Notiziario maggio 2019 feste s. Arcangelo e UP

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VOCE per la COMUNITA’ maggio 2019

DECIMO ANNIVERSARIO CANONIZZAZIONE S.ARCANGELO TADINI

DECIMO ANNIVERSARIO UNITA’ PASTORALE BOTTICINO

un cammino di grandi sogni e piccoli passi , fatti insieme


RECAPITO DEI SACERDOTI E ISTITUTI RECAPITO DEI SACERDOTI E ISTITUTI

Licini don Raf faele, parroco cell. 3371486407 - 328310894 4 e -mail parrocchia: info@parrocchiebotticino.it sito web: w w w.parrocchiebotticino.it Segreteria Unità Pastorale tel e fax 0302692094 Mat tanza don Francesco, tel. 3491354904 Pietro Oprandi, diacono tel. 0302199881 Scuola Parrocchiale don Orione tel.0302691141 Suore Operaie abitazione villaggio 0302693689

sito web delle parrocchie di Botticino:

www.parrocchiebotticino.it

Tribunale Ordinario di Brescia Voce per la comunità - Maggio 2019 Direttore Responsabile: Adriano Bianchi Autorizzazione del Tribunale di Brescia n°17/2014, del 28 ottobre 2014 Stampato in proprio - Botticino piazza IV Novembre,13 Unità Pastorale “S.Arcangelo Tadini” Parrocchie di Botticino

In occasione delle celebrazioni del decimo anniversario della Canonizzazione di S.Arcangelo Tadini e della costituzione dell’Unità Pastorale delle Parrocchie di Botticino è stato preparato questo ‘notiziario’. Oltre al programma delle celebrazioni viene presentata la relazione finale approvata dal Consiglio Pastorale sul cammino fatto in questi 10 anni, dopo una revisione approfondita su ogni aspetto della pastorale, fatta dagli operatori pastorali. Padre Antonio Maria Sicari, carmelitano, ha dato l’autorizzazione a pubblicare il suo ultimo lavoro di “Ritratti di Santi” sulla figura di S. Arcangelo. Alcune suore danno la propria testimonianza in continuità con l’opera iniziata dal Fondatore. ___________________________ in copertina “S.Arcangelo Tadini, patrono Unità Pastorale Parrocchie di Botticino” Acrilico su tela. 225x345 prof. Vigilio Mafessoni di Rodengo Saiano. Insegnante Liceo Artistico “Foppa”.

IN OCCASIONE DEGLI ANNIVERSARI: ANNULLO SPECIALE POSTALE Nella giornata di domenica 19 maggio, è prevista l’attivazione di un servizio filatelico temporaneo con il rilascio di un annullo speciale dedicato al X anniversario della Canonizzazione di S. Arcangelo Tadini e dell’Unità Pastorale Parrocchie di Botticino. In collaborazione con Poste Italiane, è stato realizzato un timbro di forma rotonda che ha come soggetto “S. Arcangelo Tadini e i campanili delle tre Parrocchie”. Il servizio sarà disponibile dalle 10.00 alle 16.00 presso l’oratorio di Botticino Sera. Oltre al bollo, saranno disponibili due cartoline speciali, in tiratura limitata di 500 copie ciascuna, raccolte in un cofanetto. La prima riproduce la Pala d’Altare intitolata “The Light of Compassion” dell’artista Yuroz situata nel Santuario di Botticino Sera, la seconda invece raffigura il quadro realizzato dall’artista Virgilio Mafessoni “S. Arcangelo Tadini patrono dell’Unità Pastorale Parrocchie di Botticino” presso la chiesa parrocchiale di Botticino Mattina. 2


X ANNIVERSARIO UNITA’ PASTORALE

Auguri! Dieci anni... sono un bel pezzo di strada. Gesù con le parabole usa un linguaggio semplice e comprensibile; a volte è molto colorito, stimola l’uomo a interrogarsi e a fare un passo verso Dio. Per sottolineare un aspetto della vita riguardante la bontà o la furbizia, racconta la parabola del buon grano e della zizzania. Da quando l’uomo ha sottratto gli occhi ‘da Dio’ per rivolgerli ‘al suolo’, si è insinuato un nemico che ha distolto il suo cuore da quello che è il vero bene: la felicità. Il bene e il male crescono insieme, ma alla fine dei tempi si conserverà solo il bene. Uno potrebbe dire che se anche la zizzania attecchisce poi, nel corso della vita, avrà modo di estirparla, ma con il passare degli anni tutto diventa più difficile. Questo succede anche nella storia della comunità, dove ci può essere il bene, ma anche la zizzania. Quanto bene abbiamo visto in questi dieci anni e quanta zizzania. Eppure, il bene viene posto nel granaio e rimane per la vita eterna. Allora meglio sappiamo custodire il buon seme della nostra vita, meglio potremo poi vigilare, perché non arrivi poi il nemico a piantare la zizzania. Cosa fare allora? Dobbiamo continuamente scegliere: in ogni occasione diciamo di “sì” al bene, alla fede. Io credo che il Regno di Dio possa diventare realtà su questa terra, e che la nostra Unità Pastorale possa diventare sempre più segno di questo Regno. Non è scontato dire di “no” al male, prendere posizione chiara nei confronti del male che è dentro la mia persona ed eventualmente dentro la comunità, avere il coraggio di confessare e dare un nome al male. Il cammino di comunione continua: certo

viviamo sempre in questa società, in questo mondo, dove l’antico e il nuovo, le tradizioni e le nuove esigenze a volte ci rendono un campo molto fragile. Però ogni giorno possiamo scegliere Dio che è il bene e dire di no al male. Impegniamoci perché l’Unità Pastorale possa essere un piccolo seme, un segno che parla del regno di Dio sulla terra alle generazioni di oggi. Le ricorrenze sono sempre importanti, vanno lette e interpretate a diversi livelli lasciando alla storia la ricostruzione dei fatti accaduti in questi anni: avvenimenti belli che segnano riforma, cambiamento, spinta a uscire, anche da una parrocchia, e aprirsi alle altre. Poi c’è anche un altro risvolto, quello spirituale: la luce che viene dalla parola di Dio ci porta a pensare che effettivamente c’è stato un progresso, anche se abbiamo fatto fatica a liberarci da tante nostre idee e abitudini e spingerci verso gli altri. Auguri! Dieci anni di storia sono un bel pezzo di strada. Lo sanno i ragazzi che hanno dieci anni: si impara a camminare, parlare, si imparano tante cose; si comincia a capire qual è il senso cella vita. Dieci anni sono come i dieci comandamenti, come i talenti che ogni uomo, ogni comunità possiede. Grazie dunque al Signore, che ha vigilato sul cammino dell’Unità Pastorale, e attaverso S.Arcangelo Tadini continua ad offrire la sua protezione, affinché le generazioni future possano continuare a scrivere il libro della vita di queste comunità. Grazie! Ringraziamo il Signore per questi dieci anni e ci ringraziamo un po’ tutti, perché il cammino l’abbiamo percorso insieme. Auguri! don Raffaele

...grazie al Signore, che ha vigilato sul cammino dell’Unità Pastorale e attaverso S.Arcangelo Tadini, continua ad offrire la sua protezione... 3


Penitenziali con Prime Confessioni

sabato 11 a Botticino Mattina ore 15,30 martedì 14 a Botticino Sera ore 20,00

quarta edizione

MERCOLEDI’ 15 MAGGIO

CENTRI DI ASCOLTO NELLE FAMIGLIE La Chiesa come forma comunitaria della santità: liturgia e carità

VENERDI’ 17 MAGGIO spettacolo teatrale

ore 20.30 oratorio Botticino Sera

Banda Giuseppe Forti di Botticino Teatro Oratorio Botticino Mattina

SABATO 19 MAGGIO

“Botticino 3 campanili RUN” e “Family Walking” 4a camminata dei tre campanili PROGRAMMA RUN RITROVO Oratorio Bott Sera e iscrizioni dalle 8,00 fino alle 8,45 PARTENZA ore 9,00 PROGRAMMA

FAMILY WALKING

RITROVO ore 8,00 presso la Piazza di Botticino Sera, con pullman, o mezzi propri, si raggiunge San Gallo. A San Gallo (piazzale oratorio, iscrizioni) PARTENZA ore 8,45 dall’oratorio di S.Gallo.

LUNEDI’ 20 MAGGIO giorno della morte di

ore 18,45 in Basilica-Santuario

S.Arcangelo

Concelebrazione presieduta dal Vescovo di Brescia con tutta la zona pastorale

ore 15,30 in Basilica-Santuario

S.MESSA CON E PER GLI AMMALATI

ore 21,00 in Basilica-Santuario

“Musica sacra” canti, testi e musica

con Unzione degli Infermi 4


DOMENICA 19 MAGGIO le FA M IGL IE d i BOT T ICI NO in FESTA - ore 11,30 S.MESSA famiglie

icfr delle tre parrocchie

(benedizione e distribuzione delle rose blu)

- ore 12,30 Aperitivo - ore 13,00 pranzo (polenta e spiedo)

I tavoli saranno preparati a gruppi di catechesi e attività ... I volontari preparano polenta e spiedo. Per lo spiedo occorre segnarsi presso la segreteria (0302692094), entro giovedì 16 maggio (€ 10,00 adulti - € 5,00 bambini (ICFR). Per il dolce e altro, da condividere, ci pensa ogni famiglia. Servizio bar per le bevande.

segue FESTA ANIMATA con giochi e intrattenimenti organizzata dagli animatori dei Grest e dal gruppo Scout

Si invita la cittadinanza ad addobbare le proprie abitazioni con segni di festa.

MARTEDÌ 21 MAGGIO festa liturgica di S. Arcangelo Tadini

- ore 16,00

Vespri e benedizione Eucaristica

- ore 20,00 Processione con l’urna con il corpo di S.Arcangelo e S.Messa per le tre parrocchie di Botticino

presiede il vicario episcopale territoriale - (benedizione delle rose blu)

GIOVEDÌ 23 MAGGIO in Basilica-Santuario/oratorio - ore 10,00 incontro dei sacerdoti della diocesi con il Vescovo di Brescia 5


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IL CAMMINO DELL’UNITA’ PASTORALE “S. ARCANGELO TADINI” PARROCCHIE DI BOTTICINO DAL 2009 AL 2019 “Un cammino di grandi sogni e piccoli passi fatti insieme”

10 anni di cammino pastorale Già da tempo, quanti sono coinvolti nell’animazione pastorale delle tre parrocchie hanno dedicato parecchi incontri alla revisione del cammino fatto in questi 10 anni dell’Unità Pastorale: fatiche e gioie, ma sempre in un cammino di grandi sogni e piccoli passi, fatti insieme. Nelle pagine che seguono viene presentata la relazione finale approvata dal Consiglio dell’Unità Pastorale e l’intervento del Vicario Episcopale Territoriale.

IL CAMMINO DI PREPARAZIONE LE PARROCCHIE DI BOTTICINO E LA PASTORALE INTERPARROCCHIALE Già da tempo le tre parrocchie di Botticino vivevano iniziative comuni e di collaborazione, in particolare nella pastorale giovanile e nelle celebrazioni liturgiche. Nell’anno Pastorale 2006/2007 si sono svolte le Missioni Popolari “Cristiani oggi, credibili e visibili. Un cammino di grandi sogni e piccoli passi, fatti insieme”. Tali Missioni, che sono durate un intero anno pastorale, avendo come scopo anche l’aiutare a vivere in modo straordinario l’ordinario seguendo l’anno liturgico, sono state decise e preparate dai tre Consigli Pastorali Parrocchiali. Sono state realizzate dopo un cammino di formazione durato tre anni che coinvolgeva tutti gli operatori pastorali delle tre parrocchie e eventuali altre nuove persone che avessero dato la loro disponibilità. E’ stato un cammino, positivo e apprezzato, di comunione nella programmazione, nella realizzazione e nella verifica per una continuità. Il tema generale affrontato: “Alla Scuola dell’Ecclesiologia Conciliare”, la visione di Chiesa nei documenti del Concilio Vaticano II (Lumen Gentium e Gaudium et Spes) e la Parola di Dio (Dei Verbum); l’insistente richiamo del Vescovo Giulio sulla Nuova Evangelizzazione; la concretizzazione delle linee pastorali contenute nella Scelta Pastorale “Cristo, ieri, oggi e sempre” 1999-2000. Per il rinnovamento pastorale si è fatto riferimento ad una abbondante riflessione e concretizzazione del documento CEI “Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia”. A conclusione dell’Anno in Missione (Pentecoste 2007) gli operatori e i Consigli Pastorali delle tre parrocchie congiuntamente hanno redatto e diffuso il mandato contenente le linee guida sulle quali impostare il cammino pastorale sia parrocchiale sia per l’erigenda Unità Pastorale di Botticino. 6


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L’UNITA’ PASTORALE “S. ARCANGELO TADINI”

Proprio nel giorno (il 26 aprile 2009), nel quale papa Benedetto canonizzava S. Arcangelo Tadini, parroco di Botticino Sera, il vescovo Luciano, con decreto vescovile, costituiva l’Unità Pastorale “S. Arcangelo Tadini” delle tre parrocchie di Botticino. Il vescovo di Brescia il 18 maggio eleva la chiesa parrocchiale di Botticino a Santuario diocesano S. Arcangelo Tadini. Il 20 maggio, giorno della morte del parroco Tadini, la Santa Sede la eleva a Basilica Minore. L’8 novembre 2009 papa Benedetto XVI è pellegrino a Botticino per pregare davanti all’urna del Santo Parroco. Dal mandato consegnato alla fine dell’Anno in Missione, dalle Lettere pastorali del Vescovo Luciano, dai successivi interventi della CEI, di papa Benedetto XVI e di papa Francesco, sono uscite le indicazioni che costituiscono gli obiettivi e strumenti dell’azione pastorale dell’Unità Pastorale delle parrocchie di Botticino che ogni anno vengono verificati e ulteriormente rinnovati.

IL PERCORSO DI QUESTI PRIMI 10 ANNI DI UNITA’ PASTORALE L’UP è stata intitolata a s. Arcangelo Tadini, scelta naturale essendo stato parroco di Botticino, canonizzato nel 2009, e sulle sue tracce l’UP intende continuare, riconoscendo e valorizzando il suo carisma. Uomo di grande carità, di attenzione verso i poveri e il mondo del lavoro, soprattutto femminile, e fondatore della Congregazione delle Suore Operaie, ha vissuto con grande illuminazione il suo impegno pastorale e sociale, precorrendo i tempi. Le varie attività e iniziative proposte in questi anni nell’UP si richiamano anche alla sua figura e al suo insegnamento. Quanto è stato compiuto nell’UP in tutte le sue tappe si è potuto realizzare anche grazie alla presenza di un solo parroco per le tre parrocchie, che con tenace perseveranza, convinzione e intuizione ha fatto in modo che camminassimo verso l’unità.

CHIESA MINISTERIALE E CORRESPONSABILITA’ DEI LAICI (il ruolo dei ministri ordinati, dei religiosi e dei laici) E’ necessario premettere un concetto importante, che don Raffaele ha sottolineato fin dall’inizio del suo ministero a Botticino: come sottolinea il Concilio Vaticano II non si deve parlare di “collaborazione” dei laici, ma di “corresponsabilità”. La buona riuscita o il fallimento dell’azione pastorale non riguarda solo il parroco, ma tutti gli animatori pastorali. Bisogna prendere sul serio il fatto che la Chiesa è ministeriale, e tutti sono corresponsabili. Nei primi anni di formazione si è cercato di crescere in questa consapevolezza. Purtroppo però si fatica ancora a prendere sul serio la propria corresponsabilità nell’azione pastorale; è più semplice attribuire gli insuccessi a qualcuno 7


che impegnarsi a lavorare insieme, come comunità unita, con i diversi ministeri. Anche in una famiglia è molto importante la corresponsabilità di tutti i membri. Le persone hanno tempi di maturazione diversi, ma insieme ci si fa accanto a chi corre troppo o a chi rimane indietro.

I MINISTRI ORDINATI

L’UP è stata fin dall’inizio affidata alla cura di un unico Parroco, don Raffaele Licini, e questo ha facilitato il cammino unitario delle tre parrocchie. A lui sono stati affiancati nei primi anni alcuni vicari parrocchiali e successivamente, sacerdoti collaboratori festivi. Le dinamiche verificatesi nelle singole parrocchie a causa di questo cambiamento hanno determinato difficoltà di interpretazione sul ruolo dei presbiteri, essendo le persone abituate ad avere un parroco per ogni parrocchia. Negli ultimi anni non è stato più presente il curato ed essendo venuti a mancare recentemente due sacerdoti che prestavano il loro servizio nell’UP, si è acuito il carico di impegni pastorali per il Parroco. Essere in più sacerdoti dava loro la possibilità di crescere nella mentalità evangelica della comunione, della correzione fraterna, anche attraverso incontri settimanali, alternando momenti di fraternità, formazione, spiritualità, programmazione e verifica. Rimasti solo un sacerdote e un diacono è aumentato il loro impegno nel favorire la corresponsabilità dei laici nelle varie realtà esistenti. Da 15 anni è presente un diacono permanente, residente con la famiglia a s. Gallo. La sua presenza, testimonianza di Chiesa ministeriale, aiuta i laici a essere più corresponsabili; svolge il suo servizio nei tre ambiti della liturgia, catechesi e carità. A gennaio 2019, dopo diversi anni di attesa, è stato mandato nuovamente un vicario parrocchiale (don Francesco Mattanza); si dedicherà in particolare alla realtà giovanile. E’ già stato annunciato il trasferimento di don Raffaele, che rimarrà a Botticino fino ai primi di giugno; anche grazie alla sua

disponibilità è nata e ha camminato nei primi 10 anni la nostra UP. Ci auguriamo che il parroco che verrà possa valorizzare e portare avanti quanto è stato avviato, arricchendolo con nuovi stimoli.

LE SUORE OPERAIE

Nell’UP è presente la congregazione religiosa delle Suore Operaie della S. Casa di Nazareth, fondata da s. Arcangelo Tadini. A Botticino Sera si trova la Casa Madre, che ospita anche un’infermeria per le suore anziane e ammalate. E’ un punto di riferimento per le suore della Congregazione, che offre anche ospitalità alle suore tra un incarico e l’altro. La Casa Madre è aperta a ospitare incontri per le suore ma anche per esterni. Alcune delle suore residenti in Casa Madre collaborano in alcune attività pastorali (visitare le famiglie e gli anziani della casa di riposo, portare la comunione agli ammalati…). Fin dal 2010 su sollecitazione del parroco, è stato possibile allestire a Sera un appartamento per una piccola comunità di suore operaie che si dedicano principalmente al servizio dell’UP (segreteria, liturgia, catechesi, carità e ammalati) e quando è necessario anche all’accoglienza dei pellegrini che vengono a Botticino per conoscere e pregare S. Arcangelo Tadini. Il servizio, la presenza e la vicinanza fraterna delle suore è sicuramente importante per tutta la comunità, che riconosce il valore e la positività di questo dono, ed è un segno concreto della attualità delle intuizioni di s. Arcangelo. Fino a non molti anni fa le suore erano stabilmente residenti in tutte e tre le parrocchie; non essendo più possibile garantire questa presenza a Mattina e s. Gallo, ultimamente operano principalmente a Sera, dove risiedono, ma quando è necessario o ci sono occasioni di incontro si recano anche nelle altre due parrocchie. Alla Superiora generale il Parroco ha fatto richiesta più volte di una suora che potesse dare una mano per i giovani delle parrocchie, ma per ora non è stata mandata. E’ una presenza che potrebbe essere valorizzata, anche da parte delle suore stesse, come segno concreto della vita consacrata. Alcune ragazze di Botticino partecipano ai campi estivi e alle proposte delle suore Operaie per i giovani della diocesi; sarebbe necessario che la Congregazione promuovesse maggiormente nella nostra comunità cristiana la loro esperienza di vita consacrata.

IL CUP E I CONSIGLI PER GLI AFFARI ECONOMICI

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Dal 2010 si è costituito il Consiglio dell’Unità Pastorale (CUP), organismo di comunione e corresponsabilità nella missione ecclesiale. Rinnovato nuovamente nel 2015, è composto da una quarantina di membri. Si è voluta garantire una adegua8


ta rappresentanza per ogni singola parrocchia, tenendo presente le varie fasce d’età e un’equa distribuzione tra uomini e donne. Oltre al Parroco, ne fanno parte membri di diritto, eletti dalla comunità e nominati dal Parroco. Si riunisce 3-4 volte all’anno, per analizzare in modo approfondito la situazione pastorale delle parrocchie ed elaborare alcune linee per il cammino, in sintonia con le indicazioni pastorali della diocesi. I Consigli per gli affari economici invece rimangono distinti per le tre parrocchie e si incontrano periodicamente per gestire i problemi economici; sono composti da persone qualificate scelte dal parroco (di cui due per parrocchia scelti tra i membri del CUP).

LA LITURGIA

LE CELEBRAZIONI EUCARISTICHE

Essendo la liturgia la “fonte e il culmine della vita della Chiesa” (SC 10) è stata data ad essa particolare attenzione, in vista di una sempre maggiore partecipazione dei fedeli. Sul Notiziario Pastorale (oltre che durante gli incontri di formazione) sono stati abbondantemente esplicitati i documenti ecclesiali e pastorali inerenti l’ambito liturgico, per rendere tutti consapevoli delle motivazioni che stanno alla base di alcune scelte già attuate nelle nostre parrocchie o introdotte con l’avvio dell’UP. In particolare è stato dato un ordine alle celebrazioni, con modalità omogenee nelle tre parrocchie, e cercando di coinvolgere e responsabilizzare sempre più laici nelle varie mansioni, compiti, ruoli. Ad ogni celebrazione un COORDINATORE si occupa di fare in modo che siano presenti tutte le persone necessarie e prestabilite per ogni compito.

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La complementarietà ministeriale diventa quindi servizio alla comunità. Per le celebrazioni che coinvolgono l’UP si è sempre riscontrata una presenza e collaborazione da parte delle tre parrocchie nel coordinamento e nella disponibilità a svolgere i vari ruoli e servizi liturgici che sono descritti di seguito.

GLI ORARI DELLE CELEBRAZIONI

E’stata una scelta che ha coinvolto il CUP e gli animatori per arrivare a una decisione adeguata alle esigenze pastorali e organizzative. Gli orari sono stati definiti in modo da non sovrapporsi e per favorire la partecipazione dei fedeli. La riduzione del numero delle messe, dovuta anche al calo dei sacerdoti, ha favorito una partecipazione più convinta e comunitaria, nonostante una certa reticenza al cambiamento.

L’ADEGUAMENTO DELLE CHIESE

La liturgia parla anche attraverso l’ambiente in cui viene celebrata. In questi anni le tre chiese parrocchiali sono state rese all’interno più conformi a esprimere alcuni punti centrali espressi dalla riforma liturgica, dall’ordinamento del Messale Romano e dalla CEI. Grazie al determinante apporto di artisti e scultori del paese, delle cooperative del marmo e altri collaboratori si è potuto adeguare il presbiterio, in modo da consentire un agevole svolgimento dei riti e mettere in evidenza i tre luoghi principali del presbiterio: l’altare, l’ambone e la sede del presidente.

I SEGNI E I GESTI: Partendo dalla consape-

volezza che tutto parla durante la celebrazione, si è posta attenzione (in modo simile in tutte le parrocchie) a valorizzare alcuni segni, caratterizzanti il tempo liturgico, una celebrazione o tutto l’anno. Ad es. la disposizione dei fiori e delle candele; la presenza o assenza di tovaglie, tappeti e paramenti; la presenza e la posizione dell’illuminazione. Anche la gestualità liturgica ha la sua importanza nell’esprimere il profondo significato della comunità che si è riunita nel giorno del Signore e partecipa in modo corale. I lettori e chi raccoglie o porta le offerte fanno insieme l’inchino davanti all’altare. I ministri straordinari della comunione durante l’Agnello di Dio si mettono in fila per primi per la comunione. Tutti i fedeli sono stati più volte invitati a occupare i primi banchi, in particolare gli ani-

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matori pastorali, come segno di comunione. Chi sta al microfono ha la responsabilità di guidare l’assemblea anche nelle preghiere corali, senza fretta e dando espressione a quanto si prega. I ministranti dovrebbero sapere cosa fare, senza improvvisazioni. Tutto questo favorisce un clima di raccoglimento, in quanto se durante la celebrazione tutto si svolge con ordine, i fedeli partecipano meglio, è più palpabile il significato dell’Eucaristia e non si creano distrazioni.

I LETTORI

Alcune persone si sono rese disponibili inizialmente a svolgere questo ruolo prima dell’inizio della messa, accogliendo le persone alle porte della chiesa, con un saluto, un sorriso, una parola. Si riconosce il valore lodevole di questa iniziativa; nonostante si riscontri una certa difficoltà, cercheremo di migliorare e mantenere questo servizio.

L’aver dedicato un tempo specifico alla raccolta delle offerte attraverso il coinvolgimento di più persone (che processionalmente si uniscono alla presentazione del pane e del vino all’altare) GLI ANIMATORI evidenzia il senso liturgico del DEL CANTO E MUSICA Alcune persone hanno dato la momento dell’offertorio (per le disponibilità a animare i canti necessità della comunità). guidando l’assemblea durante le IL SERVIZIO LITURGICO celebrazioni festive, in un luogo DEI MINISTRANTI apposito, sul presbiterio, al micro- In questi anni si sono alternafono, coinvolgendo l’assemblea in ti momenti in cui c’è stata una particolare attraverso ritornelli e presenza abbastanza costante di le risposte cantate alle invocazio- bambini e bambine guidati da ni. Per quanto è possibile si cerca alcuni adulti e genitori disponibili di variare e aggiornare il reperto- e dall’accolito. Attualmente il nurio dei canti perché siano sempre mero di bambini è esiguo, propiù pertinenti e adatti al tempo babilmente anche per la manliturgico e alla specificità delle canza di qualcuno che coordina celebrazioni. E’ stato organizzato e si dedica alla loro formazione. a livello di zona pastorale anche Alcuni giovani e adulti tuttavia si rendono disponibili per il servizio all’altare.

L’ACCOGLIENZA

LA PROCESSIONE INIZIALE

Per sottolineare la centralità della Parola di Dio, le celebrazioni festive e domenicali iniziano con la processione d’ingresso: dal fondo della chiesa il sacerdote, i ministranti e i lettori procedono verso l’altare portando il lezionario, che viene posizionato sull’ambone, mentre l’assemblea partecipa col canto d’ingresso.

In ogni parrocchia è stato predisposto un calendario festivo (domeniche e festività) in cui i lettori si sono distribuiti in modo da coprire i turni di lettura durante tutte le celebrazioni del mese. Data l’importanza dell’ascolto e dell’interiorizzazione della Parola di Dio, è stato proposto dall’UP un corso di formazione specifico nel 2011. Buona parte dei lettori ha partecipato anche al successivo organizzato dalla Diocesi nel 2013, con il conferimento del mandato di lettore in parrocchia. E’ auspicabile che all’inizio di ogni anno pastorale ci sia un percorso formativo per ricevere il mandato, in modo che ulteriori lettori possano prepararsi a svolgere questo ministero.

un corso di formazione specifico sulla musica e il canto all’interno della liturgia. E’ parso chiaro che, poiché il canto è parte integrante della liturgia, è soggetto a certe norme liturgiche. Non è un riempitivo, per cui non deve togliere spazio ai necessari momenti di silenzio e preghiera personale. Quasi tutte le celebrazioni festive sono accompagnate anche da organo o chitarra. E’ tuttavia abbastanza difficile coinvolgere nuove persone come animatori del canto o solisti.

LA RACCOLTA DELLE OFFERTE

I CORI PARROCCHIALI

I cori parrocchiali, presenti attualmente a Mattina e Sera, animano il canto durante alcune messe solenni. Nel 2011 si era avviato il tentativo di costituire una corale dell’UP (in aggiunta ai cori esistenti) che animasse nelle celebrazioni e momenti comunitari, ma non ha potuto continuare il suo servizio per il trasferimento del maestro. In alcune occasioni (es. festa s. Arcangelo) i cori si uniscono, continuando in una proficua collaborazione.

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I MINISTRI STRAORDINARI DELLA COMUNIONE EUCARISTICA

La presenza dei ministri straordinari della comunione nelle nostre comunità ha voluto attualizzare le indicazioni conciliari, e ha permesso l’avvicinarsi della comunità alle persone impossibilitate a partecipare alla messa domenicale e a ricevere l’Eucaristia. Ogni domenica, subito dopo la messa (e non il primo venerdì del mese) un buon numero di ministri che hanno ricevuto il mandato dal Vescovo si reca dagli ammalati per portare loro la Comunione e farli sentire parte della Celebrazione comunitaria.

LA PREGHIERA COMUNITARIA

Nella lettera sulla santità, per l’anno pastorale 2018/2019, il Vescovo Pierantonio ci ha invitato a volgere la nostra attenzione alla preghiera, in quanto “non esiste santità senza preghiera”. Da qui l’invito a “vivere un anno di intensa preghiera e compiere una verifica sul modo in cui nella nostra Diocesi (e parrocchie) si prega e si educa alla preghiera”. E’ stata avviata quindi una riflessione tra gli animatori pastorali e al CUP sulle occasioni di preghiera comunitaria già esistenti nelle nostre parrocchie. Fin dall’avvio dell’UP è stato dato valore all’adorazione eucaristica comunitaria, che è sempre stata proposta settimanalmente soprattutto a Sera secondo varie modalità. Nelle solennità più im-

portanti si cantano i vespri con l’esposizione del Ss.mo e la benedizione eucaristica. Altri momenti di adorazione sono le 24 ore per il Signore in Quaresima e le Quarantore in prossimità del Corpus Domini, quando è offerta la possibilità dell’adorazione personale e comunitaria nelle tre chiese parrocchiali. Tuttavia non si riscontra molta partecipazione, soprattutto da parte di giovani e adulti. In quaresima l’adorazione alla croce il venerdì sera nelle tre chiese, la via Crucis per le vie del paese (solitamente molto partecipata) e il pellegrinaggio insieme al santuario di Rezzato aiutano a rendere più condiviso il cammino penitenziale di conversione (oltre al sussidio distribuito in tutte le famiglie per la preghiera e la riflessione quotidiana). Prima degli incontri per gli animatori pastorali o di altri gruppi parrocchiali è consuetudine iniziare con una breve preghie-

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ra, così pure ai centri di ascolto, dove essa è inserita all’inizio e al termine. Sempre più chiara è la necessità di educare i bambini del catechismo e i loro genitori a pregare insieme, non solo a dire preghiere; a questo ci si sta dedicando particolarmente quest’anno. Da qualche anno viene maggiormente curato anche il momento della preghiera in chiesa prima del funerale, attraverso la preghiera dei salmi alternata a momenti di silenzio; così pure alla veglia per il defunto è importante la partecipazione della comunità. Oltre ad aiutare a riscoprire e valorizzare le occasioni di preghiera già esistenti, è necessario non dare per scontato che si sia capaci di pregare (che è ben lontano dalla capacità di dire preghiere). Quindi è importante aiutare tutti a imparare a pregare, riscoprendo il valore della preghiera come dialogo con Dio e con i fratelli, come lo è tutta la celebra-


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zione eucaristica domenicale (preghiere, canti, gesti, segni… preghiera dei fedeli come risposta alla Parola ascoltata, la professione di fede….). All’inizio dell’incontro di catechesi settimanale con i bambini e domenicale anche con i genitori è necessario dedicare tempo per aiutarli a imparare a pregare… pregando insieme. Inoltre sono emerse alcune proposte: ad es. introdurre la liturgia delle ore prima della messa (lasciando anche spazio per il silenzio), dedicarsi maggiormente alla preghiera con gli ammalati (nelle loro case e alla casa di riposo).

LE CELEBRAZIONI PENITENZIALI COMUNITARIE

Queste celebrazioni penitenziali, come da indicazione del Concilio Vaticano II, vengono proposte in ogni parrocchia in giorni e orari diversi prima delle feste più importanti dell’anno liturgico. Partendo da un ascolto comune della Parola di Dio e dalla relativa riflessione proposta dal sacerdote, si lascia poi la possibilità della riconciliazione individuale, in riferimento in particolare alla Parola appena ascoltata. Questo momento si conclude comunitariamente. Rimangono comunque gli orari per le confessioni individuali in altri momenti. Tuttavia sarebbe necessario aiutare la comunità a riscoprire il sacramento della riconciliazione, in particolare le celebrazioni comunitarie.

LA CATECHESI LA FORMAZIONE PER GLI ANIMATORI PASTORALI

Data l’importanza e la necessità della formazione per tutti gli animatori pastorali (cioè tutti quanti svolgono un servizio in parrocchia-oratorio), si è stabilito insieme un giorno settimanale da dedicare agli incontri comunitari, il mercoledì, e si è fatto in modo che quella sera non ci fossero altri impegni parrocchiali o attività negli oratori, per favorire la partecipazione di tutti. Gli incontri, generalmente svolti nel teatro di Botticino Mattina (e più frequenti nei primi anni), hanno offerto l’opportunità di formarsi e non solo informarsi, attraverso la lettura, il commento del Parroco, gli interventi liberi e il lavoro di gruppo, per contestualizzarli nella nostra realtà. Ogni anno si è approfondita la Lettera Pastorale del Vescovo per l’anno corrente. Inoltre si è posta attenzione agli Orientamenti Pastorali per la Chiesa in Italia per il decennio 2000-2010 (“Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia”) e 20102020 (“Educare alla vita buona del Vangelo”). Rilevante è stato il programma in preparazione al sinodo diocesano sulle Unità Pastorali nel 2012, sfociato poi nel documento finale. Inoltre la preparazione al sinodo dei giovani, all’anno della misericordia, all’anno della fede, l’anno sacerdotale, l’anno della vita consacrata, l’anno in missione… con la lettura e l’approfondimento dei relativi documenti ecclesiali Si è evidenziata una certa difficoltà da parte degli animatori nel comprendere il compito di essere corresponsabili (e non solo collaboratori del parroco) nella vita della comunità. Nella formazione non c’è stata la continuità auspicata da parte di tutti gli animatori, ma chi ha continuato nella par12


tecipazione è cresciuto nella consapevolezza che è la strada da percorrere per crescere e camminare insieme, e poter fare da tramite con gli altri fedeli nel comprendere il cammino che si sta compiendo. Deve crescere la consapevolezza che siamo chiamati a dare testimonianza di comunione; la formazione specifica da sola non serve. Deve trasparire un senso profondo di appartenenza alla realtà ecclesiale.

LA FORMAZIONE PER TUTTI: IL NOTIZIARIO PASTORALE

Viene distribuito gratuitamente a tutte le famiglie dell’UP, portato da diversi incaricati delle tre parrocchie. Nell’introduzione a ogni numero viene specificato che è un notiziario-documento che non si limita a dare notizie di ciò che si è fatto e si farà, ma in primo luogo presenta pagine di formazione nei vari ambiti della pastorale. Vuole essere quindi un valido supporto al cammino pastorale che si sta attuando, strumento di riflessione e arricchimento comune. Solitamente piuttosto corposo (una settantina di pagine), viene preparato all’inizio dell’anno pastorale, per Natale e Pasqua, e per alcuni anni è stato stampato anche per la Quaresima. In altri momenti dell’anno viene distribuito nelle famiglie un pieghevole per ricordare ulteriori appuntamenti. Non è sempre stata compresa l’utilità di questo strumento per la formazione personale e comunitaria, nonostante il grande sforzo profuso da parte del parroco e di altri per la preparazione.

I CENTRI DI ASCOLTO

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Un buon numero di famiglie ospitanti (circa 70) nelle tre parrocchie ha dato la disponibilità ad aprire le proprie case. Durante la celebrazione del mandato, alle stesse sono stati consegnati alcuni segni: una lanterna da esporre fuori la sera del centro di ascolto, un’icona della Ss. Trinità e la Bibbia. Questa positiva esperienza dovrebbe portare sempre più al costituirsi di piccole comunità ecclesiali, per rendere più capillare la presenza della Chiesa sul territorio. Attraverso la preghiera, l’ascolto e l’annuncio della Parola di Dio si condividono e maturano atteggiamenti di carità per un concreto servizio ai fratelli vicini e lontani, nelle loro molteplici necessità. Gli incontri si svolgono ogni anno nelle settimane di Avvento e Quaresima, e prima della festa dell’UP. Le famiglie ospitanti sono rimaste pressoché stabili nel tempo, anche se non possiamo disconoscere il venir meno di alcuni centri, a causa di mutamenti legati all’avanzamento dell’età di chi ospitava o partecipava. Nel corso degli anni sono state adeguate anche alcune modalità e gli argomenti trattati, verso una maggiore corresponsabilità nei ministeri laicali e una crescita nel cammino di comunione all’interno del centro e nella comunità ecclesiale. Una certa difficoltà sta nel coinvolgere giovani famiglie, nonostante in quei periodi vengano sospesi gli incontri domenicali ICFR per favorire tale partecipazione. Più volte in questi anni è emerso e si è condiviso questo problema con il Parroco e gli animatori pastorali, cercando di verificare e analizzare le necessità e le difficoltà che portano a non lasciarsi coinvolgere da tale momento di condivisione. Anche il corso per fidanzati si conclude prima dell’inizio della Pasqua, per dare loro la possibilità di partecipare ai centri di ascolto.

Dopo un iniziale avvio dei centri di ascolto nelle singole parrocchie, abbiamo seguito il percorso formativo promosso e avviato dalla Diocesi. Al termine dell’anno in missione i Consigli Pastorali LA CATECHESI PREBATTESIMALE hanno ritenuto di rendere capillare l’iniziativa, pro- E POSTBATTESIMALE muovendo la nascita di ulteriori centri. Per i genitori che chiedono il battesimo per i figli si è studiato un percorso di preparazione, a partire dalla riscoperta del proprio battesimo e dalla lettura della Parola di Dio (alcuni testi biblici specifici). Si svolge attraverso 4 incontri di cui 2 comunitari (con tutte le coppie e il parroco) e due in famiglia con animatori pastorali. L’anno successivo al battesimo, nella festa del Battesimo di Gesù, viene consegnato ai genitori il testo del Catechismo dei bambini, perché siano loro ad accompagnare i loro figli nei primi passi della vita cristiana, fino all’inizio del percorso ICFR. Si era anche provato a proporre un paio di incontri domenicali per i genitori negli anni dopo il battesimo; si potrebbe riproporre questa iniziativa, se si riusciranno a conciliare le necessità organizzative delle famiglie con bambini così piccoli. 13


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ICFR, CATECHISTI DEI BAMBINI, le tre parrocchie nella basilica di Sera durante una liturgia della Parola il sabato pomeriggio (a cui ANIMATORI DEI GENITORI

Dopo una iniziale formazione a livello di zona pastorale, dal 2009 è iniziato il percorso unitario di ICFR per bambini e genitori di tutta l’UP, già avviato negli anni precedenti nelle singole parrocchie. Vengono utilizzati sussidi e schede dell’Ufficio catechistico della Diocesi, sviluppati e contestualizzati dai catechisti e animatori dei singoli anni. L’anno pastorale inizia con la celebrazione eucaristica comunitaria, all’interno della quale viene conferito il mandato ai catechisti, animatori, genitori e ragazzi; la festa prosegue con un momento conviviale e di festa. Gli incontri di catechesi per i bambini hanno frequenza settimanale, durante i giorni feriali, con più gruppi distribuiti in orari e giorni diversi sulle tre parrocchie: i bambini possono iscriversi al gruppo indipendentemente dalla propria parrocchia di origine. Gli incontri per i genitori (insieme ai propri figli seguiti a parte) sono sei ogni anno e si svolgono nei pomeriggi delle domeniche; hanno la durata di circa 2 ore. Mentre di solito il parroco fa l’annuncio, alcuni catechisti o animatori scelti fra i genitori stessi conducono la riflessione nei gruppi. Capita quasi sempre che i genitori/animatori si trovino prima per programmare e verificare l’incontro. Dopo un primo anno in cui i genitori conoscono la proposta del percorso ICFR e decidono se impegnarsi in questo cammino, dal 2° al 6° anno i 6 incontri domenicali per genitori e bambini si svolgono alternativamente nelle strutture parrocchiali di Mattina e Sera. Oltre ai catechisti già presenti, sono stati responsabilizzati i genitori sull’importanza del loro contributo nell’educazione alla fede dei loro figli; alcuni di essi si sono resi disponibili nell’animazione dei gruppi di adulti oppure per gli incontri settimanali nelle tre parrocchie con i bambini (in giorni e orari diversi). Gli incontri tuttavia non esauriscono la ricerca di fede presente nei genitori. Si nota una certa fatica nell’accettare il percorso di catechesi da parte di alcuni genitori, ai quali spesso risulta difficile partecipare alla condivisione di gruppo. Il fatto che i genitori (animatori degli incontri) si incontrino regolarmente per condividere la formazione, le esperienze, le eventuali difficoltà incontrate e organizzare insieme l’incontro, favorisce la buona riuscita degli incontri nei gruppi. I ragazzi ricevono i sacramenti della Cresima e della Prima Comunione nel corso del 6° anno ICFR, prima dell’inizio della Quaresima. Sono un momento importante del percorso catechistico per le famiglie delle tre comunità, e si è cercato con varie modalità (pastorali e organizzative) di far trasparire l’unione di questi due sacramenti, strettamente connessi nel loro significato teologico. Generalmente la Cresima viene conferita per

segue un momento di festa insieme), mentre la Prima Comunione il giorno seguente nelle singole parrocchie. Per il 7° e 8° anno (dopo-cresima) negli ultimi anni alcuni genitori, catechisti e giovani si sono resi disponibili a continuare il percorso attraverso incontri settimanali, a cui partecipa un discreto numero di preadolescenti. Per i ragazzi e ragazze del postcresima sono stati proposti per alcuni anni incontri formativi per genitori e ragazzi sull’affettività e sessualità con gli esperti del programma Teen Star. Queste e altre proposte non sempre hanno avuto continuità per mancanza di adesione e interesse da parte dei genitori. L’esperienza del percorso ICFR richiede momenti di verifica per un confronto sul cammino attuato, per integrare e migliorare il progetto.

GLI INCONTRI PER ADOLESCENTI E GIOVANI

Per i ragazzi adolescenti di ogni annata continua la proposta di proseguire gli incontri settimanali serali e vivere alcune esperienze. Alcune iniziative sono riuscite a coinvolgere piccoli gruppi di adolescenti, ma si fatica a organizzare incontri settimanali continuativi (soprattutto per i loro impegni sportivi e diverse altre motivazioni). Partecipano invece numerosi durante l’attività estiva del grest, in cui gli adolescenti sono coinvolti come aiutoanimatori. Si riscontra comunque un generalizzato disinteresse da parte dei genitori, che più volte sono stati invitati per una condivisione agli incontri di inizio anno pastorale. Un’analisi più dettagliata sulla realtà giovanile era stata compiuta dal CUP e da diversi laici coinvolti, in vista della preparazione al Sinodo dei giovani. Nei primi anni dell’UP era stato proposto il percorso della Scuola di vita familiare, per ragazzi e ragazze adolescenti, in cui si poneva attenzione in particolare alla scoperta della propria identità, alle relazioni, alla sessualità e affettività, in una pro-

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LA CARITA’

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ANIMATORI DELLA CARITA’ E CENTRO DI ASCOLTO

spettiva di vita matrimoniale e familiare cristianamente orientata. Aveva aderito un gruppo misto.

GLI ITINERARI PER FIDANZATI

Ogni anno viene data la possibilità ai fidanzati di prepararsi alla celebrazione del Sacramento del Matrimonio. Un gruppetto di adulti cura gli incontri servendosi anche della presenza di testimoniane, esperti specifici di materia matrimoniale. Il cammino si dilunga per alcuni mesi cercando di aiutare i fidanzati ad entrare così pian piano nel recuperare la propria appartenenza alla comunità cristiana (celebrazioni, centri ascolto…). A tale proposito gli incontri iniziano con la celebrazione di presentazione alla comunità e anche sempre in una celebrazione ‘ concludono ‘ il cammino. Anche il parroco si inserisce in questo cammino tenendo un incontro e dando le indicazioni per una vera celebrazione del sacramento.

PUNTO FAMIGLIA E DINTORNI

E’ stata un’associazione voluta dalle parrocchie per fare sempre più della famiglia il punto di riferimento dell’attenzione pastorale, in riferimento alla pastorale famigliare della Diocesi. Nata nel 2008 a Sera, era animata da giovani coppie e genitori, con il supporto di esperti nell’ambito educativo. Ha organizzato percorsi di formazione permanente per genitori e giovani coppie del territorio, supportandole dal punto di vista spirituale, psicologicorelazionale, educativo. Con regolarità sono state proposte pagine di riflessione e informazione dedicate alla famiglia anche sul Notiziario. Attualmente questa iniziativa si è conclusa. Continuano tuttavia altre iniziative per genitori, proposte dall’UP in collaborazione col Comune e le scuole di Botticino.

ACR

La proposta educativa e associativa dell’Azione Cattolica per i ragazzi è stata riproposta a Botticino nel 2010 ed è continuata per alcuni anni, come possibilità di catechesi parallela all’ICFR, con momenti in comune e tappe specifiche. Alcuni giovani animatori avevano partecipato ai campi estivi formativi e ad altri appuntamenti zonali o diocesani.

Il primo compito della Caritas è stimolare nelle parrocchie la consapevolezza che la testimonianza comunitaria della carità è l’elemento costitutivo dell’essere Chiesa. Chi si rende disponibile si presenta non come “gruppo”, ma come rappresentanti di una comunità cristiana che è segno della carità di Cristo, e per questo è aperta a tutti. Il suo operato si inserisce nei piani pastorali come una componente essenziale, al pari della liturgia e della catechesi. La Caritas interparrocchiale di Botticino è nata all’inizio del 2010, dopo un percorso formativo seguito da un responsabile della Caritas diocesana. La prima iniziativa avviata, nata da una collaborazione tra parrocchie e Comune, è stata l’ORTO CARITAS per rispondere all’emergenza di famiglie in evidente difficoltà economica, tale da non garantire nemmeno l’autonomia alimentare. Tuttora operativo presso i locali che il Comune ha concesso in comodato d’uso gratuito, e gestito da volontari, è aperto due giorni alla settimana e distribuisce pacchi viveri e vestiario (ultimamente escluso il vestiario) ad alcune decine di famiglie del paese, italiane e straniere, senza distinzione di religione. In alcuni casi si interviene anche con un sostegno in denaro, proveniente da libere donazioni e offerte, per pagare le utenze e le spese sanitarie. La Caritas è in costante confronto con i servizi sociali del Comune e altre realtà a sostegno della persona. Si collabora per verificare le necessità delle persone in difficoltà e aiutarle a passare dalla situazione di assistito a protagonista del proprio percorso di vita. Per questo il diacono, una suora e alcuni animatori Caritas si rendono disponibili per incontrare le persone, capire i loro bisogni e difficoltà, dare un supporto, un orientamento, un aiuto concreto. Questo viene svolto principalmente attraverso il CENTRO DI ASCOLTO CARITAS, in giorni e orari prestabiliti – o su richiesta - e anche durante le visite domiciliari. Le famiglie vengono seguite anche collaborando con diverse istituzioni del territorio (laiche – servizi sociali del comune - e religiose), soprattutto dove sono presenti minori. Sono state avviate poi altre attività caritative: - IL MICROCREDITO: Realizzato in collaborazione con le Banche di Credito Cooperativo e altri enti che si occupano del disagio sociale, il microcredito permette a coloro che si trovano in una difficoltà economica, di usufruire di un piccolo prestito a condizioni vantaggiose. Alcune persone della 15


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Caritas hanno seguito un apposito corso di formazione, dopodiché è stata avviata questa iniziativa anche a Botticino. - ATTIVITA’ DI DOPOSCUOLA: Per alcuni anni si è svolta questa attività pomeridiana un giorno alla settimana in entrambi gli oratori di Mattina e di Sera, a partecipazione gratuita. Alcuni giovani si sono resi disponibili per affiancare bambini e ragazzi nell’esecuzione dei compiti e nell’apprendimento della lingua italiana. Ha coinvolto un bel gruppo di ragazzi, sia italiani che di origine straniera, ed è stato un bel momento di integrazione. Gli impegni lavorativi o di studio degli animatori hanno reso poi difficile la continuazione, ma si potrebbe riproporre. - RACCOLTA ALIMENTARE DI SOLIDARIETA’: Viene proposta ogni anno per tutta la quaresima nei negozi e supermercati del territorio. In particolare, il primo sabato di Quaresima attraverso la raccolta alimentare vengono coinvolte nella partecipazione più realtà della nostra comunità. I generi raccolti vengono poi conservati nel magazzino Caritas e distribuiti settimanalmente alle famiglie bisognose. - RACCOLTA “SUPERCENT”: Le parrocchie hanno aderito dal 2011 alla campagna di microbeneficienza ”Supercent” promossa dalla Caritas diocesana, collocando appositi contenitori, negli oratori e nelle chiese, per la raccolta dei centesimi di euro, poi devoluti per iniziative di carità. - DISTRIBUZIONE FRUTTA: Da alcuni anni nelle parrocchie, in giorni e orari specifici, viene distribuita settimanalmente a chi

Convegno Diocesano Caritas 2012

desidera frutta e verdura ancora in buone condizioni ma di seconda scelta, che alcuni volontari vanno a ritirare. E’ un aiuto alle famiglie più bisognose, ma non solo. Le offerte raccolte sono devolute per le iniziative di carità delle parrocchie. - CONSEGNA PASTI: attraverso una convenzione tra la casa di Riposo e la parrocchia vengono quotidianamente ritirati due volte al giorno da alcuni volontari alcuni pasti in eccedenza e consegnati a decine di famiglie bisognose segnalate dalla Caritas, preferibilmente dove ci sono bambini. Altre proposte caritative non hanno trovato lo sviluppo sperato, in quanto richiedono un impegnativo cambiamento di mentalità, in linea con il Vangelo: - ADOZIONI A DISTANZA RAVVICINATA: attraverso la formazione di reti spontanee di solidarietà tra famiglie e persone, si viene in aiuto a famiglie e minori che vivono vicino a noi e hanno bisogno di essere sostenuti, anche economicamente, per superare periodi critici, o necessitano di aiuto per la vita domestica o familiare. - CASA OSPITALE: per aiutare famiglie in difficoltà abitativa, offrendo stanze o parti della propria casa non utilizzate, per un periodo definito, in accordo con la Caritas. - POSTI DI LAVORO: presso la Caritas la possibilità di conoscere la disponibilità di persone volenterose, anche per lavori che nessuno vuole fare.

LABORATORIO DI CUCITO… E NON SOLO

Allestito in un locale della parrocchia di Mattina nel 2013, oltre che per la finalità propria di fornire un aiuto e uno scambio nel settore del cucito, è un’opportunità di incontro e 16


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integrazione per donne italiane e straniere che, nel rispetto delle varie tradizioni e culture, nell’incontro costruiscono relazioni di conoscenza e reciproco aiuto. Talvolta sono presenti anche alcuni loro bambini. E’ aperto due o tre pomeriggi alla settimana. Eventuali offerte raccolte da mercatini o altro vengono consegnate al parroco, in parte contribuiscono alla spesa per l’utilizzo dei locali e in parte per le attività caritative.

gruppi di giovani), la cassettina per la Quaresima e la Giornata del Pane per le iniziative diocesane di solidarietà; un aiuto a don Benedetto Goudote (che aveva trascorso molti anni fa un periodo da seminarista a Botticino e ha chiesto ultimamente un aiuto). E’ stata avviata ancora nel 2009 la collaborazione con il vescovo armeno Mons. Minassian per la realizzazione di un calzificio in Armenia, per creare nuovi posti di lavoro. Sono state acquistate delle macchine per COOPERATIVA DI calze, alcune ancora funzionanti, fornite da un calLAVORO A BOTTICINO zificio della zona. Altre sono state acquistate in Questa iniziativa, pienamente approvata e soste- seguito. Proprio in questi ultimi giorni il progetto nuta dal CUP, è stata pensata e proposta nel 2011, sta per arrivare alla sua positiva realizzazione. per offrire un’opportunità di inserimento lavorativo a giovani disoccupati e adulti. Si sarebbe dovuto L’ACCOGLIENZA DEI SEMINARISTI costituire un soggetto giuridico di stampo coope- DEL COLLEGIO URBANO rativo che si sarebbe occupato di creare lavoro re- Negli ultimi tre anni, nel periodo estivo, sono stati cuperando e valorizzando il patrimonio boschivo ospiti delle nostre parrocchie complessivamente e agricolo – gran parte incolto - del territorio (in una decina di seminaristi del Pontificio Collegio particolare i vigneti). Purtroppo questo progetto si Urbano “De propaganda fide”. La loro presenza è è interrotto, nonostante fossero già stati presi in stata richiesta da don Raffaele perché potessero affitto i terreni dal Comune. Tra i diversi motivi si dare un aiuto nelle attività estive con i ragazzi e possono individuare la mancanza di fondo iniziale allo stesso tempo è stata data loro una preziosa per la retribuzione dei lavoratori e la difficoltà dei opportunità nel loro cammino vocazionale per fare giovani contattati ad accettare di essere protago- esperienze concrete di pastorale giovanile. Sicuranisti attivi nella costruzione di questa nuova atti- mente ha richiesto impegno da parte loro, ma è vità. Non è stato più ricevuto un contributo dalla stato arricchente per tutti (soprattutto per i nostri diocesi. ragazzi) ascoltare le loro testimonianze ed allargare un po’ gli orizzonti. Se sarà possibile, sarebbe IL GRUPPO MISSIONARIO bello continuare anche in futuro questa esperienza E’ stata lanciata fin da subito la proposta di dar di accoglienza. vita a un gruppo missionario, a servizio delle parrocchie di Botticino, che avesse come orizzonte L’ACCOGLIENZA per alcune scelte il mondo intero, la missionarietà, DEI PROFUGHI ma non si è mai concretizzato in modo organico. E RICHIEDENTI ASILO Nel corso degli anni sono state proposte tuttavia Di fronte al crescente flusso migratorio, nel 2015 diverse occasioni di incontro, che hanno arricchi- papa Francesco ha rivolto un appello anche alle to la nostra esperienza di essere Chiesa aperta al parrocchie perché possano farsi prossimo delle mondo. migliaia di profughi che si muovono verso la nostra terra in cerca di una speranza di vita. Il nostro I MISSIONARI BOTTICINESI Vescovo, unitamente agli altri vescovi lombardi, ha Le nostre parrocchie accompagnano e sostengono anche con un contributo economico alcuni missionari, sacerdoti, suore e religiosi nativi di Botticino (don Isidoro, sr. Erminia, p. Valentino, don Oreste), che svolgono il loro ministero in altre parti del mondo. Viene valorizzata la loro presenza attraverso iniziative specifiche di raccolta offerte e l’ascolto della loro testimonianza durante gli incontri talvolta proposti nei brevi periodi in cui tornano in paese. Solitamente mandano anche una lettera pubblicata sul Notiziario pastorale.

ALTRE INIZIATIVE SOLIDALI

Sono state proposte e realizzate altre iniziative di sostegno a zone povere del mondo: raccolte alimentari per il Mato Grosso (che hanno coinvolto 17


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quindi rivolto l’invito alle parrocchie bresciane perché potessero trovare degli spazi per i profughi e richiedenti asilo. A Botticino l’iniziativa era stata avviata già alcuni mesi prima, grazie all’interessamento concreto delle parrocchie di Botticino nella persona del parroco e dell’Amministrazione comunale. Dopo aver valutato diverse possibilità, è’ stato messo a disposizione il sottotetto abitabile della canonica di Sera, per ospitare quattro profughi. Essi sono accolti secondo il progetto SPRAR, gestito a Botticino dalla cooperativa sociale K-Pax. I suoi responsabili hanno presentato il progetto in più occasioni anche alla comunità di Botticino. I ragazzi sono stati fin da subito occupati con corsi di italiano, attività di volontariato, corsi di formazione e inserimenti lavorativi, perché possano iniziare a costruire un nuovo progetto di vita. Talvolta si sono resi disponibili a dare una mano nelle parrocchie, creando occasioni di incontro e conoscenza. Alcuni hanno concluso il periodo di permanenza e altri sono subentrati. Altri 6 profughi hanno trovato ospitalità presso la canonica di Botticino Mattina. Peraltro negli appartamenti adiacenti, sempre della parrocchia, da qualche anno era già stata offerta ospitalità a due famiglie in stato di bisogno e con bambini piccoli.

Questo progetto ha incontrato più di una difficoltà nella sua attuazione, oltre a resistenze e pregiudizi verso questa forma di accoglienza. Sarebbe necessario creare in futuro maggiori occasioni di conoscenza reciproca, di condivisione e collaborazione con questi ragazzi, per favorire il loro inserimento nel territorio, sfatare pregiudizi radicati e creare un clima di comunione e positiva integrazione. I ragazzi sono disponibili; è però richiesto l’impegno della comunità nel seguirli e accompagnarli nelle attività.

LA SCUOLA PARROCCHIALE “DON ORIONE”

E’ una scuola cattolica paritaria esistente a Sera dal 1980 come scuola media (secondaria di I grado) e dal 2006 anche come scuola primaria. Nel 2006 i Padri Orionini mantenendo la proprietà dello stabile hanno ceduto la gestione della scuola Don Orione alla Parrocchia Santa Maria Assunta. Dopo una attenta valutazione della situazione la parrocchia ha quindi ritenuto importante spendersi per l’educazione, la cultura e la formazione dei ragazzi. E’ una delle poche scuole parrocchiali presenti in Diocesi, che accoglie ragazzi di Botticino ma anche di paesi limitrofi. Nel corso degli anni ha promosso anche incontri culturali, formativi ed educativi aperti a tutti. E’ scuola pubblica (risponde a tutti i requisiti richiesti dalla legge dello Stato), è paritaria (perché non è gestita dallo Stato, ma dalla Parrocchia), e riconosciuta dal Ministero dell’Istruzione. E’ cattolica, quindi parte da un progetto educativo serio e rispettoso di tutti, mirato ad un’educazione che considera la cultura e la conoscenza come via per la ricerca, la crescita umana piena, nelle dimensioni intellettiva, spirituale, sociale, affettiva. Ultimamente lo stato ha riconosciuto un contributo economico. Da alcuni anni la scuola è in contatto con l’Ufficio Scuola della Diocesi, che da poco tempo ha inviato un incaricato che si occupa della gestione e della promozione dell’istituto scolastico. E’ stato presentato al CUP in febbraio 2019 un Regolamento per la Scuola Parrocchiale don Orione che delinea i vari ruoli amministrativi e didattici e precisa i rapporti tra ente gestore e diocesi. Non appena sarà definito in tutti i dettagli sarà applicato. 18


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E’ auspicabile che si riprenda in mano questo progetto, per dare unitarietà e nuovo vigore a quanto già si fa, secondo una progettualità e una visione d’insieme che apra a nuove esperienze e a una nuova consapevolezza.

LE STRUTTURE E GLI AMBIENTI

Durante un Consiglio dell’Unità Pastorale del 2011 si era esaminato quale fosse l’uso più razionale delle strutture parrocchiali delle tre parrocchie, in funzione dei bisogni dell’Unità PastoraGLI ORATORI le (non più solo ai fini della singola parrocchia), riguardo alle necessità di formazione e aggregazione. IL PROGETTO EDUCATIVO Alcuni anni dopo si sono aggiornate e riconfermate DELL’ORATORIO alcune scelte, in particolare riguardanti gli oratori, Da tempo la Diocesi di Brescia aveva dato indicazioni per individuare le finalità di utilizzo, gli interventi neperché ogni parrocchia si desse un Progetto Educa- cessari, i costi e le disponibilità economiche. tivo dell’Oratorio. Con l’avvio dell’UP si è sentita la In particolare l’oratorio di Sera è stato più volte sistenecessità di impegnarsi a costruire questo proget- mato nelle sua strutturazione per renderlo più funzioto. Si è costituita una commissione di lavoro con la nale alle esigenze: sono state ridipinte interamente rappresentanza delle tre parrocchie che ha stilato gli le circa dieci aule per la catechesi al primo piano, con obiettivi generali di tale progetto, indicando poi la colori vivaci e dotandole di nuovi tavoli e sedie, così necessità che tali linee trovassero una concretizza- pure tutti i locali del bar, i corridoi e la segreteria; nel zione purtroppo mai realizzata… cortile interno un grande tendone rimane stabile… il Sono state diverse le difficoltà che non hanno per- campo da calcio in erba sintetica gestito dall’USO e messo di arrivare all’attuazione, tra le quali probabil- per il gioco libero andrebbe rifatto. mente l’alternarsi di figure educative di riferimento Per Botticino Sera c’è già un progetto di sistemazio(educatori retribuiti), il susseguirsi di due vicari par- ne certamente più funzionale rispetto all’esistente, rocchiali in breve tempo e poi l’assenza di un sacer- progetto costruito insieme anche agli organismi di dote per le attività giovanili negli ultimi anni, la diffi- curia preposti, con la disponibilità al finanziamento coltà nel coinvolgere i genitori. Ancora troppo forte da parte dell’8x1000 della CEI. Questo progetto tutla convinzione che la realtà dell’oratorio è ‘roba’ da tavia è bloccato per mancanza di fondi, in quanto il curati …. si fa fatica a entrare nell’ordine di idea che debito contratto più di 15 anni fa per il rifacimento è la comunità intera che deve farsene carico. dell’oratorio ancora non si è estinto. A Mattina invece si necessita di una sistemazione e messa a norma dell’ampia zona ricreativa esterna e degli spogliatoi. Potrebbe diventare questo il luogo attrezzato per l’attività ricreativa e sportiva per le tre parrocchie. E’ stato già proposto un progetto, realizzabile solo se ci saranno i fondi necessari, in quanto è venuto meno anche il sostegno economico del Comune. Alcuni lavori sono stati eseguiti anche in questi anni per rendere più agevole e funzionale la zona esterna, utilizzata in estate anche per il grest e la festa degli oratori. 19


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L’ANIMAZIONE NEGLI ORATORI

“ORATORIAMO” E’ stata l’iniziativa di animazione avviata nei primi anni dell’UP pensata per animare il pomeriggio delle domeniche durante l’anno attraverso l’organizzazione di giochi per bambini e ragazzi. E’ nata dal desiderio di alcuni animatori adolescenti e adulti di continuare la bella esperienza del grest e di rendere gli oratori case belle e accoglienti. Veniva svolto alternativamente nei tre oratori, con la partecipazione delle tre parrocchie.

PROGETTO “GIOVANI INSIEME” CON EDUCATORI PROFESSIONALI

genitori e bambini ha iniziato a incontrarsi all’oratorio di Mattina settimanalmente in alcuni pomeriggi. Dopo aver condiviso obiettivi e idee, hanno organizzato esperienze ludiche e ricreative per coinvolgere i ragazzi (laboratori, merenda, passeggiate, pizzate, oltre a collaborare per il carnevale, la s. Lucia, il grest), con l’aiuto di alcuni adolescenti. Negli anni seguenti con la crescita dei figli si è riscontrata la difficoltà a coinvolgere nuovi genitori che portassero avanti le attività pomeridiane. Attualmente alcuni genitori si sono resi disponibili per coprire i turni di apertura del bar; prestano il loro servizio per l’organizzazione delle attività principali dell’anno rivolte ai ragazzi e per la festa degli oratori. Tuttavia si nota poco interesse da parte degli altri genitori quando viene proposta la collaborazione o un impegno concreto in alcune iniziative per i ragazzi. Anche a Sera alcuni genitori si sono attivati per creare uno spazio riservato in particolare ai bambini all’interno dell’oratorio. Nel 2016 è stata così allestita la stanza “Raggio di sole”, un ambiente di gioco per piccoli GENITORI (e non solo…), e piccolissimi, accompagnati dai genitori, nella stanza PRESENZA EDUCATIVA adiacente il bar. Si sono svolti anche alcuni laboratori Nel 2014, sollecitati e consapevoli dell’importanza de- creativi nel primo periodo. E’ stata un’idea apprezzata, gli oratori come principale momento di aggregazione che permette alle famiglie di incontrarsi e vivere moe fonte di educazione ai valori, un gruppo aperto di menti conviviali. Con regolarità ci si occupa di tenerla pulita e funzionante, cercando di coprire anche i turni al bar, garantendo la presenza e l’accoglienza. Non mancano anche a San Gallo presenze di animazione ma come nelle altre parrocchie non sempre continuative. E’ stata anche creata una Commissione dei tre oratori che si preoccupa di organizzare le principali attività dell’anno per i ragazzi, coinvolgendo le famiglie. Le nostre comunità sono state stimolate in questi anni a capire quanto sia importante una presenza educativa all’interno degli oratori. I genitori per primi devono educarsi e costruire relazioni positive di servizio e comunione, in una visione comunitaria e pastorale. Diverse e varie iniziative sono state avviate in questi anni per supportare l’animazione di ragazzi, preadolescenti e adolescenti delle tre parrocchie, anche attraverso figure di educatori retribuiti a tempo pieno o parziale. Inizialmente Spazio Focus (per il supporto allo studio e aggregazione). In seguito altri educatori che lavoravano per alcune cooperative. Le intenzioni erano buone e gli educatori erano preparati, ma certamente queste esperienze hanno presentato anche dei limiti: la loro presenza saltuaria, a ore; il fatto che non conoscevano bene la realtà del posto, venendo da fuori... E’ stata una spesa significativa per le parrocchie, seppur con contributi dalla Regione, dalle Acli di Botticino, dal Centro Oratori. Alcuni anni fa si è fatta richiesta alla Diocesi per avere un animatore laico di oratorio, ma non c’era disponibilità di persone.

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L’ATTIVITA’ RICREATIVA ED EDUCATIVA ESTIVA (grest, campi estivi, esperienze formative) Le parrocchie di Botticino per la quasi totalità del tempo estivo fanno proposte per i bambini, pre e adolescenti. I grest si distribuiscono sulle tre parrocchie dal termine della scuola all’inizio delle ferie di agosto (due settimane, a San Gallo, tre a Mattina e a tre a Sera). Per i ragazzi dopo la celebrazione della cresima e prima comunione e gli anni successivi vengono proposti i campi estivi, mentre per gli adolescenti esperienze di carità o altre esperienze formative. Anche la scuola don Orione offre ai bambini la possibilità di stare insieme nelle settimane prima dell’inizio dell’anno scolastico, anche con attività di pre-scuola.

GLI SCOUT (F.S.E.)

Da settembre 2017 le Parrocchie di Botticino hanno sostenuto la nascita del Gruppo Scout “Botticino 1-S. Arcangelo Tadini” appartenente alla FSE (Federazione Scout d’Europa), che è una associazione cattolica aperta all’incontro con scout di altre nazioni. Questo è avvenuto in seguito alla richiesta di un gruppo di capi con una lunga esperienza nell’Agesci, e dopo l’approvazione da parte del CUP, del Consiglio dell’Oratorio e del Vescovo Monari. L’Associazione propone un tipo di scautismo più legato alle tradizioni e alla vicinanza con la parrocchia, che è l’ente promotore. La loro proposta si rivolge a bambini/e e ragazzi/e dai 7 ai 21 anni, articolandosi in tre fasce d’età e con attività specifiche per ragazzi e ragazze. Il gruppo scout è intitolato a s. Arcangelo Tadini e il percorso educativo è proposto in collaborazione con le parrocchie. La direzione capi si incontra regolarmente, insieme al parroco, che è l’assistente spirituale. Generalmente le attività si svolgono settimanalmente il sabato o la domenica, principalmente all’oratorio di Sera; in estate o in altri periodi dell’anno vengono svolti anche campi ed esperienze in montagna, e iniziative umanitarie in Etiopia. Il metodo scout, secondo i principi del fondatore Baden Powell, vuole contribuire alla crescita di uomini e donne attraverso il gioco, l’avventura, la vita all’aria aperta, l’esperienza comunitaria, con attenzione alla dimensione sociale e spirituale, per rendere concreti i valori del Vangelo. E’ una opportunità significativa per i ragazzi e giovani. Già un buon gruppo di bambini di Botticino ha aderito a questa associazione unendosi al gruppo già esistente. In questo anno di attività gli scout hanno già partecipato a diverse iniziative proposte dall’UP, mettendosi anche a dispo-

sizione per l’animazione. Ci auguriamo che questa esperienza possa continuare al meglio anche negli anni a venire.

L’ATTIVITA’ SPORTIVA

All’oratorio di Sera ancora prima dell’avvio dell’UP l’USO Botticino aveva avviato la scuola di calcio per i bambini e ragazzi. Da qualche anno, in seguito a un accordo con la società AC Botticino, presso l’oratorio si allenano solo i bambini delle classi prima e seconda della scuola primaria (e per alcuni mesi anche i bambini più piccoli); successivamente i ragazzi passano all’AC, per evitare competizioni dato il numero non eccessivo di bambini iscritti. Il gruppo è seguito da allenatori preparati e con una lunga esperienza. Essendo l’attività sportiva in oratorio, essi cercano di dare la priorità a certi valori, insegnando a bambini e genitori a stare insieme e collaborare. I bambini partecipano al campionato ANSPI durante l’anno; a maggio viene organizzato il torneo a Sera, che coinvolge molti genitori nell’organizzazione della cucina. Partecipano a una celebrazione e festa per il mondo sportivo prima del Natale e sono presenti alla festa dell’UP. Dell’USO Botticino fa parte ultimamente anche la squadra di giocatori adulti Dumper, che si allena a Mattina, e che da diversi anni partecipa alle finali nazionali ANSPI con ottimi risultati. La squadra si occupa anche di organizzare un piccolo torneo in occasione della festa degli oratori in estate. A s. Gallo da 10 anni viene organizzato in estate un torneo di Street-soccer, che coinvolge molte squadre di ragazzi e giovani del territorio.

GRUPPO PRESEPIO S. GALLO

Da più di trent’anni alcuni giovani e adulti dedicano tempo e passione per allestire il presepio nei locali dell’oratorio. Ogni anno con una diversa ambientazione e tema, vengono messi in evidenza tratti della storia locale e dei suoi abitanti, anche attraverso l’ausilio di personaggi in movimento, fenomeni meteorologici, alternarsi giorno-notte. 21


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I GRUPPI TEATRALI

La “COMBRICCOLA TEATRALE BOTTICINESE” e il “G.A.T.” (Gruppo Animazione Teatrale) a Sera e il “TEATRO ORATORIO BOTTICINO MATTINA” da molto tempo attivi nelle parrocchie, nel corso degli anni hanno coinvolto ragazzi, giovani e adulti in diverse rappresentazioni teatrali, soprattutto dialettali. N.B. E’ auspicabile una maggiore integrazione di questi gruppi, aiutandoli a sentirsi parte di un cammino pastorale comune. Due anni fa era stato mandato a tutti i gruppi un documento, approvato dal CUP e pubblicato anche sul Notiziario, in cui si chiariva l’importanza di inserire le attività di ogni singola realtà in un cammino pastorale unitario. E’ anche questione di responsabilità, perché il Parroco è il legale rappresentante delle attività proposte da parrocchia e oratorio. Quindi sarebbe opportuno che venissero presentate all’inizio dell’anno pastorale al CUP le iniziative in programma, informando sugli obiettivi, le modalità, etc.

MOMENTI PARTICOLARI LA CANONIZZAZIONE DI S. ARCANGELO TADINI E L’ANNO TADINIANO

Domenica 26 aprile 2009 in piazza san Pietro a Roma è stato canonizzato il beato Arcangelo Tadini, a cui è intitolata la nostra UP. E’ stato un momento solenne ed emozionante per i numerosi botticinesi e bresciani presenti. La celebrazione ha coinvolto da vicino anche i nostri sacerdoti, il diacono, la suora postulatrice, i tre cori delle parrocchie, insieme al coro delle voci bianche e al coro di Verolanuova. E poi le autorità civili e religiose, la Madre Generale e le suore (pervenute anche dai paesi di missione), la famiglia bresciana di cui è stato riconosciuto il miracolo, tutte le famiglie e i fedeli, con gli striscioni colorati a rappresentare la gioia di appartenere a questa comunità riunita attorno al suo santo parroco. Lo stesso giorno della canonizzazione è stata costituita la nostra UP, mentre il mese successivo la chiesa parrocchiale di Botticino Sera è stata elevata a Santuario Diocesano e Basilica Minore. Fino al maggio successivo è stato poi indetto l’Anno Tadiniano, in contemporanea con l’anno sacerdotale per tutta la Chiesa, con alcuni momenti significativi dal punto di vista liturgico, culturale, sociale

e per i sacerdoti. Ricordiamo nell’ottobre 2009 la riposizione dei resti del santo in una nuova urna e la sua traslazione dalla casa Madre alla Basilica, con la partecipazione dei fedeli in processione. E’ il segno che Tadini, grazie al cammino fatto insieme, «appartiene» oltre che alle Suore Operaie, anche all’intera comunità di Botticino; e grazie alla canonizzazione, anche alla diocesi. Al Tadini è dedicato un altare in basilica: oltre all’urna, è stata posta l’icona di s. Arcangelo dipinta dalle suore di clausura e la pala dipinta dall’artista armeno Yuroz. Con colori vivaci e nel suo inconfondibile stile il pittore ha rappresentato gli aspetti salienti della vita del santo, raffigurato con un mazzo di rose blu, segno dell’amore e della compassione, che passano di mano in mano per portare benedizione e grazie dal cielo. Per questo è tradizione distribuire rose blu il giorno della festa del santo, il 21 maggio.

PAPA BENEDETTO XVI IN VISITA A BOTTICINO

L’8 novembre 2009 la comunità di Botticino ha accolto papa Benedetto XVI in visita a Brescia. Da quando in settembre si è saputo che avrebbe fatto tappa anche a Botticino Sera, in Basilica, ci si è messi subito all’opera per accoglierlo al meglio. Si

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è costituito il “Comitato per la visita del Papa”, nel quale sono state coinvolte tutte le realtà laiche e religiose del paese, e sono iniziati i preparativi. Anche le parrocchie hanno partecipato con momenti di preghiera e varie iniziative che hanno coinvolto la scuola don Orione, i ragazzi del catechismo, gli adolescenti, i cori parrocchiali. Numerosi addobbi nelle strade e fuori dalle abitazioni hanno espresso la gioia dell’incontro con il papa che veniva a onorare il nostro santo parroco Tadini. La collaborazione e lo sforzo da parte di tutti e a vari livelli ha fatto sì che quel giorno fosse davvero un giorno di festa. L’arrivo del Papa, la sua visita in chiesa e il saluto alla comunità riunita sono rimangono vivi nel ricordo di chi c’era, e sono testimoniati dalle gigantografie appese negli ambienti dell’oratorio, che ritraggono in particolare l’incontro con i bambini. La festa è poi continuata con la messa solenne, il pranzo e il pomeriggio insieme.

S. ARCANGELO PATRONO DEL COMUNE DI BOTTICINO

Su richiesta del Sindaco e dell’Amministrazione Comunale di Botticino il Vescovo di Brescia Monari ha inoltrato la richiesta alla Congregazione Vaticana del Culto Divino per ottenere che s. Arcangelo diventasse il patrono di tutto il Comune di Botticino. La richiesta è stata accolta, con Decreto del 21 aprile 2010, ma non è mai stata attuata. Il giorno sarebbe il 21 maggio. Rimarrebbero i patroni delle parrocchie (S. Maria Assunta a Sera, SS. Faustino e Giovita a Mattina e s. Bartolomeo a s. Gallo), ma patrono del Comune sarebbe s. Arcangelo e non più i santi Faustino e Giovita.

L’ANNO GIUBILARE NEL CENTENARIO DELLA MORTE DI S. ARCANGELO

Il 20 maggio 2012 si è celebrato il centenario della morte di s. Arcangelo. E’stata istituita una apposita commissione, con la rappresentanza degli organismi diocesani, dell’UP di Botticino e delle Suore Operaie con il compito di indicare le finalità dell’anno giubilare (indetto dal Vescovo dal 21 maggio 2011 al 20 maggio 2012), i contenuti, le iniziative, i sussidi, il calendario degli eventi e le celebrazioni. Sono state molte le iniziative e celebrazioni a livello diocesano, zonale e di UP che hanno accompagnato quest’anno giubilare, coinvolgendo le diverse categorie di persone (famiglie, ammalati, animatori pastorali, edu-

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catori di oratorio, insegnanti, sacerdoti e religiose, gruppi e animatori vocazionali, il Seminario, il mondo del lavoro…). Gruppi di pellegrini della Diocesi e non solo hanno visitato i luoghi del santo (la basilica e la Casa Madre), e la nostra comunità si è attivata nell’accoglienza. Particolarmente significativo per le nostre comunità è stato il mese precedente la festa di s. Arcangelo, quando l’urna con le reliquie del Santo è stata accolta per alcuni giorni in ognuna delle parrocchie. Come segno di unità delle nostre comunità, del cammino in direzione della comunione, ognuna di esse durante i centri di ascolto ha composto la parte di una casula, formata quindi da tanti tasselli di stoffa cuciti tra loro, riportanti frasi di comunione. Le tre parti cucite (delle tre parrocchie) hanno poi formato simbolicamente la tunica di Gesù tutta d’un pezzo, che era stata divisa sul Calvario, ed ora ricostituita in unità.

L’ANNO DELLA MISERICORDIA

IL PELLEGRINAGGIO ALLA CATTEDRALE:

Grazie alla sensibilità di Papa Francesco, nell’anno giubilare della misericordia abbiamo potuto accostarci in modo particolare alla Misericordia di Dio. Tante sono state le Chiese Giubilari sparse anche nella nostra diocesi. Le Comunità di Botticino hanno intrapreso un pellegrinaggio per giungere a Brescia presso la Porta Santa della cattedrale; partiti a piedi, in pullman o con mezzi propri, ci siamo radunati poi insieme per il passaggio attraverso la Porta Santa e per la celebrazione eucaristica. Il camminare, pregare e cantare insieme durante il percorso, il fermarsi a meditare letture, l’incontrarsi e condividere la fatica ci ha permesso di valorizzare l’aspetto spirituale che è in noi, vivendo un cammino di purificazione e facendoci veramente sperimentare in modo palpabile l’appartenenza alla Chiesa.

LA VISITA ALLE FAMIGLIE E L’INCONTRO CON LE REALTA’ LOCALI:

Nell’anno giubilare della Misericordia è stata concretizzata questa iniziativa, come segno concreto dell’essere “Chiesa in uscita”. Poiché tutti i cristiani laici sono corresponsabili dell’evangelizzazione, non è compito solo del Parroco passare a benedire le famiglie, anche se nella mentalità comune rimane questa aspettativa. Un gruppo di laici ha dato la disponibilità; a gruppetti di tre persone, con la presenza di una religiosa, hanno potuto avvicinare e incontrare buona parte delle famiglie delle tre comunità. Consegnando un messaggio/annuncio di fede, hanno ascoltato i loro pensieri e condiviso un momento di preghiera e di benedizione. Attraverso la reciproca accoglienza e il dialogo si è potuto trasmettere la fiducia e la vicinanza di Dio che accompagna in ogni situazione con la sua

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grazia. L’esperienza, là dove si è potuta attuare, è stata apprezzata e accolta con positività; in alcuni casi si sono incontrate famiglie di altre confessioni religiose, e veramente si è potuto sperimentare un’accoglienza straordinaria pur nella diversità del credo. Questa è sicuramente una bella e impegnativa iniziativa che precorre i tempi, e che invita soprattutto gli animatori pastorali a mettersi in gioco, superando ogni imbarazzo e reticenza. Sarebbe importante proseguire con quanto iniziato, cercando di visitare anche le famiglie che non erano in casa quando gli incaricati sono passati. L’esperienza si potrà riproporre in periodi e orari diversi, per facilitare la visita alle famiglie assenti per lavoro. Parallelamente si è cercato di porre attenzione anche all’incontro con le realtà locali: associazioni (di volontariato, sportive, culturali, sociali, musicali…) e le fondazioni, i gruppi politici (Amministrazione, partiti), il mondo del lavoro (cooperative, fabbriche…) e i gruppi presenti a Botticino. Il Parroco, il diacono e un laico, dopo aver illustrato il cammino delle parrocchie in questi anni, hanno ascoltato e raccolto esigenze e aspettative, proponendo forme di collaborazione. Per diversi motivi però si sono incontrate solo poche di queste realtà.

IL GIUBILEO PER GLI AMMALATI:

in risposta all’attenzione richiesta da papa Francesco verso coloro che erano impossibilitati a passare la Porta Santa, le nostre parrocchie hanno predisposto alcuni momenti specifici perché anziani e ammalati potessero celebrare il giubileo della Misericordia. Insieme a loro sono state coinvolte le loro famiglie e i ministri straordinari della comunione, oltre a tutta la comunità. In febbraio l’appuntamento tradizionale per la giornata dell’Ammalato presso la casa di riposo, con la s. Messa e il sacramento dell’unzione degli infermi. Così pure anche il giorno della morte di s. Arcangelo in maggio, presso la Basilica. Si è poi fatto in modo che fosse la comunità a recarsi dall’ammalato impossibilitato a uscire: presso le famiglie che hanno aderito è stata celebrata una messa (aperta a tutti) con l’unzione degli infermi, preparata in precedenza da un momento di preghiera. Questi momenti importanti vissuti in quest’anno della misericordia sono un segno dell’essere Chiesa in uscita, quindi ci auguriamo che proseguano e portino ulteriori frutti.

ALTRE REALTA’

“MAI SENZA L’ALTRO”

Presso l’oratorio di Sera, da 10 anni ha la sua sede il gruppo “Mai senza l’altro”. Da un anno circa si è costituito in associazione di volontariato che si occupa di giovani e adulti con disabilità. Il suo obiettivo è di permettere a questi amici di sentirsi inseriti nella vita della comunità di Botticino e offrire alle loro famiglie un momento di “sollievo” dal loro quotidiano impegno di assistenza verso i loro cari. Si incontrano due volte al mese il sabato presso l’oratorio; ultimamente svolgono anche dei laboratori durante la settimana. Sono spesso presenti ai momenti di festa dell’UP, con i numerosi volontari che li affiancano. Sarebbe importante tuttavia che ci fosse il supporto anche di giovani, per condividere con i ragazzi momenti di divertimento, tra coetanei. In questi anni alcuni gruppi di cate-

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chismo hanno organizzato momenti di conoscenza e fraternità con questo gruppo, ed è importante che si continui in questa direzione. Un momento speciale è stato il pellegrinaggio a Roma da papa Francesco nel 2017, un sogno che è diventato realtà per i ragazzi e i loro educatori. Questo gruppo è un bell’esempio di inclusione e attenzione a chi fa fatica nella vita.

delle varie feste non si sovrappongano, per favorire la partecipazione e la circolazione dei volontari. Ci sono poi alcune feste dove le tre comunità si trovano insieme sia per l’organizzazione che per la partecipazione: all’inizio dell’anno di catechesi, per celebrare gli anniversari di matrimonio, per la festa dei santi, la festa di s. Lucia, il carneIL FONDO DI SOLIDARIETA’ vale e la festa dell’UP nei giorni vicini alla solennità S. ARCANGELO TADINI di s. Arcangelo Tadini. E’ stato promosso nel 2009 dalla Proloco di Bot- In alcune domeniche durante l’anno vengono anticino, su proposta della Parrocchia, in adesione che organizzati spiedi da asporto nelle tre parrocallo spirito di solidarietà col mondo del lavoro. Si chie, il cui ricavato è devoluto alla parrocchia. propone di aiutare coloro che si trovano in par- Le feste sono opportunità preziose di crescita sotto ticolari condizioni di bisogno per la perdita del tanti punti di vista, che responsabilizzano e fanno posto di lavoro, attivando diverse iniziative per la emergere le potenzialità di coloro che offrono la raccolta dei fondi, anche valorizzando prodotti e disponibilità nel servizio alla comunità, superando risorse locali. Anche il GRUPPO FIORI collabora le piccole incomprensioni o tensioni che talvolta si con la sua disponibilità, organizzando bancarelle verificano. con le loro creazioni floreali e offrendo il ricavato per questo Fondo. In altre occasioni le donne del LE GITE E I PELLEGRINAGGI gruppo offrono la loro abilità manuale per prepa- Più volte e in varie occasioni è stata offerta alle rare addobbi o piccoli doni (es. per gli anniversari parrocchie la possibilità di recarsi a Roma dal di matrimonio). Papa: in particolare per la canonizzazione di s. Arcangelo nel 2009 e con le famiglie nel 2014, L’ACLI BOTTICINO con molta partecipazione. Inoltre una o due volte Dal 1948 presente a Botticino Mattina, il Circo- all’anno si propone la gita-pellegrinaggio interparlo Acli (Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani) rocchiale (in Italia o all’estero), e il pellegrinaggio è forse l’associazione più longeva di Botticino. In di una giornata nel mese mariano. Per i cresimati forza dell’UP ha cercato di coinvolgere anche per- e le loro famiglie è tradizione il viaggio ad Assisi, sone delle altre due parrocchie. In questi decenni sui luoghi di Francesco e Chiara. Queste occasioni ha mantenuto lo spirito solidaristico, teso a tutela- sicuramente aiutano a conoscersi meglio, anche re i diritti sociali e promuovere la cittadinanza atti- tra persone delle diverse parrocchie, e a crescere va. Svolge il servizio di patronato, che si occupa di nella fraternità. pratiche assistenziali e fiscali; vengono promossi incontri di formazione e riflessione in collaborazio- I MEZZI DI INFORMAZIONE ne con le parrocchie su temi di interesse sociale; E COMUNICAZIONE viene fornito aiuto e assistenza in particolare agli Il Notiziario Pastorale “Voce per la Comunità”, la immigrati… Promuove iniziative per la pace, anche cui importanza è già stata sottolineata a proposito a livello zonale; in primavera il tesseramento, con della formazione, riporta tutti gli appuntamenti e la celebrazione della s. Messa e momenti di fra- gli eventi importanti dell’ultimo periodo nell’UP e ternità. preannuncia i successivi. Offre informazioni anche su proposte diocesane. Nella prima pagina ripor-

LE OCCASIONI DI FRATERNITA’

LE FESTE

Ogni parrocchia ha le proprie occasioni di festa durante l’anno, che diventano un’opportunità per crescere nella fraternità ed esprimere accoglienza, servizio e sostegno economico per la vita delle parrocchie. Ogni festa viene preparata e organizzata attraverso alcuni incontri tra il Parroco e i diversi volontari e gruppi che offrono la loro disponibilità, in spirito di collaborazione, per gestire i diversi aspetti organizzativi, partendo dal cammino pastorale in atto. Si fa il possibile perché le date 25


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ta tutti i recapiti telefonici di sacerdoti, segreteria, suore e scuola don Orione, oltre all’indirizzo mail e sito delle parrocchie. E’ consultabile anche online. Un pieghevole viene mandato altre 3-4 volte all’anno nelle famiglie prima dei momenti forti dell’anno liturgico e per l’estate, per ricordare momenti particolari o feste. E’ stata predisposta fin dall’inizio, presso l’oratorio di Sera, la segreteria dell’UP, a cui è possibile rivolgersi per informazioni, iscrizioni e altre necessità negli orari stabiliti; una suora offre la sua disponibilità, con la collaborazione di altre persone. Anche attraverso la segreteria vengono mandati gli avvisi per le varie iniziative. Ogni domenica alle porte della chiesa si può trovare il foglio settimanale, che riporta, oltre ai riferimenti alle letture del giorno, gli orari e le intenzioni delle messe e gli appuntamenti settimanali delle tre parrocchie; questi solitamente vengono anche annunciati al termine delle celebrazioni festive. Dal 2015 viene stampato anche un calendario dell’UP, pensato e redatto in base al tema pastorale dell’anno. Riporta per ogni mese alcune ricorrenze, feste, appuntamenti le cui date sono già state fissate, oltre a notizie e approfondimenti legati alla nostra realtà pastorale. All’inizio del nuovo anno pastorale sono fatti stampare alcuni grandi striscioni, appesi dentro e fuori le chiese parrocchiali; essi riportano in immagini e

in parole il tema dell’anno in corso, che di solito si richiama alla scelta pastorale del Vescovo. Anche il logo scelto per l’UP comunica un messaggio, in forma visiva. E’ composto da alcuni elementi significativi: il calice e il pane spezzato (la centralità dell’Eucaristia), la Parola di Dio (Cristo principio e fine), e le tre comunità che si compongono in unità attorno a questi elementi, come pezzi di un puzzle, sotto la guida di s. Arcangelo, il “tessitore” di Dio, al quale noi ci affidiamo. Esiste da alcuni anni anche il sito delle parrocchie (www.parrocchiebotticino.it), ma bisognerebbe reimpostarlo e aggiornarlo nel suo complesso. Attualmente ci si occupa solo di inserire saltuariamente nuove notizie e appuntamenti in prima pagina. Esso è comunque l’unica presenza autorizzata in rete o sui social, pur esistendo altre pagine che si richiamano alle parrocchie o a s. Arcangelo. A Botticino Mattina da alcune decine di anni è presente la radio parrocchiale, che si collega a Radio ECZ Castenedolo (circuito InBlu) e trasmette esclusivamente le celebrazioni in chiesa parrocchiale. Dopo opportune verifiche tecniche era stata fatta una richiesta all’ECZ sulla possibilità di trasmettere anche nelle altre due parrocchie, ma non è più stata data risposta. Nelle chiese inoltre vengono messe a disposizione riviste e giornali cattolici diocesani e non, che si possono prendere o vengono distribuiti da volontari.

CONCLUSIONE IL PROGETTO PASTORALE MISSIONARIO

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Dal 2013 al 2015 a livello diocesano si è riflettuto sul tema dell’essere in missione, fino alla stesura del Progetto Pastorale Missionario. Il progetto pastorale in atto nelle parrocchie di Botticino va nella direzione delle linee diocesane indicate. Si è preso ancora più coscienza di una sempre più necessaria vera e propria conversione: si tratta di passare da una pastorale di conservazione della fede a una pastorale di missione. Messo a confronto il progetto dell’UP e le indicazioni diocesane durante gli incontri degli animatori pastorali del 2016-17 si è visto che la strada intrapresa è quella buona, anche se il cammino a volte faticoso, è stato un “onorare le fatiche del Verbo” (s.Arcangelo Tadini). E’ necessario che le nostre comunità continuino a interrogarsi su come creare nei battezzati un’autentica mentalità missionaria, per essere sempre più “Chiesa in uscita”, guidata dallo Spirito Santo verso nuovi orizzonti.

Per continuare il cammino di grandi sogni e piccoli passi fatti insieme

Convinti della necessità che una comunità di adulti dia testimonianza della propria fede, affinché le giovani famiglie, i ragazzi, i piccoli, possano trovare in essa ragione di vita, riteniamo importante continuare questo cammino nella formazione, nella liturgia, nella carità e nelle altre numerose attività pastorali. Auspichiamo che ognuno di noi, impegnato nella pastorale, si attivi perché l’Unità Pastorale, segno concreto della Chiesa, sia casa, scuola di comunione e sviluppi strumenti tali da renderla viva, accogliente, aperta all’ascolto e alla condivisione. Il percorso di questi 10 anni può essere considerato frutto dello Spirito Santo che ha lavorato nelle nostre comunità, sotto la guida del Vescovo e dei presbiteri presenti. 26


L’INCONTRO del 10° CONSIGLIO UNITA’ PATORALE con il VICARIO EPISCOPALE TERRITORIALE don Daniele Faita Dopo aver letto con attenzione la relazione sul cammino compiuto dalla vicario episcopale territoriale nostra Unità Pastorale in questi anni, don Daniele Faita ha espresso alcune per la Città di Brescia e hinterland considerazioni. Don Daniele dice di essere qui a nome del Vescovo; porta la sua vicinanza, il ringraziamento e la partecipazione al cammino e alla gioia di aver camminato con grande coraggio, impegno e responsabilità per tutti questi anni. E’ un cammino irreversibile, che deve solo crescere sempre di più. E’ chiaro che aver avuto s. Arcangelo come compagno di viaggio ha segnato il nostro impegno pastorale, dato che le attività e le iniziative proposte in questi anni si richiamano anche alla sua figura e al suo insegnamento. Anche alcuni momenti importanti hanno contribuito a farci crescere nella comunione e fraternità: la canonizzazione, la visita del Papa, l’elezione della chiesa di Sera a Basilica… Ha notato che nella relazione è stato sottolineato con cura “ogni aspetto della vita pastorale con verità e libertà nel presentare gli sforzi, le speranze, le iniziative riuscite, quelle da riprendere, quelle oramai superate, quelle essenziali. Un lavoro di dieci anni, un cammino che ha dato origine a un processo di comunione che è iniziato con grande coraggio e che continua facendo tesoro di ciò che si è scoperto essenziale e ha segnato le comunità parrocchiali”. Una storia di salvezza, piena di sacrifici, di passione, di nomi e di volti, alcuni dei quali sono già in

VICARIO EPISCOPALE TERITORIALE COMPITI E FUNZIONI Allo scopo di sostenere il cammino pastorale delle varie realtà del territorio diocesano, in vista di un coordinamento efficace in una prospettiva di sinodalità e di promuovere una pastorale unitaria e attenta alle diverse situazioni, si ritiene opportuno istituire i Vicari Episcopali Territoriali. Ai Vicari Episcopali Territoriali, coordinati dal Vicario Generale, sono affidati i seguenti compiti: - tenere un raccordo costante con il Vescovo; - attraverso un adeguato discernimento pastorale svolgere opera di esercizio dell’autorità di governo pastorale a nome del Vescovo e a favore delle comunità cristiane sul territorio di competenza, in rapporto con il presbiterio delle singole parrocchie; - dirigere e coordinare l’azione dei Vicari Zonali e degli organismi di comunione presenti sul proprio territorio; - coordinare, in collaborazione con i Vicari Zonali, opportuna consulenza in vista della destinazione dei ministri ordinati; - seguire la costituzione e l’andamento delle Unità Pastorali presenti sul proprio territorio in stretta collaborazione con il coordinatore dell’Unità Pastorale. - coltivare un rapporto con le autorità locali, gli enti e le associazioni del proprio territorio; - coordinare le operazioni per la scelta dei Vicari Zonali; - promuovere la comunione e il dialogo dei fedeli laici e dei presbiteri in stretto rapporto con il Vicario Episcopale del Clero e il Vicario Episcopale per la Pastorale e i Laici; - in collaborazione con il Vicario Episcopale della Vita Consacrata mantenere i contatti con le case degli Istituti di vita consacrata e con le associazioni di fedeli presenti sul territorio. I Vicari Episcopali Territoriali sono membri di diritto del Consiglio Episcopale, del Consiglio Presbiterale, del Consiglio Pastorale Diocesano e del Consiglio dei Vicari per la destinazione dei Ministri Ordinati. Sono inoltre membri della Commissione Diocesana per le Unità Pastorali. La durata della nomina dei Vicari Episcopali Territoriali è quinquennale ed è rinnovabile al massimo per due volte. I Vicari Episcopali Territoriali di norma risiedono nel vicariato territoriale loro affidato. Allo stato attuale si rende necessario istituire in Diocesi i seguenti Vicari Episcopali Territoriali: - Vicario Episcopale Territoriale per la Valcamonica-Sebino-Franciacorta-Fiume Oglio; - Vicario Episcopale Territoriale per la Pianura; - Vicario Episcopale Territoriale per la Valtrompia-Valsabbia-Benàco; - Vicario Episcopale Territoriale per la Città di Brescia e hinterland 27


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paradiso, e l’avranno accompagnata offrendo i loro sacrifici e dolori. A nome del Vescovo ha ringraziato don Raffaele che ha guidato questo cammino non senza difficoltà, soprattutto quando non ha più avuto l’aiuto del curato; tuttavia è stato accompagnato dallo Spirito Santo e dalle persone delle tre parrocchie, che hanno contribuito alla crescita nella comunione donando tempo, energie e preghiera. Sottolinea che emerge da tutta la relazione una forte attenzione missionaria, che è stata il riferimento imprescindibile del cammino, e che si evince in particolare nell’attenzione all’aspetto formativo, alla famiglia; nella partecipazione all’Eucaristia e all’incontro con Cristo nei sacramenti dell’iniziazione cristiana; nei ministeri; nei luoghi dell’accoglienza (oratorio, accoglienza profughi); nella formazione alla vita spirituale (celebrazione eucaristica, preghiera comunitaria, celebrazioni penitenziali, visita agli ammalati); nelle opere di carità (Caritas e iniziative a sostegno di chi è nel bisogno). Si è cercata una collaborazione anche con le istituzioni del territorio, nel proporre queste iniziative. Per don Daniele la nostra è la prima UP che incontra e sta ponendo delle domande per capire come avviene questo miracolo di comunione, di fraternità e anche di fatica e di croce, perché sono coinvolte tutte le realtà umane. Ha proposto l’ascolto di un testo della Genesi (11,1-9), in cui si parla di Babele e della dispersione dei popoli. A partire da questo brano ci ha indicato alcuni spunti di riflessione. -Cosa fare perché le nostre realtà siano sempre più inclusive e non allontanino nessuno?

- Come si comunica fra le tre realtà parrocchiali? Si cerca di capirsi, di ascoltarsi? Come si riesce a far spazio agli altri? - Quanto tempo, impegno, energie, risorse siamo disposti a mettere in gioco per un passo avanti nella comunione fraterna? Che cosa serve per crescere in questa comunione? - Qual è il prezzo da pagare? Uno degli aspetti essenziali è la pazienza. Cosa deve assolutamente continuare perché continui un dialogo fraterno e comprensibile. Don Daniele ringrazia e dice che abbiamo la grande risorsa di comunità, di esperienze, di cammini che si fondono e si raccolgono insieme; ogni realtà porta un contributo significativo alle altre, è un crescere insieme. In questi 10 anni c’è la storia di una crescita. E’ bello perché il Signore ha voluto così. Potevano essere cammini diversi, e invece questo incontro pensa che abbia portato frutti importanti. Uno dei più importanti è stato certamente il doversi interrogare sulla dimensione della fraternità e comunione: come essere testimoni, come mostrare ai ragazzi e ai giovani che davvero il Vangelo rende bella la vita, perché crea comunità, storie, incontri; persone di realtà e tradizioni diverse si incontrano e camminano insieme. Sono belle testimonianze. Don Daniele dice che metterà a protocollo quello che ha detto lui e la relazione che ha mandato don Raffaele (che è già stata protocollata). Chiede alla segretaria una copia del Verbale di questo incontro, che verrà aggiunta e presentata al Vescovo, e sarà quella ufficiale, protocollata, così da rimanere agli Atti.

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STORIA E MEMORIA DI SANT’ARCANGELO Nel suo ministero pastorale: 1870/1912, il santo si adoperò instancabilmente per edificare una comunità cristiana impegnandosi nel far fiorire molte iniziative che si espressero nelle forme più diverse, dalle più tradizionali, alle più innovative, come la liturgia, la scuola di Canto, la Banda musicale. A Botticino Sera fece nascere opere tipicamente sociali, ma vissute in chiave pastorale come la Società operaia cattolica di mutuo soccorso, l’impianto filandiero per dare lavoro alle giovani del paese e dintorni, e annesso convitto per dare loro ospitalità e assistenza. Queste esperienze gli hanno fatto capire che la parrocchia non è una realtà da custodire come struttura patrimoniale o come agenzia del sacro, ma cuore pulsante per la sua gente, dove potesse trovare riferimento sicuro per vivere la fede e gli impegni cristiani. Una comunità di solidarietà, di vita e di condivisione, di Parola e di Grazia, di uomini e di donne contente di vivere, di crescere e di credere. Fu servitore assiduo, infaticabile, chiaro e incisivo della Parola di Dio, diceva: “Sono un ambasciatore povero, indegnissimo sacerdote della Chiesa di Dio, ma tutta la mia scienza è la Croce e tutta la mia Stola è la forza”. Esigente e inflessibile, mortificato e penitente, educò la comunità a una fede adulta e matura e dal pulpito tuonò con voce forte: ”Io mi aspetto da voi miracoli. Un miracolo di fede in mezzo allo scatenamento di tanti errori; un miracolo di pietà cristiana, in mezzo a tanto dissipamento di spirito; un miracolo d’amore in mezzo a tanto assideramento di cuori”. E soggiungeva:”Vivrò con voi, sta-

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rò con voi e morirò con voi”. Sant’Arcangelo non ha sognato una via parallela con la sua gente, ma ha sposato la sua Chiesa, la sua comunità, la sua gente, vivendo dentro la carne le situazioni del suo popolo! Avrebbe potuto dire con san Paolo: suor Mariaregina, postulatrice causa “ Mi sono fatto tutto a tutti canonizzazione S.Arcangelo Tadini pur di guadagnare qualcuno”! e del lavoro come Gesù lavoratoTadini-parroco ha saputo parlare con la vita, ha insegnato re.” Onorate le fatiche del Verbo con la vita e ha vissuto e coniugato e imitatelo”. “La vostra giornale due anime che caratterizzano la ta deve assomigliare a quella di Maria a Nazareth: preghiera, lasua santità come parroco: • preghiera e vita (definito au- voro, nascondimento...”. La modalità attuale delle suore stero come roccia) presenti nel mondo del lavoro è la • contemplazione e azione • amore grande per Dio e testimonianza della condivisione amore grande per l’umanità. di un lavoro dipendente, povero, Diceva: “... abbiamo vera com- svolto come servizio nella pastopassione dell’umanità e amere- rale sociale fatto di accoglienza, mo Gesù, amiamo Gesù e saremo aperto ad ogni prospettiva di svifornaci d’amore per l’umanità: luppo, e sentito come modo per amanti appassionati di Dio, di- dare il proprio contributo al bene ventano necessariamente aman- comune e dare voce ai diritti delle persone che ne sono i destinatari. ti appassionati dell’umanità”. L’immagine del Buon Pastore che Tadini prima di morire ebbe a guida, pasce e nutre ha identifica- dire: ”Non ho fatto tutto per la to lo zelo operativo del santo, che mia gente, ma non l’ho lasciata nella carità pastorale, spese la sua priva del pane spirituale della esitenza per sollevare le persone Parola e del pane materiale del più bisognose e promuovere le più lavoro”. deboli e indifese come le giovani La memoria della santità di operaie filandiere. E non solo ha sant’Arcangelo si può scrivere creato lavoro, ma ha trovato solu- così: una santità della quotidiazione per assitere e accompagna- nità, della normalità, della piccore queste giovani, con la fondazio- lezza, aperta a tutti quelli che vone di una Congregazione religiosa gliono percorrere un cammino di di Suore Operaie della santa casa rinnovamento profondo nel cuore di Nazareth. Mistero grande di an- dove opera il mistero della Risurnientamento di Dio che si fa Uomo rezione di Cristo che orienta e guie non disdegna la fatica manuale. da tutta la salvezza. I santi sono la Esso è stato il modello presentato bellezza che la fede ha generato. alle suore operaie per assumere la “Uno sguardo al Cielo e...avanti”! sr. Mariaregina missione di condivisione della vita 29


TESTIMONIANZA DI SUOR MARLUCI - BRASILIANA

10°“Amanti appassionati di Gesù diventano

necessariamente amanti dell’umanità”.

Sono una suora Operaia di 41 anni, arrivata in Italia nel 2016 e faccio parte della comunità sant'Arcangelo al villaggio Marcolini di Botticino. La mia esperienza vocazionale è iniziata, se si può dire così, quando giovane ragazza lavoravo nel mio Paese come operaia in una fabbrica di confezioni in San Paolo. Qui ho incontrato una mia amica che stava facendo un cammino vocazionale e fui invitata da lei a partecipare a qualche incontro di formazione. Ho provato, ma ero molto confusa, perchè ero anche fidanzata, e forse non avevo il coraggio di separarmi, ma capivo che partecipando a queste riunioni, ero disturbata: Provavo gioia, ma poi svaniva. Finalmente , mentre frequentavo la Chiesa e partecipavo alla Messa, ero felice, ma dovevo essere io a prendere una decisione e una scelta per la mia vita. Parlai con il ragazzo e per ultimo con la mia famiglia e poi decisi di lasciare tutto e iniziare questa esperienza vocazionale con le Suore Operaie. Con le suore ho provato serenità, pace e gioia, vedendo loro che erano felici di servire, di accompagnare famiglie che lasciavano i loro bambini alle suore, perchè loro dovevano lavorare. Per iniziare la formazione religiosa ho dovuto trasferirmi a Contagem in Belo Orizonte, trovando forza nelle parole di don Tadini che diceva:” Solo Gesù può saziare il nostro cuore”. Finita la formazione ho pronunciato i voti religiosi nel 2003 e poi sono andata a Barueri, periferia di San Paolo, dove ho ripreso a lavorare come operaia in una agenzia di Banca. Sono passati gli anni, ho continuato la missione con varie esperienze pastorali di catechesi familiare, assistenza ai bambini ecc... Sono sempre stata entusiasta del lavoro delle suore operaie in Brasile e affascinata dalla figura e dai messaggi di don Aarcangelo, ma soprattutto dal carisma che Lui ha lasciato: ”Mentre lavorate con le mani, la vostra mente si elevi al Signore...” Ringrazio di cuore il Signore per l'aiuto e la luce che non mi ha fatto mancare, Sant'Arcangelo che mi ha sempre accompagnato e le suore operaie che ho incontrato. Giunta in Italia, lavoro come aiutante in infermeria delle Suore Operaie e nelle giornate libere dal lavoro accompagno la comunità cristiana del villaggio Marcolini e porto la comunione agli ammalati di questo quartiere. Sono nella gioia, perchè so di fare la volontà di Dio. Concludo dicendo che sono innamorata di Gesù Eucaristia, come me la presenta sant'Arcangelo: “Amanti appassionati di Gesù diventano necessariamente amanti dell'umanità”.

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Padre Antonio Maria Sicari dell’Ordine dei Carmelitani Scalzi

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SANT’ARCANGELO TADINI (1846-1912)

«un prete nella Casa di Nazareth» (Nel X anniversario della canonizzazione) 31


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SANT’ARCANGELO TADINI (1846-1912)

«UN PRETE NELLA CASA DI NAZARETH» (Nel X anniversario della canonizzazione) La santità di un sacerdote dipende dalla sua “totale identificazione col proprio ministero” che, per natura sua, è già “tutto impregnato di quella carità che Dio vuole riversare sulle anime”. In altre parole, al prete è richiesta l’oggettiva santità di impegnare tutta la propria esistenza nella missione che gli è stata affidata. * Per delineare il ritratto di un santo sacerdote non è dunque necessario ripercorrerne tutta la biografia, ma bisogna contemplarlo in mezzo alla sua gente, e vedere come ha compreso e vissuto le necessità dei suoi fedeli nel tempo e nell’ambiente che Dio gli ha destinato.

Ordinato sacerdote a ventiquattro anni – nonostante frequenti malattie e un infortunio che lo aveva reso claudicante – don Arcangelo Tadini esercitò il ministero per due anni come vice-parroco cooperatore e maestro elementare a Lodrino (un piccolo paese di montagna) e, per altri dodici anni, come curato nel santuario della Madonna della Noce, alla periferia di Brescia, dove insegnava anche nella scuola rurale che raggruppava varie classi. Santuario della Noce

Al solo vederlo entrare in paese, lo chiamarono subito, non per offesa ma per familiarità di linguaggio popolare, «il prete zoppo» 1. Ma col tempo molti avrebbero imparato a precisare subito che “era zoppo nelle gambe, ma non nel cervello!”. Si distinse per la fisionomia ascetica, per la dignità del portamento, per la sobrietà dello stile di vita, per la predicazione incisiva e affascinante, anche se piuttosto severa, per la dedizione illimitata ai bisogni della sua gente e per lo spirito di iniziativa: riuscì perfino a ingrandire per ben due volte la chiesa, sempre troppo piccola, senza bisogno di ricorrere agli esperti. Tadini era abile nel disegno architettonico, nello stendere progetti e nel portarli a compimento. Alla Noce restò, poi, indimenticabile l’intraprendenza di cui si mostrò capace quando – in seguito a una esondazione del Mella – rimasero senza casa decine di famiglie e don Arcangelo riuscì a organizzare una cucina da campo, garantendo i pasti giornalieri a più di trecento persone, per diverse settimane. Si acquistò una tale stima e un tale affetto che, quando fu trasferito a una nuova sede, i fedeli scrissero una protesta al Vescovo di Brescia, per manifestargli «l’indescrivibile malcontento e il sommo avvilimento in cui trovasi ora questa disgraziata popolazione…», e questo perché riconoscevano con umiltà e dolore, che «prima della venuta di lui alla Noce, questa popolazione era più rozza e ignorante in religione, dei carbonari che tutto l’anno dimorano nelle selve». E perciò ora si sentivano di nuovo maltrattati e abbandonati. Tadini, dunque, era stato nominato curato di Botticino-Sera, un bel paese della Valverde, abitato da «piccoli coltivatori» intenti alle loro vigne e ai loro frutteti, da alcuni artigiani e da «piccoli signori nelle loro ville estive» 2. Vi risiedeva ancora un vecchissimo parroco, ormai agli estremi, che morì un anno dopo l’arrivo di don Arcangelo, il quale divenne così l‘arciprete titolare.

*L. FOSSATI, Don Arcangelo Tadini e la sua opera sociale, Pavoniana, Brescia 1977; D. DEL RIO, Il tessitore di Dio, Queriniana, Brescia 1999. 1 Cfr. L. Fossati, Don Arcangelo…, cit., p. 34. 2 Cfr. L. Fossati, Don Arcangelo…, cit., p. 49. 32


“... «Io starò con voi, vivrò con voi, morirò con voi!» Vi rimarrà fino alla morte, vocazionalmente convinto che «salvare Botticino» – quel pezzo di mondo che Dio gli affidava – voleva dire per lui contribuire alla «salvezza del mondo intero» 3. Fin dalla prima predica, promise ai suoi parrocchiani: «Io starò con voi, vivrò con voi, morirò con voi!» 4. Ed è a questo punto che la santità del suo ministero sacerdotale comincia a delinearsi in maniera netta. Anzitutto è necessario comprendere quale fosse la situazione della parrocchia che gli era stata affidata. Per un intero secolo, molto turbolento, si erano susseguiti tre parroci che avevano sempre vissuto sulla difensiva, dedicandosi soprattutto alla edificazione e al continuo abbellimento della chiesa parrocchiale, che però restava spesso deserta. Tadini certo non sapeva ancora che qualche villa nobiliare del posto serviva da ritrovo estivo per la loggia massonica bresciana, ma sapeva che il laicismo di matrice radical-liberale dominava e aveva fortemente illanguidito la fede del suo popolo. L’anticlericalismo, sbandierato in nome dell’unità nazionale, faceva strage. Più tardi, in una predica, racconterà così la sua decisione di farsi prete: «Miei cari, prima che vestissi queste gloriose insegne di sacerdote, trovandomi accidentalmente in mezzo a persone che si lamentavano di non poter avere la gente pronta alle loro voglie, quelle persone gridarono in coro: “Questo non lo otterremo mai, finché non li avremo staccati dal confessionale, finché li lasceremo in mano ai preti (…). Là [nel confessionale] non si sa cosa dicono!”. Sì, questa è capitata a me. Fu allora che mi decisi di farmi chierico!» 5. Si riferiva a certi discorsi che aveva ascoltato a Verolanuova, suo paese natìo, agitato da liberali e massoni. 3 4 5 6

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Giunto nella parrocchia di BotticinoSera, la trovò «in una situazione di religiosa indifferenza e di apatia spirituale». Lo dicevano «un paese di mala fama e di mali fatti», religiosamente trascurato «come una vigna incolta» 6. Tuttavia, il pericolo non era soltanto quello radicato nell’anticlericalismo liberale e massonico, ma anche quello più grave, che era ormai facile presagire, a causa della nuova ondata social-comunista alimentata dalle cattive condizioni della classe operaia, soprattutto dalle parti di Botticino-Mattina. Per immedesimarci nell’ambiente del tempo, leggiamo una pagina di storia scritta da Don Luigi Fossati, che ci racconta quel che avveniva soprattutto a Botticino Mattina, dove il lavoro nelle pregiatissime cave di marmo pesava duramente e ingiustamente sugli operai: «Settimanalmente, e talvolta per periodi di quindici, venti giorni dei conferenzieri socialisti vennero a insegnare la dottrina di Carlo Marx a piccole dosi, indottrinando le famiglie, soprattutto presentando come capro espiatorio delle loro disgrazie e difficoltà il clero e la Chiesa. La propaganda fu così abile ed efficace che si giunse a togliere la fede a molti. Si prendevano i ragazzi, si

L. Fossati, Don Arcangelo…, cit., p. 85. L. Fossati, Don Arcangelo…, cit., p. 58. L. FOSSATI, Don Arcangelo…, cit., p. 461. Cfr. L. Fossati, Don Arcangelo…, cit., p.42. 33


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«Io mi aspetto da voi miracoli. M’aspetto un miracolo di fede, ... un miracolo di cristiana pietà ...un miracolo di amore scambievole in mezzo a tanto assideramento di cuori»

conducevano in luoghi appartati e si insegnava loro a bestemmiare, a deridere le cose più sante, a calpestare le immagini sacre. Si insegnò loro che la religione era utile solo ai ricchi, ma dannosa ai poveri, nonostante che alcuni ricchi di Botticino fossero anticlericali e massoni. Si disse che il clero era fannullone, che mangiava il pane a tradimento, che favoriva l’ignoranza e la schiavitù. Si cercò di impedire funzioni religiose. E si persuase parecchi a considerarsi usciti dal cristianesimo. Si pervertirono le coscienze, si prepararono i rivoluzionari anticlericali. (…) La bestemmia, sconosciuta fino a quel tempo, allora trionfò (…)» 7.

«come una diga incrollabile al temuto propagarsi del social-comunismo» 9. Botticino-Sera - che formava un unico comune con Botticino-Mattina, anche se era un’altra parrocchia - era invece un paese di frutticoltori, di vignaioli e di piccoli artigiani: la situazione religiosa non era così brutta, ma non mancavano anche qui operai delle cave e la scristianizzazione si faceva comunque sentire. Con una frase ad effetto, lo stesso storico che abbiamo già citato, scrive che «il popolo di Botticino, per parecchie ragioni, aveva dormito per vari decenni» 10.

Contro questa ondata, si erse dunque Tadini

Di fatto a Botticino Sera non c’erano né oratori, né istituti di assistenza, né corsi di catechesi, ed era molto scarsa la frequenza in chiesa che, nei giorni feriali, restava quasi sempre deserta. I segni della propaganda social-comunista non mancavano, e Don Arcangelo se ne accorse visitando un malato in un’antica cascina, sulle cui pareti c’era il ritratto di un Cristo con una lunga tunica rossa e, sotto, la scritta: «La natura ha stabilito la comunanza dei beni, l’usurpazione ha prodotto la proprietà privata» 12. Si commosse comunque, anche se lui preferiva ispirarsi sempre al quadro che teneva in canonica: quello di Gesù che bussa alla porta e attende che qualcuno gli apra. E – se lo si osservava bene – ci si poteva accorgere che la porta non aveva all’esterno la maniglia per poter entrare: doveva essere aperta dall’interno! A Tadini esso ricordava sempre il ministero al quale era stato chiamato: bussare a tutte le porte dei suoi contadini, a nome e “in persona” di Cristo.

Si diffusero perfino dei nuovi catechismi razionalisti, nei quali si insegnava ai bambini che erano stati creati da papà e mamma, e che erano stati messi al mondo al fine di «godere il benessere, e per annientare la borghesia capitalista sfruttatrice del popolo lavoratore (…)» 8. Così, per vari anni, molti bambini non vennero neppure battezzati.

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L. FOSSATI, Don Arcangelo…, cit., p. 53. L. FOSSATI, Don Arcangelo…, cit., p. 54. L. FOSSATI, Don Arcangelo…, cit., p. 54.

Ma Tadini era fiducioso. Nella sua prima predica si rivolse così ai nuovi parrocchiani: «Io mi aspetto da voi miracoli. M’aspetto un miracolo di fede, in mezzo allo scatenamento di tanti errori; io m’aspetto da voi un miracolo di cristiana pietà in mezzo a tanto dissipamento di spirito; io m’aspetto un miracolo di amore scambievole in mezzo a tanto assideramento di cuori» 11.

L. Fossati, Don Arcangelo…, cit., p. 85. L. FOSSATI, Don Arcangelo…, cit., p. 56. 12 D. DEL RIO, Il tessitore…, cit., p. 29 10 11

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Quei di Botticino Sera lo accolsero comunque con affetto anche se, all’inizio, non mancarono episodi traumatizzanti, come quel mattino in cui si sentì disperatamente chiamare dal sacrestano angosciato: aveva trovato la porta della chiesa scardinata, la porta del tabernacolo divelta, la pisside gettata a terra, e le ostie gettate sul pavimento e ripetutamente calpestate. Don Arcangelo pianse, si chinò a raccogliere tutte le ostie baciandole una per una, e le inghiotti tutte con amore. Era un giorno feriale, ma appena si sparse la notizia la chiesa si riempì come nei giorni di festa ed egli disse, piangendo, alla sua gente che Gesù era stato nuovamente ferito. Ma non cercava accuse o vendette, chiedeva a tutti di domandare perdono: ognuno dei propri peccati e dei propri tradimenti. In fondo al cuore, quando il tristissimo episodio accadde, Tadini sapeva già come riparare quell’offesa fatta da qualche adulto imbestialito. Ed ecco come: anche se per noi è quasi difficile immaginarlo, in quegli anni non c’erano feste di Prima Comunione. A una certa età, in una qualsiasi domenica, i bambini – più o meno preparati da genitori più o meno capaci – si accostavano all’altare mescolati agli adulti. Non c’erano festeggiamenti particolari. Questa fu, dunque, una delle prime preoccupazioni del nuovo parroco, che si dedicò subito ad una accurata ed esigente preparazione dei bambini. Per loro organizzò un sistematico e impegnativo percorso: un incontro per ogni giorno di Quaresima. Non mancavano gli esami finali, anche questi particolarmente severi, in attesa di quel santo giorno che doveva segnare una delle più belle feste di tutto il paese e della famiglia. Così si videro per la prima volta i piccoli comunicandi schierati in fila: i bambini con una piccola cotta bianca e una fascia azzurra, le bambine in abito bianco. Ed era il parroco a procurarli in dono a chi non poteva acquistarli. La processione dei bimbi entrava in Chiesa, solennissimamente adornata, e si fermava accanto al battistero dove tutti, per prima cosa, rinnovavano le 13

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promesse battesimali. Al termine della funzione il parroco diceva ai bambini quella frase che sarebbe poi entrata nel linguaggio comune: «Questo è il giorno più bello della vostra vita!» 13. Con la Prima Comunione non finivano certo le riunioni di catechismo, che don Arcangelo sapeva rendere sempre più interessanti, al punto da essere stato uno tra i primi a utilizzare le proiezioni luminose. Per le ragazze organizzò poi l’oratorio e vi si iscrissero tutte quelle del paese, anche se il regolamento era piuttosto severo, in fatto di formazione (che prevedeva ritiri mensili ed esercizi spirituali annuali) e in fatto di comportamenti morali. Tentò anche di realizzare un oratorio maschile, ma non riuscì a trovare i necessari collaboratori. Si prese particolarmente cura dei malati e degli anziani, che visitava sistematicamente raggiungendoli anche nelle case più lontane e isolate (nonostante la sua difficile deambulazione), e organizzò un ricovero per quelli ch’erano privi di assistenza. Formò e diresse anche il coro e la scuola di canto. E introdusse il canto gregoriano, una vera novità per quei tempi. Comprò un nuovo organo per la chiesa. Orga-

L. FOSSATI, Don Arcangelo…, cit., p. 95. 35


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nizzò la banda del paese, acquistando lui stesso tutti gli strumenti e le divise: una banda che divenne così famosa da essere invitata nel 1896 alla festa dell’incoronazione della Madonna delle Grazie a Brescia 14 . Costituì una “Società di mutuo soccorso per gli operai agricoli”, che prestava loro aiuto in caso di malattia, di infortuni sul lavoro, di invalidità e di vecchiaia. Alla catechesi degli adulti dedicava ogni terza domenica del mese, e gli osti del paese sapevano di dover collaborare sospendendo opportunamente la loro proficua attività durante la predicazione. Anzi: si erano offerti spontaneamente di farlo, tanta era la stima che nutrivano per quel prete. Animò in parrocchia alcune aggregazioni laicali cristiane come il Terz’Ordine francescano e la Confraternita del SS. Sacramento. E riorganizzò anche le Figlie di sant’Angela, un’antica istitu-

E si trattava di una predicazione che oggi molti considererebbero inaccettabile. Non per la bravura del predicatore – che anzi era eccezionale, dal punto di vista delle capacità oratorie e della incisività del linguaggio – ma per la severità dei giudizi e per i temi ricorrenti: quelli del peccato, della necessaria conversione, e quelli dei “novissimi”(morte, giudizio, inferno, paradiso). I parrocchiani se ne accorsero già dalle prime prediche. Diamo solo l’esempio di come si esprimeva don Tadini parlando delle “occasioni di peccato” ch’era necessario evitare: «Si va alle corse, si va alle veglie, ai balli, ai teatri, alle conversazioni, ai ridotti, ai giuochi, e poi si pretende di vincere le tentazioni. Si vuol vedere tutto, leggere tutto, scherzare su tutto, e poi ci si meraviglia di essere tentati. Molti non sanno piegare il ginocchio per raccomandarsi a Dio, vengono alle prediche per curiosità, non per ascoltare; entrano nelle chiese non per pregare, ma per ciarlare… insomma non fuggono le occasioni e poi si stupiscono se più volte al giorno danno la faccia ignominiosa per terra sotto la tirannia implacabile dei loro abiti viziosi» 15.

Don Arcangelo s’inteneriva solo quando parlava della Santa Vergine («Quando predicava il mese della Madonna, faceva sempre piangere» 16, disse una testimone), ed era dolcissimo quando

Cfr. L. FOSSATI, Don Arcangelo…, cit., pp. 145-147. Stralcio riportato in L. FOSSATI, Don Arcangelo…, cit., p. 74.

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zione bresciana di consacrate laiche, a servizio della parrocchia e di tutte le sue necessità spirituali. Insomma, Don Tadini era un vulcano di idee e di iniziative, e interveniva energicamente dovunque intravvedeva un bisogno della sua gente. Ed era proprio questo che gli garantiva l’affetto di tutti e l’attenzione rispettosa per la sua attività più costante: quella della predicazione (sia domenicale, sia catechetica, sia nelle tradizionali grandi celebrazioni: Quarant’ore, Triduo pasquale, Commemorazione dei defunti ecc.). Era perfino riuscito a spostare la predicazione del “mese di maggio” a novembre, quando i lavori agricoli non erano più di ostacolo.

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parlava di Gesù, soprattutto nel giorno del Venerdì Santo. Ecco un esempio, di come descriveva ciò che i nostri peccati fanno a Gesù: «Sì, gli sguardi impuri gli hanno chiuso gli occhi; i pensieri cattivi l’hanno incoronato di spine; le azioni disoneste hanno inchiodato le mani; la golosità e le bestemmie l’hanno abbeverato di fiele; i balli e l’andar ai teatri e a luoghi peccaminosi gli hanno inchiodato i piedi; l’amore disordinato alle cose terrene gli hanno spaccato il petto. Ecco, o cari, che cosa fruttarono i nostri peccati. (…) Ecco l’immagine della nostra crudeltà e l’oggetto del profondo dolore della Chiesa! E tu, o peccatore, hai ancora il coraggio di crocifiggerlo nuovamente?» 17.

E siccome, per tradizione, la predica del Venerdì Santo doveva concludersi con la benedizione che il prete impartiva tenendo in mano il crocifisso, concluse così: «Ah, io non posso sopportare questo nuovo strazio al cuore del mio Gesù. No, non alzerò il crocifisso per benedirvi, se non vi pentite e promettete di emendarvi. Guardate: egli è qui crocifisso con le braccia aperte, per abbracciarvi; egli china il capo per darvi il bacio di pace; ha squarciato il petto per mostrarvi il suo cuore amoroso; e voi non piangerete il vostro peccato? A che serbiamo le lacrime? Ecco il momento di spargerle in cambio del sangue che per noi sparse questo amabile crocifisso. Ah sì, sì, piangiamo, piangiamo i nostri peccati, e poi allarghiamo il cuore contrito a una copiosa benedizione» 18.

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severissima predicazione, egli si mostrò capace di farsi intendere e di farsi amare anche dai peccatori più induriti. Nessuno dubitò mai d’essere da lui accolto e aiutato. Ma resta una domanda, che può mettere in crisi la rinuncia di molti preti di oggi a trattare di quei temi che don Arcangelo frequentava invece in continuazione.

Si tratta di questo: sono molti (e fin troppi) i predicatori che sanno parlare delle sofferenze di Gesù, ma non sanno poi parlare della infinita tristezza e gravità dei peccati che continuiamo ad addossargli, fin dai tempi della Sua passione. In fondo, la crudezza del linguaggio che bisognerebbe usare per descrivere, giudicare e condannare i peccati è molto meno grave della crudezza che sarebbe necessaria anche solo per immaginare e descrivere la passione fisica, psicologica e spirituale del nostro Gesù. Solo che la prima ci scandalizza e ci sembra

Ma la predicazione del Tadini è un tema che merita di essere approfondito. Possiamo anche ammettere che il suo stile, il suo linguaggio a volte violento e la sua insistenza sulle tematiche del peccato e del castigo siano oggi difficilmente praticabili. Possiamo anche riconoscergli che possedeva una dote oratoria particolarmente convincente. Ancor più dobbiamo riconoscere la credibilità che egli seppe acquistarsi con la sua vita santa e penitente, e con la carità sconfinata che seppe esercitare. È comunque un fatto che, nonostante la sua

L. FOSSATI, Don Arcangelo…, cit., p. 80. L. FOSSATI, Don Arcangelo…, cit., p. 88. 18 L. FOSSATI, Don Arcangelo…, cit., p. 88. 16 17

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sconveniente, mentre la seconda serve ad intenerirci e ad inclinarci alla devozione. Dovremmo riflettere proprio su questo: Tadini soffriva quando descriveva i nostri peccati così come soffriva quando descriveva le sofferenze di Gesù (non sono forse la stessa cosa?). Tadini amava i peccatori che giudicava duramente, così come amava Gesù che duramente si addossava i loro peccati. Aveva davvero tutta un’altra predicazione, alla quale non siamo più abituati, ma che dovremmo reimparare. Per fare solo un esempio: come possiamo continuare a illustrare la tenerissima parabola del Figlio prodigo, senza spiegare congiuntamente la terribile realtà del Figlio crocifisso, che il Padre tiene tra le braccia e che Maria è costretta a contemplare, deposto da noi sul suo dolcissimo grembo? Insomma, a Tadini dobbiamo molto di più che la semplice ammirazione per la sua opera di carità sociale. Gli dobbiamo l’esempio e l’invito a testimoniare ancora che l’annuncio evangelico parla di salvezza, cioè: di guarigione dalle nostre infinite e gravi malattie, di medicine che è necessario prendere e assimilare. E non si può dunque trascurare sempre una opportuna e accurata diagnosi! Solo in questo contesto ci sembra ora giusto parlare anche della sua opera sociale (senza

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L. FOSSATI, Don Arcangelo…, cit., p. 172.

peraltro dimenticare che essa gli causò indicibili sofferenze e una vera “passione”). Come abbiamo visto, grandi erano le necessità della sua parrocchia, ma tra tutte ce n’era una che lo angustiava particolarmente: il fatto che quasi tutte le ragazze del paese dovevano cercarsi lavoro lontano da casa (dalle parti di Lonato: una quindicina di chilometri, da percorrere a piedi o, raramente, su un carretto) restando assenti per tutta la settimana: senza nessun sostegno e nessuna protezione. Non si osava discutere molto sulla loro situazione: si diceva solo, storcendo la bocca, che le ragazze «tornavano in famiglia cambiate» 19, e non soltanto per il volto sempre più pallido e la salute sempre più precaria. Spesso erano cambiate anche nell’anima. Ad essere chiari fino in fondo: riportavano «alla famiglia una misera busta-paga e a Gesù l’anima deteriorata». Il lavoro nelle “filande” – dove i bozzoli del baco da seta venivano trasformati in matasse di seta – era allora considerato tipicamente femminile e spesso coinvolgeva anche delle bambine. Ed era straordinariamente faticoso: le filandaie dovevano cominciare alle sei del mattino e la giornata lavorativa andava da dodici a quattordici ore, da trascorrere in ambienti surriscaldati, a una temperatura che toccava anche i cinquanta gradi, con le finestre sempre chiuse per mantenere una umidità costante. Il salario era bassissimo (la paga di un giorno bastava a mala pena a comprare due chili di pane), l’igiene gravemente trascurata. La tubercolosi e la malaria erano diffuse, e inesistente era la prevenzione dal contagio. L’alimentazione era insufficiente e le donne incinte dovevano la38


...grandi erano le necessità della sua parrocchia, ma tra tutte ce n’era una che lo angustiava particolarmente: il fatto che quasi tutte le ragazze del paese dovevano cercarsi lavoro lontano da casa . vorare per tutta la gravidanza, se non volevano perdere il lavoro. Don Arcangelo – l’abbiamo già visto – aveva nel sangue anche la vocazione di progettista. Si mise così a immaginare e disegnare una grande filanda da costruire nei terreni del paese, e si mise all’opera, spendendo pian piano tutto quel che possedeva: fece il progettista, l’ingegnere, l’amministratore, e ingaggiò capomastri e operai. Soffrì le critiche demolitrici e non gli mancarono collaboratori interessati a imbrogliarlo. Ma alla fine poté inaugurare la sua grande filanda, dotata dei macchinari più moderni, che riducevano il più possibile i disagi ambientali per le operaie. Tutte le 150 ragazze del paese avevano lavoro, e altre giungevano dalle contrade vicine. Per offrire alle operaie forestiere un pensionato (con mensa e dormitorio) acquistò una grande villa, situata vicino alla filanda, sognando anche una fondazione che avrebbe dovuto sostenere l’intera sua opera: pensava a una congregazione di suore, così si mise a cercarne una che accettasse di collaborare.

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chiamarlo «Tadini, il matto» . Alla fine lo salvò dal fallimento un prestito del Vescovo, che comunque lo stimava, e l’avallo in banca da parte di dodici famiglie benestanti del paese, che soffrivano a veder patire ingiustamente il loro parroco. 20

Non riuscendo a trovare una congregazione religiosa disponibile a dargli in aiuto delle suore, Tadini accettò il consiglio di un amico gesuita che gli aveva suggerito di fondarne una. Dopo qualche inizio precario, Don Arcangelo “rilanciò alla grande”: non voleva più soltanto una congregazione di suore che facessero apostolato presso le operaie, o le sorveglianti, ma una congregazione di “suore operaie”, nel senso vero e proprio della parola: che lavorassero a contatto con le altre operaie e come loro, ma col cuore di sorelle e di madri. Finalmente arrivarono le prime vocazioni mandate da Dio: era il 1900, l’alba di un nuovo secolo! A Roma si celebrava il Giubileo, e i massoni avevano organizzato un giubileo laico con pellegrinaggi e visite ad alcuni monumenti cosiddetti patriottici. La solita guerra! Ma quella fondazione di inedite suore era la vera novità - “i raggi dell’aurora del nuovo secolo”, ripeteva Tadini” – sia per la Chiesa che per coloro che l’avversavano. E le chiamò Suore Operaie della Santa Casa di Nazareth.

Non la trovò: stare con delle operaie sembrava allora sconveniente per delle donne consacrate. Per di più, cominciò a mancare il denaro e vennero alla luce i tanti imbrogli economici che il povero Tadini aveva subìto confidando nell’onestà altrui. In paese i buoni soffrivano vedendo il loro parroco - che aveva donato tutto quel che possedeva - umiliato e oppresso dai debiti, accusato di E come la parola operaie voleva essere non essere un approfittatore, e malvisto perfino da simbolica ma assolutamente realistica, così era alcuni confratelli del clero che cominciavano a 20

L. FOSSATI, Don Arcangelo…, cit., p. 258.

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«Gesù per trent’anni non disdegnò di maneggiare la pialla, la sega e altri attrezzi da falegname, sì che le sue mani si devono essere incallite e la sua fronte dovette essere bagnata di sudore»

realistico anche quel “mistero” a cui il loro nome intendeva riferirsi. Lo ha ben compreso Del Rio, uno dei biografi di Tadini, che intitola così un capitolo della sua opera: «Come la Sacra Famiglia viaggiò in automobile» 21. Si riferiva a come don Arcangelo decise di adornare la cappella della villa dove risiedevano le Suore operaie. Incaricò un artista milanese di scolpire in legno le tre statue di Maria, di Gesù, e di Giuseppe, ma ben collocate dentro una falegnameria: proprio una famiglia al lavoro, che divenne il punto di riferimento di tutti gli ospiti della casa e delle giovani operaie della filanda. Da allora, se qualcuno/a aveva qualche difficoltà spirituale, don Arcangelo ascoltava benevolmente, ma poi diceva: «Non è da me che dovete venire. Ora, ve li ho messi là tutti e tre. Andate da loro e di sicuro, o dall’uno o dall’altro, troverete conforto» 22. Alle sue suore, in particolare, diceva: «Ricordate che la fronte del vostro Sposo celeste, prima di essere bagnata dal sangue, fu madida di sudore per la fatica del lavoro: imitatelo!» 23.

E a un Vescovo, mandato dalla Santa Sede per investigare su quella strana nuova congregazione religiosa (dato che i dubbi e perfino le critiche non mancavano), disse: «Gesù per trent’anni non disdegnò di maneggiare la pialla, la sega e altri attrezzi da falegname, sì che le sue mani si devono essere incallite e la sua fronte dovette essere bagnata di sudore». Ci furono tentativi di sopprimerla o, almeno, di accorparla ad altri istituti già esistenti e ben consolidati, ma l’opera “era di Dio” e finirono per lasciarla crescere in pace. Dovette comunque attraversare momenti e anni terribili. Basti pensare che, alla morte del Tadini, il Superiore mandato dalla curia a dirigere la congregazione (buono, ma incapace anche solo di concepire l’unione tra le due parole: “suora” e “operaia”) tenterà di cancellare la memoria del Fondatore, proibendo alle suore perfino di nominarlo, e ordinando la distruzione di tutte le copie delle Regole che egli aveva loro lasciato. Eppure l’Istituto esiste ancora e si va diffondendo in tutto il mondo.

Ma forse tanti non hanno ancora ben compreso quanto sia necessario alla Chiesa il realismo di Nazareth. Questo particolare “realismo” è molto più decisivo di quanto siamo abituati a pensare, e la sua importanza si va rivelando sempre più urgente ai nostri giorni. Si tratta infatti del “metodo dell’annuncio cristiano” e della stessa riflessione teologica. Vorrei ora soffermarmi almeno un po’ su questo, valorizzando una bella coincidenza.

D. DEL RIO, Il tessitore…, cit., pp. 75-78. D. DEL RIO, Il tessitore…, cit., p. 78. 23 L. FOSSATI, Don Arcangelo…, cit., p. 425. 21 22

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Ma forse tanti non hanno ancora ben compreso quanto sia necessario alla Chiesa il realismo di Nazareth. Proprio nello stesso periodo in cui Tadini difendeva il suo nuovo modello di vita consacrata in Italia, si scatenava in Francia una dura polemica tra un geniale convertito (Charles Péguy) e un sedicente teologo (Fernand Laudet). Criticando e irridendo il Mistero della carità di Santa Giovanna d’Arco, scritto da Péguy, Laudet aveva sostenuto che allo storico deve interessare solo ciò che è “avvenimento pubblico” e non “ciò che è intimo e privato”. E sosteneva che anche nella storia di Gesù dev’essere considerata importante la “vita pubblica”, mentre era irrilevante la sua cosiddetta “vita privata”, utile solo per qualche devozione. Péguy ribatté con durezza che questa era «la più grave e ingiuriosa eresia in materia di fede». E spiegava: «Il cristiano sa che non solo la “vita privata” occupa ben trent’anni su trentatré della vita di Gesù stesso e quindi della vita di Dio: trent’anni della storia che è la redenzione della storia. Ad essa è consacrata una buona metà delle feste dell’anno liturgico, con in testa tutto il Natale, la festa dell’Incarnazione. (…) Si tratta, infatti, di intuire “il meccanismo mistico che qualifica la storia”: l’irruzione dell’eterno nel tempo, che è l’evento dell’incarnazione di Gesù Cristo. Tale incarnazione deve essere assunta e compresa in tutto il suo rigore storico, dall’annuncio a Maria alla trentennale intimità della sua vita privata. Questa comprensione costituisce il nocciolo dello sguardo teologico cristiano» 24.

come è nuova questa legge, come è nuovo questo comandamento, come tutto del resto, nella Nuova Legge! Nella Legge Antica, la legge del lavoro, il comandamento del lavoro procedeva come ogni servitù, dalla caduta di Adamo. Era un castigo di giustizia. Mangerai il pane col sudore della tua fronte! Ma Gesù, indossando per così dire, questa legge e la legge dell’umiltà, ne ha fatto uno statuto di amore. Così è nato il Lavoro nuovo. Da allora, migliaia e centinaia di migliaia di botteghe cristiane non sono state, non sono altro che imitazione della bottega di Nazareth. Oggi l’uomo – tale è la legge nuova, tale è il nuovo comandamento – oggi l’uomo che lavora non è più un forzato che sta al tempo fissato. Oggi l’uomo che lavora è uno che fa come Gesù, che imita Gesù. Il lavoro quotidiano non è più una pena, non è più soltanto una pena, non è più primariamente una pena. Oggi è imitazione di un augusto lavoro quotidiano. L’uomo che “ fa la sua giornata” è buono. Non deve far altro che

Ed ecco, in particolare, l’esemplificazione teologica di Péguy riguardo al “lavoro nella casa di Nazareth”: «Nella morale cristiana e anche nella teologia cristiana la legge del lavoro non ha una base di applicazione più seria che il lavoro quotidiano di Gesù nella bottega di Nazareth. La legge del lavoro è una legge, un comandamento sia dell’antica come della nuova Legge. Ma 24

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Risposta apparsa il 24 settembre 1911, nei suoi Cahiers de la Quinzaine, col titolo Un nouveau théologien. M. Ferdinand Laudet (cfr. Oeuvres Complètes, vol. III, pp. 392-591). 41


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«Mentre le tue mani lavorano, il tuo cuore batte per Dio!».

questo. Come per ogni altra cosa, e in primo luogo, egli è sicuro così di imitare Gesù. L’uomo che “ fa la sua giornata” imita in primo luogo Gesù che “ faceva la sua giornata”. L’uomo, l’operaio che “ fa la sua giornata” non pubblica, caro signor Laudet, imita in primo luogo Gesù operaio, che “ faceva la sua giornata” non pubblica. Nel periodo non pubblico della sua vita. Migliaia di oscure botteghe, caro signor Laudet, migliaia di umili botteghe sono tra noi il riflesso, riflettono, ripetono, ripetono tra noi, (…) la bottega oscura, la bottega umile di Nazareth. È questo il tessuto stesso e il midollo del mondo cristiano. Migliaia e centinaia di migliaia di uomini, (…) di operai cristiani non hanno avuto che questo da fare: “la loro giornata”; non hanno avuto da far altro che lavorare tranquillamente dal mattino alla sera, con gli occhi fissi unicamente a quell’umile bottega di Nazareth. E chi ha lasciato il banco e la pialla solo per mettersi a letto e morire è colui che è più gradito a Dio» 25 .

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casa benedetta) dei due grandi comandamenti dell’Amore; la necessità che ogni cristiano si offra allo Spirito Santo perché “si rinnovi in lui il mistero dell’Incarnazione”, e la convinzione di doversi protendere missionariamente al mondo come “un prolungamento della Sua umanità”. Su questo anche la dottrina dei grandi mistici carmelitani è assolutamente d’accordo!

Se non si riscopre la radicalità di questo “metodo” nel pensiero e nell’azione, si svuoteranno progressivamente nella coscienza cristiana gli stessi contenuti della fede. E mi piace qui ricordare che Mons. Sigalini, introducendo la biografa di Tadini scritta da Domenico Del Rio in occasione della canonizzazione, ha trovato spontaneamente gli stessi accenti lirici di Péguy: «Don Arcangelo aveva preso un esempio assolutamente attraente e solido: la famiglia di Nazareth, gli sguardi d’amore di Maria e di Giuseppe, la felicità del piccolo Gesù che cresceva in età, sapienza e grazia, il lavoro artigianale di Giuseppe, Non era solo un esempio: era una teologia! Perciò ci siamo dilungati molto su questo, con- i canti di futuro di Maria che col suo Magnificat aiutava Gesù a sognare il regno di Dio…». vinti di due cose: Ma non era solo un esempio. Era una teologia - Che il testo esprime esattamen- raccontata. te la teologia che E ad ognuna delle sue suore operaie don ArTadini aveva nella cangelo aveva lasciato una sintesi facile come mente e nel cuore un antico proverbio, che quotidianamente si quando creò l’Istitu- doveva ricordare, comunicandolo a tutte le rato delle Suore Ope- gazze, tanto era semplice: «Mentre le tue mani raie della Santa Casa lavorano, il tuo cuore batte per Dio!». di Nazareth, il primo Resta ancora una domanda: ma don Tadini della storia cristianon ha mai compiuto nessun miracolo quand’ena. - Che “tornare ra in vita? Uno possiamo raccontarlo volentieri, perché è alla casa di Nazareth” è necessario semplice e ben ambientato nel mondo contadiper chiunque vo- no di coloro che lo invocavano. Accadde durante un pellegrinaggio organizzaglia comprendere davvero il metodo to dalle tre parrocchie del comune di Botticino cristiano, cioè la so- per implorare la pioggia, che mancava da tropstanziale unificazio- po tempo. Giunti al santuario della Madonna di ne (nel rapporto tra Valverde (a Rezzato), celebrarono una Messa gli abitanti di quella cantata e, al momento della predica, don Ar-

C. PEGUY, Un nouveau théologien, cit., par. 107, pp. 411-412. 42


«Amate il lavoro perché è figlio dell’intelligenza ed è il pane dell’uomo». cangelo disse che la Santa Vergine era pronta a fare il miracolo, se avessero coltivato in cuore una vera riconoscenza per le grazie di Dio. Dette queste parole, si coprì il volto con le mani, restò alcuni minuti in silenzio e, infine, annunciò che la Madonna aveva esaudito la loro preghiera. Quando uscirono di Chiesa, la pioggia scrosciava.

Possiamo ora andare agli ultimi anni di vita di don Arcangelo Tadini, che lo videro immerso in tante sofferenze e costretto a muoversi con una sedia a rotelle. Si avvicinava il venticinquesimo anniversario del suo ingresso in parrocchia (21 marzo del 1912) e i suoi parrocchiani avevano deciso di festeggiarlo. Gliene parlarono, ma lui era restìo. Insistettero e, alla fine, accettò per non recare loro dispiacere. Mise solo due condizioni: non voleva discorsi elogiativi da parte di nessuno, perché voleva parlare lui alla gente; e si dovevano iniziare i festeggiamenti invitando a pranzo venticinque poveri: uno per ogni anno del suo ministero. E voleva servirli lui stesso. Così fu fatto. E il paese intero attorniò la sua povera carrozzina da malato, mostrandogli gioia e affetto. Durante la predica – non certo per rattristare i convenuti, ma per una necessità interiore – don Arcangelo disse: «Io non vivrò ancora molto. E non ho nulla da lasciare a Botticino in ricordo. Ma c’è una cosa che vivrà dopo di me e che lascio a voi: mi sono sacrificato per dare il pane ai miei parrocchiani, fabbricando a stento e con grandi fatiche la filanda affinché le figliole non uscissero dal paese con loro pericolo. Ma questo non bastava perché l’opera fosse compiuta. Ed ecco anime generose [si riferiva alle sue suore] che abbandonano la famiglia e ciò che hanno di più caro per seguire la voce di Dio che le chiama a mettersi fra le operaie, a lavorare con loro (…)» 26. 26

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bella sentenza sempre amata e ripetuta da quel loro prete: «Amate il lavoro perché è figlio dell’intelligenza ed è il pane dell’uomo».

Poi, per la prima volta, il predicatore si lasciò vincere dalla commozione e non riuscì a continuare. Ma ebbe ancora la forza di abbracciare il crocifisso dicendo tra le lacrime: «Croce santa, che forse nella mia ultima ora non potrò più stringerti e baciarti, ti chiedo perdono adesso per allora di tutti i miei peccati, ti stringo adesso al petto perché non potrò stringerti al momento della mia morte» 27. Era un presagio. Non erano ancora passati due mesi che si abbatté mentre celebrava le esequie di un suo parrocchiano.

Mentre egli parlava, molti ricordavano la L. FOSSATI, Don Arcangelo…, cit., p. 311.

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«La sua vita fu una continua speranza!». Lo misero a letto e non riuscì più ad

alzarsi. Morì il 20 maggio alle cinque del mattino, l’ora in cui era solito recarsi in chiesa.

Ma le parole di commiato, che molti fedeli portavano in cuore, erano ancora quelle che Don Arcangelo aveva rivolto loro in una delle sue prime prediche: «Noi preti, a vedervi nei pericoli, vorremmo potervi prendere sulle nostre braccia e portarvi al sicuro in paradiso (…). Il mondo vi insegna a deriderci perché è nemico della verità; ma noi, finché avremo vita, non vi abbandoneremo mai (...). È troppo l’amore che vi portiamo. Non ci dovete benedire in questo mondo, è in cielo che dovrete ripetere: “Benedetto il prete!”» 28. E certo, in quell’ultimo giorno, molti lo benedicevano anche in terra.

Una delle più belle sintesi che alcuni daranno della sua esistenza, sarà questa: «La sua vita fu una continua speranza!». E i frutti di tale speranza sono oggi le sue suore operaie, presenti in Italia, Gran Bretagna, Brasile, Africa. E a volte sono emigrate con gli emigrati. Lavorano in fabbriche, mense, laboratori, a m bu l a t or i , scuole materne, opere assistenziali per minori e anziani, dispensari, case per ferie e nelle opere parrocchiali.

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Mi piace ora concludere con un piccolo prezioso particolare. La recente canonizzazione di Paolo VI mi ha spinto a cercare notizie di una loro eventuale conoscenza. E la risposta è stata sì. Sappiamo peraltro che Tadini conobbe in vita il beato Tovini e che leggeva volentieri gli scritti di Giorgio Montini, ma sappiamo anche di un altro episodio meno conosciuto. Quando, all’inizio del secolo, sul monte Guglielmo (a circa duemila metri di altezza) si inaugurò il monumento del Redentore (voluto da Leone XIII, che lo suggerì ad altre diciannove regioni d’Italia), l’impresa fu realizzata sotto la responsabilità di Giorgio Montini, ma era presente anche il piccolo Giovanni Battista, che aveva solo cinque anni. E sappiamo che era faticosamente giunto fin lassù anche Don Arcangelo Tadini, nonostante la salita fosse stata molto dura per lui che zoppicava. E ora è bello immaginare che lo sguardo del vecchio prete incamminato verso la santità si posò allora anche sul bambino (futuro Papa) che iniziava lo stesso faticoso, ma santo e dolce cammino. Brescia ringrazia Dio di ambedue questi Santi.

L. FOSSATI, Don Arcangelo…, cit., p. 311. L. FOSSATI, Don Arcangelo…, cit., p. 458.

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TESTIMONIANZA DI SUOR SPES CARITAS BURUNDESE

SANT’ARCANGELO TADINI E IL CARISMA DELLE SUORE OPERAIE Arcangelo Tadini è sacerdote degno della sua vocazione, E' un prete per i piccoli e per i grandi, uno che si preoccupa della crescita della sua vita umana, interiore e spirituale e, anche della società che lo circonda. E' un sacerdote per la famiglia e per tutti quelli che pregano Dio con cuore sincero e in verità; un prete che cammina con ciascuno di noi e, per questo è denominato:”UNO DI NOI”.

Il carisma dell'evangelizzazione del mondo del lavoro è un dono che rimarrà sempre nuovo: Io lo chiamo carisma nuovo, perchè è un carisma che si incarna nella realtà temporale. E' nato dall'intuizione e dalla profonda meditazione e contemplazione di sant'Arcangelo e dall'ascolto dello Spirito. Un carisma che porta novità e si rinnova. La bellezza di questo dono la scopriamo anche in missione perchè in ogni parte del mondo trova il suo posto: parla di sé e lo scopriamo nel mistero delle piccole cose, nella parola e nella testimonianza di vita. E' il mistero di Dio vissuto nelle piccole cose quotidiane. La preoccupazione del Tadini nel suo tempo è diventata preoccupazione di tutti i tempi: di oggi e di domani. Perciò l'evangelizzazione del mondo del lavoro non è una realtà chiusa, ma una realtà aperta alla Chiesa e al mondo per raggiungre chiunque compie il suo lavoro come volontà di Dio e, conoscendo che, lavorando con le nostre mani e lo spirito del Figlio di Dio nella famiglia di Nazareth, possiamo essere strumenti di evangelizzazione. Grazie alla spiritualità della Santa Famiglia di Nazareth, ho potuto conoscere e scoprire la presenza di Dio che lavora:”Onorate le san-

te fatiche del Verbo e imitatelo” Questo mi ha fatto vivere l'esperienza che Dio si manifesta e lavora con mani d'uomo e così ha santificato il lavoro, ma anche chi lavora. Nella mia vita ciò che mi ha colpito è stato l'incontro con il Signore che ha lavorato con mani d'uomo. Esperienza di un Dio che ha vissuto l'esperienza umana dell'uomo, condividendo la fatica e la stanchezza con l'umanità. Un Dio che lavora è un Dio umile che incontra la persona del suo lavoro, nella semplicità quotidiana. Il lavoro e la missione. Il valore del lavoro che compio, non dipende dalla quantità, ma dalla qualità con la quale lo svolgo, cioè dall'amore che ci mettiamo, dell'anima, dell'umanità e della vita, sapendo che le opere che facciamo non le facciamo per essere apprezzati dagli uomini, ma per la gloria di Dio e la salvezza dell'umanità. Il lavoro ci aiuta ad elevare il mondo come diceva una santa:” un'anima che si eleva, eleva tutto il mondo verso Dio”. E sant'Arcangelo diceva:”mentre lavorate con le mani, la vostra mente e il vostro cuore si elevino a Dio; in tal modo il vostro lavoro sarà santificato e diventerà

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una preghiera continua”. La ricchezza grande di questo esempio del Tadini che ci ha lasciato, è possibile viverlo in terra missionaria, dove lo portiamo con gioia e lo diffondiamo condividendolo nella quotidianità con lo stile di Nazaret: lavoro, condivisione, semplicità, accoglienza. Nella nostra missione lo esprimiamo soprattutto nella fabbrica della lavorazione nei campi da thè, nelle scuole dove favoriamo i ragazzi più poveri, nei dispensari sanitari e nutrizionali, nei gruppi di lavoratori, nelle case e nell'animazione giovanile: Ovunque portiamo lo stile di Nazareth con gioia e amore. L'umano e lo spirituale vanno insieme. La preghiera e l'educazione... Nella nostra missione continuiamo ciò che Lui ci ha trasmesso. E recentemente, per i giovani che non possono continuare la scuola e non possono trovare una occupazione lavorativa, abbiamo aperto una scuola alberghiera, per poter trovare un inserimento nel mondo del lavoro. continuiamo la missione in comunione con la Chiesa burundese e in altri Paesi africani come il Congo e il Mali.


10°CONDIVIDO CON VOI LA MIA GIOIA

TESTIMONIANZA DI SUOR CHRISTIANA BURUNDESE

Vorrei condividere con voi la gioia della mia consacrazione religiosa, frutto della grazia del Signore e dell'esempio delle sorelle operaie missionarie in Burundi che mi hanno contagiata e aiutata con i loro messaggi e la loro vita a maturare quello che il Signore ha seminato. La loro testimonianza e la loro forma di vita mi hanno fatto scoprire il senso della vita che il Figlio di Dio ha preso entrando nel mondo: Lui, Uomo missionario del Padre, per il suo Regno, ho scoperto chi è Gesù: umile di cuore, è venuto per servire e dare la vita... Quando sono entrata in convento, c'era molto da fare per aiutare la gente, non solo con l'evangelizzazione, ma anche materialmente. Era una zona di foresta, molto fredda con tanta nebbia che non si

vedeva nessuno quando si andava a lavorare alla fabbrica del thè..., soprattutto con suor Ignazia e suor Erminia. Al vederle lavorare loro così duramente, mi chiedevo:Se è così la vita delle suore operaie, mamma mia!!! Dopo qualche tempo anch'io ho imparato, ma ero molto lenta, rispetto a loro, e con le mie amiche ero felice perchè oltre il lavoro, condividevamo la Parola di Dio e anche la festa. Sant'Arcangelo, ci ricordavano le suore, diceva: Amate il lavoro, figlio dell'intelligenza e pane dell'uomo”.. Che bello! Per me andare a lavorare alla Missione era come andare a lavorare nella vigna. Nel nome di Cristo siamo chiamate a collaborare con l'umanità, andare a condividere la vita con gli operai; a

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evangelizzare non solo con le parole, ma con la stessa vita sull'esempio della casa di Nazareth, che ha sempre vissuto con amore a Dio e al prossimo, in preghiera, lavoro, mortificazione e in esercizio di ogni virtù e diventare il Vangelo di vita”. Nella lettera ai Filippesi 2,15-16 si ricorda: “ In mezzo a loro, voi dovete splendere come astri nel mondo, tenendo alta la Parola di vita... nel silenzio e nella semplicità...” Così, nell'obbedienza ai superiori e con Gesù Salvatore del mondo, accogliamo la gioia e la forza di fare la volontà di Dio con disponibilità e responsabilità. Ora sono qui in Casa Madre dove lavoro in infermeria e cerco di servire con serenità. Dal Burundi all'Italia e poi in tutte le parti del mondo, portiamo il seme e lo spirito del Vangelo con il dono che ha lasciato sant'Arcangelo!!! Grazie alle nostre suore missionarie in Burundi, questo dono continua a dare molti frutti. Oggi noi sorelle burundesi operaie siamo più di 80, di cui 26 siamo sparse in Italia, Brasile, Mali, Rwanda, Francia e Congo. Veramente un miracolo vedere crescere la nostra Famiglia in nome di sant'Arcangelo. Personalmente sono stata tanti anni con suor Fabiana di Botticino, era la nostra responsabile del Dispensario sanitario. Il suo impegno a gestire quel Centro e dirigere il personale con generosità e umiltà anche nei lavori umili, ha contribuito a formare una equipe per condividere nella serenità la fatica del lavoro anche domestico e risvegliare anche nelle giovani burundesi la comprensione del lavoro manuale come l'ha vissuto Gesù a Nazareth. Riconoscente, rendo grazie a Dio Padre, per il merito di sant'Arcangelo, perchè ovunque ci troviamo in mezzo alla gente, siamo segno di preghiera, di lavoro, di apostolato per far conoscere Gesù e la gloria del suo Regno di giustizia, di amore e di pace, e non per interesse. Ringrazio della vostra pazienza, so che faccio ancora fatica con la lingua, nonostante i tanti anni che sono in Italia, ma per me è stata una grande gioia essere insieme a voi oggi, come recita il salmo 133:”Come è bello e piacevole che i fratelli vivano insieme: Il Signore manda la sua benedizione e la vita per sempre: Amen, Grazie ancora.


“MAI SENZA L’ALTRO “

Nella terra di San Francesco

Dopo l’esperienza del viaggio a Roma, come non si poteva pensare di proporre un viaggio nei luoghi vissuti da San Francesco? Don Raffaele s’è reso disponibile nell’accompagnarci e dietro la sua guida siamo partiti alla volta di Assisi il 16/17 marzo. Andare ad Assisi in pellegrinaggio è sempre un’emozione, ma il tornarci con amici speciali è stata un’esperienza particolare per tutti. La fatica e le difficoltà fisiche incontrate nel gestire i dislivelli,le gradinate,le salite della città di Assisi,hanno creato una coesione e un desiderio sempre grande di solidarizzare rafforzando l’obiettivo del gruppo stesso. Come suggeriva San Francesco è entrato in noi quel sottile desiderio di farci fratello, spogliandoci di ogni nostra rigidità. Egli ha dato esempio nel vivere una vita rivoluzionaria in nome di Gesù Cristo e abbiamo seguito le sue opere raccontate attraverso gli affreschi di Giotto nella basilica Superiore. Sentire il Suo passo vicino a noi, emozionarci di fronte al crocifisso che parlò al Santo pregandolo di riparare la sua Chiesa, visitare la Porziuncola in Santa Maria degli Angeli, celebrare la Santa Messa nel Santuario di Rivo Torto,ci ha permesso di condividere le nostre sofferenze, le nostre piccolezze, le nostre speranze. Le giornate sono state intense, ricche di emozioni e stanchezza, ma hanno lasciato spazio all’allegria, alle canzoni, alla voglia di ridere. I nostri amici sono veramente speciali. Tra noi ha potuto godere di queste giornate intense la nostra amica Laura (ritratta sorridente nelle fotografie scattate). Purtroppo in questi giorni ci ha lasciato, dopo aver assaporato la gioia di condividere con “Mai Senza L’Altro” un’ esperienza di vera amicizia. Gruppo “Mai Senza l’Altro”

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UN NUOVO QUADRO A BOTTICINO MATTINA “S.Arcangelo Tadini, patrono Unità Pastorale Parrocchie di Botticino” Acrilico su tela. 225x345 prof. Vigilio Mafessoni di Rodengo Saiano. Insegnante Liceo Artistico “Foppa”. PRESENTAZIONE Il vostro parroco, don Raffaele, mi ha invitato a illustrarvi il quadro che mi è stato commissionato per l’occasione di questa importante ricorrenza. Quando mi è stato proposto di fare quest’opera ho pensato subito all’opportunità che avevo di contribuire nel mio piccolo, a far emergere la figura di un Santo di ultima generazione, canonizzato 10 anni fa e che è stato nominato patrono della vostra unità pastorale. La conoscenza di questo grande personaggio dei nostri tempi mi ha permesso di rendermi conto di come la santità, mantenga sempre, nell’arco della storia, le stesse caratteristiche pur nella molteplicità dei carismi personali e della collocazione diversa nel tempo. E quali sono queste caratteristiche? Semplici e impegnative nello stesso tempo. Ossia: Donare la propria vita agli altri per amore di Gesù... Non importa poi se questo dono ha un epilogo eclatante nel martirio, come è successo ai Santi Faustino e Giovita e a San Bartolomeo, oppure si sviluppa nella costante, paziente e umile dedizione della quotidianità, fino alla morte naturale. Per rappresentare questa realtà ho voluto impostare, su una solida composizione triangolare, le figure di questi santi inserendo dei richiami visivi che contribuiscono a valorizzare la figura del Tadini. Sul lato di base di questo triangolo emergono i simboli del grande Mistero su cui tutta la storia e tutta la realtà creata fondano il loro senso: il sangue, nel calice, che Cristo ha offerto per la nostra salvezza. Esso si trova collocato tra il pane e il Libro con la Parola. Questi elementi rappresentano il cibo materiale e spirituale di cui abbiamo bisogno per camminare nella nuova vita inaugurata da Cristo e che sono in pratica il Cristo stesso. Essi appoggiano su un altare sintetizzato in un cubo di marmo di Botticino, simbolo che rappresenta l’unione del dono di Dio con il lavoro dell’uomo, e nello specifico, il lavoro della vostra comunità.

Il Santo Giovita, il più giovane dei due fratelli martiri, con le sue mani fa da tramite tra questo grande mistero e la figura del santo Tadini, che ho voluto rappresentare frontalmente per accentuare il rapporto diretto con l’osservatore e ho evidenziato alcuni simboli che lo caratterizzano. In una mano la rosa blu, simbolo delle capacità soprannaturali che la grazia di Dio dona all’umanità per mezzo dei suoi santi. Nell’altra la stola che il Tadini definiva come “la mia forza” nell’atto di offrirla, con delicatezza, come si addice ad un vero ministro di Dio, perchè, come afferma san Paolo “la debolezza di Dio è più forte della forza degli uomini”. Questa stola fa da elemento di unione fra le tre parrocchie, diventa la forza di coesione dell’unità pastorale. Sotto la figura del Tadini, al centro di questo ipotetico triangolo di santità, la figura della Santa per eccellenza: la Madre di Gesù. Quella immagine dell’Assunta che è rappresentata sulla facciata della vostra parrocchia a lei dedicata. Sopra la testa del Tadini, sullo sfondo di un cielo coperto da una nube scura, simbolo del male che minaccia il mondo, uno squarcio di luce a forma di croce. La croce è il Simbolo per eccellenza della nostra fede e Tadini la definiva “ la mia scienza”. Diceva infatti: “Tutta la mia scienza è la croce; tutta la mia forza la stola”. Ebbene, questa scienza, cioè la croce è la fonte della 48


vera libertà umana. E la luce, di cui la croce è formata è il classico simbolo della presenza di Dio che dona nuova vita alla nostra precaria esistenza. La Colomba, fa quasi un tutt’uno con questa luce, e manifesta l’ “Artefice” della nostra santificazione e nello specifica nella santificazione del Tadini. Un’ultimo dettaglio. La forte resa prospettica delle tre chiese della vostra unità pastorale contribuisce a sottolineare la dinamicità ascensionale, la tensione verso l’alto che è richiesta a voi parrocchiani, assieme al vostro parroco, nell’azione quotidiana che siete chiamati a concretizzare nel mondo. Questa

azione però deve essere sorretta sempre dall’invito dell’Apostolo Paolo che ci dice con forza: “Se dunque siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo assiso alla destra del Padre e non a quelle della terra”. So che è un’ambizione troppo grande ma spero di cuore che, anche per mezzo di questo mio modesto lavoro, Dio possa contribuire alla crescita spirituale di tutti voi. E concludo con una frase molto significativa del santo Tadini: “La santità che guida al cielo è nelle nostre mani. Se vogliamo possederla, una cosa sola dobbiamo fare: amare Dio”. Il quadro è collocato nella chiesa parrocchiale di Botticino Mattina sulla cantoria di fronte all’organo.

UNA NUOVA STATUA A SAN GALLO Opera artistica di Giuseppe Tregambe di pregiato marmo di Botticino, offerto dal sig. Torri Bortolo della Ditta Molvina Marmi. S.Arcangelo ha una mano appoggiata su una roccia, simbolo di Cristo, e diventa un tutt’uno con essa. L’ altra mano stringe il libro della Parola di Dio posata sul suo cuore, fonte di ispirazione per il suo annuncio del Vangelo. Le rose sono il segno delle opere realizzate nella sua vita contribuendo a edificare la Chiesa che viene rappresentata dal velo che copre parte della roccia. IL bastone - con nodi rappresenta il camino faticoso incontrato nella sua vita di pastore e guida della comunità a lui affidata. Le note musicali richiamano la sua passione per la musica, vissuta come elevazione spirituale. La stola, con i simboli della croce e del pane e vino, esprimono l’essenzialità del suo ministero sacerdotale: “La mia forza è la stola, la mia scienza è la croce”. La statua è collocata davanti alla chiesa parrocchiale di San Gallo nella posizione rivolta verso tutto Botticino come segno di protezione

Giuseppe Tregambe con Torri Bortolo e un operaio della Ditta “Molvina Marmi” 49


CRESIME sabato 23 febbraio 2019 Basilica/Santuario S.Arcangelo Tadini Botticino Sera

Apostoli Matteo Benedetti Ilaria Betti Rossella Bettineschi Luca Bianchini Camilla Bocchi Clara Borghini Francesco Bosco Chiara Bottanelli Giulia Bottoli Anna Bottoli Giulio Bressanelli Lucrezia

Busi Anna Busi Linda Coccoli Alessandro Colosio Lorenzo De Marco Giulia Del Barba Giulia Dora Edoardo Filippini Vittoria Foffa Lorenzo Giossi Nicola Lonati Davide Lonati Matteo

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Marangoni Alberto Massardi Eleonora Noventa Emma Noventa Nicolò Olivari Filippo Orioli Lorenzo Pani Francesca Pepe Beatrice Pasini Lucrezia Podavini Lara Proietti Arianna Rabaioli Ludovica Ronchi Alessandra Rumi Chiara Scaroni Melissa Tavelli Benedetta Tavelli Sebastiano Tedoldi Nicolò Tornello Davide Trivillin Asia Zanibelli Nicolò Zubani Pietro


PRIME COMUNIONI domenica 24 febbraio 2019 nelle chiese parrocchiali di Botticino Sera e Mattina

Riva Edoardo

Ha ricevuto la Cresima sabato 4 maggio in cattedrale Brescia e Prima Comunione domenica 5 maggio a Botticino Sera

ha fatto la Prima Comunione

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ADDIO SCUOLA Sia lunga o breve, avvincente o avvilente, commedia o tragedia, sempre viene il momento di calare il sipario sulla scena e veder scorrere nei titoli di coda tutti coloro che l’hanno animata. Nella mia lunga esperienza scolastica, in primo piano ecco gli alunni, tutti vi porto nel cuore, unici ed irripetibili: mi avete dato tanto! Ho sempre pensato a voi come ai veri protagonisti dello spettacolo della vita, alla quale vi siete affacciati proprio sotto i nostri sguardi. Non so se sono riuscita a farvi intuire che per essere felici occorre un grande sogno, che per essere uomini e donne veri è necessario essere responsabili, umili e credibili. Addio ai colleghi, ho sempre cercato di essere accogliente, collaborativa, fiduciosa e aperta verso tutti. Non so se sono sempre stata all’altezza del gravoso compito che mi è stato affidato e se sono riuscita a deludervi, “credete che non si è fatto apposta”. Addio alle famiglie: ho avuto la fortuna e l’onore di iniziare il mio percorso in tempi in cui il ruolo di insegnante era considerato e rispettato, e dico grazie a quei genitori che non mi hanno negato la fiducia nonostante la mia iniziale inesperienza. Ho conosciuto tante persone, di tutti i tipi, chi mi ha sostenuto, chi mi ha demolito, come è giusto che sia in ogni commedia umana che si rispetti. Grazie ai padri orionini che sanno costruire relazioni significative e mantenerle nel tempo: non mi avete mai negato la stima e l’incoraggiamento, ho imparato tanto da voi e vi voglio bene. Grazie al parroco che per dodici lunghi anni mi ha affidato la scuola con incondizionata fiducia. Non possono mancare tutti gli operatori della scuola, bidelle, suore, segretarie, i volontari che con silenziosa discrezione hanno dato un grande contributo; grazie ai benefattori che ci hanno sempre sostenuto con generosità. Ma immensa riconoscenza va al grande, unico regista: il santo Luigi Orione che ogni giorno ha accompagnato i miei passi. Sono certa che la “sua” scuola resterà un faro nella storia della nostra zona. Vi porto tutti con me. Domenica Busi

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NOI E LA STORIA Le feste istituzionali anche per la nostra scuola sono diventate un’occasione in più per riflettere, imparare, maturare. Sullo sfondo della grande storia che studiamo sul manuale, abbiamo potuto collocare episodi legati al nostro territorio e ciò ci ha permesso di riscoprire uomini e donne i cui nomi non appaiono sui libri ufficiali, ma che hanno fatto la storia a tutti gli effetti, veri protagonisti di vicende purtroppo tristemente legate a guerre, persecuzioni, intolleranza, lotte, prevaricazioni. • E’ stato importante scoprire i valori della li-

bertà, della democrazia, del rispetto di diritti e doveri nascosti nelle pieghe degli eventi legati alla prima guerra mondiale ricordata il 4 novembre, alla lotta unitaria contro il nazifascismo del 25 aprile, il lavoro come fondamento della nostra costituzione celebrato il primo maggio, la festa della repubblica del due giugno. • Siamo stati presenti in piazza con i nostri lavori, con le nostre ricerche, con le nostre interviste in un’ottica di collaborazione e condivisione, altri elementi fondanti del nostro essere cittadini, con la scuola statale e con associazioni culturali del territorio. • Appassionarsi alla storia è uno degli obiettivi ai quali la nostra scuola è particolarmente attenta e i ragazzi rispondono sempre con grande partecipazione ed interesse. • La storia è maestra di vita? Forse no. Visto che ricadiamo sempre negli stessi errori, ma conoscerla ci aiuta a capire meglio chi siamo e da dove veniamo e a prendere le distanze da ciò che umilia l’umanità.

UNA SCUOLA APERTA… ANCHE D’ESTATE! Quando pensiamo alla scuola parrocchiale Don Orione dobbiamo partire dal principio, dalla sua essenza originale. La scuola Don Orione è cattolica nell’accezione originaria del termine, dove per cattolica si intende, a partire dal modello di Gesù maestro, una scuola aperta, una finestra sul mondo che, nel contempo, sa vedere la persona vicina e intravedere gli orizzonti più lontani con l’attenzione di chi sa comprendere anche gli errori propri e altrui, per trovare soluzioni diverse e migliori, per imparare ad accettare i propri limiti (estratto PTOF). Traducendo le idee in azioni, che cosa vuole dire scuola aperta? Significa che è animata dal desiderio di incontrare e accogliere alunni, famiglie, istituzioni, associazioni, realtà del territorio. In quanto parrocchiale, è inserita nell’Unità pastorale Sant’Arcangelo Tadini, è espressione della carità educativa sempre in dialogo con le famiglie, dell’insegnare che è opera di misericordia spirituale. Aperta anche perché le iscrizioni non chiudono mai: chiunque è libero di venire a trovarci e conoscerci perché la porta è sempre…aperta. Scuola aperta anche d’estate con le iniziative ricreative estive nel mese di giugno e di settembre: dal 10 al 21 giugno, dal 26 agosto al 7 settembre. Un’occasione aperta a tutti per continuare a stare bene a scuola. Per informazioni e iscrizioni: segreteria.donorione@botticino.it o tel 030 2691141. 53


grand’estate 2019 - PARROCCHIE DI BOTTICINO

Il programma delle parrocchie ricco di inziative estive rivolte ai ragazzi nei nostri oratori con il Grest, le settimane in montagna per i preadolescenti, adolescenti e le esperienze forti per i giovani. Le parrocchie sono molto attente a valorizzare il tempo estivo promuovendo iniziative che diano la possibilità a chi vi partecipa di fare esperienze importanti per la propria crescita umana e cristiana.

CHE BELLA STORIA! Questa frase piena di stupore vuole essere il tema (scelto dagli oratori della Lombardia) che farà da sfondo a tutta la nostra estate finalmente alle porte! Si, sono una bella storia i nostri tre oratori, sono una bella storia i grest e i campi scuola, lo sono le feste e l’esperienza per i giovani in cammino ad Assisi, ma soprattutto siamo una storia meravigliosa ciascuno di noi che proprio incontrandoci e vivendo insieme esperienze uniche diventiamo una storia ancora più bella! Questa storia è la nostra vita che diventa bella quando si scopre sognata e desiderata da un Dio che è Amore premuroso che sempre ci accompagna e ci porta tra le sue braccia ( vedi il logo del Grest), diventa bella quando si fa dono per gli altri, quando cioè diventa una missione d’amore da vivere giorno dopo giorno, realizzando con

fatica e pazienza ciò per cui siamo nati. Ma tutto questo non si può realizzare da soli, ognuno ha bisogno di compagni di viaggio che diano una spalla sulla quale appoggiare la testa nei momenti di sconforto e di stanchezza, che aiutino a tenere fisso lo sguardo sulla meta sognata e soprattutto che ci aiutino a sentire la tenerezza di un Dio che ci porta per mano, che ci aspetta quando siamo stanchi, che corre con noi nei prati o nei campi da gioco, che ci fa battere il cuore quando scopriamo nell’altro un volto da amare. Ecco quindi le preziose esperienze estive di aggregazione, di condivisione e di fraternità che ci permetteranno di realizzare una storia indimenticabile. Questo è l’augurio che faccio ad ogni ragazzo e ai suoi genitori, ad ogni animatore e a tutti coloro che l’estate ci farà incontrare: siate una bella storia! Con amicizia! don Francesco

Il Tema

Ogni uomo che nasce sulla terra riceve una missione speciale: fare della propria vita una storia, d’amore. Una storia, magari avventurosa e travagliata, il cui compimento è, però, già stato scritto dalla vita di Gesù. Raccontare vivendo è scegliere che il nostro tempo, le nostre energie, i nostri talenti e i nostri desideri raccontino di un amore, di una passione, di una precisa direzione con cui abbiamo provato a vivere ogni attimo la nostra esistenza. Abbiamo un’intera estate per scoprire che la vocazione è la storia della vita di ognuno. È l’ultimo passo di un cammino iniziato tre estati fa. Ogni azione dell’uomo nel mondo si realizza in tutta la sua potente bellezza solo se inscritta in un orizzonte orientato ad una vita buona, che è il miglior compimento dei doni che il Creatore ha fatto all’umanità. 54


UN’ESTATE PER FARE STORIA, E STORIE Bella l’estate, belle le vacanze, bello questo tempo insieme, da vivere e da inventare. Un tempo della storia che ognuno di noi è, della storia che possiamo costruire insieme, che vogliamo e possiamo riconoscere come nostra; e quindi farla, e raccontarla. Nel gesto meraviglioso, riconoscente, generoso e consapevole, di ricevere, portare, passare la fiaccola accesa della vita. Buon cammino, allora, in questa storia della vita che è nascere, crescere, avere desideri, fare progetti, realizzarli, fare realtà.

DESIDERARE sognare all’altezza delle strelle

NASCERE e rinascere Essere venuti al mondo è un regalo inatteso. Se non diventeremo capaci di riconoscer la nostra origine quale dono gratuito, non potremo mai cogliere la promessa di bene che Dio e i nostri genitori ci hanno fatto. Siamo stati cercati e desiderati: non siamo frutto del caso o di un incidente di percorso. E, anche nel caso così fosse, eccoci, siamo qui, e questo è il segno che la vita stessa ci ha desiderato e voluto. Anche ogni gesto gratuito, che fin dall’inizio abbiamo ricevuto e stiamo ancora ricevendo, è sotto il segno di una promessa di bene che implicitamente ci è stata fatta il giorno in cui siamo nati.

CRESCERE senza mai smettere Il venire al mondo esprime tutta la sua carica promettente anche nel dispiegarsi del tempo. Non solo la cura dei genitori ma anche la vicinanza di altre persone incontrate, contiene un appello, una promessa che chiede disponibilità a mettersi in movimento per fare alleanza. Non si cresce infatti da soli e nemmeno con i soli genitori. Occorre uscire da sé stessi, dal proprio guscio e giocarsi con fiducia per costruire nuove relazioni, fondamentali perché costitutive per il nostro vivere.

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Crescere insieme, fidarsi del prossimo che ci sta accanto invoca ulteriori forme di alleanza poiché la sola vicinanza fisica non è sufficiente. C’è un cammino da condividere ovvero passi da fare insieme non soltanto perché prossimi ma perché consapevoli di essere dentro una storia e un orizzonte comune. La sua forma concreta potrebbe essere la meta verso la quale si è deciso di camminare: fare della vita una storia (d’amore). Questa meta non prevede un viaggio in solitaria. È frutto di un orientamento personale e comune allo stesso tempo e che, già per il semplice fatto di camminare insieme, apre lo sguardo ad un futuro migliore anche se non ancora del tutto chiaro, un futuro da desiderare.

COMPIERE, esserci per dare realtà

La strada che porta al compimento dei desideri non è tutta in discesa. C’è una drammaticità dell’esistenza che assume la forma della perseveranza e che rimane l’unica in grado di avvicinarsi al cuore della vita, che è anche mettersi alla prova. Occorre aver fiducia, dimostrarsi disponibili ad affidarsi con continuità perché è l’unico atteggiamento capace di far suo il mistero che la vita porta con sé: “Il cammino si chiarisce, compiendolo”. Un compimento continuamente prefigurato dalle persone e dalle storie che incontriamo lungo le pagine dei racconti delle nostre vite.


PARROCCHIE BOTTICINO L’estate è alle porte e poi: le vacanze … il tempo libero, le giornate con gli amici ... e per i più fortunati il mare o altre località di villeggiatura. Le parrocchie si impegnano a coprire tutta l’estate quale servizio alla famiglia e ai bambini con esperienze di qualità. Un insieme di giorni dove si vivono le relazioni di amicizia, di gioco, la riflessione, i laboratori ... La bellezza dello stare insieme, vivendo in pienezza ogni giornata. Grest, campi estivi ,… si è già partiti. Gli animatori, con don Francesco, da tempo si trovano per formarsi la domenica sera, proprio perché la proposta sia sempre più di qualità. Ecco le date dei grest e dei campi estivi.

GREST ORATORIO SAN GALLO

10-21 GIUGNO (da lunedì a venerdì orario 13.30-17.30)

ORATORIO MATTINA

24 GIUGNO- LUGLIO (da lunedì a venerdì - orario 9,00-17,30

ORATORIO SERA

15 LUGLIO-2 AGOSTO (da lunedì a venerdì - orario 9,00-17,30

CAMPUS don Orione

Attività di recupero scolastico e pre-scuola. 10 –21 giugno e 26 agosto-7 settembre

CAMPI ESTIVI

presso Rifugio Fusino in Val Grosina (Valtellina) 8 - 14 LUGLIO per preadolescenti (5 el e 1 media) 14 - 20 LUGLIO per preadolescenti (2 e 3 media ) 3 giorni per adolescenti in data da definire 4-11 AGOSTO per giovani esperienza di cammino da Loreto ad Assisi.

E ... s arà un a b ell a sto r i a d a v ive re , racc o nt are e c ustodire c o m e un b el t e s o ro n ell a pro pr i a v it a . 56


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