49_MUSCLE 'N' RUSTY

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DONATA BASILE photograp H her

Muscle’n’Rusty

magazine

N°49



DONATA BASILE H photograp her Photo | AD | Graphic Design Donata Basile Text Marco Losito Translation Giuseppe Losito


L’industria automobilistica americana, visse il suo massimo splendore tra l’inizio degli anni sessanta e la metà degli anni settanta. In quell’epoca, la benzina costava meno dell’acqua minerale e la nuova rete autostradale, permetteva di percorrere miglia e miglia su lunghi nastri d’asfalto, senza i severi limiti di velocità che conosciamo oggi. In questo periodo, comparvero sulla scena statunitense, automobili ad alte prestazioni con motori di grossa cilindrata; principalmente V8 a trazione posteriore. Automobili che facevano della potenza e della forza il loro biglietto da visita. Oggetti di culto che rappresentavano la voglia di correre e ribellarsi per uscire dall’immagine consueta della classica famiglia americana. La crisi petrolifera, a seguito del conflitto tra Egitto e Israele, portò al pesante embargo dei paesi esportatori di greggio, verso gli alleati degli israeliani. Il prezzo del petrolio quadruplicò! La conseguente contrazione delle capacità di spesa dei consumatori, pose fine in dieci anni a questi eccessi a quattro ruote. L’introduzione in USA delle leggi che imponevano importanti limiti di velocità, e la vessazione delle compagnie assicurative verso i possessori di auto di grossa cilindrata con onerose polizze, non furono di aiuto alle Muscle cars. I costruttori furono obbligati ad introdurre importanti aggiornamenti alle auto e adeguare le linee produttive alle nuove norme antinquinamento, spingendo le auto muscolose verso un rapido declino. Sulle strade americane, le nuove generazioni di auto si fecero goffe con motori di grossa cilindrata, ma con prestazioni ridicole, salvo poche eccezioni. Finita la produzione, esplose il mito. Le prime muscle erano solide, potenti e fatte per durare, con cilindrate incredibili e motori enormi, non sentivano il peso delle miglia e degli anni e con il tempo sono passate di padre in figlio e di nonno in nipote, ripresentandosi ai giorni nostri, cariche di fascino e orgoglio. Spesso le si vede sfrecciare lucide e cromate per le strade con le loro sigle che rievocano tempi andati. Ma se ci si addentra nelle campagne americane, la musica cambia e i motori sempre potenti e muscolosi si ritrovano alloggiati in carrozzerie arrugginite e segnate dal tempo. In una sola parola: Rusty! (arrugginite). Spesso è una scelta del proprietario, che vede nei segni del tempo, assegnare delle “medaglie al valore” sul suo veicolo. Medaglie che il suo mezzo ha anche raccolto in strada, confrontandosi con altre muscle car o semplicemente sopravvivendo alle intemperie. Altre volte invece le si vede ferme nei giardini delle case o delle fattorie a ricordare il tempo che è passato o la memoria di chi le ha guidate. Sono immagini indefinite che portano con loro una piacevole malinconia, un rifiuto del tempo che scorre e consuma le cose solo per poterne vendere altre. Lasciate le grandi highway, ci si può addentrare sulle freeway e sulle provinciali, per misurarsi con gli spazi infiniti della campagna americana. In questa dimensione si trova molto del sapore perduto degli Stati Uniti d’America. Per capire a fondo questo sogno meccanico, bisogna uscire dalle immagini canoniche che ci arrivano dell’America delle classiche downtown. Ci si deve proiettare sotto il sole, in una giornata torrida e polverosa, su una strada sterrata o in una città dimenticata da Dio, dove la luce sovraespone l’orizzonte e al tramonto riscalda i pinnacoli delle formazioni rocciose dell’Arizona o del New Mexico. Respirare il caldo a pieni polmoni, sentire il peso dei RayBan sul viso, sentirsi accarezzati dalla sabbia e ascoltare il morbido e sordo rumore del BigBlock che, davanti a noi mastica l’asfalto come se fossero tenere caramelle. Stringere il largo volante con le mani, fino a che le nocche non diventano bianche e sentire la scarica di adrenalina, che la velocità accende sulla nostra schiena. Sentire la gioventù che ci avvolge in un ricordo che la mente renderà indelebile, guidando un mito che i film continuano a celebrare. Senza il Generale Lee, cosa sarebbe Duke of Hazard? La leggenda è talmente forte che ancora oggi queste auto sono state riproposte in chiave moderna e riadattate all’esigenza del mercato. Ma chi le ha guidate negli anni ‘70 e chi le ha capite adesso, cerca con fervore collezionistico di acquistarne una che arrivi direttamente dal passato. Trovare e restaurare una Chevrolet Corvette del 1973, figlia di un un’idea e non del marketing, con quel muso lunghissimo che ti guarda sinuosa e ti porta sulla strada costiera partendo da un punto indefinito arrivando ovunque, rappresenta un piacevole lusso senza tempo. Oldsmobile Toronado, Chevrolet Chevelle, Ford Mustang, Pontiac Tempest GTO, Dodge Charger, Mercury Cougar, Chevrolet Camaro, Chevrolet Corvette, Buick GSX, Dodge Challenger, Dodge Coronet, Plymouth Barracuda, Pontiac Firebird; questi sono i nomi che hanno acceso il mito e lo hanno tramandato fino ai giorni nostri. Poi restano, pneumatici, acciaio, asfalto, scarichi, sportellate, rock, ragazze e ruggine. ML


The American auto industry, experienced its heyday between the early sixties and mid-seventies. At that time, gasoline cost less than mineral water and the new motorway network, allowed to walk miles and miles of long strips of asphalt, without the strict speed limits that we know today. In this period, he appeared on the US scene, high-performance cars with large displacement engines; mainly rear-drive V8. Cars that were of power and force their business card. objects of worship representing the desire to run and rebel, going out from the usual classic American family. The oil crisis, as a result of the conflict between Egypt and Israel, brought the heavy embargo by exporting countries of crude, toward Israeli allies. The price of oil quadrupled! The resulting decline in consumer spending power, put an end to these excesses in ten years to four wheels. The introduction in the US of the laws which required significant speed limits, and harassment of the insurance companies to the large displacement car owners with onerous policies, were no help to Muscle cars. Manufacturers were forced to introduce major upgrades to cars and adapt production lines to new anti-pollution standards, pushing his muscular car to a rapid decline. On American roads, the new generation of cars became awkward with large displacement engines, but with ridiculous performance, with few exceptions. After the production, exploded the myth. The first muscle were solid, powerful and built to last, with displacements incredible and huge engines, did not feel the weight of the miles and the years and the time has passed from father to son and grandfather to grandson, ripresentandosi today, charges of fascination and pride. Often you see polished and chrome roll through the streets with their acronyms that evoke past times. But if we enter in American campaigns, the music changes and the increasingly powerful engines and muscular find themselves accommodated in rusted car bodies and marked by time. In one word: Rusty! (Rusty). It is often a choice of the owner, who sees the signs of time, assign the “medals for bravery� on his vehicle. Those medals that his medium has also picked up in the street, dealing with other muscle car or simply surviving the elements. Other times we see them still in the gardens of the houses or farms to remember the time that has passed and the memory of those who have guided. They are undefined images that bring with them a pleasant melancholy, a waste of time passing and consumes things just to be able to sell other. Let the great highway, it can enter the freeway and the provincial, to compete with the infinite spaces of the American campaign. In this dimension is much of the flavor lost in the United States of America. To understand this mechanical dream, you have to get out of the canonical images that come to America of the classic downtown. It must project under the sun, on a hot and dusty day, on a dirt road or in a city forgotten by God, where the light overexpose the horizon and sunset warms the pinnacles of rock formations Arizona or New Mexico . Breathe deeply of the heat, feel the weight of RayBan on the face, feeling caressed by sand and hear the soft thud of BigBlock that, before us chews the asphalt as if they were holding candy. Shake off the steering wheel with your hands until the knuckles do not become white and feel the adrenaline rush, the speed lights up on our back. Youth feel that envelops us in a reminder that the mind will make indelible, driving a myth that the films continue to celebrate. Without the General Lee, what would Duke of Hazard? The legend is so strong that even today these cars were featured in a modern way and adapted to the need of the market. But who drove them in the 70s and who understood them now, look with enthusiasm to buy a collectible that arrives straight from the past. Find and restore a Chevrolet Corvette, 1973, the daughter of an idea and not the marketing, with the long snout that looks at you and takes you on winding coastal road starting from an indefinite point coming everywhere, it is a pleasant timeless luxury. Oldsmobile Toronado, Chevrolet Chevelle, Ford Mustang, Pontiac Tempest GTO, Dodge Charger, Mercury Cougar, Chevrolet Camaro, Chevrolet Corvette, Buick GSX, Dodge Challenger, Dodge Coronet, Plymouth Barracuda, Pontiac Firebird; these are the names that have turned the myth and handed down to the present day. Then they remain, tires, steel, asphalt, drains,sidewipes, rock, girls and rust. ML|GL








































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