Frammenti di Pantalica - Visual identity e wayfinding

Page 1


Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca

Alta Formazione Artistica, Musicale e Coreutica Diploma Accademico di Primo Livello in graphic design indirizzo comunicazione di impresa Anno Accademico 2015/16 Candidato Domenico Pititto Relatore Marco Lo Curzio Progetto grafico Domenico Pititto Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo elettronico, meccanico o altro senza l’autorizzazione scritta dei proprietari dei diritti e dell’editore. Pubblicazione composta in Futura, disegnato da Paul Renner nel 1927. © Copyright 2017 Accademia di Belle Arti di Catania Domenico Pititto Tutti i diritti riservati www.accademiadicatania.com


Frammenti di Pantalica visual identity e wayfinding



L’Ànapo Alle sponde odo l’acqua colomba, Anapo mio; nella memoria geme al suo cordoglio uno stormire altissimo. Sale soavemente a riva, dopo il gioco coi numi, un corpo adolescente: mutevole ha il volto, su una tibia al moto della luce rigonfia un grumo vegetale. Chino ai profondi lieviti ripartisce ogni fase, ha in sé la morte in nuziale germe. - Che hai tu fatto delle maree del sangue, Signore? - Ciclo di ritorni vano sulla sua carne, la notte e il flutto delle stelle. Ride umano sterile sostanza. In fresco oblio disceso nel buio d’erbe giace: l’amata è un’ombra e origlia nella sua costola. Mansueti animali, le pupille d’aria, bevono in sogno. Salvatore Quasimodo



Indice

Premessa I. Identità e territorio

Il marketing territoriale l’immagine e il territorio

II. L’orientamento nello spazio

Definizione di wayfinding Sistemi informativi Esempi di wayfinding

11

14 16

22 26 30

III. Casi studio di parchi e riserve naturali

Parc Chapultepec Parco del Ticino Norway’s National Parks Valle Camonica

42 44 46 50

IV. La Riserva Naturale Orientata di Pantalica

Il sito di Pantalica La cultura di Pantalica Pantalica Bizantina La ferrovia Flora e Fauna La riserva: definizioni e normativa

V. Progetto di identità e orientamento per Pantalica Il brand dinamico

Casi studio di brand dinamico Frammenti di Pantalica Materiale istituzionale

Bibliografia e sitografia

56 58 64 68 70 74

82 84 88 112 136



Premessa

Prima come fruitore, poi come studente intento a compiere sopralluoghi, ho visto, sentito e toccato nella Riserva Orientata Naturale di Pantalica ancora vivi – tra le necropoli rupestri, i villaggi bizantini e la valle incisa dell’Anapo – le genti che lì hanno trovato rifugio per secoli, lasciando a noi frammenti della loro quotidianità, segni, riti. Ogni qual volta mi recassi in visita a Pantalica, ne uscivo con un tremito nell’anima, infatuato. La seguente tesi si sviluppa con inizialmente con un analisi sui sistemi di comunicazione visiva di un territorio, di come esso debba essere promosso, progettato e all’interno del territorio comunicato correttamente. La seconda parte propone un progetto che mira a raccontare visivamente ai fruitori di oggi i frammenti di quotidianità, di segni e di riti dell’antica Pantalica con un marchio cangiante nella forma, nel segno e nel colore, un’identità visiva per un luogo dal valore straordinario per la storia e la natura della Sicilia e dell’umanità intera.



I. IdentitĂ e territorio


Il marketing territoriale

Nella pagina seguente, progetto Inspired By Iceland.

12

In un arco di tempo di circa una ventina di anni la promozione del territorio ha vissuto una una crescente attenzione, sia sul piano della prassi che sul piano della ricerca sociale ed economica, ed oggi costituisce una componente immancabile dei processi di pianificazione strategica delle regioni e delle città. In questo contesto il cosiddetto marketing territoriale si inserisce proponendo essenzialmente una metafora. Suggerisce, in altri termini, di immaginare che l’autorità o l’agenzia competente debba “vendere” il territorio come “prodotto” a “clienti”potenziali, tra cui più comunemente i residenti, i turisti e gli investitori. Suggerisce allora di assumere tecniche e linguaggi del marketing di impresa, sia sul piano strategico, sia sul piano operativo. Quella del marketing è una metafora, infatti il territorio non è in vendita, ma è straordinariamente potente, innanzi tutto perché integrata nella più ampia metafora, ossia quella del “mercato” delle opportunità di sviluppo e innescando una conseguente “concorrenza tra territori”. Il marketing territoriale, infatti può contribuire ad abbandonare una visione gerarchica del rapporto tra Stato e industria a favore di un atteggiamento cooperativo, enfatizzare, l’esigenza di una tensione continua all’eccellenza degli asset territoriali, nel suo riferirsi al paradigma del mercato entra in sintonia culturale con le spinte alla professionalizzazione e alla imprenditorializzazione dell’urban management.¹ È possibile definire il marketing del territorio quella specifica attività sia di raccordo di azioni collettive finalizzate alla promozione e sviluppo, di medio-lungo periodo, delle attività presenti sul territorio, sia di rappresentazione delle opportunità che il contesto istituzionale, imprenditoriale, sociale ed economico offre a potenziali iniziative in grado di inserirsi in modo coerente rispetto alle variabili endogene che caratterizzano e contraddistinguono l’ambientale territoriale oggetto dell’azione.


13


L’immagine e il territorio

Sopra, Josep Maria Trias, marchio dei XXV Giochi Olimpici, Barcellona 1992. Nella pagina seguente, cerimonia di chiusura, XX Giochi Olimpici Invernali, Torino. Segue, Museo Gugenheim di Bilbao.

14

L’immagine di un territorio riflette la sua identità. ‘‘È l’insieme delle rappresentazioni affettive e razionali che di tale territorio vengono fatte da ciascun soggetto o gruppo di soggetti. In tali rappresentazioni si ritrovano i valori che i vari gruppi connettono al territorio, alle sue caratteristiche ed alla sua identità. Così facendo, questi gruppi si appropriano dello spazio geografico, sintetizzando la loro lettura del territorio in stereotipi,“etichette” e creando “miti” attraverso narrazioni selettive delle caratteristiche sociali, economiche e storiche del territorio ‘‘². L’immagine è certamente il risultato finale di attività specifiche di “costruzione” dell’identità, che può avvenire sia sul piano della comunicazione di tipo più o meno tradizionale, sia attraverso la gestione strategica di grandi eventi che segnino non solo la valorizzazione su scala più ampia, in particolar modo su scala globale, dei beni esistenti, ma anche momenti di grande e dichiarata discontinuità, ad esempio i giochi olimpici di Barcellona 1992 o quelli invernali di Torino 2006. La costruzione di una nuova immagine è poi legata allo stesso modo ad aggiunte al “prodotto” – territorio, caso emblematico resta l’apertura nel 1977 del Museo Guggenheim di Bilbao, punta di diamante di un’operazione più ampia di rinnovo e modernizzazione delle infrastrutture della città. Tuttavia è proprio il carattere culturale dell’investimento e la ricerca in esso di una elevata qualità artistica intrinseca, tale da renderlo un instant landmark, che ha maggiormente segnato l’immagine della città, contribuendo a cancellare rapidamente una visione depressa di luogo grigio di industria tradizionale e pesante ed affermando quella di una piccola metropoli moderna, orientata ai servizi, alla cultura ed aperta al turismo, il tutto realizzato con un determinata forza e velocità. È centrale l’importanza della coerenza tra immagine e prodotto. Un ovvio rischio è quello dell’iperbole, che è il mediocre risultato di una visione superficiale e “pubblicitaria” del marketing territoriale


e da un eccessivo peso di logiche di comunicazione slegate da una valutazione realistica degli assets effettivi del territorio. Così facendo, si creano delle incongruenza pericolose tra “immagine” e “realtà” del territorio, perché possono originare perdite di credibilità del territorio e delle sue prospettive di sviluppo in una comunità di potenziali utenti. n altri casi, invece, la creazione consapevole di questo gap può essere giustificata dalla volontà di anticipare una evoluzione ancora non completamente realizzata, costruendo l’immagine di un luogo futuro verso il quale far tendere le energie e le progettualità. In altre parole, l’immagine non serve tanto a definire una realtà da “vendere”, ma un’ideale situazione, collocata in un futuro prossimo, alla quale si vuole tendere per migliorare quell’area, renderla più vivibile, più ricca, più moderna.

15


Note: 1. Cfr. Caroli M. (ed.) 1999, Il marketing territoriale. Lineamenti teorici e strumenti d’intervento, Franco Angeli, Milano; Gold J., Ward S. (eds.) 2. Definizione ricostruita da Nicola Bellini Politica del territorio e immagine dell’area © SYMPHONYA Emerging Issues in Management, n. 1, 2004 - Su spunti di: Jensen, 2005; Morelli, 2002; Grönroos,2000; Kotler et al., 1993.

16


17



II. L’orientamento nello spazio


Definizione di wayfinding

Il termine wayfinding viene introdotto per la prima volta negli anni Sessanta da Kevin Lynch nel libro The Image of the City. È possibile dire che il wayfinding è attinente alla città, ai luoghi abitati e progettati per abitare, dove abbiamo bisogno di muoverci e orientarci. Letteralmente wayfinding significa trovare la strada e riguarda dunque tutti gli artefatti dei quali si ci può avvalere nella ricerca di una meta. Il wayfinding è dunque il modo in cui si organizza lo spazio costruito, come lo si arreda, per aiutare, per sostenere o per indirizzare l’orientamento. Il concetto di orientamento è allora fondamentale per capire il senso del wayfinding, così come è fondamentale capire che non riguarda solo artefatti esplicitamente comunicativi. Quest’ultimo aspetto è stato spesso trattato da Arthur Passini, il quale sottolinea che non ci si deve assolutamente limitare a quello che genericamente chiamiamo “segnaletica”: la segnaletica è un aspetto del wayfinding, non è il wayfinding: le due cose non vanno identificati. Nel saggio Wayfinding in architecture del 1992 di Arthur e Passini il wayfinding concettualizzato nei termini della risoluzione dei problemi viene considerato come l’equivalente di uno “Spatial Problem Solving”, per indicare la capacità di raggiungere una certa meta da un determinato punto di partenza presuppone la risoluzione di un problema di natura spaziale.

A destra e nella pagina seguente, il sistema informativo dell’ Oxford Brookes University nell’edificio John Henry Brookes.

20


Il processo di wayfinding viene messo in atto in spazi architettonici, urbani o geografici e viene diviso in tre fasi: 1. prendere una decisione connessa con lo sviluppo di un piano d’azione per raggiungere una destinazione; 2. eseguire la decisione presa e trasformare il piano in un comportamento appropriato all’interno del luogo lungo il percorso; 3. procurarsi le informazioni necessarie per eseguire la decisone. Allo stesso modo partecipa alla formulazione della mappa cognitiva, la rappresentazione mentale di uno spazio. Le mappe cognitive, nel contesto delineato nel saggio di Arthur e Passini, sono una parte della modalità dell’elaborazione dei dati; queste sono infatti, oltre che registrazioni di percezioni e cognizioni dirette dell’ambiente, possibili risorse di contenuti sia per formulare ipotesi che per eseguire piani. Una distinzione deve essere fatta tra il concetto di wayfinding in ambienti conosciuti e, all’opposto, in ambienti familiari o lungo percorsi noti. In quest’ultimo caso gli utenti hanno già una registrazione dei compiti richiesti e non hanno bisogno di fare delle scelte, ma solo di eseguirle, il quale è un processo più automatico dell’atto di prenderle, fatto che giustifica la facilità con cui le persone seguono percorsi ben conosciuti. Nel caso di un luogo sconosciuto gli utenti necessitano di informazioni per prendere ed eseguire decisioni. Quindi le decisioni che devono essere attuate determinano il contenuto dell’informazione richiesta. Questo comporta nella progettazione dell’informazione delle difficoltà alla quale Passini nel 1984 ci fornisce due osservazioni empiriche. In primo luogo, per compiti simili, le scelte variano moltissimo a seconda dello scenario. In secondo luogo, all’interno di uno stesso ambiente, le scelte di diversi utenti rispetto ad un compito dato tendono ad essere simili.

21


Sopra e nella pagina seguente, sistemi informativi del Tasmanian Museum & Art Gallery.

22

Queste osservazioni suggeriscono che le decisioni chiave sono determinate in misura maggiore dai luoghi e dalle loro caratteristiche architettoniche piuttosto che dalle caratteristiche degli utenti. Indica inoltre se è rilevante e coerente con il compito di orientamento verrà utilizzata più facilmente, più il veicolo dell’informazione sarà efficace, più saranno simili le soluzioni di wayfinding dei diversi utenti. Se il contesto e la localizzazione delle informazioni di wayfinding sono determinate dalle decisioni relative all’orientamento degli utenti, la loro forma e presentazione deve essere progettata per essere comprensibile e riconoscibile da un utenza più ampia possibile. La tipologia di font e la loro forma, le leggibilità e la distanza, le distorsioni angolari, gli spessori, l’uso dei simboli e dei colori, l’illuminazione dei segni ed anche il design delle frecce sono fondamentali per una buona comprensione e riconoscibilità. Un segno contiene molteplici unità di informazione, per esempio, che possono essere facilmente lette in un ambiente calmo e stabile, ma possono essere di difficile fruizione in uno spazio complesso nel quale gli utenti sono in movimento, in quanto le abilità percettive dell’utente in movimento sono diverse rispetto a quelle a disposizione di quando l’utente è fermo in una situazione di quiete. La branca dell’Information Design che si occupa della progettazione finalizzata ad agevolare il processo di comprensione degli spazi e dei percorsi nell’ambiente è quella dell’Environmental Design. Gli ambiti di cui questa si occupa possono essere così riassunti: comunicazione grafica ( sistemi di mappatura e di segnaletica ), comunicazione architettonica ( informazione implicita dell’ambiente, valorizzazione dei punti notevoli ), comunicazione verbale ( servizio banco informazioni ). L’environmental design riguarda la comunicazione, l’ambiente ed il linguaggio, deve quindi supportare, semplificare e trasmettere la conoscenza ambientale.


23


Sistemi informativi

Nella pagina seguente, Studio Matthews, segnaletica per EMP. Museum, Seattle, 2015.

24

Gli elementi principali di un wayfinding sono i segnali – in inglese environmental signs – ossia i segnali ambientali, la cui funzione è informare chi li legge del luogo nel quale essi sono posti. Michele Spera (1937 ) nel libro ‘‘Abecedario del grafico. La progettazione tra creatività e scienza ‘‘ descrive la funzione importante che assume la segnaletica e il sistema informativo. La segnaletica aiuta, col suo linguaggio universale che utilizza segni standardizzati e brevi parole, ad orientarsi in un grande ospedale, nei supermercati, nei reparti di un grande magazzino. Nei moderni aeroporti permette di orientarsi, di trovare il gate di partenza, il punto informazioni, le uscite. Marchi, pittogrammi, organismi e planimetrie si sposano ad un lettering chiaro, conciso e leggibile per dare il via ad un ‘’sistema” di informazioni. I segnali si relazionano all’ambiente circostante in modo diverso dai cartelli pubblicitari, in quanto hanno un ruolo informativo, e non persuasivo; per questo motivo solitamente essi hanno un design visivo meno accattivante e più discreto. In base all’identità e alle caratteristiche del luogo un segnale dice cos’è quel posto e cosa succede al suo interno mentre, da un punto di vista semiotico, il segnale non ha solamente una funzione comunicativa o informativa passiva, bensì, essendo un veicolo di informazione, ha lo scopo di stimolare una reazione immediata nei suoi osservatori. Ciascun segnale è composto da elementi diversi, opportunamente integrati tra loro; una parte testuale, un pittogramma e uno stile grafico caratteristico di tutto il sistema di wayfinding. La parte testuale deve rispondere alle esigenze di riconoscibilità e leggibilità richieste dalle diverse situazioni progettuali, ad esempio la distanza di lettura e se gli utenti sono pedoni, ciclisti o automobilisti. Il pittogramma viene utilizzato poiché è un simbolo grafico che deve essere compreso immediatamente e internazionalmente, la sua forma grafica deve visualizzare significato che esprime senza bisogno di conoscenze preliminari. Esso è una risposta visiva alla globalizzazione planetaria e alla


necessità di comunicare attraverso un linguaggio privo di legami di tipo linguistico e culturale. Le frecce costituiscono un altra elemento importante di un sistema informativo, esse, quando affiancata ad un testo, devono essere proporzionate ad esso, in modo che siano armoniose ed uniformi agli altri elementi del messaggio. La mappa, infine, è un’altra componente del sistema segnaletico. Essa fornisce all’utente una visione d’insieme dello spazio pubblico, in quanto raffigura il layout e l’organizzazione di uno spazio mostrando le relazioni tra gli elementi del luogo e i percorsi che lo attraversano.

25


Caratteristica fondamentale della mappa è essere semplice e chiara, presentare le informazioni appropriate nella corretta gerarchia. Michele Spera afferma che nella predisposizione di una segnaletica, è necessario prendere in considerazione tutti gli aspetti utili ai fini una corretta progettazione. In relazione alla pianificazione generale si deve approfondire il flusso all’interno dell’edificio, come deve essere costruita la catena di informazioni, il corretto posizionamento dei segnali, i percorsi che dovranno essere illuminati o meno, ecc. In relazione alle strutture portanti si deve progettare una segnaletica esterna, contraddistinta da un design semplice, pulito, facilitato nel montaggio e nella manutenzione, dalla possibilità di installazione su gambe, a bandiera o sospesa. In relazione alle distanze di lettura si deve scegliere un certo tipo di carattere, la loro dimensione, una spaziatura differenziata, una zona di rispetto entro cui far vivere i pittogrammi ed indicazioni direzionali. In relazione al colore si deve progettare un codice cromatico che individui una determinata categoria di informazioni. In relazione all’impaginazione delle informazioni si devono prendere in considerazione, forme, griglie e gabbie che giustifichino la collocazione delle frecce direzionali,delle scritte, dei pittogrammi. La scelta dei materiali non è una fase da sottovalutare, poiché oltre ad influenzare le scelte grafiche e stilistiche del progetto, influisce anche sulla durata nel tempo dell’artefatto e sullo sforzo economico da parte del committente.

Nella pagina seguente, segnaletica architettonica per il Parco Olimpico di Londra, 2012.

26


27


Esempi di wayfinding

Parc riu llobregat Catalunya

A destra, il marchio Parc Riu llobregat. Nella pagina seguente, il sistema informativo del parco.

28

La sfida per lo studio Clase BCN per la progettazione di un parco fluviale della lunghezza di 30 chilometri è stata trovare un sistema di segnaletica identificativo, ma non invasivo. Per questo motivo è stato progettato un totem informativo di legno al km 0. Lungo il percorso si trovano tre tipi di segnali, di cui quello più alto misura 210 cm, utilizzati come punti di accesso per il solo parco, mentre la più piccola posta a ciascun km del percorso, che serve anche come panchina per sedersi. Il layout a “L” del pannello permette di distribuire le informazioni su due lati, utilizzando la più stretta per collocare la mappa dell’intero parco. Il marchio del parco è costituito da un logotipo in cui sono stati modificati i caratteri “ll”, facendo un gioco tipografico che sintetizza visivamente il corso del fiume con i due percorsi longitudinali che lo accompagnano lungo tutta la lunghezza. Da questo simbolo è stato progettato un set specifico di pittogrammi che identificano le diverse informazioni sui pannelli. È stata scelta una font bastoni e lineare per ricordare le strade e i percorsi che il parco offre, e delle forme arrotondate che trasmettono un tono amichevole e giocoso. Infine il colore blu e marrone si riferiscono rispettivamente al fiume e alla terra.


29


Comune di Pistoia

A destra, la facciata di San Giovanni Fuorcivitas Nella pagina seguente, in alto a destra progetti e realizzazione dei cartelli informativi storici.

30

In collaborazione con il Centro Studi del Touring Club lo studio veneziano Tapiro ha, in anni recenti (2007), effettuato una vasta ricognizione sulla città di Pistoia da cui è derivato un progetto di segnaletica urbana che tiene presente sia le necessità di wayfinding che quelle di informazione turistica. Un sistema, al momento solo in parte realizzato sul territorio, che partendo dalle formelle di San Giovanni Fuorcivitas, con il ridisegno dei momenti decorativi essenziali della scacchiera-stemma della città, e recuperando una scrittura onciale caratteristicamente ispirata al medioevo toscano (Goudy thirty), appare fortemente riferito e, al tempo, del tutto moderno per rigore e chiarezza.


31


Tenuta nazionale di Chambord Parigi

Nella pagina seguente, sistemi informativi della tenuta nazionale Chambord.

32

Ruedi Baur progettò il sistema segnaletico tra il 1995 e il 1999. L’idea per questo sistema segnico era di incoraggiare il visitatore ad esplorare non solo il famoso castello, ma anche il parco circostante – il più grande in Europa – ricco di fauna selvatica, specialmente animali di grande taglia. Due terzi della tenuta sono chiusi al pubblico e sono messi da parte come riserva di caccia presidenziale. Gli utenti devono essere in grado di visitare le aree accessibili senza costantemente scontrarsi con aree chiuse. Con il giardiniere della tenuta è stato progettato un sistema di “orientamento naturale”, creando delle curve per escludere alcune prospettive, con canali e spazi rimboschiti da un lato e aperture verso la foresta sull’altro, limitando la segnaletica. Tuttavia, essere in grado di muoversi naturalmente all’interno del parco significava più di andare incontro ai bisogni d’identificazione, wayfinding ed informazioni per pedoni e motociclisti. È stata definita una famiglia di strutture e uno stile grafico idoneo per il paesaggio boschivo. Sono così stati scelti supporti compatti e geometrici e un materiale grezzo come il calcestruzzo. Le superfici colorate di questi oggetti, la logica della loro forma e il fatto che non hanno pilastri di supporto, li rendono in qualche modo naturali. La grafica è semplice e le informazioni sono solo ad un colore, stampate in serigrafia direttamente sul calcestruzzo. La segnaletica è prominente all’ingresso della tenuta, ma diventa molto più discreta verso l’interno. Questa segnaletica dominante ai confini del territorio, posizionata su diverse piccole strade locali che attraversano l’area, fornisce delle linee guida per orientarsi; inoltre essa rende gli automobilisti consci dell’eccezionale natura del sito, del linguaggio e della segnaletica utilizzati.


33


Vienna International Airport

34

In un certo senso, gli aeroporti sono non-luoghi per eccellenza. Con i loro lunghi corridoi, layout labirintici, e la colonna sonora cacofonica di arrivi/partenze e passeggeri che parlano più lingue, è facile dimenticare esattamente dove ti trovi. A volte l’architettura è un indizio. Altre volte, opere d’arte locali dà un senso del luogo. Al nuovo terminal internazionale dell’aereoporto di Vienna , check-in 3, Integral Ruedi Baur ha cercato di creare un programma di segnaletica e wayfinding contemporaneo che si integrasse bene con l’architettura in bianco e nero, di fornire le informazioni giuste al momento giusto, e segnano l’ingresso con un po’ di poesia e di un senso unico di luogo. Una sfida per Integral Ruedi Baur è stata la progettazione di un nuovo sistema che sarebbe più efficiente della segnaletica gialla nel terminale esistente ma senza l’utilizzo di giallo. Invece di usare colori vivaci, i progettisti hanno scelto un sistema di segnaletica in bianco e nero che imita l’architettura minimalista. “Sarebbe stato quasi violenta per noi, per introdurre il colore in questo ambiente”, spiega Eva Kubinyi, manager del progetto grafico. “Sapevamo anche che la vita sarebbe venuta in aeroporto, sotto forma di annunci, negozi e ristoranti, e che tali elementi avrebbero portato colori. Abbiamo pensato che sarebbe stato meglio non gridare più forte di quanto facciano loro “. Il sistema in bianco e nero ha permesso anche l’introduzione di una logica wayfinding semplice: seguire le indicazioni bianche attraverso il terminale fino a trovare i segni neri, alle porte e oltre. I pannelli di vetro sono anche serigrafati per creare un effetto conico dell’opacità. L’effetto opaco vetro nella parte superiore del segno nasconde anche l’attrezzatura tecnica e l’illuminazione interna LED.


35


Walker Art Center Minneapolis

A destra, sede del Walker Art Center. Nella pagina seguente, applicazioni del sistema informativo del Walker Art Center.

36

Ideata dall’art director del Museo, Andrew Blauvelt, il nuovo sistema di identità visiva del Walker Art Center di Minneapolis funziona come un kit di parti in cui differenti font (l’Avenir di Adrian Frutiger e il Walker di Matthew Carter, utilizzato per comporre il logotipo del Centro) e texture possono essere assemblate in infinite soluzioni. Un kit applicabile ovunque come un nastro adesivo – dalla segnaletica agli stampati, al web – in combinazioni sempre differenti. Il sistema è stato sviluppato sotto forma di font pittografico (denominato Walker Expanded) per essere facilmente utilizzato; in luogo dei singoli caratteri vi sono parole chiave e texture. Quel che ne viene fuori è una immagine vibrante, originale e coerente con la mission del Centro.


37



III. Casi studio di parchi e riserve naturali

39


Parc Chapultepec Messico

Sopra e nella pagina seguente, segnaletica all’interno di Parc Chapultepec.

40

Parco Chapultepec a Città del Messico è uno dei più antichi e dalle dimensioni maggiori in America Latina. Dopo essere stato abbandonato a sé, si è deciso di effettuare vari interventi a livello del territorio, per salvaguardare gli ambienti originari, come le zone umide e dei corpi idrici per attirare la fauna acquatica. Nel 2010 proposte di design sono state oggetto di approvazione della gestione forestale, di investitori privati, responsabili di progetto, gli utenti, e il governo, anche di creare un’identità visiva che include un nuovo sistema di segnaletica per guidare e informare i visitatori annuali del parco. Il team del progetto è stato guidato dalle esigenze degli utenti. Per avviare il progetto, il team ha condotto uno studio di un anno per determinare i requisti e comprendere il funzionamento del parco, seguita da una fase di progettazione di sei mesi e, infine, la fase esecutiva, che è durata circa otto mesi. Lavorando in collaborazione con i paesaggisti urbani del Grupo de Diseño Urbano, Diseño Neko ha sviluppato una segnaletica direzionale, una mappa , vari pannelli storici, segnali stradali e altri elementi. Per garantire un giusto orientamento, i visitatori possono vedere i segni direzionali da una distanza di 20 metri, progettati con piloni in acciaio alti 4 metri, con un testo alto 7 cm, con lettere intagliate nell’acciaio. Le considerazioni ambientali sono state un punto fondamentale nel progetto, utilizzando acciaio riciclabile al 100% per i cartelli, il PVC è completamente eliminato dal progetto, per evitare rilascio di sostanze nocive all’ambiente. Il design è stato volutamente mantenuto semplice in modo che possa rimanere efficace per molto tempo, senza il bisogno di essere sostituito.La natura storica del parco non ha permesso la completa libertà nella progettazione della segnaletica o nel loro posizionamento, in quanto vi sono numerosi elementi archeologici e naturalistici significativi nel parco e che quindi vanno salvaguardati anche da questo punto di vista.


41


Parco del Ticino

Sopra, Italo Lupi, Marchio Parco del Ticino, 2014. Nella pagina seguente, segnaletica di un percorso nei pressi di Morimondo.

42

La valle del Ticino è situata in parte in territorio elvetico e in parte fra Lombardia e Piemonte; in territorio italiano è tutelata, per la parte lombarda, dal Parco lombardo della Valle del Ticino e per la parte piemontese dal Parco naturale del Ticino. Il fiume omonimo ha una lunghezza totale di 248 km, dal passo di Novena, in Svizzera, alla confluenza con il Po. Il parco Lombardo della valle del Ticino ha una superficie di circa 91.800 ettari, di cui circa 20.500 tutelati dal parco naturale, comprendendo l’intero territorio amministrativo di 47 comuni lombardi collocati lungo il tratto del fiume Ticino compreso tra il lago Maggiore e il fiume Po, nelle provincie di Varese, Milano e Pavia. Nel 2002 la Valle del Ticino nel suo insieme ( piemontese e lombardo ) è stata riconosciuta come Riserva della Biosfera MAB ¹. Enti gestori della riserva sono il Parco lombardo della Valle del Ticino e il Parco naturale del Ticino piemontese e del lago Maggiore. ‘’Il dato politico della comunicazione è costituito dalla comunicazione è costituito dalla coopresenza di fenomeni così differenti e dalla necessità di parlare un linguaggio percepibile da uno spettro molto ampio di persone differenti, che sappia cioè non offendere con la sua ovvietà il cittadino di Pavia, frequentatore innamorato abituale del suo fiume, e nello stesso tempo dica cose ferme , senza tramutare tutto in divieto, ai cittadini milanesi. ‘’ In tal modo nel numero di Aprile del 1981, della rivista Il Campo della grafica, Italo Lupi ( 1934 ), descrive questo progetto di visual riguardo il parco lombardo del Ticino. Il tentativo, affidato allo stesso Lupi, è perciò quello di abbandonare le pigrizie mentali che vogliono segni e caratteri alfabetici uniformi e ovunque uguali. Si tenta di puntare come dato unificante sul logotipo Parco del Ticino identificabile, ma il più neutro possibile, che consenta l’uso avvicendato per sedi e situazioni diverse del carattere nel suo disegno normale, nella sua deformazione ottica ondulata, e che comunque per la sua neutralità, permetta sempre accostamenti con altri caratteri.


Per le comunicazioni scritte di tipo primario, indicazioni topografiche, indicazioni di servizio, titolazioni di cartelli e volumi editoriali, è stato scelto un carattere di non frequente uso dotato di caratteristiche facilmente individuabili, utilizzato principalmente nei paesi anglosassioni, ma non lontano per il suo caratteristico spesso e per una precisa simmetria, da certi caratteri padani in legno. Il carattere è il Bernhard Antique bold condensed, ridisegnato per eliminare l’eccesso di irregolarità. La segnaletica che comprende una ricca simbologia perché basata non solo sull’illustrazione dei divieti ma sopratutto sui suggerimenti di comportamenti, parte dal rifiuto dei normali pittogrammi olimpionici per approdare alla raffigurazione di simboli di tipo illustrativo e naturalistico. Essi sono stati realizzati da Ferenec Pinter, un illustratore editoriale ben noto con grande capacità di sintesi, con lo scopo di accompagnare il cittadino nel parco, ricordandogli i vari punti del codice di comportamento. Questa segnaletica venne poi adottata per tutti i parchi regionali della Lombardia.

43


Valle Camonica La valle dei segni

Sopra, Valle Camonica - La valle dei segni, il marchio. Nella pagina seguente, cartolina della Valle Camonica.

44

Le strategie di comunicazione sono fondamentali nel processo di sviluppo turistico di un territorio, per questo motivo il Distretto Culturale di Valle Camonica ha promosso l’ideazione di un nuovo marchio ed uno slogan per rappresentare l’identità della valle: un marchio riconoscibile, unico, che permetterà al territorio camuno di connotare la propria offerta turistica per il mercato italiano ed estero. L’incarico di elaborare il marchio “camuno” è stato affidato allo studio milanese Magut Design, l’agenzia di comunicazione guidata da Lodovico Gualzetti. Lo stesso Gualzetti ammette che, partendo proprio da quel “sasso inciso” il lavoro del suo team è stato quello di coniugare un’immagine preesistente ai termini della comunicazione turistica, lavorando sull’integrazione dell’immagine con un testo, costruendo sulla parola “Valle Camonica” le stesse tipologie formali della pietra incisa e realizzando una trama di segni sul carattere. Mantenendo l’idea grafica è stato così possibile personalizzare l’indicazione locale, dando origine ad un logotipo che pure conserva una sua originalità e riconoscibilità. Le riflessioni che hanno portato alla realizzazione del brand camuno, come si evince dalle parole di Gualzetti, sono sempre state rivolte al passato. Già con la prima campagna di comunicazione, quella realizzata nelle stazioni con Ferrovie Nord, il “sasso inciso” era già diventato un segno legato al territorio, già che connotava una comunicazione turistica, associandosi di volta in volta alle ricchezze del territorio come gli affreschi del Romanino, i mosaici di Cividate, le incisioni rupestri. Già in questi esempi il semplice segno era proiettato verso l’ambito turistico e promozionale. Ora il nuovo marchio si è ulteriormente rafforzato, grazie al payoff “La valle dei segni”, che evoca in modo universale il patrimonio delle incisioni rupestri. Il marchio denota il carattere di una valle rocciosa che è stata capace di trasformare questa pietra per farne abitazioni, strumenti di


45


In alto, Valle dei segni Card. In basso, Valle dei segni APP. Nella pagina seguente, presentazione del sito valledeisegni.it, 2015.

46


lavoro, arte, questo fa la differenza. La pietra incisa dai camuni è un lavoro artistico, l’arte è un linguaggio universale, che sta al di sopra di tutte le attività. Il Distretto Culturale, nel corso di questi anni, ha dimostrato che la cultura può essere il traino economico di un territorio. Fare economia oggi vuol dire promuovere il turismo, il bene culturale, il paesaggio e la Valle Camonica ha tante eccellenze, chiese, monumenti, incisioni, artisti. Il Distretto Culturale lascerà in eredità uno staff, conoscenze acquisite, percorsi di formazione e la consapevolezza e la vocazione di una nuova apertura verso il turismo oltre ad un marchio che, nella semplicità di una pietra incisa, evoca i segni che connotano un territorio unico.

47


Norway’s National Parks

A destra: marchio, Norway’s National Parks. Nelle due pagine seguenti, visual Norway’s National Parks.

48

Snøhetta é uno studio di architettura, design di interni ed architettura del paesaggio con sede principale a Oslo e una minore a New York. I principali fondatori della compagnia sono Craing Dykers e Kjetil Trædal Thorsen, a cui si aggiungono altri quattro collaboratori. Lo studio si focalizza sull’etica, sui problemi di deterioramento delle strutture e sullo sviluppo sostenibile, mantendendo il tutto in armonia, in modo da creare progetti che si adattino in tutto e per tutto alla cultura, al clima e al sistema ecologico nel quale andranno ad integrarsi. Nello scorso anno, ha sviluppato la nuova identità visiva per i parchi nazionali della Norvegia. Una sfida importante per lo studio, un progetto che doveva riunire in una sola immagine e in una strategia comune 44 parchi, centri visitatori, villaggi nazionali e municipalità, ma che allo stesso tempo fosse facilmente declinabile per dare una propria individualità alle diverse realtà coinvolte. L’identità visiva è costruita sul concetto di portale, il portale è un ingresso, un passaggio tra due “mondi”, due “dimensioni”, tra quello che è coltivato o costruito e la natura. Allo stesso tempo è un simbolo di protezione, a sottolineare l’importanza che la natura e i parchi naturali hanno per i norvegesi.


49


Note: 1. Il Programma MaB – Man and the Biosphere è stato lanciato dall’UNESCO nel 1971, con lo scopo di migliorare il rapporto tra uomo e ambiente e ridurre la perdita di biodiversità attraverso programmi di ricerca e capacity-building. Il programma ha portato al riconoscimento, da parte dell’UNESCO, delle aree MaB, aree marine e/o terrestri che gli Stati membri s’impegnano a gestire nell’ottica della conservazione delle risorse e dello sviluppo sostenibile, nel pieno coinvolgimento delle comunità locali. Il Programma MaB fonda le proprie basi in un ambito socio naturalistico, nell’uso razionale e sostenibile e nella conservazione della natura, oltre che nel miglioramento del rapporto complessivo uomo e ambiente.

50


51



IV. La Riserva Naturale Orientata di Pantalica


IL SITO DI PANTALICA

L’insediamento protostorico di Pantalica si è sviluppato su uno sperone montuoso che domina la confluenza della valle del Calcinara nella valle dell’Anapo. Due minori tagli vallivi contrapposti isolano quasi completamente questo sperone, che è congiunto al retrostante altipiano solo da uno stretto istmo, la ‘’sella di Filiporto’’, o ‘’ Porta di Pantalica ‘’. Il dosso incombe con altissime balze scoscese, quasi sempre verticali, talvolta addirittura a strapiombo, pressochè ovunque inaccessibili, sul letto dei due corsi d’acqua che scorrono in valli strettissime, profondamente incassate ( cave ), che non potevano in alcun modo costituire delle vie d’accesso. L’altopiano di Pantalica è quindi una vera fortezza naturale, accessibile con difficoltà da pochi punti facilmente difendibili e non vi è dubbio che solo questo sia stato l’elemento che ha determinato la scelta del sito da parte delle popolazioni che vi hanno cercato rifugio. Per il resto esso è in una posizione estremamente disagevole anche se in un paesaggio di una impressionante grandiosità, fra i più suggestivi della regione siracusana.

A destra, muro a secco tipico della regione Nella pagina seguente, scorcio di Pantalica. Foto di Silvio Milano

54


55


LA CULTURA DI PANTALICA

Sopra: L’archeologo Paolo Orsi. Nella pagina successiva, necropoli nord-ovest, tomba 38, grande olla globulare su piede, Museo Archeologico Regionale Paolo Orsi, Siracusa - su concessione dell assessorato dei Beni Culturali de dell’Identità Siciliana.

56

Il momento di transizione dalla media età del Bronzo (facies di Thapsos) alla tarda età del Bronzo vede la nascita della cultura di Pantalica, che si svolge per diversi secoli e interessa, oltre al sito eponimo, anche altre aree della Sicilia, dal Nisseno, a Paternò, a Lentini e Caltagirone. Il sito più importante per la continuità di insediamento e per la consistenza dei ritrovamenti resta senza dubbio quello eponimo. Nel corso del XIII sec. a.C, prende l’avvio il popolamento di Pantalica che inizia con la popolazione che abbandona la fertile costa in cerca di rifugio nelle impervie zone montane, scelte quasi unicamente perché rispondenti ad esigenze di difesa a causa del passaggio nell’isola dei Siculi provenienti dall’Italia meridionale. La cultura di Pantalica si svolgerà per un arco cronologico assai ampio fino all’arrivo dei coloni greci nella seconda metà dell’ VIII secolo. Nel riesaminare i materiali provenienti da Pantalica degli scavi eseguiti da Paolo Orsi tra il 1889 e il 1910 in occasione del riordinamento del Museo Archeologico di Siracusa fatto nell’immediato dopoguerra, Luigi Bernabò Brea distinse quattro fasi culturali, un evoluzione che si manifesta a noi principalmente attraverso il mutamento delle forme e dello stile decorativo delle ceramiche e degli strumenti in bronzo. Prima di continuare con la descrizione delle varie fasi è necessario notare che per tutto questo lungo periodo, il tipo di tomba rimane quello a grotticella artificiale, che era proprio già delle età precedenti ma l’accentramento delle popolazioni in grandi nuclei urbani fa sì che le necropoli di questa età siano di gran lunga più vaste di quelle della prima e della media età del bronzo, poche decine fino ad un massimo di qualche centinaia di tombe per la necropoli di Castelluccio, di Thapsos, ecc., diverse migliaia per la necropoli di Pantalica, di Cassibile e Caltagirone.


Fase I (1270 -1000 a.C ) La prima fase è stata denominata di Pantalica Nord, in quanto le tombe si trovano soprattutto nei fianchi nord del colle. Ne è caratteristica una ceramica tecnologicamente assai progredita, a superficie monocroma rossa lucida ‘’a stralucido rosso’’ per la prima volta in Sicilia realizzata con l’uso del tornio. La forma è caratterizzata da frequenti altissimi piedi tubolari, le anfore cuoriformi hanno colli alti e sottili, la decorazione è lineare a pittura nera. Quasi in ognuna delle tombe più antiche di Pantalica troviamo una grande quantità di oggetti di bronzo utilizzati anche come corredo tombale: coltellini con lama a fiamma, dei rasoi particolari e l’oggetto più significativo per la datazione di un corredo tombale: la fibula, cioè lo spillo di sicurezza che sosteneva il mantello. In questa prima fase, cioè più antica hanno la forma di un arco di violino o più comunemente sono ad arco semplice con piccoli nodi agli estremi. In questa fase si colloca anche il grande edificio messo in luce da Paolo Orsi sulla sommità del colle e denominato Anaktoron, un edificio costruito in muratura che ricorda i palazzi micenei. È questa l’unica costruzione nota di Pantalica, oltre ad esso infatti non si conosce nulla delle abitazioni delle genti che abitavano il colle.

57


Fase II ( 1000-850 a.C ) La seconda fase della Cultura di Pantalica è stata denominata da Bernabò Brea fase di Cassibile, in quanto questo periodo è meglio documentato nelle tombe che dominano la piana costiera presso Cassibile. A Pantalica è rappresentata solo dal corredo di poche tombe: la ceramica rossa scompare, sostituita da una ceramica dipinta a motivi ‘‘ piumati’’ molto caratteristica, ma una mutazione più profonda avviene nei tipi di bronzi: la fibula caratteristica è quella con arco piegato a gomito, con uno spillo rettilineo.

A destra: Anaktoron, foto di Nunzio Bruno. Nella pagina seguente, Pantalica sud, frammenti con decorazioni incisi, Museo Archeologico Regionale Paolo Orsi, Siracusa, su concessione dell’ assessorato dei Beni Culturali e dell’ Identità Siciliana.

58


Fase III ( 870-730 circa a.C) Si assiste ad un ritorno delle popolazioni nel massiccio di Pantalica, con molta probabilità nuovamente per motivi difensivi, come indicano tombe a grotticella che si aprono numerose soprattutto nei fianchi del colle di Pantalica Sud, dal quale deriva il nome di questa fase. La documentazione materiale, nota essenzialmente dai corredi di vasi e dagli oggetti di ornamento personale rinvenuti nelle tombe di Pantalica si modificano notevolmente rispetto alle fase precedente: la forma della ceramica è notevolmente influenzata dal geometrico greco pur mantenendo la decorazione ‘‘ piumata ‘‘ associata spesso a solchi paralleli. Nei bronzi, la fibula a Pantalica è sempre a occhio ma si riduce di dimensioni, mentre lo spillo si allunga e si ricurva. Frequentissimi sono gli anelli, le spirali, a disco o a cilindro.

59


Fase IV (730-650 a.C ) Il quarto periodo ha come principale caratteristica la fondazione delle colonie greche lungo le coste della Sicilia orientale. La civiltà indigena si trasforma rapidamente al contatto con la superiore civiltà greca, i prodotti dell’artigianato e dell’industria greca si diffondono e vengono largamente imitati suscitando però anche interessanti produzioni locali. Di tipo greco è la fibula più comune di questa fase, numerosissimi sono gli anelli ornamentali di diverse dimensioni, perle in bronzo ovali o biconiche, le collane o i monili formati da catenelle a maglia semplice o doppia. Solo in questa fase incomincia a comparire il ferro, certamente un apporto dalla civiltà greca con cui si fanno coltelli, cuspidi di lancia e in particolare fibule. A contatto con la civiltà molto superiore dei greci, le popolazioni sicule vanno rapidamente perdendo il loro carattere, evolvendosi e diventando sempre più simili ai vicini colonizzatori greci per poi finire con l’espansione di Siracusa.

Nella pagina seguente, scorcio di Pantalica, foto di Silvio Milano.

60


61


PANTALICA BIZANTINA

Dopo un lungo silenzio, Pantalica tornò ad essere riutilizzata a scopo difensivo. Nel corso dell’VIII e IX secolo d.C. i Bizantini, rifugiatisi nel luogo come estrema difesa di fronte all`invasione e alla conquista araba della Sicilia costruirono tre piccoli villaggi con annessi luoghi di culto rupestri, sfruttando e ampliando le grotte delle necropoli preesistenti. Il più grande di questi villaggi si trova fra la necropoli Sud e la sella di Filipporto ed è composto da più di 150 abitazioni a più stanze e da una chiesetta anteriore all’ 878, data della conquista araba della valle dell’Anapo, denominata di San Micidiario. La chiesa rupestre di San Micidiario presenta un affresco, dietro la nicchia centrale, raffigurante il Cristo pantocratore. La chiesa vera e propria è composta da due vani: il vano A che ospita il presbiterium e il vano B che era riservato ai fedeli, separati da una cortina di roccia dove ancora si vedono gli attacchi per l’iconostasi. presenta un tetto a spiovente ed era interamente affrescato sulle pareti. Sulla parete di destra si apre la porta di comunicazione con il diakonikon (sagrestia) segue la cosiddetta stanza del sacerdote, un camerone che comunica con il diakonikon.

Sopra, stanza del sacerdote, una delle pareti lavorate a colpi d’ascia, sulla quale si nota scolpita una croce equilatera. A destra, pianta della chiesa di San Micidiario. Nella Pagina seguente, in alto a sinistra, particolare di un angelo dipinto sopra la nicchia sinistra del presbiterio. Segue, abitazioni del villaggio di Filiporto.

62


63


La chiesetta di San Nicolicchio è il centro religioso del secondo piccolo villaggio distante circa 800 m dal precedente, formato da appena una ventina di abitazioni. La chiesetta è costituita da un unico vano di forma irregolare, nella parete orientale si apre una nicchia absidale entro la quale è intagliato un altarino quadrato che è fiancheggiata a diverso livello da due nicchiette destinate probabilmente ad accogliere immagini sacre, praticamente nulla è rimasto della decorazione a fresco. Nella parete nord, segnatamente nel suo tratto incurvato, si distinguono tre figure di santi. Le tre immagini di santi sono accompagnate da altrettante iscrizioni che almeno in passato hanno permesso di identificare i personaggi di Sant’Elena e di Santo Stefano. Al di sopra di quest’ultimo, è inoltre presente un cartiglio contenente un’iscrizione da cui l’archeologo Paolo Orsi ha tratto un apografo, interpretata come dedica dell’offerente.

Sopra, l’apografo tratto da Paolo Orsi. A destra, Sant’Elena, raffigurata nella chiesetta di San Nicolicchio. Nella pagina seguente, sulla sinistra, raffigurazione di San Nicola all’interno della grotta del crocifisso. Segue, uno scorcio di acune sepolture della necropoli della Cavetta.

64


La grotta del crocifisso è un piccolo oratorio situato lungo il sentiero che immette alla valle dell’Anapo, all’interno di un villaggio bizantino costituito da oltre 150 abitazioni rupestri nei pressi della necropoli della Cavetta. L’oratorio è oggi caratterizzato da una planimetria e da una forma scarsamente leggibili nel dettaglio, a causa della parete anteriore del tutto franata. Entrando nel piccolo edificio, sulla parete frontale si nota sulla sinistra, la raffigurazione di un santo identificabile in San Nicola.

65


LA FERROVIA

Nella pagina seguente, in alto, lo stato attuale della linea ferroviaria all’interno di Pantalica, ormai sentiero. In basso a sinistra, la ex-stazione ferroviaria Necropoli Pantalica. In basso a destra, 1933, Vittorio Emanuele III, Re d’Italia, sale sul treno alla fermata di Pantalica.

66

Un lungo sentiero bianco percorre l`intera valle dell`Anapo nei monti Iblei: è il vecchio tracciato della linea ferrata Siracusa - Ragusa - Vizzini che, partendo dalla stazione di Siracusa Nuova, vicino alla stazione centrale e dopo le fermate di Cifali a servizio di contrade rurali, di Giustiniani, di Floridia, di S. Paolo Solarino, risaliva, sorpassando il vallone Bernardo, la valle, giungendo alla stazione di Sortino Fusco, da dove ripartiva su un tracciato tortuoso attraverso la valle strettissima e, scavalcando tre volte l`Anapo, giungeva alla fermata di Necropoli Pantalica. La linea scorre serpeggiante sugli stretti argini, fiancheggiati sempre da pareti a picco che sospendono sul capo la minaccia di grossi blocchi, fermi sui ciglioni come per miracolo di statica. Inaugurata nel 1915, dopo oltre trent`anni di accese discussioni, venne interamente attivata al servizio pubblico il 26-7-1923 e raggiunse il massimo della sua valorizzazione nel 1933, quando il Re Vittorio Emanuele III si recò, facendo uso del treno alla Necropoli di Pantalica. Durante l’ultima guerra la piccola ferrovia venne requisita dalle truppe alleate per il trasporto di uomini e materiali verso la roccaforte di Palazzolo che venne conquistata, con gravissime perdite. Dopo oltre quaranta anni di attività passò l’ultimo treno, cedendo il passo ai mezzi di trasporto su strada, giunse alla stazione di Siracusa Nuova. Furono smontate e portate via tutte le traversine di legno, i binari, i bulloni e rimase solo quel lungo sentiero bianco, acquistato successivamente dalla provincia, e non più percorribile in auto liberamente.


67


FLORA E FAUNA

Nella pagina seguente, spiga selvatica all’interno della valle di Pantalica.

68

Il sito appare diversificato ed offre ambienti ecologici variegati che consentono l’espressione di una biodiversità molto significativa. Oltre al biotopo acquatico, possiamo distinguere l’ambiente ripariale, quello delle pareti, della valle, dei pianori e delle grotte. Nelle acque cristalline del fiume, grazie alla natura torrentizia, trovano un’abitazione ideale la trota siciliana e la trota fario. Sul fondale si aggira la tinca. È possibile trovare anche le anguille e i granchi di fiume. Tra gli anfibi, oltre alla comune rana verde, troviamo anche il Discoglosso dipinto, dalla caratteristica lingua a forma di disco adesivo. Soprattutto la presenza delle trote ci indica l’elevata qualità delle acque. Il fiume lungo il suo corso vede svilupparsi una magnifica vegetazione a platano orientale che, in queste contrade siciliane, marca il confine occidentale del suo areale di distribuzione che si estende sul Mediterraneo orientale e sull’Asia occidentale. Sulle rocce, a ridosso del fiume, spiccano le vivaci fioriture dell’oleandro perfettamente insediato in quest’ambiente ideale. Il bosco ripariale è costituito da molte specie vegetali: tra gli alberi dominano i salici (bianco e pedicellato), il pioppo nero, l’orniello, il carpino e la roverella, mentre il sottobosco diventa intricato a causa dei rovi e delle piante lianose come la vitalba. Arbusti del sottobosco sono anche il biancospino, il lentisco, l’euforbia cespugliosa e il pungitopo. Nella copertura erbacea spiccano l’equiseto massimo, la margheritina di campo, i ciclamini (a foglia d’edera e primaverile), il ranuncolo dalla gialla corolla smaltata, i bianchi e delicati fiorellini dell’aglio selvatico. Legati al fiume, è possibile scorgere il martin pescatore dalla vivace livrea e il merlo acquaiolo, l’elusiva gallinella d’acqua o, nelle zone in cui il fiume rallentando forma delle anse fangose, il piro piro piccolo, trampoliere dalle dimensioni ridotte. Spostandosi verso le pareti della valle, troviamo chiazze di macchia mediterranea costituita da sempreverdi come leccio, terebinto, fillirea ed alaterno. Qui si aggirano i carnivori tipici dei boschi


siciliani: gatti selvatici e volpi, martore e donnole voracissime. Le loro prede sono conigli selvatici, lepri, topi quercini e ghiri. Nelle zone più scoscese le coturnici di Sicilia saettano velocissime o s’involano in verticale, per poi approdare rapidamente più lontano. In questa riserva vive la bellissima upupa, uccello migratore insettivoro dalla magnifica livrea e dotato di una cresta sul capo. Ma non solo: anche il codibugnolo di Sicilia, lo scricciolo e la ballerina bianca. Sui pianori s’insediano bassi cespugli di spinaporci e di aromatico timo, che conferiscono a queste aree l’aspetto a gariga: sui cieli soprastanti la valle è possibile avvistare la rara aquila di Bonelli, il falco pellegrino ed il lanario. Molti i rettili tra cui diverse specie di serpenti: la vipera, i colubri, il bellissimo leopardino dalla livrea smagliante, il liscio e quello di Esculapio, il nero biacco e il rarissimo colubro di Riccioli, detto in siciliano scussuni ri zazzamiti. Scussuni vuol dire “serpente”, mentre le ‘‘ zazzamite’’ non sono altro che i gechi, piccoli rettili notturni

69


di colore chiaro che prediligono cacciare insetti sui muri. Nella riserva fioriscono inoltre cinquantanove specie di orchidee, diverse iris e fabacee ed anche specie rare o endemiche come l’Ophris biancae (un’orchidea), l’Urtica rupestris, l’Helicrysum scadens Guss ed il Trachelium lanceolatum. Tre specie vegetali rivestono un particolare interesse botanico: la salvia triloba, la Phlomis fruticosa e la ferula comune. Ultimo, ma non meno interessante, l’ambiente delle grotte carsiche: la Grotta dei Pipistrelli e la Grotta Trovato che ospitano varie specie di pipistrelli, rapaci notturni, passeri solitari ed istrici.

A destra, dettaglio di un cladodio di Ficodindia. Nella pagina seguente, In alto, l’orchidea Ophrys lunulata. In basso, Calopteryx Virgo.

70


71


LA RISERVA, DEFINIZIONI E NORMATIVA Nel 1997 viene istituita la Riserva naturale orientata di Pantalica, Valle dell’Anapo e torrente Cava Grande ricadente nel territorio dei comuni di Sortino, Ferla, Cassaro, Buscemi e Palazzolo Acreide, tutti in provincia di Siracusa, la gestione della riserva è affidata all’Azienda foreste demaniali della Regione Siciliana. Una riserva naturale orientata è un tipo di area naturale protetta in cui sono consentiti interventi colturali, agricoli e silvo-pastorali purché non in contrasto con la conservazione degli ambienti naturali. Al contorno delle zone di Riserva – zona A – è individuata un’area di pre-riserva (zona B) a sviluppo controllato al fine di integrare il territorio circostante nel sistema di tutela ambientale. Essa è estesa per 3712,07 ettari di cui 1743,95 in zona A e 1968,12 in zona B, comprende più sistemi : la Valle del Fiume Anapo, la Valle di Pantalica e il torrente di Cava Grande. Ambienti unici che non hanno riscontro, almeno in Sicilia, nei quali la ricchezza di acque fluenti, l’elevata umidità, la protezione offerta dalle rocce, la modesta antropizzazione hanno permesso la sopravvivenza di importanti ed eccezionali nicchie ecologiche, consentendo l’esistenza di una non comune biodiversità. Il territorio costituisce un complesso di interesse geomorfologico, naturalistico, paesaggistico, storico-archeologico ed etno-antropologico.

A destra, scorcio del fiume Anapo. Nella pagina seguente, sopra, marchio, UNESCO. Sotto, Il marchio di Patrimonio mondiale dell’umanità.

72


Nel 2005 il sito è stato insignito del titolo di Patrimonio Mondiale dell’umanità da parte dell’UNESCO insieme alla città di Siracusa con i seguenti criteri di iscrizione riportati da unesco.it: ‘‘I siti e i monumenti di Siracusa-Pantalica formano un “insieme” che costituisce una raccolta unica quale straordinaria testimonianza delle culture del Mediterraneo attraverso i secoli e nello stesso spazio; L’insieme Siracusa-Pantalica offre, attraverso la sua straordinaria diversità culturale, una eccezionale testimonianza dello sviluppo della civilizzazione di oltre 3 millenni‘‘ L’UNESCO è l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura, istituita a Parigi 4 novembre 1946, è nata dalla generale consapevolezza che gli accordi politici ed economici non sono sufficienti per costruire una pace duratura e che essa debba essere fondata sull’educazione, la scienza, la cultura e la collaborazione fra nazioni, al fine di assicurare il rispetto universale della giustizia, della legge, dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali che la Carta delle Nazioni Unite riconosce a tutti i popoli, senza distinzione di razza, di sesso, di lingua o di religione. L’UNESCO si impegna tra numerose altre cose, di costruire la comprensione interculturale anche attraverso la protezione e la salvaguardia dei siti di eccezionale valore e bellezza iscritti nel Patrimonio Mondiale dell’Umanità.

73


I DIVIETI

Nella pagina seguente, piccola cascata d’acqua del fiume Anapo.

74

Numerosi sono i divieti che interessano Pantalica, dal DECRETO 25 luglio 1997, n. 482 SUPPLEMENTO ORDINARIO n. 1 G.U.R.S. 17 gennaio 1998, n. 3, i seguenti esempi di nostro interesse all’interno dell’ Art.2 : l) introdurre armi da caccia, esplosivi e qualsiasi altro mezzo di cattura o di danneggiamento degli animali; m) esercitare la caccia e l’uccellaggione e apportare qualsiasi forma di disturbo alla fauna selvatica; molestare o catturare animali vertebrati o invertebrati; raccogliere, disturbare o distruggere nidi, uova, tane e giacigli, salvo che per motivi connessi ad attività consentite dal presente regolamento, previa autorizzazione dell’ente gestore; n) distruggere, danneggiare o asportare vegetali di ogni specie e tipo, o parti di essi, fatti salvi gli interventi connessi con lo svolgimento delle attività consentite dal presente regolamento, previa autorizzazione dell’ente gestore. La raccolta di frutti di bosco e vegetali commestibili potrà essere regolamentata dall’ente gestore in ordine ai tempi, quantità e specie; o) alterare l’equilibrio delle comunità biologiche naturali, con l’introduzione di specie estranee alla flora ed alla fauna autoctone. [...] r) abbandonare rifiuti al di fuori degli appositi contenitori; s) allontanarsi da percorsi appositamente predisposti; t) praticare il campeggio o il bivacco; u) accendere fuochi all’aperto fatto salvo quanto necessario per lo svolgimento delle attività agrosilvo-pastorali, previa comunicazione all’ente gestore; v) svolgere attività pubblicitaria, organizzare manifestazioni folcloristiche e sportive non autorizzate dall’ente gestore; […] aa) esercitare attività sportive che compromettano l’integrità ambientale e la tranquillità dei luoghi, quali automobilismo, trial, motociclismo, motocross, deltaplanismo, etc.; bb) usare apparecchi fonoproduttori, se non in cuffia, salvo che nei casi di ricerca scientifica, servizio, vigilanza e soccorso.


75


I SENTIERI

Esistono due vie d’ingresso alla Riserva, rispettivamente dal Comune di Ferla e Sortino, inoltre sei sentieri principali promossi dall’ente gestore: 1. Saramenza di km 0,97 Dall’ingresso Fusco discende al greto del fiume Anapo e risale, poi, sino all’era archeologica 2. Bisanti di km 1,2 Costeggia l’Anapo, dispensando una bella vista della Necropoli Nord di Pantalica e raggiunge il sentiero I. 3. Necropoli nord di km 1,35 Imboccato dal Sentiero I discende al Torrente Calcianara sino alla strada per Ferla 4. Anaktoron di km1,35 Dal tracciato della ex ferrovia raggiunge, risalendo dal fondovalle, il villaggio bizantino di San Nicolicchio e i resti del “Palazzo del Principe” 5. Fonte del Giglio di km 0,3 Dalla ex ferrovia sino all’Anapo ed alla sorgente del Giglio 6. Giarranauti di km 4 Un sentiero ciclo-pedonale che si all’unga dall’ingresso di contrada Palombazza sino all’altopiano di Giarranuti. Questi rendono agevole la scoperta degli ambienti naturali e dei siti archeologici della Riserva.

Nella pagina seguente, scorcio dei monti Iblei.

76


77



V. Progetto di identitĂ e orientamento per Pantalica


Il brand dinamico

La costruzione di un’immagine forte e connotativa rappresenta un esigenza sempre più sentita in un epoca dove la globalizzazione genera competizione per le risorse ogni giorno crescente. L’immagine coordinata deve comprendere un logo che diventi l’emblema dello spirito del sito, che rappresenti lo spirito del luogo, un elemento in grado di trasmettere una specifica identità, capace di entrare in una reale relazione con gli utenti grazie a una connotazione emotiva e partecipativa. Il segno visivo che fonda le basi dell’identità non deve essere solo un elemento riconoscibile, ma deve essere uno strumento di identificazione tramite la possibilità di narrazione, di una metafora grazie alla quale si può interpretare e dare senso al sito e fondare un linguaggio ad esso dedicato. Deve quindi essere usabile, con un significato maneggiabile da più persone. ‘’Il segno deve essere in primo luogo un dispositivo di narrazione, il propulsore di una lingua dedicata e l’educatore di una nuova scrittura. ‘’ Piazza, Partire dal cuore della città.

Sopra, marchio dinamico de Casa da Musica, Porto. Nella pagina seguente, City of Melburne, Brand dinamico.

80

L’aspetto dinamico, di trasformazione e cambiamento, è insito nella struttura genetica di ogni luogo, che muta e si evolve. La ricerca di un ‘’ segno ‘’ per il territorio deve far fronte alle sue caratteristiche e cercare di trasmettere, già a partire dall’immagine atta a comunicarlo, una sintesi dei suoi caratteri intrinseci di dinamicità, movimento, complessità e relazionalità. Dunque, il brand passa dall’essere un unico elemento monolitico a quello che possiamo definire Brand Dinamico: per esprimere tante realtà diverse il segno non è più uno, fisso e statico, ma si evolve, si adatta e muta in base alle necessità della comunicazione. Un brand dinamico funzionale deve avere le seguenti caratteristiche: aperto, contestualizzato e relazionale.


Aperto perchÊ si ha la possibilità di intervenire per evolvere, ampliare, arricchire ed aggiornare in qualsiasi momento e secondo le necessità il sistema; contestualizzato in quanto il suo utilizzo deve essere sempre riferito e funzionale al contesto, al territorio e alla situazione nella quale viene applicato; relazionale in quanto rivolto ad utenti e permette a quest’ultimi diversi gradi di partecipazione, ponendosi in modo interattivo nei loro confronti.

81


Casi studio di brand dinamico

Visit Nordkyn Norvegia

Nordkyn è un promontorio nel punto più settentrionale della Norvegia. Sede di due comuni – Gamvik e Lebesby – nella contea di Finnmark, Norvegia. Nordkyn è freddo, un freddo artico ma anche un posto scenico e di forte suggestione. I due comuni si sono uniti per promuovere il turismo per la penisola, il Neue Design Studio con sede ad Oslo ha realizzato il pay-off ‘’ der naturen rår ‘’ in lingua inglese ‘’ Where nature rules’’. Questa connessione con la natura si riflette nel branding di Nordkyn. L’identità visiva si basa su due ingredienti principali; il payoff e le statistiche meteo ricevute dal the Norwegian Meteorological Institute. Un feed di statistiche climatiche ‘’colpisce’’ il marchio facendolo mutare nella forma e nel colore in base alla direzione del vento e alle variazioni di temperatura. Sul sito ufficiale, il marchio si aggiorna ogni cinque minuti, inoltre un generatore sul sito Visita Nordkyn permette di scaricare il marchio con le esatte condizioni metereologiche di quel particolare momento.

82


83


Le icone di Porto Portogallo

Il City Branding della seconda città per dimensioni e importanza del Portogallo; Porto, è stato realizzato nel 2014 da White Studio. La Câmara Municipal do Porto invita lo studio a realizzare un sistema semplice, aperto e facilmente applicabile ai vari media. Il concept di base si articola partendo dalla necessità di sviluppare nei cittadini un sentimento di appartenenza per la città nella sua interezza, per ogni strada e per ogni scorcio che fa parte della città di Porto. Considerata come un organismo vivente, composto da una estrema varietà di icone, simboli, scorci e panorami, stili di vita, culture e abitudini. Non può essere rappresentata come una somma di edifici, la sua identità non è chiusa ma fissa e dinamica, cresce grazie ai suoi cittadini. ‘’ Porto has always been a very passionate city. It has a scale that allows for a relationship of proximity. Here we feel cozy, we feel at home. We develop a feeling a ownership with every landmark, with every street. The city is ours. And with each step we recognize its accent and its attitude. ‘’ Questa idea di partenza, che segue la filosofia dei sistemi aperti e del brand dinamico va a costruire il focus visivo del progetto. Alla domanda posta ai cittadini da parte dei creativi; ‘’ che cos’è Porto per te ? ‘’ si è riscontrato che le risposte erano infinite. Non si poteva limitare alle grandi icone, ma si doveva tentare di rappresentare un’entità complessa, viva e articolata. L’elenco dei simboli di Porto è illimitato, e dalle parole di ogni persona che vive la città nasce una nuova possibile icona. ‘’This idea of ownership felt very important for us. This unique home that each one of us finds in the city needed to be represent. Everyone should have their own Porto. [...] Thus it became clear to us that Porto needed to be much more than a single icon, much more than a single logo. It needed com-

84


plexity. It needed life. It needed stories. It needed personality. ‘’ White Studio, Behance Il filo conduttore dell’identità visiva deriva dalle linee delle famose maioliche e mattonelle blu sparse per la città, che ne rappresentano un elemento particolarmente tipico e fanno parte dell’importante bagaglio culturale ed artistico del territorio. Partendo da questa ispirazione si è creato, per il disegno delle icone, uno stile riconoscibile grazie all’utilizzo delle famose linee blu, mantenute di uno spessore e colore omogeneo. Al momento del lancio del progetto le icone costituivano un set di circa settatanta elementi, ma l’idea è quella di poterle far crescere in modo infinito, rappresentando sempre nuovi aspetti della città.

85


Frammenti di Pantalica

Il concept

A destra, ceramica della facies Castellucciana.

86

Visitare Pantalica è un ritrovarsi circondati dai popoli che li hanno vissuto per secoli, mutando in modo significativo il terroriorio, lasciandoci a noi i frammenti del loro tempo. Tutto ciò è facilmente visibile nell’Anaktoron, nei villaggi rupestri bizantini, negli ‘‘alveari’’ di tombe scavate nella roccia fin dall’età del bronzo. In tutto ciò ha un ruolo fondamentale la ceramica, una testimonianza materiale di un momento storico, sempre presente in ogni fase di Pantalica, nelle tombe come rituale, nella quotidianità delle genti. Ancora oggi è comune visitare Pantalica e, semplicemente guardando a terra, osservare centinaia di piccoli frammenti – di scarto – delle varie epoche, ormai parte integrante del territorio stesso, ogni frammento di diversa forma, colore, con diversi segni, pronto a raccontare una piccola parte di quel luogo. La mia proposta è quella di utilizzare i frammenti di ceramica come brand dinamico per la Riserva Naturale Orientata di Pantalica, andando a rappresentare oltre che il frammento di ceramica in sè, tutti quei frammenti di vite, di storie e di riti che sono giunti a noi e che fanno di Pantalica un luogo straordinario. Il marchio è l’unione di tre elementi grafici: la forma, il segno, Il colore.



Frammenti di Pantalica La forma

B

A

Fig.1

A destra, costruzione ed incastro delle forme. Nella pagina seguente, costruzione di ogni singola forma.

88

‘‘ La forma ‘‘ ricrea un frammento di ceramica. Essa è composta da quattroframmenti, ma resta aperta la possibilità di crearne altri, pur rispettando i principi e le regele di progettazione. Ogni singolo frammento è composto da due elementi, uno superiore (A) ed uno inferiore (B), vedi figura fig.1. Ogni elemento ha una sua posizione e dimensione specifica all’interno della griglia di costruzione e si incastra con altri tre frammenti.


89


I frammenti possono essere utilizzati singolarmente o tutti e quattro contemporaneamente.

A destra, frammenti singoli. Nella pagina seguente, la distanza tra i frammenti nell’utilizzo multiplo dei frammenti.

90


91


Frammenti di Pantalica Il segno

A destra, esempio di applicazione e taglio di un segno su un frammento. Nella pagina seguente, costruzione dei segni.

92

Il segno, richiama le decorazioni incise o dipinte sulla ceramica di pantalica, come tale andrà disposto in modo randomico sulll’elemento ‘‘A ‘‘del frammento ( forma ). Sarà necessario rispettare le proporzioni ed inserire una quantità uguale o superiore al 50% del segno, la parte del segno che resterà fuori dalla forma dovrà essere eliminata. I segni realizzati sono quattro ma esiste la possibilità di creare altri segni in futuro, pur rispettando i principi e le regele di progettazione.


93


Nella Tab.1 sono presenti esempi dello stesso frammento con applicati diversi segni e viceversa, nella pagina seguente esempi di segni applicati in modo randomico sui frammenti.

Tab.1

94


95


Frammenti di Pantalica Il colore

A destra, Torrente Calcinara, foto di Pietro Columba.

96

I colori istituzionali sono legati a tre elementi di Pantalica, rispettivamente: Torrente Calcinara, Fiume Anapo e la ceramica. È possibile utilizzarli a coppie, rispettando l’ambito (Il Torrente Calcinara, il Fiume Anapo e l’ambito storico-archeologico per la ceramica), oppure, l’utilizzo di coppie unendo le tonalità chiare con i scuri, per un utilizzo al di fuori degli ambiti prescelti ( esempi a pag. 98 e 99 ), non sarà possibile utilizzare tre o più colori all’interno del marchio.


A

Torrente Calcinara B

A c 49 m 11 y 18 k 0 B c 80 m 35 y 40 k 21

C

Fiume Anapo D

C c 45 m 0 y 50 k 0 D c 69 m13 y 76 k 1

E

Ceramica F

E c 4 m 40 y 62 k 0 F c 19 m 57 y 69 k 7

97


98


99


Frammenti di Pantalica Logotipo e area di rispetto

La font istituzionale è Fira Mono Regular.

Fira Mono ABCDEFGHIJKL MNOPQRSTUVWXYZ abcdefghijkm nopqrstuvz 1234567890

A destra, in alto, font istituzionale. In basso, utilizzo del marchio con i 4 frammenti, posizione del logotipo rispetto al marchio e rispettiva area di rispetto. Nella pagina seguente, utilizzo dei frammenti singoli, posizione del logotipo rispetto al marchio e rispettiva area di rispetto.

100

Pantalica

Pantalica Valle dell’Anapo e Torrente Cava Grande


Pantalica

Valle dell’Anapo e Torrente Cava Grande

Pantalica Valle dell’Anapo e Torrente Cava Grande

Pantalica Valle dell’Anapo e Torrente Cava Grande

Pantalica Valle dell’Anapo e Torrente Cava Grande

101


Frammenti di Pantalica Positivo e negativo

Pantalica Valle dell’Anapo e Torrente Cava Grande

Pantalica Valle dell’Anapo e Torrente Cava Grande

102


Pantalica

Valle dell’Anapo e Torrente Cava Grande

Pantalica

Valle dell’Anapo e Torrente Cava Grande

Pantalica Valle dell’Anapo e Torrente Cava Grande

Pantalica Valle dell’Anapo e Torrente Cava Grande

Pantalica Valle dell’Anapo e Torrente Cava Grande

Pantalica Valle dell’Anapo e Torrente Cava Grande

Pantalica Valle dell’Anapo e Torrente Cava Grande

Pantalica Valle dell’Anapo e Torrente Cava Grande

103


Frammenti di Pantalica Esempi d’uso del marchio su sfondi colorati

Pantalica Valle dell’Anapo e Torrente Cava Grande

Pantalica Valle dell’Anapo e Torrente Cava Grande

Pantalica Valle dell’Anapo e Torrente Cava Grande

104


Pantalica Valle dell’Anapo e Torrente Cava Grande

Pantalica Valle dell’Anapo e Torrente Cava Grande

Pantalica

Valle dell’Anapo e Torrente Cava Grande

Pantalica

Valle dell’Anapo e Torrente Cava Grande

105


Frammenti di Pantalica Misure minime

106

Il marchio può essere ingrandito o rimpicciolito, mantenendo però le proporzioni interne e il limite minimo di riduzione del marchio. La dimensione minima è di 60 mm per la versione completa di quattro frammenti e logotipo ma può essere ridotto ulteriolmente a 50 per le versioni che prevede l’utilizzo di un singolo frammento o del logotipo composto esclusivamente da ‘‘ Pantalica’’.


Pantalica Valle dell’Anapo e Torrente Cava Grande

60 mm

Pantalica 50 mm

Pantalica Valle dell’Anapo e Torrente Cava Grande

50 mm

107


Frammenti di Pantalica Esempi d’uso improprio del marchio

Pantalica Valle dell’Anapo e Torrente Cava Grande

Pantalica Valle dell’Anapo e Torrente Cava Grande

Pantalica Valle dell’Anapo e Torrente Cava Grande

108


Pantalica Valle dell’Anapo e Torrente Cava Grande

Pantalica Valle dell’Anapo e Torrente Cava Grande

Pantalica Valle dell’Anapo e Torrente Cava Grande

109


Materiale istituzionale

Biglietti d’ingresso 180 x 80 mm

110


111


Biglietto da visita 80 x 50 mm su carta riciclata con grammatura 200 g\m2.

112


113


Digitale

114


115


Cartolina 150 x 100 mm

116


117


118


119


Gadgets

120


121


122


123


Divulgazione Opuscolo pieghevole 120 x 120 mm

124


125


Segnaletica Frammenti

126

Pantalica è un luogo privo di qualsiasi rete mobile ed essendo una riserva naturale con all’interno un parco archeologico è fondamente avere un impatto zero sia a livello ecologico che visivo. La proposta prevededi materiali diversi quali ceramica grezza, pietre locali e ciottoli di fiume ( in base al contesto del sentiero ) per fornire indicazioni basilari agli utenti della riserva, come indicare in quale area l’utente si trova ( con l’utilizzo dei tre colori, dunque indicando se si è in prossimità del Torrente Calcinara, Fiume Anapo o in un area dall’elevato interesse storico-archeologico ), indicazioni semplici o essere utilizzato come segnavia. Il riutilizzo di frammenti di ceramica grezza, facilmente reperibile in Sicilia, permette il recupero di un materiale di scarto e che non inquinerà ecologicamente e visivamente Pantalica. La raccolta delle pietre degli iblei e dei ciottoli di fiume è locale, dunque potranno essere raccolte direttamente nel contesto con le apportune attenzioni.


127


128


129


Segnaletica Info-monumentale

A destra, vista laterale della segnaletica info-monumentale. Nella pagina seguente, vista frontale.

130

I segnali sono stati concepiti come elementi d’arredo della riserva. Avendo a che fare con contesti e terreni particolari esistono due tipologie di segnaletica. La segnaletica info-monumentale da terra è costituita da un unico elemento di metallo che, raccoglie alla base, in uno spazio apposito, frammenti di cercamica grezza, permettendo ai visitatori di raccogliere gratuitamente come ricordo uno di questi frammenti. Nella parte superiore andranno le informazioni riguardanti il sito, mappa o altro.

Pantalica Valle dell’Anapo e Torrente Cava Grande


ANAKTORON L’Anaktoron o Palazzo del Principe è l’unica testimonianza di costruzione non rupestre a Pantalica. Oggi restano le rovine di una costruzione megalitica, opera di antichi tecnici esperti. Sembra assai verosimile l'ipotesi, formulata dall’archeologo Paolo Orsi, che la costruzione sia dovuta ad artefici venuti dall'oriente miceneo, al soldo del principe locale. Esso presenta una struttura rettangolare piuttosto imponente delimitata da grandi blocchi megalitici di tipo basaltico, che un tempo erano le mura portanti del palazzo. All’interno del perimetro esterno vi sono altri blocchi basaltici che delimitavano le stanze del palazzo. L’Anaktoron e il suo “Palazzo” furono studiati approfonditamente dagli archeologi Paolo Orsi e Luigi Bernabò Brea, che effettuarono una serie di ritrovamenti importanti presso queste enigmatiche rovine. Paolo Orsi trovò i resti di una fonderia di metalli nella parte meridionale del palazzo, mentre Bernabò Brea scoprì i resti di una fortificazione che si innalzava dalle scoscese pareti rocciose sottostanti.

7

5

P

6

1 P

2 8

P

Ferla

3 9

4

P

Sort

ino

Lorem ipsum dolor sit amet, consectetuer adipiscing elit. Aenean commodo ligula eget dolor. Aenean massa. Cum sociis natoque penatibus et magnis dis parturient montes, nascetur ridiculus mus. Donec quam felis, ultricies nec, pellentesque eu, pretium quis, sem. Nulla consequat massa quis enim. Donec pede justo, fringilla vel,

Pantalica Valle dell’Anapo e Torrente Cava Grande

Sito UNESCO Siracusa e le Necropoli rupestri di Pantalic a

ANAKTORON

131


Segnaletica info-naturalistica

Nella pagina seguente, in alto, la segnaletica info-naturalistica vista lateralmente con esempi di utilizzo dei diversi colori istituzionali. In basso, la segnaletica info-naturalistica vista dall’alto.

132

La segnaletica info-naturalistica da terra è un cubo in matallo aperto nel lato superiore, con all’interno frammenti di ceramica grezza, che potrà essere gratuitamente raccolta dai visitatori come ricordo del parco.

Grotta dei Pipistrelli

Pantalica Valle dell’Anapo e Torrente Cava Grande

Sito UNESCO Siracusa e le Necropoli rupestri di Pantalic a


Area Attrezzata

Pantalica Valle dell’Anapo e Torrente Cava Grande

Sito UNESCO Siracusa e le Necropoli rupestri di Pantalic a

Valle dell’Anapo e Torrente Cava Grande

Pantalica Valle dell’Anapo e Torrente Cava Grande

Sito UNESCO Siracusa e le Necropoli rupestri di Pantalic a

Area Attrezzata Rispetta la natura

Necropoli Nord

Pantalica

Grotta dei Pipistrelli

Sito UNESCO Siracusa e le Necropoli rupestri di Pantali ca

Pantalica Valle dell’Anapo e Torrente Cava Grande

Sito UNESCO Siracusa e le Necropoli rupestri di Pantalic a

133


Bibliografia e sitografia

Michele Spera, Abecedario del grafico. La progettazione tra creatività e scienza. Cinzia Ferrara, La Comunicazione dei beni culturali, 2007. Salvatore Zingale, ricercatore e docente di Semiotica del progetto al Dipartimento di Design del Politecnico di Milano, intervista di Linda Melzani, 2006. Nicola Bellini, Politica del territorio e immagine dell’area © SYMPHONYA Emerging Issues in Management, n. 1, 2004. Liuc Papers, n. 214, Serie Economia e Istituzioni 21, marzo 2008, Sergio Zucchetti, i, Il marketing territoriale: una leva per lo sviluppo? Stefania Volpe - wayfinding Matera L. Bernabò Brea, La Sicilia prima dei Greci, Milano 1958. L. Bernabò Brea, Pantalica. Ricerche intorno all’anaktoron, Napoli, 1990. Giuseppe Castellana, La Sicilia nel II millennio A.C. Servizio Museo Archeologico Regionale “ Paolo Orsi”- Progetto Scuola-Museo 7- Il Bronzo finale e l’età del Ferro nella Sicilia sud-orientale – Massimo Frasca.

134


www.seum.it vallecamonicacultura.it socialdesignzine.aiap.it snohetta.com www.pantalica.org www.siciliaccessibile.it unescosicilia.it unesco.it wikipedia.it

135



Ringraziamenti

Grazie particolare al professore Marco Lo Curzio che, con la giusta simpatia, amore per il suo lavoro e tanta umanità, mi ha accompagnato dall’inizio alla fine, lungo il mio percorso accademico, concludendo con la seguente tesi un percorso che mi ha aiutato a crescere umanamente e professionalmente. Grazie speciale a Silvio, con cui ho condiviso interamente il mio percorso, la disperazione prima degli esami, le nottate di insonnia e i fatidici ‘‘coccicocci ‘‘ che hanno reso tutto il lavoro più divertente. Grazie ad Anna e Alessandro, cari compagni di avventure, risate e lezioni lunghissime, che hanno reso tutto estremamente divertente, frizzante ed unico fin dal primo giorno. Grazie ad Anna Maria, futura talentuosa archeologa che mi ha donato un nuovo modo di vedere il mondo, oltre che un grande supporto archeologico per la stesura della seguente tesi. Grazie a Emanuela che da lontano si è sempre presa cura di me come una grande sorella, grazie agli amici che mi sono stati vicini, grazie a coloro con cui ho iniziato il mio percorso, ma che oggi non sono più qui. Grazie a mio padre, che ha avuto fede in me, al suo sudore versato nel Mediterraneo, alla sua forza. Grazie.





Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.