Anno 1 numero 2

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ANNO 1 Numero 2

Il club degli amici del verde

Una piccola rivista creata per condividere immagini, pensieri, riflessioni, novità “verdi” con tutti coloro che amano la natura, i giardini, le piante, l’ambiente


Maggio 2013 Todifiorita Emozioni a non finire nel visitare la città di Todi nel penultimo weekend del mese di maggio, quando la piazza ed i giardini Oberdan si animano di stand fioriti: è l’appuntamento con la manifestazione florovivaistica organizzata dall’Associazione “VerdeTodi” già da vari anni. L’evento si ripete oramai da vari anni ed ogni edizione si arricchisce di gazebi profumati, colorati, odorosi di spezie ed incensi.

Le rose


Ecco le piante acquatiche

E le carnivore


Le grasse

Le lavande


Le erbacee perenni

Le clematidi


Anche le belle artistiche ed architettoniche della cittĂ vengono arricchite con arredi floreali ed impianti arbustivi.

I giardini Oberdan


La cittĂ accoglie gli espositori con la cerimonia di inaugurazione nella Sala Consiliare

Con negozi e balconi ‌ in fiore


Con qualche pensiero colto qua e là

Fiori e profumi ci accolsero qui a Todi in un week-end ancora un po’ freddino, dove però lo sguardo si riposa per la bellezza insita nei luoghi di questa cittadina così bella da tornarci senz’altro con gli amici per potere godere insieme ad altri i paesaggi gli scorci i panorami.


La città ideale Fin dall’antichità il dibattito sulla “città ideale” è stato vivace ed interessante. La torre di Babele

la cui utopica costruzione stava a

significare il desiderio dell'uomo ad avere fama arrivando fino al cielo, volendo tenere unito l'intero genere umano.

Filosofi come Platone nelle loro opere parlarono poi della “polis” ideale, soprattutto dal punto di vista politico, non estetico nè tanto meno che strutturale o architettonico. I primi tentativi si avranno con gli Etruschi ed i Greci : ricordiamo Ippodamo, urbanista ed architetto greco antico, che aveva utilizzato e teorizzato lo schema ortogonale per la pianificazione delle città.


Ma si dovrà giungere al Rinascimento per l’elaborazione teorica nell’architettura con la riaffermazione della centralità dell’individuo


La città dunque non più semplice contenitore di abitanti, o

luogo

architettonico/monumentale , ma comunità civica, storica e culturale, luogo concreto della vita associata e sede del potere politico. Con le Signorie si generò il desiderio di costruirsi delle città ideali, che celebrassero i caratteri «di novità e artificiosità del nuovo regime politico” (Franco Pignatti, «Città ideale» (da Italica.rai.it)). Durante la seconda metà del Quattrocento, si registrarono alcuni realizzare informasse

spazi a

urbani

esigenze

in

cui

ideali

l'organizzazione di

funzionalità,

tentativi di

dello

spazio

equilibrio,

si

ordine

razionale (città/fortezze di Palmanova o della Terra del Sole presso Ferrara voluta da Cosimo dei Medici).

Ma

il

"luogo"

in

cui

la

classicità

"moderna"

trova

la

"sua"

rappresentazione e raggiunge il suo culmine è La Città Ideale, dipinto esposto nella Galleria nazionale delle Marche e opera di un ignoto artista, forse Piero della Francesca o Melozzo da Forlì, o architetti come Leon Battista Alberti o il Laurana.


Qui la città rinascimentale viene concepita come una "scacchiera" dove il pavimento delle strade, con l'intersecarsi dei marmi policromi, riflette e amplifica la struttura della città, i cui edifici, proprio come i pezzi di una scacchiera, sono ordinati e collocati a intervalli di spazio regolari e prestabiliti, secondo canoni di assoluta perfezione. Inoltre gli edifici (che non devono assolutamente superare i 3 piani di altezza) sono disposti in maniera simmetrica e trasversale rispetto al centro della rappresentazione che culmina con una Rotonda, una particolare tipologia di edificio classico che, in quanto strutturalmente di

forma

circolare,

vuole

rappresentare

(con

l'iperbole

della

circonferenza del cerchio, figura da sempre ritenuta "perfetta" perché in sé chiusa e conchiusa) il coronamento di un'opera che tutto racchiude all'interno di sé, lasciando un vuoto ideale e universale al di fuori di sé. Anche altre città come Pienza, Ferrara o Urbino furono progettate proprio per rappresentare quel luogo idealmente perfetto dove ogni individuo potesse trovare risposte alla ricerca di un giusto equilibrio.


Una città ideale del XXI° secolo In un articolo pubblicato da Repubblica leggiamo: ”Nel 1991 una équipe di ricercatori americani ha costruito al computer la "città ideale": una città impostata come una collina, a forma piramidale, lunga un chilometro e larga cinquecento metri, con una popolazione tra i cinquemila e i diecimila abitanti. A ben vedere, la ricostruzione al cervello elettronico mostra una straordinaria e certo non casuale somiglianza con la struttura urbana di Todi. Richard Levine è il nuovo profeta della città sostenibile, come lui ama definirla. O dell' utopia più recente, come piuttosto ribattono i critici, ai quali questo architetto e urbanista della Università di Lexington, nel Kentucky, risponde che la vera utopia è non voler credere che la città cosiddetta moderna è oramai in decozione. Guardate Todi, aggiunge lo scienziato nella sua ricerca: è quanto di meglio l' uomo possa desiderare sulla Terra. Il microclima della collina è ideale, la piovosità

è

sufficiente,

l'

umidità

è

bassa,

la

temperatura

accettabile. In più le dimensioni sono ideali: Todi non è troppo piccola né soffre di gigantismo, e in più il rapporto con l' ambiente circostante, specie quello agricolo, è esemplare. Tanto che

un

agronomo giapponese responsabile dei 28mila ettari che circondano Tokyo ha voluto studiare la patria di Jacopone e capire qual è il suo segreto. Levine una risposta ce l' ha ed è sorprendente: "Nelle città moderne ha vinto finora il principio maschile. E l' ora che prevalga il principio femminile". Il principio maschile sarebbe quello della crescita tumultuosa principio

e

incontrollata,

femminile

invece

della è

l'

concentrazione armonia

tra

la

disarmonica. crescita

e

Il la

conservazione, cioé la crescita senza violenza. Il professore usa anche un' altra metafora, più storica e meno immaginifica: il discrimine sta nel passaggio dal Medioevo al Rinascimento. Todi nasce non a caso nella prima éra come città libera, svincolata dalle proprietà feudali della campagna, come dal potere della Chiesa e dell'


imperatore. E della città medievale conserva tutte le caratteristiche. Todi insomma rappresenta secondo l' urbanista del Kentucky la supremazia della città vivibile, della città e della campagna che convivono invece di sopraffarsi”.


La Buzzeide, città esoterica Dal 1958 al 1978, l'architetto Buzzi progettò e costruì una grande scenografia teatrale che egli definì "un'antologia in pietra", rimasta volontariamente incompiuta, che permise il recupero di esperienze visive del passato: da Villa Adriana all'Acropoli a Bomarzo. I modelli rinascimentali sono stati quelli di Andrea Palladio, Vincenzo Scamozzi e Sebastiano Serlio. Le notizie che pubblichiamo fanno parte di materiale pubblicato nel 2004 da Silvia Mantovani per la sua pubblicazione di dottorato e si riferiscono alle parole dello stesso architetto: “Ho raccontato sere fa, in società, delle mie costruzioni nel giardino alla Scarzuola, paragonandomi, per celia, all’emigrante che, ritornato in patria, si costruisce, secondo dei paesi stranieri in cui ha soggiornato e i gusti dei tempi, lo chalet svizzero, l’isba russa, la pagoda cinese o il padiglione arabo o il giardinetto giapponese; o, all’estremo opposto, al modo con cui l’imperatore Adriano, nella villa di Tivoli, ha riunito, in un solo luogo la valle di Tempe, il canopeo, ecc.ecc..., in costruzioni che gli ricordavano i paesi dove aveva soggiornato e che gli erano stati cari: a metà distanza potrei porre quegli ambasciatori che hanno riunito nelle loro case porcellane e icone russe, bronzi e lacche cinesi, stampe giapponesi, sculture maya e messicane o peruviane, totem africani, ecc.” . Tutto questo dice la dott.ssa Mantovani è Tomaso Buzzi quando, alla fine degli anni Cinquanta, approda alla Scarzuola. E’ innanzitutto un emigrante, anche se di lusso. E’ infatti un architetto affermato che ha girato il mondo realizzando le sue opere in numerosi paesi, al seguito di una clientela ricca e blasonata. Come Adriano, è anche uomo di mondo, e nello stesso tempo un intellettuale eclettico, un esteta erudito che odia la mediocrità e la volgarità di certa vita mondana, rumorosa e ridicola. In cerca di un porto e di un rifugio, come l’imperatore romano, anch’egli edifica una città, dove riunire le architettura più raffinate, dove esporre le proprie idee e mettere in scena la sua “autobiografia di pietra”. È infine ambasciatore: del buon gusto, del genio, racchiuso in molte delle “idee rifiutate” dai comune senso della convenienza dei suoi committenti.



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