semplicemente... GRAZIE DON RAFFAELE!

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Giugno 2019 Carissimi, qualsiasi cambiamento suscita ogni tipo di domanda e quasi sempre provoca sentimenti contrastanti. Proviamo allora a mettere da parte per un momento lo sconcerto per cercare di capire al di là della cronaca. La nostra situazione è come quella del viandante, che può essere girovago o pellegrino. Non capire il senso di questi cambiamenti ci mette nella situazione del girovago, per il quale una direzione vale l'altra perché non ha una meta. Il pellegrino invece una meta ce l'ha e si avvale di carte e mappe per non sbagliare strada. Possiamo anche guardare la stessa situazione paragonandola alla visione di un grande mosaico: può essere contemplato e compreso solo a distanza di parecchi metri, perché se ci avviciniamo a ogni singola tessera non vediamo più le figure. Perciò anche noi dobbiamo fare lo sforzo di staccarci dalla cronaca del presente per entrare nella prospettiva del lungo periodo e come il pellegrino sapere da dove siamo partiti, dove siamo diretti e perché. Ciò richiede uno sguardo che comprenda almeno gli ultimi 50 anni, dal Concilio Vaticano II in poi. Il Concilio Vaticano II infatti, interpretando i segni dei tempi, ha prefigurato un modello di Chiesa diverso da quello a cui

eravamo abituati da mezzo millennio. Quel modello di Chiesa presupponeva un contesto sociale in cui tutti erano cristiani e i preti abbondavano perché la carriera ecclesiastica era ambita per il prestigio e la tranquillità economica che ne derivava. I parroci allora vennero distribuiti capillarmente sul territorio in parrocchie autosufficienti. Ai fedeli veniva assegnato il ruolo passivo del gregge che si lascia guidare. Oggi la cristianità è entrata in crisi e i cristiani sono una componente minoritaria della società. Questo fatto ha messo inesorabilmente in crisi il modello vecchio di Chiesa. Il Vaticano II ne ha preso atto e, attingendo alle fonti del Vangelo e della più antica tradizione, ha prefigurato una Chiesa non più costituita da due corpi separati: clero e fedeli, ma da un solo popolo di Dio, unificato dalla vocazione battesimale, che porta alla missione. Si tratta di un grandioso mutamento di prospettiva che cambia radicalmente la vita delle parrocchie in un processo del quale vediamo solo gli inizi. Quello che sta succedendo in diocesi e nella nostra Unità pastorale va letto in questa prospettiva. Ci siamo messi in cammino come i pellegrini, lasciandoci guidare dalle indicazioni del Concilio, del papa e dei


vescovi, che ci hanno fornito le mappe che ci hanno guidato passo passo alla riscoperta del senso del nostro essere comunità cristiana. Abbiamo rinchiuso Gesù nelle chiese, ma lui è lì che bussa per poter uscire e noi siamo i suoi piedi. Certo camminare per strade conosciute ci dà sicurezza e l'ignoto ci fa paura, ma se le vecchie strade non sono più percorribili bisogna tracciarne di nuove, altrimenti si rimane bloccati. Abbiamo la fortuna e il privilegio di vivere una stagione esaltante della lunga storia della Chiesa in cui Gesù ci manda di nuovo in missione come i primi discepoli: la messe è molta ma gli operai sono pochi, anche perché i laici hanno delegato la missione ai preti. C'è molta strada da fare e la meta è lontana, ma ci sostiene la certezza che quello che abbiamo vissuto e stiamo vivendo è un tempo di grazia e che le piccole tessere di mosaico del cambio dei preti e del cammino faticoso ma ricco di grazie dell’Unità Pastorale contribuiscono alla formazione del grandioso mosaico della Chiesa di domani.

parrocchiali in comunione, e si era fatto un buon cammino. Dunque mi misi al lavoro per adempiere quell’incarico che mi era stato affidato, e trovare il mio modo per svolgerlo il meno peggio possibile. Guardando indietro mi chiedo: quale è stato il nostro “camminare insieme” in questi anni di vita parrocchiale? In ogni esperienza comune vi sono momenti di gioia e di sofferenza, di incomprensioni e di dialogo, di crisi e di ripresa. Ma mi sento di poter dire che questi sono stati anni belli e fraterni che, da una parte hanno continuato le esperienze vissute negli anni precedenti, dall’altra hanno sperimentato e collaudato esperienze nuove, tenendo conto che nel frattempo sono avvenuti da tutti i punti di vista cambiamenti epocali. Le occasioni erano mille per essere immagine di Cristo Buon Pastore per il popolo di Dio dimorante in Botticino, per offrire me stesso vivendo come “padre” di questa comunità, per tentare di essere immagine – piccola e inadatta, ma pur sempre immagine – della paternità di Dio per i suoi figli… Non c’era certo da perdere tempo qui. Questo è il tempo che mi è stato dato. All’inizio non è stato facile. Non ci si può più limitare semplicemente alle celebrazioni rituali e devozionali, ma occorre passare coraggiosamente e urgentemente ad una nuova pastorale ecclesiale rispondente alle esigenze del mondo attuale. Occorre quindi passare da una semplice pastorale di conservazione a una pastorale di missione. E per fare questo non si può prescindere dalle piste

Era l’estate del 2003 quando il vescovo mi chiamò per dirmi che aveva pensato a me per affidarmi la parrocchia di Botticino Sera e l’impegno esplicito di preparare le tre Parrocchie di Botticino a costituirsi in Unità Pastorale. Unità pastorale… nulla di più estraneo di queste parole nella prassi della nostra diocesi: qualche pagina di documento abbozzato, niente di più. Le parrocchie dalle quali provenivo si erano già messe in questa prospettiva di cammino nella comunione di comunità

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di cammino indicate dal Concilio Vaticano II: una chiesa comunionale, ministeriale e missionaria in servizio al mondo; orientare tutte le forze perché la Parola di Dio diventi conosciuta, celebrata e testimoniata a livello popolare come atto di Chiesa attraverso l’esperienza delle comunità ecclesiali; la valorizzazione dei ministeri laicali e corresponsabilità dei laici: siano essi stessi ad evangelizzare il laicato; passare da una comunità impegnata solo nel campo dell’amministrare i sacramenti a una comunità fortemente impegnata anche in campo sociale, della solidarietà e della carità coinvolgendo tutta se stessa; una nuova evangelizzazione fortemente legata alla promozione integrale dell’uomo, del suo territorio e della sua storia. Dunque una evangelizzazione “nuova” non tanto nei contenuti ma solo in veste rinnovata: nuova nell’ardore, nei metodi e nel linguaggio. E’ la comunità adulta che va coinvolta in questo. Ecco allora la formazione per tutti gli animatori pastorali delle tre parrocchie, le missioni popolari, i centri di ascolto, rendere straordinario l’ordinario, la liturgia, con tutti i suoi segni, bella, viva, partecipata vissuta come comunità, un modo di pregare autentico, meno preghiere recitate, più preghiera come dialogo come fra innamorati, fra amici, come tra genitori e figli; il progetto educativo per gli oratori e il coinvolgimento dei genitori e di tutta la comunità nel realizzarlo, perchè non sia solo impegno del curato; l’incontro nella festa… Tutto ad opera della comunità. I ragazzi… quanti giovani in questa comunità! Tutti da accompagnare in questa fase così delicata della loro vita di fede e non… E poi i bambini, da far nascere alla vita cristiana attraverso il battesimo e il cammino dell’Iniziazione

cristiana con il coinvolgimento dei genitori; e poi ancora i malati, a cui donare un segno della vicinanza del Signore coinvolgendo tutta la comunità, attraverso la visita e la comunione. (Nel farmi accanto a mia madre per anni inferma mi facevo accanto spiritualmente a quanti si trovavano nelle stesse condizioni e ai quali difficilmente riuscivo a farmi loro accanto fisicamente per il poco tempo disponibile). E poi infine tanti fratelli e sorelle da accompagnare nel loro ingresso nel Regno dei cieli, alcuni purtroppo ancora così giovani… Ovviamente sono solo alcune delle espressioni della mia vita di parroco fra voi, in cui ho cercato di essere “padre”, in quel senso tutto specifico della nostra fede per cui noi uomini possiamo essere immagine della paternità di Dio, ma al tempo stesso ricordandoci che il vero Padre – senza virgolette – è uno solo, e tutti dobbiamo vivere come suoi figli… Ho cercato, non so se ci sono riuscito… Non sono mancate altre difficoltà: debiti economici ereditati da capogiro, strutture da tenere in piedi e valorizzare, il terremoto con i suoi danni economici e non solo. Pensate, quando sono arrivato a Botticino c’erano 9 sacerdoti distribuiti nelle tre parrocchie; per tanto tempo sono rimasto solo, se non con l’aiuto di qualche sacerdote per le celebrazioni. Non ho disdegnato rimboccarmi le maniche anche nei lavori manuali. Ci sono state anche grandi soddisfazioni: la canonizzazione di S. Arcangelo, la visita del papa a Botticino, il nascere di espressioni forti nell’ambito della carità e il grande desiderio di Dio in tantissimi genitori dell’Iniziazione Cristiana, la presenza e il sostegno delle varie realtà associative presenti sul territorio…

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diviso questi anni di cammino vorrei ricordare che il nostro “nome è scritto nei cieli” perché pur con tutte le nostre miserie abbiamo però dato fiducia a Cristo e alla sua Parola e siamo quindi parte del suo Regno. Sia questa la ragione della nostra gioia che proviamo e continuiamo ad annunciare a tutti. Anche se realisticamente i successi sono limitati e faticosi e il cammino è ancora lungo, possiamo gioire perché, non come girovaghi ma come pellegrini, ne intravediamo la meta. Ogni nostra azione sia fatta per la gloria di Dio e non per il nostro desiderio di gloria degli uomini. Ne farò tesoro nel nuovo ministero che mi verrà affidato. Nella fede e nella comunione che è la Chiesa custodisco l’amore che mi avete dato, come un dono prezioso; sono certo che, sia su di me che su di voi, ci sia bisogno soprattutto della misericordia del Signore, dalla quale deriva il perdono reciproco, l’affetto durevole, il ricordo scambievole nella preghiera.

L’ultimo pensiero va a questo distacco. Ci sono giorni nella vita di una persona in cui si intrecciano confusamente pensieri tra loro contrapposti: gioia e gratitudine, tristezza e sofferenza, fraternità e amicizie, solitudine e amarezza. Giorni nei quali sembra difficile dare un ordine a ciò che la mente genera e che il cuore custodisce gelosamente. Ogni distacco è doloroso. Questo distacco è doloroso. Ma ogni distacco ha anche qualche cosa da insegnarci. Quella per me più importante è che il distacco ci ricorda che siamo in cammino verso il Regno; che le cose che viviamo qui sulla terra non sono eterne, e non possiamo fare conto su di esse come se fossero il tutto della nostra vita. Il tutto della nostra vita è il Padre del cielo; il tutto della nostra vita è il Buon Pastore, Cristo Signore: ogni “pastore” terreno è lì a ricordarci che solo Gesù è il senso della nostra esistenza, è il tesoro custodito per noi nel Regno dei cieli, quel tesoro che non verrà mai meno. Se ci ricordiamo di questo, anche la durezza del distacco sbiadisce un po’… Perché, se è vero che siamo in cammino verso il Regno, è anche vero che “il Regno è vicino”, e il tesoro che è Gesù è già nostro. In Gesù, tutto il bene che abbiamo donato e ricevuto non ci viene tolto, è già nostro per sempre. L’amore è il bene che rimane per sempre, e dobbiamo custodirlo nella fede, al di là delle distanze e delle frequentazioni terrene. Pensando a questi anni, il cuore è colmo di gratitudine per tutto quello che ho vissuto qui a Botticino. Quello che ho ricevuto è molto più di quello che ho dato. Dico a tutti voi il mio “grazie” per come mi avete accolto, per come mi avete voluto bene, per come mi avete perdonato quando i miei difetti emergevano. Ai sacerdoti e diacono, alle suore, a tutti gli operatori pastorali con i quali abbiamo con-

“Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa”. E’ quanto Gesù chiede sia dato ai suoi discepoli. A tutti i suoi discepoli, nessuno escluso, anche a quelli che forse non sono sempre del tutto degni e che spesso ci erigiamo a giudici nei loro riguardi. Non nascondo di aver ricevuto a volte veleni, ma molti di più sono stati i bicchieri di acqua fresca, pulita, sincera. Possiate sempre di più dare a ogni discepolo ciò che rende bella la vita, il cuore e ristorare il loro cammino di fedeltà al Signore. Invoco Dio che mi dia la sua benedizione e la dia a tutti voi; desidero da voi la vostra benedizione e volentieri a tutti do la mia. Don Raffaele

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“Fratelli, la carità non sia ipocrita: detestate il male, attaccatevi al bene; amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda. Non siate pigri nel fare il bene; siate invece ferventi nello spirito; servite il Signore. Siate lieti nella speranza, costanti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera. Condividete le necessità dei santi; siate premurosi nell'ospitalità. Benedite coloro che vi perseguitano, benedite e non maledite. Rallegratevi con quelli che sono nella gioia; piangete con quelli che sono nel pianto. Abbiate i medesimi sentimenti gli uni verso gli altri; non nutrite desideri di grandezza; volgetevi piuttosto a ciò che è umile”. (Rm 12,9-16b) Caro Don Raffaele, è venuto il momento di salutarci. Ricordo ancora le battute che ci siamo scambiati la prima volta incontrandoci al convegno dei sacerdoti dove, dandomi la mano, mi dicesti: “Sappi che ho la fama di mangia curati!”. Io risposi ridendo: “Con me non hai molto da mangiare!”. E tu: “Ma la carne più buona è quella attaccata all’osso!”. Così con questa battuta goliardica è iniziata la nostra collaborazione pastorale. Dopo solo cinque mesi le nostre strade si separano. Sento nel profondo il bisogno di ringraziarti perché in questo tempo non solo non mi hai “divorato” ma mi hai nutrito abbondantemente; oltre che coi pasti da te preparati quotidianamente, anche e soprattutto con i diversi momenti vissuti insieme nelle varie attività pastorali e celebrazioni liturgiche, con il tuo lavoro appassionato e convinto, con la tua esperienza e la tua schiettezza, con i tuoi silenzi e la sofferenza del momento che mi ha permesso di intuire l'amore e la dedizione, insieme alle tante difficoltà che hanno caratterizzato i tuoi sedici anni qui a Botticino. Grazie per la tua accoglienza fraterna e l’amicizia sincera che hai condiviso con me. Ora non resta che custodire i passi fatti insieme ed aprirci con fiducia al “nuovo” che il Signore ci chiama a vivere. Buon cammino don Raffaele! Don Francesco 5


Uno sguardo al Cielo... e avanti! Non è possibile riassumere con poche righe il vissuto di questi 15 anni. Abbiamo visto crescere generazioni: quelli che erano bambini oggi sono adulti e genitori, altri che hanno condiviso con te ora sono nella pienezza della vita. Sono stati anni di trasformazioni e cambiamenti. Dal 2009 le parrocchie di Botticino camminano insieme e fanno esperienza di quella comunità cristiana chiamata a essere il luogo dell’amore e della testimonianza, come scrive Gv 13,35: “ Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avrete amore gli uni per gli altri”. Questo dovrebbe essere l’unità pastorale. A cosa serve essere in comunione con il resto del mondo se non lo sono con gli amici delle parrocchia del mio stesso comune? Questo ci hai insegnato, ed è bello vedere i primi frutti di questa amicizia. Sei arrivato a Botticino sera nel 2003 trovando una situazione economica difficile. Ti sei tirato su le maniche finendo l’oratorio e non solo andando in giro a cercare i finanziamenti, ma anche lavorandoci fisicamente. Più di una volta chi ti cercava ti trovava al -3 con il badile e la carriola, sporco di polvere. Finito l’oratorio hai dovuto fare i conti con il terremoto del 2004, con la chiesa di Botticino Sera e San Gallo lesionate e la canonica di Sera danneggiata tanto da doverti trasferire con la tua mamma per tre anni da un’altra parte. Le chiese e la canonica ora risplendono della loro bellezza.

papa a Botticino. Sembrava uno scherzo, ma la tua determinazione ha reso possibile questa visita indimenticabile, come indimenticabile è stata la canonizzazione di sant’Arcangelo a Roma. Mi hai insegnato a guardare a chi fa più fatica nella vita, e che la Chiesa è credibile quando serve, non quando pensa ai primi posti o ai privilegi. Ti ho ammirato per come hai spiegato la Parola, per l’impegno accanto alle famiglie dell’ICFR. Hai fatto il possibile perché le persone non si legassero a te ma, attraverso di te, incontrassero il Signore. Ti aspetta un’altra tappa della tua vita sacerdotale. Il tuo servizio continua lontano da Botticino ma sempre nella vigna del Signore. Vai pure in pace e non avere rimpianti. La nostra preghiera ti accompagnerà con la benedizione del nostro grande sant’ Arcangelo Tadini. Tira un sospiro e poi come diceva Tadini :”Uno sguardo al Cielo e avanti“. Guarda il Cielo per mirare alle cose alte, a quel Cielo che ci ricorda che la nostra casa è lassù. Grazie per questi anni, per i momenti in cui abbiamo sognato, riso e condiviso le cose belle della vita. Porta ad altri i tuoi doni, quei doni che ci hanno fatto uomini e cristiani migliori. Pietro diacono e... amico

Ho visto in te un prete non scontato, dai metodi anticonvenzionali, dal linguaggio diretto e schietto, poco attento ai fronzoli o alle etichette e più portato alla concretezza. Instancabile nel ministero, con chi ti invitava a non avere fretta e a procedere per gradi rispondevi che il tempo a tua disposizione era quello. Aspettare avrebbe solo rallentato i tempi. Sarai ricordato come il parroco della visita del

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Grazie don Raffaele per il tempo di lunghi anni trascorsi con noi: E' stato un tempo bello e ricco di “manifestazioni” : nelle parole, nei gesti, nei segni e nella tua umanità, dura talvolta, ma sincera e vera, che ci hanno fatto leggere e toccare tante sofferenze nella carne dei fratelli, provati da fatiche e resistenze per crescere nella fede e nella comunione. Un grazie speciale per la prodigalità spesa a far conoscere e amare la santità di sant'Arcangelo, al quale ti sei affidato fin dagli inizi del tuo ministero parrocchiale qui a Botticino. Sei stato un sacerdote appassionato della Chiesa per la quale ti sei speso a far applicare il Concilio Vaticano II e fedele al magistero dei nostri Pastori Vescovi nel divulgare i loro insegnamenti, attraverso la pubblicazione delle lettere pastorali e la formazione . Non hai mai cercato o operato per essere gratificato anche per la realizzazione dell'Unità Pastorale, anzi... hai investito la tua intelligenza, le tue energie e le tante fatiche solo per creare unità nelle parrocchie e saldare la comunione. Un augurio e un ricordo fraterno: i protagonisti saranno sempre Gesù e sant'Arcangelo che accompagneranno e proseguiranno con te il nuovo cammino, nella speranza che sia meno “accidentato” e trovare discepoli più docili che credano nella gioia di donare il Vangelo e che sperano con tenacia e dedizione, come hai fatto tu per e con noi. La risurrezione, dove è radicata la nostra fede, è anche questa! Grazie e un abbraccio cordiale. Le sorelle della comunità sant'Arcangelo

A nome di tutta la comunità esprimo riconoscenza e porgo sentiti ringraziamenti a Don Raffaele per il suo prezioso contributo di uomo e sacerdote, per aver animato nel nome del Signore il nostro Paese, con impegno e disponibilità. Grazie per aver favorito la comunione parrocchiale promuovendo lo spirito evangelico e per aver accompagnato in questi lunghi anni gli sposi, i genitori, le famiglie, i giovani, i bambini, gli anziani, gli ammalati, le persone sole o indigenti e tutti coloro che hanno attraversato particolari difficoltà e che hanno potuto trovare in Lui vicinanza e conforto. Un grande abbraccio a Don Raffaele a nome di tutti i cittadini di Botticino, con l’augurio di buon cammino pastorale nella nuova comunità che Lo attende e l’affettuosa richiesta di ricordarci tutti nelle Sue preghiere. Il sindaco Gianbattista Quecchia

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Caro don Raffaele, sei arrivato a Botticino Sera nel 2003. Strada facendo ti hanno affidato la responsabilità delle comunità di s. Gallo e Botticino Mattina, compito che hai prontamente accettato come momento fecondo per le comunità, come quando in una famiglia arriva un nuovo membro e la condivisione si allarga. E dal 2009 hai lavorato perché le tre comunità diventassero Unità Pastorale, sotto la protezione di s. Arcangelo Tadini. Sin dal tuo arrivo hai operato perché riscoprissimo la novità rivoluzionaria del Concilio Vaticano II, che ha affermato e voluto la corresponsabilità di noi laici nella vita della comunità cristiana. Non siamo sempre stati pronti ai cambiamenti, specialmente quelli che ci mettevano in discussione o che ci invitavano a un concreto impegno personale per gli altri. Però tu con tenacia e costanza sei sempre andato avanti nell’annuncio del Vangelo, alla luce dei documenti del Vaticano II, delle encicliche del Papa, delle lettere dell’episcopato italiano e dei nostri vescovi diocesani. Con queste proposte ci hai aiutato a riscoprire che la Chiesa è una e che tutti siamo chiamati ad essere il popolo di Dio, pur nella specificità della realtà in cui viviamo e operiamo. Quanti hanno accolto le proposte che lo Spirito Santo ci ha fatto tramite te, sono riusciti in questo cammino di vita nuova a vivere il cambiamento,

mettendosi al servizio nei vari ministeri laicali (catechisti e animatori dei centri di ascolto, lettori, ministri della comunione, animatori del canto, operatori della carità, animatori degli oratori…). Hai sottolineato molto che l’Eucaristia è il momento fondante per la comunità cristiana, specialmente per la famiglia, piccola Chiesa domestica. Hai invitato i genitori alla corresponsabilità nell’accompagnare il cammino di fede dei propri figli, accogliendo e avviando prontamente nella nostra Unità Pastorale il cammino di Iniziazione Cristiana. Alla luce del cammino percorso insieme emerge l’impegno profuso nel creare una comunità missionaria, aperta alle diversità anche culturali e religiose (visita a tutte le famiglie, accoglienza dei profughi, iniziative di carità a sostegno di coloro che fanno fatica nella vita…). Le tue omelie chiare, profonde e incisive ci hanno aiutato a comprendere la Parola di Dio, sempre viva ed efficace, per renderla concreta e feconda nella nostra quotidianità. Ci hai spronati a crescere come cristiani consapevoli e aperti alla novità dello Spirito e ai segni dei tempi. Hai riletto in chiave attuale il messaggio e l’operatività pastorale e sociale di s. Arcangelo; come lui sei stato parroco instancabile e attento alla complessità delle situazioni, e ugualmente non sempre compreso nelle tue intenzioni. Noi membri del Consiglio dell’Unità Pastorale, anche a nome della comunità, ti abbracciamo con affetto e ti ringraziamo per questo cammino di “grandi sogni e piccoli passi fatti insieme”. Ovunque il Vescovo ti manderà speriamo tu possa portare con te un ricordo positivo di questi anni percorsi insieme, sicuri che lo Spirito che ha animato la tua vita qui con noi continuerà ad operare nella nuova missione che ti sarà affidata. Ciao Don! Il Consiglio dell’Unità Pastorale

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In occasione del congedo di don Raffaele il Consiglio degli Affari Economici della parrocchia di S. Maria Assunta di Botticino Sera, a nome proprio e del Consiglio precedente di cui ritiene di poter essere anche portavoce, vuole esprimere un saluto affettuoso e di riconoscenza a don Raffaele che per tanti anni è stato presente tra di noi guida sicura ed operosa. Il Consiglio ricorda quanto critica fosse la missione di don Raffaele al suo ingresso in parrocchia, quando, oltre all'impegno pastorale, ricevette in eredità un oratorio da ultimare e un'esposizione finanziaria rilevantissima da risolvere. Non si è perso d'animo: tutti lo ricordiamo nei sotterranei dell'oratorio muratore tra i muratori a completare l'edificio, pietra su pietra, con impegno costante nel faticoso lavoro, testimonianza di umiltà e di determinata volontà di costruire il futuro della comunità che era stato chiamato a guidare e che ogni giorno di più, anche nella condivisione della fatica fisica, gli apparteneva. E sembra doveroso da parLe ACLI di Botticino ringraziano don Raffaele per la vicinanza, la disponibilità e la collaborazione dimostrate in questi anni, e gli augurano una buona continuazione di cammino.

te del Consiglio segnalare il coraggio di don Raffaele nel sostenere il debito parrocchiale, che, in relazione ai numerosi lavori di completamento dell'oratorio, si era necessariamente ampliato, e che era diventato oltremodo impegnativo, e, secondo alcuni, oltre il limite della sostenibilità. Ma il debito è stato gestito con molta determinazione verso la progressiva riduzione: ora deve ritenersi sotto stretto controllo e destinato all'estinzione nel breve periodo. Vengono alla mente i numerosi momenti di confronto del Consiglio con don Raffaele e la condivisione delle forti preoccupazioni per il bilancio parrocchiale. Ma nei momenti di maggiore difficoltà prevalse sempre la visione positiva del futuro e la ferma fiducia nel superamento della situazione contingente. Visione questa che si è dimostrata

vincente e che ha permesso di non rinunciare agli ulteriori investimenti che nel tempo si sono presentati, non solo come necessari, ma anche opportuni, e dei quali si è portata a buon fine la realizzazione. Tra i più onerosi e significativi vogliamo ricordare il recente restauro del campanile. Il Consiglio degli Affari Economici nel momento del congedo ringrazia don Raffaele della presenza nella nostra comunità, della condivisione di tanti momenti di impegno e della testimonianza di fiducia e di speranza nel bene che ci è stata trasmessa in tutti questi lunghi anni di collaborazione. Il Consiglio si augura che il futuro riservi a don Raffaele quanto di meglio Dio possa concedergli, ma anche che la vita di Botticino gli possa rimanere nel cuore per sempre. Un sentito ringraziamento, don Raffaele. Il Consiglio degli Affari Economici di Botticino Sera: Bocchi Emanuele, Bonazza Pier Luigi, Bontempi Riccardo, Camadini Gianfranco, Coccato Michele, Gioli Guido, Mantovi Alberto, Zampatti Eolo

Il Consiglio Affari Economici saluta con affetto gli anni trascorsi con Don Raffaele nell'impegno amministrativo delle risorse della comunità di Botticino Mattina. Ringrazia per la sua determinazione e capacità nell'affrontare le difficoltà che hanno interessato la nostra parrocchia, riuscendo a raccogliere le risorse, umane e materiali, e le idee, con riunioni e confronti, per affrontare l'emergenza e programmare le necessità. Il Consiglio Affari Economici della Parrocchia di Botticino Mattina

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Negli ultimi anni ho trascorso tanti momenti su e giù da aerei e treni con il compito di visitare i nostri confratelli sparsi nel mondo. Ho avuto così anche varie possibilità di passare per Botticino e concedermi qualche giorno di riposo. In tutte queste occasioni mi sono sempre tenuto in contatto con Don Raffaele per offrire la mia disponibilità ad aiutare per le Messe nelle tre parrocchie dell’unità pastorale. Devo dire che la nostra collaborazione è sempre stata ottima. Abbiamo avuto anche tante occasioni per scambiare quattro chiacchiere su argomenti riguardanti la Chiesa, il Vangelo e la società in genere. Di lui mi colpisce la dinamicità, l’intraprendenza, la rettitudine morale nel ricercare quei valori che il vangelo ci indica. So che alcune sue scelte e posizioni hanno creato opinioni diverse e magari anche dei dissapori tra alcune persone, ma questo non mi stupisce dato la natura di tali argomenti. Lo stesso Papa Francesco sta incontrando molte resistenze tra le gerarchie, soprattutto tra chi gli dovrebbe essere più vicino, infatti più volte esso ha ripetuto: “e non nascondetevi dietro al “si è sempre fatto così”.

La radicalità del Vangelo esige da noi Cristiani la capacità di metterci in discussione e di cambiare per essere sempre più fedeli al messaggio esigente del seguire Cristo. A Don Raffaele riconosco tale onestà nel porre il Vangelo al centro, e di questo lo ringrazio. Auguri, caro don Raffaele. Non ti auguro una vita semplice, ma una vita piena di soddisfazione e gioia, quella evangelica. Don Oreste Ferrari

, le Don Raffaele non ha il fisico dello sportivo accanito ed allenato, ma e a f fin dal suo arrivo ha manifestato interesse per l’attività sportiva oraaf n R toriale e soprattutto mostrato un atteggiamento di attenzione e allo o n D o D stesso tempo rispetto per l’autonomia dei gruppi esistenti. Un discreto conil tatto religioso per nulla invadente e tanto meno dottrinale. Va certo a suo merito aver riunito i gruppi calcistici di Sera e Mattina in collegamento con l’Unità Pastorale. USO Botticino e Dumper sono riusciti a portare il nome della nostra comunità botticinese alla cronaca nazionale con le ripetute finali a Bellaria e addirittura con la conquista del titolo nazionale italiano dei Dumper. Il Don ha avviato, almeno progettualmente, la ristrutturazione del campo sportivo di Mattina e ci lascia l’invito a concludere questo impegno. Al di là dei risultati sportivi, possiamo dire che molti bambini, ragazzi e tanti adulti hanno avuto la possibilità di fare calcio in maniera sana, responsabile ed anche educativa. Allora un grazie a Don Raffaele per la sua presenza discreta, ma ferma e costruttiva, per i suoi consigli tanto utili nei momenti critici, per quello sguardo paterno, confortante, ma tanto ironico allo stesso tempo, con cui ha gratificato noi muscolari. Ciao Don, in bocca al lupo per il tuo nuovo cammino. U.S.O. BOTTICINO

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GLI SCOUT SALUTANO DON RAFFAELE Caro Don Raffaele, è giunto il momento di salutarci e di augurarti Buona Strada. Abbiamo avuto poco tempo per conoscerti, per sostenerti ed apprezzarti; abbiamo avuto però la fortuna di incontrarti sul nostro cammino. Nel febbraio del 2016 ci siamo presentati a te come Capi provenienti da una lunga esperienza scout pronti a rimetterci in gioco con un nuovo gruppo a Botticino nella tua Unità Pastorale. Ci siamo sentiti accolti e sostenuti: dopo averti presentato il nostro Progetto Educativo ci hai dato fiducia e hai permesso al Gruppo di iniziare ad operare in Parrocchia. Ci hai trasmesso la generosità nell’impegno, l’impegno nel Servizio, l’essere coerenti, ad avere Fede in Gesù e nella sua storia di Amore. Ci hai fatto conoscere la figura di Sant’Arcangelo Tadini, il suo amore per la povera gente, la sua vicinanza agli ultimi, tanto è che abbiamo deciso di chiamare il nostro Gruppo “Sant’Arcangelo Tadini”. Ci hai sostenuto durante i nostri campi venendo a trovarci anche in luoghi lontani per portarci la Parola di Dio durante la S. Messa, facendo sforzi e sacrifici per esserci sempre vicino. Hai valorizzato il nostro Spirito Missionario dandoci la benedizione e il mandato missionario quando siamo andati in questi due anni in missione tra gli ultimi dell’Etiopia. GLI OPERATORI Adesso che sei pronto per una nuova missione E I VOLONTARI pastorale ci sentiamo sicuramente più soli e orfaDELLA CARITAS ni; ti auguriamo una Buona Strada con la forza e dell’Unità Pastorale di Botticino la coerenza che contraddistingue il tuo apostolaringraziano don Raffaele per aver iniziato to. e guidato il cammino della CARITA' nelle Le nostre strade di dividono; ci auguriamo di avecomunità di Botticino e per aver sostenu- re ancora occasioni per condividere con te la frato spiritualmente le fatiche e talora anche tellanza scout, tu che sei scout da sempre nel le incomprensioni di chi serve la Chiesa cuore e nello stile. nella missione specifica della CARITA' o- Il nostro semplice grazie per tutto e di tutto rienperante nelle persone dei poveri, dei disa- tra in quella bellissima storia di Amore del Cristo giati e di chi è provato da tante sofferenche tu spesso citi. ze. Grazie Don Raffaele, grazie di cuore caro AssiAttraverso l'ascolto, l'umiltà e l'amore stente Spirituale, buon cammino caro amico. per i fratelli, sull'esempio di Gesù, le comunità si sono sensibilizzate e animate alla comprensione e al coinvolgimento nella comunione e nell'aiuto fraterno.

Per il Gruppo Scout Botticino 1 Il Capo Gruppo Gianandrea Bonometti 11


La scuola Don Orione saluta don Raffaele Bisogna riandare indietro nel tempo: è il 2006 quando la congregazione orionina decide di lasciare Botticino e una scuola in balia degli eventi. E’ proprio in questa fase di incertezza che il Parroco convoca un consiglio pastorale piuttosto scettico e reticente di fronte alla proposta che la parrocchia possa farsi carico di una scuola, realtà formativa– culturale che sembrerebbe non rientrare nell’ottica pastorale. A don Raffaele non fa difetto il coraggio e il gusto per la sfida nell’ intraprendere iniziative difficili: le sue motivazioni sono queste: se una parrocchia è riuscita ad accumulare tanti debiti per costruire muri, perché dovrebbe tirarsi indietro se ha l’occasione di costruire persone formate a scuola in un’ottica cristiana? Così da allora la scuola Don Orione è diventata scuola parrocchiale, non sono mancati problemi di accoglienza e considerazione da parte della comunità sempre convinta che la Chiesa non debba interferire in materia di educazione e formazione scolastica. Ma ha vinto l’ostinazione e la volontà di inserire la scuola nella pastorale della parrocchia. Don Raffale ha sempre creduto in questa scuola e nel suo valore, senza la sua fiducia nella bontà dell’istruzione e dell’educazione cristiana, noi oggi avremmo perso una ric-

DIRE GRAZIE AI PRETI Io sono quella dello "spezzare le lance". E oggi una lancia la voglio spezzare per una categoria piuttosto bistrattata e assai poco lodata, quella dei pre-

chezza che è testimonianza di fede. Aprire le porte delle nostre classi a Cristo in un’ottica di accoglienza verso tutti è l’essenza stessa della nostra scuola parrocchiale, in quanto scuola cattolica. Don Raffaele ha colto questo significato originario, lo ha condiviso con i sostenitori e lo ha spiegato agli scettici. “In-segnando” proviamo a incidere un segno nella vita dei bambini e dei ragazzi, perché sappiano scrivere da soli in futuro la loro vita in modo consapevole, facendone un dono per l’umanità. Don Raffaele ha messo un segno nella storia di questa scuola, quando l’ha scelta e ne ha garantito la sopravvivenza. Alla scuola e alla comunità delle Parrocchie di Botticino unite in Unità Pastorale tocca ora il compito di continuare il lavoro con cura, onestà, impegno e Misericordia. A don Raffaele va quindi il sentito ringraziamento di insegnanti, famiglie e alunni della scuola parrocchiale don Orione.

ti. Molti di noi sono personalmente molto grati a questo o quel prete, ricordando un'omelia, una confessione, un ritiro che ci hanno segnati; un'atmosfera, un'accoglienza, una cordialità o anche un momento di serietà salutare, che ci ha aiutati a rientrare in noi stessi. Ma "i preti" in quanto tali, in

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pochi li ringraziano. E in molti sono pronti a condannarli, questo sì come categoria, non appena uno di loro sbaglia, si perde, inciampa o cade. Da loro ci aspettiamo tutto, e non sempre diamo loro molto. Devono essere perfetti, ma non sempre li mettiamo in condizione di provare ad esserlo. Devono es-


sere sempre disponibili per tutti, ma noi raramente siamo disponibili per loro. Soprattutto, non sempre sappiamo dir loro grazie, e renderci conto di quanto la loro vita possa essere stupenda ma tutt'altro che facile. Non si tratta "solo" del fatto di dover rinunciare ad avere una moglie, dei figli, una famiglia; ma soprattutto del fatto che non sempre li aiutiamo a vedere ciò che viene loro donato nel ministero che vivono. Cerco di spiegarmi... Troppo spesso noi "giudichiamo" un prete (e già qui ci sarebbe da chiedersi con che diritto lo facciamo!) in base a quanto sono belle le prediche, a quante persone vengono a messa, a quanti ragazzi frequentano l'oratorio o i campi estivi. Tutto bene, per carità. Ma l'essenza del ministero sacerdotale è altrove; e, senza quella, tutto il resto perde di significato. Da quella, nasce tutto il resto. L'essenza del sacerdozio è sull'altare, dove il prete vive il mistero che, con un'espressione latina, chiamiamo in figura Christi. Grazie al sacerdote che

consacra il pane e il vino come Gesù nell'ultima cena, abbiamo Cristo presente in mezzo a noi. Grazie al sacerdote che ci dona il perdono di Dio come Gesù al paralitico, abbiamo la remissione dei peccati. Questa è la specificità e l'unicità del sacerdozio, ed è qualcosa che trascende il prete stesso, ma allo stesso tempo ha bisogno - indispensabilmente - di lui. Non sto "riducendo" i sacerdoti a "distributori di sacramenti", tutt'altro. E neppure sto dicendo che "basta che dica messa e il resto non conta". Sto però dicendo che solo nella misura in cui noi cristiani recupereremo l'infinita grandezza di ciò che si svolge sull'altare, anche la vocazione sacerdotale sarà compresa nella sua infinita grandezza. Ben poche persone sceglierebbero di rinunciare a sposarsi ed avere figli per tenere aperto l'oratorio, per quanto possa essere simpatico lavorare con i ragazzi e fondamentale la missione educativa. Il sacerdozio però non è una forma di servi-

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zio sociale a tempo pieno, pur se in parte comprende anche questo. Nella messa, il prete è unito, "in figura Christi", a quel Signore che si è fatto "altare, vittima e sacerdote". Insieme con il prete, tutta la comunità offre il "mio e vostro sacrificio" che viene poi assunto e trasfigurato nel sacrificio di Cristo. Grazie al sacerdote, noi abbiamo quel cuore della vita cristiana che è la celebrazione pasquale: come dicevano i primi cristiani, "senza la domenica non possiamo vivere". Dobbiamo dircelo più spesso: la vocazione sacerdotale richiede anche dell'eroismo (così come la richiede quella matrimoniale, naturalmente). Perché non si può celebrare il sacrificio di Cristo quotidianamente, mettendosi con Lui su quell'altare, se non si ha un cuore capace di amare fino al dono della vita. Con tutti i limiti umani, con tutte le fragilità e con tutte le distrazioni che anche i preti hanno: ma noi non abbiamo idea di quanto i nostri preti ci amino, di quanto si mettano loro stessi sulla croce con Gesù perché ci vogliono bene. Lo fanno nel silenzio, senza tante smancerie; ma il loro stesso esserci, il loro sì che è stato detto forte un giorno, ma ogni giorno si rinnova davanti alla tentazione ed allo scoraggiamento che ti farebbero piantare lì tutto, sono una delle forme in cui si manifesta l'amore più grande: "dare la vita per i propri amici". Grazie, preti.


GRAZIE Grazie Don Raffaele per aver detto si alla tua chiamata; per ogni volta che ci hai permesso di accostarci ai sacramenti... Quanti battesimi, quanti matrimoni, quante volte abbiamo potuto sentire Gesù dentro di noi attraverso l’Eucarestia. Sicuramente tutti i sacerdoti fanno questo, ma non è così scontato dire sì e accettare questo cammino. Grazie per quanto fatto con i genitori di Iniziazione Cristiana, per averci coinvolti in prima linea nell’educazione religiosa con i nostri figli, con piccoli ma preziosi consigli. Grazie per aver creduto in noi, per esserti messo dalla nostra parte e per averci dato la possibilità di vivere l’oratorio come obiettivo di crescita famigliare e comunitaria. Grazie per aver pensato a un progetto di Unità Pastorale con alcuni genitori rappresentanti delle tre parrocchie: un piccolo cammino che con la nostra volontà può continuare a farci ritrovare in alcuni momenti significativi dell’anno. Grazie per la tua presenza costante, per le tue omelie, per i tuoi messaggi colmi di parole pensate, meditate, mai lasciate al caso, mai dette a sproposito, bensì sempre misurate e ricche di concetti profondi. Grazie per averci considerato la tua famiglia e proprio come in una vera famiglia non sono certo mancate le discussioni o le porte sbattute alle spalle... Grazie per come hai vissuto in silenzio le tue battaglie con la sofferenza, senza mai arrenderti. Ammiro il modo e il coraggio con cui non sei mai cambiato solo per compiacere agli altri; grazie per aver sempre mantenuto la tua linea con sincerità. Grazie per essere stato così concreto liberandoci sempre più da tante inutili superficialità. Grazie perchè da ognuna di queste caratteristiche abbiamo potuto trarne beneficio. Farò tesoro di tutti gli insegnamenti ricevuti. Questo è uno dei più grandi: ”DIO TI AMA sempre, incondizionatamente; stagli vicino e tutto il male che è in te guarirà, la tua luce irradierà anche gli altri. Affidati a lui e tutto andrà bene.” Avrei tante altre cose da aggiungere per tale occasione, ma non è semplice esprimere il vissuto, spesso si può solo lasciar parlare il cuore. Emma e alcuni genitori ICFR Nelle distanze e differenze, hai dimostrato di essere presente! Ci mancherai don... Buona continuazione del tuo percorso. Ilario, Daniela, Giulia e Pietro 14


“La nostra natura è di essere al servizio”: questa è una delle prime frasi che ti ho sentito pronunciare e in cui mi sono rispecchiata. Ma in queste poche righe voglio soprattutto ringraziarti per i tuoi “nondetti”, quei silenzi, quelle parole lasciate sospese, quei “buongiorno” a volte sfuggiti… Ti ringrazio di averci fatto capire, anche così, di essere un uomo semplice, e non solo parroco, in mezzo a noi. Buon cammino Don Raffaele! Monica

Coraggio Don Ti lascio, come sempre, due gocce di saggezza che negli anni ho fatto mie:

" Tutti cercano di resistere al cambiamento ma il cambiamento è inevitabile" (D. W. EDWARD) Sii sereno... ciò che hai condiviso con Noi ti sia di conforto nei momenti di nostalgia e di stimolo per nuovi progetti personali e comunitari. Ricorda: nulla è stato fatto invano. Abbi fede... E l'alba del domani illuminerà nuovamente il tuo cuore di gioia ed il tuo cammino di persone che sapranno aiutarti a ricominciare. La mia mano materna continuerà ad accarezzare il tuo viso nei momenti di sconforto per strapparti un sorriso . Con affetto, Sabrina

Un particolare riconoscimento per averci chiesto di metterci in gioco in questa "avventura", con il nostro impegno, le nostre forze e i nostri sforzi per l'oratorio, per la comunità e per i nostri figli. Grazie per averci fatto conoscere la realtà del volontariato che ci ha portato ad essere utili per gli altri e conoscere nuove e belle persone. Un abbraccio caloroso dal gruppo Raggio di Sole

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Carissimo don Raffaele,

MI HAI INSEGNATO che andare sempre in arrivati a questo punto desidero salutarti, ma chiesa e non perdere una funzione fa più masoprattutto ringraziarti per quello che mi hai le che bene se poi non si sceglie di stare "con chi fa fatica nella vita". donato in questi anni. MI HAI INSEGNATO che quando un parroco se ne va non serve rimpiangerlo nostalgicamente, ma occorre fare tesoro di quanto si è ricevuto e guardare avanti. E io penso proprio di poterlo fare, perché

Da sempre faccio parte di una associazione, MA MI HAI INSEGNATO che la parrocchia è come la famiglia: viene prima di tutto e questa consapevolezza ha reso ancora più efficace il mio servizio nel volontariato.

MI HAI INSEGNATO a camminare con le mie MI HAI INSEGNATO che un buon parroco non gambe, mi hai fornito gli elementi per una resta prigioniero delle persone che lo circonfede matura che prima assolutamente non dano, ma va alla ricerca di quanti hanno deviato o non si sono mai avvicinati. avevo. Da subito MI HAI INSEGNATO e fatto percepi- Ammetto che tante volte mi sono sentita inare l'amore di un Dio Padre Misericordioso deguata, perché niente sembrava mai abbache ci viene incontro e aspetta con pazienza stanza, ma pian piano ho capit0, sono cresciuta, ho cambiato mentalità . che noi andiamo verso di Lui. Non ti ringrazierò mai abbastanza per AVERMI INSEGNATO di essere una pietra viva della comunità parrocchiale, che non è fatta solo dal parroco, perché ognuno di noi è corresponsabile della buona riuscita o del fallimento dell'azione pastorale. Di strada ne dovremo fare ancora tanta, ma tu ce l' hai messa proprio tutta!

Sicuramente ho ancora tanto da imparare, ma ringrazio il buon Dio per aver messo sulla mia strada questo "pastore bergamasco", come scherzosamente ti chiamiamo G. ed io. Ho la certezza di parlare non soltanto a nome mio e di mio marito, ma anche a nome di tanti altri parrocchiani che come noi ti apprezzano e ti amano.

Con il tuo esempio MI HAI INSEGNATO magi- Grazie don Raffaele, grazie di tutto. Che Dio ti stralmente a non temere il giudizio degli altri benedica come anch'io dirò sempre bene di come pure a non ricercare consensi. te. MI HAI INSEGNATO a non aspettarmi nessuna gratificazione, perché poi sarà Lui a donarmi il centuplo.

M. S. V.

Carissimo don Raffaele, lasciare e ricominciare è sempre una fatica obbediente che ci fa ringraziare il Signore per tutto il bene ricevuto e ci dispone ad accogliere il nuovo. La comunità di Casa Madre ti ringrazia per tutto il bene che hai fatto per noi e per la Congregazione, senza dimenticare il grande lavoro per elevare la parrocchia a Santuario di sant'Arcangelo Tadini, tuo predecessore. Sei nella nostra preghiera e ti auguriamo tanto bene. suor Paoloa e le sorelle 16

I VOLONTARI, I RAGAZZI E LE FAMIGLIE DEL “MAI SENZA L’ALTRO” TI RINGRAZIANO!


Dopo quindici anni Don Raffaele ci lascia. Che dire? Innanzi tutto del suo grande impegno per l’ Unità Pastorale, ma poi come, dire qualcosa? Da dove iniziare? Non so. Mi trovo inerme: in verità anche con un solo accenno a quanto ricevuto, come delineare un vissuto senza tralasciare o peggio non cadere nel banale. Ecco,azzardo! “Che cosa -esordiva- ha a che fare oggi con noi questa pagina evangelica?” Riflessione, questa, poche volte rivoltaci prima dell’inizio, ma che fuori dubbio rimarrà presente, strettamente ancorata al nostro rapporto d’ascolto della Parola, resaci così chiara e toccante con essenziale razionalità e sapiente concretezza. Grazie, grazie, a braccia aperte. Giampietro C.

IL PRETE DELL’UNITA’ La sera che a Mattina sei arrivato eravamo in tanti ad aspettarti ma a dirlo tra me e te non ero convinto nè soddisfatto del cambiamento che avevate cominciato tanto è che dopo messa a darti la mano non mi sono fermato. Non a tutti la novità piaceva e io non capivo il bisogno di tutto questo cambiamento. I “Spuditù” di Sera stavano là, ce l’hanno bella e grande la chiesa. I “Sangalì” la chiesa sù là ce l’hanno. Noi “Maranù” di Mattina nella nostra chiesa stavamo bene; era da poco che l’avevamo ristrutturata. Che bisogno c’era di cambiare? L’Unità Pastorale proprio non la capivo, la gente mormorava e le voci che giravano dicevano: “Non si può, ci sarà un prete che fa e briga di qua, di là e di sa e terrà piedi e mani in tre frazioni, sarà un calderone tra San Gallo, Sera e Mattina. Mi ci è voluto un po’ di tempo e gli eventi che ci sono stati: la visita del Papa e quel san Tadini che cento anni fa è stato prete a Botticino mi hanno aiutato e fatto capire che dividere le fatiche e affrontare insieme le difficoltà è più bello e si fatica la metà. Le feste fatte insieme sono più grandi e più belle, si gustano di più e danno felicità. Questo fa comunità: aiutarsi, condividere e partecipare. Prete della gente che non ha digerito il cambiamento prete della gente dei se e dei ma prete della gente che ascolta e sta a guardare prete della gente che con te lavora e si dà da fare prete che con impegno e volontà ci porta all’unità. Sei tu quel prete, il nostro prete, il prete di tutti noi. Ancora una cosa voglio dire, al tuo capo (nostro pastore): digli che le Unità Pastorali le faccia pure senza timore. Ci saranno ostacoli e difficoltà da superare; se si affronteranno assieme con tutta la comunità con una guida che indica la strada da fare le Unità Pastorali saranno una realtà.

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