Scuola Secondaria di I Grado “SAN TOMMASO D’AQUINO” Mercato S. Severino
fiabe e favole scritte ed illustrate dagli alunni della
I E
UN BAMBINO MALATO DI GATTITE ed altre storie
progetto a cura di Paola De Martino e Donatello Amabile anno scolastico 2015-2016
In principio era la Favola. E vi sarĂ sempre. (Paul ValĂŠry)
Un bambino malato di gattite ed altre storie
AUTORI testi ed illustrazioni di
BASILE Rossana BRINDESI Anna CITRO Rocco CORREALE Sara DE CARLUCCIO Milena ERRA Marco GRECO Manuela GUERRASIO Francesca MORINIELLO Antonio Pio MUSTO Federica PALERMO Katiza Puljizevic Ludovica Maria TALARICO Savin TRABUCCO Giuseppe Alex RUSSO Gennaro
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FAVOLE
Un bambino malato di gattite ed altre storie
CITTA’ COCCODE’ | Rossana Brindesi
C’
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era una volta una piccola città che si chiamava Coccodè abitata da tante galline. Le galline indossavano maglie al posto dei pantaloni, i guanti al posto delle scarpe e le scarpe al posto dei guanti. Anche le abitazioni erano bizzarre: i tetti delle casa erano fatti di zucchero filato e panna, le porte erano costruite con leccalecca, le finestre con caramelle e le mura con il pandispagna. Un giorno invasero la città dei Pavoni, anch’essi bizzarri in quanto avevano la faccia da maiali. Erano invidiosi della case delle galline e volevano mangiarle tutte. Le galline arrabbiate decisero di fare una scommessa con i pavoni: chi avesse fatto più uova arcobaleno entro due giorni avrebbe vinto. Se avessero vinto le galline i pavoni sarebbero dovuti andare, invece se la vittoria fosse stata dei pavoni allora avrebbero potuto mangiare le case delle galline. Due giorni dopo finì la sfida e vennero contate le uova. Le galline ne avevano covate cinquanta ma altrettanto i pavoni: ci fu un caso di parità! Le squadre sfidanti resesi conto che l'invidia e l'astio non portavano a nulla di buono, decisero allora di porre fine a questa guerra e diventarono tutti amici.
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IL POLPO TRISTE | Anna Citro
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n giorno, nel profondo oceano nacque un polipo che era sempre triste perché era nato senza ventose. Provò di tutto per averle. Il giorno seguente si rifugiò in una barca ormai sprofondata da tanti anni. Il polpo entrò e cercò un posto dove poteva stare da solo. Allora trovò una stanza con all’interno un baule; lo aprì e trovò tante monete. Le portò ai pesciolini poveri. Poseidone, per questo gesto, lo ricompensò e gli diede delle ventose, ma gli disse di usarle solo per scopi buoni, come acchiappare i pesciolini che erano stati catturati dai pescatori o ad aiutarli ad uscire dai labirinti in cui si sarebbero potuti perdere. Il polpo fece quello che gli fu detto e fu contentissimo. Così imparò che: chi compie una buona azione prima o poi sarà ricompensato.
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IL FALCO E LA LEPRE | Rocco Correale
U
na volta, c’era su un monte un falco, molto abile nel volare e cacciare. Un giorno il falco vide la lepre e si avvicinò per mangiarla. La lepre disse: -“ Ciao falcone, come stai?” Il falco affamato le rispose: -”Sto bene, grazie. Vorresti fare un giro sulle mie ali?” La lepre ingenua esclamò: -”Certo mi piacerebbe volare con te”. Il falco volò vicino alla sua tana, si fermò e aggredì la lepre mangiandola. Questa favola insegna a non essere ingenui dinanzi al pericolo. + Fidarsi é bene, non fidarsi é meglio.
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IL LEONE E IL PUMA | Sara De Carluccio
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n leone e un puma si sfidarono ad entrare nella foresta più temuta del mondo per sperimentare chi tra i due fosse il più coraggioso . Giunto il giorno della sfida i due si scambiarono gli auguri con zampe tremanti dalla paura. Entrati nella foresta le loro code tremavano ed era evidente che fosse il felino con la criniera ad avere più paura. Il leone disse:-io sarò l’unico animale che attraverserà la foresta senza paura, il puma ribatté:-No! Sarò io! Ad un tratto si sentirono dei rumori sospetti che spaventarono a tal punto il leone da farlo scappare via. Il puma allora esclamò:-Quelli che a parole si fingono i più forti alla fine si rivelano i più codardi. Le apparenze ingannano.
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IL CANE SENZA FIUTO | Milena Erra
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In una città lontana c’era un cane che era sempre triste perché era nato senza fiuto. Camminava, camminava ma non riusciva a trovare la sua casa, piangeva sempre. Un giorno però Dio dal Cielo gli mandò il fiuto! Così trovò la sua casa ma continuava sempre ad essere triste perché si sentiva solo. Quel giorno, invece, quando entrò vide tutti i suoi amici, che gli facevano una grande festa e lui ne fu molto felice. Venne accontentato dall’Alto anche questa volta. Insieme festeggiarono con una torta e altri dolciumi. Il cane ringraziò tutti per l’accoglienza e la compagnia ma fu grato soprattutto a Dio! Morale: quando sei triste, ricorda che ci sarà sempre qualcuno pronto a farti sorridere e ringrazia sempre per ciò che hai.
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IL BOSCAIOLO E I CONIGLI| Marco Greco
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na volta in mezzo ad una montagna viveva un boscaiolo di nome Luca. Era molto intelligente ma parlava in dialetto cosÏ lo prendevano in giro e lo insultavano, anche per il suo modo di vivere solitario. Luca si era prefisso uno scopo, ovvero quello di salvare tutti i conigli che venivano uccisi dai suoi compaesani che possedevano degli allevamenti intensivi. Costoro facevano crescere i conigli tutti ammassati in gabbie strette e sporche e davano loro da mangiare solo alimenti trattati e vitamine per farli aumentare di peso in breve tempo. CosÏ, poi, da poterli portar al macello in breve tempo. Il boscaiolo si fece aiutare nell’impresa da alcuni amici che, travestiti da fattorino, entrarono di nascosto negli allevamenti ed aprirono tutte le gabbie. In breve tempo, tutti gli animaletti iniziarono a fuggire e molti si nascosero nei boschi sotto la tutela del boscaiolo buono.
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LA TARTARUGA STANCA | Manuela Guerrasio
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Un giorno una volpe vecchia e stanca si sedette sotto un albero di cilegio a chiedere aiuto. Una tartaruga passò davanti ai suoi occhi e le disse: - “Cara volpe, non fingere di essere vecchia e stanca, perché la tua astuzia non mi inganna!” La povera volpe disse: -“Io non fingo, sono stanca ed affannata!” Poi arrivò uno scoiattolo che cercò subito di aiutarla, ma la tartaruga gli disse: -“ Non crederle sta fingendo!” Ma lo scoiattolo, temerario, non le diede retta e prestò il suo aiuto alla volpe. Pochi giorni dopo la tartaruga stessa, più stanca del solito, si mise a riposare all’ombra dell’albero. Davanti le passò la volpe che disse: - “Non so se crederti o meno, ma io lo stesso ti aiuterò!” La tartaruga allora disse alla volpe: -“Perdonami, se non ti ho creduto!” La volpe però con un balzo la mangiò La favola insegna che “fidarsi è bene, non fidarsi è meglio!”
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IL LEONE SENZA DENTI| Gheorghe
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Madalin Mirut
era una volta un leone di nome Leo che aveva dei denti bellissimi. In un giorno di afa, lui aveva molta fame, sete ed era stanco. Andò a trovare del cibo, nonostante la stanchezza; mentre camminava trovò degli animali che stavano mangiando e chiese loro se poteva avere un po’ del loro pasto. Lo cacciarono, però, via. Leo se ne andò triste e sempre più affamato. Piangeva perché l’appetito aumentava e tutti gli animali avevano paura di lui e della sua nomea di cattivo. Loro, però, non sapevano che a Leo, non molto tempo addietro, erano caduti tutti i denti. Un giorno infatti, addentando un boccone, aveva per sbaglio inghiottito pure un sasso e così era rimasto senza denti. Ora non sapeva come procurarsi del cibo ma nessuno si fidava di lui e lui adesso, in passato, era stato diffidente!
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LA BUONA SORTE | Francesca Moriniello
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era una volta un cane molto ricco e ben accudito e si chiamava Fiocco. Era un cane da mostra con un pelo lucidissimo e con degli occhi chiari e dolci. Un giorno uscì fuori per la sua solita passeggiata e, come faceva spesso, si vantava con gli altri cani che incontrava. Incrociò un cane randagio e iniziò a prenderlo in giro, mostrandogli il suo bel collare, il suo bel pelo ed i suoi bei occhi. A breve tempo il cane randagio fu adottato dal vicino ed ebbe il nome di Bobby. Dopo un anno i padroni di Fiocco partirono per un lungo viaggio e non potendo portare con sé il cane l’abbandonarono, anche perché stava diventando vecchio e non era più adatto per le mostre canine. Bobby, guardando che brutta sorte era capitata a Fiocco, non lo derise anzi ogni giorno gli portava una parte del suo pasto. Fiocco gli chiese il motivo della sua generosità e Bobby gli rispose: -“sono grato alla sorte di aver trovato una casa e per questo la condivido con te”. Morale: Bisogna apprezzare ciò che si ha!
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LA VOLPE E IL LUPO INGORDO | Antonpio Musto
C’
era una volta un lupo che aveva fame ma non trovava niente da mangiare. Girava e rigirava nel bosco ma invano. Ad un tratto vide una volpe e l’avrebbe voluta come pasto, ma di là passò anche un leone che decise, a sua volta, di mangiare il lupo. Il felino preparò una trappola per il lupo: in un fosso mise un pezzo di carne. Nel frattempo la volpe scorse delle bacche e le mangiò fino a riempirsi la pancia a dismisura. Era troppo piena da non potersi spostare. Allora il lupo pensò di approfittarne, ma ingordo sentì l’odore della carne e si avvicinò alla trappola del leone … cascandoci dentro! Il leone mangiò il lupo e la volpe fu salva. La morale dice che: chi è ingordo resta vittima della sua stessa ingordigia.
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IL VITELLINO DISPETTOSO | Federica Palermo
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era una volta in una fattoria una mucca che ogni mattina veniva munta dal contadino. Il vitellino era geloso, ma la mamma gli disse che ce n' era in abbondanza per tutti ed era un peccato che i figli del contadino non potessero bere il latte. Il vitellino non ascoltò ed una mattina, dopo che il contadino ebbe finito di mungere, fece cadere di proposito il secchio. Allora la mamma si arrabbiò e gli proibì di bere il latte fino alla mattina seguente. Il vitellino pensava che fosse uno scherzo. Arrivata l'ora di cena, la mamma non gli diede il latte e il vitellino scoppiò a piangere. Da quel momento in poi non si lamentò più e la mamma gli diede sempre da mangiare. “Inutile piangere sul latte versato”
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LA GIRAFFA E IL VERME | Katiza Puljizevic
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n giorno una giraffa, mentre mangiava delle foglie, vide un piccolo verme su una di esse e gli chiese: -“Cosa ci fai qui, piccolo?” Egli rispose: -“Voglio mangiare per arrivare in alto.” La giraffa continuò: - “Come ci potrai mai riuscire? Tu così piccolino andare in alto? Io sono nata con il collo lungo, per questo arrivo in alto, mentre tu sei solo un animaletto con il corpo grasso.” -“Mmm…maa io non voglio avere il collo lungo!”- rispose il verme - “ le mie aspettative sono di volare nel cielo.” La giraffa scoppiò a ridere e se ne andò. Qualche settimana dopo la giraffa era di nuovo lì a mangiare e all’improvviso senti’ la voce dello stesso insetto che la chiamava: “Ciao, cara!” La giraffa si voltò a cercarlo tra le foglie ma non lo vedeva. -“Sono quassù” – le rispose l’ animaletto. La giraffa allora alzò gli occhi in alto e vide una splendida farfalla che volava leggiadra. L’ insetto continuò: -“Mi avevi preso in giro per il mio aspetto fisico ma ora arrivo più in alto di te e sono più colorata, quindi cara giraffa non giudicare mai dalle apparenze.” Con queste parole volò via lasciando la giraffa a bocca aperta.
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LA FARFALLA E IL RAGNO | Katiza Puljizevic
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erano una volta in un bosco una farfalla ed un ragno. Un giorno in cui il vento soffiava molto forte, la farfalla non riusciva a volare ed il vento la trascinò in una grotta fredda e buia e cadde nella ragnatela di un ragno. La farfalla, intrappolata, scongiurò il ragno di non ucciderla e di liberarla e gli disse che prima o poi avrebbe avuto bisogno di lei. Il ragno pensò che ciò non sarebbe mai potuto accadere, ma ne ebbe compassione e la liberò. Alcuni giorni dopo il ragno uscì dalla grotta per fare una passeggiata, ma senza accorgersene cadde in una buca. In quel momento passava di là la farfalla che si accorse dell’incidente e riconobbe l’amico ragno, si ricordò del gesto ricevuto in precedenza, quindi si sentì in dovere di aiutarlo. La farfalla mosse le sue grandi e belle ali il più velocemente possibile e volò a salvare il ragno. Lo recuperò e lo riportò alla sua ragnatela. Da quel giorno la farfalla ed il ragno furono amici per sempre. Questa favola ci fa capire che l’amicizia è un dono prezioso da coltivare e custodire, infatti chi trova un amico trova un tesoro.
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IL CONIGLIO PIGROTTO | Ludovica Maria Talarico
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era una volta un coniglio bianco, dalle orecchie rosa e sempre molto assonnato di nome Pigrotto. Come suo solito una sera, non appena il sole tramontò, si appoggiò sul suo letto e si addormentò profondamente. Quella notte però accadde qualcosa di magico. Il suo lettino iniziò a volare nel cielo blu. Lui non si era accorto che stava volando. Solo a causa del vento ad un tratto si svegliò con spavento e vide una forte luce: era la Luna. Decise allora di atterrarci sopra e così fece ma aveva ancora troppo sonno che si riaddormentò. Per lungo tempo rimase dormendo sulla Luna anche perché non sapeva come ritornare sulla Terra. Infine capì di poterci tornare solo attraverso i sogni dei bambini. Nei sogni Pigrotto era l’eroe di ogni bambino, giocava con loro e li rendeva felici e sconfiggeva tutti i mostri cattivi che incontravano. Quando dopo molto tempo sentì la nostalgia della madre, decise di ritornare sulla Terra, afferrò a volo il sogno di un bambino del suo paese e ritornò a casa. Da quel giorno Pigrotto continuò ad essere il coniglio assonnato di sempre ma con un’attrazione particolare per la Luna.
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L’ELEFANTE COLORATO E LA SCIMMIA | Savin Trabucco
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n uno zoo dell'Africa c'era un elefante colorato. Nessuno conosceva il suo segreto, ovvero che si era dipinto con dei colori il corpo, per attirare l'attenzione dei visitatori. Infatti divenne l'attrazione dello zoo. Dopo alcuni mesi, arrivò allo zoo una scimmia che non era contenta di questa situazione, anche lei faceva del tutto per attirare l'attenzione, ma non ci riusciva. Quindi la scimmia s'inventò, un numero di acrobazie ma niente da fare, l’elefante era l’attrazione maggiore. Disperata la scimmietta iniziò ad insultare l'elefante, che per dispetto la bagnò spruzzandole dell’acqua con la proboscide, allora la scimmia per vendicarsi gli lanciò un secchio d'acqua. Il pachiderma, bagnandosi, perse i colori e da quel giorno non fu più l'attrazione dello zoo. La morale ci insegna che bisogna essere sempre se stessi se si vuole essere accettati dagli altri.
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FIABE
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I DUE ALBERI | Gennaro Basile
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el bel mezzo del bosco vivevano due alberi. Erano molto amici. Giocavano a inventare barzellette e storielle divertenti, per passare il tempo. Un giorno, però, un boscaiolo decise di rompere l’armonia tra i due. Infatti, borbottando tra sé e sé diceva: -“Sarete ottima legna per il mio camino!”. Udite queste parole, i due alberelli, preoccupati per il loro destino, decisero di chiedere aiuto agli abitanti del bosco. Quando una mattina l’uomo, prese dalla macchina gli arnesi per procedere al triste gesto, gli si appoggiò sulla spalla un uccellino canterino che cominciò a sussurrargli: -“Se l’ascia gli infilzerai, lunga vita non avrai!”. Il boscaiolo fece finta di non sentire e, mentre stava alzando l’ascia per abbattere i due alberi, arrivò uno stambecco dalle lunghe corna, che scaraventò a terra il boscaiolo. Egli però non si arrese, prese il motosega ma, quando si stava avvicinando ai due alberi, giunse uno scoiattolo che gli morse il naso. Proprio in quel momento si rese conto che la natura era contro di lui perché passava di paese in paese a tagliare alberi. Da quel giorno in poi non tagliò più alberi, invece, fece l’esatto opposto: piantò sempre più alberi.
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SCUOLA ARCOBALENO | Rosanna Brindesi
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era una volta in un paese lontano una scuola di nome Arcobaleno. La scuola era tutta colorata e con delle vetrate dipinte a mano da ex alunni. Un giorno, mentre i bambini facevano lezione, arrivò una strega che rubò tutti i colori dei bambini e li lasciò in aula tutta grigia e cupa. Un minuto dopo arrivò un mago e chiese cosa fosse successo; i bambini, un po’ scossi e tristi, gli raccontarono tutto e il mago decise di far visita alla strega per riprenderci ciò che aveva sottratto ai poveri bambini. I due decisero di scendere in campo e di sfidarsi con delle pozioni magiche. Il più bravo avrebbe vinto la sfida. Alla fine della gara vinse, sfortunatamente, la strega. I bambini si avvicinarono piangendo a lei con la speranza che potesse restituire loro i colori. Fu implorata ma la strega non cedette. Il giorno dopo, però, pensando agli occhi dei bambini pieni di lacrime, se ne pentì e dispiaciuta andò alla scuola dei bambini per farsi perdonare e restituire tutti i colori. I bambini non erano molto felici di rivederla e soltanto dopo averla ascoltata capirono che era davvero pentita. Restituì tutto quello che aveva rubato e promise di donare loro tanti nuovi colori e giochi.Da quel giorno in poi, la strega diventò molto brava con i bambini, al punto da essere assunta dalla direttrice per dar loro lezioni di chimica.
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LA STOFFA DI VALENTINA | Anna Citro
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era una volta, in un paese vicino Parigi, una famiglia di Conti che non riuscivano ad avere bambini. Un giorno la contessa Sofia si rivolse ad una vecchia che abitava in cima ad una montagna. Le chiese dei suggerimenti su come far nascere un figlio. La vecchia andò a raccogliere nel suo giardino una misteriosa erba e disse a Sofia che doveva metterla a macerare per 10 giorni, dopodiché doveva strizzarla bene e successivamente la doveva far essiccare per 5 giorni e 5 notti. Dopo tale procedimento ne avrebbe dovuto ricavare un infuso. Le chiese anche un fuso con cui tessere una stoffa magica, con cui doveva, poi, creare un vestito da indossare il giorno in cui avrebbe voluto far nascere un figlio. Però, la vecchia, in cambio di tale suggerimento, pretese che il suo primo figlio vivesse con lei sulla montagna. Così fu: nacque il primo figlio maschio che fu consegnato alla vecchia. In seguito, Sofia ebbe altri tre figli, ma non si dava pace in quanto il suo pensiero era rivolto sempre al primo bambino che aveva dato alla vecchia. Dopo parecchio tempo il Conte morì e la famiglia divenne povera.
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Mentre Valentina, la sua seconda figlia, stava sistemando la soffitta trovò, in un baule, un vestito stupendo e chiese alla madre chi glielo avesse dato. La madre le raccontò tutto quello che era accaduto compreso l’esistenza di un altro suo fratello. Valentina lo andò a cercare, ma quando arrivò a casa della vecchia, c'era solo lei e non le volle dire dove si trovava il fratello. Percorrendo la strada di ritorno incontrò un lebbroso e Valentina volle aiutarlo; strappò parte del vestito e gli fasciò le braccia. Nel momento in cui la stoffa toccò le braccia malate, il lebbroso guarì e raccontò a Valentina che lui era il figlio della vecchia. A questo punto Valentina, contenta, scoprì che quel ragazzo era suo fratello. Gli raccontò tutta la verità e decise di portarlo dalla madre che nel frattempo si era ammalata e stava per morire. In quel momento arrivò Valentina che le disse di aver trovato il fratello. I due si riabbracciarono e la mamma sospirando disse: "adesso posso anche morire’’, ma Valentina non si arrese e prese il suo ultimo pezzo di stoffa: lo appoggiò sulla fronte della madre che immediatamente guarì e vissero tutti felici e contenti.
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LACRIME DI LAVANDA | Katiza Puljizevic
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anto tempo fa, un cavaliere lasciò il suo castello per andare in cerca di fortuna. Dopo aver tanto galoppato si fermò in un prato, dove c’era un laghetto e lì vi era una cigno bianco. Il bellissimo uccello, stupito, chiese al cavaliere: -“Dove vai cavaliere solitario?” Lui rispose: -“Cerco la strada per raggiungere la felicità.” Il cigno disse: -“Mi raccomando prendi i sentieri più difficili perché se sceglierai quelli facili incontrerai grandi ostacoli sulla tua strada.” Gli raccontò che in realtà ella era la principessa del regno di Lavanda, e che era stata trasformata in cigno dal più malvagio di maghi, perché era stato cacciato dal suo regno in quanto sorpreso ad avvelenare il re, cioè suo padre. Lui per vendicarsi aveva compiuto quest’incantesimo. Il cavaliere rimase senza parole ma il cigno gli volle fare un regalo e gli disse: -“Ti dono questa boccetta che contiene le lacrime di Lavanda, sono magiche, ma devi berle solo in caso di necessità.” Il cavaliere si congedò da lei e si incamminò per la sua strada. Arrivò ad un bivio, da un lato c’era una stradina in salita bloccata da un masso, dall’altra una spianata ornata di fiori e pensò a quello che aveva detto la principessa, cioè di prendere i sentieri
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più tortuosi e tra se si ripeté: -“Perché mai dovrei fare tanta fatica quando posso evitarla?” Quindi prese il sentiero più facile, però a pochi metri gli apparve il mago cattivo che gli sbarrò la strada. Il malvagio mago infatti si nascondeva nel bosco per impedire a qualsiasi giovane di liberare la principessa dal suo incantesimo. Il mago, come aveva già fatto con altri giovani che non erano più ritornati, propose al cavaliere tre prove da superare per poter proseguire sul suo cammino e ricevere un premio. La prima consisteva nello scalare una alta montagna, la seconda sconfiggere un drago e la terza buttarsi da una cascata. Se fosse sopravvissuto avrebbe avuto in dono un baule pieno di diamanti e pietre preziose ed anche il mago, superato queste prove, sarebbe svanito sciogliendo l’incantesimo della principessa. Il cavaliere iniziò la prima prova, scalò con facilità la montagna e come seconda uccise il drago con la sua spada, ma al momento di affrontare la terza prova, cioè quella di gettarsi dalla cascata si bloccò, perché non sapeva nuotare. A quel punto aprì la boccetta donatagli dalla principessa, ne bevve il contenuto e si lanciò. Invece di precipitare iniziò a volare raggiungendo il fondo do però il mago sconfitto che si disperdeva ed il volatile che si trasformava in una bellissima fanciulla.
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Il cavaliere fu colpito dalla sua bellezza e capĂŹ quindi che, oltre ad essersi arricchito, aveva trovato finalmente la felicitĂ . Visse con la dolce principessa per tutta la vita.
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UN BAMBINO MALATO DI GATTITE | Giuseppe Alex Russo
C’
era un bambino che era malato di gattite, cioè che era per metà bimbo e per metà gatto. Aveva compiuto 7 anni e quando si vestiva con un pantalone aveva un foro da cui passava la coda; la mamma l’aveva portato da tutti i dottori ma nessuno sapeva spiegare come aveva avuto questa malattia. Un giorno, un dottore disse alla mamma che c’era un solo un modo per guarirlo: di operalo alle gambe, o meglio dovremmo dire alle zampe! La mamma chiese ad altri dottori il loro parere e costoro le diedero la stessa risposta. La mamma allora domandò al figlio se si sarebbe voluto operare e lui le rispose: -“ma a te vado bene così o vuoi che io sia come gli altri?” La madre rispose: - “ti voglio bene così come sei, se a te piace !”
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STELLA CAPRICCIOSA | Ludovica Maria Talarico
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tella era capricciosa, non voleva mangiare le arance. Il papà aveva provato in tutti i modi a convincerla ma non ci era riuscito. A Stella piaceva mangiare solo i dolciumi. Un giorno Stella ebbe una brutta sorpresa: non c’erano più né merendine, né cioccolata nella dispensa perché la mamma le aveva nascoste affinché lei non le potesse trovare. Decise di andarsene di casa perché non ce la faceva proprio a far a meno degli zuccheri. Ad un certo punto i genitori si accorsero della sua scomparsa ed iniziarono a cercarla. Stella dopo alcune ore, non sapendo proprio dove andare, decise di fare rientro a casa. Mentre era sulla strada del ritorno si accorse di una bambina ladruncola, che si era infilata nel suo giardino per rubare le meravigliose arance lì presenti. Ogni giorno ne rubava un po’ e le mangiava: Stella si accorse di quanto stava diventando bella e di come crescesse a vista d’occhio questa bambina e si rese, anche, conto che ciò accadeva proprio grazie alle arance sottratte dal giardino. Da quel momento decise di imitarla. Evitò le patatine ed i dolciumi che le facevano solo del male ed iniziò a mangiare invece più frutta e verdura.
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INDICE
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Un bambino malato di gattite ed altre storie
FAVOLE
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R. Brindesi | CITTA’ COCCODE’
pag.
08
A. Citro | IL POLPO TRISTE
pag.
10
R. Correale | IL FALCO E LA LEPRE
pag.
12
S. De Carluccio | IL LEONE E IL PUMA
pag.
14
M. Erra | IL CANE SENZA FIUTO
pag.
16
M. Greco | IL BOSCAIOLO E I CONIGLI
pag.
18
M. Guerrasio | LA TARTARUGA STANCA
pag.
20
G. M. Mirut | IL LEONE SENZA DENTI
pag.
22
F. Moriniello | LA BUONA SORTE
pag.
24
A. Musto | LA VOLPE E IL LUPO INGORDO
pag.
28
F. Palermo | IL VITELLINO DISPETTOSO
pag.
30
K. Puljizevic | LA GIRAFFA E IL VERME
pag.
32
K. Puljizevic | LA FARFALLA E IL RAGNO
pag.
32
L. Talarico | IL CONIGLIO PIGROTTO
pag.
34
S. TRABUCCO | L’ELEFANTE COLORATO E LA SCIMMIA
pag.
37
Un bambino malato di gattite ed altre storie
FIABE G. Basile | I DUE ALBERI
pag.
40
R. BRINDESI | SCUOLA ARCOBALENO
pag.
42
A. Citro | LA STOFFA DI VALENTINA
pag.
44
K. Puljizevic | LACRIME DI LAVANDA
pag.
47
G.A. Russo | UN BAMBINO MALATO DI GATTITE
pag.
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L.M. Talarico | STELLA CAPRICCIOSA
pag.
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Ascoltate da piccolissimi, scritte e illustrate tra i banchi di scuola, le favole e fiabe di questi piccoli narratori spiegano a loro stessi e a noi adulti che la vita è un percorso ad ostacoli che bisogna affrontare con coraggio ed intelligenza. Seguendo ed identificandosi nei protagonisti di “Un bambino malato di gattite ed altre storie” hanno imparato a distinguere “il giusto” dallo “sbagliato” e familiarizzato con alcune componenti oscure del nostro mondo interiore. Lasciamoci trasportare in questa dimensione fantastica popolata di animali parlanti e pincipesse, dalle frasi e dai segni colorati ed espressivi di questi brevi racconti che hanno contribuito a liberare la fantasia, le emozioni e la creatività dei loro giovani autori. Paola DE MARTINO e Donatello AMABILE _ docenti
illustrazione di Emanuele DELLA ROCCA