorno fin dal mattino.
INQUIETUDINE
Non c’è da sperare in calma di vento né in una quiete del giorno che avanza, l’impatto scompone il gelo dell’acqua e riverbera schegge di follia. ¿Quale catena arriverà alla sera per imprigionare il tuo dormire? Di solitudine e preghiere avite racconti alla notte il tuo patire, la tua paura di attraversare passaggi di sogni e fantasmi lari, figure indiscusse e particolari che non ti lasciano vivere ancora.
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Serpente di rame, Olio, 24x44 cm
Orizzonti in divenire 139
Sei la figura che in tempi passati lasciò intravedere la croce che salva. Bastava guardarti per non morire se punti dal morso di altri serpenti. E di passo in passo, e di terra in terra da un deserto di peregrinazioni venimmo infine alla terra promessa dimenticando i morsi dei serpenti.
SERPENTE DI RAME
Ad ogni morso si oscurava il cuore e affinavan le grinfie i prepotenti soli e perduti tra storie infinite perdemmo l’azzurro e il tuo potere. Ma qualcuno venne a schiacciar la testa di ogni serpente che insidia l’anima: appeso alla Croce, volgi lo sguardo per non morire mai piÚ in sempiterno. Se a te, fatto di rame, appeso a un palo, bastava guardarti per non morire, Lui basta pregarlo per non patire i morsi di un mondo ormai avvelenato.
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Sepoltura, Olio, 24x44 cm
Orizzonti in divenire 141
Immaginare quel che sarai, vederti sottoterra o nel cemento, nel gelo dei tuoi arti fatti a pezzi e iniziare la mutazione… Ti scomporrai in polvere davvero e resterai muto in verità; vestiranno di nero immacolato come lutto alla sera per giorni e giorni interi.
SEPOLTURA
Trasmigrerai con l’anima tra i differentemente vivi e riderai per ogni lume acceso, per le scritte idiote sui marmi, per il nascondimento della corruzione e putrefazione. Avrai pietà di un’intima preghiera che a sera scoprirai sincera; sarai tu la luce perpetua che in ogni circostanza guiderà il passo di chi ti vuol bene.
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Immagini, Olio, 24x44 cm
Orizzonti in divenire 143
Sembra la luce che illumina i giorni che stende i pensieri in campi di grano, trascorri le ore in attesa che torni il viandante che viene da lontano,
IMMAGINI
provvisto di falce e un po’ d’allegria raccoglie l’oro per farne del pane; bevendo a brevi sorsi la sangria danza allegramente col suo cane. Sono immagini riposte nel cuore che s’affacciano al cielo della mente quando una ferita ti fa dolore e stravolge i pensieri veramente. In una cornice di afa e calore Che però ti distrae brevemente.
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Tempi, Olio, 24x44 cm
Orizzonti in divenire 145
L’altro inganno è il sodalizio del tempo quando pensi che il tempo possa darti altro tempo. C’è un tempo e un tempo: sono i tempi del tempo che resta indifferente alla vita, alla morte, al desiderio.
TEMPI
¿Quale altro inganno annoverare tra la semina, il pianto e la raccolta? Non sai se ilo tempo effonderà la pioggia, se il seme vedrà il sole; se passando l’aratro muterà il colore della terra e le zolle volgeranno al domani. Chi semina non sempre è chi raccoglie e il tempo inganna e non s’arrende.
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Derive, Olio, 24x44 cm
Orizzonti in divenire 147
¿Dove va il pio borgo, con il suo faro, le chiese e un palazzo di merda? Sono in agguato le fiamme e il rancore ai bordi delle strade e dall’alto veleni e frustrazioni: palude di vomito e di follia. Solo i cani non portano rancore!
DERIVE
Sconfiniamo in una deriva e precipitiamo in un terremoto che non ci da tregua e non terrà conto di cravatte e bellezze costruite, di miserie e velleitarie ambizioni, di stronzi che mordono con la coda. Non saranno fiamme di purgatorio e non sarà più tempo di ripensamento o revisione di politiche d’inganni e di ricatti. Son derive ormai irreversibili che lasceranno in vita soltanto furbi e mascalzoni come iene e sciacalli sulla preda di carogne in putrefazione.
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Inconscio, Olio, 24x44 cm
Orizzonti in divenire 149
Son paesaggi modificati, sbiaditi nei ricordi dell’infanzia, confusi in settori di appartenenza che non distingui e non li riconosci. Segmenti di percorsi accartocciati che scivolano in giorni ed anni accantonati e mascherati che il tempo rimuove e lascia cadere in un greto di storie incancellate.
INCONSCIO
E se sono i pennelli a richiamarle è l’inconscio a riportarle alla memoria; memorie abbandonate che inseguono l’allarme di un prossimo distacco ombelicale. Nell’assenza di testimoni si addita il lupo chiamandolo cattivo che resta invece il guardiano di una trasformazione incontrollata.
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Svincoli, Olio, 24x44 cm
Orizzonti in divenire 151
Uscendo, alla prima nuvola a destra, un paese celeste fra altre nubi dove puoi affacciarti alla finestra e in un mare di cielo non hai cubi
SVINCOLI
ma alberi che presso le dune stanno a immaginare l’ombra delle stelle per il passaggio di quelli che vanno ad invocar la luna sulla pelle quando il sole va a dormire e domani ha senso svegliarsi e ricominciare a navigare solo con le mani attraverso atmosfere d’alto mare dove non c’è posto per i sovrani e per la gente che vuol comandare.
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Provocazioni, Olio, 24x44 cm Collezione privata
Orizzonti in divenire 153
Sequenze di note in rivoluzione che stanno ad indicar la via rossa dell’alchimia e della mutazione quando si scioglie il nodo in una mossa
PROVOCAZIONI
che non è silenzio ma vibrazione di corde dell’anima in movimento che suscitano la scomposizione di note e sottonote in smarrimento. E nei quarti di tono la riscossa di una musica come tradimento di una partitura come una scossa capace d’accendere un sentimento e catturare l’anima commossa innanzi ad un così breve momento.
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Orizzonti in divenire, Olio, 24x44 cm
Orizzonti in divenire 155
ORIZZONTI IN DIVENIRE
Fermo e indefinito quest’orizzonte che mi si affaccia agli occhi e che m’inquieta ché s’allontana il tempo del sognare. Io resto abbarbicato a un sole spento e di lontano scorgo spazi incerti infranti senza più luci e senza ombre che confondono l’anima e lasciano ferite aperte e piaghe in ogni dove. Bisognerà scomporre ogni disturbo gli inciampi, le erranze e lo smarrimento finché non s’incrina l’affanno e lascia intravedere – per quanto confusa – una disarmonia in movimento che mi rimanda alla disperazione. ¿Perché il sentiero non è illuminato e oscura ogni cammino e l’impresenza? Eppure c’è luce intorno al battito e il gioco d’ombre si dirada ancora! Come un canto che arriva da lontano ti stringe il cuore e dopo lo rischiara e vedi un orizzonte in divenire.
I
POSTFAZIONE di Dante Maffia
l rapporto poesia pittura è antichissimo ed esistono trattati che ne parlano, ne discutono, documentano l’attività di questa collaborazione che spesso è stato scambio di fiati, di progetti, di realizzazioni perfino strabilianti, fino ad arrivare a fioriture che sembrano essere nate da un medesimo ceppo tanto sono in simbiosi e in profonda affinità. Un solo esempio, Odilon Redon con Joris-Carl Huysmans per quell’indimenticabile romanzo che è Controcorrente. Ma gli esempi potrebbero essere migliaia, tra i quali quello di D’Annunzio e Michetti. Esistono libri di Mario Praz (Mnemosine, Ferruccio Ulivi (Poesia come pittura), di Lea Ritter Santini che sono fonti meravigliose e inesauribili per capire e approfondire il fenomeno. Del resto Michelangelo compose poesie, e per arrivare vicino a noi, De Pisis e Francesco Messina. E Baudelaire e Tolstoi si sono occupati d’arte in scritti impareggiabili, per non accennare ai cento e cento scambi tra pittori e poeti ancora oggi vivi e proficui. Uno di questi è nato in Calabria, in un piccolo paese del cosentino, tra Rocco Regina e Francesco Tarantino.
Rocco Regina per anni ha illustrato il paesaggio calabrese quasi fotografando gli scorci caratteristici, le piazze, le strade, i monumenti, la campagna rigogliosa. Ha annotato i particolari con la gioia di chi sa che niente deve andare perduto per poter avere testimonianze che sappiano ricreare le atmosfere dei paesi. Poi, all’improvviso, ha scoperto che poteva dipingere spezzoni della sua anima, impressioni, travagli intimi, visioni e ha piegato il suo pennello all’informale, un informale molto particolare dove a volte s’intravvedono le forme e sembrano avanzare per uscire dalla tela. Hanno qualcosa di casuale eppure non tradiscono l’entusiasmo del pittore che rincorre un se stesso lontano, un mistero che forse ha perduto senza accorgersene e che adesso insegue per trarne lievito. Francesco Tarantino guardando queste composizioni dai titoli suggestivi come Trasparenza, Scomparse, Dissoluzione, Fantasmagorie, Triangolazioni, Caos, per citarne soltanto alcune, ne è rimasto preso, ha provato un intenso rimuginare interiore, ha sentito accendersi un fuoco nell’anima e ha voltato in parole di poesia ciò che gli proveniva dai colori. Percezioni dapprima indistin-
te e via via consustanziate in versi che da una parte interpretano i quadri e dall’altra espandono il loro senso portandolo a una dimensione di analisi del nostro tempo straziato e corrotto: “Lenzuola stese ad avvolgere storie che non hanno memorie tra le lacrime di un amore dove resta solo il dolore”. Tarantino non rincalza le tinte e non devia, e comunque il suo tracimare dalle immagini gli dà quella consonanza discordante necessaria per non diventare pedissequo esecutore di percezioni. Così lo scambio vive nella simbiosi della diversità e diventa un connubio interessante, diventa quegli “orizzonti in divenire” che sanno di fuga verso le dissoluzioni, di traguardi che promettono l’apoteosi e che subito aprono nuove prospettive. Io credo che Rocco Regina debba andare orgoglioso di avere trovato un poeta che ha saputo entrare nella tessitura del suo mondo pittorico e trarne nuove forme di divinità poetiche. Certo, la parola è una cosa e il colore è un altro, ma io sono convinto che anche le parole, se adoperate con pienezza di canto e con forza
musicale, possano produrre colore. Ma non bisogna insistere troppo sulla diversità dei due momenti, basti registrare che Rocco Regina e Francesco Tarantino hanno saputo ripristinare, in tempi in cui tutto va per versanti opposti e tutto si muove dentro l’egoismo più crudele e inverosimile, una collaborazione che la dice lunga sui miracoli che le arti possono fare. Mi pare che i due artisti abbiano le idee chiare e infatti possiamo leggere: “Resta il dire per similitudine che ridiscute la consuetudine e mette in discussione ogni equazione tra i teoremi senza soluzione”. Non aggiungo altre annotazioni, faccio invece un invito ai lettori e ai futuri visitatori della mostra che sicuramente sarà allestita con quadri e poesie, di godere con calma parole e colori, di entrare nel mistero di questo rapporto senza fermarsi alle apparenze. Le sorprese saranno moltissime e gli orizzonti si moltiplicheranno fino a diventare matasse di luce e di palpiti per irrorare il mondo di inedita tenerezza, di “trasparenze” sfuggire al “caos”.
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Stampa Zaccara Lagonegro, Luglio 2013
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