Bollettino Diocesano Aprile-Giugno 2016

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BOLLETTINO DIOCESANO

l´Odegitria

Atti ufficiali e attività pastorali dell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto


BOLLETTINO DIOCESANO

l´Odegitria Atti ufficiali e attività pastorali dell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto Registrazione Tribunale di Bari n. 1272 del 26/03/1996 ANNO XCII - N. 2 - Aprile - Maggio - Giugno 2016 Redazione e amministrazione: Curia Arcivescovile Bari-Bitonto P.zza Odegitria - 70122 Bari - Tel. 080/5288211 - Fax 080/5244450 www.arcidiocesibaribitonto.it - e.mail: curia@odegitria.bari.it Direttore responsabile: Giuseppe Sferra Direttore: Gabriella Roncali Redazione: Beppe Di Cagno, Luigi Di Nardi, Angelo Latrofa, Paola Loria, Franco Mastrandrea, Bernardino Simone, Francesco Sportelli Gestione editoriale e stampa: Ecumenica Editrice scrl - 70123 Bari - Tel. 080.5797843 - Fax 080.2170009 www.ecumenicaeditrice.it - info@ecumenicaeditrice.it


D OCUMENTI

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C HIESA USNIVERSALE OMMARIO

Lettera del Santo Padre Francesco a S.E. Mons. Francesco Cacucci in occasione del suo giubileo sacerdotale

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La celebrazione dell’evento nella Cattedrale di Bari

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DOCUMENTI DELLA CHIESA UNIVERSALE MAGISTERO PONTIFICIO Dichiarazione congiunta di Sua Santità Bartolomeo I, Patriarca Ecumenico di Costantinopoli, di Sua Beatitudine Ieronymus, Arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia e del Santo Padre Francesco nel Campo profughi di Moria (Lesbo, 16 aprile 2016)

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Discorso alla Conferenza Episcopale Italiana in apertura della 69ª Assemblea generale della CEI

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Lettera apostolica in forma di Motu Proprio Come una madre amorevole

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DOCUMENTI DELLA SANTA SEDE Congregazione per il Culto divino e la disciplina dei sacramenti Elevazione della celebrazione di santa Maria Maddalena al grado di festa: “Apostolorum Apostola”

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DOCUMENTI DELLA CHIESA ITALIANA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA 69ª Assemblea generale Comunicato finale dei lavori (Roma, 16-19 maggio 2016)

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DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO CURIA METROPOLITANA Cancelleria Sacre ordinazioni e decreti

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Settore Evangelizzazione. Ufficio missionario-Servizio di Pastorale giovanile Missionari martiri. Digiuno e preghiera

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Settore Evangelizzazione. Ufficio missionario Il Concorso missionario “don Franco Ricci” - XV edizione 2016

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Settore Laicato. Consulta diocesana delle Aggregazioni laicali L’Assemblea della Consulta delle aggregazioni laicali per l’elezione del Segretario generale, del Comitato dei Presidenti, del Tesoriere

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CONSIGLI DIOCESANI Consiglio Pastorale Diocesano Verbale della riunione del 2016 (allegato: relazione del prof. Giuseppe Micunco, Il V Convegno Ecclesiale di Firenze: un’esperienza di autentica ‘sinodalità’)

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TRIBUNALE ECCLESIASTICO REGIONALE PUGLIESE Associazione Canonistica Italiana-Arcisodalizio della Curia Recezione e applicazione del MIDI nella Regione Ecclesiastica Pugliese: relazione del vicario giudiziale sac. Pasquale Larocca (Roma, Palazzo della Cancelleria, 12 maggio 2016)

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PUBBLICAZIONI “La Chiesa barese e la Prima Guerra Mondiale” a cura di Salvatore Palese

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DIARIO DELL’ARCIVESCOVO Aprile 2016 Maggio 2016 Giugno 2016

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GIUBILEO SACERDOTALE DELL’ARCIVESCOVO Lettera del Santo Padre Francesco a S.E. Mons. Francesco Cacucci in occasione del suo Giubileo sacerdotale

Al Venerabile Fratello Francesco Cacucci Arcivescovo Metropolita di Bari-Bitonto

Venerabile Fratello, ti manifestiamo riconoscenza con le nostre preghiere e con sentimenti di stima, mentre ti prepari a celebrare il giubileo d’oro del tuo sacerdozio, che celebrerai assieme ai fedeli affidati alla tua cura pastorale il giorno 29 del prossimo mese di giugno, in coincidenza con la solennità dei santi Apostoli Pietro e Paolo. Data questa favorevole occasione, intendiamo rivolgerti anche un caloroso ringraziamento proprio attraverso questa lettera che intende far rivivere il tuo accorato zelo esercitato nelle varie diocesi. Mentre in gioventù preparavi il tuo cuore e la mente a esercitare l’ufficio sacerdotale diligentemente, hai completato gli studi presso il Seminario minore dell’Arcidiocesi, il Pontificio Seminario Regionale di Molfetta e presso la Pontificia Facoltà Teologica “San Luigi” di Posillipo. Ordinato sacerdote nel ricordato giorno (29 giugno) dell’anno 1966, con costanza hai portato a termine gli studi conseguendo le lauree di Teologia a Roma e di Scienze Politiche a Bari. In alcune parrocchie della tua Arcidiocesi hai espletato correttamente varie mansioni pastorali, (hai esercitato) il ruolo di docente nel Seminario minore, nei Licei di Stato, nell’Istituto Superiore di Teologia per Laici e presso la Facoltà di Teologia Ecumenica di Bari.

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È nota la tua infaticabile opera che hai espletato nel Consiglio presbiterale, nel Collegio dei Consultori e nell’Azione Cattolica. Il 16 aprile dell’Anno 1987 San Giovanni Paolo II ti elevò alla pienezza del sacerdozio; conferendoti il titolo di vescovo di Castel Mediano ti nominò Vescovo Ausiliare della tua comunità ecclesiale di Bari-Bitonto. Lo stesso Pontefice, dopo sei anni, ti promosse Arcivescovo presso la sede di Otranto e successivamente nell’anno 1999 ti nominò Arcivescovo Metropolita di Bari-Bitonto. Guidando i fedeli affidati alla tua cura pastorale attraverso i sentieri del Vangelo, hai dimostrato zelo apostolico, esempio di vita quotidiana e di fedeltà al Magistero della Chiesa. Hai affrontato con serenità d’animo le questioni sociali, offrendo in vario modo aiuto a tutti, particolarmente ai poveri e ai bisognosi. Hai dimostrato anche doti di amministratore e affabilità nel promuovere la corresponsabilità con i sacerdoti e i laici. Vogliamo ricordare l’impegno nella Congregazione degli Istituti di Vita Consacrata e delle Società di Vita Apostolica, ma anche nella Conferenza Episcopale Pugliese e, infine, le varie iniziative ispirate ai principi del Concilio Ecumenico Vaticano II.

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Pertanto invochiamo su di te i doni divini, consapevoli della precedente intensa attività apostolica e allo stesso modo implorando una ricchissima ricompensa per i tuoi meriti. Volentieri ti ricorderemo in quel felice giorno in cui celebrerai gioiosamente il giubileo del tuo sacerdozio insieme a tutte le persone care. Infine, impartiamo con affetto innanzitutto su di te l’Apostolica Benedizione, che vorrai estendere al clero e ai laici del tuo gregge, mentre chiediamo a voi tutti preghiere, affinché possa adempiere diligentemente e sapientemente il delicato ministero petrino. Città del Vaticano, 25 maggio 2016, quarto anno del nostro Pontificato Francesco


GIUBILEO SACERDOTALE DELL’ARCIVESCOVO

La celebrazione dell’evento nella Cattedrale di Bari

La Comunità diocesana si è riunita con gioia attorno al suo Arcivescovo, mons. Francesco Cacucci, in rendimento di grazie e di lode al Signore per il suo Giubileo sacerdotale. Lo stesso Arcivescovo ha desiderato ricordare il suo cinquantesimo anniversario di ordinazione presbiterale, avvenuta nella stessa Cattedrale di Bari il 29 giugno del 1966, con una celebrazione eucaristica festeggiando insieme ai presbiteri diocesani e religiosi che durante quest’anno, anche se in giorni diversi, hanno celebrato lo stesso lieto evento. Per questa circostanza, martedì 28 giugno, nella Cattedrale di Bari alle ore 20.30, si è tenuto un Concerto “Messa in do minore di Mozart”, eseguito dall’Orchestra Sinfonica della Città Metropolitana di Bari, molto apprezzato dai tantissimi partecipanti che hanno gremito la Cattedrale. Mercoledì 29 giugno, nella solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, nella Cattedrale di Bari, alle ore 19.00, S.Ecc. Mons. Francesco Cacucci ha presieduto una solenne concelebrazione eucaristica, volendo vicini a sé tra i concelebranti quei presbiteri che come lui ricordano nell’anno il loro Giubileo sacerdotale: mons. Domenico Ciavarella, Vicario generale; don Rodolfo Maria Bonsegna, residente presso la Casa del Clero (Bari); don Vincenzo Cozzella, parroco “San Silvestro Papa” (Bitonto); don Michele Lacetera, direttore “Comunità Nazareth” (Bitonto); don Francesco Vitucci, parroco “Santa Maria di Monteverde” (Grumo Appula); papas Antonio Magnocavallo, parroco “San Giovanni Crisostomo” (Bari); p. Domenico Dabrescia, R.C.J., rettore del Santuario “Madonna della Grotta” (Modugno); p. Cecilio Lomoro O.F.M.

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Cap., presso Santuario “Santa Fara” (Bari); don Mario Natalini F.d.D., parroco “Sacro Cuore” (Gioia del Colle), p. Francesco Sollazzo, O.F.M. Cap. All’inizio della celebrazione, oltre a questi sacerdoti, mons. Cacucci ha ricordato anche don Fedele Sforza, ordinato insieme a lui e che ora celebra il suo giubileo partecipe della liturgia del cielo.

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Alla concelebrazione hanno preso parte anche i vescovi: mons. Rocco Talucci, arcivescovo emerito di Brindisi-Ostuni; mons. Domenico Padovano, vescovo emerito di Conversano-Monopoli; mons. Vito Angiuli, vescovo di Ugento-Santa Maria di Leuca, e mons. Francesco Savino, vescovo di Cassano all’Jonio, insieme a tantissimi presbiteri, diaconi, religiosi, religiose, famiglie e fedeli laici dell’arcidiocesi. La celebrazione è stata seguita da numerosi altri fedeli da casa tramite il collegamento streaming attraverso il sito web della diocesi. All’inizio dell’eucaristia, don Vittorio Borracci, vicario episcopale per i presbiteri, ha rivolto a nome di tutti un indirizzo di augurio, riassunto in tre parole significative: “stupore, grazie, speranza”. Tutta la Comunità diocesana si è unita nella preghiera di ringraziamento per il dono del sacerdozio e in particolare per il suo vescovo Francesco affinché, configurato a Cristo Buon Pastore mediante l’ordinazione presbiterale e reso partecipe della pienezza del suo sacerdozio attraverso il ministero epi-


GIUBILEO SACERDOTALE DELL’ARCIVESCOVO scopale, sia costantemente guidato dall’ascolto attento della voce dello Spirito Santo e sappia sempre, con rinnovato entusiasmo, prenderci tutti per mano e introdurci nel Mistero creduto, celebrato e vissuto. sac. Mario Castellano Direttore Ufficio liturgico diocesano

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C HIESA U NIVERSALE

MAGISTERO PONTIFICIO Dichiarazione congiunta di Sua Santità Bartolomeo I, Patriarca Ecumenico di Costantinopoli, di Sua Beatitudine Ieronymus, Arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia e del Santo Padre Francesco

Noi, Papa Francesco, Patriarca Ecumenico Bartolomeo e Arcivescovo di Atene e di Tutta la Grecia Ieronymos, ci siamo incontrati sull’isola greca di Lesbo per manifestare la nostra profonda preoccupazione per la tragica situazione dei numerosi rifugiati, migranti e individui in cerca di asilo, che sono giunti in Europa fuggendo da situazioni di conflitto e, in molti casi, da minacce quotidiane alla loro sopravvivenza. L’opinione mondiale non può ignorare la colossale crisi umanitaria, che ha avuto origine a causa della diffusione della violenza e del conflitto armato, della persecuzione e del dislocamento di minoranze religiose ed etniche, e dallo sradicamento di famiglie dalle proprie case, in violazione della dignità umana, dei diritti e delle libertà fondamentali dell’uomo. La tragedia della migrazione e del dislocamento forzati si ripercuote su milioni di persone ed è fondamentalmente una crisi di umanità, che richiede una risposta di solidarietà, compassione, generosità e un immediato ed effettivo impegno di risorse. Da Lesbo facciamo appello alla comunità internazionale perché risponda con coraggio, affrontando questa enorme crisi umanitaria e le cause ad essa soggiacenti, mediante iniziative diplomatiche, politiche e caritative e attraverso sforzi congiunti, sia in Medio Oriente sia in Europa.

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Come capi delle nostre rispettive Chiese, siamo uniti nel desiderio della pace e nella sollecitudine per promuovere la risoluzione dei conflitti attraverso il dialogo e la riconciliazione. Mentre riconosciamo gli sforzi già compiuti per fornire aiuto e assistenza ai rifugiati, ai migranti e a quanti cercano asilo, ci appelliamo a tutti i responsabili politici affinché sia impiegato ogni mezzo per assicurare che gli individui e le comunità, compresi i cristiani, possano rimanere nelle loro terre natie e godano del diritto fondamentale di vivere in pace e sicurezza. Sono urgentemente necessari un più ampio consenso internazionale e un programma di assistenza per affermare lo stato di diritto, difendere i diritti umani fondamentali in questa situazione divenuta insostenibile, proteggere le minoranze, combattere il traffico e il contrabbando di esseri umani, eliminare le rotte di viaggio pericolose che attraversano l’Egeo e tutto il Mediterraneo, e provvedere procedure sicure di reinsediamento. In questo modo si potrà essere in grado di assistere quei Paesi direttamente impegnati nell’andare incontro alle necessità di così tanti nostri fratelli e sorelle che soffrono. In particolare, esprimiamo la nostra solidarietà al popolo greco che, nonostante le proprie difficoltà economiche, ha risposto con generosità a questa crisi. Insieme imploriamo solennemente la fine della guerra e della violenza in Medio Oriente, una pace giusta e duratura e un ritorno onorevole per coloro che sono stati costretti ad abbandonare le loro case. Chiediamo alle comunità religiose di aumentare gli sforzi per accogliere, assistere e proteggere i rifugiati di tutte le fedi e affinché i servizi di soccorso, religiosi e civili, operino per coordinare le loro iniziative. Esortiamo tutti i Paesi, finché perdura la situazione di precarietà, a estendere l’asilo temporaneo, a concedere lo status di rifugiato a quanti ne sono idonei, ad ampliare gli sforzi per portare soccorso e ad adoperarsi insieme a tutti gli uomini e le donne di buona volontà per una fine sollecita dei conflitti in corso. L’Europa oggi si trova di fronte a una delle più serie crisi umanitarie dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Per affrontare questa grave sfida, facciamo appello a tutti i discepoli di Cristo, perché si ricordino delle parole del Signore, sulle quali un giorno saremo giudicati: «Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi. […] In


MAGISTERO PONTIFICIO verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (Mt 25,35-36.40). Da parte nostra, in obbedienza alla volontà di nostro Signore Gesù Cristo, decidiamo con fermezza e in modo accorato di intensificare i nostri sforzi per promuovere la piena unità di tutti i cristiani. Riaffermiamo con convinzione che «riconciliazione [per i cristiani] significa promuovere la giustizia sociale all’interno di un popolo e tra tutti i popoli […]. Vogliamo contribuire insieme affinché venga concessa un’accoglienza umana e dignitosa a donne e uomini migranti, ai profughi e a chi cerca asilo in Europa» (Charta Oecumenica, 2001). Difendendo i diritti umani fondamentali dei rifugiati, di coloro che cercano asilo, dei migranti e di molte persone che vivono ai margini nelle nostre società, intendiamo compiere la missione di servizio delle Chiese nel mondo. Il nostro incontrarci oggi si propone di contribuire a infondere coraggio e speranza a coloro che cercano rifugio e a tutti coloro che li accolgono e li assistono. Esortiamo la comunità internazionale a fare della protezione delle vite umane una priorità e a sostenere, ad ogni livello, politiche inclusive che si estendano a tutte le comunità religiose. La terribile situazione di tutti coloro che sono colpiti dall’attuale crisi umanitaria, compresi tantissimi nostri fratelli e sorelle cristiani, richiede la nostra costante preghiera. Lesbo, Campo profughi di Moria Sabato, 16 aprile 2016 Ieronymos II

Francesco

Bartolomeo I

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C HIESA U NIVERSALE

MAGISTERO PONTIFICIO Discorso alla Conferenza Episcopale Italiana in Apertura della 69° Assemblea generale della CEI

Cari fratelli, a rendermi particolarmente contento di aprire con voi questa Assemblea è il tema che avete posto come filo conduttore dei lavori – Il rinnovamento del clero –, nella volontà di sostenere la formazione lungo le diverse stagioni della vita. La Pentecoste appena celebrata mette questo vostro traguardo nella giusta luce. Lo Spirito Santo rimane, infatti, il protagonista della storia della Chiesa: è lo Spirito che abita in pienezza nella persona di Gesù e ci introduce nel mistero del Dio vivente; è lo Spirito che ha animato la risposta generosa della Vergine Madre e dei Santi; è lo Spirito che opera nei credenti e negli uomini di pace, e suscita la generosa disponibilità e la gioia evangelizzatrice di tanti sacerdoti. Senza lo Spirito Santo – lo sappiamo – non esiste possibilità di vita buona, né di riforma. Preghiamo e impegniamoci a custodire la sua forza, affinché «il mondo del nostro tempo possa ricevere la Buona Novella […] da ministri del Vangelo, la cui vita irradi fervore» (Paolo VI, Esort. ap. Evangelii nuntiandi, 80). Questa sera non voglio offrirvi una riflessione sistematica sulla figura del sacerdote. Proviamo, piuttosto, a capovolgere la prospettiva e a metterci in ascolto, in contemplazione. Avviciniamoci, quasi in punta di piedi, a qualcuno dei tanti parroci che si spendono nelle nostre comunità; lasciamo che il volto di uno di loro passi davanti agli occhi del nostro cuore e chiediamoci con semplicità: che cosa ne

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rende saporita la vita? Per chi e per che cosa impegna il suo servizio? Qual è la ragione ultima del suo donarsi? Vi auguro che queste domande possano riposare dentro di voi nel silenzio, nella preghiera tranquilla, nel dialogo franco e fraterno: le risposte che fioriranno vi aiuteranno a individuare anche le proposte formative su cui investire con coraggio.

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1. Che cosa, dunque, dà sapore alla vita del “nostro” presbitero? Il contesto culturale è molto diverso da quello in cui ha mosso i primi passi nel ministero. Anche in Italia tante tradizioni, abitudini e visioni della vita sono state intaccate da un profondo cambiamento d’epoca. Noi, che spesso ci ritroviamo a deplorare questo tempo con tono amaro e accusatorio, dobbiamo avvertirne anche la durezza: nel nostro ministero, quante persone incontriamo che sono nell’affanno per la mancanza di riferimenti a cui guardare! Quante relazioni ferite! In un mondo in cui ciascuno si pensa come la misura di tutto, non c’è più posto per il fratello. Su questo sfondo, la vita del nostro presbitero diventa eloquente, perché diversa, alternativa. Come Mosè, egli è uno che si è avvicinato al fuoco e ha lasciato che le fiamme bruciassero le sue ambizioni di carriera e potere. Ha fatto un rogo anche della tentazione di interpretarsi come un “devoto”, che si rifugia in un intimismo religioso che di spirituale ha ben poco. È scalzo, il nostro prete, rispetto a una terra che si ostina a credere e considerare santa. Non si scandalizza per le fragilità che scuotono l’animo umano: consapevole di essere lui stesso un paralitico guarito, è distante dalla freddezza del rigorista, come pure dalla superficialità di chi vuole mostrarsi accondiscendente a buon mercato. Dell’altro accetta, invece, di farsi carico, sentendosi partecipe e responsabile del suo destino. Con l’olio della speranza e della consolazione, si fa prossimo di ognuno, attento a condividerne l’abbandono e la sofferenza. Avendo accettato di non disporre di sé, non ha un’agenda da difendere, ma consegna ogni mattina al Signore il suo tempo per lasciarsi incontrare dalla gente e farsi incontro. Così, il nostro sacerdote non è un burocrate o un anonimo funzionario dell’istituzione; non è consacrato a un ruolo impiegatizio, né è mosso dai criteri dell’efficienza.


MAGISTERO PONTIFICIO Sa che l’Amore è tutto. Non cerca assicurazioni terrene o titoli onorifici, che portano a confidare nell’uomo; nel ministero per sé non domanda nulla che vada oltre il reale bisogno, né è preoccupato di legare a sé le persone che gli sono affidate. Il suo stile di vita semplice ed essenziale, sempre disponibile, lo presenta credibile agli occhi della gente e lo avvicina agli umili, in una carità pastorale che fa liberi e solidali. Servo della vita, cammina con il cuore e il passo dei poveri; è reso ricco dalla loro frequentazione. È un uomo di pace e di riconciliazione, un segno e uno strumento della tenerezza di Dio, attento a diffondere il bene con la stessa passione con cui altri curano i loro interessi. Il segreto del nostro presbitero – voi lo sapete bene! – sta in quel roveto ardente che ne marchia a fuoco l’esistenza, la conquista e la conforma a quella di Gesù Cristo, verità definitiva della sua vita. È il rapporto con Lui a custodirlo, rendendolo estraneo alla mondanità spirituale che corrompe, come pure a ogni compromesso e meschinità. È l’amicizia con il suo Signore a portarlo ad abbracciare la realtà quotidiana con la fiducia di chi crede che l’impossibilità dell’uomo non rimane tale per Dio. 2. Diventa così più immediato affrontare anche le altre domande da cui siamo partiti. Per chi impegna il servizio il nostro presbitero? La domanda, forse, va precisata. Infatti, prima ancora di interrogarci sui destinatari del suo servizio, dobbiamo riconoscere che il presbitero è tale nella misura in cui si sente partecipe della Chiesa, di una comunità concreta di cui condivide il cammino. Il popolo fedele di Dio rimane il grembo da cui egli è tratto, la famiglia in cui è coinvolto, la casa a cui è inviato. Questa comune appartenenza, che sgorga dal Battesimo, è il respiro che libera da un’autoreferenzialità che isola e imprigiona: «Quando il tuo battello comincerà a mettere radici nell’immobilità del molo – richiamava dom Hélder Câmara – prendi il largo!». Parti! E, innanzitutto, non perché hai una missione da compiere, ma perché strutturalmente sei un missionario: nell’incontro con Gesù hai sperimentato la pienezza di vita e, perciò, desideri con tutto te stesso che altri si riconoscano in

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Lui e possano custodire la sua amicizia, nutrirsi della sua parola e celebrarLo nella comunità. Colui che vive per il Vangelo, entra così in una condivisione virtuosa: il pastore è convertito e confermato dalla fede semplice del popolo santo di Dio, con il quale opera e nel cui cuore vive. Questa appartenenza è il sale della vita del presbitero; fa sì che il suo tratto distintivo sia la comunione, vissuta con i laici in rapporti che sanno valorizzare la partecipazione di ciascuno. In questo tempo povero di amicizia sociale, il nostro primo compito è quello di costruire comunità; l’attitudine alla relazione è, quindi, un criterio decisivo di discernimento vocazionale. Allo stesso modo, per un sacerdote è vitale ritrovarsi nel cenacolo del presbiterio. Questa esperienza – quando non è vissuta in maniera occasionale, né in forza di una collaborazione strumentale – libera dai narcisismi e dalle gelosie clericali; fa crescere la stima, il sostegno e la benevolenza reciproca; favorisce una comunione non solo sacramentale o giuridica, ma fraterna e concreta. Nel camminare insieme di presbiteri, diversi per età e sensibilità, si spande un profumo di profezia che stupisce e affascina. La comunione è davvero uno dei nomi della Misericordia. Nella vostra riflessione sul rinnovamento del clero rientra anche il capitolo che riguarda la gestione delle strutture e dei beni: in una visione evangelica, evitate di appesantirvi in una pastorale di conservazione, che ostacola l’apertura alla perenne novità dello Spirito. Mantenete soltanto ciò che può servire per l’esperienza di fede e di carità del popolo di Dio.

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3. Infine, ci siamo chiesti quale sia la ragione ultima del donarsi del nostro presbitero. Quanta tristezza fanno coloro che nella vita stanno sempre un po’ a metà, con il piede alzato! Calcolano, soppesano, non rischiano nulla per paura di perderci… Sono i più infelici! Il nostro presbitero, invece, con i suoi limiti, è uno che si gioca fino in fondo: nelle condizioni concrete in cui la vita e il ministero l’hanno posto, si offre con gratuità, con umiltà e gioia. Anche quando nessuno sembra accorgersene. Anche quando intuisce che, umanamente, forse nessuno lo ringrazierà a sufficienza del suo donarsi senza misura. Ma – lui lo sa – non potrebbe fare diversamente: ama la terra, che


MAGISTERO PONTIFICIO riconosce visitata ogni mattino dalla presenza di Dio. È uomo della Pasqua, dallo sguardo rivolto al Regno, verso cui sente che la storia umana cammina, nonostante i ritardi, le oscurità e le contraddizioni. Il Regno – la visione che dell’uomo ha Gesù – è la sua gioia, l’orizzonte che gli permette di relativizzare il resto, di stemperare preoccupazioni e ansietà, di restare libero dalle illusioni e dal pessimismo; di custodire nel cuore la pace e di diffonderla con i suoi gesti, le sue parole, i suoi atteggiamenti. *** Ecco delineata, cari fratelli, la triplice appartenenza che ci costituisce: appartenenza al Signore, alla Chiesa, al Regno. Questo tesoro in vasi di creta va custodito e promosso! Avvertite fino in fondo questa responsabilità, fatevene carico con pazienza e disponibilità di tempo, di mani e di cuore. Prego con voi la Vergine Santa, perché la sua intercessione vi custodisca accoglienti e fedeli. Insieme con i vostri presbiteri possiate portare a termine la corsa, il servizio che vi è stato affidato e con cui partecipate al mistero della Madre Chiesa. Grazie. Roma, Aula del Sinodo, lunedì 16 maggio 2016

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D OCUMENTI

DELLA

C HIESA U NIVERSALE

MAGISTERO PONTIFICIO Lettera apostolica in forma di Motu Proprio

“Come una madre amorevole”

Come una madre amorevole la Chiesa ama tutti i suoi figli, ma cura e protegge con un affetto particolarissimo quelli più piccoli e indifesi: si tratta di un compito che Cristo stesso affida a tutta la Comunità cristiana nel suo insieme. Consapevole di ciò, la Chiesa dedica una cura vigilante alla protezione dei bambini e degli adulti vulnerabili. Tale compito di protezione e di cura spetta alla Chiesa tutta, ma è specialmente attraverso i suoi Pastori che esso deve essere esercitato. Pertanto i Vescovi diocesani, gli Eparchi e coloro che hanno la responsabilità di una Chiesa particolare, devono impiegare una particolare diligenza nel proteggere coloro che sono i più deboli tra le persone loro affidate. Il Diritto canonico già prevede la possibilità della rimozione dall’ufficio ecclesiastico “per cause gravi”: ciò riguarda anche i Vescovi diocesani, gli Eparchi e coloro che ad essi sono equiparati dal diritto (cfr can. 193 §1 CIC; can. 975 §1 CCEO). Con la presente Lettera intendo precisare che tra le dette “cause gravi” è compresa la negligenza dei Vescovi nell’esercizio del loro ufficio, in particolare relativamente ai casi di abusi sessuali compiuti su minori ed adulti vulnerabili, previsti dal MP Sacramentorum Sanctitatis Tutela promulgato da san Giovanni Paolo II ed emendato dal mio amato predecessore Benedetto XVI. In tali casi si osserverà la seguente procedura.

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Art. 1 § 1. Il Vescovo diocesano o l’Eparca, o colui che, anche se a titolo temporaneo, ha la responsabilità di una Chiesa particolare, o di un’altra comunità di fedeli ad essa equiparata ai sensi del can. 368 CIC e del can. 313 CCEO, può essere legittimamente rimosso dal suo incarico, se abbia, per negligenza, posto od omesso atti che abbiano provocato un danno grave ad altri, sia che si tratti di persone fisiche, sia che si tratti di una comunità nel suo insieme. Il danno può essere fisico, morale, spirituale o patrimoniale. § 2. Il Vescovo diocesano o l’Eparca può essere rimosso solamente se egli abbia oggettivamente mancato in maniera molto grave alla diligenza che gli è richiesta dal suo ufficio pastorale, anche senza grave colpa morale da parte sua. §3. Nel caso si tratti di abusi su minori o su adulti vulnerabili è sufficiente che la mancanza di diligenza sia grave. §4. Al Vescovo diocesano e all’Eparca sono equiparati i Superiori Maggiori degli Istituti religiosi e delle Società di vita apostolica di diritto pontificio.

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Art. 2 § 1. In tutti i casi nei quali appaiano seri indizi di quanto previsto dall’articolo precedente, la competente Congregazione della Curia romana può iniziare un’indagine in merito, dandone notizia all’interessato e dandogli la possibilità di produrre documenti e testimonianze. §2. Al Vescovo sarà data la possibilità di difendersi, cosa che egli potrà fare con i mezzi previsti dal diritto. Tutti i passaggi dell’inchiesta gli saranno comunicati e gli sarà sempre data la possibilità di incontrare i Superiori della Congregazione. Detto incontro, se il Vescovo non ne prende l’iniziativa, sarà proposto dal Dicastero stesso. §3. In seguito agli argomenti presentati dal Vescovo la Congregazione può decidere un’indagine supplementare. Art. 3 §1. Prima di prendere la propria decisione la Congregazione potrà incontrare, secondo l’opportunità, altri Vescovi o Eparchi appartenenti alla Conferenza episcopale, o al Sinodo dei Vescovi


MAGISTERO PONTIFICIO della Chiesa sui iuris, della quale fa parte il Vescovo o l’Eparca interessato, al fine di discutere sul caso. §2. La Congregazione assume le sue determinazioni riunita in Sessione ordinaria. Art. 4 Qualora ritenga opportuna la rimozione del Vescovo, la Congregazione stabilirà, in base alle circostanze del caso, se: 1. dare, nel più breve tempo possibile, il decreto di rimozione; 2. esortare fraternamente il Vescovo a presentare la sua rinuncia in un termine di 15 giorni. Se il Vescovo non dà la sua risposta nel termine previsto, la Congregazione potrà emettere il decreto di rimozione. Art. 5 La decisione della Congregazione di cui agli artt. 3-4 deve essere sottomessa all’approvazione specifica del Romano Pontefice, il quale, prima di assumere una decisione definitiva, si farà assistere da un apposito Collegio di giuristi, all’uopo designati. Tutto ciò che ho deliberato con questa Lettera apostolica data Motu Proprio, ordino che sia osservato in tutte le sue parti, nonostante qualsiasi cosa contraria, anche se degna di particolare menzione, e stabilisco che venga pubblicato nel commentario ufficiale Acta Apostolicae Sedis e promulgato sul quotidiano “L’Osservatore Romano” entrando in vigore il giorno 5 settembre 2016. 145

Dal Vaticano, 4 giugno 2016 Francesco P.P.



D OCUMENTI

DELLA

S ANTA S EDE

CONGREGAZIONE PER IL CULTO DIVINO E LA MDISCIPLINA AGISTERODEIPSACRAMENTI ONTIFICIO Elevazione della celebrazione di Santa Maria Maddalena al grado di festa

“Apostolorum Apostola”

Per espresso desiderio del Santo Padre Francesco, la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti ha pubblicato un nuovo decreto, datato 3 giugno 2016, solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù, con il quale la celebrazione di santa Maria Maddalena, oggi memoria obbligatoria, sarà elevata nel Calendario Romano Generale al grado di festa. La decisione si iscrive nell’attuale contesto ecclesiale, che domanda di riflettere più profondamente sulla dignità della donna, la nuova evangelizzazione e la grandezza del mistero della misericordia divina. Fu san Giovanni Paolo II a dedicare una grande attenzione non solo all’importanza delle donne nella missione stessa di Cristo e della Chiesa, ma anche, e con speciale risalto, alla peculiare funzione di Maria di Magdala quale prima testimone che vide il Risorto e prima messaggera che annunciò agli apostoli la risurrezione del Signore (cfr Mulieris dignitatem, n. 16). Questa importanza prosegue oggi nella Chiesa – lo manifesta l’attuale impegno di una nuova evangelizzazione – che vuole accogliere, senza alcuna distinzione, uomini e donne di qualsiasi razza, popolo, lingua e nazione (cfr Ap 5,9), per annunciare loro la buona notizia del Vangelo di Gesù Cristo, accompagnarli nel loro pellegrinaggio terreno ed offrir loro le meraviglie della salvezza di Dio. Santa Maria Maddalena è un esempio di vera e autentica evangelizzatrice, ossia, di una evangelista che annuncia il gioioso messaggio centrale della Pasqua (cfr colletta del 22 luglio e nuovo prefazio).

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Il Santo Padre Francesco ha preso questa decisione proprio nel contesto del Giubileo della Misericordia per significare la rilevanza di questa donna che mostrò un grande amore a Cristo e fu da Cristo tanto amata, come affermano Rabano Mauro parlando di lei («dilectrix Christi et a Christo plurimum dilecta»: De vita beatae Mariae Magdalenae, Prologus) e sant’Anselmo di Canterbury («electa dilectrix et dilecta electrix Dei»: Oratio LXXIII ad sanctam Mariam Magdalenam). È certo che la tradizione ecclesiale in Occidente, soprattutto dopo san Gregorio Magno, identifica nella stessa persona Maria di Magdala, la donna che versò profumo nella casa di Simone, il fariseo, e la sorella di Lazzaro e Marta. Questa interpretazione continuò ed ebbe influsso negli autori ecclesiastici occidentali, nell’arte cristiana e nei testi liturgici relativi alla santa. I Bollandisti hanno ampiamente esposto il problema della identificazione delle tre donne e prepararono la strada per la riforma liturgica del Calendario Romano. Con l’attuazione della riforma, i testi del Missale Romanum, della Liturgia Horarum e del Martyrologium Romanum si riferiscono a Maria di Magdala. È certo che Maria Maddalena formò parte del gruppo dei discepoli di Gesù, lo seguì fino ai piedi della croce e, nel giardino in cui si trovava il sepolcro, fu la prima «testis divinae misericordiae» (Gregorio Magno, XL Hom. In Evangelia, lib. II, Hom. 25,10). Il Vangelo di Giovanni racconta che Maria Maddalena piangeva, poiché non aveva trovato il corpo del Signore (cfr Gv 20, 11); e Gesù ebbe misericordia di lei facendosi riconoscere come Maestro e trasformando le sue lacrime in gioia pasquale. Approfittando di questa opportuna circostanza, desidero evidenziare due idee inerenti ai testi biblici e liturgici della nuova festa, che possono aiutarci a cogliere meglio l’importanza odierna di simile santa donna. Per un lato, ha l’onore di essere la «prima testis» della risurrezione del Signore (Hymnus, Ad Laudes matutinas), la prima a vedere il sepolcro vuoto e la prima ad ascoltare la verità della sua risurrezione. Cristo ha una speciale considerazione e misericordia per questa donna, che manifesta il suo amore verso di Lui, cercandolo nel giardino con angoscia e sofferenza, con «lacrimas humilitatis», come dice sant’Anselmo nella citata preghiera. A tal proposito, desidero segnalare il contrasto tra le due donne presenti nel giardino del


CONGREGAZIONE PER IL CULTO DIVINO E LA DISCIPLINA DEI SACRAMENTI paradiso e nel giardino della risurrezione. La prima diffuse la morte dove c’era la vita; la seconda annunciò la Vita da un sepolcro, luogo di morte. Lo fa osservare lo stesso Gregorio Magno: «Quia in paradiso mulier viro propinavit mortem, a sepulcro mulier viris annuntiat vitam» (XL Hom. In Evangelia, lib. II, Hom. 25). Inoltre, è proprio nel giardino della risurrezione dove il Signore dice a Maria Maddalena: «Noli me tangere». È un invito rivolto non solo a Maria, ma anche a tutta la Chiesa, per entrare in una esperienza di fede che supera ogni appropriazione materialista e comprensione umana del mistero divino. Ha una portata ecclesiale! È una buona lezione per ogni discepolo di Gesù: non cercare sicurezze umane e titoli mondani, ma la fede in Cristo Vivo e Risorto! Proprio perché fu testimone oculare del Cristo Risorto, fu anche, per altro lato, la prima a darne testimonianza davanti agli apostoli. Adempie al mandato del Risorto: «Va’ dai miei fratelli e di’ loro… Maria di Màgdala andò ad annunciare ai discepoli: “Ho visto il Signore!” e ciò che le aveva detto» (Gv 20,17-18). In tal modo ella diventa, come già notato, evangelista, ossia messaggera che annuncia la buona notizia della risurrezione del Signore; o come dicevano Rabano Mauro e san Tommaso d’Aquino, «apostolorum apostola», poiché annuncia agli apostoli quello che, a loro volta, essi annunceranno a tutto il mondo (cfr Rabano Mauro, De vita beatae Mariae Magdalenae, c. XXVII; S. Tommaso d’Aquino, In Ioannem Evangelistam Expositio, c. XX, L. III, 6). A ragione il Dottore Angelico usa questo termine applicandolo a Maria Maddalena: ella è testimone del Cristo Risorto e annuncia il messaggio della risurrezione del Signore, come gli altri apostoli. Perciò è giusto che la celebrazione liturgica di questa donna abbia il medesimo grado di festa dato alla celebrazione degli apostoli nel Calendario Romano Generale e che risalti la speciale missione di questa donna, che è esempio e modello per ogni donna nella Chiesa. + Arthur Roche Arcivescovo Segretario della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti

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CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA LXIX Assemblea generale

Comunicato finale dei lavori (Roma, 16-19 maggio 2016)

1. Dal Santo Padre ai Vescovi “Che cosa rende saporita la vita dei nostri parroci? Per chi e per che cosa impegnano il loro servizio? Qual è la ragione ultima del loro donarsi?”. Attorno a queste domande si è snodato il discorso con cui papa Francesco ha aperto l’Assemblea generale: discorso approfondito nell’ampio confronto a porte chiuse che l’ha seguito; discorso condiviso dai vescovi e ripreso nelle sue articolazioni dal card. Bagnasco, in occasione della celebrazione in S. Pietro del suo 50° di ordinazione sacerdotale. «Il nostro presbitero – ha evidenziato il Santo Padre – è scalzo»: indice di sobrietà («nel ministero per sé non chiede nulla che vada oltre il reale bisogno…; il suo stile di vita semplice ed essenziale, sempre disponibile, lo presenta credibile agli occhi della gente…; cammina con il cuore e il passo dei poveri; è reso ricco dalla loro frequentazione»), ma – e più ancora – di un’appartenenza al suo Signore, che «ne marchia a fuoco l’esistenza, la conquista e la conforma a quella di Gesù Cristo, verità definitiva della sua vita». Tutto ciò, ha sottolineato il Papa, non ha nulla di intimistico: l’essere scalzo è il modo di porsi rispetto a una terra che si ostina a credere e a considerare santa» e per la quale non esita a «donarsi senza misu-

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ra», accettando dell’altro di farsi carico, sentendosi partecipe e responsabile del suo destino». Si inseriscono in questa assunzione di responsabilità anche i richiami che il cardinale Presidente – a nome della Chiesa italiana – ha rivolto ai responsabili della cosa pubblica, perché, «senza distrazione di energie e di tempo», si impegnino a individuare misure strutturali con cui affrontare «i veri problemi del Paese»: la mancanza di opportunità lavorative per i giovani, come per gli adulti che hanno perso l’occupazione; la denatalità, legata anche all’assenza di equità fiscale per le famiglie con figli a carico; le ludopatie, su cui lo Stato specula, nonostante le ricadute sociali devastanti che portano con sé.

2. Presbiteri, le vie del rinnovamento

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Il rinnovamento del clero a partire dalla formazione permanente ha costituito il tema principale dei lavori dei vescovi. Introdotto da due relazioni – che hanno saputo valorizzare il lavoro sviluppatosi già nell’Assemblea generale di Assisi (novembre 2014), nel Consiglio Permanente e nelle Conferenze Episcopali regionali – è stato approfondito nei gruppi di studio e, quindi, nel dibattito assembleare. L’attenzione alla dimensione spirituale ed ecclesiale si è soffermata sulla formazione iniziale (ribadendo l’importanza nei Seminari di una selezione puntuale dei candidati e di una qualificazione degli educatori; della valorizzazione di percorsi capaci di valorizzare gli apporti delle scienze umane e dell’individuazione di nuove modalità formative che coinvolgano anche la testimonianza di coppie di sposi e di famiglie); sulla paternità episcopale (avvertita come “sale” e “lievito” della stessa formazione permanente, vive di una prossimità fatta di gesti semplici e silenziosi, come di cura nella procedura di assegnazione delle destinazioni pastorali e di momenti di condivisione del cammino di fede; non può prescindere da un rapporto di natura sacramentale tra sacerdote e vescovo) e sulla fraternità (dove il presbiterio, inteso come famiglia che abbraccia le generazioni, sia animato da alcuni preti “facilitatori” delle relazioni e della comunione); sulla cura della vita interiore (sentita come la prima attività pastorale, necessaria per superare paure e incertezze, e per la quale – è stato ribadito – non si può pre-


CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA scindere dalla direzione spirituale) e della carità pastorale (per una spiritualità che si fonda nel ministero). I vescovi hanno condiviso l’urgenza di un clero che sappia ascoltare e accogliere le persone, lasciandosi ferire dalla realtà quotidiana, specialmente dalle situazioni di povertà e di difficoltà, a partire dalla mancanza del lavoro. Sulla via del sacerdote-pastore spesso grava un peso eccessivo, che concerne l’amministrazione dei beni ecclesiastici, complice anche una normativa civilistica complessa. In questo campo, che tocca realtà della comunità – mezzi per raggiungere i fini propri della vita della Chiesa –, la trasparenza è avvertita come obiettivo prioritario, condizione per una partecipazione attiva, responsabile ed efficace dei laici. Tale responsabilità – è stato sottolineato – necessita quindi di una formazione specifica, non solo tecnico-giuridica, ma anche etica ed ecclesiale. Tra le proposte è stata anche evidenziata la possibilità che la Curia diocesana offra supporti tecnici di qualità, che possano sostenere il lavoro dei parroci nella gestione dei beni; l’impegno a rivitalizzare gli organismi di partecipazione, promuovendo meccanismi virtuosi per giungere alle decisioni, mediante l’ascolto e il coinvolgimento, alla luce di un programma pastorale condiviso; l’importanza di studiare e condividere buone prassi relative alle forme in cui articolare l’amministrazione dei beni all’interno delle unità pastorali. L’Assemblea ha chiesto che il Consiglio Permanente studi contenuti e forme per mettere a disposizione delle diocesi il lavoro maturato attorno a questo tema, con i punti essenziali della formazione permanente nelle diverse tappe della vita sacerdotale. In questa prospettiva, si avverte l’importanza di assumere le indicazioni offerte da Papa Francesco e di continuare nelle diocesi il cammino di riforma del clero, che valorizzi pienamente il concilio, focalizzando l’attenzione non sui ruoli o sulle strutture, ma sul presbiterio e sulle comunità.

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3. Nel segno della chiarezza e della trasparenza I vescovi hanno accolto – per poi approvare all’unanimità – la proposta di aggiornare la Determinazione della XLV Assemblea generale (relativa al n. 5 della delibera n. 57), con lo scopo di rafforzare l’intento dichiarato di «ordinare in modo più preciso e maggiormente efficace ai fini della trasparenza amministrativa e della diffusione dei rendiconti, anche in vista dell’azione promozionale, la procedura» che si è tenuti a seguire «per la ripartizione e l’assegnazione nell’ambito diocesano delle somme provenienti annualmente dall’otto per mille». Nell’amministrazione dei beni l’Assemblea generale si è ritrovata compatta nella volontà di continuare sulla linea della massima chiarezza e trasparenza, confermando e rafforzando le linee di rigore finora adottate. Si tratta di un impegno che si muove in sintonia con i criteri presentati e condivisi lo scorso marzo in Consiglio Permanente, concernenti l’elargizione di contributi con fondi provenienti dall’otto per mille.

4. Prossimità nella verità

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Con l’individuazione delle soluzioni strutturali più adeguate alle diverse Chiese particolari, è in corso di applicazione il Motu Proprio Mitis Iudex Dominus Iesus, con cui Papa Francesco ha riformato il processo canonico per le cause di dichiarazione di nullità matrimoniale. Il confronto in Assemblea ha reso manifesto l’impegno condiviso di attuazione nella prassi giudiziaria delle finalità della riforma – dalla centralità dell’ufficio del vescovo all’accessibilità, alla celerità e alla giustizia dei processi –, coniugando la prossimità accogliente alle persone con l’esigenza di assicurare sempre un rigoroso accertamento della verità del vincolo. Nell’esercizio di tale responsabilità i vescovi hanno ribadito l’importanza di poter fare affidamento sul sostegno, anche economico, della Conferenza Episcopale Italiana; sostegno necessario per dare concreta attuazione alla riforma. Al tempo stesso, hanno espresso la volontà di garantire la valorizzazione dell’esperienza e della competenza degli operatori dei Tribunali. Le valutazioni e le indicazioni emerse nel dibattito assembleare


CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA sono ora affidate al Consiglio Permanente, affinché predisponga una bozza di revisione delle norme che regolano il regime amministrativo e le questioni economiche dei Tribunali ecclesiastici. L’iter prevede la più ampia consultazione dell’Episcopato italiano, quindi un lavoro di esame, valutazione e integrazione da parte delle Conferenze Episcopali regionali, per giungere infine all’approvazione definitiva da parte dell’Assemblea generale.

5. Adempimenti di carattere giuridico–amministrativo Nel corso dei lavori, l’Assemblea generale ha dato spazio anche ad alcuni adempimenti amministrativi: l’approvazione del bilancio consuntivo della Conferenza Episcopale Italiana per l’anno 2015; l’approvazione della ripartizione e dell’assegnazione delle somme derivanti dall’otto per mille per l’anno 2016; la presentazione del bilancio consuntivo dell’Istituto centrale per il sostentamento del clero, relativo all’anno 2015.

6. Comunicazioni e informazioni L’Assemblea generale ha provveduto ad eleggere il presidente della Commissione Episcopale per l’ecumenismo e il dialogo nella persona di S.E. mons. Ambrogio Spreafico, vescovo di Frosinone–Veroli–Ferentino. Tra le informazioni offerte ai vescovi c’è stata innanzitutto quella relativa ai media CEI: le innovazioni che oggi qualificano il Servizio Informazione Religiosa (Sir), nella volontà di corrispondere al meglio alle esigenze sia dei settimanali diocesani che di un’opinione pubblica desiderosa di conoscere l’attività della Chiesa; la situazione del quotidiano “Avvenire”, che – in controtendenza con un mercato editoriale in continua contrazione – segna un +0,4 di diffusione rispetto all’anno precedente; il consolidamento dei cambiamenti di palinsesto per le emittenti Tv2000 e InBlu Radio, con risultati incoraggianti.

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Una seconda informazione ha riguardato la Giornata della Carità del Papa, che si celebra domenica 26 giugno, quale segno della partecipazione alla sollecitudine del vescovo di Roma per le molteplici forme di povertà. I dati della raccolta italiana relativi del 2015 ammontano a 6 milioni 200 mila euro. Dal 26 al 31 luglio si svolgerà a Cracovia la XXXI Giornata mondiale della Gioventù, dove sono attesi circa 90 mila giovani italiani, accompagnati da 130 vescovi: nelle diocesi si lavora perché tale esperienza sia parte di un cammino formativo, che ha la sua fase di preparazione, di partecipazione e di successivo accompagnamento. In autunno l’appuntamento principale della Chiesa italiana sarà a Genova, con la celebrazione del XXVI Congresso Eucaristico Nazionale (15–18 settembre). In questi mesi si sta intensificando la preparazione nelle parrocchie, per un evento che mira ad approfondire il nesso tra misericordia e missione a partire dall’Eucaristia. Un’ultima informazione ha iniziato a mettere le basi per la prossima Settimana sociale dei cattolici italiani, che si svolgerà a Cagliari dal 26 al 29 ottobre 2017 attorno al tema del lavoro. All’Assemblea generale è stato, infine, presentato il calendario delle attività della CEI per l’anno pastorale 2016–2017. Roma, 19 maggio 2016

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CURIA METROPOLITANA Cancelleria

1. Sacre ordinazioni, ammissioni, ministeri istituiti – La mattina del 19 giugno 2016, XII domenica del Tempo Ordinario, nella Cattedrale di Bari, durante una concelebrazione eucaristica da lui presieduta, S.E. mons. Francesco Cacucci, Arcivescovo di Bari-Bitonto, ha istituito accoliti i seguenti candidati al diaconato permanente: Michele Cassese, Antonio Ciani, Francesco Lobuono, Nicola Lopez, Antonio Memmi; nonché i ministri laici: Vito Abbinante, Fabio Antonacci, Angelo Bruni, Francesco Saverio Clavelli, Giuseppe de Iudicibus, Gianluca Di Cerbo, Gerardo Di Pasquale, Vito Gala, Giuseppe Gattolla, Giuseppe Grande, Walter Mallardi, Claudio Mezzi, Francesco Murgolo, Carlo Regina; – la sera del 19 giugno 2016, XII domenica del Tempo Ordinario, nel Santuario dei SS. Medici Cosma e Damiano in Bitonto, S. E. mons. Francesco Cacucci, Arcivescovo di Bari-Bitonto, durante una concelebrazione eucaristica da lui presieduta, ha ordinato presbitero il diacono Antonio Stizzi, del clero diocesano; – la sera di sabato 25 giugno 2016, I Vespri della XIII domenica del Tempo Ordinario, nella Cattedrale di Bari, S.E. mons. Francesco Cacucci, Arcivescovo di Bari-Bitonto, durante una concelebrazione eucaristica da lui presieduta, ha ordinato presbitero il diacono Marco Carozza, del clero diocesano; – la sera di giovedì 30 giugno 2016, nella chiesa parrocchiale di S. Ciro

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in Bari, S.E. mons. Francesco Cacucci, Arcivescovo di Bari-Bitonto, durante una concelebrazione eucaristica da lui presieduta, ha ordinato presbitero il diacono Giuseppe Tunzi, del clero diocesano.

2. Nomine e decreti singolari A) S. E. l’Arcivescovo ha nominato, in data: – 22 aprile 2016 (Prot. n. 15/16/D.A.S.-N), il diacono permanente Donato Lippolis all’ufficio di collaboratore della parrocchia “S. Luca” in Bari. B) S. E. l’Arcivescovo ha istituito, in data: – 20 aprile 2016 (Prot. n. 14/16/D.A.S.-I.), p. Giuseppe Di Nardo, B., all’ufficio di vicario parrocchiale della parrocchia “Madre della Divina Provvidenza” in Bari. – 24 maggio 2016 (Prot. n. 17/16/D.A.S.-I.), p. Giuseppe Di Nardo, B., all’ufficio di assistente spirituale dell’Associazione “Laici di S. Paolo” in Bari. C) S. E. l’Arcivescovo, in data: – 5 aprile 2016 (Prot. n. 13/16/D.A.S.-I.), ha concesso licenza abituale a p. Leonel Fernandez, O.C.D., di proferire legittimamente esorcismi nell’arcidiocesi di Bari-Bitonto.

3. Atti arcivescovili 158

S. E. l’Arcivescovo, in data: – 12 maggio 2016 (Prot. n. 16/16/L.A..), ha concesso licenza al sacerdote Paolo Nacci, incardinato nell’arcidiocesi di BrindisiOstuni, di svolgere il ministero nell’arcidiocesi di Bari-Bitonto, nominandolo contestualmente vicario parrocchiale delle parrocchie “S. Giorgio Martire” e del “Salvatore” in Bari-Loseto; – 29 maggio 2016 (Prot. n. 18/16/L.A..), ha concesso il consenso per l’erezione canonica di una casa delle Suore Salesiane dei Sacri Cuori, alla via Tenente Massaro n. 31, nel territorio di Bari-Palese.


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B ARI -B ITONTO

CURIA METROPOLITANA Settore Evangelizzazione. Ufficio missionario-Servizio di Pastorale giovanile

Missionari martiri. Digiuno e preghiera

Il Servizio di Pastorale Giovanile e l’Ufficio/Centro Missionario della Diocesi di Bari-Bitonto hanno promosso la Via Crucis dei Giovani, presieduta dal nostro Arcivescovo mons. Francesco Cacucci, e celebrata lungo le strade di Bitonto la sera di sabato 19 marzo, nei primi vespri della Domenica delle Palme. Numerosi sono stati i giovani e gli adulti presenti – un migliaio circa – pur constatando l’assoluta mancanza dei residenti che, lungo le strade, facessero corona con la presenza e/o gli addobbi al passaggio della Santa Croce. È stato un pellegrinare nel deserto urbano, come il Battista, che proprio nel Deserto annunciava penitenza per la Salvezza. In questo evento di grande impatto per la religiosità popolare, tenutosi nell’anno giubilare della Misericordia, abbiamo assaporato il farsi carne di alcune espressioni chiave di Papa Francesco: «Noi cerchiamo il Signore, Lui ci anticipa sempre, ci cerca da sempre e ci trova per primo»; «Quanti cambiamenti, quante conversioni vere e proprie sono scaturite nella vita di tante persone dall’incontro con questa Croce spoglia!». Noi questa sera abbiamo voluto adornare la «Croce spoglia» con le “vite donate” di quattordici santi martiri «di ogni popolo e nazione», attraverso la loro testimonianza d’Amore incondizionato all’Uomo della Croce, incarnato ancora oggi nei più umili e dimenticati.

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Ne citiamo solo alcuni: Ezechiele Ramin (missionario italiano, 19531985), Christian De Chergé, (monaco francese, ucciso con altri sei religiosi trappisti in Algeria nel maggio 1996), Andrea Santoro (presbitero italiano, 1945-2006; la Chiesa di Roma ha dato avvio al processo di canonizzazione nel 2011), Adam Arakawua (catechista giapponese del 1660, beato dal 2008), Oscar Romero (vescovo salvadoregno, 1917-1980; proclamato beato, la sua memoria liturgica si celebra il 24 marzo, giorno del suo martirio), le Missionarie della Carità trucidate recentemente nello Yemen (4 marzo 2016), Franco Ricci (sacerdote “Fidei donum”, 1948-1992); quest’ultimo, della nostra diocesi, è nativo di Bitonto (Ba), luogo della Via Crucis. Dalle riflessioni di questi martiri abbiamo tratto spunti efficaci per la meditazione. Ne cito alcune: «Il missionario è il battezzato bruciato, infiammato dallo Spirito Santo»; «Il mio sangue sia il segno che la speranza sarà presto realtà»; «Sperare vuol dire “Osare il salto nell’ignoto di Dio”»; «Io pongo la mia speranza unicamente in Dio»; «Scelsi di essere per gli altri: i poveri, i non amati»; «Potrò, se a Dio piace, immergere il mio sguardo in quello del Padre, per contemplare con lui i suoi figli dell’Islam così come li vede lui».

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I nostri canti, modulati lungo le strade deserte della città di Bitonto, rendevano manifesta la solitudine esperimentata da Gesù Crocifisso, che anche Oggi cerca in noi il «compimento a ciò che, dei patimenti di Cristo, manca nella nostra carne, a favore del suo corpo che è la Chiesa» (Col 1, 24): “Siamo qui, sotto la stessa luce, sotto la sua croce…”; “Padre mio, mi abbandono a te, di me fa’ quello che ti piace…”; “Sotto la tua croce apro le mie braccia, accolgo il tuo perdono, la tua misericordia…”; e l’immancabile Misericordes sicut Pater…, inno del Giubileo della Misericordia. La sosta presso due “Oasi di umanità” ha dato maggior rilievo al nostro pellegrinaggio nel deserto totale, in quanto esse sono due icone del Cristo Crocifisso: l’Hospice e la Fondazione Giovanni XXIII. Presso l’Hospice, centro di cure palliative globali per malati terminali, che risponde ai bisogni clinici, assistenziali, psicologici e spirituali del paziente, abbiamo pregato con l’introduzione e la prima stazione della Via Crucis (testo della Giornata Mondiale


CURIA METROPOLITANA della Gioventù – Madrid 2011). In filigrana potevamo immaginare gli ultimi giorni della vita terrena che vivono la maggior parte dei degenti presso questo ambiente accogliente e familiare. Successivamente la Fondazione Villa Giovanni XXIII, raggiunta a breve, ci ha dato occasione di coinvolgere nella preghiera ammalati di Alzheimer e anziani ivi accuditi. L’Arcivescovo ha fatto visita in particolare a don Alberto Battaglia, che per tanti anni ha seguito i pazienti della struttura; ed ora, molto anziano, riceve anche lui diligente assistenza socio-sanitaria. L’ultima stazione del percorso doloroso è stata pregata davanti al Santuario Basilica dei SS. Medici, prima di attraversare la Porta della Misericordia, mentre chiedevamo al Signore di concedere «a tutti coloro che, con rinnovato impegno e ferma fede varcheranno questa soglia, di ottenere la salvezza che da te procede e a te conduce». Nella casa del Signore l’Arcivescovo conferisce ai giovani presenti il mandato per la XXXI Giornata mondiale della Gioventù, che si terrà a Cracovia (Polonia) nel prossimo mese di luglio, mentre meditiamo le parole di Gesù: «Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia» (Mt 5, 7). L’invito del Pastore ha infervorato i giovani a lasciarsi «raggiungere dal suo sguardo misericordioso capace di cambiare la vostra vita, di guarire le vostre ferite e di saziare la sete profonda di amore, di pace, di gioia, di felicità vera». Ancora una volta la Croce, paradossalmente ma realissimamente, ha rappresentato il balsamo che risana il nostro mondo di adulti e di giovani, di bambini e di anziani, di malati e sani; e che sconfigge l’egoismo, l’odio e la disperazione. sac. Ambrogio Avelluto Direttore Ufficio/Centro Missionario Diocesano

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B ARI -B ITONTO

CURIA METROPOLITANA Settore Evangelizzazione. Ufficio Missionario

Il Concorso missionario “don Franco Ricci” – XV edizione 2016

Il 21 maggio 2016, nell’aula magna “Attilio Alto” del Politecnico di Bari, si è svolta la cerimonia di premiazione del Concorso missionario “don Franco Ricci - XV edizione 2016”, bandito dall’Ufficio/Centro missionario sul tema “Europa. Dal Mediterraneo al Mar Baltico. Tra benessere ed emarginazione. Dall’emigrazione all’accoglienza”. Presenti alla cerimonia mons. Domenico Ciavarella, vicario generale; don Ambrogio Avelluto, direttore dell’Ufficio/Centro missionario; prof. Gabriella Ricci, sorella di don Franco Ricci. Introduzione con l’intenzione di preghiera, recitata da mons. Ciavarella e l’esecuzione del primo dei brani musicali eseguiti durante la manifestazione dal Coro “Children Singers”, diretto dalla prof. Antonella Chiarappa. Significativa la testimonianza dei coniugi Angela e Gianni Milici, di ritorno dalla loro esperienza missionaria in Etiopia al fianco di don Leonardo D’Alessandro, sacerdote fidei donum dell’arcidiocesi di Bari-Bitonto. Diciannove le scuole che hanno partecipato alla XV edizione del concorso, di cui 6 scuole primarie, 10 scuole secondarie di I grado e 3 scuole secondarie di II grado, con la partecipazione di circa 500 studenti. Inoltre, oltre a 7 tra gruppi, movimenti e associazioni, vi hanno partecipato anche 7 universitari. Questi i riconoscimenti assegnati.

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Scuole primarie 1° premio: classi II A- e III- A, scuola primaria paritaria “Pietro Alberotanza, Bari; 2° premio: Giuseppe Porcelluzzi, classe V- F, VI C.D. Girondi Pl. “Raffaele Di Bari”, Barletta; 3° premio: classe IIID, scuola primaria “Aristide Gabelli”, Bari-S. Spirito. Segnalazioni della giuria Donato Defazio, classe V- F, VI C.D. Girondi Pl. “Raffaele Di Bari”, Barletta; Anna Maria Antonacci - Giada Cannella - Andreina Capasso - Marianna Radatti - Nicoletta Schirone, classe V- B, scuola primaria “D. Cirillo”, Bari; classe II- C, 27° C.D. Pl.“Duca d’Aosta”, Bari- Palese; classe III- D, 27° C.D. Pl. “Duca d’Aosta”, Bari- Palese; classe IV- A, scuola primaria paritaria “Pietro Alberotanza”, Bari.

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Scuole secondarie I grado 1° premio: Clara Picci, classe II-E, scuola secondaria I grado “Amedeo d’Aosta”, Bari; 2° premio: Giuseppe Longo, classe II-F, scuola secondaria I grado “CapozziGalilei”, Valenzano (Bari); 3° premio: Antonio Rafaschieri, classe III-F, scuola secondaria I grado “Capozzi-Galilei”, Valenzano (Bari). Segnalazione della giuria Giorgia Dalla Serra, classe I-E, scuola secondaria I grado “Michelangelo”, Bari; Alessia Cavenago - Alessandra Vernia, classe II- D, I.C. “Losapio- S. Filippo Neri”, Gioia del Colle (Bari); Valentina Allori, classe II-C, scuola secondaria I grado “Amedeo d’Aosta”, Bari; Adriana Pollini, classe I-H, scuola secondaria I grado “Amedeo d’Aosta”, Bari; Paolo Gatti - Carlo Serra, classe II-A, I.C. “Losapio-San Filippo Neri” Gioia del Colle Bari); Ginevra Cerrai, classe II-H, scuola secondaria I grado “Giustina Rocca”, Trani (BAT); Serena Fazi, classe II-D, I.C. “Losapio-San Filippo Neri”, Gioia del Colle (Bari); Alessandra Fanelli, classe II-C, scuola secondaria I grado “Tommaso Fiore”, Bari; Davide De Tullio – Sofia Pollice - Eva Scagliarini - Vittorio Zupo, classe II-I, scuola secondaria I grado “Amedeo d’Aosta”, Bari; Francesco Labellarte - Cristian Candelora - Giovanni D’Astici, classe I-D, I.C. scuola secondaria I grado “Capozzi-Galilei”, Valenzano (Bari); Francesco Milella - Marco Conte, classe II – E, scuola secondaria I grado “Amedeo d’Aosta”, Bari.


CURIA METROPOLITANA Scuole secondarie II grado 1° premio - Viaggio missione in Etiopia: Lobelia Pia Cornacchia – Andrea Pepe (classe IV-A/Pitagora) – Gianfranco Albrizio (classe IVITA-B/Panetti), I.T.S.S. “Panetti-Pitagora”, Bari; 2° premio: Rita Lavopa, classe V-A, L.S. “D. Cirillo”, Bari; 3° premio: Antonio Loiudice, classe IV Sirio, I.T.S.S. “Panetti-Pitagora”, Bari. Università 1° premio – Viaggio missione in Etiopia: Marco Greco – Alessandra Iuso – Angela Noviello, Università degli studi, Bari. Menzione speciale della giuria: Roberto Di Luzio, Università degli studi, Bari; Valentina Longo, Università degli studi, Bari. Gruppi, movimenti, associazioni Premiato: Alessandro Matassa, parrocchia San Cataldo, Bari. Menzione speciale della giuria Centro diurno riabilitativo psichiatrico “Phoenix”, Rutigliano, Bari: Carmelo Romano, Giacomo Avella, Teresa Danese, Elisa Lacara, Matteo Lasorella, Mina Buttaro, Fabio Parente, Mimmo Ungaro, Alfredo Varracchio, Davide Mancini, Domingo Giannone, Amalia Rotondi, Rachele Roppo. Coro “Children singers”, I.C. “Manzoni-Lucarelli”, Ceglie del Campo, Bari: Rossana Palmisano, Rosamary Cavalluzzi, Luca Telegrafo, Marco Palella, Fabio Dellino, Lorenzo Perrini, Ilenia Menolascina, Marisol Loizzi, Martina Quaranta, Louis Domenico Mangialardo, Desirè Pesole, Alice Fraddosio, Rebecca Lorusso, Rebecca De Giglio, Nicol De Giglio, Danilo Sblendorio, Manila Paloscia, Valentina Casadibari, Francesca D’Aloia, Lucia Lagattolla. Segnalazione della giuria Gruppo missionario “Degli Entusiasti”, Santeramo in Colle (Bari): Francesca Colacicco, Piercarla Colacicco, Mariacristina Colacicco, Francesca Ricciato, Maria Dimauro, Ludovica Plantamura, Lediana Cjoketa. Testata giornalistica “Daisy News”, scuola secondaria I grado, Istituto Margherita, Bari: Alberta Anelli, Bryan Bahadoor, Loretta

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Berardi, Cosimo Contursi, Flavio Falcone, Fabrizio Nitti, Tounaiven Pauvaday, Adriana Petrera, Elisabetta Sorge. Anche nell’edizione di quest’anno, si è voluto sottolineare lo spirito missionario del concorso prevedendo, tra i premi, due viaggi in Etiopia nella missione diocesana, dove opera don Leonardo D’Alessandro, e un’esperienza missionaria di un giorno in una struttura missionaria della Puglia. dott. Mario Conforti Ufficio/Centro missionario diocesano Bari-Bitonto

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CURIA METROPOLITANA Settore Laicato. Consulta Diocesana delle Aggregazioni laicali

L’Assemblea della Consulta per l’elezione del Segretario generale, del Comitato dei Presidenti, del Tesoriere

Il giorno 20 maggio 2016, presso l’aula della Casa del Clero (Seminario Diocesano di Bari), si è riunita in assemblea la Consulta delle Aggregazioni Laicali della Arcidiocesi di Bari-Bitonto, convocata con lettera dell’8 aprile 2016 per l’elezione del nuovo Comitato dei Presidenti, del Tesoriere, e della terna dei nomi da proporre all’Arcivescovo per la nomina del nuovo Segretario generale. Dopo che l’Assemblea è stata dichiarata valida da parte del Segretario generale uscente, a norma dell’art. 1 del regolamento della Consulta delle Aggregazioni Laicali (CDAL), si è proceduto alla nomina del Presidente dell’Assemblea a norma dell’art. 3 del Regolamento, nella persona della dott.ssa Enrichetta Gentile. La dott.ssa Enrica Gentile, dopo aver assunto la direzione dei lavori, ha dato la parola al direttore dell’Ufficio del Laicato, prof. Giuseppe Micunco, che ha rivolto un saluto introduttivo alla assemblea, richiamando le recenti dichiarazioni di papa Francesco circa l’impegno dei laici in una chiesa che deve essere sempre più ‘in uscita’. Il prof. Micunco ha ringraziato il Segretario generale uscente, sig, Leonardo Dambra, e i membri del Comitato dei Presidenti per il lavoro svolto nel triennio ormai concluso. È seguita poi la relazione del Segretario generale uscente, sig. Leonardo Dambra, che di seguito riportiamo.

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«Un carissimo saluto a tutti i convenuti a questa assemblea. Mi rivolgo a voi con un grazie profondo per la fedeltà ad un organismo di consultazione ecclesiale che indica presenza e protagonismo attivo nelle vicende ecclesiali e sociali. Non credo utile ricorrere ad una sintesi tediosa delle varie attività che in questi anni, dal 2012 a 2016, questa consulta ha fatto. È certa l’attenzione che ha posto man mano alle varie problematiche che investono la nostra Chiesa locale e la società. Il tratto che l’ha contraddistinta è stato la fedeltà alle linee pastorali ogni anno indicate dal nostro amato Arcivescovo, mons. Francesco Cacucci. Ma cosa mi preme dire e su cosa fermerei la mia attenzione? Fermo la mia attenzione su quello che ha da essere il nostro ruolo all’interno della Chiesa e della società. Il campo peculiare nostro è il mondo; è nel mondo che dobbiamo santificarci. “Per loro vocazione è proprio di noi laici cercare il regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio” (LG 31). La nostra missione non è, dunque, partecipare al potere clericale, ma al potere e alla missione di Cristo, in modo da impregnare del suo spirito la vita propria e quella degli altri. Tutto questo con l’esercizio delle tre funzioni a noi proprie: quella sacerdotale, quella profetica, quella regale. 1) La partecipazione dei laici alla funzione sacerdotale di Cristo implica naturalmente una vita incentrata sull’Eucaristia, che non si esprime solo nella presenza attiva alla Messa, né principalmente in funzioni liturgiche particolari svolte in chiesa. “Anche i laici, operando santamente dappertutto come adoratori, consacrano a Dio il mondo stesso” (LG 34). “Tutte infatti le loro opere, le preghiere e le iniziative apostoliche, la vita coniugale e familiare, il lavoro giornaliero, il sollievo spirituale e corporale, se sono compiute nello Spirito, e persino le molestie della vita se sono sopportate con pazienza, diventano spirituali sacrifici graditi a Dio per Gesù Cristo” (ivi). Pertanto, la loro partecipazione alla funzione sacerdotale di Cristo si esprime soprattutto ed essenzialmente nello sforzo di santificare il loro lavoro quotidiano e le loro attività secolari. 2) Il ruolo profetico comporta che il laico non abbia timore a dare testimonianza della parola anche quando è impopolare, che


CURIA METROPOLITANA non si scoraggi o sia tentato di presentarne una versione annacquata se sussiste pericolo di rifiuto o, addirittura, di persecuzione (cfr Mt 13,21). Il Concilio insiste a che i laici non nascondano la loro fede e la loro speranza, ma piuttosto “con una continua conversione e con la lotta ‘contro i dominatori di questo mondo tenebroso e contro gli spiriti maligni’ (Ef 6,12), la esprimano anche attraverso le strutture della vita secolare” (LG 35). 3) Per quanto attiene al ruolo regale, è sulla base della grazia e della verità di Cristo che i laici devono adempiere nel mondo la loro funzione cristiana di orientamento. È qui che diviene più manifesta la grandezza della sfida che si prospetta loro, ed è ancora qui che possono insorgere comprensioni parziali o sostanziali malintesi. Cristo, Signore e Salvatore di tutta la creazione, vuol servire, salvare e governare il mondo elevandolo a Dio. Fa ciò attraverso la sua Chiesa: tramite i suoi ministri e, in modo ancor più immediato, per mezzo dei laici. II primo aspetto della funzione regale del laico cristiano è connesso alla dimensione personale del lavoro che svolge, e può essere espresso abbastanza semplicemente: deve essere re riguardo al suo lavoro personale, così come Cristo fu re del lavoro quotidiano che svolse durante i trent’anni di vita nascosta. Ciò significa che il cristiano, adempiendo la sua funzione regale, è tenuto a dominare il lavoro, non a esserne dominato. Deve rendersi conto che il suo lavoro, cui si dedica liberamente, non è solo un mezzo per guadagnare o per affermarsi: è a servizio di un piano divino; ed egli deve governare il suo lavoro volgendolo all’attuazione di questo piano. L’espressione di queste tre funzioni mi affascina fortemente e in modo tale da non farmi sentire subalterno ad alcuno se non a Cristo. Il mio augurio, prima a me e unitamente a tutti voi qui presenti, è di poterle esprimere nella pienezza così come indicate dal Concilio. Per il resto quanto si riesce ad organizzare e a fare è tutto subalterno alla costruzione del Regno di Dio. Auguri a tutti e buona votazione».

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A fine relazione il Segretario generale uscente istruisce sulle modalità delle votazioni per l’elezione del nuovo Comitato dei Presidenti, della terna dei nomi da sottoporre all’Arcivescovo per la nomina del nuovo Segretario generale, e del Tesoriere. Dopo aver formato la lista dei candidati per le nomine su descritte, il Presidente dell’Assemblea nomina una terna di scrutatori. Si procede alle votazioni. Lo spoglio delle schede dà i seguenti risultati: Per il Comitato dei presidenti risultano eletti: Francesco Mongelli (Comunità di Sant’Egidio), Lucia Scattarelli (Amici del Sermig), Filomena Valendino (Movimento dei Focolari Sez. Femm.), Vincenzo Mascello (Fraternità di Comunione e Liberazione), Massimo Tamma (Rinnovamento nello Spirito Santo), Pierfrancesco Agostini (AMCI), Saverio Curci (Comunità di Gesù). Si aggiunge ad essi come membro di diritto, a norma di statuto, la Presidente diocesana dell’Azione Cattolica, Michela Boezio. Quale Tesoriere viene eletto: Giuseppe Piscopo (Laici Giuseppini Marelliani) Nella terna dei nomi per la nomina del Segretario generale vengono indicati: 1. Leonardo Dambra (Movimento dei Focolari Sez. Masch.), 2. Vincenzo Mascello (Fraternità di Comunione e Liberazione), 3. (a parità di voti) Francesco Mongelli (Comunità di Sant’Egidio) e Giuseppe Piscopo (Laici Giuseppini Marelliani). S.E. Mons. Francesco Cacucci, presa visione dei risultati delle votazioni, ha confermato nell’incarico di Segretario generale della Consulta Diocesana delle Aggregazioni Laicali il sig. Leonardo Dambra. 170

Il direttore dell’Ufficio Laicato Giuseppe Micunco Il segretario della CDAL Leonardo Dambra


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CONSIGLI DIOCESANI Consiglio Pastorale Diocesano

Verbale della seduta del 3 febbraio 2016

Il giorno 3 febbraio 2016, alle ore 19.00, presso la Casa del Clero in Bari, S. E. Mons. Francesco Cacucci ha convocato e presieduto il Consiglio Pastorale Diocesano per discutere il seguente ordine del giorno: 1. “Il V Convegno Ecclesiale di Firenze: un’esperienza di autentica “sinodalità”. Il Consiglio fa “memoria” del Convegno Ecclesiale per discernere quali frutti, alla nostra Chiesa diocesana, suggerisce questa bella esperienza di Chiesa “popolo che cammina insieme”. Intervengono la prof.ssa Annalisa Caputo, membro del comitato preparatorio di Firenze 2015, e il prof. Giuseppe Micunco, direttore dell’Ufficio per il Laicato e referente della delegazione diocesana al convegno. 2. Varie ed eventuali. Risultano assenti giustificati: don Paolo Bux, don Vito Campanelli, don Mario Castellano, don Carlo Cinquepalmi, padre Antonio Cofano, O.F.M., mons. Alberto D’Urso, don Domenico Falco, p. Luigi Gaetani, O.C.D., don Franco Lanzolla, don Carlo Lattarulo, don Antonio Lobalsamo, don Vito Marziliano, don Vito Piccinonna, padre Ottavio Raimondo, M.C.C.J., don Antonio Ruccia, don Michele Sardone, don Alessandro Tanzi, suor Cadia D’Amore, suor Anna Grazia Di Liddo, suor Ofelia Pepe, Michela

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Boezio, Giovanni Calia, Gennaro Capriati, Rossella Cinquepalmi, Gabriele Clemente, Alfredo De Santis, Nicola Ferrara, Anna Rita Gelao, Lucia Guaragno, Fabio Laricchia, Maria Luisa Logiacco, Vincenzo Mascello, Nicola Mongelli, Ferdinando Nocerino, Sabino Paparella, Bruno Picca, Donato Pietanza, Simona Piscitelli, Domenico Savino, Salvatore Schiralli, Attilio Simeone. Il Consiglio ha inizio con un breve momento di preghiera. Prima di procedere con l’introduzione dei lavori all’odg, il segretario invita i presenti ad approvare il verbale della seduta del 27 novembre 2015. Il verbale viene approvato all’unanimità.

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1. Il segretario introduce i lavori ricordando che la nostra diocesi ha partecipato al Convegno di Firenze sia nella fase preparatoria con il coinvolgimento, la presenza e il lavoro della prof.ssa Annalisa Caputo e di padre Luigi Gaetani, O.C.D., sia nella fase attuativa e di svolgimento con una numerosa delegazione, oggi presente in Consiglio, presieduta dall’Arcivescovo e coordinata dal prof. Micunco. L’appuntamento odierno nasce da una domanda della segreteria del Consiglio: quale rilettura fare del Convegno di Firenze, con la possibilità di discernere frutti per la nostra Chiesa locale? In accordo con padre Arcivescovo si è deciso di partire dalla esperienza di “sinodalità”, lascito più importante di Firenze, e che ha trovato grande stimolo nelle parole di papa Francesco. Nel suo discorso ai convegnisti, il pontefice ha sottolineato la capacità di dialogo e di incontro: «Dialogare non è negoziare. Negoziare è cercare di ricavare la propria fetta della torta. Dialogare è cercare il bene per tutti, discutere insieme, oserei dire arrabbiarsi insieme per pensare alle soluzioni migliori per tutti». Prende la parola la prof.ssa Caputo, sottolineando in apertura che a Firenze più che celebrare un convegno si è vissuto un “sinodo”. Sia perché il convegno non ha previsto altre relazioni oltre al discorso iniziale di papa Francesco, fatta eccezione dei contributi del sociologo prof. Mauro Magatti e del teologo mons. Giuseppe Lorizio; sia perché il lavoro è stato svolto dai 2500 convegnisti riuniti in “tavoli da dieci” che hanno discusso su domande relative


CONSIGLI DIOCESANI alle “cinque vie” dell’umanesimo cristiano. Una sfida che sembrava impossibile, ma che in realtà è stata vinta. In dieci intorno ad un tavolo, tutti alla pari: vescovi, religiosi, laici, giovani, mamme e papà di famiglia, hanno potuto scambiarsi esperienze e sperimentare la comunione ecclesiale. La prof.ssa Caputo ha quindi ripercorso il cammino di preparazione del convegno a partire dal 2012, evidenziando come il tutto si è delineato strada facendo, diversamente dai precedenti convegni nazionali ecclesiali e, soprattutto, come sia stato tenuto in debito conto il contributo fornito da ciascuno nella fase di preparazione. Da un punto di vista teologico, non si deve dimenticare che la sinodalità della Chiesa ha la sua radice in Dio che è da sempre relazione del Padre con il Figlio nello Spirito; in Cristo anche noi, figli nel Figlio, siamo chiamati ad essere uomini e donne di relazione. Non può esistere, pertanto, una Chiesa che non sia relazione, che non viva il camminare insieme, che non sia in movimento sinodale. Ripercorrendo a ritroso il cammino preparatorio, dall’ Invito del convegno del 2013 fino alla prolusione di mons. Nosiglia e alle prospettive del Convegno di Firenze del card. Bagnasco del 2015, la relatrice ha fatto notare, inoltre, come il metodo sinodale sia di per sé anche “contenuto”. Infatti, il camminare insieme (syn-odòs) ci consegna sì un metodo (meta-odòs), ma non una pura metodologia: bensì il desiderio di essere una Chiesa che cerca e cresce insieme all’uomo di oggi, capace di tenere il passato e di slanciarsi con forza e coraggio verso il futuro. È un dato che i Padri e la Tradizione attestano molte volte. Infatti, già Giovanni Crisostomo, nel suo Commento al salmo 149, scriveva: “la Chiesa è sinodo”. La decisione di strutturare il Convegno su questo stile è scaturita anche da tre motivazioni più contingenti. La prima è la bella esperienza che il comitato preparatorio andava vivendo, lavorando bene in piccoli gruppi, e che ha voluto fosse vissuta da tutti i convegnisti. La seconda è l’esperienza fatta dall’arcivescovo Nosiglia a Torino in occasione del Sinodo dei giovani, i cosiddetti “work cafè”. La terza non poteva che scaturire dal Sinodo dei Vescovi appena celebrato. A conclusione, la prof.ssa Caputo ha auspicato che si possano tro-

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vare, nella nostra diocesi, spazi e tempi non per “fare sinodi” da cui escano documenti, ma esperienze concrete in cui in maniera “orizzontale” ci si trovi riuniti in tavoli per confrontarsi. Il secondo auspicio è che, in questi tavoli, si abbia attenzione a rendere presenti anche le periferie dell’esistenza. Prende poi la parola il prof. Micunco che ripercorre il tema della sinodalità nella storia della nostra diocesi, rileggendolo anche alla luce delle tre “parole-indicazioni” suggerite quest’anno da padre Arcivescovo nella sua traccia pastorale: memoria, fedeltà, profezia. La relazione è allegata al presente verbale.

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Dopo il prof. Micunco intervengono i consiglieri e, in modo particolare, chiedono la parola i membri della delegazione al Convegno di Firenze, confermando e arricchendo con la loro testimonianza quanto espresso dai relatori. Dal dibattito è emerso quanto segue: 1. Il confronto sviluppatosi a Firenze, nonostante la composizione dei tavoli fosse variegata, è stato caratterizzato da una straordinaria apertura verso tutti e dalla valorizzazione di tutti: l’esperienza di ciascuno è stata accolta come preziosa e utile per tutti. Ogni convegnista ha potuto sperimentare un diffuso atteggiamento di umiltà, disinteresse e beatitudine invocato da Papa Francesco. 2. L’intervento iniziale di Papa Francesco ha dato una forte spinta iniziale ai lavori del Convegno: ha consentito di entrare immediatamente nel vivo di quello che si doveva fare e si doveva essere. Interessanti anche i momenti di incontro con la città vissuti a Firenze. 3. Il Convegno ha ribadito la centralità per la Chiesa di porsi in atteggiamento di ascolto nei confronti del mondo, come abbiamo sperimentato anche nella nostra diocesi con l’evento delle “Notti di Nicodemo”. 4. Il Convegno ci stimola a modificare i nostri schemi e le nostre categorie mentali perché non sempre siamo in grado di entrare in relazione con l’altro; altrimenti corriamo il rischio che Firenze rimanga un modello irraggiungibile. 5. Il Convegno ci incita ad uscire da noi stessi e a fare tesoro di alcuni esempi, concreti e fattivi, di aiuto e sostegno nel mondo del lavoro già presenti in diocesi.


CONSIGLI DIOCESANI 6. È stata espressa qualche perplessità rispetto al rischio di ridurre il Convegno al solo tema della “sinodalità”, senza esplicitare altri contenuti e impegni che la Chiesa prende in riferimento al tema dell’umanesimo cristiano. 7. L’esperienza della sinodalità è già vissuta dai religiosi e dalle religiose, in particolar modo nei capitoli generali e provinciali. Ci si chiede, però, quanto si è in grado di incidere con questa esperienza nella Chiesa locale e quanto cammino di reale conversione sia ancora necessario fare. 8. Si è rimarcato più volte l’invito di papa Francesco a studiare ed approfondire la Evangelii Gaudium, nella quale sono chiaramente espressi i contenuti dell’umanesimo cristiano, auspicando che anche nella nostra diocesi e, in particolare nei programmi pastorali parrocchiali, si tenga conto del suo accorato appello. Al termine degli interventi prende la parola mons. Cacucci, grato per gli edificanti interventi e rammaricato per non averli ascoltati prima della sua recente partecipazione al Consiglio permanente della CEI. Il Vescovo ricorda che non tutti i convegni ecclesiali nazionali precedenti hanno consegnato idee chiare e precisi impegni. Il Convegno di Loreto, ad esempio, è stato caratterizzato da tensioni all’interno del laicato tra “scelta religiosa” e immersione nei conflitti storici. Maggiore concretezza, invece, è emersa al Convegno ecclesiale di Palermo, sul tema della carità. La sinodalità, inoltre, in accordo con i relatori, è certamente stile e contenuto insieme, perché la Chiesa è koinonìa. L’umanesimo, perciò, non può essere un approfondimento di idee astratte, ma una rinnovata riflessione sull’esistenza dell’uomo di oggi alla luce della novità evangelica; una riflessione che, per essere efficace, deve coniugarsi con il carattere missionario della Chiesa: una Chiesa “in uscita”, come auspicato da Papa Francesco. È un lavoro che esige impegno e che, perciò, registra delle difficoltà nella nostra realtà locale: lo dimostra la fatica nel discernimento del territorio da parte delle parrocchie durante le visite pastorali appena concluse.

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Ciò nondimeno, Firenze è stato un evento di maturità della Chiesa sinodale; una occasione preziosa per interrogarsi sul sensus fidei del popolo di Dio e sulla capacità di leggere i “segni dei tempi”. L’anno giubilare della misericordia, infatti, nasce da questa capacità del Santo Padre di saper leggere i bisogni della fede del popolo di Dio in questo tempo. Anche per la nostra diocesi, dunque, padre Arcivescovo auspica un maggior confronto e un più deciso impegno, da parte di tutti, a camminare con stile sinodale. Il CPD si conclude alle 21.30 con la preghiera. Il segretario del CPD Antonio Nicola Colagrande

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Relazione del prof. Giuseppe Micunco

Il V Convegno Ecclesiale di Firenze: un’esperienza di autentica ‘sinodalità’

Una Chiesa sinodale è una Chiesa che ‘cammina insieme’. La nostra Chiesa di Bari-Bitonto, con la celebrazione del primo sinodo diocesano unitario (1996-2000), ha ripreso una tradizione interrotta, per Bari dal 1675, per Bitonto dal 1891. Possiamo considerare anche questa ripresa del sinodo un frutto del Concilio, come lo sono stati e lo sono i Consigli presbiterali e pastorali ai vari livelli (diocesano, vicariale, parrocchiale). ‘Sinodo’ significa ‘camminare insieme’. Mons. Magrassi è arrivato alla convocazione del sinodo dopo il cammino delle visite pastorali (1987-1996). Il nostro vescovo, mons. Cacucci, ha continuato quel cammino lui pure con le visite pastorali da poco concluse (2007-2014). Il cammino continua. Ed è un cammino che viene da lontano. Può essere interessante e opportuno ricordare che una bella testimonianza di sinodalità e, si può dire, agli inizi della storia della nostra Chiesa barese, è scritta per i secoli nel cosiddetto mosaico di Timoteo, nel succorpo della nostra cattedrale. Così dice l’iscrizione dedicatoria1: La beata chiesa barese si rallegra nel suo vescovo Andrea, del pari esulta il clero con i suoi, con i suoi esulta Timoteo che, ottenuto l’aiuto divino sciogliendo un voto, con i suoi doni e con più sicura tecnica ha completato la decorazione di quest’aula in lode del santo popolo di Dio.

1 L’iscrizione è in latino; la traduzione qui riportata è della prof. GIOIA BERTELLI dell’Università di Bari.

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Da questa iscrizione emerge una bella immagine della Chiesa barese. Il donatore committente dell’opera non pensa solo a lodare la propria donazione, fatta peraltro per sciogliere un voto, ma fa presente l’esultanza di tutta la Chiesa barese intorno al suo vescovo, la Chiesa tutta, clero e popolo di Dio. Scrive p. Cioffari: «È una Chiesa che trova la sua coesione naturale proprio nel consenso esistente fra il suo vescovo, il clero e il popolo di Dio. C’è una ‘conciliarità’ non nel senso di un’assemblea giuridicamente convocata, ma nel senso di un quotidiano vivere e decidere unanimemente. In questa iscrizione la Chiesa di Bari diventa una personalità organica ed armonica in grado di gioire come se fosse un essere solo (beata ecclesia varina gaudet). Non è un’entità astratta. Essa gioisce della gioia del suo vescovo e del suo clero, nonché della gioia di Timoteo, la cui opera ridonda a lode del popolo di Dio (sancta Dei plebs)»2. È un’immagine di Chiesa che ricorda le Chiese degli Atti e quelle attestateci dai Padri, penso a san Giovanni Crisostomo e a san Cipriano ad esempio. In tante altre lapidi che commemorano donatori, troveremmo, (ancora oggi) solo il nome del munifico donatore. Bella è anche l’immagine ornamentale (di fauna marina) proposta dal mosaico dei pisciculi Christi, come Tertulliano definiva i cristiani. Nel V-VI secolo la comunità non doveva essere molto grande, ma, consistente e florida, era già capace di esprimere una basilica così grande e bella. Non può essere spuntata dal niente… doveva avere già una storia alle spalle. Non credo di peccare di ottimismo se dico che è anche l’immagine di Chiesa che mi è sembrato di leggere nelle lettere del nostro vescovo seguite alle sue visite pastorali. L’invito costantemente ripetuto è quello a sentirsi un’unica Chiesa, un unico popolo di Dio, ad avere uno sguardo più ampio, a «leggere la propria storia nel contesto della visita pastorale dell’intera diocesi»3. Per poter apprezzare il cammino fatto e la bellezza del momento presente, può aiutarci, come ci propone il vescovo nel suo programma pastorale, prima di tutto la memoria. Come Gesù ha aiutato i discepoli che andavano a

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G. CIOFFARI, Sinodalità e concili a Bari nel Medioevo, in S. Palese (a cura di), Le tradizioni sinodali della Chiesa di Bari, Collana «Per la storia della Chiesa di Bari» 15, Edipuglia, Bari 1997, p. 9. 3 F. CACUCCI, Memoria, fedeltà, profezia, Visite pastorali 2007-2014, Ecumenica Editrice, Bari 2015, vol. I, p. 18.


CONSIGLI DIOCESANI Emmaus a rileggere la storia passata registrata nelle tre perle, come ama ricordarcele il nostro vescovo (la legge, i profeti, i libri sapienziali), storia in cui non c’erano soltanto le meraviglie di Dio, ma anche i peccati degli uomini, così anche noi faremmo bene a guardare indietro non solo ai tesori della nostra tradizione, ma anche ai momenti oscuri, segnati però sempre dalla misericordia di Dio. Mi piace ricordare ancora un fatto della nostra storia passata, quella di un sant’uomo come il Servo di Dio mons. Tommaso Ruffo, arcivescovo di Bari (1684-1691), domenicano, che morì in odore di santità ed è sepolto nella cripta della nostra cattedrale4. Per mons. Ruffo la nostra diocesi avviò la causa di beatificazione, che rimase però sospesa, e lo è tuttora, presso la Congregazione per le cause dei santi a Roma: sarebbe bello poterla riprendere. Questo santo vescovo, santo anche per questo, usò grande pazienza e misericordia verso un gregge (clero e fedeli) che arrivava ad accoglierlo, come accadde ad Acquaviva (allora in diocesi di Bari) con gli schioppi spianati, quando si recò in visita pastorale5… Ed è tutto dire… Altri tempi. Siamo lontanissimi da tempi come quelli, ma anche la storia della nostra Chiesa di fine ‘800-metà ‘900 non brilla per sinodalità: ha però avuto la grazia di altri santi che hanno dato la vita per la sua crescita ecclesiale, per l’educazione cristiana soprattutto; e abbiamo avuto fior di educatori, ora Servi di Dio: per Bari la catechista Bina Morfini; per Bari e Bitonto il prof. Giovanni Modugno; e poi mons. Carmine De Palma, per Bari, ma anche per Bitonto, visto che è stato confessore anche al bitontino monastero delle Vergini, e come assistente di A.C. si è speso in direzione spirituale e confessioni anche in convegni bitontini6. E tutti, ma in special modo la nostra beata Elia di San 4

C’è anche una lapide che lo ricorda: «HIC IACENT ETIAM OSSA SERVI DEI THOMAE M. RUFFO O.P. ARCHIEP. BAREN. 1684-1691». 5 Cfr A. DE SANTIS, Il vescovo dei tempi difficili. Fra Tommaso Maria Ruffo o.p., Arcivescovo di Bari dal 1684 al 1691, Stilo Editrice, Bari 2006, p. 24. 6 La rivista mensile delle diocesi di Ruvo e Bitonto “Vita religiosa” (anno IV, n 10, ottobre 1926, p. 93), così riporta da Bitonto: «Ritiro annuale della G.F.C. nell’Istituto del Sacro Cuore, 30 ottobre-1 novembre 1926. “Con instancabile zelo, che non gli ha concesso neppure un breve tempo di riposo, il Rev.mo Mons. De Palma Canonico della R. Palatina

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Clemente (siamo a dieci anni dalla beatificazione della ‘piccola ostia del Carmelo’) hanno posto al centro del loro impegno e della loro spiritualità l’Eucaristia, il mistero pasquale di Cristo morto e risorto. È la fedeltà alla celebrazione di questo mistero che ci permette di aprire gli occhi, come è avvenuto per i discepoli di Emmaus, e di guardare, come ha fatto il buon samaritano, come ci invita a fare papa Francesco, alle piaghe dell’uomo di oggi. Scrive il nostro vescovo nella sua Presentazione alle Lettere pastorali: «Il criterio che ogni volta ha ispirato le Lettere è stato sempre quello di lasciarsi guidare dalla Parola di Dio che nelle celebrazioni liturgiche, vissute con la comunità nei giorni della Visita, interrogava la comunità. Alla luce di questo confronto con la Parola di Dio e con il Mistero celebrato, in ogni lettera viene offerta una lettura della vita parrocchiale e si danno indicazioni per il suo cammino»7. Quanto è avvenuto nelle Visite dovrebbe essere paradigmatico per la vita delle nostre comunità, che nella fedeltà all’incontro comunitario settimanale sono esortate a vivere una fedeltà al Risorto e alla domenica ‘giorno del Signore, della chiesa e dell’uomo’, realtà che abbiamo approfondito e celebrato nel Congresso Eucaristico Nazionale di Bari (2005), aiutati anche dalla parola di papa Benedetto XVI. «L’identità cristiana – riporto ancora le parole del Vescovo – si trova, oggi particolarmente, di fronte alla tentazione di rendere marginale il riferimento al Signore Gesù»8. Papa Francesco ha aperto il suo intervento a Firenze cominciando dalle piaghe del Risorto: «Cari fratelli e sorelle, nella cupola di questa bellissima Cattedrale è rappresentato il Giudizio universale. Al centro c’è Gesù, nostra luce. L’iscrizione che si legge all’apice dell’affresco è “Ecce Homo”. Guardando questa cupola siamo attratti verso l’alto, mentre contempliamo la trasformazione del Cristo giudicato da Pilato nel Cristo assiso sul trono del giudice. Un angelo gli porta la spada, ma Gesù non assume i simboli del giudizio, anzi solleva la mano destra mostrando i segni della passione, perché Lui “ha dato se stesso in riscatto per tutti” (1 Tm 2,6). “Dio non ha man(Basilica di S. Nicola) e Assistente Diocesano di Bari, non solo ha svolto tutto l’importante programma della predicazione, ma ha atteso alle numerose confessioni quotidiane, tanto ricercate e tanto proficue». 7 CACUCCI, op. cit., p. 10. 8 Ivi, p. 11.


CONSIGLI DIOCESANI dato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui” (Gv 3,17). Nella luce di questo Giudice di misericordia, le nostre ginocchia si piegano in adorazione, e le nostre mani e i nostri piedi si rinvigoriscono. Possiamo parlare di umanesimo solamente a partire dalla centralità di Gesù, scoprendo in Lui i tratti del volto autentico dell’uomo. È la contemplazione del volto di Gesù morto e risorto che ricompone la nostra umanità, anche di quella frammentata per le fatiche della vita, o segnata dal peccato. Non dobbiamo addomesticare la potenza del volto di Cristo. Il volto è l’immagine della sua trascendenza. È il Misericordiae vultus. Lasciamoci guardare da Lui. Gesù è il nostro umanesimo. Facciamoci inquietare sempre dalla sua domanda: “Voi, chi dite che io sia? ” (Mt 16,15)»9. Essere fedeli alla centralità del Risorto è il cuore della scelta mistagogica che da tanti anni ormai la nostra chiesa locale ha fatto. Ha ragione a mio parere Luca Diotallevi nel suo saggio premesso alle lettere delle visite pastorali a rilevare: «Le lettere alle comunità parrocchiali appaiono non aver bisogno di rilegittimare questa scelta. Essa appare come nota ed acquisita» (qualcuno potrebbe non essere d’accordo, ma in realtà è così, o quanto meno non si parla da noi di altre scelte), ed ha ragione di osservare che «il recupero di una maggiore circolarità tra Liturgia, Parola e Carità è presentato come modo per contrastare la frammentazione tra generazioni, la frammentazione tra intraecclesiale ed extraecclesiale, la frammentazione tra idee e prassi»10 (p. 34). Una comunità ‘sinodale’, che cammina insieme, cercando di superare le frammentazioni e le autoreferenzialità, diventa anche una comunità profetica, per se stessa: in un mondo frammentato la profezia della comunione. Non ci può essere soltanto, ricorda ancora il nostro vescovo, la profezia «del senso critico, della denuncia, della vigilanza», ma anche quella «della salvezza, della simpatia e della speranza». Il 9 FRANCESCO, Discorso ai rappresentanti del V Convegno nazionale della Chiesa italiana (Firenze 2015), Il nuovo umanesimo in Cristo Gesù, LEV, Città del Vaticano 2015. 10 L. DIOTALLEVI, Un evento raro in un posto particolare. Interrogativi sociologici sui documenti della Visita Pastorale alle parrocchie della Arcidiocesi di Bari-Bitonto, in CACUCCI, op. cit., p. 34.

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diacono Filippo rimette sulla strada giusta il ministro della regina Candace con la memoria della parola, con la fedeltà al mistero del servo sofferente, preconizzato da Isaia e compiuto in Cristo, e si fa subito profezia di salvezza battezzando l’etiope, che può così continuare in novità di vita da risorto la strada da Gerusalemme a Gaza. C’è sempre Gerusalemme nei tre passi biblici presenti nella proposta pastorale di quest’anno. Che si vada verso Emmaus, memoria di strepitose vittorie maccabaiche, simbolo di potenza militare, o verso Gerico, la città in antico più nota, simbolo di potenza socioeconomica, o verso Gaza, nome che significa tesori regali, il punto di riferimento resta Gerusalemme, la ‘città della pace’, la profezia di pace e di salvezza. Quello che il diacono Filippo fa è icona di quello che è e deve essere la comunità cristiana. Le esperienze delle vicarie e dei Consigli Pastorali Vicariali, che con il Vescovo si stanno incontrando in questi giorni, vanno in questo senso e sono senza dubbio uno strumento prezioso. Concludo con quanto scrive papa Francesco nella Evangelii gaudium (il papa a Firenze ha chiesto un solo impegno alla Chiesa italiana, quello di studiare e approfondire comunitariamente questa enciclica): «Attraverso tutte le sue attività, la parrocchia incoraggia e forma i suoi membri perché siano agenti della evangelizzazione. È comunità di comunità, santuario dove gli assetati vanno a bere per continuare a camminare, e centro di costante invio missionario. Però dobbiamo riconoscere che l’appello alla revisione e al rinnovamento delle parrocchie non ha ancora dato sufficienti frutti perché siano ancora più vicine alla gente, e siano ambiti di comunione viva e di partecipazione, e si orientino completamente verso la missione. Le altre istituzioni ecclesiali, comunità di base e piccole comunità, movimenti e altre forme di associazione, sono una ricchezza della Chiesa che lo Spirito suscita per evangelizzare tutti gli ambienti e settori. Molte volte apportano un nuovo fervore evangelizzatore e una capacità di dialogo con il mondo che rinnovano la Chiesa. Ma è molto salutare che non perdano il contatto con questa realtà tanto ricca della parrocchia del luogo, e che si integrino con piacere nella pastorale organica della Chiesa particolare»11 (EG 28-29). Possiamo dire al papa che certamente ci stiamo lavorando. 11

FRANCESCO, Esortazione apostolica Evangelii gaudium, LEV, Città del Vaticano 2013, nn. 28-29.


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TRIBUNALE ECCLESIASTICO REGIONALE PUGLIESE Associazione Canonistica Italiana Arcisodalizio della Curia

Recezione e applicazione del MIDI nella Regione Ecclesiastica Pugliese (Roma, Palazzo della Cancelleria, 12 maggio 2016)

Il 9 ottobre 2015, trascorso poco più di un mese dalla pubblicazione del Documento di riforma del processo canonico per le cause di dichiarazione di nullità del matrimonio, si celebrava a Molfetta la prevista sessione ordinaria della Conferenza Episcopale Pugliese. In vista di quella riunione, il Presidente della stessa Conferenza nonché Moderatore del Tribunale Ecclesiastico Regionale Pugliese, chiedeva al Vicario giudiziale del medesimo Tribunale una prima informativa circa la riforma pontificia ed un eventuale orientamento applicativo della stessa in Puglia, da sottoporre all’esame dei Confratelli. I Vescovi della Regione nelle due successive sessioni del 9 dicembre e del 28 gennaio ponevano all’ordine del giorno una discussione approfondita sul Mitis Iudex Dominus Iesus. In entrambe le circostanze veniva invitato il Vicario giudiziale per presentare una relazione più articolata circa i contenuti del testo di riforma, anche alla luce dei diversi interventi dei competenti Dicasteri della Curia Romana e del Rescritto pontificio del 7 dicembre. Nel frattempo veniva elaborata una Nota della Conferenza dei Vescovi Pugliesi in cui si definiva la unanime decisione dell’episcopato da diffondere in tutte le Diocesi della Regione. Il testo era datato 7 dicembre 2015.

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Detta Nota, recependo «lo spirito e la norma della recente riforma del processo canonico», esprimeva «gratitudine in ordine alla dimensione pastorale che si è voluta ribadire, promuovendo l’inserimento della sfera giudiziale nell’ambito della “pastorale matrimoniale diocesana unitaria” (Regole Procedurali, art. 2)». In questa linea, in primo luogo, il testo dichiarava l’impegno dei Presuli «sulla scia di una collaudata esperienza già operativa nelle singole diocesi, a rafforzare le strutture diocesane al fine di rendere ancor più efficace “l’indagine pregiudiziale o pastorale” (RP, art. 2) richiesta dalla riforma pontificia». I Vescovi affermavano la convinzione che «l’efficace impegno degli uffici di pastorale familiare, unitamente ai consultori operanti nelle singole circoscrizioni diocesane faciliteranno l’attuazione della recente riforma, al fine di accogliere e accompagnare le coppie che vivono esperienze coniugali ferite o fallite a intraprendere, qualora ne ricorrano le condizioni, la via giudiziaria in uno dei tre itinerari contemplati dalla normativa vigente (ordinario, documentale e brevior)». Sono numerose, ormai, le Diocesi che, in Puglia, si sono dotate di strutture stabili, così come suggerito dalla normativa pontificia (cfr RP, art. 3). In tal modo, i Vescovi hanno voluto affermare e rendere nota quella che appare una delle preoccupazioni fondamentali del processo matrimoniale “rinnovato”, quell’attenzione pastorale, appunto, che trova ispirazione in numerose Allocuzioni pontificie, pronunciate in occasione dell’inaugurazione dell’Anno giudiziario della Rota Romana e, più recentemente, nella celebrazione delle sessioni straordinaria (5-19 ottobre 2014) e ordinaria (4-25 ottobre 2015) del Sinodo dei Vescovi sulla famiglia. Tale intento è stato espresso, da ultimo, nel modo più articolato e autorevole, nell’esortazione apostolica post-sinodale Amoris Laetitia (cfr in particolare il n. 244). Giova sottolineare, in riferimento a tale ambito pastorale, la favorevole accoglienza della riforma, in Puglia, concretizzatasi attraverso una serie di iniziative di divulgazione. Numerosi Vescovi hanno promosso incontri di formazione per il clero, invitando il Vicario giudiziale del TERP. Similmente sono stati realizzati incontri regionali con gli Uffici di Pastorale famigliare e dei Consultori familiari. Inoltre, in diverse parrocchie, i fedeli hanno potuto confrontarsi con i giudici del TERP sui contenuti del MIDI. In secondo luogo, la Nota dei Vescovi pugliesi ha definito anche la


TRIBUNALE ECCLESIASTICO REGIONALE PUGLIESE questione circa il Tribunale Ecclesiastico. Come è noto, la recente riforma consente ai singoli Vescovi di costituire un proprio Tribunale, competente in materia matrimoniale. Con il citato Rescritto pontificio del dicembre 2015 è stata definitivamente esplicitata l’abrogazione del MP Qua Cura del 1938. Avvalendosi delle facoltà previste dal diritto, i Presuli pugliesi, dopo ampio dibattito, hanno deciso che «quanto alla dimensione più strettamente giudiziale, stante il can. 1673 §2 MI, la Conferenza Episcopale Pugliese conferma l’intento di affidarsi al Tribunale Ecclesiastico Regionale». La ragione fondamentale di tale scelta è stata sinteticamente espressa nella citata Nota, nella quale si afferma: «In questa delicata fase di attuazione della normativa processuale, infatti, l’Episcopato pugliese ritiene che l’esperienza e la competenza maturata nel corso di una storia pluridecennale (iniziata nel 1939), può garantire la più compiuta attuazione di quanto previsto dalla recente normativa pontificia». La Conferenza Episcopale Pugliese, nell’elaborare la Nota citata, applicando rigorosamente la nuova normativa canonica, ha fatto appello a motivazioni di carattere pastorale, storico e di prudente economia generale, in riferimento al tessuto specifico e alla consolidata esperienza regionale (in analogia con il Seminario Regionale e la Facoltà Teologica Pugliese). Si consideri che il TERP si avvale della collaborazione di venticinque giudici, di cui un laico, che operano in esso, compatibilmente con altri impegni diocesani. La scelta di fondo è stata quella di contribuire da parte di tutte le Diocesi a sostenere al meglio un’unica struttura anziché crearne altre exnovo, che sarebbero risultate prive di personale sufficiente e qualificato, indispensabile ad assolvere un compito tanto delicato nella vita della Chiesa, non solo nel presente, ma anche negli anni futuri. Il riferimento normativo circa la decisione assunta in ordine alla costituzione del Tribunale è stato il can. 1673 §§1 e 2 del MIDI, che si pone in continuità con quanto affermato dal can. 1423 del Codice vigente1. Peraltro, il §2 del citato canone consente ampia 1

«§1. Più Vescovi diocesani possono concordemente, con l’approvazione della Sede

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facoltà ai Vescovi di una metropolia o di diverse metropolie di accedere ad una struttura sovra-diocesana con una discrezionalità nella decisione pressoché illimitata. Lo stesso Decano della Rota Romana, in un’intervista pubblicata su L’Osservatore Romano dell’8 ottobre 2015, evidenziava tale facoltà concessa dalla riforma pontificia2. Il nuovo testo legislativo, oltre che nel citato can. 1673, prevede l’esistenza e l’attività dei tribunali interdiocesani anche all’art. 19 delle Regole Procedurali. I tribunali regionali sono da considerarsi a tutti gli effetti tribunali interdiocesani e, dunque, pienamente conformi e coerenti con la nuova normativa. La Conferenza Episcopale Pugliese ha poi ritenuto di inviare il testo della decisione assunta alla Segreteria generale della CEI e al Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica. Quest’ultimo, con lettera dell’8 gennaio 2016 (Prot. n. 4279/15 SAT), apprezzando il testo promulgato dai Vescovi pugliesi ha evidenziato la «canonica coerenza della decisione assunta in merito al Tribunale Regionale». Un’attenzione particolare è stata posta alla celebrazione del processo brevior. A questo proposito, la CEP, anche a norma del can. 1417 (che disciplina il divieto di concorrenza nel giudizio), ha ritenuto di avvalersi dell’Ufficio del Vicario giudiziale del TERP (cui inviare il libello introduttivo, a norma dei cann. 1676 §2.4 e 1685 MIDI, e dell’art. 15 RP), il quale, valutata la fondatezza della richiesta e dei presupposti giuridici della stessa, affida ai tre vicari aggiunti l’istruttoria dei singoli processi, in ragione delle aree di appartenenza dei richiedenti. A essi viene affiancato, in qualità di assessore, un giudice della diocesi interessata, qualora vi fosse, o di una diocesi viciniore. Ciò garantisce, oltre all’osservanza del criterio della prossimità ai fedeli, la competenza e l’esperienza necessaria a questo genere di processi, la totale assenza di oneri finanziari da parte delle sin186 Apostolica, costituire nelle loro diocesi un unico tribunale di prima istanza, in luogo dei tribunali diocesani di cui nei cann. 1419-1421; nel qual caso a quel gruppo di Vescovi o al Vescovo da essi designato competono tutti i poteri che ha il Vescovo diocesano per il proprio tribunale». «§2. I tribunali di cui al §1, possono essere costituiti per tutte le cause oppure soltanto per determinati generi di cause». 2 «All’interno delle singole province ecclesiastiche, i vescovi avranno invece facoltà di istituire, se lo riterranno utile, un tribunale interdiocesano con appello al tribunale del metropolita, fatta salva la possibilità di creare, a norma del diritto, tribunali interdiocesani di più province».


TRIBUNALE ECCLESIASTICO REGIONALE PUGLIESE gole diocesi, oltre all’ausilio di strutture e personale già esistenti e collaudati. Non è stata sottovalutata la necessità di fornire, al proposito, una unitarietà della giurisprudenza (ricordata, tra l’altro, nel menzionato Rescritto pontificio) che è garanzia di serietà nell’esercizio processuale. Non da ultimo è stata considerata l’importanza di custodire in un unico archivio, documenti che, per la loro peculiarità e delicatezza, esigono criteri di conservazione rigorosamente disciplinati dalla normativa canonica e civile. Da ultimo, si è ritenuto in tal modo, di scongiurare il rischio, da parte di chi avesse interesse, di scegliere il tribunale più favorevole (eventualità disciplinata dai cann. 1488 §2 e 1489 CIC). Si consideri che la Puglia è dotata di una rete viaria ideale che permette di raggiungere la città di Bari, sede del TERP (posta al centro della Regione), in circa un’ora di tempo da ognuno dei capoluoghi di provincia. Ad oggi è stato celebrato un solo processo con il rito brevior, concluso con sentenza affermativa. Detta sentenza è stata consegnata personalmente dal Vescovo alle parti, realizzando, in tal modo, una forma concreta di “pastorale giudiziaria”. Globalmente, si consideri che, ad oggi, sono state introdotte 95 richieste di nullità (su 80 dello stesso periodo dell’anno precedente) e i tempi di definizione delle cause sono stati notevolmente ridotti. Inoltre i Vescovi pugliesi, nell’assumere la decisione proposta hanno preso in seria considerazione anche la questione economica legata ad una eventuale moltiplicazione delle strutture. Nell’attuale difficile contingenza economica generale, nella quale gli organismi competenti della CEI richiamano i tribunali regionali ad un uso oculato delle sempre più ridotte risorse economiche disponibili, una riflessione approfondita andava fatta anche in tale direzione. Stante, poi, la crisi occupazionale sempre più diffusa, dare continuità e stabilità lavorativa a quindici dipendenti competenti e ben collaudati nel servizio giudiziario del TERP è parsa una scelta opportuna oltre che di basilare giustizia sociale. Quanto, poi, all’invito espresso al n. VI dei “criteri fondamentali” esposti nel preambolo del MIDI, laddove si invitano le Conferenze Episcopali ad attivarsi affinché «salva la giusta e dignitosa retribu-

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zione degli operatori dei tribunali, ... venga assicurata la gratuità delle procedure», l’Episcopato pugliese si è sentito sostenuto dalla CEI, posto che, in Italia, la questione della “gratuità” dei processi è stata già ripetutamente affrontata, secondo lo spirito delle indicazioni pontificie, con le varie delibere della CEI, assunte in attuazione del can. 1649 del CIC. Tali provvedimenti, susseguitisi negli anni, hanno progressivamente affinato il sistema di solidarietà economica, per quanto attiene le spese processuali. Un iter iniziato con delibera del 18 marzo 1997, rielaborata il 19 ottobre 1998 e poi ancora il 30 marzo 2001, le cui tabelle economiche sono state aggiornate nel 2010. L’ultima delibera in materia è entrata in vigore l’1 gennaio 2012. L’Assemblea generale dei Vescovi italiani, prevista nel corso del mese corrente, tornerà a discutere sulla materia. Al momento, appare ben disciplinato l’istituto del gratuito o semi-gratuito patrocinio, l’esonero totale o parziale dalle spese processuali, la possibilità di avvalersi gratuitamente della figura del Patrono stabile (anche se il ricorso a tale figura non è strettamente legato a questioni economiche). Le indicazioni della CEI hanno anche inteso disciplinare con chiarezza la misura minima e massima del compenso dovuto dalle parti ai patroni di fiducia, onde impedire eventuali arbitri o emolumenti stridenti con lo spirito di servizio che deve contraddistinguere l’operato degli avvocati in ambito ecclesiale. Tutto questo, se già realizza nei fatti l’auspicio pontificio, continua a garantire un minimo di contribuzione da parte dei fedeli per il sostentamento di un’istituzione complessa e articolata, quale è il tribunale ecclesiastico, che attinge le sue risorse finanziarie, in massima parte, dal gettito annuale dell’otto per mille riconosciuto dallo Stato italiano alla Chiesa cattolica. Modificare l’attuale assetto economico relativo al finanziamento dei tribunali significherebbe privare di risorse utili altri capitoli di spesa. Una discreta accoglienza, infine, sta avendo, in Puglia, l’iniziativa di coinvolgere nelle spese necessarie per i singoli processi le parrocchie delle parti. In tal modo, i parroci e le comunità parrocchiali sono sensibilizzati in questa forma di autentica carità pastorale. D’altro canto, l’invito rivolto ai fedeli che hanno fruito del ministero del tribunale ecclesiastico di lasciare un libero contributo per le sue attività istituzionali, fa parte delle indicazioni fornite a suo tempo dalla CEI (cfr art. 4 §3 delle Norme del 30 marzo 2001). Non sembra però che tale esortazione abbia avuto finora particolare accoglienza. A tal riguar-


TRIBUNALE ECCLESIASTICO REGIONALE PUGLIESE do, meriterebbe, credo, maggiore attenzione la disposizione codiciale secondo la quale: «i fedeli contribuiscano alle necessità della Chiesa con le sovvenzioni richieste e secondo le norme emanate dalla Conferenza Episcopale» (can. 1262 CIC). Si tratta di un opportuno richiamo alla corresponsabilità di tutto il popolo di Dio nel farsi carico delle strutture e delle attività della Chiesa. Per una prima analisi e comprensione della riforma pontificia è stato particolarmente utile un incontro realizzato a Bari, dal 4 al 6 novembre scorso, tra i Vicari giudiziali dei Tribunali Ecclesiastici Regionali italiani. Ne erano presenti dodici su diciotto. All’incontro ha partecipato anche il prof. Manuel Arroba Conde, preside dell’Istituto Utriusque Iuris della Pontificia Università Lateranense. La sua presenza è stata illuminante ed ha contribuito a fornire linee di comprensione e di attuazione puntuale del MIDI. Mons. Giuseppe Baturi, sottosegretario della CEI, ha partecipato alla riunione con un suo intervento. Mentre esprimo la convinzione che il tempo e la prassi ci aiuteranno ad apprezzare gli indubbi benefici della recente riforma pontificia, concludo nel richiamare l’auspicio finale dei Presuli pugliesi, che hanno inteso restare fedeli, nelle decisioni assunte, alla duplice preoccupazione più volte espressa dal Pontefice circa la salus animarum e la riaffermazione chiara della sacralità del vincolo matrimoniale. Nella Nota si afferma, infatti: «I Vescovi Pugliesi confidano che la riforma del processo matrimoniale possa rappresentare un’ulteriore occasione di servizio per il bene del popolo di Dio, ferma restando “la necessità di tutelare in massimo grado la verità del sacro vincolo” (MI), così come inteso dal Supremo Legislatore». Le recenti parole del Santo Padre, del 12 marzo scorso, rivolte ai partecipanti al Corso promosso dal Tribunale della Rota Romana, nell’esprimere la mens pontificia circa la riforma del processo matrimoniale canonico, appaiono di conforto alle decisioni assunte dai Vescovi pugliesi nell’applicazione della nuova normativa nella nostra Regione. Grazie. sac. Pasquale Larocca Vicario giudiziale del TERP

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PUBBLICAZIONI La Chiesa barese e la Prima Guerra Mondiale a cura di Salvatore Palese

Presentazione di Salvatore Palese a La Chiesa barese e la Prima Guerra mondiale “Per la storia della Chiesa di Bari-Bitonto: Studi e materiali”, 31 Edipuglia, Bari 2016 Indice: Presentazione di Salvatore Palese PUGLIA E CLERO Vescovi, clero e popolo di Puglia durante la Grande Guerra di Vincenzo Robles LETTERE DEGLI ECCLESIASTICI MOBILITATI a cura di Carla Palma La storia, le storie CATALOGO DEI MONUMENTI AI CADUTI DELL’ARCIDIOCESI DI BARI a cura di Michele Bellino I monumenti ai caduti dell’arcidiocesi di Bari L’INVENTARIO DELLA DOCUMENTAZIONE SULLA GRANDE GUERRA NELL’ARCHIVIO STORICO DIOCESANO DI BARI a cura di Carla Palma e Michele Bellino Introduzione I. Organizzazione dei sacerdoti e dei chierici soldati, disciplina ecclesiastica e militare, esoneri dalla mobilitazione e relativi carteggi, fascc. 1-14 – II. Chiesa locale e società civile, fascc. 15-27 – III. Attività informativa della S. Sede e della Curia arcivescovile a favore delle famiglie di prigionieri, dispersi e morti in guerra, fascc. 28-30 Indice dei nomi di persona e dei luoghi a cura di Riccardo Marino

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La ricorrenza del centenario della prima guerra mondiale (1914-1918) è caratterizzata dall’attenzione verso coloro che furono veramente coin-

volti nella tragica vicenda in tutti i paesi belligeranti. Così sta avvenendo in Italia che in quella “inutile strage” (Benedetto XV) fu coinvolta dal 24 maggio 1915. La specifica letteratura storica, infatti, da qualche decennio non riguarda tanto gli aspetti politici e militari, quanto invece i reali protagonisti di quel conflitto, i combattenti e le loro famiglie, i renitenti e i disertori, i morti in guerra e a causa di essa, i profughi e i prigionieri, le popolazioni vicine al fronte belli-


PUBBLICAZIONI co e anche quelle più lontane, e poi l’organizzazione sanitaria e quella assistenziale, la vita religiosa e le preoccupazioni dei loro responsabili. Ogni ceto sociale, con le sue strutture e la sua cultura, fu coinvolto o non rimase estraneo alle evoluzioni che in quegli anni si imposero alla società dei paesi europei: quella guerra fu la prima delle guerre totali del ‘900. Queste dinamiche oggi si vanno scoprendo, grazie ai progressi della conservazione e valorizzazione delle preziose testimonianze conservate nei vari archivi civili ed ecclesiastici, periferici e centrali. Essi diventano ora i nuovi “sacrari della memoria” di quegli anni terribili. Nell’Archivio storico dell’arcidiocesi di Bari sono state “riscoperte” le carte di quegli anni e il loro riordinamento ha consentito di abbozzare un primo quadro storico della presenza e dell’azione di vescovi e parroci, di preti e frati cappellani dell’esercito, di religiosi e popolani dell’arcidiocesi barese diretta da Giulio Vaccaro (1898-1924), e di altre diocesi pugliesi, dei dibattiti e delle considerazioni dei cattolici sugli avvenimenti di quegli anni. Ci fu una cultura della pace e della guerra che il conflitto promosse tra i cattolici travolti anch’essi dagli scontri dei popoli, alla ricerca di motivazioni alte in cui la tragedia individuale e collettiva andava collocata. Infatti, quella vicenda disvelava limiti umani e passioni ideologiche, egoismi nazionali e orizzonti di fraternità, ma faceva intravedere pure una patria possibile in confini terreni allargati e in prospettive ultraterrene. Di tutto questo, un ampio quadro storico disegna Vincenzo Robles nella prima parte della ricerca offerta nel volume. Concludendo la sua ricca indagine egli scrive: «la luttuosa pagina della prima guerra mondiale lasciava il posto ad una quotidianità diversa dalle attese e dai propositi. Di quella rimasero i monumenti ai caduti, l’eroismo e la rabbia di tanti mutilati e invalidi non sempre ricompensati per i loro sacrifici, rimaneva la povertà, diventata miseria, di tante famiglie costrette ad emigrare. Quella guerra trascinò ancora le nazioni a lottare e combattere per cancellare i risultati di una diplomazia che aveva umiliato più che pacificato». E si può aggiungere che, a cento anni di distanza se ne vedono le conseguenze nei paesi

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slavi della Russia e dei Balcani, tra i popoli di quell’Oriente medio ancora confliggenti, in quei paesi “creati a tavolino” dai vincitori. Fu davvero inutile quella strage del primo Novecento, come aveva previsto papa Giacomo Della Chiesa. Nella seconda parte del volume vengono edite le lettere dei cappellani militari dell’arcidiocesi barese a cura di Carla Palma. La presenza di questi preti tra i soldati emerge con la ricchezza della loro convivenza solidale e la singolarità del loro ministero. La corrispondenza con il loro arcivescovo Vaccaro copre l’intero arco degli anni di guerra e rievoca la vicenda di ciascuno nella realtà umana dei soldati e delle popolazioni di confine. E non sembrano di maniera le confidenze contenute in quei testi. «Non può immaginare – scrive uno di essi – quanti pensieri mi suscitò nella mente la considerazione che faceva nella Sua (lettera) circa il ministero sacerdotale! Vorrei sfogare all’Eccellenza Vostra l’animo mio, ma non voglio turbare l’animo Suo in codesta quiete! E tante cose me le tengo nel segreto del cuore sanguinante. Temo solo maggiori castighi da Dio e penso che il Signore anche in questa guerra sta mostrando la sua misericordia». Di particolare importanza sono i testi di Antonio Bellomo che operò nell’ufficio del “Vescovo dell’Esercito e dell’Armata”: essi illustrano, come del resto ha fatto Robles nella sua narrazione, il ruolo assunto in quegli anni, come lo aveva ben dimostrato qualche anno prima nell’arcidiocesi barese. Non sono state conservate tutte le minute o le copie delle risposte dell’arcivescovo Vaccaro e non si può dire quanta consapevolezza si maturasse del processo in atto nella storia del clero italiano. L’esperienza dei cappellani, infatti, rappresenta una evoluzione del ministero stesso, in nuovi campi operativi diversi da quelli tradizionali. Nella terza parte del volume è dato da Michele Bellino il catalogo dei monumenti ai caduti che furono eretti in ogni paese del territorio diocesano subito dopo la pace del novembre 1918: alcuni subito nello stesso anno, altri negli anni ‘20 ed altri ancora negli anni ’30, altri nelle celebrazioni dei decenni seguenti, in nuovi contesti culturali e politici. Gli aspetti monumentali s’impongono all’attenzione di chi vorrà approfondire gli sviluppi della mentalità collettiva e della cultura artistica delle singole collettività, coinvolte nei movimenti sociali e politici che si diffusero a partire dalla “grande guerra”. Ma


PUBBLICAZIONI ancor più, la ricerca ha messo in rilievo le liste dei morti riportati nelle epigrafi. Sono i nomi dei protagonisti perdenti di quella guerra, ma testimoni di quella “eredità” di sogni e di attese, di passioni e di delusioni, che toccò ai reduci immettere nella storia dei mille paesi d’Italia. I monumenti della memoria che il catalogo raccoglie, vanno riguardati con quella pietas che non può mancare in chi guarda alla storia passata: quei nomi indicano chi partì per i fronti europei e non ritornò più, lasciando dei vuoti nelle famiglie, nelle relazioni amicali, nelle piccole o grandi comunità paesane e cittadine. La memoria storica deve rimanere scuola di umanità. Di questi morti e dei reduci, come dei prigionieri si trovano tracce significative nella documentazione conservata nell’Archivio storico diocesano di Bari. La sua “riscoperta” è all’origine della nostra ricerca. È merito di Carla Palma e di Michele Bellino il suo riordinamento compiuto con criteri rigorosamente scientifici e la compilazione accurata dell’inventario dei 30 fascicoli. Le carte riguardano l’organizzazione dei chierici e dei sacerdoti nell’esercito, l’azione dei cattolici nell’arcidiocesi barese per affrontare le esigenze poste delle vicende della guerra, infine l’attività informativa della Santa Sede e della curia arcivescovile a favore delle famiglie di prigionieri, dispersi e morti in guerra. La pubblicazione dell’inventario consentirà di esplorare tutte le dinamiche religiose, caritative ed assistenziali che mossero le popolazioni dei comuni baresi, dirette dall’arcivescovo Giulio Vaccaro, e di quelle che confluirono alla sua autorità anche da parte di altre diocesi della regione. La ricchezza delle informazioni è notevole: riguardano persone singole, istituzioni di ogni genere, momenti specifici di quegli anni, nella città e nei paesi dell’arcidiocesi e oltre. A questo scopo sarà prezioso l’indice dei nomi, connesso all’inventario e all’intero volume. Il Centro di studi storici della Chiesa di Bari-Bitonto è consapevole di fornire uno strumento di ricerca agli studiosi ed auspica che l’indagine storica si sviluppi a livello cittadino e in particolare al ruolo della basilica di San Nicola nella sua “regia autonomia”. Così le sofferenze di quegli anni troveranno un significato valido per i nostri tempi.

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La gratitudine agli amici Vincenzo Robles, Carla Palma e Michele Bellino è grande come, spero, l’apprezzamento di quanti valorizzeranno il loro lavoro. Ringrazio Riccardo Marino per la realizzazione degli indici. Giunge notizia che il fondatore della casa editrice Edipuglia, lo stimato ingegnere Oronzo Ceglie, ci ha lasciati. Il Centro di studi storici della Chiesa di Bari-Bitonto lo ricorda con stima e gratitudine. Bari, 30 aprile 2016 Salvatore Palese direttore del Centro di studi storici della Chiesa di Bari-Bitonto


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DIARIO DELL’ARCIVESCOVO Aprile 2016

28/3-1/4 – A Venezia partecipa alla Settimana di formazione del clero diocesano. 3 – Al mattino, presso la parrocchia “S. Pietro” in Modugno, celebra la S. Messa e amministra il sacramento del Battesimo. – Alla sera, in Cattedrale, presiede la celebrazione giubilare per i fedeli della parrocchia “S. Maria del Fonte” di BariCarbonara. 4-5 – A Roma, presso la Congregazione per l’Educazione cattolica, partecipa all’incontro dei Gran Cancellieri delle Facoltà Teologiche italiane. 6 – Al mattino, presso il Museo diocesano di Bari, partecipa al Seminario di studio “Le indagini scientifiche sull’Exultet I e sul Benedizionale di Bari. Conoscenza materica, conservazione e valorizzazione”. – Al pomeriggio, in Cattedrale, incontra i cresimandi del VI vicariato. 7 – Al mattino, presso il Pontificio Seminario Regionale “Pio XI” in Molfetta, presiede la riunione della Conferenza Episcopale Pugliese. – Al pomeriggio, presso l’hotel Villa Romanazzi Carducci in Bari, porta il saluto ai partecipanti al Congresso nazionale della COPAGRI (Confederazione Produttori Agricoli). – Alla sera, presso il Centro Universitario Giovanile in via

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Gandhi, partecipa alla presentazione del libro di don Rocco D’Ambrosio Ce la farà Francesco?. Al pomeriggio, presso il Pontificio Seminario Regionale “Pio XI” in Molfetta, incontra i seminaristi di teologia. Al mattino, in Cattedrale, celebra la S. Messa per il Giubileo degli alunni delle scuole cattoliche. Al pomeriggio, presso lo stadio “Giovanni De Bellis” in Castellaneta (Ta), partecipa alla concelebrazione per l’ordinazione episcopale di S.E. mons. Giuseppe Favale, vescovo eletto di Conversano-Monopoli. Al mattino, presso l’Oasi S. Maria in Cassano Murge, celebra la S. Messa per i cantori della diocesi. Alla sera, presso la parrocchia “S. Maria di Monteverde” in Grumo Appula, celebra la S. Messa per il 50° anniversario dell’ordinazione sacerdotale di don Francesco Vi-tucci. – Presso l’Hotel Nicolaus in Bari, partecipa ai lavori del Convegno organizzato dalla Facoltà Teologica Pugliese sul tema: “La cura della casa comune”, con la partecipazione del prof. Romano Prodi. Al pomeriggio, in Cattedrale, incontra i cresimandi del VII vicariato. Al pomeriggio, in Cattedrale, incontra i cresimandi del IX vicariato. Al pomeriggio, in Cattedrale, incontra i cresimandi del III vicariato. Alla sera, presso la parrocchia “Buon Pastore” in Bari, presiede l’Adorazione vocazionale. Al pomeriggio, in Cattedrale, incontra i cresimandi del I e del V vicariato. Al mattino, presso l’aula magna della Corte d’Appello in Bari, interviene al convegno organizzato dalla Scuola Superiore di Magistratura su “Religione, diritto e satira”. Alla sera, presso il Villaggio del Fanciullo in Sannicandro di Bari, celebra la S. Messa per gli animatori degli oratori. Alla sera, presso la parrocchia “S. Maria Assunta” in Cassano Murge, celebra la S. Messa e partecipa alla commemorazione di don Angelo Centrullo, fondatore dell’Oasi S. Maria, a vent’anni dalla morte.


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– Alla sera, presso la parrocchia “S. Maria del Carmine” in Sammichele di Bari, celebra la S. Messa e presiede il rito della Via pacis. – Al pomeriggio, in Cattedrale, incontra i cresimandi del vicariato Bitonto-Palo del Colle. – Al pomeriggio, in Cattedrale, incontra i cresimandi dell’XI vicariato. – Alla sera, presso l’Oasi diocesana S. Martino, incontra i diaconi permanenti. – Al mattino, presso la Casa del clero in Bari, presiede la riunione del Consiglio Presbiterale diocesano. – Al pomeriggio, in Cattedrale, incontra i cresimandi dell’VIII vicariato. – Alla sera, presso la parrocchia “S. Giorgio Martire” in BariLoseto, partecipa alla cerimonia di presentazione della tela restaurata raffigurante il Beato Giovanni Liccio. – Al mattino, presso la parrocchia “S. Giorgio Martire” in Bari-Loseto, celebra la S. Messa per la festa del Titolare. – Alla sera, presso il santuario della Madonna del Pozzo in Capurso, celebra la S. Messa per il 60° anniversario di ordinazione sacerdotale di p. Fulgenzio Corcelli, O.F.M. – Alla sera, presso la parrocchia “S. Marco” in Bari, celebra la S. Messa per la festa del Titolare. – Alla sera, presso la parrocchia “S. Nicola” in Bari-Catino, celebra la S. Messa per la Dedicazione della nuova chiesa. – Al mattino, presso il santuario del Beato Giacomo in Bitetto, celebra la S. Messa per la festa del Titolare. – Al pomeriggio, in Cattedrale, incontra i cresimandi del II e del XII vicariato. – Al pomeriggio, in Cattedrale, incontra i cresimandi del IV e del X vicariato. – Al mattino, presso l’aula magna “Attilio Alto” del Politecnico di Bari, partecipa alla cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico. – Successivamente, presso l’Oasi S. Maria in Cassano Murge,

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celebra la S. Messa per i 90 anni e il 65° anniversario di ordinazione sacerdotale di mons. Francesco Colucci. – Alla sera, presso la parrocchia “S. Maria del Fonte” in BariCarbonara, celebra la S. Messa e amministra il sacramento della Cresima.

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– Al mattino, presso la masseria “Odegitria” in Cassano Murge, partecipa alla festa della comunità parrocchiale della Cattedrale e celebra la S. Messa. – Alla sera, in Cattedrale, celebra la S. Messa per il 25° anniversario di matrimonio di Michele e Angela Cassano. – Al mattino, presso la parrocchia “S. Maria La Porta” in Palo del Colle, celebra la S. Messa per la festa del SS. Crocifisso di Auricarro. – Alla sera, presso la Casa del clero in Bari, presiede la riunione del Consiglio Pastorale diocesano. – Al mattino, in Episcopio, incontra la Fondazione Antiusura “S. Nicola e SS. Medici”. – Successivamente, presso l’Università degli studi di Bari “Aldo Moro”, partecipa alla cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico e alla commemorazione del centenario della nascita dello statista, presente il presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella. – Al mattino, presso il Seminario arcivescovile, incontra i sacerdoti del decennio. – Al mattino, al Molo S. Nicola in Bari, partecipa alla concelebrazione eucaristica presieduta dal Nunzio apostolico in Italia S.E. mons. Adriano Bernardini, in occasione della festa della Traslazione delle reliquie del Santo. – Alla sera, presso il Molo S. Nicola, partecipa alla cerimonia dello sbarco della statua del Santo Patrono. – Alla sera, nella Basilica di S. Nicola, partecipa alla concelebrazione eucaristica presieduta dal Nunzio apostolico S.E.


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mons. Adriano Bernardini e al prelievo della Santa Manna. Alla sera, presso l’auditorium “De Gennaro” del Santuario dei SS. Medici in Bitonto, nell’ambito della Settimana internazionale della Famiglia, partecipa alla presentazione dell’Esortazione apostolica Amoris laetitia, con i coniugi Franco e Giuseppina Miano e don Franco Lanzolla, direttore dell’Ufficio Famiglia della diocesi. Al pomeriggio, presso il Pontificio Seminario Regionale “Pio XI” in Molfetta, incontra i seminaristi di teologia. Alla sera, presso la parrocchia “Immacolata” in Adelfia, partecipa alla cerimonia di inaugurazione di Largo Castello. Alla sera, presso l’Istituto Sacro Cuore delle Suore Maestre Pie Filippini in Bitonto, celebra la S. Messa in occasione del centenario dell’Istituto. Alla sera, presso la basilica di S. Fara in Bari, celebra la S. Messa per il Giubileo dei disabili. Al mattino, presso la parrocchia “S. Cataldo” in Bari, celebra la S. Messa e amministra il sacramento della Cresima. – A Roma, partecipa ai lavori dell’Assemblea generale della Conferenza Episcopale Italiana. Alla sera, presso la parrocchia “S. Francesco da Paola” in Bari, tiene la catechesi comunitaria per i fedeli del IV vicariato. Alla sera, presso la parrocchia “Spirito Santo” in Palo del Colle, celebra la S. Messa e amministra il sacramento della Cresima. Al mattino, presso la parrocchia “S. Francesco da Paola” in Bari, celebra la S. Messa e benedice il monumento del Santo, in occasione del sesto centenario della nascita. Alla sera, presso la parrocchia “SS. Trinità” in Mola di Bari, celebra la S. Messa per il 40° anniversario della parrocchia e amministra il sacramento della Cresima. Alla sera, nella Basilica di S. Nicola in Bari, partecipa al concerto organizzato dalla Fondazione Antiusura. Al mattino, presso l’Oasi S. Maria in Cassano Murge, celebra la S. Messa per il convegno della Confederazione delle Monache Clarisse di Puglia.

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– Alla sera, presso la parrocchia “S. Maria del Fonte” in BariCarbonara, incontra il Consiglio Pastorale parrocchiale. – Al mattino, nella Concattedrale di Bitonto, celebra la S. Messa per la festa della Patrona, Maria SS. Immacolata. – Alla sera, presso la parrocchia “S. Maria Maggiore” in Gioia del Colle, celebra la S. Messa per la festa del Patrono san Filippo Neri. – Al mattino, presso il Pontificio Seminario Regionale “Pio XI” di Molfetta, celebra la S. Messa per il 50° anniversario di ordinazione sacerdotale con i confratelli di corso. – Alla sera, presso il Santuario del Beato Giacomo in Bitetto, celebra la S. Messa per il 30° anniversario della ricognizione canonica del corpo del Beato. – Al mattino, presso l’Istituto SS. Rosario delle Suore Domenicane Missionarie di S. Sisto in Bari, celebra la S. Messa di ringraziamento a conclusione dell’anno scolastico. – Alla sera, presso la parrocchia “SS. Sacramento” in Bitonto, celebra la S. Messa per la festa Titolare. – Al mattino, presso la parrocchia “SS. Sacramento” in Bari, celebra la S. Messa e amministra il sacramento della Cresima. – Alla sera, nella parrocchia “SS. Sacramento” in Bari, celebra la S. Messa; successivamente guida la processione cittadina del Corpus Domini sino all’Ospedale oncologico “Giovanni Paolo II” dove impartisce la benedizione eucaristica. – Alla sera, presso la parrocchia “S. Ferdinando” in Bari, celebra la S. Messa per la festa del Titolare e amministra il sacramento della Cresima. – Al mattino, presso il Liceo scientifico “E. Amaldi” in Bitetto, partecipa a un incontro su “La ricerca della felicità attraverso i valori cristiani”. Al pomeriggio, in via M. D’Azeglio in Bari, visita la Cooperativa sociale Spazi Nuovi. – Alla sera, presso la parrocchia “Buon Pastore” in Bari, celebra la S. Messa in suffragio della prof.ssa Emilia Barone, già coordinatrice delle attività di volontariato nelle scuole milanesi.


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– Al mattino, presso la Cappella del Seminario arcivescovile, celebra la S. Messa nel trigesimo di suor Veronica Bello, delle Suore Apostole del Catechismo. – Al mattino, presso l’Oasi S. Maria in Cassano Murge, presiede i lavori della riunione congiunta del Consiglio Presbiterale e del Consiglio Pastorale diocesani. – Al mattino, a Napoli, partecipa all’incontro dei Presidenti delle Conferenze episcopali del Sud Italia. – Alla sera, presso la parrocchia “Cuore Immacolato di Maria” in Bari, celebra la S. Messa per il 40° anniversario della parrocchia. – Al mattino, nella Basilica di S. Fara in Bari, partecipa al convegno diocesano dei Gruppi di preghiera P. Pio. – Alla sera, presso il monastero di S. Giuseppe in Bari, celebra la S. Messa per la memoria della Beata Elia di S. Clemente, O.C.D. – Alla sera, presso la Basilica di S. Fara in Bari, partecipa al concerto organizzato dalla Fondazione “Frammenti di luce”, nel decennale della beatificazione di suor Elia di S. Clemente, O.C.D. – Al mattino, presso la parrocchia “S. Maria del Campo e della Pietà” in Bari-Ceglie, celebra la S. Messa e amministra il sacramento della Cresima. – Alla sera, presso la parrocchia “S. Antonio” in Bari, celebra la S. Messa per il 60° anniversario della parrocchia. – Al mattino, in Episcopio, incontra il Consiglio di amministrazione della Biblioteca Ricchetti. – Alla sera, presso l’auditorium della scuola media “Amedeo d’Aosta” in Bari, partecipa alla cerimonia per il 60° anniversario della scuola. – Al mattino, presso il Seminario arcivescovile, incontra l’équipe educativa. – Alla sera, presso la “Villa Giovanni XXIII” in Bitonto, presiede la

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celebrazione della Parola con gli ospiti anziani e gli studenti del Circolo didattico “Nicola Fornelli”. Al mattino, presso il Pontificio Seminario Regionale “Pio XI” in Molfetta, presiede la riunione della Conferenza Episcopale Pugliese. Alla sera, presso la parrocchia “Preziosissimo Sangue in S. Rocco” in Bari, guida la catechesi comunitaria sulla misericordia. Al mattino, presso l’Oasi S. Maria in Cassano Murge, partecipa alla Giornata diocesana di santificazione sacerdotale, guidata da S. E. mons. Domenico Padovano, vescovo emerito di Conversano-Monopoli, sul tema “Il presbitero ministro della misericordia”. Alla sera, presso la parrocchia “S. Marcello” in Bari, incontra la comunità per la verifica sulla Lettera inviata dopo la Visita pastorale. Al mattino, presso la “Città dei Ragazzi” in Mola di Bari, incontra i missionari del corso di evangelizzazione degli adulti. Al pomeriggio, presso l’auditorium della Scuola Allievi della Guardia di Finanza in Bari, partecipa all’incontro della Presidenza Nazionale di A.C. con i presidenti parrocchiali di Puglia e le Presidenze diocesane pugliesi. Al mattino, presso la parrocchia “S. Antonio” in BariCarbonara, celebra la S. Messa e benedice le opere parrocchiali e l’ambulatorio Caritas. Alla sera, presso la parrocchia “Immacolata” in Modugno, assiste al concerto per l’Anno giubilare della Misericordia in preparazione al 10° anniversario della dedicazione della chiesa. Al mattino, nella chiesa di S. Maria Veterana in Bitetto, celebra la S. Messa per la festa di sant’Antonio da Padova. Alla sera, presso la chiesa di S. Francesco in Gioia del Colle, celebra la S. Messa per la festa di S. Antonio. Al pomeriggio, presso il monastero di S. Giuseppe in Bari, incontra le monache carmelitane scalze. Al mattino, presso l’Oasi S. Maria in Cassano Murge, celebra la S. Messa per il Capitolo Provinciale dei Frati Minori di Puglia. Alla sera, presso la parrocchia “Sacro Cuore” in Bari, partecipa alla “Giornata della Trasparenza”. Alla sera, presso la parrocchia “S. Marcello” in Bari, celebra la


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S. Messa nel 24° anniversario della morte di don Franco Ricci. Alla sera, presso la parrocchia “S. Maria del Soccorso” in Noicattaro, celebra la S. Messa per la festa della Titolare. Successivamente partecipa alla presentazione del libro di Rita Tagarelli, Michele Sforza e don Giovanni Caporusso, La Chiesa S. Maria del Soccorso di Noicattaro. Tra Storia e Tradizioni. Al mattino, in Cattedrale, celebra la S. Messa per l’istituzione dei nuovi Accoliti . Alla sera, nella Basilica dei SS. Medici in Bitonto, celebra la S. Messa per l’ordinazione presbiterale del diacono don Antonio Stizzi. – Partecipa al viaggio di formazione dei sacerdoti giovani in Sardegna. Al mattino, in Cattedrale, celebra la S. Messa per la memoria di san José Maria Escrivà de Balaguer, fondatore dell’Opus Dei. Alla sera, in Cattedrale, celebra la S. Messa per l’ordinazione presbiterale del diacono don Marco Carozza. Al mattino, presso la parrocchia “Maria SS. del Rosario” in Bari, celebra la S. Messa per il 25° anniversario di ordinazione diaconale di Mimmo Armenise. Alla sera, presso la parrocchia “S. Silvestro” in Bitonto, celebra la S. Messa per il 50° anniversario di ordinazione sacerdotale del parroco don Vincenzo Cozzella. Alla sera, presso la parrocchia “S. Nicola” in Toritto, celebra la S. Messa in suffragio di don Fedele Sforza. Alla sera, in Cattedrale, assiste al concerto organizzato in occasione del suo Giubileo sacerdotale, eseguito dall’Orchestra sinfonica della Città metropolitana di Bari. Alla sera, in Cattedrale, presiede la concelebrazione eucaristica nel 50° anniversario della sua ordinazione sacerdotale. Al mattino, in Bari, visita la Casa atelier Malta di Geris. Alla sera, presso la parrocchia “S. Ciro” in Bari, celebra la S. Messa per l’ordinazione presbiterale del diacono don Giuseppe Tunzi.

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