Camillo Ancilotto

Page 1

CAMILLA

ANCILOTTO


palazzo collicola arti visive spoleto


Pa la z zo Coll icola A r t i Vi sive. Spoleto 24 Giug no 8 O ttobre 2017

A c u ra d i Gi a n luca Ma r z i a n i


MUTAFORMA Gi a n luca Ma r z i a n i

AB OVO 2017. Laccatura su legno.


Immaginare l’arte come un gioco d’imprevisti e rivelazioni fulminee, d’immagini che si costruiscono e mescolano, di forme mobili tra leggenda e desiderio. Definire un mondo figurativo attraverso le fondamenta classiche che sostengono il peso liquido del contemporaneo. Inventare un codice linguistico tra pittura e scultura, sul crinale che aggiunge volumetrie plastiche alle epidermidi iconografiche della memoria. Palazzo Collicola Arti Visive. Giugno 2017: il lavoro di Camilla Ancilotto si dispone lungo la planimetria gentilizia del Piano Nobile, qui dove gli occhi dialogano con la Storia abitabile. La logica d’ingaggio segue la regola d’uso del luogo, ovvero, disporsi in silenzio con le proprie opere, calando con timida ma decisa ambientazione, senza modificare gli allestimenti d’origine, al contrario inventando confini di conversazione, abbassando la temperatura del passato, elaborando il paesaggio ideale di un linguaggio tarato sul presente. L’artista romana si esprime attraverso un codice mobile che è marchio autografo ma, soprattutto, schema linguistico. Le opere sono puzzle pittorici dalle molteplici chiavi compositive. In pratica, girando i singoli parallelepipedi (o altre forme geometriche) su un asse (il principio del pallottoliere) si completa una singola immagine o si mescolano assieme immagini diverse. Viene a crearsi un’interazione in cui il fruitore potrà cambiare l’ordine sequenziale e, soprattutto, entrare nel principio dinamico del pensiero originario, completando un’opera che richiede azioni manuali, tattilità, immaginazione attiva, orientamento della fantasia. E’ così che si recupera una tensione “leggera” con cui ricondurre l’arte nel cerchio del dialogo, nel motore cinetico dell’opera viva, nell’apertura ludica che amplifica il valore estetico e il suo esito concettuale. E poi si aggiunge quel tono da rebus o sciarada, definendo la natura misteriosa e alchemica dell’opera, la sua vertigine magica, il suo tenore muscolare che scatena visioni catartiche.

To imagine art as a game of surprises and lightning revelations, of images that are built and interweaved, of shifting forms in balance between legend and desire. To define a figurative world through the classical foundations that support the liquid weight of the contemporary. To invent a linguistic code between painting and sculpture, on the ridge that adds plastic volumes to the iconographic epidermis of memory. Palazzo Collicola Visual Arts. June 2017: Camilla Ancilotto scatters her works along the rooms of the Noble Floor, where the visitors’ eyes can dialogue with the living History. The logic of engagement complies with the rules of the place, that is, to silently distribute one’s works, with aT timid but firm setting, without modifying the original outfits, on the contrary inventing boundaries of conversation, lowering the temperature of the past, elaborating the ideal landscape of a language that is calibrated on the present. The Roman artist expresses herself through a mobile code, which is her autograph brand but, above all, a linguistic scheme. Her works are pictorial puzzles offering multiple keys of composition. By simply rotating the parallelepipeds (or other geometric shapes) on an axis (the abacus principle) you can compose an image or interweave different images and create an interaction with the viewer, who will be able to change the sequential order and, above all, to enter the dynamic principle of the original thought, completing a work that requires manual actions, tactility, active imagination and orientation of visionary imagination. The “light” tension is resumed to bring art back into the circle of dialogue, in the kinetic mechanism of the living artwork, in the playful opening that amplifies its aesthetic value and conceptual outcome. And then there comes that flavor of puzzle and charade, that enhances the mysterious and alchemical nature of the work itself, its magical vertigo, its muscular strength that unleashes cathartic visions.


La meccanica mobile dell’opera partecipa al contenuto, ne determina la radice, gli sviluppi e gli esiti aperti. Per diversi anni spiccavano figure allegoriche e mitologiche che s’ibridavano con animali di varia provenienza. Giove, Venere, Cupido, Adamo, Eva, Leda sono state “amicizie” d’avventura artistica, scelte per la loro empatia con il paesaggio, le radici biologiche, l’origine degli archetipi. I riferimenti d’ingaggio andavano verso Michelangelo, Pontormo o Rosso Fiorentino, verso i maestri di un eros cromatico, d’incarnati elegantemente moderni, di armonie che superavano la loro leggenda nel colpo plastico del teatro figurativo. Ancilotto ibridava quelle silhouette rinascimentali con animali dalle radici letterarie e simboliche. Pappagalli, giraffe, calamari, piovre, iguane: catturavano l’atmosfera coi loro pattern esplosivi, intriganti, tattilmente vivi, presenze armoniche di un mondo mitico che tesseva allegorie tuttora attuali. L’attitudine metamorfica, tanto negli ibridi uomo/animale (ieri) quanto nella statuaria classica (oggi), alimenta simbolismi, crea zone misteriose, si avvinghia ai corpi in un abbraccio fetale. E’ un mondo d’energia in azione, di frangenti letterari insinuanti, di sinestesia e nuovi confini. Organico e inanimato che s’incrociano in un flessuoso rito armonico, animando l’eden di un luogo immaginario ma immaginabile, a portata di sguardo filosofico, dentro e oltre il gioco, ben oltre la semplice memoria: per marchiare un rituale che nutre il legame indissolubile con le radici greche e romane. Mi piace la posizione metastorica dell’artista, il suo porsi nello spazio cosciente della sospensione, del tempo interiore, di una memoria fondante e germinativa, mai sazia, una memoria che determina lo scheletro elastico del singolo presente.

The moving mechanics of the artwork takes part in the content, determines its root, developments and open outcomes. For several years there have been allegorical, mythological figures that hybridized with animals of various origins. Jupiter, Venus, Adam, Eve, Leda, Cupid were only a few of Ancilotto’s companions of artistic adventure, chosen because of their empathy with the landscape, the biological roots, the origin of archetypes. The references of engagement were to Michelangelo, Pontormo or Rosso Fiorentino, to the masters of chromatic Eros, of elegantly modern complexions, of harmonies that surpassed their legend in the plastic stroke of figurative theater. Ancilotto hybridized those Renaissance silhouettes with animals from literary and symbolic roots. Parrots, giraffes, squids, octopi, reptiles: they captured the atmosphere with their explosive, intriguing, tactfully vibrant patterns, harmonious presences of a mythical world that weaved still alive allegories. The metamorphic attitude, both iTn the hybrids man /animal (yesterday) as in classical statuary (today), feeds symbolisms, creates mysterious areas, clinging to the bodies in a fetal embrace. It is a world of energy in action, of insinuating literary plights, of synesthesia and of new frontiers. Organic and inanimate interweave in a flexuous harmonic rite, animating the Eden of an imaginary and yet imaginable place, within the reach of the philosophical eye, within and beyond the game, far beyond simple memory: in order to mark a ritual that feeds the indissoluble bond with the Greek and Roman roots. I like the meta-historical position of the artist, her being placed in the conscious space of suspension, of the inner time, of a fundamental and germinating memory, a never satisfied memory that determines the elastic skeleton of the single present.




Tutto parte dal disegno, da una preparazione che codifica la griglia pittorica senza perdere il calore asciutto del tratto grigio. L’artista procede per passaggi lenti, usando il tempo come un organo di protezione progettuale, un rito d’appartenenza che cerca disciplina, ritmo progressivo, determinazione nel dettaglio. Lo stesso disegnare assume una nettezza ciclica che appartiene più alla pittura che al bozzetto, non a caso l’autrice mostra gli esiti preparatori dei quadri, senza distanza gerarchica. In un certo senso disegno e pittura si mescolano per continuità linguistica, trasformandosi in elementi inclusivi, particelle aggreganti che metabolizzano il tempo e lo spazio nel rito metamorfico. Le immagini progettuali sulla figura umana sono prelievi diretti (Bronzino, Michelangelo, Pontormo, Rubens, Bouguereau…) che giammai nascondono la provenienza storica. L’artista parte da un codice sorgente che sposta la citazione sul piano della rigenerazione (che è cosa ben diversa dal semplice copiare). Il prelievo iconografico è suddiviso in sezioni, mescolato con altre immagini, inserito in una griglia che permette il moto dei singoli elementi: da qui la soluzione linguistica che metabolizza le citazioni dentro “abiti” e dettagli inaspettati. Anche il colore subisce un’interpretazione delle sue variabili, alzando o abbassando una gamma, creando morbide dissonanze dall’originale, modulando i toni su frequenze attuali.

Everything is starting from the drawing, from a preparation that encodes the pictorial grid without losing the dry heat of the grey line. Ancilotto proceeds by slow steps, using time as a protective planning device, a rite of belonging that seeks discipline, progressive rhythm, determination in the detail. Drawing itself assumes a cyclic sharpness that belongs more to painting than to sketching, not surprisingly the artist likes to show the preparatory results of paintings, without any hierarchical gap. Drawing and painting interweave because of linguistic continuity, becoming inclusive elements of the same vision: in a sense, drawing and painting blend for linguistic continuity, becoming inclusive elements, aggregating particles that metabolize time and space in the metamorphic rite. The human images are direct quotations from classical masterpieces (Bronzino, Michelangelo Pontormo, Rubens, Bouguereau...) that never hide their historical provenance. The artist starts from a code that shifts the quotation on the plan of regeneration (which is far different than copying). The iconographic quotation is divided into sections, mixed with other images, inserted into a grid that allows the rotation of each element, hence the clever solution of Ancilotto, her linguistic autonomy that metabolizes the quotes in “clothes” and unexpected details. Even the color undergoes an interpretation of its variables, raising or lowering a range, creating soft dissonances from the original, modulating tones at current frequencies.


La mostra di Spoleto raccoglie le migliori opere degli ultimi anni, tra cui la monumentale scultura dal titolo Deposizione, collocata nel Salone d’Onore, cortocircuito dentro il cuore della Guernica per un’architettura modulare che spiazza e (ri)afferma. A ciò si aggiunga una sezione di ricerca in anteprima: si tratta del ciclo ispirato al Tangram, il rompicapo cinese a forma quadrata che si scompone e ricompone tramite cinque triangoli, un rombo e un quadrato. L’artista, pur mantenendo i colori primari e la filosofia geometrica, ha prima spostato la misura dal piccolo al grande, poi creato una versione a nove pezzi con lati arrotondati, così da realizzare forme organiche in modo più fluido. Il risultato sorprende e spiazza, oltre a confermare le ispirazioni metamorfiche dell’autrice. Perché anche il Tangram, spunto e radice iconica, implica una rigenerazione linguistica che diviene incipit teorico, dando forma a qualcosa di originale, intelligente, inaspettato. Palazzo Collicola offre ampia teatralità alle opere recenti, ispirate a una statuaria classica che l’artista ha selezionato tra le collezioni del Museo Nazionale Romano e del British Museum. Qui il busto d’origine, raffreddato nelle cromie, si trasforma nel calco vivo di un’umanità oltre il tempo storico, quasi a riattivare l’implicito (post)neoclassico di Robert Mapplethorpe, isolando il marmo su fondali monocromi che rigenerano gli archetipi. L’opera aderisce alla scultura d’origine con empatia profonda e autonomia linguistica, a conferma di un giusto taglio selettivo, in armonia con l’eden botticelliano delle cromie precedenti. Parlerei d’innalzamento e abbassamento cromatico: uno sguardo bilanciato tra esplosione (colore) e implosione (riduzione cromatica), passato e futuro, estasi e crudeltà…


The exhibition of Spoleto displays Ancilotto’s best works of the last years, including her monumental sculpture entitled “Deposizione”, placed in the Salone d’Onore, as a short-circuit within the heart of “Guernica” for a modular architecture that upsets and (re) affirms. A preview section is added to this: it is the Tangram-inspired cycle, the Chinese square-shaped puzzle that assembles and disassembles shapes by means of five triangles, a rhombus and a square. The artist, while maintaining the primary colors and geometric philosophy, first changed the measure from small to large, then created a nine-piece version with rounded edges to create more organic shapes in a more fluid way. The result surprises and upsets, as well as it certifies the metamorphic inspiration of the author. Because even the Tangram, iconic cue and root, implies a linguistic regeneration that becomes theoretical incipit, giving shape to something original, clever, unexpected. Palazzo Collicola offers wide theatricality to Ancilotto’s recent works, inspired by a classic statuary the artist selected among the collections of the National Museum of Rome and the British Museum. Here, the original bust, cooled in its colors, transforms itself into the living sketch of a humanity beyond historical time, almost re-activating the (post)neoclassical implicit of Robert Mapplethorpe, isolating the marble against monochrome backdrops that regenerate archetypes. Here the work adheres to the original sculpture with deep empathy and a parallel linguistic autonomy, confirming a right selective cutting, in fluid harmony with the Botticelli Eden of previous shades. I would speak of chromatic ups and downs, a gaze in balance between explosion (color) and implosion (color reduction), past and future, beauty and cruelty...


Sul limine tra pittura e scultura, Ancilotto sta costruendo le camere visionarie del suo edificio figurativo. Ogni stanza è un ideale viaggio storico, ogni partenza una rivelazione autoriale, ogni scoperta un frangente di sospensione cosmica. Le opere recuperano il sublime per farci entrare nel fecondo racconto di corpi solitari, sguardi interiori, abbracci fatali. Umani e animali che s’integrano armonicamente, riportando lo sguardo morale sulla necessità del dialogo, della conoscenza, del coraggio di aprirsi a ogni possibile diversità. Un codice mobile che reinventa il mondo sulle radici salde del mondo stesso, cementando le fondamenta della memoria, stabilendo così la curva del presente lungo la linea del tempo orizzontale. Il Piano Nobile del museo, tramite la sua omogenea identità, disegna un nido ideale per il progetto. L’ambiente, ricco nei decori ma essenziale nel mobilio, sembra nato per accogliere le opere, come un ventre biologico dentro il paesaggio naturale. La memoria rigenerativa dell’artista si fonde con l’anomalia scenografica del contesto, le differenze si saturano e il luogo trascina lo spettatore in un’alterazione del reale, come in un sogno filmico di Aleksandr Sokurov, una rinnovata Arca Russa che, ridefinendo la narrazione, amplifica la vertigine simbolica e metaforica. MUTAFORMA è parola secca e aderente, un abito di vento che veste a perfezione la filosofia dietro il progetto. Qui si parla di metamorfosi, ritrovando Proteo e il mondo di Ovidio, ascoltando echi sciamanici o versi animaleschi di animali esotici, scoprendo corpi denudati dalle pelli luminose… poi capisci che la metamorfosi ha ormai varcato miti e leggende, non appartiene solo alla cifra letteraria ma vibra lungo la Scienza, carezza il progresso tecnologico, dialoga con i materiali dell’innovazione. Esiste qualcosa di slittante nel lavoro di Camilla Ancilotto, un percorso di confini aperti, una dimensione magica che accosta metafora e senso. Non esisteva parola migliore di Mutaforma per raccontare la metamorfosi della metamorfosi…

On the threshold between painting and sculpture, Camilla Ancilotto is creating the visionary chambers of her figurative building. Each room is a historical trip, every trip an authorial revelation, every revelation a plight of cosmic suspension. The works recover the sublime to get us in the fruitful story of lonely bodies, inward looks, fetal embraces. Humans and animals are harmoniously integrated, bringing a moral gaze on the need of dialogue, of knowledge, of the courage to open to every possible diversity. A mobile code that reinvents the world on the strong roots of the world itself, thus cementing the foundations of memory, thus establishing the curve of this long line of horizontal time. The Museum’s Noble Plan, through its homogeneous identity, is an ideal nest for the project. The environment, rich in decorations but essential in furniture, seems to be born to accommodate works, such as a biological belly within the natural landscape. The artist’s regenerative memory blends with the scenic anomaly of the context, the differences saturate and the place drags the onlooker into an alteration of reality, as in a filmic dream by Aleksandr Sokurov, a renewed Russian Ark that, redefining the narrative, amplifies the symbolic and metaphoric vertigo. MUTAFORMA is a bare and adherent word, a dress of wind that perfectly fits the philosophy behind the project. Here we are talking about metamorphosis, finding again Proteus and the world of Ovidio, listening to shamanic echoes or sounds of exotic animals, discovering naked bodies with bright skins ... and so you know that metamorphosis has gone beyond myths and legends, it does not belong only to the literary figure but vibrates along Science, caresses technological progress, and dialogues with materials of innovation. There is something slipping in the work of Camilla Ancilotto, a path of open boundaries, a magical dimension that joins metaphor and sense. There was no better word than Mutaforma to explain the metamorphosis of metamorphosis ...


Signore e Signori, benvenuti nel luogo in cui le apparizioni diventano (ir)reali... Ladies and Gentlemen, welcome to the place where phantoms become (un) real...


NIGREDO 2016. Ol io e fogl i a a rgento su leg no. 170x140c m.

14


15



17


18


19


VENERE RECLINA 2016. Ol io e fogl ia oro su leg no. 85x163c m.

20


21



23


24


25


DIONYSUS 2016. Ol io su leg no. 86x117c m.

26


27




30


31


Testa di leone 2016. Ol io e fogl ia oro su leg no. 34x34c m.

32


33



35


36


37


HERMES 2016. Ol io e fogl ia a rgento su leg no. 101x70c m.

38


39



41


42


43


IRIS 2016. Ol io su leg no. 110x86c m.

44


45



47


48


49


Testa di leone con Gorgone e lupa capitolina

50

2016. Ol io su leg no. 34x34c m.


51



53


54


55


IRIS II 2016. Ol io su leg no. 110x86c m.

56


57



59


60


61


LLISSOS 2016. Ol io su leg no. 78x148c m.

62


63



65


66


67


SAN SEBASTIANO 2015. Ol io su leg no. 105x137c m.

68


69




72


73


SATIRO DANZANTE 2015. Ol io su leg no. 113x92c m.

74


75



77


78


79


TORSO DI FAUNO 2015. Ol io su leg no. 90x65c m.

80


Torso Belvedere. Musei Capitolini. Roma

81



83


84


85


IL RATTO DELLE SABINE 2013. Ol io su leg no. 200x170c m.

86


87



89


90


91


LA CREAZIONE DI EVA 2011. Ol io su leg no. 103x106c m.

92


93



95


96


97


ADAMO ED EVA 2011. Ol io su leg no. 143x68c m.

98


99



101


102


103


DEPOSIZIONE 2013. P itt u ra ac r i l ica su pol iu ret a no espa n so e vet roresi n a. 3.23x4.50c m.

104


105


106


107



sinistra

Testa di leone con lupa capitolina E Gorgone 2016. Olio e foglia oro e argento su legno. 34x34cm. (ciascuna)

109



sinistra

Torso di Fauno GiALLO 2015. Olio su legno. 60x45cm.

111





pag.112-113

Testa di CAVALLO DI SELENE 2016. Olio su legno. 42x55cm. (ciascuna)

sinistra

Testa di CAVALLO DI SELENE 2016. Olio su legno. 42x55cm. (ciascuno)

115


Ai miei genitori.


CAMILLA ANCILOTTO

Allestimento Architetto Fabrizio Petruzzi / Artigiana Design

Particolari ringraziamenti a Il curatore Gianluca Marziani Le mie assistenti Sabrina Di Felice e Simonetta Imperiali

Foto Emanuela Duranti Marinella Paolini Emanuele Mancini

Si ringraziano anche la dott.ssa Susanna Tavazzi Addetto Informazione, Stampa, Cultura e Promozione dell’Ambasciata di Svezia Villa Tolomei Hotel & Resort Firenze Maurizio Coccia One Divisione Traslochi

Traduzione Clotilde Arcelli Trasporti One Divisione Traslochi Ufficio stampa Emilio Sturla Furnò


SINDACO Fabrizio Cardarelli ASSESSORE ALLA CULTURA E TURISMO Camilla Laureti DIRIGENTE Stefania Nichinonni FUNZIONARIO RESPONSABILE Anna Rita Cosso ESPERTO TECNICO BENI CULTURALI Maurizio Lupidi STORICA DELL’ARTE Cinzia Rutili


PALAZZO COLLICOLA ARTI VISIVE DIRETTORE ARTISTICO Gianluca Marziani COMUNICAZIONE VISIVA E GRAFICA Dogma01.it

PALAZZOCOLLICOLA.IT

ALLESTIMENTI Maurizio Lupidi Furio Profili Ezio Mattioli UFFICIO STAMPA Comune di Spoleto VISITE GUIDATE, SERVIZI DIDATTICI, CUSTODIA Sistema Museo FOTOGRAFIE Emanuela Duranti


Grafica Catalogo

www.dogma01.it


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.