Bollettino Diocesano Aprile-Giugno 2017

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BOLLETTINO DIOCESANO

l´Odegitria

Atti ufficiali e attività pastorali dell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto


BOLLETTINO DIOCESANO

l´Odegitria Atti ufficiali e attività pastorali dell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto Registrazione Tribunale di Bari n. 1272 del 26/03/1996 ANNO XCIII - N. 2 - Aprile - Maggio - Giugno 2017 Redazione e amministrazione: Curia Arcivescovile Bari-Bitonto P.zza Odegitria - 70122 Bari - Tel. 080/5288211 - Fax 080/5244450 www.arcidiocesibaribitonto.it - e.mail: curia@odegitria.bari.it Direttore responsabile: Giuseppe Sferra Direttore: Gabriella Roncali Redazione: Beppe Di Cagno, Luigi Di Nardi, Angelo Latrofa, Paola Loria, Franco Mastrandrea, Bernardino Simone, Francesco Sportelli Gestione editoriale e stampa: Ecumenica Editrice scrl - 70132 Bari - Tel. 080.5797843 www.ecumenicaeditrice.it - info@ecumenicaeditrice.it


D OCUMENTI

DELLA

C HIESA USNIVERSALE OMMARIO

LA RELIQUIA DI SAN NICOLA A MOSCA E SAN PIETROBURGO Un importante e ulteriore passo nel cammino verso l’unità dei cristiani di Oriente e Occidente

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Protocollo d’Intesa circa il trasferimento temporaneo di un’insigne reliquia di San Nicola il Taumaturgo alla Chiesa Ortodossa Russa

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Discorso di Sua Santità il Patriarca Kirill ricevendo le reliquie di San Nicola Taumaturgo nella cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca

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Intervista di TV2000 a S. Ecc. Mons. Francesco Cacucci

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DOCUMENTI DELLA CHIESA UNIVERSALE MAGISTERO PONTIFICIO Discorso in occasione del 150° anniversario di fondazione dell’Azione Cattolica Italiana Saluto in apertura dei lavori della LXX Assemblea generale della Conferenza Episcopale Italiana Discorso in occasione della visita ufficiale al Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella

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DOCUMENTI DELLA CHIESA ITALIANA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA LXX Assemblea generale (Roma, 22-25 maggio 2017) Comunicato finale dei lavori

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CONFERENZA EPISCOPALE PUGLIESE Il Convegno regionale “Il lavoro che vogliamo” in preparazione alla Settimana sociale dei cattolici italiani: Relazione di Mons. Filippo Santoro, Arcivescovo metropolita di Taranto e Presidente del Comitato organizzatore della Settimana

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FACOLTÀ TEOLOGICA PUGLIESE Decreto della Congregazione per l’Educazione Cattolica per l’erezione dell’Istituto di Scienze religiose “San Sabino” in Bari

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DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO Pellegrinaggio in Cappadocia La partecipazione dei Pastori delle Chiese di Bari e di Lecce al pellegrinaggio in Cappadocia con il Patriarca Ecumenico Bartolomeo (17-19 maggio 2017)

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CURIA METROPOLITANA Cancelleria Sacre ordinazioni e decreti

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Settore Presbiteri La settimana di formazione per il clero (Bologna, 17-21 aprile 2017)

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Settore Laicato. Consulta diocesana delle aggregazioni laicali Giovani e lavoro

229

Settore Evangelizzazione. Ufficio Missionario Intervista a Rosetta Mancini, Missionaria di Maria, Saveriana, a sessant’anni dal “sì

233

Cerimonia di premiazione del concorso “Don Franco Ricci” – XVI edizione 2017

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Momenti di vita curiale “Chi ha viaggiato conosce molte cose” (dal libro del Siracide 34,9). Esperienza dei curiali a Matera (12 giugno 2017)

239

CONSIGLI DIOCESANI Consiglio Pastorale diocesano Verbale della riunione del 3 aprile 2017

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CENTRO DIOCESANO VOCAZIONI 158

“Alzati, va’ e non temere”: Riflessioni sulla Giornata Mondiale di preghiera per le vocazioni e la pastorale vocazionale diocesana

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FORUM DELLE ASSOCIAZIONI FAMILIARI Comitato Regionale della Puglia La lunga festa della famiglia nel mese di maggio 2017

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DIARIO DELL’ARCIVESCOVO Aprile 2017 Maggio 2017 Giugno 2017

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LE

RELIQUIE DI

SAN NICOLA

A

MOSCA

E

SAN PIETROBURGO

Un importante e ulteriore passo nel cammino verso l’unità dei cristiani “Felice è davvero la città di Bari e sacra è la Chiesa nella quale il Signore Iddio ti glorifica, o San Nicola” (Sermone anonimo russo dell’XI secolo)

In occasione dello storico incontro tra Papa Francesco e il Patriarca Kirill di Mosca e di tutta la Russia, avvenuto a Cuba il 12 febbraio 2016, il Sommo Pontefice aveva accolto la richiesta, espressa dal Patriarca di Mosca, per un trasferimento temporaneo in Russia di un frammento delle reliquie di San Nicola, custodite nella Basilica di Bari. San Nicola è uno dei Santi più venerati non solo nella Chiesa cattolica e nella Chiesa ortodossa, ma anche in tutto il mondo cristiano. Ogni anno, centinaia di fedeli del Patriarcato di Mosca si recano a Bari per venerare le reliquie del Santo Taumaturgo. Domenica 21 maggio 2017 il desiderio del Patriarca si è realizzato: dopo la celebrazione della “Divina Liturgia” nella Cripta della Basilica presieduta dal Metropolita Hilarion Alfeev, presidente del Dipartimento delle relazioni esterne del Patriarcato di Mosca, è avvenuta la consegna della reliquia di San Nicola da parte del priore della Basilica, padre Ciro Capotosto, e la sottoscrizione di un protocollo di intesa tra mons. Francesco Cacucci, Arcivescovo di Bari-Bitonto e delegato pontificio per la Basilica di San Nicola, e lo stesso Metropolita. «Se voi avete detto di Bari ‘felice Bari’, noi possiamo dire adesso ‘felice Mosca’, ‘felice San Pietroburgo’, ‘felice santa Russia’ che riceve le reliquie del nostro taumaturgo».

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Queste le parole dell’Arcivescovo mons. Francesco Cacucci con le quali si è rivolto al metropolita Hilarion durante la solenne cerimonia. «Possiamo dire che oggi il nostro cuore, il cuore dei fratelli ortodossi russi e il cuore dei cattolici è più vicino. Nel nome di San Nicola camminiamo insieme verso l’unità».

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«Il Santo Padre Francesco – ha ancora ricordato mons. Cacucci nel suo saluto a Hilarion – ha detto che l’unicità dell’incontro che ha avuto con Sua Santità Kirill aveva bisogno di un segno anch’esso unico. Ed è veramente unico questo segno perché per la prima volta una reliquia del Santo Padre Nicola lascia temporaneamente questa basilica nella quale, come dice un sermone russo e come abbiamo cantato, possiamo dire che tutta la città riceve una benedizione e una felicità». Al termine della liturgia il metropolita Hilarion ha voluto sottolineare l’importanza dell’evento come speciale “provvidenza divina”. «Nel maggio di ogni anno – ha affermato – celebriamo la festa di San Nicola e ascoltiamo l’inno liturgico. […] San Nicola il Taumaturgo – ha continuato – è il Santo più venerato in assoluto nella Chiesa ortodossa russa e oggi una parte delle sue sacre reliquie parte per Mosca, per rendere possibile il desiderio di moltissimi fedeli russi, ma anche ucraini, bielorussi e altri fedeli del territorio canonico della Chiesa russa, di venerarlo. La traslazione delle sacre


LA RELIQUIA DI SAN NICOLA IN RUSSIA reliquie di San Nicola da Myra a Bari è avvenuta 930 anni fa, e come allora, anche oggi la Chiesa ortodossa russa riconosce in questo evento una speciale provvidenza divina» […] «Oggi tutto il popolo fedele russo si è fermato nell’attesa di questa reliquia. L’esperienza spirituale dei fedeli rende evidente il soccorso immediato che dà San Nicola. Proprio per questo nella santa Russia lui è così profondamente venerato. Auguro a tutti che la preghiera di San Nicola ci accompagni durante tutta la nostra vita». A margine della celebrazione, Padre Ciro Capotosto, priore della Basilica di San Nicola ha evidenziato che «questo straordinario gesto […] s’inserisce in un contesto di apertura, di comunione e di dialogo con tutta la società attuale e certamente con la Chiesa sorella di Russia che compie con noi un cammino».

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«Questo gesto religioso – ha voluto sottolineare mons. Angelo Romita, direttore dell’Ufficio diocesano per il dialogo ecumenico – ha una valenza culturale straordinaria. In un clima internazionale


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caratterizzato dalla diffidenza, dalla violenza, dal sospetto, dal rigetto, come dice papa Francesco, dallo scarto, questi sono gesti di riconciliazione, di pace, di cui il mondo ha bisogno […] È un fatto epocale perché si tratta di un grande desiderio che la Chiesa moscovita esprimeva da tempo e che finalmente si attua. È un segno dei tempi che maturano, le circostanze storiche, politiche, geografiche e religiose sono ora favorevoli a questo incontro […] È l’ennesimo gesto del Pontefice di apertura e fratellanza verso la Chiesa ortodossa». La divisione tra popolo cattolico e ortodosso non è avvertita dal popolo: nella basilica di San Nicola l’unità è viva e questo è un gesto non solo religioso, ma culturale, di accoglienza dei popoli grazie all’intercessione del Santo di Myra. I gesti sono più chiari delle parole perché parlano da sé. Un gesto così semplice e umile ha un linguaggio unico che è il linguaggio di Dio. Il frammento delle ossa di San Nicola, prima volta in 930 anni, resterà in Russia, a Mosca prima e a San Pietroburgo poi, fino al 28 luglio, data che segnerà il ritorno definitivo della reliquia. La venerazione delle reliquie tocca una dimensione essenziale del cammino verso il ristabilimento della piena comunione tra tutti i cristiani. La comune devozione verso i Santi permette di guardare al dialogo ecumenico con una luce di speranza. Il riconoscimento di questo patrimonio comune di santità è una via privilegiata per far maturare il desiderio di superare gli ostacoli che ancora ci separano gli uni dagli altri, come già aveva affermato san Giovanni Paolo II (cfr Ut unum sint, n. 84). Da questo punto di vista la Chiesa di Bari, consapevole della sua vocazione ecumenica, rappresenta un ponte tra Oriente e Occidente. Anche questo evento può contribuire a sostenere la crescita spirituale dei credenti e compiere un ulteriore importante passo nel cammino verso l’unità dei cristiani. Successivamente il reliquiario, realizzato dalla Federazione russa, è stato trasferito in aeroporto a bordo della “San Nicola mobile”, scortata dalle forze dell’ordine. La partenza per Mosca è avvenuta con un volo privato da Bari alle ore 11.30. La delegazione italiana che ha accompagnato la reliquia era composta da mons. Francesco Cacucci, arcivescovo di Bari-Bitonto e delegato pontificio per la Basilica di S. Nicola; padre Ciro Capotosto, O.P., priore della Basilica di San Nicola; mons. Angelo Romita, diret-


LA RELIQUIA DI SAN NICOLA IN RUSSIA tore dell’Ufficio per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso dell’Arcidiocesi; mons. Hyacinthe Destivelle, responsabile della sezione orientale del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani; mons. Andrea Palmieri, sotto-segretario del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani; Michele Emiliano, presidente della Regione Puglia; Antonio Decaro, sindaco di Bari; prof. Francesco Introna, dell’Università di Bari, che ha curato le indagini scientifiche utili al prelievo della reliquia. Nel pomeriggio, accolta calorosamente e devotamente dalla popolazione russa fin dall’atterraggio a Mosca, la reliquia è stata solennemente portata in processione nella Basilica di Cristo Salvatore, dove alle ore 18.00 ha avuto luogo la solenne liturgia di intronizzazione presieduta dal Patriarca di Mosca e di tutte le Russie Kirill, che si è protratta fino a tarda serata. Nel suo discorso nella cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca, il patriarca ha voluto sottolineare come «l’evento che in questo momento sta avvenendo sotto i nostri occhi e con la nostra partecipazione, è realmente un evento storico, denso di molti significati. Forse, noi non possiamo cogliere tutti questi significati, ma certamente questo evento storico si rifletterà sulla vita della nostra patria, sulla vita del nostro popolo, sulla vita della nostra Chiesa». La festa della Traslazione da Myra di Licia a Bari è gradualmente diventata una delle più importanti nel calendario della Chiesa russo ortodossa. E questo perché la coscienza religiosa del popolo aveva percepito una semplice verità storica: se le reliquie fossero rimaste a Myra, di esse non sarebbe rimasto nulla. La Traslazione è sempre stata considerata dai russi come una manifestazione della provvidenza divina. Per questo motivo, a partire dal XVI secolo, un numero sempre maggiore di pellegrini russi, coprendo una distanza immensa per quei tempi, raggiungeva Bari «per venerare i resti stillanti manna del santo e taumaturgo Nicola». Il Patriarca ha sottolineato come in tutte le case degli ortodossi, nel passato come nel presente, sono immancabilmente presenti tre icone: il Salvatore, la Madre di Dio e il santo e taumaturgo Nicola, perché nella coscienza del popolo russo, nella sua memoria storica,

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è impressa una moltitudine di miracoli, di fatti prodigiosi, che si sono avverati nella vita personale e sociale grazie alle preghiere rivolte al Santo tanto che egli è percepito come un santo russo, pur non essendo mai stato in Russia. Ma è “russo” perché «ha attraversato in nostra compagnia la tragica e sanguinosa storia del nostro popolo»; specie nei momenti più difficili di questa storia, la preghiera a San Nicola è stata particolarmente intensa, tanto che proprio a questa preghiera «noi attribuiamo la liberazione della nostra Patria da tante catastrofi della storia». Anche oggi c’è bisogno di questa presenza: «Per questo dinanzi alle reliquie del santo Vescovo noi dovremo pregare non soltanto per noi e non soltanto per i nostri paesi, uniti alla Chiesa russo ortodossa in una famiglia ortodossa. Noi pregheremo per il mondo intero, affinché san Nicola attiri la misericordia divina e conservi la fede di Cristo nei nostri contemporanei». Già dal secondo giorno si è potuto constatare come i devoti di San Nicola presenti in Russia hanno accolto questo evento straordinario con grande entusiasmo e con tanta devozione: chilometri di fila, un

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interminabile serpentone umano nel cuore della capitale russa. La reliquia di San Nicola a Mosca è diventato un evento storico. Le immagini che rimbalzavano dai media russi, oltre che dai profili Facebook, testimoniavano le lunghe code davanti alla Cattedrale di Cristo Salvatore appena iniziate le visite per venerare la reliquia del Santo.


LA RELIQUIA DI SAN NICOLA IN RUSSIA Conosciamo bene qui a Bari la devozione che anima i fedeli russi, ma questa peregrinatio ne ha dato una ulteriore conferma. Molti sono i pellegrini che ogni anno si recano a Bari, ma molti sono anche coloro che per ragioni economiche o di salute, non possono raggiungere Bari per venerare San Nicola. Questo gesto è servito anche per venire incontro proprio ai tanti fedeli russi impossibilitati a muoversi. Dopo quindici giorni più di mezzo milione di russi ha venerato la reliquia. La giornata di lunedì 22 maggio si è aperta con una divina liturgia nella cattedrale di Cristo Salvatore alla quale ha preso parte la delegazione cattolica che ha accompagnato la reliquia. Successivamente si è svolto un incontro tra la delegazione e il patriarca di Mosca Kirill al termine del quale ha avuto luogo la cerimonia di consegna delle onorificenze alle autorità italiane. Nello specifico si è trattato dell’Ordine della Chiesa Ortodossa Russa di San Serafim (Serafino) di Sarov di primo grado per l’arcivescovo di Bari Bitonto, monsignor Francesco Cacucci, di secondo grado per il priore della Basilica padre Ciro Capotosto e di terzo grado al presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano. Anche il presidente russo Vladimir Putin ha voluto venerare la reliquia, recandosi mercoledì 24 maggio nella Cattedrale del Salvatore.

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Prima di visitare la cattedrale, Putin si è recato alla residenza ufficiale del Patriarca Kirill e così si è espresso: «Questo evento è stato possibile grazie ad un accordo raggiunto in occasione di un incontro tra il Patriarca Kirill e il Papa Francesco […]. È un grande evento per i credenti cristiani ortodossi [...]. Siamo grati a Papa Francesco e alla Santa Sede per la decisione che hanno preso in seguito alla richiesta del Patriarca», aggiungendo che la Russia intende svolgere un ruolo significativo per la promozione delle relazioni inter-ecclesiastiche ed evidenziando come «la Chiesa gioca un ruolo davvero importante nella costruzione di ponti tra i popoli».

sac. Carlo Cinquepalmi Direttore Ufficio Diocesano Comunicazioni Sociali

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LA RELIQUIA DI SAN NICOLA IN RUSSIA

Protocollo d’Intesa circa il trasferimento temporaneo di un’insigne reliquia di San Nicola il Taumaturgo alla Chiesa Ortodossa Russa

In data odierna, 21 maggio dell’anno del Signore 2017, sesta Domenica di Pasqua nel calendario cattolico latino e vigilia della Festa della Traslazione delle Reliquie di San Nicola nel calendario giuliano, nell’antica e venerabile Basilica Pontificia di San Nicola di Bari, è stato firmato, da Sua Eminenza Hilarion, Metropolita di Volokolamsk, Presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca, e da Sua Eccellenza Francesco Cacucci, Arcivescovo di Bari-Bitonto, Delegato Pontificio della Basilica di San Nicola, il seguente protocollo d’intesa. In seguito allo storico incontro avvenuto il 12 febbraio 2016 a L’Avana tra Sua Santità Papa Francesco e Sua Santità il Patriarca Kirill di Mosca e di tutta la Russia, un accordo è stato raggiunto sul trasferimento temporaneo alla Chiesa ortodossa russa di una preziosa reliquia di San Nicola il Taumaturgo. San Nicola, uno dei santi più venerati nella Chiesa cattolica e nella Chiesa ortodossa, come pure nell’intero mondo cristiano, testimonia il patrimonio di santità comune ai cristiani d’Oriente e d’Occidente, come evidenzia opportunamente la Dichiarazione congiunta di Papa Francesco e del Patriarca Kirill: «Rendiamo grazie a Dio per i doni ricevuri dalla venuta nel mondo del suo unico Figlio. Condividiamo la comune Tradizione spirituale del primo millennio del cristianesimo. I testimoni di questa Tradizione sono la Santissima Madre di Dio, la Vergine Maria, e i Santi che veneriamo» (n. 4). Le reliquie dell’illustre Santo, custodite a Bari da 930 anni, non hanno mai lasciato la Città. Il loro trasferimento temporaneo in

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Russia rappresenta quindi un gesto straordinario legato al primo incontro tra un Vescovo di Roma e un Patriarca di Mosca, un evento senza precedenti, segno delle relazioni fraterne tra le nostre Chiese. Per consentire la venerazione del Santo Taumaturgo da parte dei fedeli russi, la maggior parte dei quali non avrebbero potuto realizzare un lungo pellegrinaggio, Sua Santità Papa Francesco ha autorizzato l’Arcivescovo Francesco Cacucci a prestare una parte significativa delle reliquie e a consegnarla alla Chiesa ortodossa russa dal 21 maggio al 28 luglio del corrente anno. Di comune accordo, l’annuncio di questa storica notizia è stato dato il 28 aprile contemporaneamente a Mosca, dal Metropolita Hilarion, e a Bari, dall’Arci vescovo Francesco Cacucci. Un’insigne reliquia, costola sinistra del Santo dalla parte del cuore, è stata per l’occasione prelevata dalla tomba del Santo sotto l’altare della Cripta della Basilica Pontificia. In data odierna, dopo la celebrazione della Divina Liturgia, presieduta dal Metropolita Hilarion nella cripta della Basilica sulla tomba del Santo, il Reverendo Padre Ciro Capotosto, O.P., Rettore della Basilica di San Nicola, ha posto sull’altare il prezioso reliquiario per l’occasione realizzato su incarico della Chiesa ortodossa russa, ha sistemato la reliquia al suo interno e sigillato il reliquiario. In seguito, l’Arcivescovo Francesco Cacucci ha ufficialmente consegnato il reliquiario al Metropolita Hilarion, affidandolo alla custodia della Chiesa ortodossa russa. È stato cantato un inno a San Nicola e firmato questo atto. Questo stesso giorno la reliquia, accompagnata dalle delegazioni della Chiesa cattolica e della Chiesa ortodossa russa, sarà trasferita in aereo a Mosca, e poi portata nella Cattedrale patriarcale del Cristo Salvatore dove Sua Santità il Patriarca Kirill di Mosca e di tutta la Russia la riceverà solennemente, celebrando i Primi Vespri della Festa della Traslazione delle Reliquie di San Nicola a Bari. La reliquia sarà esposta lì fino al 13 luglio, poi sarà trasferita a San Pietroburgo fino al 28 luglio, festa del Santo Principe Vladimiro, data nella quale tornerà a Bari. I numerosi fedeli cattolici e ortodossi di Bari presenti all’odierna celebrazione si rallegrano che ancora una volta Bari, nel nome di San Nicola, conferma la sua vocazione di ponte tra Oriente e Occidente. Formulando l’auspicio che questo gesto storico possa rafforzare la fede nel cuore dei credenti, far maturare il desiderio di superare gli


LA RELIQUIA DI SAN NICOLA IN RUSSIA ostacoli che ci separano gli uni dagli altri ed essere un segno di pace tra i popoli, tutti i presenti rendono grazie a Dio Padre, Figlio e Spirito Santo. Bari, 21 maggio 2017

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Discorso di Sua Santità il Patriarca Kirill ricevendo le reliquie di San Nicola Taumaturgo nella cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca

“Noi pregheremo per il mondo intero, affinché San Nicola attiri la misericordia divina e conservi la fede di Cristo” (Domenica, 21 maggio 2017)

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Reverendissimi arcivescovi e vescovi! Reverendissimo arcivescovo della città di Bari, Francesco. Stimati membri della delegazione della Chiesa cattolica romana, che avete accompagnato le reliquie di San Nicola nella città primaziale di Mosca! Cari padri, fratelli e sorelle! Saluto tutti voi presenti a questo grande evento. A molti avvenimenti gli uomini sono inclini ad attribuire l’epiteto “storico”, ma il tempo passa e di questo cosiddetto avvenimento storico non rimane nulla, né nei fatti né nella memoria delle persone. Ma l’evento che in questo momento sta avvenendo sotto i nostri occhi e con la nostra partecipazione, è realmente un evento storico, denso di molti significati. Forse, noi non possiamo cogliere tutti questi significati, ma certamente questo evento storico si rifletterà sulla vita della nostra patria, sulla vita del nostro popolo, sulla vita della nostra Chiesa. Le reliquie del santo e taumaturgo Nicola sono giunte a noi da Bari la vigilia del 22 maggio (9 maggio secondo il vecchio calendario), quando la nostra Chiesa celebra la Traslazione delle reliquie da Myra di Licia, città dell’Asia Minore, a Bari. Questo avvenne 930 anni fa. Allora i cittadini di Myra come in generale i cristiani in Oriente ebbero a soffrire che le reliquie dalla città di san Nicola finissero nel lontano Occidente. Ecco perché in Oriente questo giorno non veniva mai celebrato, ma in modo sorprendente, cominciando col XVI secolo o, forse, qualche tempo prima, appena i primi pellegrini russi cominciarono a recarsi a Bari, la festa della Traslazione da Myra di Licia a Bari divenne una delle più importanti nel calendario della Chiesa russo ortodossa. Perché avvenne questo? Perché la coscienza religiosa del


LA RELIQUIA DI SAN NICOLA IN RUSSIA nostro popolo aveva percepito una semplice verità storica: se le reliquie fossero rimaste nella casa di san Nicola a Myra di Licia, di esse non sarebbe rimasto nulla. La Traslazione delle reliquie in Occidente, nella città di Bari nella penisola appenninica, fu accolta dai russi come una manifestazione della provvidenza divina. A partire da quel momento un numero sempre maggiore di pellegrini russi, coprendo una distanza immensa per quei tempi, raggiungevano Bari per venerare i resti stillanti manna del santo e taumaturgo Nicola. E questo avvenne perché dal punto di vista della devozione popolare il santo e taumaturgo Nicola è stato ed è ancora oggi il Santo numero uno nella Russia. Praticamente in tutte le case degli ortodossi, nel passato come nel presente, ci sono immancabilmente tre icone: il Salvatore, la Madre di Dio e il santo e taumaturgo Nicola. Su che cosa si fonda una tale devozione per San Nicola nel nostro popolo? Ogni devozione religiosa si collega a qualche grande fenomeno – con la risposta che l’uomo di fede riceve quando rivolge la sua supplica al cielo. Nella coscienza del nostro popolo, nella sua memoria storica è impressa una moltitudine di miracoli, di fatti

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prodigiosi, che si sono avverati nella vita personale e sociale grazie alle preghiere rivolte al santo e taumaturgo Nicola. Ecco perché la comunità russa dei fedeli è una comunità piena di profondo amore verso San Nicola Taumaturgo. Ecco perché nella nostra coscienza esso è percepito come un santo russo, benché egli non fu mai nella Russia e non è legato al nostro paese né per nazionalità né per cultura. Ma noi lo sentiamo come santo russo, perché ha attraversato in nostra compagnia la tragica e sanguinosa storia del nostro popolo. Forse nei momenti più difficili di questa storia la nostra preghiera a San Nicola fu particolarmente intensa, tanto che proprio a questa preghiera noi attribuiamo la liberazione della nostra Patria da tante catastrofi della storia. Noi crediamo che anche oggi il santo e taumaturgo Nicola è con noi e, nonostante le immani persecuzioni del XX secolo, a lui nuovamente vengono innalzate fervide preghiere sulla terra russa. E coloro che ne hanno la possibilità fanno di tutto per visitare la città di Bari, per pregare presso la tomba di San Nicola. Ma è solo una piccola parte che può realizzare un simile sogno; ecco perché nel nostro popolo fedele sempre si nutre la speranza che arriverà il momento in cui venerare le sante reliquie stillanti manna sarà possibile qui, in terra russa, affinché la comunità credente che ama San Nicola possa inginocchiarsi dinanzi a lui e dinanzi a lui elevare la sua preghiera. Diverse circostanze hanno impedito che questo avvenimento avesse luogo prima di adesso. Noi crediamo che il Signore ci mostra in modo visibile i segni della sua presenza, della sua misericordia, della sua grazia quando questi sono più necessari a coloro che si rivolgono a lui con la preghiera. Oggi noi abbiamo bisogno della presenza di San Nicola, il santo taumaturgo, affinché non soltanto nel nostro popolo si preservi la fede, ma anche affinché le grandi immutabili verità divine non siano estromesse dalla vita dell’uomo contemporaneo. Per questo dinanzi alle reliquie del santo Vescovo noi dovremo pregare non soltanto per noi e non soltanto per i nostri paesi, uniti alla Chiesa russo ortodossa in una famiglia ortodossa. Noi pregheremo per il mondo intero, affinché San Nicola attiri la misericordia divina e conservi la fede di Cristo nei nostri contemporanei. Probabilmente questo evento straordinario non avrebbe mai visto


LA RELIQUIA DI SAN NICOLA IN RUSSIA la luce se non ci fosse stato il mio incontro con sua santità il papa di Roma Francesco. Noi ci incontrammo a L’Avana in quel tempo particolare che i cristiani del Medio Oriente stavano attraversando; e, purtroppo, ancora oggi attraversano momenti drammatici, tempi in cui si intraprendono tentativi di eliminare la loro presenza nei luoghi ai quali il cristianesimo è legato nel corso di tutta la sua storia, da dove prese origine. Mossi dalla preoccupazione di fermare l’eliminazione dei cristiani in questa regione, come le persecuzioni negli altri paesi, Sua Santità il papa Francesco ed io prendemmo la comune decisione di incontrarci di persona e fare un appello a tutti di prestare attenzione alla tragedia del cristianesimo contemporaneo, e non soltanto in Medio Oriente, ma anche nei paesi che orgogliosamente si autodefiniscono civilizzati, ma dove le persone si sono staccate dalle radici cristiane della loro cultura e della loro civiltà. Il Signore ci ha fatto realizzare quell’incontro, durante il quale fu presa la decisione sul trasferimento delle reliquie di San Nicola taumaturgo nella città primaziale di Mosca e a San Pietroburgo. Vogliamo esprimere un cordiale ringraziamento a Sua Santità Francesco, come pure a tutti coloro che hanno portato a compimento la volontà del loro primo gerarca ed innanzitutto a Voi, reverendissimo padre Francesco, arcivescovo di Bari. Parole di speciale gratitudine rivolgo ai frati della santa comunità che porta la responsabilità della custodia delle reliquie di San Nicola a Bari, alle autorità civili, agli studiosi e a tutti coloro che con i loro sforzi hanno realizzato la decisione presa dal Papa e dal Patriarca nell’incontro de L’Avana. Siamo convinti che San Nicola, venerato dall’Oriente e dall’Occidente, sia ora in preghiera dinanzi a Dio per tutti noi. Oggi noi siamo ancora divisi nella misura in cui i problemi teologici trasmessi dall’antichità non ci danno la possibilità di ricostituire l’unità. Ciò nondimeno, come hanno previsto molti santi uomini, se il Signore vorrà riunire tutti i cristiani, ciò avverrà non per i loro sforzi, non in virtù di passi ecclesiastico-diplomatici quali che siano, non per qualche accordo teologico, ma solo se lo Spirito

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Santo riunirà tutti coloro che professano il nome di Cristo. E siamo convinti che San Nicola, che ascolta le preghiere dei cristiani d’Oriente e d’Occidente, starà anche lui dinanzi al Signore a pregarlo di ricomporre l’unità della Chiesa. Vorrei esprimere qui la speranza che la permanenza delle reliquie del santo e taumaturgo Nicola aiuti molti nostri contemporanei a percepire la sua presenza nella loro vita. Io pregherò in modo speciale per i nostri giovani, che oggi sono sottoposti alla pressione di idee false e pericolose sul piano emotivo e psicologico. Oggi è necessaria una speciale concentrazione del pensiero, una speciale forza della fede, una particolare forza delle convinzioni cristiane, per mantenersi fedeli figli della Chiesa e, per coloro che ancora non sono tali, mostrare la bellezza spirituale della vita della comunità cristiana. E sono convinto che San Nicola aiuterà molti a trovare la propria strada verso Dio. Che per le sue preghiere il Signore preservi il nostro popolo e la nostra Chiesa, e aiuti i cristiani dell’Oriente e dell’Occidente ad attraversare le difficili vie della storia. Amen. Xristos Voskresse / Christus resurrexit / Cristo è risorto!

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LA RELIQUIA DI SAN NICOLA IN RUSSIA

Intervista di TV2000 a S. Ecc. Mons. Francesco Cacucci (Mosca, 25 maggio 2017)

Ecc.za, vogliamo provare a tracciare un bilancio di questa esperienza? Credo di interpretare tutti gli altri membri della delegazione cattolica che è venuta da Bari, ma anche dal Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, dicendo che la realtà ha superato qualsiasi desiderio. Noi desideravamo che questo evento, definito unico anche dal Santo Padre, segnasse i rapporti tra la Chiesa Cattolica e la Chiesa Ortodossa Russa nel nome di San Nicola. L’esperienza di questi giorni non solo ha confermato, ma ha permesso di ritenere che questa grazia, che ha avuto la Russia ortodossa, ma che ha avuto anche Bari e secondo me la Chiesa Cattolica, è una grazia che è nel nome di San Nicola. Che cosa secondo Lei ha reso possibile tutto questo? Un amore incondizionato a San Nicola. Il Patriarca ha ripetuto più volte che dopo Gesù il Salvatore e dopo la Madonna, San Nicola è in tutte le case dei russi, e ancor prima di definire questa traslazione – possiamo chiamarla così – da Bari a Mosca, soprattutto il Metropolita Hilarion sottolineava: “Lei non immagina: milioni di russi verranno per venerare San Nicola”. Mentre anche in questi giorni traversavo le strade di Mosca, vedendo che ero un vescovo cattolico e avendo ricevuto, dai mass media e dalla TV in particolare, la notizia della presenza della reliquia di San Nicola a Mosca, tutti mi ringraziavano nel nome di San Nicola.

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Che cosa possiamo imparare dalla spiritualità dei fratelli ortodossi? Io credo che l’ecumenismo della santità, sottolineato già prima da san Giovanni Paolo II e richiamato a me personalmente da Papa Francesco, questo ecumenismo della santità aiuta a comprendere che soltanto il popolo di Dio guidato dallo Spirito e guidato dall’intercessione dei santi e anche dei martiri potrà far camminare più speditamente verso l’unità. Lei, nel momento in cui ha iniziato questo viaggio, proprio nella Basilica di S. Nicola a Bari insieme al Metropolita Hilarion ha detto: “Camminiamo verso l’unità”. Nella Basilica di S. Nicola, questa unità è già attiva, è in fieri? Dal Concilio in poi soprattutto il nome di San Nicola è legato al cammino di comunione. I segni dell’ecumenismo sono evidenti fin dal 1969, quando il primo altare ortodosso è stato collocato proprio nella cripta della Basilica, dove riposano e sono custodite le reliquie di San Nicola con una iconostasi. Ma poi è accaduto che gli Ortodossi, venendo così numerosi, in particolare i russi – almeno 70.000 russi vengono ogni anno a Bari – non è più sufficiente questa piccola cappella, e allora celebrano sull’altare di San Nicola; a volte devono celebrare addirittura in Basilica, per il numero abbastanza rilevante di coloro che partecipano alla Divina Liturgia. In questi giorni San Nicola è tutto per Bari, ma San Nicola non appartiene solo a Bari. Immagino che sia stato non facile gestire quest’operazione. Come sono state superate le difficoltà e come è stato reso possibile quest’evento?

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Sono stato poc’anzi dal Patriarca, che dopo gli incontri avuti in questi giorni ha voluto ancora esprimere la gratitudine per questa disponibilità a traslare temporaneamente la reliquia di San Nicola. Ho detto al Patriarca che San Nicola non appartiene a Bari. San Nicola appartiene ai cristiani. Non appartiene nemmeno solo alla Chiesa Cattolica. E il fatto che i baresi l’abbiano custodito e continueranno a custodire generosamente questo dono di San Nicola da 930 anni, non significa che Bari debba ritenere San Nicola come sua proprietà. Credo che l’esperienza di questi giorni, se l’avessero vissuta con me, tutti i baresi, ma che dico, anche i fratelli cattolici, avrebbero potuto esclamare che l’unità non è solo un’utopia.


LA RELIQUIA DI SAN NICOLA IN RUSSIALA RELIQUIA DI SAN NICOLA IN RUSSIA Lei accennava all’inizio che con il Patriarca Kirill in questi giorni ci sono stati diversi incontri sia di carattere pubblico che privato. Quali parole di Kirill l’hanno toccato di più? Il fatto che Kirill è un uomo di Dio, che crede profondamente nel cammino verso l’unità dei cristiani. Basterebbe riprendere l’omelia che ha tenuto durante i primi vespri della festa della Traslazione di San Nicola, che qui si celebra il 22 maggio, la sera appena siamo arrivati da Bari. Quella omelia è secondo me ciò che il Patriarca non solo pensa, ma ciò che cerca di perseguire, perché “questo desiderio di incontrarci, il Papa ed io – mi ha detto poc’anzi – è stato un desiderio che il Signore ci ha concesso di vivere. Abbiamo talvolta sofferto per alcune incomprensioni all’interno delle rispettive comunità”. Però questo gesto di consegna temporanea delle reliquie, e quindi all’insegna della santità, è un gesto che potrà forse far ripensare anche coloro che nell’ ecumenismo credono molto meno. Un’ultima domanda. C’è in Italia, e persino a Bari, l’esatta percezione dell’importanza di questo avvenimento dal punto di vista religioso ma anche dal punto di vista civile, visto che qui le due dimensioni sono molto legate tra di loro? Devo riconoscere che quando un anno e mezzo fa il Papa mi parlò di questa possibilità, ero un po’ perplesso sulle reazioni che avrei potuto incontrare non solo nella comunità religiosa, ma anche in quella civile. Devo dare atto che, dopo la notizia, la risposta è stata gioiosa. Anche questo ho comunicato al Patriarca. D’altronde, nella delegazione è venuto non solo il Sindaco di Bari ma anche il Presidente della Regione. Non dimentichiamo che quando il Presidente Putin è venuto a Bari, l’allora Presidente del Consiglio Romano Prodi, dopo che Putin venerò le reliquie di San Nicola, promise che sarebbe stata consegnata alla Federazione Russa e attraverso di essa al Patriarcato di Mosca e di tutte le Russie, la chiesa russa di proprietà del Comune di Bari. Quindi c’è una sorta di convergenza nel cammino ecumenico.

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C HIESA U NIVERSALE

MAGISTERO PONTIFICIO Discorso in occasione del 150° anniversario di fondazione dell’Azione Cattolica Italiana

Cari amici dell’Azione Cattolica, buongiorno! sono davvero felice di incontrarvi oggi, così numerosi e in festa per il 150° anniversario di fondazione della vostra Associazione. Vi saluto tutti con affetto ad iniziare dall’Assistente generale e dal Presidente nazionale, che ringrazio per le parole con cui hanno introdotto questo incontro. La nascita dell’Azione Cattolica Italiana fu un sogno, nato dal cuore di due giovani, Mario Fani e Giovanni Acquaderni, che è diventato nel tempo cammino di fede per molte generazioni, vocazione alla santità per tantissime persone: ragazzi, giovani e adulti che sono diventati discepoli di Gesù e, per questo, hanno provato a vivere come testimoni gioiosi del suo amore nel mondo. Anche per me è un po’ aria di famiglia: mio papà, mia nonna, erano dell’Azione cattolica! È una storia bella e importante, per la quale avete tante ragioni di essere grati al Signore e per la quale la Chiesa vi è riconoscente. È la storia di un popolo formato da uomini e donne di ogni età e condizione, che hanno scommesso sul desiderio di vivere insieme l’incontro con il Signore: piccoli e grandi, laici e pastori, insieme, indipendentemente dalla posizione sociale, dalla preparazione cultura-

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le, dal luogo di provenienza. Fedeli laici che in ogni tempo hanno condiviso la ricerca delle strade attraverso cui annunciare con la propria vita la bellezza dell’amore di Dio e contribuire, con il proprio impegno e la propria competenza, alla costruzione di una società più giusta, più fraterna, più solidale. È una storia di passione per il mondo e per la Chiesa – ricordavo quando vi ho parlato di un libro scritto in Argentina nel ’37 che diceva: “Azione cattolica e passione cattolica”! – e dentro di questa storia cui sono cresciute figure luminose di uomini e donne di fede esemplare, che hanno servito il Paese con generosità e coraggio. Avere una bella storia alle spalle non serve però per camminare con gli occhi all’indietro, non serve per guardarsi allo specchio, non serve per mettersi comodi in poltrona. Non dimenticare questo: non camminare con gli occhi all’indietro, farete uno schianto. Non guardarsi allo specchio. In tanti siamo brutti, meglio non guardarsi. E non mettersi comodi in poltrona, questo ingrassa e fa male al colesterolo! Fare memoria di un lungo itinerario di vita aiuta a rendersi consapevoli di essere popolo che cammina prendendosi cura di tutti, aiutando ognuno a crescere umanamente e nella fede, condividendo la misericordia con cui il Signore ci accarezza. Vi incoraggio a continuare ad essere un popolo di discepoli-missionari che vivono e testimoniano la gioia di sapere che il Signore ci ama di un amore infinito, e che insieme a Lui amano profondamente la storia in cui abitiamo. Così ci hanno insegnato i grandi testimoni di santità che hanno tracciato la strada della vostra associazione, tra i quali mi piace ricordare Giuseppe Toniolo, Armida Barelli, Piergiorgio Frassati, Antonietta Meo, Teresio Olivelli, Vittorio Bachelet. Azione Cattolica, vivi all’altezza della tua storia! Vivi all’altezza di queste donne e questi uomini che ti hanno preceduto. In questi centocinquanta anni l’Azione Cattolica è sempre stata caratterizzata da un amore grande per Gesù e per la Chiesa. Anche oggi siete chiamati a proseguire la vostra peculiare vocazione mettendovi a servizio delle diocesi, attorno ai vescovi – sempre –, e nelle parrocchie – sempre –, là dove la Chiesa abita in mezzo alle persone - sempre. Tutto il popolo di Dio gode i frutti di questa vostra dedizione, vissuta in armonia tra Chiesa universale e Chiesa particolare. È nella vocazione tipicamente laicale a una santità vissuta nel quo-


MAGISTERO PONTIFICIO tidiano che potete trovare la forza e il coraggio per vivere la fede rimanendo lì dove siete, facendo dell’accoglienza e del dialogo lo stile con cui farvi prossimi gli uni agli altri, sperimentando la bellezza di una responsabilità condivisa. Non stancatevi di percorrere le strade attraverso le quali è possibile far crescere lo stile di un’autentica sinodalità, un modo di essere popolo di Dio in cui ciascuno può contribuire a una lettura attenta, meditata, orante dei segni dei tempi, per comprendere e vivere la volontà di Dio, certi che l’azione dello Spirito Santo opera e fa nuove ogni giorno tutte le cose. Vi invito a portare avanti la vostra esperienza apostolica radicati in parrocchia, «che non è una struttura caduca» - avete capito bene? La parrocchia non è una struttura caduca! -, perché «è presenza ecclesiale nel territorio, ambito dell’ascolto della Parola, della crescita della vita cristiana, del dialogo, dell’annuncio, della carità generosa, dell’adorazione e della celebrazione» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 28). La parrocchia è lo spazio in cui le persone possono sentirsi accolte così come sono, e possono essere accompagnate attraverso percorsi di maturazione umana e spirituale a crescere nella fede e nell’amore per il creato e per i fratelli. Questo è vero però solo se la parrocchia non si chiude in sé stessa, se anche l’Azione Cattolica che vive in parrocchia non si chiude in sé stessa, ma aiuta la parrocchia perché rimanga «in contatto con le famiglie e con la vita del popolo e non diventi una struttura prolissa separata dalla gente o un gruppo di eletti che guardano a sé stessi» (ibid.). Cari soci di Azione Cattolica, ogni vostra iniziativa, ogni proposta, ogni cammino sia esperienza missionaria, destinata all’evangelizzazione, non all’autoconservazione. Il vostro appartenere alla diocesi e alla parrocchia si incarni lungo le strade delle città, dei quartieri e dei paesi. Come è accaduto in questi centocinquanta anni, sentite forte dentro di voi la responsabilità di gettare il seme buono del Vangelo nella vita del mondo, attraverso il servizio della carità, l’impegno politico, - mettetevi in politica, ma per favore nella grande politica, nella Politica con la maiuscola! - attraverso anche la passione educativa e la partecipazione al confronto culturale. Allargate il vostro cuore per allargare il cuore delle vostre parrocchie. Siate

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viandanti della fede, per incontrare tutti, accogliere tutti, ascoltare tutti, abbracciare tutti. Ogni vita è vita amata dal Signore, ogni volto ci mostra il volto di Cristo, specialmente quello del povero, di chi è ferito dalla vita e di chi si sente abbandonato, di chi fugge dalla morte e cerca riparo tra le nostre case, nelle nostre città. «Nessuno può sentirsi esonerato dalla preoccupazione per i poveri e per la giustizia sociale» (Ivi, 201). Rimanete aperti alla realtà che vi circonda. Cercate senza timore il dialogo con chi vive accanto a voi, anche con chi la pensa diversamente ma come voi desidera la pace, la giustizia, la fraternità. È nel dialogo che si può progettare un futuro condiviso. È attraverso il dialogo che costruiamo la pace, prendendoci cura di tutti e dialogando con tutti. Cari ragazzi, giovani e adulti di Azione Cattolica: andate, raggiungete tutte le periferie! Andate, e là siate Chiesa, con la forza dello Spirito Santo. Vi sostenga la protezione materna della Vergine Immacolata; vi accompagnino l’incoraggiamento e la stima dei vescovi; come anche la mia benedizione che di cuore imparto su di voi e sull’intera Associazione. E per favore non dimenticatevi di pregare per me. Piazza San Pietro, domenica, 30 aprile 2017 Francesco


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C HIESA U NIVERSALE

MAGISTERO PONTIFICIO Saluto in apertura dei lavori della LXX Assemblea generale della Conferenza Episcopale Italiana

Cari fratelli, in questi giorni, mentre preparavo l’incontro con voi, mi sono trovato più volte a invocare la «visita» dello Spirito Santo, di Colui che è «il soave persuasore dell’uomo interiore». Veramente, senza la sua forza «nulla è nell’uomo, nulla senza colpa» e vana rimane ogni nostra fatica; se la sua «luce beatissima» non ci invade nell’intimo, restiamo prigionieri delle nostre paure, incapaci di riconoscere che siamo salvati solamente dall’amore: ciò che in noi non è amore, ci allontana dal Dio vivente e dal suo Popolo santo. «Vieni, Santo Spirito, manda a noi dal cielo un raggio della tua luce. Dona ai tuoi fedeli, che solo in te confidano, i tuoi santi doni». Il primo di questi doni sta già nel convenire in unum, disponibili a condividere tempo, ascolto, creatività e consolazione. Vi auguro che queste giornate siano attraversate dal confronto aperto, umile e franco. Non temete i momenti di contrasto: affidatevi allo Spirito, che apre alla diversità e riconcilia il distinto nella carità fraterna. Vivete la collegialità episcopale, arricchita dall’esperienza di cui ciascuno è portatore e che attinge alle lacrime e alle gioie delle vostre Chiese particolari. Camminare insieme è la via costitutiva della Chiesa; la cifra che ci permette di interpretare la realtà con gli occhi e il cuore di Dio; la condizione per seguire il Signore Gesù ed essere servi della vita in questo tempo ferito.

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Respiro e passo sinodale rivelano ciò che siamo e il dinamismo di comunione che anima le nostre decisioni. Solo in questo orizzonte possiamo rinnovare davvero la nostra pastorale e adeguarla alla missione della Chiesa nel mondo di oggi; solo così possiamo affrontare la complessità di questo tempo, riconoscenti per il percorso compiuto e decisi a continuarlo con parresia. In realtà, questo cammino è segnato anche da chiusure e resistenze: le nostre infedeltà sono una pesante ipoteca posta sulla credibilità della testimonianza del depositum fidei, una minaccia ben peggiore di quella che proviene dal mondo con le sue persecuzioni. Questa consapevolezza ci aiuta a riconoscerci destinatari delle Lettere alle Chiese con cui si apre l’Apocalisse (1,4–3,22), il grande libro della speranza cristiana. Chiediamo la grazia di saper ascoltare ciò che lo Spirito oggi dice alle Chiese; accogliamone il messaggio profetico per comprendere cosa vuole curare in noi: «Vieni, padre dei poveri; vieni, datore dei doni; vieni, luce dei cuori». Come la Chiesa di Efeso, forse a volte anche noi abbiamo abbandonato l’amore, la freschezza e l’entusiasmo di un tempo… Torniamo alle origini, alla grazia fondante degli inizi; lasciamoci guardare da Gesù Cristo, il «Sì» del Dio fedele, l’unum necessarium: «Questa nostra assemblea qui radunata non brilli d’altra luce se non di Cristo, che è la luce del mondo; i nostri animi non cerchino altra verità se non la parola del Signore, che è il nostro unico maestro; non preoccupiamoci d’altro se non di obbedire ai suoi precetti con una sottomissione fedele in tutto; non ci sostenga altra fiducia se non quella che corrobora la nostra flebile debolezza, perché si fonda sulle sue parole: “Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,20)» (Paolo VI, Discorso per l’inizio della seconda sessione del Concilio Ecumenico Vaticano II, 29 settembre 1963). Come la Chiesa di Smirne, forse anche noi nei momenti della prova siamo vittima della stanchezza, della solitudine, del turbamento per l’avvenire; restiamo scossi nell’accorgerci di quanto il Dio di Gesù Cristo possa non corrispondere all’immagine e alle attese dell’uomo ‘religioso’: delude, sconvolge, scandalizza. Custodiamo la fiducia nell’iniziativa sorprendente di Dio, la forza della pazienza e la fedeltà dei confessori: non avremo a temere la seconda morte. Come la Chiesa di Pergamo, forse anche noi talvolta cerchiamo di far


MAGISTERO PONTIFICIO convivere la fede con la mondanità spirituale, la vita del Vangelo con logiche di potere e di successo, forzatamente presentate come funzionali all’immagine sociale della Chiesa. Il tentativo di servire due padroni è, piuttosto, indice della mancanza di convinzioni interiori. Impariamo a rinunciare a inutili ambizioni e all’ossessione di noi stessi per vivere costantemente sotto lo sguardo del Signore, presente in tanti fratelli umiliati: incontreremo la Verità che rende liberi davvero. Come la Chiesa di Tiatira, siamo forse esposti alla tentazione di ridurre il Cristianesimo a una serie di principi privi di concretezza. Si cade, allora, in uno spiritualismo disincarnato, che trascura la realtà e fa perdere la tenerezza della carne del fratello. Torniamo alle cose che contano veramente: la fede, l’amore al Signore, il servizio reso con gioia e gratuità. Facciamo nostri i sentimenti e i gesti di Gesù ed entreremo davvero in comunione con Lui, stella del mattino che non conosce tramonto. Come la Chiesa di Sardi, possiamo forse essere sedotti dall’apparenza, dall’esteriorità e dall’opportunismo, condizionati dalle mode e dai giudizi altrui. La differenza cristiana, invece, fa parlare l’accoglienza del Vangelo con le opere, l’obbedienza concreta, la fedeltà vissuta; con la resistenza al prepotente, al superbo e al prevaricatore; con l’amicizia ai piccoli e la condivisione ai bisognosi. Lasciamoci mettere in discussione dalla carità, facciamo tesoro della sapienza dei poveri, favoriamone l’inclusione; e, per misericordia, ci ritroveremo partecipi del libro della vita. Come la Chiesa di Filadelfia, siamo chiamati alla perseveranza, a buttarci nella realtà senza timidezze: il Regno è la pietra preziosa per cui vendere senza esitazione tutto il resto e aprirci pienamente al dono e alla missione. Attraversiamo con coraggio ogni porta che il Signore ci schiude davanti. Approfittiamo di ogni occasione per farci prossimo. Anche il miglior lievito da solo rimane immangiabile, mentre nella sua umiltà fa fermentare una gran quantità di farina: mescoliamoci alla città degli uomini, collaboriamo fattivamente per l’incontro con le diverse ricchezze culturali, impegnia-

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moci insieme per il bene comune di ciascuno e di tutti. Ci ritroveremo cittadini della nuova Gerusalemme. Come la Chiesa di Laodicea, conosciamo forse la tiepidezza del compromesso, l’indecisione calcolata, l’insidia dell’ambiguità. Sappiamo che proprio su questi atteggiamenti si abbatte la condanna più severa. Del resto, ci ricorda un testimone del Novecento, la grazia a buon mercato è la nemica mortale della Chiesa: misconosce la vivente parola di Dio e ci preclude la via a Cristo. La vera grazia – costata la vita del Figlio – non può che essere a caro prezzo: perché chiama alla sequela di Gesù Cristo, perché costa all’uomo il prezzo della vita, perché condanna il peccato e giustifica il peccatore, perché non dispensa dall’opera… È a caro prezzo, ma è grazia che dona la vita e porta a vivere nel mondo senza perdersi in esso (cfr D. Bonhoeffer, Sequela). Apriamo il cuore al bussare dell’eterno Pellegrino: facciamolo entrare, ceniamo con Lui. Ripartiremo per arrivare in ogni dove con un annuncio di giustizia, fraternità e pace. Cari fratelli, il Signore non punta mai a deprimerci, per cui non attardiamoci sui rimproveri, che nascono comunque dall’amore (cfr Ap 3,19) e all’amore conducono. Lasciamoci scuotere, purificare e consolare: «Lava ciò che è sordido, bagna ciò che è arido, sana ciò che sanguina. Piega ciò che è rigido, scalda ciò che è gelido, drizza ciò che è sviato». Ci è chiesta audacia per evitare di abituarci a situazioni che tanto sono radicate da sembrare normali o insormontabili. La profezia non esige strappi, ma scelte coraggiose, che sono proprie di una vera comunità ecclesiale: portano a lasciarsi «disturbare» dagli eventi e dalle persone e a calarsi nelle situazioni umane, animati dallo spirito risanante delle Beatitudini. Su questa via sapremo rimodellare le forme del nostro annuncio, che si irradia innanzitutto con la carità. Muoviamoci con la fiducia di chi sa che anche questo tempo è un kairòs, un tempo di grazia abitato dallo Spirito del Risorto: a noi spetta la responsabilità di riconoscerlo, accoglierlo e assecondarlo con docilità. «Vieni, Santo Spirito. Consolatore perfetto, ospite dolce dell’anima, dolcissimo sollievo». Cari fratelli, «posti a pascere la Chiesa di Dio» (At 20,28), partecipi


MAGISTERO PONTIFICIO della missione del Buon Pastore: ai vostri occhi nessuno resti invisibile o marginale. Andate incontro a ogni persona con la premura e la compassione del padre misericordioso, con animo forte e generoso. Siate attenti a percepire come vostro il bene e il male dell’altro, capaci di offrire con gratuità e tenerezza la stessa vita. Sia questa la vostra vocazione; perché, come scrive santa Teresa di Gesù Bambino, «solo l’amore fa agire le membra della Chiesa: se l’amore si spegnesse, gli apostoli non annuncerebbero più il Vangelo, i martiri rifiuterebbero di versare il loro sangue…». In questa luce, ringrazio anche a nome vostro il card. Angelo Bagnasco per i dieci anni di presidenza della Conferenza Episcopale Italiana. Grazie per il suo servizio umile e condiviso, non privo di sacrificio personale, in un momento di non facile transizione della Chiesa e del Paese. Anche l’elezione e, quindi, la nomina del suo successore, altro non sia che un segno d’amore alla Santa Madre Chiesa, amore vissuto con discernimento spirituale e pastorale, secondo una sintesi che è anch’essa dono dello Spirito. E pregate per me, chiamato a essere custode, testimone e garante della fede e dell’unità di tutta la Chiesa: con voi e per voi possa assolvere questa missione con letizia fino in fondo. «Vieni, Santo Spirito. Dona virtù e premio, dona morte santa, dona gioia eterna». Amen. Aula del Sinodo, lunedì 22 maggio 2017 Francesco

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C HIESA U NIVERSALE

MAGISTERO PONTIFICIO Discorso in occasione della visita ufficiale al Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella

Signor Presidente, La ringrazio per le cordiali espressioni di benvenuto che Ella mi ha rivolto a nome dell’intero popolo italiano. Questa mia visita si inserisce nel quadro delle relazioni tra la Santa Sede e l’Italia e vuole ricambiare quella da Lei compiuta in Vaticano il 18 aprile 2015, poco tempo dopo la Sua elezione alla più alta carica dello Stato. Guardo all’Italia con speranza. Una speranza che è radicata nella memoria grata verso i padri e i nonni, che sono anche i miei, perché le mie radici sono in questo Paese. Memoria grata verso le generazioni che ci hanno preceduto e che, con l’aiuto di Dio, hanno portato avanti i valori fondamentali: la dignità della persona, la famiglia, il lavoro… E questi valori li hanno posti anche al centro della Costituzione repubblicana, che ha offerto e offre uno stabile quadro di riferimento per la vita democratica del popolo. Una speranza, dunque, fondata sulla memoria, una memoria grata. Viviamo tuttavia un tempo nel quale l’Italia e l’insieme dell’Europa sono chiamate a confrontarsi con problemi e rischi di varia natura, quali il terrorismo internazionale, che trova alimento nel fondamentalismo; il fenomeno migratorio, accresciuto dalle guerre e dai gravi e persistenti squilibri sociali ed economici di molte aree del mondo; e la difficoltà delle giovani generazioni di accedere a un lavoro stabile e dignitoso, ciò che contribuisce ad

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aumentare la sfiducia nel futuro e non favorisce la nascita di nuove famiglie e di figli. Mi rallegra però rilevare che l’Italia, mediante l’operosa generosità dei suoi cittadini e l’impegno delle sue istituzioni e facendo appello alle sue abbondanti risorse spirituali, si adopera per trasformare queste sfide in occasioni di crescita e in nuove opportunità. Ne sono prova, tra l’altro, l’accoglienza ai numerosi profughi che sbarcano sulle sue coste, l’opera di primo soccorso garantita dalle sue navi nel Mediterraneo e l’impegno di schiere di volontari, tra i quali si distinguono associazioni ed enti ecclesiali e la capillare rete delle parrocchie. Ne è prova anche l’oneroso impegno dell’Italia in ambito internazionale a favore della pace, del mantenimento della sicurezza e della cooperazione tra gli Stati. Vorrei anche ricordare la fortezza animata dalla fede con la quale le popolazioni del Centro Italia colpite dal terremoto hanno vissuto quella drammatica esperienza, con tanti esempi di proficua collaborazione tra la comunità ecclesiale e quella civile. Il modo col quale lo Stato e il popolo italiano stanno affrontando la crisi migratoria, insieme allo sforzo compiuto per assistere doverosamente le popolazioni colpite dal sisma, sono espressione di sentimenti e di atteggiamenti che trovano la loro fonte più genuina nella fede cristiana, che ha plasmato il carattere degli italiani e che nei momenti drammatici risplende maggiormente. Per quanto riguarda il vasto e complesso fenomeno migratorio, è chiaro che poche Nazioni non possono farsene carico interamente, assicurando un’ordinata integrazione dei nuovi arrivati nel proprio tessuto sociale. Per tale ragione, è indispensabile e urgente che si sviluppi un’ampia e incisiva cooperazione internazionale. Tra le questioni che oggi maggiormente interpellano chi ha a cuore il bene comune, e in modo particolare i pubblici poteri, gli imprenditori e i sindacati dei lavoratori, vi è quella del lavoro. Ho avuto modo di toccarla non teoricamente, ma a diretto contatto con la gente, lavoratori e disoccupati, nelle mie visite in Italia, anche in quella recentissima a Genova. Ribadisco l’appello a generare e accompagnare processi che diano luogo a nuove opportunità di lavoro dignitoso. Il disagio giovanile, le sacche di povertà, la difficoltà che i giovani incontrano nel formare una famiglia e nel mettere al mondo figli trovano un denominatore comune nell’insuffi-


MAGISTERO PONTIFICIO cienza dell’offerta di lavoro, a volte talmente precario o poco retribuito da non consentire una seria progettualità. È necessaria un’alleanza di sinergie e di iniziative perché le risorse finanziarie siano poste al servizio di questo obiettivo di grande respiro e valore sociale e non siano invece distolte e disperse in investimenti prevalentemente speculativi, che denotano la mancanza di un disegno di lungo periodo, l’insufficiente considerazione del vero ruolo di chi fa impresa e, in ultima analisi, debolezza e istinto di fuga davanti alle sfide del nostro tempo. Il lavoro stabile, insieme a una politica fattivamente impegnata in favore della famiglia, primo e principale luogo in cui si forma la persona-in-relazione, sono le condizioni dell’autentico sviluppo sostenibile e di una crescita armoniosa della società. Sono due pilastri che danno sostegno alla casa comune e che la irrobustiscono per affrontare il futuro con spirito non rassegnato e timoroso, ma creativo e fiducioso. Le nuove generazioni hanno il diritto di poter camminare verso mete importanti e alla portata del loro destino, in modo che, spinti da nobili ideali, trovino la forza e il coraggio di compiere a loro volta i sacrifici necessari per giungere al traguardo, per costruire un avvenire degno dell’uomo, nelle relazioni, nel lavoro, nella famiglia e nella società. A tale scopo, da tutti coloro che hanno responsabilità in campo politico e amministrativo ci si attende un paziente e umile lavoro per il bene comune, che cerchi di rafforzare i legami tra la gente e le istituzioni, perché da questa tenace tessitura e da questo impegno corale si sviluppa la vera democrazia e si avviano a soluzione questioni che, a causa della loro complessità, nessuno può pretendere di risolvere da solo. La Chiesa in Italia è una realtà vitale, fortemente unita all’anima del Paese, al sentire della sua popolazione. Ne vive le gioie e i dolori, e cerca, secondo le sue possibilità, di alleviarne le sofferenze, di rafforzare il legame sociale, di aiutare tutti a costruire il bene comune. Anche in questo, la Chiesa si ispira all’insegnamento della Costituzione pastorale Gaudium et spes del Concilio Vaticano II, che auspica la collaborazione tra comunità ecclesiale e comunità politi-

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ca in quanto sono, entrambe, a servizio delle stesse persone umane. Un insegnamento che è stato consacrato, nella revisione del Concordato del 1984, nell’articolo primo dell’Accordo, dove è formulato l’impegno di Stato e Chiesa «alla reciproca collaborazione per la promozione dell’uomo e il bene del Paese». Questo impegno, col richiamo al principio della distinzione fissato nell’art. 7 della Costituzione, esprime e ha promosso al tempo stesso una peculiare forma di laicità, non ostile e conflittuale, ma amichevole e collaborativa, seppure nella rigorosa distinzione delle competenze proprie delle istituzioni politiche da un lato e di quelle religiose dall’altro. Una laicità che il mio predecessore Benedetto XVI definì “positiva”. E non si può fare a meno di osservare come, grazie ad essa, sia eccellente lo stato dei rapporti nella collaborazione tra Chiesa e Stato in Italia, con vantaggio per i singoli e l’intera comunità nazionale. L’Italia ha poi il singolare onere ed onore di avere, nel proprio ambito, la sede del governo universale della Chiesa Cattolica. È evidente che, nonostante le garanzie offerte con il Trattato del 1929, la missione del Successore di Pietro non sarebbe facilitata senza la cordiale e generosa disponibilità e collaborazione dello Stato italiano. Se ne è potuta avere una ulteriore dimostrazione nel corso del recente Giubileo straordinario, che ha visto tanti fedeli venire a Roma, presso le tombe degli Apostoli Pietro e Paolo, nello spirito della riconciliazione e della misericordia. Nonostante l’insicurezza dei tempi che stiamo vivendo, le celebrazioni giubilari hanno potuto svolgersi in maniera tranquilla e con grande vantaggio spirituale. Del grande impegno assicurato dall’Italia al riguardo la Santa Sede è pienamente consapevole e sentitamente grata. 192 Signor Presidente, sono certo che, se l’Italia saprà avvalersi di tutte le sue risorse spirituali e materiali in spirito di collaborazione tra le sue diverse componenti civili, troverà la via giusta per un ordinato sviluppo e per governare nel modo più appropriato i fenomeni e le problematiche che le stanno di fronte. La Santa Sede, la Chiesa Cattolica e le sue istituzioni assicurano, nella distinzione dei ruoli e delle responsabilità, la loro fattiva col-


MAGISTERO PONTIFICIO laborazione in vista del bene comune. Nella Chiesa Cattolica e nei principi del Cristianesimo, di cui è plasmata la sua ricca e millenaria storia, l’Italia troverà sempre il migliore alleato per la crescita della società, per la sua concordia e per il suo vero progresso. Che Dio benedica e protegga l’Italia! Parole a braccio del Papa rivolte ai bambini nei Giardini del Quirinale: Cari ragazzi e ragazze, grazie tante di essere qui. Grazie tante per il vostro canto e anche per il vostro coraggio. Andate avanti con coraggio, sempre su, sempre su! È un’arte salire sempre. È vero che nella vita ci sono difficoltà – voi avete sofferto tanto con questo terremoto – ci sono cadute, ma mi viene in mente quella bella canzone che cantano gli alpini: “Nell’arte di salire il successo non sta nel non cadere ma nel non rimanere caduto”. Sempre su, sempre quella parola “alzati”, e su! Che il Signore vi benedica! Palazzo del Quirinale, sabato 10 giugno 2017 Francesco

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CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA LXX Assemblea generale (Roma, 22 –25 maggio 2017)

Comunicato finale dei lavori

1. Servi della vita in un tempo ferito Il dialogo – disteso e riservato, cordiale e franco – tra il Santo Padre e i vescovi ha qualificato l’apertura della 70ª Assemblea generale. La parola di Papa Francesco resta affidata a un testo – «Ho scritto quanto volevo dirvi, animato dalla volontà di aiutare la vostra Conferenza ad andare avanti» – nel quale raccomanda ai Pastori della Chiesa italiana «respiro e passo sinodale»: condizioni per «rinnovare davvero la nostra pastorale e adeguarla alla missione della Chiesa nel mondo di oggi» e, così, «essere servi della vita in questo tempo ferito». Il confronto seguito alla relazione del card. Angelo Bagnasco ha fatto emergere lo sguardo attento e pensoso dei vescovi, il loro interrogarsi innanzitutto sulla situazione della fede e le ragioni del credere proposte all’uomo contemporaneo. È stata, quindi, condivisa la necessità di sostenere le parrocchie nell’impegno di rinnovamento pastorale e culturale in senso missionario. Rispetto a questa prospettiva si è raccolta anche la disponibilità a rivedere configurazione e funzionalità degli stessi organismi nazionali e regionali della Conferenza. Tra gli altri temi affrontati – a partire dall’esperienza di prossimità ecclesiale alla vita reale delle persone – il dramma della disoccupazione con le responsabilità della politica e di un’economia scivolata nella finanza; la questione ambientale, segnata dall’inquinamento

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di diverse aree del territorio e dal ritardo tanto nella bonifica, quanto – e più – nell’assunzione di un’ecologia integrale; l’opera educativa e solidale a cui si è interpellati dalle continue migrazioni come dalle diverse forme di povertà che minano le famiglie; la situazione di forte difficoltà in cui versano le diocesi provate dai recenti terremoti, alle prese con tante famiglie sfollate, chiese distrutte e comunità da ricostruire, mentre un patrimonio culturale e artistico rischia di venir meno. Non è mancato il riferimento grato e affettuoso ai presbiteri, dettato dal riconoscimento del loro servizio generoso alla gente. In questa prospettiva è stato presentato pure il Sussidio sul rinnovamento del clero a partire dalla formazione permanente: frutto del lavoro collegiale dei Pastori, offre proposte qualificate e percorsi di comunione con cui realizzarle.

2. A tu per tu con i giovani

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Ai giovani – alle modalità con cui raggiungerli con la proposta cristiana, all’incidenza della fede nella vita, al rapporto con la cultura e con la dimensione ecclesiale e missionaria – l’Assemblea generale ha dedicato l’attenzione principale: nella fiducia del contributo che la Chiesa può ricevere da loro e, nel contempo, nella consapevolezza della responsabilità di offrire loro il Vangelo quale incontro per una vita buona e riuscita. Sullo sfondo degli Orientamenti pastorali del decennio, il prossimo Sinodo dei vescovi (Giovani, fede e discernimento comunitario) è avvertito dai vescovi come una grande opportunità, che – per essere tale – richiede l’assunzione di alcune scelte precise: l’ascolto dei giovani, per comprenderne i linguaggi, valorizzarli e discernere le vie con cui generare alla fede; la formazione, il riconoscimento e la riconoscenza di animatori che siano educatori, pronti a rapportarsi con il mondo della scuola, dello sport, della musica; l’attenzione ad alimentare nei presbiteri – specie in quelli giovani – la passione e la cura per le nuove generazioni. La questione giovanile – è stato osservato – chiama in gioco la maturità degli adulti, la loro capacità di esserci e di esserci come testimoni credibili, che sanno affascinare, suscitare interrogativi, accompagnare e dare ragioni di vita.


CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA I lavori di gruppo hanno ribadito l’importanza di questa presenza negli ambienti dei giovani, disposti per quanto possibile a farsi anche carico dei segnali di disagio che si manifestano nei tanti che abbandonano la scuola, sono disoccupati e inattivi; privi persino della disponibilità a cercare ancora, restano vittime della solitudine. Di particolare rilevanza sono avvertite le esperienze in ambito caritativo e missionario: il coinvolgimento personale crea le condizioni migliori nel giovane per aprirsi alle domande più vere e profonde e affrontare un percorso di conversione.

3. Un nuovo Presidente e un nuovo Vice Nel corso dei lavori l’Assemblea generale ha eletto a maggioranza assoluta, a norma dell’art. 26 § 1 dello Statuto, una terna di vescovi diocesani che ha proposto al Santo Padre per la nomina del suo Presidente. Papa Francesco ha scelto come successore del card. Angelo Bagnasco il primo degli eletti, il card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia–Città della Pieve. I vescovi hanno anche eletto il nuovo Vice Presidente della CEI per il Sud Italia nella persona di S.E. mons. Antonino Raspanti, vescovo di Acireale.

4. Adempimenti di carattere giuridico-amministrativo Come ogni anno, i vescovi hanno provveduto ad alcuni adempimenti di carattere giuridico-amministrativo. È stato, così, illustrato il bilancio consuntivo dell’Istituto centrale per il sostentamento del clero per l’anno 2016; è stato presentato e approvato il bilancio consuntivo della CEI per l’anno 2016; sono stati definiti e approvati i criteri per la ripartizione delle somme derivanti dall’otto per mille per l’anno 2017. È significativo registrare che – a fronte di una riduzione del gettito – anche quest’anno c’è stato un ulteriore incremento di quota di risorse destinate a interventi caritativi a livello nazionale.

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L’Assemblea generale si è confrontata su alcune misure di razionalizzazione del patrimonio degli Istituti diocesani per il sostentamento del clero. Al riguardo, è stata condivisa l’importanza di intensificare la collaborazione sia tra Istituti diocesani sia tra questi e l’Istituto centrale per lo studio, la predisposizione di indirizzi comuni, la condivisione di esperienze, la possibilità di una condivisione di professionalità e una gestione in comune di alcuni servizi amministrativi, fino alla possibilità di accorpamento, sempre affidata al discernimento dei vescovi. Lo scopo è quello di praticare sinergie che consentano risparmio ed efficienza, utilizzando al meglio le risorse disponibili. Sono state, inoltre, approvate due determinazioni a modifica delle disposizioni concernenti la concessione di contributi finanziari della CEI per interventi in materia di beni culturali ecclesiastici e nuova edilizia di culto. Infine, i vescovi hanno approvato l’aggiornamento delle Norme circa il regime amministrativo dei Tribunali ecclesiastici italiani in materia matrimoniale per conseguenza della riforma introdotta dal Motu Proprio Mitis Iudex Dominus Iesus di Papa Francesco. Il testo deve ora essere sottoposto alla recognitio della Santa Sede.

5. Comunicazioni e informazioni

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Tra le informazioni offerte ai vescovi c’è stata, innanzitutto, quella relativa ai media ecclesiali. L’Agenzia Sir, in stretto rapporto con l’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali, sta vivendo una stagione di riposizionamento per essere sempre più e meglio la voce ufficiale della Chiesa italiana e nel contempo porsi a servizio, per un verso, dei territori – a partire dai settimanali diocesani – e, per l’altro, dell’Europa, con l’attenzione a raccontarne da vicino gli scenari culturali e sociali. Avvenire, a sua volta, in un mercato segnato da pesanti contrazioni, registra nel 2016 un incremento dello 0,4% rispetto all’anno precedente, in coincidenza con la pubblicazione del nuovo sito Internet e l’elaborazione di un Piano strategico con cui affrontare in maniera virtuosa i prossimi anni. Il 2016 è stato caratterizzato anche per l’offerta di Tv2000 e InBlu Radio da una significativa crescita qualita-


CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA tiva e quantitativa, con un significativo allargamento dell’area del consenso e della capacità di influenza (anche grazie all’investimento culturale promosso con Internet). La proposta – a partire dall’informazione – è pensata con lo sguardo di chi crede ed è attento a rivolgersi a tutti, parlando il linguaggio della contemporaneità, senza per questo perdere memoria, prospettiva e finalità. L’attenzione dell’Assemblea generale è stata posta anche sui media diocesani, nella consapevolezza dell’importanza a livello territoriale di poter disporre di strumenti con cui assicurare voce e chiavi di lettura autorevoli, contribuendo quindi alla formazione dell’opinione pubblica. In questa linea, un’opportunità preziosa è considerata anche la legge di riforma dell’editoria, i cui decreti attuativi fissano nuovi criteri per l’accesso ai contributi relativi all’editoria e all’emittenza radiofonica e televisiva locale. La Segreteria generale – attraverso il ruolo di coordinamento dell’Ufficio per le comunicazioni sociali – sta lavorando d’intesa con la Federazione italiana dei settimanali cattolici, l’Associazione Corallo e l’ACEC per accompagnare sul piano giuridico e formativo il discernimento delle diocesi nell’affrontare in modo integrato e lungimirante la riorganizzazione delle testate. Una seconda informazione ha riguardato la Giornata della Carità del Papa, che si celebra domenica 25 giugno, quale segno concreto di partecipazione alla sollecitudine del Vescovo di Roma a fronte di molteplici forme di povertà. La fedeltà al successore dell’Apostolo Pietro si manifesta, infatti, anche nel sostegno economico alle attività del suo ministero di pastore della Chiesa universale. I media della CEI sosterranno con particolare impegno la Giornata; il quotidiano Avvenire, in particolare, vi devolverà anche il ricavato delle vendite di quella domenica. I dati della raccolta italiana relativa al 2016 ammontano ad euro 23.663.409,98, comprensivi della colletta per l’Ucraina (con un incremento del 73,06% rispetto all’anno precedente). A questa somma vanno ad aggiungersi i contributi devoluti ai sensi del can. 1271 del Codice di Diritto Canonico: si tratta di euro 4.025.225,00, di cui euro 3.999.925,00 dalla Conferenza Episcopale Italiana, euro 15.300,00 dall’Arcidiocesi di Genova ed euro 10.000,00 dalla Diocesi di Lamezia Terme.

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La terza informazione si è concentrata sulla 48ª Settimana sociale, che si svolgerà a Cagliari dal 26 al 29 ottobre 2017, attorno al tema Il lavoro che vogliamo: libero, creativo, partecipativo, solidale. Punto di partenza sono le persone colpite dall’assenza di lavoro o dalla sua precarietà, nell’intento di passare dalla denuncia alla proposta, valorizzare buone pratiche e offrire percorsi in grado di valorizzare potenzialità e opportunità inscritte in questi nuovi semi di speranza, fino a dare risposta alla crescente richiesta di un “lavoro degno” e ai problemi reali della gente, anche riducendo costi e ostacoli del sistema-Paese per chi, il lavoro, riesce a crearlo. Di qui la necessità a livello diocesano di individuare con cura i delegati da coinvolgere per Cagliari, puntando di preferenza su giovani e facendo prevalere i criteri di competenza, passione e disponibilità – anche di tempo – al servizio. La scadenza delle iscrizioni per i delegati rimane il prossimo 15 giugno. All’Assemblea Generale è stato, infine, presentato il calendario delle attività della CEI per l’anno pastorale 2017–2018.

6. Nomine

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Come già evidenziato, nel corso dei lavori l’Assemblea generale ha provveduto ad eleggere il Vice Presidente della CEI per il Sud Italia, nella persona di S.E. mons. Antonino RASPANTI, vescovo di Acireale. Il Consiglio Episcopale Permanente, nella sessione straordinaria del 24 maggio, ha provveduto alle seguenti nomine: – Membro della Commissione episcopale per la dottrina della fede, l’annuncio e la catechesi: S.E. mons. Salvatore MURATORE, vescovo di Nicosia. – Membro della Commissione episcopale per l’evangelizzazione dei popoli e la cooperazione tra le Chiese: S.E. mons. Felice ACCROCCA, arcivescovo di Benevento. – Presidente nazionale dell’Azione Cattolica Italiana: prof. Matteo TRUFFELLI. – Direttore generale della Fondazione Migrantes: don Giovanni DE ROBERTIS (Bari-Bitonto). – Membri del Collegio dei revisori dei conti della Caritas Italiana: dott. Paolo BUZZONETTI e dott.ssa Antonella VENTRE.


CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA – Presidente nazionale femminile della Federazione Universitaria Cattolica Italiana (FUCI): Gabriella SERRA. – Assistente ecclesiastico della Confederazione delle Confraternite delle diocesi d’Italia: S.E. mons. Mauro PARMEGGIANI, vescovo di Tivoli. Inoltre la Presidenza, nella riunione del 22 maggio, ha proceduto alla nomina del Direttore della Fondazione di Religione “Centro unitario per la cooperazione missionaria tra le Chiese” (CUM) nella persona del dott. diac. Mauro SALVATORE (Brescia). Roma, 25 maggio 2017

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CONFERENZA EPISCOPALE PUGLIESE Il Convegno regionale “Il lavoro che vogliamo” (Bari, 15 giugno 2017)

Il convegno regionale dal titolo “Il lavoro che vogliamo”, organizzato dalla Consulta regionale del Laicato con la collaborazione della Commissione regionale del Lavoro, si è svolto a Bari il 15 giugno scorso nella sala “Mons. Mariano Magrassi” – Seminario Arcivescovile di Bari. Il convegno ha lanciato, alla Chiesa e alla cittadinanza pugliese, un’àncora di speranza agli uomini impegnati nella ricerca del lavoro per sostenere e difendere la dignità umana. Il Papa ha più volte ribadito che l’uomo senza il lavoro non vive dignitosamente, poiché non può portare a casa il sostentamento ai figli e all’intera famiglia. Mons. Vito Angiuli, presidente della Commissione episcopale per il Laicato della CEI e della CEP, ha sottolineato l’importanza e la necessità che le commissioni ecclesiali esistenti all’interno della Chiesa collaborino tra loro in comunione di intenti e di opere come testimoni del Cristo che si spende a beneficio dei suoi figli. Mons. Filippo Santoro, presidente della Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace della CEI e della CEP, ha evidenziato, con vigore e fermezza, che l’uomo deve mettere in gioco tutte le proprie qualità, capacità, sacrificio per combattere, soprattutto in questo momento, la crisi che attraversiamo, creando un lavoro che realizzi le sue capacità e aspirazioni, che sia utile per sé e aiuti il proprio territorio a crescere e che gli dia soprattutto soddisfazione e dignità. Qui di seguito, si riporta la relazione di mons. Santoro, che illustra la tematica; la stessa che caratterizzerà il Convegno nazionale che si terrà a Cagliari in occasione della Settimana sociale dei cattolici nel prossimo ottobre. Pino Piscopo Segretario Consulta regionale del Laicato

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Mons. Filippo Santoro

Presentazione della 48a Settimana sociale dei cattolici italiani alla Consulta regionale del Laicato (Bari, 15 giugno 2017)

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Come Presidente del Comitato scientifico organizzatore delle Settimane sociali ed anche della Commissione episcopale per i problemi sociali, lavoro, giustizia, pace, custodia del Creato, presenterò la 48a Settimana sociale dei cattolici italiani, che si terrà a Cagliari nel prossimo ottobre. Desidero però parlarvi oggi a partire dall’esperienza di vescovo di Taranto, dove sono arrivato nel 2012 dopo 27 anni di missione in Brasile come missionario Fidei donum. Partiamo da Taranto, città e situazione molto calda per varie ragioni: tra di esse spicca la vendita dell’ILVA, che mi ha visto raccogliere l’invito delle organizzazioni sindacali per un’unità di interventi. La prospettiva in cui ci muoviamo per la prossima Settimana sociale di Cagliari mi interpella come pastore. E c’è uno spunto che vorrei comunicarvi subito. Nel mio studio di Taranto, dove ricevo le persone, ho un cassetto con duecento curriculum di persone che cercano lavoro, e sono per lo più laureati. Durante la preparazione di questa Settimana, incontrando analisti sociali, economisti, imprenditori, politici, dico sempre che tutte le indicazioni sono preziose se mi aiutano a rispondere a queste domande di lavoro, altrimenti servono poco o niente. Dietro ogni persona ci sono delle famiglie e delle situazioni disperate. Lo dico agli economisti, agli imprenditori e ai politici che incontro presentando la Settimana Sociale di Cagliari: «Aiutateci a risolvere queste richieste; e non lo dico chiedendo raccomandazioni o favori, ma sollecitando percorsi che aprano effettive possibilità di lavoro». La politica difende la persona, la vita e il lavoro. E alla politica non chiediamo favori o raccomandazioni, ma che si facciano carico della realtà quotidiana della gente, di una disoccupazione che nel sud è impressionante, tra


CONFERENZA EPISCOPALE PUGLIESE i giovani oltre il 50%, di una precarietà del lavoro che è un forte impedimento allo sviluppo della persona e della società.

Premessa: la situazione Taranto I sindacati confederati più l’USB mi hanno incontrato ed hanno espresso la volontà di fare con il vescovo un solo fronte comune, un osservatorio popolare dei problemi. Ciò costituisce quasi una novità e mi racconta di una maturità e di una comunione di intenti per il benessere dei cittadini che mi fa ben sperare. D’altronde Taranto è tappa storica del pontificato di Paolo VI, che la notte di Natale del 1968 venne a sanare una ferita ingiustificata fra Chiesa e lavoratori, ripetendo che il “fondatore” della Chiesa nasce, cresce e si forma nella bottega del carpentiere. Quanta strada si è fatta e quanto la dottrina sociale della Chiesa promuove un dialogo con il mondo del lavoro e dell’economia perché sia promossa la piena dignità di ogni uomo che mediante il lavoro si realizza e risponde, con l’opera delle sue mani, al progetto di Dio e alla sua santificazione. Come non pensare alla fase attuale dello stabilimento? Dall’inizio del mio ministero tarantino sono sfilate davanti alla città tante situazioni, le più disparate e disperate, sullo sfondo dell’assurdo conflitto salute-lavoro, lì dove il problema del lavoro va ad inanellarsi con quello della sicurezza (quanti incidenti sul lavoro! Ho negli occhi i funerali celebrati!), e con la perversa opposizione con la salute per via dell’inquinamento. Sono stato interpellato da molti in questi giorni sulla questione della vendita ILVA e sui conseguenti esuberi. Sono numeri che fanno tremare i polsi se si pensa che dietro ogni operaio c’è poi la sua famiglia: nella stragrande maggioranza si tratta di famiglie monoreddito con degli impegni sull’unica busta paga già presi, come il mutuo. Per non pensare a tutti i futuribili travasi dei contratti e alle incertezze previdenziali per la vecchiaia e per quella che dovrebbe essere la meritata pensione. Le manifestazioni rassicuranti del Governo ci sono state. Io stesso ho interloquito con i ministri,

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ma non siamo di fronte a materie univoche e la preoccupazione rimane tanta. Quello che il vescovo di una città come Taranto vede e ascolta ogni giorno è costituito dai drammi famigliari di chi non ha lavoro, di chi ha esperienze di malattia e di morte, di chi desidera cielo, terra e mare puliti. Ci siamo sentiti per anni schiacciati dal ricatto occupazionale, dal primato della fabbrica e quindi del profitto sul bene dei suoi operai. A Taranto abbiamo titolo di pretendere chiarezza fin da ora, abbiamo diritto di pretendere frutti più copiosi da un’azione governativa, nella quale abbiamo posto la fiducia di una terra con un problema più grande di lei, del quale non poteva farsi un carico esclusivo a livello locale ma che doveva necessariamente interpellare le responsabilità nazionali. Normale quindi che da me vengano in una processione quotidiana soprattutto coloro che non hanno lavoro o che rischiano di perderlo. Poi l’altra processione è fatta dalle persone colpite dalle varie malattie legate all’inquinamento o che hanno avuto morti in famiglia per questa ragione. È il problema della salute che ho potuto costatare direttamente visitando l’Ospedale “San Giuseppe Moscati” a Taranto Statte nel reparto dei tumori, particolarmente quelli infantili. E qui manca tuttora un polo oncologico. Nel mio episcopio ho delle consacrate che si occupano dell’ordinaria amministrazione e una volta alla settimana viene un’impresa di pulizia, e la signora che è dell’impresa mi dice spesso: «Don Filippo, Eccellenza, vedo che tanta gente viene da lei per chiedere e ve lo devo dire pure io. A casa ho due figli grandi, uno di 31 e uno di 28, ma sono senza lavoro, se può fare qualcosa, so che non è suo compito, ma se ci può indicare un cammino, perché stanno entrando in depressione». Per questa ragione, quando presento la prossima Settimana sociale di Cagliari, il mio punto di partenza non è costituito dai numeri o dalle teorie economiche, ma dalle facce delle persone, e noi vogliamo dare una risposta a queste facce in carne e ossa e a quanti mi scrivono. Ultimamente una signora, che ha il marito in carcere perché era violento, e cinque figli di cui uno anche lui in carcere per coinvolgimento nel mondo della droga, ed ha già un bambino, mi scrive affinché lo faccia uscire dal carcere di Turi perché «è un bravo ragazzo, è stato messo in mezzo in qualcosa in cui non c’entrava niente…».


CONFERENZA EPISCOPALE PUGLIESE Registri comunicativi della Settimana sociale Siamo esattamente a 110 anni da quando sono cominciate le Settimane sociali dei cattolici italiani. Ha dato il via nel 1907 Giuseppe Toniolo, e poi sono state sempre un momento incisivo nella vita sociale dell’Italia, con personalità di altissimo rilievo; ricordo, per citarne solo una, Giorgio La Pira, che ha dato un contributo notevole sia alla dottrina sociale della Chiesa che alla Costituzione Italiana. Anche questa Settimana sociale vuole proporre qualcosa di utile per il nostro Paese, per le persone, per la gente, per la vita quotidiana, approfondendo un tema centrale che tocca la vita di tutti: il lavoro. Sulle linee di preparazione trovate un discorso continuo, io voglio indicarvi alcuni registri comunicativi ed alcuni punti cruciali della problematica del lavoro. 1. La denuncia. La Settimana di Cagliari sviluppa quattro registri di cui il primo è la denuncia. Innanzitutto del lavoro che non c’è, soprattutto la disoccupazione giovanile, che dai 15 ai 29 anni al Sud è intorno al 50%, con punte del 60%, e poi anche la disoccupazione degli adulti. Dalla mia esperienza diretta, si tratta di giovani e adulti acculturati che hanno girato per i vari uffici di collocamento e centri per l’impiego, e vengono poi dal vescovo. Non saremo noi con la Settimana sociale a risolvere tutti i problemi del lavoro, e non ci vogliamo sostituire né allo Stato né ad altri, ma vogliamo, come dice Papa Francesco, aprire dei percorsi. Nel registro della denuncia, insieme all’assenza del lavoro c’è quello della precarietà del lavoro: il lavoro nero, il caporalato, le agromafie, le ecomafie. Ho presenti i tristissimi momenti quando ho celebrato funerali per le vittime per es. dell’ILVA e dell’indotto; o la testimonianza del marito della signora Paola Clemente, bracciante che è morta l’anno scorso ad Andria a causa del caporalato. 2. Non vogliamo però fermarci solo alla denuncia o solo al lamento, ma vogliamo proporre buone pratiche, e questo è il secondo regi-

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stro comunicativo, per mostrare che c’è da parte di tante persone una creatività in atto anche in situazioni difficili, nel Mezzogiorno come nel resto d’Italia. Cito tra i tanti esempi il progetto Policoro e il progetto coordinato dal prof. Becchetti “Cerco lavOro” con un censimento di 300 buone pratiche che promuovono lavoro e ne indicano la ripetibilità in altre situazioni d’Italia, per porre rimedio alla povertà avanzante anche da noi. Per venirne fuori è importante conservare il lavoro che c’è e creare lavoro incentivando la nascita di imprese virtuose. Papa Francesco, nel discorso all’ILVA di Genova, ha descritto l’imprenditore virtuoso come il primo che lavora e che ha come obiettivo non l’ottimizzazione del profitto, ma il bene dei suoi dipendenti e quindi il bene dell’impresa in una circolarità solidale con il mondo produttivo. Il Papa ha fatto la distinzione tra buon imprenditore e mercenario. Tra reddito e lavoro. Si esce dalla povertà quando l’opzione preferenziale per i poveri si traduce nel creare opportunità di lavoro offrendo incentivi e proposte per superare una situazione ingiusta e drammatica.

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3. Il terzo registro comunicativo, oltre a quello delle buone pratiche, è il racconto del lavoro che cambia. La sfida di Cagliari guarda al presente ed al futuro, non al passato. È la sfida soprattutto dell’innovazione, dell’economia 4.0, dell’innovazione tecnologica con tutte le domande che pone. Prima tra tutte quella sul senso del lavoro e quindi sul rapporto lavoratore-macchina. L’innovazione tecnologica farà perdere sicuramente tanti posti di lavoro, ma ne farà nascere altri. In un nuovo rapporto tra capacità ed abilità. E poi il posto della intelligenza umana e della coscienza che guida lo sviluppo di una tecnica a servizio della persona e del bene comune. Anche in questo punto è importante avere presenti le facce delle persone, dei giovani e dei loro bisogni, dai bisogni primari al bisogno di significato, del senso del lavoro che è unito al senso della vita. In un Convegno promosso a Taranto dall’Arcidiocesi – “Ambiente, salute, lavoro. Un cammino possibile per il bene comune” (cfr gli Atti del convegno del 7 novembre 2013) - ho fatto riferimento all’innovazione tecnologica come punto importante per la soluzione del problema dell’inquinamento. A questo convegno ho invitato i sindacati, l’impresa presente attraverso i commissari, la magistratura, l’università presente attraverso il Politecnico di Torino e di


CONFERENZA EPISCOPALE PUGLIESE Bari-Taranto, e le varie associazioni ambientaliste. A coloro che chiedevano la chiusura dell’ILVA i docenti universitari presentavano quanto è accaduto a Duisburg, dove l’innovazione tecnologica ha reso possibile una produzione compatibile con la difesa della salute e dell’ambiente. In realtà al fondo c’è qualcosa di più, c’è la questione del modello di sviluppo che vogliamo: o la massimizzazione del profitto o il profitto a vantaggio della persona del lavoratore, delle famiglie e della società. O un modello di sviluppo che produce scarti o una economia sociale del bene comune dove il centro della questione sociale è costituito dalla persona e dal lavoro. 4. L’ultimo registro della Settimana sociale è costituito dalle proposte che vogliamo presentare sul piano istituzionale al Governo e al Parlamento per aiutare a sciogliere alcuni nodi che ci stanno più a cuore. Non saremo noi a risolvere i vari problemi legati al lavoro ma vogliamo indicare prospettive, percorsi e proposte di legge che raccogliamo sul nostro sito: www.settimanasociale.it. Una di esse potrà essere una maggiore defiscalizzazione, particolarmente delle piccole e medie imprese. Un’altra proposta potrà essere la promozione di incentivi nella creazione di imprese da parte di giovani soprattutto nel Sud, visto che l’avvio di una soluzione del problema economico del Mezzogiorno è un bene per tutta l’economia del Paese. Per il Sud sono stati fatti passi avanti con la creazione del ministero del Mezzogiorno e la realizzazione di vari patti con le regioni, vedi Patto per la Puglia. È però necessaria una strategia specifica che sinora è mancata.

Conclusione Vorrei terminare presentando alcune sfide che la Settimana sociale di Cagliari vorrà raccogliere e approfondire dal rapporto scuola–lavoro alla sfida della innovazione tecnologica; dal lavoro femminile connesso al problema della denatalità al lavoro dei portatori di disabilità. Ma il punto centrale di questa Settimana sociale resta la questione

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del senso del lavoro e del lavoro degno, «libero, creativo, partecipativo e solidale», come ci suggerisce papa Francesco. Questo affondo non può venire però dall’economia, ma da qualcosa che viene prima dell’economia e della politica, che riguarda le ragioni più vere della nostra vita. Sono le ragioni che riempiono il cuore di tutta la Chiesa, e particolarmente dei fedeli laici per l’indole secolare della loro esperienza cristiana. mons. Filippo Santoro Arcivescovo metropolita di Taranto

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FACOLTÀ TEOLOGICA PUGLIESE Decreto istitutivo della erezione dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose “San Sabino” di Bari, del suo Statuto e del suo Regolamento

Lettera del Preside della Facoltà Teologica

Prot. N. 158/17 Ecc.za Rev.ma Mons. Francesco Cacucci Arcivescovo Moderatore dell’ISSR “San Sabino” di Bari

Con viva soddisfazione, Le consegno il Decreto con il quale la Congregazione per l’Educazione cattolica, in data 11 aprile 2017, prot. n. 296/2017, ha eretto l’Istituto Superiore di Scienze Religiose “San Sabino” di Bari, il suo Statuto e il suo Regolamento. Gradisca il vivo auspicio che si sviluppino sempre di più quelle dinamiche che consentano la crescita della comunità accademica, il miglioramento del servizio culturale che codesto Istituto è chiamato ad offrire alle Chiese della Metropolia di Bari e il consolidamento dei rapporti con la Facoltà. Vostra Eccellenza, in qualità di Moderatore, insieme con i Vescovi della Metropolia, certamente farà in modo, d’intesa con il ProDirettore, che i percorsi iniziali siano compiuti nel modo più conveniente e desiderato; occorrerà infatti dare una stabilità all’im-

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pianto organizzativo con la nomina di un Segretario, di un Bibliotecario, di un Economo e di un Presidente del Consiglio di Amministrazione, a norma dello Statuto. La Facoltà Teologica Pugliese, per quanto di sua competenza, accompagnerà il nuovo Istituto in questa prima e impegnativa fase di avvio dell’attività accademica e contribuirà a dare solidità all’impianto formativo e amministrativo. Grato della Sua benevola attenzione e fiducioso nella Sua vicinanza, Le porgo i più cordiali ossequi. Bari, 24 maggio 2017 Prof. Angelo Panzetta Preside P. Santo Pagnotta, O.P. Segretario generale

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FACOLTÀ TEOLOGICA PUGLIESE

Decreto di erezione N. 296/2017 CONGREGATIO DE INSTITUTIONE CATHOLICA (de Studiorum Institutis) postulatione attenta Exc.mi Magni Cancellarii Facultatis Theologicæ Apuliae in civitate Barensi sitæ legitime præsentantis; cum compererit Institutum Superius Scientiarum Religiosarum Metropolitanum Barensem sub titulo v. San Sabino iuxta normas a Sancta Sede pro huiusmodi Institutis manatas - Consilio memoratæ Facultatis Theologicæ academice omnino spondente – probe ordinari, ad docentes in primis et studiorum programmata quod attinet, prolatas sibi preces libenter excipiens, idem MEMORATUM INSTITUTUM SUPERIUS SCIENTIARUM RELIGIOSARUM sub titulo v. San Sabino hoc Decreto academice erigit erectumque declarat, ipsum simul constituens sub potestate atque ductu supradictae Facultatis Theologicæ, ex primo et secundo cyclo constans, ad academicos gradus Baccalaureatus et licentiæ Scientiarum Religiosarum per eandem Facultatem consequendos ab iis alumnis qui, triennale atque quinquennale studiorum curriculum rite emensi, omnia iure præscripta feliciter compleverint iuxta peculiaria Statuta ab hac Congregatione approbata. Eiusdem Facultatis proinde erit continuo invigilare ad academicam Instituti condicionem diligenter servandam ac promovendam, praesertim ad docentium qualitates studiorumque severitatem quod spectat, ceteris servatis de iure servandis, contrariis quibuslibet minime obstantibus. Datum Romae, ex ædibus eiusdem Congregationis, die XI mensis Aprilis, a.D. MMXVII Praefectus Josephus card. Versaldi Subsecretarius p. Friedrich Bechina, F.S.O.

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CONGREGATIO DE INSTITUTIONE CATHOLICA (de Studiorum Institutis), lectis perpensisque Statutis Instituti Superioris Scientiarum Religiosarum Metropolitani Barensis sub titulo v. San Sabino, sub potestate et ductu Facultatis Theologicæ Apuliæ in civitate Barensi sitæ constituti, ad normam Instructionis de Institutis Superioribus Scientiarum Religiosarum eiusdem Congregationis die XXVIII mensis Iunii a.D. MMVIII emanatæ recognitis, quæ in eorumdem XLIII articulis definiuntur ac statuuntur, rata habet et ad quinquennium experimenti gratia approbat, iisque ad quos pertinet, ut rite observentur præcipit, ceteris servatis de iure servandis, contrariis quibuslibet minime obstantibus. Datum Romae, ex ædibus eiusdem Congregationis, XI mensis Aprilis, a.D. MMXVII. Praefectus Josephus card. Versaldi Subsecretarius p. Friedrich Bechina, F.S.O.

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B ARI -B ITONTO

PELLEGRINAGGIO IN CAPPADOCIA La partecipazione dei Pastori delle Chiese di Bari e di Lecce al pellegrinaggio in Cappadocia (17-19 maggio 2017)

Seguendo una tradizione avviata già da alcuni anni, anche quest’anno, dal 17 al 19 maggio scorso, il Patriarca Ecumenico Sua Santità Bartolomeo I si è recato in pellegrinaggio in Cappadocia. Ubicata nell’attuale Turchia centrale, la Cappadocia è una regione caratterizzata da un’antichissima presenza cristiana risalente all’età apostolica (cfr 1 Pt 1,1), nella quale sono vissuti grandi santi quali Basilio di Cesarea, Gregorio di Nazianzo, Gregorio di Nissa e Amfilochio di Iconio, ma dove oggi, a seguito delle vicissitudini storiche e politiche dello scorso secolo, non esiste più alcuna presenza cristiana. Quest’anno il Patriarca Bartolomeo I ha voluto invitare ad unirsi al pellegrinaggio anche l’Arcivescovo di Bari-Bitonto Mons. Francesco Cacucci e l’Arcivescovo di Lecce Mons. Domenico Umberto D’Ambrosio, dai quali era stato accolto durante il suo viaggio in Puglia del dicembre 2016. Tra gli altri, al pellegrinaggio in Cappadocia hanno partecipato il Patriarca greco ortodosso di Gerusalemme Sua Beatitudine Theophilos III ed il Metropolita di Constantia Sua Eminenza Basilios, della Chiesa ortodossa di Cipro. Arrivati ad Istanbul un giorno e mezzo prima della partenza per la Cappadocia, Mons. Cacucci e Mons. D’Ambrosio hanno potuto subito sperimentare la calorosa ospitalità offerta dal Patriarca Bartolomeo I, il quale ha voluto riceverli in udienza privata nel

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Fanar, sede del Patriarcato Ecumenico, e ha organizzato per loro la visita di alcune chiese di epoca bizantina, come Santa Sofia, Sant’Irene ed il monastero di Chora, che, sebbene oggi siano state trasformate in museo o in sala per eventi culturali, non cessano di suscitare forti emozioni non solo per la bellezza dell’architettura e dei mosaici che le decorano, ma soprattutto per i ricordi che esse evocano in coloro che conoscono la storia della Chiesa. È sufficiente infatti menzionare che nella chiesa di Sant’Irene fu celebrato il secondo concilio ecumenico, il Costantinopolitano I (381), nel quale venne canonizzata la forma finale del Simbolo di fede che recitiamo ogni domenica nella liturgia domenicale, il Simbolo niceno-costantinopolitano. La mattina di sabato 17 maggio, Sua Santità Bartolomeo I ed il gruppo di pellegrini che lo accompagnava si sono trasferiti in aereo da Istanbul a Kayseri. Da lì si sono diretti a Göreme, dove hanno visitato le chiese di san Basilio e di santa Caterina, la Karanlik Kilise (la chiesa oscura) e la Tokali Kilise (la chiesa della fibbia). Queste chiese rupestri fanno parte di una vera e propria cittadella monastica, che oggi è parte di un museo a cielo aperto. La cittadella monastica di Göreme porta le tracce dell’esperienza

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PELLEGRINAGGIO IN CAPPADOCIA avviata nel quarto secolo da san Basilio, il quale all’eremo, tipico del primo monachesimo orientale, preferì il cenobio basato su celle o romitori autonomi, ma con luoghi di preghiera e di lavoro in comune, dando una dimensione familiare alle piccole comunità e favorendo così lo scambio e l’aiuto reciproco. Le chiese, scavate all’interno di piramidi rocciose, sono arricchite da affreschi degni di grande interesse. Nel pomeriggio, il Patriarca Ecumenico ha presieduto il vespro nella chiesa di san Demetrio in Aravissos (Güls¸ehir). Diverse ragio-

ni hanno contribuito a far sì che quella celebrazione risultasse particolarmente commovente. Innanzitutto, il villaggio dove il vespro era officiato era uno dei luoghi nei quali il grande padre della Chiesa e patriarca di Costantinopoli san Giovanni Crisostomo aveva soggiornato durante il tempo del suo esilio. Inoltre, la celebrazione si è svolta in un edificio maestoso costruito dall’allora numerosa comunità ortodossa nel diciannovesimo secolo, ma oggi quasi completamente in rovina a causa dell’abbandono e dell’incuria dopo che nel 1924 gli abitanti ortodossi del villaggio avevano dovuto abbondonare le loro case. Attualmente, l’edificio appartie-

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ne alle autorità civili locali che solo per l’occasione hanno dato al Patriarca la possibilità di celebrare il vespro. Molto toccanti sono state le parole che Sua Santità Bartolomeo I ha pronunciato al termine del vespro, quando ha sottolineato che, anche se oggi in quel luogo non si elevano più le lodi del Signore da parte dei fedeli ortodossi, nulla potrà mai impedire al sole, al vento e a tutto il creato, così bello e suggestivo in quella regione, di rendere continuamente gloria a Dio con la loro stessa esistenza. Domenica 18 maggio, la Divina liturgia è stata presieduta da Sua Beatitudine Theophilos III, alla presenza del Patriarca Ecumenico Bartolomeo I, nella chiesa dei santi Costantino ed Elena nel villaggio di Sinassos nei pressi dell’attuale U ¯rgüp. Anche in questo caso la celebrazione si è svolta in una chiesa ormai abbondonata, grazie al permesso concesso dalle autorità locali. Al termine della Divina Liturgia, Sua Santità Bartolomeo I ha pregato per tutti i fedeli defunti della comunità ortodossa di Sinassos, che un tempo era molto numerosa. Nel pomeriggio, il Patriarca Ecumenico e gli altri pellegrini hanno fatto visita al monastero di san Nicola, che durante il precedente inverno aveva subito ingenti danni a causa del maltempo, e alle chiese di san Basilio e della Santa Croce, che si trovano sempre nella zona di U ¯rgüp. La mattina del 19 maggio, i partecipanti al pellegrinaggio hanno visitato altre due chiese edificate nel diciannovesimo secolo dalla comunità ortodossa ed ora in stato di abbandono: la chiesa della Dormizione della Madre di Dio in Neapoli (Nevs¸ehir) e la chiesa dell’Ingresso della Madre di Dio in Kermira (Kermir), villaggio natale del famoso regista Elia Kazan (all’anagrafe Elias Kazanciog˘lu). Nel pomeriggio, il pellegrinaggio si è concluso con il ritorno ad Istanbul. La partecipazione dei Pastori delle Chiese di Bari e di Lecce al pellegrinaggio in Cappadocia è certamente legata alla sopramenzionata visita del Patriarca Bartolomeo I in Puglia, ma allo stesso tempo si colloca nell’alveo delle antiche e mai cessate relazioni tra la nostra terra e l’Oriente cristiano. Sin dai primi secoli dell’era cristiana la vita di fede e la religiosità delle nostre comunità sono profondamente debitrici nei confronti delle Chiese d’Oriente. In tempi più recenti, man mano che si sviluppava il dialogo tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa, la


PELLEGRINAGGIO IN CAPPADOCIA Chiesa in Puglia, in virtù della sua vocazione di ponte tra Oriente e Occidente, ha giocato un ruolo di primo piano nella tessitura delle relazioni tra cattolici e ortodossi. Non è un caso che quando, alla vigilia della conclusione del Concilio Vaticano II, il 7 dicembre 1965, la Chiesa di Roma e la Chiesa di Costantinopoli decisero di cancellare dalla memoria delle Chiese le scomuniche che si erano reciprocamente scambiate nel 1054, fosse presente nella delegazione cattolica recatasi al Fanar per quella storica occasione anche l’allora Arcivescovo di Bari, Mons. Enrico Nicodemo. Similmente, non può essere considerata casuale nel 1986-1987 la scelta di Bari come sede della sessione plenaria della Commissione mista internazionale per il Dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa, della quale l’Arcivescovo di Bari Mons. Mariano Ma-grassi era membro. La pima visita del Patriarca Ecumenico Sua Santità Bartolomeo I a Lecce e a Bari e la partecipazione di Mons. D’Ambrosio e di Mons. Cacucci al pellegrinaggio in Cappadocia rappresentano una nuova tappa di questo cammino del quale tutta la Chiesa di Bari e tutte le Chiese di Puglia devono sentirsi partecipi. mons. Andrea Palmieri Sottosegretario del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani 219



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CURIA METROPOLITANA Cancelleria

1. Sacre ordinazioni, ammissioni, ministeri istituiti – La sera del 10 aprile 2017, lunedì santo, nella Cappella maggiore del Seminario arcivescovile di Bari, S. Ecc. mons. Francesco Cacucci, arcivescovo di Bari-Bitonto, durante una concelebrazione eucaristica da lui presieduta, ha ammesso tra i candidati al diaconato e al presbiterato dell’arcidiocesi di Bari-Bitonto il seminarista Vincenzo Grandieri e tra i candidati al diaconato permanente della medesima arcidiocesi i sigg. Francesco Lobuono e Nicola Petruzzelli. – La sera di venerdì 9 giugno 2017, nella chiesa parrocchiale di S. Maria del Carmine in Noicattaro, S.Ecc. mons. Francesco Cacucci, arcivescovo di Bari-Bitonto, durante una concelebrazione eucaristica da lui presieduta, ha ordinato presbitero il diacono Antonio Lattanzio, del clero diocesano. – La sera del 10 giugno 2017, vigilia della solennità della Santissima Trinità, nella chiesa parrocchiale di S. Maria Maddalena in Bari, S. Ecc. mons. Francesco Cacucci, arcivescovo di Bari-Bitonto, durante una concelebrazione eucaristica da lui presieduta, con le legittime dimissorie del Superiore generale, ha ordinato presbitero p. Graziano M. Castoro, dei Chierici Regolari di S. Paolo (Barnabiti). – La sera del 24 giugno 2017, solennità della Natività di san Giovanni Battista, nella Basilica Minore Pontificia “S. Fara” in Bari, S. Ecc.za mons. Giuseppe Favale, vescovo di Conversano-Monopoli, durante una concelebrazione eucaristica da lui presieduta, con le legittime dimissorie del Ministro provinciale e la licenza dell’Arcivescovo di Bari-Bitonto, ha ordinato presbitero il diacono fra Nicola Summo, O.F.M.Cap.

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2. Decreti arcivescovili S. Ecc. l’Arcivescovo, con decreto del 3 aprile 2017 (Prot. n. 14/17/D.A.G.), ha costituito il nuovo Collegio dei Consultori dell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto per il prossimo quinquennio, composto dai seguenti membri: mons. Domenico Ciavarella; p. Filippo D’Alessandro, O.F.M.; don Santino Maisano, S.d.C.; don Michele Camastra; don Alessandro Tanzi; don Domenico Moro; don Andrea Favale; don Giuseppe Cutrone; don Domenico Fornarelli. 3. Nomine e decreti singolari A) S. Ecc. l’Arcivescovo ha nominato, in data: – 12 maggio 2017 (Prot. n. 19/17/D.A.S.-N.), la dott.ssa Maria Dentico all’ufficio di vice direttore del Consultorio Familiare Diocesano, per cinque anni. B) S. Ecc. l’Arcivescovo ha istituito, in data: – 15 maggio 2017 (Prot. n. 20/17/D.A.S.-I.), p. Giovanni Ladiana, S.J., all’ufficio di cappellano della chiesa dell’Ateneo dell’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”; – 24 maggio 2017 (Prot. n. 17/16/D.A.S.-I.), p. Giuseppe Di Nardo, C.R.S.P., all’ufficio di assistente spirituale dell’Associazione “Laici di S. Paolo” in Bari.

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C) S. Ecc. l’Arcivescovo, in data – 3 maggio 2017 (Prot. n. 18/17/D.A.S.), ha riconosciuto il diritto di usufruire dei benefici previsti per la condizione di anzianità, al sacerdote diocesano mons. Francesco Colucci; – 9 giugno 2017 (Prot. n. 23/17/D.A.S.), ha concesso licenza al sacerdote diocesano Antonio Lattanzio perché possa iscriversi come studente presso l’Institut Supérieur de Pastorale Catéchetique dell’Institut Catholique de Paris.


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CURIA METROPOLITANA Settore Presbiteri

La Settimana di formazione per il clero (Bologna, 17-21 aprile 2017)

La Settimana di formazione per il clero, ormai consolidata nel corso degli anni, quest’anno ha fatto tappa nella città di Bologna dal 17 al 21 aprile. L’evento ha visto la libera partecipazione di una quarantina di sacerdoti di varie età, tra cui molti parroci e diversi responsabili di curia. Il gruppo è stato guidato dall’Arcivescovo mons. Francesco Cacucci, con la partecipazione del vicario generale mons. Domenico Ciavarella, del vicario episcopale per il clero don Vittorio Borracci e dell’economo diocesano don Vito Manchisi, che ha curato gli aspetti della logistica del viaggio. È stata un’esperienza arricchente sotto ogni profilo: spirituale, ecclesiale, artisticoculturale, e soprattutto di comunione presbiterale; quella vivacità e spontaneità nelle relazioni dei sacerdoti tra loro e col vescovo, che sono la vera e indispensabile scuola di formazione per ogni presbitero. Sul posto ci accompagnava Andrea, un giovane laico che collabora nella curia della diocesi di Bologna, che da subito ci ha fatto comprendere “il carattere bolognese”: «Non ci sentiamo né romagnoli né emiliani, ma bolognesi!». La visita è iniziata dal cuore della città: piazza Maggiore, con i suoi splendidi edifici medioevali e la basilica di San Petronio che domina la piazza. Alla porta principale della chiesa siamo stati accolti da un sacerdote della basilica che ci

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ha guidati in una coinvolgente e appassionata visita dell’edificio, a cominciare dalla splendida facciata, dove abbiamo potuto ammirare nel portale le formelle a bassorilievo di Jacopo della Quercia (1425) raffiguranti storie dell’Antico e del Nuovo Testamento. Ciò che ha maggiormente catturato la nostra attenzione è stata la Cappella Bolognini, dove sono raffigurate, tra le altre, le Storie di San Petronio ad opera di Giovanni da Modena, l’ottavo vescovo (431450) nella cronotassi dei vescovi bolognesi, a cui è intitolata la basilica. Di notevole importanza, ci è stato spiegato, è la meridiana tracciata sul pavimento della navata sinistra da Gian Domenico Cassini nel 1655, che si basa sui principi galileiani. Mons. Cacucci in quel contesto ha voluto ricordare anche la figura del cardinale Prospero Lambertini (1675–1758), bolognese, divenuto vescovo di Bologna e poi papa col nome di Benedetto XIV (1740-1758), segnalando peraltro il film Il cardinale Lambertini (1954), del regista pugliese Giorgio Pàstina, poi visionato in pullman nel viaggio di ritorno. A mezzogiorno, in una cappella della basilica di San Petronio, tutto il gruppo ha celebrato l’eucaristia presieduta dal nostro vescovo. La visita si è conclusa con un delizioso saggio di organo – uno dei più antichi del mondo (1471), collocato sull’altare maggiore – da parte del sacerdote accompagnatore e del nostro don Maurizio Lieggi. Tra l’altro è stato suonato un versetto del Veni Sancte Spiritus del bolognese Girolamo Cavazzoni. Mercoledì pomeriggio ci siamo raccolti per la preghiera del vespro e per la santa messa al santuario della Madonna di San Luca, che sorge in una zona boschiva sul monte della Guardia. È il più importante santuario mariano della diocesi risalente al XII secolo, uno dei simboli della città. Qui si venera un’icona bizantina raffigurante la Madonna con in braccio il Bambino, simile alla nostra Odighítria, secondo la leggenda portata da un monaco greco, che a sua volta l’avrebbe ricevuta a Costantinopoli dai sacerdoti della basilica di Santa Sofia. Una giornata molto intensa è stata vissuta giovedì 20 aprile. In mattinata siamo stati in visita a Monte Sole, nell’area del parco storico dedicato alla memoria delle stragi naziste di Marzabotto, avvenute durante la seconda guerra mondiale. Qui risiede, su mandato della Chiesa di Bologna, dal 1984, la Piccola Famiglia dell’Annunziata, un’associazione pubblica di fedeli fondata da don Giuseppe Dos-


CURIA METROPOLITANA setti. La visita è iniziata con la sosta sui resti della chiesa di Santa Maria Assunta di Casaglia, dove la mattina del 29 settembre del 1944 fu ucciso sull’altare dalle truppe tedesche, con una raffica di mitra, il parroco don Ubaldo Marchioni, di anni 26. Ci siamo quindi recati al cimitero di Casaglia dove furono condotti e fucilati dai nazisti i 99 fedeli, per la maggior parte donne e bambini, che erano raccolti in chiesa con don Ubaldo. Nello stesso cimitero è sepolto anche per sua volontà don Giuseppe Dossetti. Terminata la visita abbiamo partecipato ad un incontro tenuto dal superiore del ramo maschile della Piccola Famiglia dell’Annunziata, padre Tommaso Bernacchia, che ha raccontato degli inizi della sua vocazione, quando gli capitò per la prima volta di avere in mano un testo di don Giuseppe nell’ottobre 1960. Si trovava in una caserma a Lecce per il servizio militare e c’era con lui un giovane di Imola, che era già da tempo in rapporto con don Giuseppe. Egli ricevette per posta una velina con il testo dattiloscritto dell’omelia tenuta da don Giuseppe il giorno della festa di S. Teresina di Gesù Bambino, in cui si fermava a commentare il racconto di Teresina del giorno della sua prima Comunione, in particolare la frase: «Fu un bacio d’amore». Padre Tommaso ha poi letto alcuni passi della Regola (1955), che ci hanno aiutati ad entrare nella visione cristiana della vita di Dossetti: «Il Mistero è l’Eucarestia del Cristo, nella quale è tutto: tutta la creazione, tutto l’uomo, tutta la storia, tutta la grazia e la redenzione: tutto Dio, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo: per Gesù, Dio e Uomo, nell’atto operante in noi, della sua morte di croce, della sua risurrezione ed ascensione alla destra del Padre, e del suo glorioso ritorno»; «La vita che non abbiamo scelto noi, ma per la quale da Misericordia siamo stati scelti, non può essere che questo: ogni giorno, per tutto il giorno, lasciarci prevenire dallo Spirito Santo a contemplare e ad accogliere in noi il mistero della Messa, che opera in ciascuno la morte della creatura e la resurrezione e glorificazione del Verbo Incarnato, mistero per il quale il Padre, per Gesù, nello Spirito Santo, sempre crea, santifica, vivifica, benedice e concede a noi questo bene della comunione con Lui e della comunità fra noi suoi figli».

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Nel pomeriggio siamo stati in visita alla Cattedrale di S. Pietro in Bologna, dove abbiamo celebrato l’eucaristia presieduta dall’Arcivescovo di Bologna mons. Matteo Maria Zuppi. La celebrazione è stata preceduta da un incontro del gruppo con lo stesso Arcivescovo. Ha introdotto l’incontro mons. Cacucci salutando fraternamente mons. Zuppi e ringraziandolo per l’accoglienza e la disponibilità. L’Arcivescovo ha ricordato il legame che unisce la diocesi di Bologna a quella di Bari nella figura di mons. Marcello Mimmi, sacerdote della diocesi di Bologna, divenuto Arcivescovo di Bari dal 1933 al 1952. Inoltre, mons. Cacucci ha richiamato il carisma del card. Giacomo Lercaro e di Giuseppe Dossetti, figure di riferimento anche per la diocesi di Bari. Ha quindi preso la parola mons. Zuppi ringraziando mons. Cacucci soprattutto per il suo impegno in seno al Consiglio permanente della CEI: «La comunione tra noi non è un accessorio, ma quella realtà senza la quale diventiamo tutti più poveri, è una necessità per le nostre Chiese». Ha raccontato con passione i tratti essenziali della Chiesa bolognese, soffermandosi sull’impronta lasciata dal card. Lercaro, visibile soprattutto nella cura della liturgia che si ha nelle parrocchie, ma non solo: «L’intuizione di fondo di Lercaro – ha detto Zuppi – è il rapporto Chiesa–città». Ha citato la frase che Lercaro fece scrivere sul frontespizio dell’altare della sua cappella privata: «Se condividiamo il pane del cielo, come non condivideremo il pane della terra?» (Didaché IV, 8). Mons. Zuppi ha inoltre affermato che Bologna, da sempre amministrata dal PCI, è stata «il laboratorio del rapporto don Camillo–Peppone». Un dialogo tra Chiesa e società civile «di rispetto, ma di sfida al rialzo». Il presule ha voluto ricordare come Papa Francesco, al convegno ecclesiale nazionale di Firenze della Chiesa italiana (2015), abbia indicato come modello a cui ispirarsi per la pastorale, accanto a san Francesco d’Assisi e a san Filippo Neri, proprio la figura di don Camillo inventata da Giovannino Guareschi: «Di sé don Camillo diceva: “Sono un povero prete di campagna che conosce i suoi parrocchiani uno per uno, li ama, che ne sa i dolori e le gioie, che soffre e sa ridere con loro”. Vicinanza alla gente e preghiera sono la chiave per vivere un umanesimo cristiano popolare, umile, generoso, lieto» (Papa Francesco). Il vescovo di Bologna non ha nascosto le difficoltà e le sfide che quotidia-


CURIA METROPOLITANA namente deve affrontare, prime tra tutte l’individualismo e la mancanza di vocazioni: da due anni non ci sono ordinazioni sacerdotali a Bologna; un clero composto da 370 sacerdoti (di cui 1/3 con età superiore ai 75 anni) deve far fronte a 407 parrocchie. In tutta la diocesi sono presenti solo 10 vicari parrocchiali e ciò ovviamente indebolisce la pastorale giovanile. Mons. Zuppi conta di investire molto sui diaconi permanenti, che a Bologna sono 160. Ma vede soprattutto il positivo, il ritorno di tanta gente adulta ex PCI sui 60 anni che si ritrova delusa dall’ideologia e cerca nella Chiesa, in Papa Francesco un punto di riferimento. L’ultimo giorno della nostra esperienza ci siamo recati in via san Vitale 114, dove ha sede la Fondazione per le scienze religiose Giovanni XXIII (FSCIRE). La Fondazione fu concepita nel 1953 da un’idea di Giuseppe Dossetti e venne sviluppata dall’impegno di Giuseppe Alberigo. Oggi è diretta dal prof. Alberto Melloni ed è uno degli ambienti più prestigiosi a livello internazionale per lo studio del Concilio Vaticano II. In uno dei locali della Fondazione abbiamo ascoltato la relazione del prof. Melloni dal titolo: “Moro e Dossetti: l’invenzione della democrazia”. Melloni da par suo ha tracciato il profilo dei due statisti. Ha descritto il ruolo di Dossetti nella DC quale capo della battaglia contro quel realismo che diventa immobilismo politico. Inventa strumenti economici, politiche, riviste e cenacoli – con l’idea che una democrazia “sostanziale” possa far sue le aspirazioni di giustizia sulle quali la sinistra socialcomunista guadagna i propri voti. Moro era un cattolico osservante che ha avuto una visione laica della politica e un profondo rapporto di amicizia con Paolo VI, terminato drammaticamente con gli inutili tentativi del Pontefice di liberare il politico pugliese dalla prigionia brigatista. Settimane di tale spessore spirituale, culturale e formativo sono nutrimento per lo spirito, la mente ed il corpo di ciascun sacerdote che, forte di tale esperienza, potrà a sua volta trasfondere nel suo ministero e alla propria comunità la profondità e la ricchezza dell’esperienza vissuta. don Francesco Mancini

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CURIA METROPOLITANA Settore Laicato Consulta diocesana delle aggregazioni laicali

Giovani e lavoro

In vista della seduta del Consiglio Pastorale Diocesano (3 aprile 2017), che avrebbe affrontato il problema “Giovani e lavoro” in preparazione alla Settimana sociale dei cattolici del 26-29 ottobre 2017, la Consulta diocesana delle Aggregazioni laicali ha tenuto una serie di incontri (27 febbraio, 13 e 31 marzo 2017), che hanno visto anche la partecipazione del direttore dell’Ufficio diocesano della pastorale sociale e del lavoro, diac. Tommaso Cozzi, e del direttore dell’Ufficio diocesano per la pastorale giovanile, don Michele Birardi, e la presenza di alcuni giovani per ascoltarne l’esperienza e la testimonianza. Riportiamo in sintesi le principali considerazioni proposte. I giovani sono e devono essere disponibili a vedere la precarietà come occasione di curiosità e crescita, a mettere da parte l’idea del posto fisso, a essere flessibili sul mercato del lavoro, a partire da quello che c’è, a inventarsi un’apertura al nuovo, a diventare imprenditori di se stessi, a guardare a tutte le possibilità esistenti. La mancanza di sicurezza del lavoro, se da una parte può essere fonte di instabilità, dall’altra è una grandissima occasione perché permette di non arrestare mai la curiosità e il desiderio di crescita professionale. Il fattore chiave è sicuramente una fiducia nei confronti della realtà, che non è un semplice ottimismo; la fede, se è ritrovata, aiuta a non rinunciare a rischiare, consapevoli che un

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appoggio ultimo c’è per cui è possibile percorrere strade nuove, accorgendosi di tante potenzialità che uno ha inconsapevolmente e di cui forse non si sarebbe mai accorto. Bisogna cercare di aiutare i giovani ad essere imprenditori di se stessi anche se un domani lavoreranno come dipendenti. È una cultura diversa del lavoro. Se stiamo parlando del posto di lavoro fisso siamo fuori della storia; se stiamo parlando del lavoro, il lavoro nonostante la crisi si può creare: per creare il lavoro bisogna avere una capacità di mettersi in gioco. Bisogna però individuare dei percorsi di formazione per cercare di svegliare le capacità imprenditive. Spesso succede che dal bisogno nascano delle idee che, se prese sul serio tra imprenditori e giovani, possono creare lavoro. Sono state proposte alcune indicazioni concrete, come la valorizzazione di settori poco considerati quali l’agricoltura e il turismo. In particolare per il turismo nel nostro territorio ci sono stati degli sviluppi. La Puglia è esplosa nel settore turistico e Bari sta incrementandosi; intorno al business delle crociere, ad esempio, vi sono moltissime iniziative turistiche, c’è bisogno di guide. Si può immaginare di creare delle cooperative o delle società ed avviarle con piccoli investimenti. Per operare nel senso delle cooperative, uno strumento da riprendere in mano è il Progetto Policoro, che esiste da anni. È un percorso che parte dall’educazione, che non tocca solo i giovani, ma essenzialmente gli adulti. Le nostre parrocchie aiutino i giovani a pensare al loro futuro nel mondo del lavoro invece di tenerli parcheggiati a fare solo gli educatori o i musicisti o quelli che devono tenere viva la parrocchia. I giovani hanno molte risorse, e dobbiamo favorirne il riconoscimento, bisogna dir loro: “tu vali per quello che sei, sei un tesoro, sei un prodigio”. Il Progetto Policoro nasce nel 1995 in questa città della Basilicata dall’idea del direttore nazionale della pastorale del lavoro insieme alla pastorale giovanile e alla Caritas. Lo slogan era “Giovani, Lavoro e Vangelo”. Come evangelizzare il mondo del lavoro. Non per far trovare il posto di lavoro ai giovani ma per una nuova cultura del lavoro; un modo di stare, di fare, di essere nel lavoro, competitivi ma evangelici. È nato per le realtà del sud Italia, dal Lazio in giù, e sono così nati tanti gesti concreti che sono delle piccole imprese. Il Progetto Policoro, evangelizzando e portando l’annuncio del vangelo nelle realtà quotidiane, invita i giovani a guardare a


CURIA METROPOLITANA tutte le possibilità che esistono, per intraprendere questa via dell’impresa scommettendo direttamente su se stessi nei diversi ambiti. Da sei o sette anni il progetto si è esteso anche alle regioni del nord, per cui è presente in Piemonte e in Emilia Romagna. Prima vi era un gemellaggio tra le regioni del nord e quelle del sud; adesso invece nel nord hanno sviluppato delle loro realtà. I risultati ci sono: dal 2008 ad oggi, pur in piena crisi, tutte le micro imprese che sono nate nel Progetto Policoro hanno retto ed hanno dato lavoro a più di millecinquecento persone. Nella nostra diocesi questo Progetto non è partito perché ci vuole la convergenza di tutte le realtà presenti e operanti. Dobbiamo proprio unirci per farlo partire; quello che ci manca ora è la misura di garanzia del micro credito. Ad esempio, la diocesi firma una convenzione con una banca BCC, si raccoglie un fondo che si deposita in questa banca e il giovane che vuole aprire la sua attività invece di chiedere i soldi direttamente alla banca, lo fa attraverso il Progetto Policoro e quindi con un tasso di interesse molto agevolato, può restituirlo con il tempo. Questo richiede l’istituzione di una commissione che possa valutare la sostenibilità dell’idea imprenditoriale. In altre diocesi, per costituire il fondo i preti hanno donato metà del loro stipendio di un solo mese ed hanno fatto una raccolta domenicale straordinaria. Attualmente nel Progetto Policoro si privilegiano attività di sostegno e corsi di formazione. L’idea non è quella di dare lavoro ma di evangelizzare: non si deve scambiare la realtà diocesana per un ufficio di collocamento organizzato dalla Chiesa, ma la si deve considerare una opportunità perché il vangelo promuove l’uomo; le parrocchie dovrebbero allontanare il rischio che si guardi al parroco come a colui che può trovarti il lavoro. Promuovere il Progetto Policoro significa promuovere tutto l’uomo. Il Movimento lavoratori di Azione Cattolica andrebbe rilanciato in tal senso. Su quanto detto importante è sensibilizzare tutta la comunità cristiana, le parrocchie, le aggregazioni laicali, e avviare un lavoro di formazione che metta al centro il valore della persona alla luce di un vangelo del lavoro, di una cultura del lavoro. C’è un problema

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culturale: come facciamo noi ad indicare alle diverse generazioni quelle che sono le richieste del mercato del lavoro e della loro visione del mercato del lavoro? C’è bisogno della formazione al lavoro ed è importante mettere in moto dei processi capaci di cambiare la visione culturale del lavoro. I giovani spesso non sanno cosa fare ed escono spaesati dalle scuole perché non c’è collegamento tra scuola e mondo del lavoro. Un vangelo del lavoro può aiutare a riscoprire una passione per il lavoro, se si comincia a cambiare a livello personale la mentalità di approccio: andare a lavorare deve essere una gioia come quando si va in chiesa a trovare Dio. La Chiesa qui può fare la differenza. Gli studenti poi dovrebbero essere inseriti in percorsi guidati dalle imprese che richiedono particolari figure professionali, sicché si conoscano imprenditori e ragazzi. Nella comunità cristiana i giovani potrebbero anche trovare un aiuto per conoscere le procedure per mandare un curriculum, o per valorizzare il servizio di Job Placement che favorisce e promuove l’ingresso nel mercato del lavoro agli studenti e ai laureati, fornendo gli strumenti per fronteggiare il momento di transizione dall’università al mondo del lavoro. Questa sintesi del lavoro svolto è stata proposta nella seduta del Consiglio pastorale diocesano del 3 aprile 2017 e nell’Assemblea regionale delle Aggregazioni laicali tenutasi a Bari il 27 maggio 2017. prof. Giuseppe Micunco Direttore dell’Ufficio Laicato

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Intervista a Rosetta Mancini, Missionaria di Maria, Saveriana, a sessant’anni dal “sì”

Rosetta Mancini, sorella di mons. Marco Mancini dell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto, fu fra le prime sorelle che, insieme alla Madre, giunsero in Congo nel dicembre 1960. Gli eventi fecero poi sì che la sua missione si svolgesse in Burundi. Nel 1981, in seguito a misure prese dallo Stato, con molti altri missionari dovette lasciare il Paese. Fu allora inviata in Brasile, dove ha lavorato ventisei anni. Ora è in Italia per continuare in altro modo il suo servizio missionario. Il 2 luglio 2017, insieme a Miriam Sartorelli, Lina Bescapé, Giuditta Grassi, Maria Marrocco, Ersilia e Giuliana Picci, Rosetta ricorda i 60 anni dalla sua prima professione, nel lontano 1957.

Qual è stato il tuo compito in Brasile? A Santa Mariana, nello stato del Paranà, ho seguito le varie “pastorali”. Ho iniziato e accompagnato la pastorale della famiglia e i Cursillos de Cristiandad, che alimentano la preghiera e l’impegno pastorale. Nella Cidade Tiradentes, in periferia di São Paulo, ho svolto la mia attività come responsabile della pastorale di qualche comunità, soprattutto nella formazione cristiana e biblica. Ho dato un’attenzione particolare alle famiglie più colpite dai problemi di

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alcool e droga, con una terapia di auto-aiuto, chiamata “Amore esigente”: cambiando se stessi, possono aiutare con più efficacia i propri familiari.

Nel 2010, in occasione dei cinquant’anni di presenza delle Saveriane in Africa centrale, sei tornata alcune settimane in Congo. Quale ricordo soprattutto ne porti? Tornare in Congo e Burundi è stato per me un dono grandissimo. Pur amando il Brasile, desideravo almeno tornare brevemente in questi due Paesi prima di morire, ritrovare persone conosciute e soprattutto stare con quei popoli che hanno molto sofferto in questi decenni. È stato un bagno di emozioni quando mi sono trovata in mezzo ai miei amati congolesi e poi con i burundesi. Cercavo di imprimere nel mio ricordo la gente che incontravo e che affollava le strade, portando pesi enormi, i simpatici bambini, sempre pronti al dialogo e al sorriso. Mi ha molto colpito la partecipazione attiva della gente, anche alla Messa feriale: alle 5,45 era pronta in chiesa a partecipare alla Liturgia delle Ore, prima della Messa. Ho colto nella popolazione l’amore alla vita, la volontà di andare avanti nonostante la situazione precaria che sta vivendo.

Dai primi tempi di missione a ora, che cosa è cambiato in te? 234

Sono cambiate molte cose. Sono cambiata io, nel modo di fare, pensare, amare, donarmi. Il contatto con gli altri smussa i nostri angoli. L’esperienza personale di preghiera, di incontro con Cristo diventa sempre più profonda e anche esigente. La missione ora per me non è solo Africa e Brasile. Mi piace accompagnare Gesù in ogni angolo della terra per incontrare volti e situazioni che hanno bisogno di salvezza. È così che voglio vivere i pochi anni che ancora mi restano.


CURIA METROPOLITANA Ci sono delle parole bibliche che ti accompagnano particolarmente? Il Signore è il mio Pastore, non manco di nulla (Sal 23,1). Maria serbava tutte queste cose, meditandole nel suo cuore (Lc 2,19). Beata colei che ha creduto (Lc 1,45). Ho aperto davanti a te una porta che nessuno può chiudere (Ap 3,8). Ecco faccio una cosa nuova, proprio ora germoglia, non ve ne accorgete? (Is 43, 19). Dammi da bere! (Gv 4, 7). Ti farò saggio, t’indicherò la via da seguire, con gli occhi su di te, ti darò consiglio (Sal 32,8). a cura delle Missionarie di Maria, Saveriane (Parma)

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CURIA METROPOLITANA Settore Evangelizzazione. Ufficio Missionario

Cerimonia di premiazione del concorso “Don Franco Ricci” XVI Edizione 2017

Sabato 20 maggio 2017 si è tenuta, nella sala-teatro della scuola media inferiore “Eleonora Duse”, la cerimonia di premiazione della XVI edizione del concorso missionario intitolato a don Franco Ricci, sacerdote barese trucidato in Etiopia il 19 giugno 1992, nel 25° anniversario del suo martirio. Quasi 400 partecipanti, tra studenti di ogni ordine e grado e appartenenti a gruppi e associazioni, si sono cimentati con lavori letterari, artistici e multimediali sul tema “Asia – I tanti volti della speranza”, proposto per il 2017 dall’Ufficio/Centro missionario diocesano di Bari-Bitonto. Quindici le scuole partecipanti (quattro primarie, cinque medie e cinque superiori) e tre gruppi e associazioni. Tanti i lavori presentati, ma non tutti rispondenti appieno alla tematica richiesta. Anche se validi, molti lavori non sono entrati nelle categorie di premiazioni a motivo del tema. Le scuole primarie si sono distinte per i lavori artistici veramente lodevoli. Dopo i saluti del direttore don Alessandro Tanzi, del dirigente scolastico Gerardo Marchitelli, di padre Ottavio Raimondo e della prof. Gabriella Ricci, sorella del missionario martire, si è proceduto alla consegna dei riconoscimenti. Per le scuole primarie, primo premio, alla IV D della “Gramsci-Pende” di Noicattaro; secondo premio alla V C della “Devitofrancesco” di

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Grumo; terzo premio alla III e IV A della “Alberotanza” di Bari. Segnalazioni della giuria: Francesco Scelsi della V B, della “Devitofrancesco” di Grumo; classi IV B, C, D della “San Giovanni Bosco” di Triggiano. Scuole medie: primo premio a Cecilia De Giosa della III C della “Duse” di Bari; secondo premio alla II D della “Duse” di Bari; terzo premio a Sveva Catacchio, Camilla Maugieri e Thomas Kruger della II I della “ Fiore” di Bari. Segnalazioni della giuria: Gabriele De Luca della III C della “Zingarelli” di Bari; II D della “Duse” di Bari; III E della “Garibaldi-Pascoli” di Bari; Antonio Auciello, Katya Ronconi e Francesco Susco della II B della “ Duse” di Bari. Scuole superiori: primo premio a Nadia Kumar e Elisabetta Genchi della V AL del “Bianchi Dottula” di Bari; secondo premio a Giustina Ventola della I ALA del “Galilei” di Bitonto. Segnalazione della giuria: Valentina Malerba della III DL del “Fiore” di Modugno. Gruppi e associazioni: Menzione speciale della giuria, Gruppo missionario Banda PM I media della parrocchia Immacolata, Gioia. Segnalazione della giuria: Gruppo Cresima della parrocchia “S. Giovanni Bosco”, Bari; Alessandro Giuseppe Matassa della parrocchia “S. Francesco d’Assisi”, Bari. Esibizione finale del Coro “Children Singers”, diretto dalla prof. Antonella Chiarappa, con “Un canto per don Franco”, inno ufficiale del concorso. dott. Mario Conforti Staff Ufficio/Centro Missionario Diocesano

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CURIA METROPOLITANA Chi ha viaggiato conosce molte cose (dal libro del Siracide 34,9)

Esperienza dei curiali a Matera (12 giugno 2017)

Lunedì 12 giugno 2017, rispettando una felice consuetudine vissuta da un po’ di anni, si è tenuta la gita dei curiali. Il gruppo, formato da sacerdoti, diaconi e dipendenti, guidato dall’Arcivescovo di Bari-Bitonto S.E. mons. Francesco Cacucci, si è recato in gita a Matera, che nel 2019 sarà la capitale europea per la cultura. Ci siamo ritrovati con zaini, cappellini e scarpe comode presso il seminario diocesano di Bari. La giornata era splendida, il sole fin dalle prime ore della giornata si faceva sentire. Alle ore 8:00 siamo partiti a bordo del pullman della ditta Tempesta. Durante il tragitto in un clima gioioso e familiare abbiamo parlato tra noi, scambiato esperienze, condiviso preoccupazioni. Don Mario Castellano ci ha guidato nella preghiera delle Lodi, mentre mons. Vito Manchisi, economo diocesano, ha illustrato il programma della gita. Appena arrivati a Matera ci ha accolti dom Donato Giordano, monaco olivetano della comunità di S. Maria di Picciano, conosciuto dalla maggior parte dei partecipanti e amico del compianto mons. Ignazio Fraccalvieri. Dom Donato dopo i saluti ci ha presentato il sig. Marco Pelosi che è stato la nostra autorevole guida. Marco ci ha accompagnato alla scoperta dei punti più spettacolari della città dei sassi. Abbiamo visitato le chiese rupestri di Santa Lucia alle Malve e di Santa Maria de Idris, famose per gli affreschi di grande valore storico-artistico databili tra l’XI e il XVII secolo. Alle 12 in

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punto, tutto il gruppo si è ritrovato presso la parrocchia Santi Pietro e Paolo al Sasso Caveoso, dove l’Arcivescovo, attorniato dai sacerdoti e diaconi, ha presieduto la concelebrazione eucaristica. L’ottimo pranzo consumato presso l’osteria Belvedere, con un ospite d’eccezione nella persona dell’Arcivescovo di Matera-Irsina S.E. mons. Antonio Giuseppe Caiazzo, ha concluso la prima parte del nostro viaggio. Dopo il pranzo ci siamo recati a visitare la Cattedrale da poco restaurata: una meraviglia ai nostri occhi. Dopo una breve visita all’arcivescovado e le foto di gruppo scattate sul sagrato della chiesa, abbiamo raggiunto a bordo del pullman la zona Belvedere da dove abbiamo potuto ammirare la meravigliosa vista panoramica dei sassi. In questo luogo sono state girate scene della crocifissione dei film “La Passione di Cristo” di Mel Gibson, e “La Passione secondo Matteo” di Pier Paolo Pasolini. A quel punto il nostro viaggio era terminato. Ci siamo rimessi in pullman tutti soddisfatti per la meravigliosa giornata trascorsa. A conclusione della recita dei Vespri, mons. Domenico Ciavarella, vicario generale della diocesi, ha formulato a nome di tutti i presenti gli auguri a Padre Arcivescovo per il trentesimo anniversario del suo ministero episcopale. I viaggi non finiscono mai; si prolungano nella memoria, nel ricordo, nella narrazione. Questo è quello che abbiamo fatto appena tornati a casa e nei giorni successivi. Grazie! Michele Cassano

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CONSIGLI DIOCESANI Consiglio Pastorale Diocesano

Verbale della riunione del 3 aprile 2017

Il giorno 3 aprile 2017, alle ore 19, presso la Casa del Clero in Bari, si è riunito il Consiglio Pastorale Diocesano, convocato e presieduto dall’Arcivescovo mons. Francesco Cacucci, per discutere il seguente ordine del giorno: 1. “Chiesa e lavoro. Quale futuro per i giovani nel sud?”. Convegno promosso dai vescovi delle regioni del Sud a Napoli (8-9 febbraio 2017) in preparazione della 48° Settimana sociale dei cattolici italiani. Relaziona il dott. Tommaso Cozzi, direttore dell’Ufficio Mondo sociale e del lavoro. 2. Varie. Risultano assenti giustificati: don Ambrogio Avelluto, don Paolo Bux, p. Ciro Capotosto, O.P., don Carlo Cinquepalmi, don Marino Cutrone, p. Leonardo Di Taranto, O.F.M. Cap., mons. Domenico Falco, don Carlo Lattarulo, don Donato Lucariello, don Domenico Moro, p. Luigi Orlando, don Antonio Ruccia, don Michele Sardone, don Alessandro Tanzi, suor Cristina Alfano, suor Tonetta Cardone, suor Cadia D’Amore, suor Anna Grazia Di Liddo, suor Margherita Martellini, Gennaro Capriati, Sebastiano Carbone, Giuseppe Castoro, Gabriele Clemente, Nicola Costantino, Alfredo De Santis, Lucia Guaragno, Fabio Laricchia, Maria Luisa Logiacco, Vito Mas-

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sari, Ferdinando Nocerino, Vincenzo Pesce, Bruno Picca, Donato Pietanza, Simona Piscitelli, Mario Prestigiacomo, Domenico Savino, Salvatore Schiralli, Francesco Sfarzetta, Attilio Simone, Michele Tanzi, Nicola Ugenti, Giuseppe Variato, Cinzia e Michele Vurro. Il Consiglio ha inizio con un momento di preghiera, seguito dal saluto del segretario a tutti i presenti, in particolare ai nuovi vicari di zona (don Mimmo Falco per il II vicariato, don Emanuele De Astis per il VI, don Francesco Gramegna per l’VIII, don Biagio Lavarra per il XII) e ai consiglieri membri della neoeletta presidenza dell’Azione Cattolica Diocesana (Antonio Colagrande come presidente, Donato Attolico per il Settore Adulti, Cristina Cutrone per il Settore Giovani, Giuseppe Panzarini per l’ACR). Prima di procedere con la discussione di quanto all’ordine del giorno, si chiede l’approvazione del verbale della seduta del 15 novembre. Il verbale è approvato all’unanimità. 1. Introduce la discussione il dott. Tommaso Cozzi, direttore dell’Ufficio Mondo sociale e del lavoro e membro della delegazione diocesana, guidata da padre Arcivescovo, che ha partecipato ai lavori del convegno di Napoli, l’8 e il 9 febbraio u.s. Riportiamo di seguito i punti salienti del suo intervento. A. La ricerca delle cause Il convegno non ha ignorato le cause del mancato sviluppo del nostro Mezzogiorno. Si è tornati da più parti a denunciare il clientelismo, la presenza soffocante della criminalità organizzata, la mancanza di infrastrutture, gli investimenti pubblici inadeguati, le inadempienze. 242

B. Le buone prassi Le criticità non hanno avuto il sopravvento, ma sia nelle relazioni che nei gruppi di lavoro la discussione ha messo in luce le buone pratiche che possono far ripartire il Sud. Dalle Conferenze Episcopali regionali sono arrivate puntuali alcune proposte operative, molte delle quali attinenti al Progetto Policoro. C. Rinnovata attenzione al mondo giovanile Nel documento finale, firmato dai presidenti delle sei Conferenze Episcopali interessate, si dà atto ai giovani di non essersi arresi,


CONSIGLI DIOCESANI nonostante tutto, impedendo «la desertificazione del Sud». Certo, c’è bisogno di «lucidità politica» per valorizzare le risorse umane offerte dai giovani e occorre sviluppare “modelli organizzativi” in linea con l’evoluzione della società e della tecnologia. D. La comunità cristiana Purtroppo nella comunità cristiana c’è una sostanziale disattenzione al tema. A volte sembra che ci si limiti a ciò che si deve fare in oratorio o in parrocchia. Il Concilio Vaticano II, invece, ci ha insegnato che il laico battezzato è responsabile della missione della Chiesa e dell’annuncio del Vangelo, in forza del suo battesimo, ogni giorno della sua vita e in ogni contesto. È urgente, pertanto, ridare spazio, anche nella catechesi, al tema del lavoro che è fondamentale nella dottrina sociale della Chiesa. E. Le dimensioni del lavoro – Dimensione esistenziale. Il lavoro costituisce una parte fondamentale nella vita di ciascuno di noi, non solo perché ad esso si dedica molta parte della propria vita, ma anche perché riguarda la “domanda di futuro” di ciascuno, la sua “scelta vocazionale” ed è fonte di “identità sociale”, nonostante la rivoluzione recente del mercato del lavoro. – Dimensione sociale. Il lavoro ha una dimensione sociale che, nella società postmoderna dei mille lavori o mille mestieri, si è smarrita soprattutto nella sua valenza pubblica: è attività dell’uomo all’incrocio tra vita privata e pubblica, tra vita individuale e collettiva, tra dimensione esistenziale e dimensione sociale. – Dimensione cristiana. La comunità cristiana ha il compito di proclamare che certe regole del gioco non sono ineluttabili e immodificabili, ma, alla luce del Vangelo, possono divenire occasione per elaborare e incoraggiare esperienze in cui, pur fra contraddizioni e dubbi, si cerca un lavoro “dai confini grandi”, a misura d’uomo e di famiglia e non solo di moneta. F. Alcune domande Siamo sicuri che l’essere ricurvi su se stessi, la scarsa fiducia nelle istituzioni, nella vita, nella scuola, sia il ritratto esclusivo dei giova-

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ni disoccupati? Chi è colui che ha davvero poca fiducia nelle istituzioni? Colui che ne subisce il mal funzionamento o chi, soprattutto se credente, fa poco o nulla per rendere le istituzioni più inclusive verso le nuove generazioni? G. Un dubbio Durante i lavori del convegno, sono intervenuti rappresentanti delle istituzioni nel nostro Mezzogiorno: politici, professori universitari, lo stesso governatore della regione Campania. Insomma, tutte persone che operano in ambiti che, a giudizio di alcuni e non a torto, sono espressione di “caste esclusive” rispetto al mondo giovanile. Non sarebbe stato più opportuno dare spazio e voce agli stessi giovani?

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Terminato l’intervento del dott. Cozzi, ha preso la parola Nunzio Locorriere, invitato al Consiglio in qualità di membro della delegazione diocesana a Napoli e, per diversi anni, animatore diocesano del Progetto Policoro. Ha ricordato due significative testimonianze offerte durante i lavori del Convegno: quella di un giovane laureato tarantino che, trasferitosi al nord per lavoro, ha poi deciso di ritornare a lavorare nella sua terra sostenuto dalla sua Chiesa locale; e quella del consorzio “Goel” che in Calabria ha creato una rete tra produttori per opporsi alle dinamiche della criminalità organizzata. Interessanti anche i laboratori che, in piccoli gruppi, hanno affrontato tematiche quali: lavoro e sviluppo tecnologico; lavoro ed etica; lavoro, agricoltura e turismo. È stato invitato ad intervenire anche il prof. Giuseppe Micunco, direttore dell’Ufficio Laicato, che, con l’Ufficio Giovani e l’Ufficio Mondo sociale e del lavoro, ha dedicato gli ultimi appuntamenti della CDAL proprio al tema “lavoro”. Ha riportato due aspetti emersi durante gli stessi incontri: la “precarietà del lavoro” non deve essere intesa come un fatto esclusivamente negativo, ma anche come un’opportunità di crescita per le persone e come apertura al nuovo; l’esigenza di una formazione “cristiana” al lavoro deve ripartire dalle stesse comunità ecclesiali. A tal proposito, don Michele Birardi, direttore dell’Ufficio Giovani, ha precisato che è opportuno che l’attenzione al tema del lavoro rientri nella attività pastorale delle parrocchie, incentivando e promuo-


CONSIGLI DIOCESANI vendo anche la partecipazione ai corsi organizzati in diocesi, spesso disattesi, con particolare riferimento al Progetto Policoro. Infine, ricorda che, sul piano strettamente operativo, la nostra Chiesa diocesana si sta già muovendo in concreto per rendere accessibile, ai giovani che volessero avviare un’attività, forme di microcredito. La riflessione che è seguita a questi interventi, ha sottolineato altri aspetti sintetizzabili nei seguenti punti. – È necessario ripensare e riconsiderare, attentamente e con gli stessi giovani, la categoria “lavoro” rispetto alla quale, un certo modo di intendere, sembra ormai anacronistico. Infatti, se fino a qualche anno fa il lavoro era inteso come fonte di reddito e produzione di ricchezza a cui dedicare un “certo tempo”, nell’attuale società “postmoderna”, invece, la produzione di ricchezza non si basa più solo sul classico “tempo di lavoro”; il tempo di produzione e il tempo di lavoro non coincidono più, nell’attuale modello sociale, poiché si produce ricchezza anche oltre il consueto “tempo di lavoro”. Basti pensare, soprattutto nelle nuove generazioni, all’utilizzo sempre più massiccio della “rete Internet”, senza alcun limite di tempo e di ora, e che consente a terzi di ottenere ingenti guadagni. – Il lavoro, come ci ricorda il magistero sociale della Chiesa, resta un mezzo di riconoscimento fondamentale ed essenziale per la dignità di ogni donna e uomo. Occorre, pertanto, coniugare questa categoria essenziale del magistero sociale con le “novità” di una società del “post-lavoro”, a cominciare dal rapporto tra “tempo di lavoro” e “tempo libero”. – Senza dimenticare la specificità dell’apostolato, è auspicabile che, in un contesto critico come quello meridionale, le comunità parrocchiali facilitino l’incontro dei giovani, in cerca di lavoro, con figure professionali (commercialisti e consulenti del lavoro) che abitano le nostre comunità e che potrebbero, con le loro competenze, sostenere e incoraggiare l’avvio di esperienze imprenditoriali e lavorative. – Non dimentichiamo che la grande sfida non è solo dare lavoro a chi non ne ha o ne è escluso, ma anche aiutare i soggetti a viverlo pienamente come persone; a far sì che il lavoro renda felici. Qui

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riconosciamo il “valore aggiunto” offerto dal Vangelo che può aiutare a superare una concezione del lavoro puramente individualista, per dare più spazio alla collettività e al bene comune. – Le nostre comunità hanno una grande occasione per aiutare la nostra società a passare da una concezione del lavoro come “dominio e possesso” ad una in cui il lavoro diventi “servizio e condivisione”, magari valorizzando e promuovendo esperienze come la “rete interdiocesana dei nuovi stili di vita”, gli acquisti solidali, i bilanci di giustizia. – Attenzione va riservata alla cosiddetta “Generazione Neet” (giovani che non studiano, non lavorano e non si impegnano) e che, come Chiesa, dobbiamo sostenere e provare a rimotivare perché la disperazione o la “devianza” non abbiano il sopravvento. – In un contesto che non è certamente quello degli anni ’90, l’esperienza del Progetto Policoro merita ancora attenzione: sia come “opera-segno” eloquente dell’attenzione maturata dalla Chiesa rispetto ad un problema tanto urgente per il nostro sud, sia per la prospettiva evangelica e cristiana che anima i suoi percorsi formativi rivolti alle giovani generazioni. Padre Arcivescovo, a conclusione degli interventi, riconosce che è in atto un cambiamento epocale, rispetto alla concezione del lavoro, e che il mondo adulto stenta a interpretarlo e riconoscerlo. Per questo incoraggia tutti ad un rinnovato impegno di lettura e di discernimento dei “segni dei tempi”, incoraggiati anche dal prossimo Sinodo dei Vescovi dedicato ai giovani. Per fare tutto questo, però, occorre maturare l’umiltà di “ascoltare i giovani” per cogliere i rapidi cambiamenti che caratterizzano la loro età. Al convegno di Napoli, purtroppo, si è parlato “di” giovani, ma non “con” i giovani. 246

2. Il segretario comunica che l’ultimo appuntamento del Consiglio in carica, in programma il prossimo 10 maggio, sarà dedicato ad una verifica dei lavori svolti nel quinquennio, non tanto sui temi e le questioni affrontate, quanto piuttosto sulle modalità con cui si è lavorato sia nella fase preparatoria e di svolgimento di ciascuna convocazione, che in quella successiva. L’intenzione è quella di consegnare al futuro Consiglio, e all’ufficio di segreteria, delle indicazioni operative concrete che possano rendere questo luogo ciò che deve essere e cioè «momento espressivo della comunione che è la


CONSIGLI DIOCESANI Chiesa e segno provocatorio e stimolante della comunione stessa (come recita lo Statuto-Regolamento del CPD). Per facilitare lo svolgimento dei lavori di verifica del 10 maggio, pertanto, invita i consiglieri a compilare e far pervenire alla segreteria, entro il 30 aprile, la scheda di verifica approntata per l’occasione. Terminata la discussione di quanto all’odg, il consiglio si conclude alle 21 con la preghiera. Antonio M. Colagrande Segretario Consiglio Pastorale diocesano

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CENTRO DIOCESANO VOCAZIONI “Alzati, va’ e non temere” Riflessioni sulla Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni e la pastorale vocazionale diocesana

Già la sera del 30 luglio 2016, durante la veglia vocazionale della Gmg di Cracovia, il Santo Padre aveva affermato con decisione: «Amici, Gesù è il Signore del rischio, è il Signore del sempre oltre». Queste parole rivolte ai giovani di tutto il mondo avevano anticipato quello che sarebbe stato il tema della Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni che si è celebrata il 7 maggio 2017: “Vocazione e santità. Io sono una missione. Alzati, va’ e non temere”. Ricorda il Papa nel messaggio per la giornata: «Chi si è lasciato attrarre dalla voce di Dio e si è messo alla sequela di Gesù scopre ben presto, dentro di sé, l’insopprimibile desiderio di portare la Buona Notizia ai fratelli, attraverso l’evangelizzazione e il servizio nella carità. Tutti i cristiani sono costituiti missionari del Vangelo! Il discepolo, infatti, non riceve il dono dell’amore di Dio per una consolazione privata; non è chiamato a portare se stesso né a curare gli interessi di un’azienda; egli è semplicemente toccato e trasformato dalla gioia di sentirsi amato da Dio e non può trattenere questa esperienza solo per sé: la gioia del Vangelo che riempie la vita della comunità dei discepoli è una gioia missionaria. L’impegno missionario, perciò, non è qualcosa che si va ad aggiungere alla vita cristiana, come fosse un ornamento, ma, al contrario, è situato nel cuore della fede stessa: la relazione con il Signore implica l’essere mandati nel mondo come profeti della sua parola e testimoni del suo amore». Alla luce di queste riflessioni di Papa Francesco si comprende bene

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che la pastorale vocazionale non è un qualcosa per alcuni “addetti ai lavori” (sacerdoti, suore, religiosi…), bensì è una realtà che investe tutto il popolo di Dio, perché tutti siamo coinvolti in questa opera di evangelizzazione e di missione. “Io sono una missione”, e non semplicemente “io ho una missione”: la vocazione, il rispondere a una chiamata (qualunque essa sia), porta con sé inevitabilmente una dimensione missionaria. Vocazione e missione, dunque, costituiscono due facce dello stesso prisma, definiscono il dono e il contributo di ciascuno al progetto di Dio, a immagine e somiglianza di Gesù. Per questo l’invito del Signore: “Alzati, va’ e non temere”, che è stato lo slogan che ha accompagnato questa 54ª Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, è risuonato fortemente nelle nostre comunità parrocchiali e nelle vite di ognuno di noi per ricordarci la nostra identità che è la nostra missione. “Alzati, va’ e non temere”: ha ricordato alle famiglie che sono «immagini vive dell’amore di Cristo» (come ha sottolineato quest’anno il nostro Arcivescovo), chiamate a divenire sempre più grembi di vocazioni, luoghi originari e nativi di amore, fede e relazione. “Alzati, va’ e non temere”: ha ricordato ai giovani che sono custodi e protagonisti, con la loro originalità e il loro entusiasmo, di sogni e progetti per una nuova civiltà dell’Amore. È in questo senso che i vescovi hanno voluto dare a loro la parola per il prossimo Sinodo della Chiesa italiana sulla realtà giovanile. “Alzati, va’ e non temere”: ha ricordato ai catechisti, educatori, animatori, che hanno un compito educativo veramente importante: stare accanto ai ragazzi per amarli per quello che sono e per ciò che sono chiamati a diventare…immagine dell’amore del Padre, e che per poter svolgere un così delicato servizio hanno bisogno di coltivare innanzitutto il loro cuore e la loro mente, di prendersi cura delle loro capacità di amare e di studiare, di darsi tempo per conoscersi e per approfondire. “Alzati, va’ e non temere”: ha ricordato ai tanti volontari che operano nelle nostre parrocchie e nelle varie associazioni la bellezza del servizio donato con mitezza e misericordia. “Alzati, va’ e non temere”: ha ricordato a tutti i consacrati e consacrate, di essere sempre testimoni coraggiosi e annunciatori gioiosi della fede. “Alzati, va’ e non temere”: ha ricordato ai presbiteri e ai diaconi, missionari del Vangelo con la loro vita, il “servizio” a cui sono stati


CENTRO DIOCESANO VOCAZIONI chiamati: annunciare il Vangelo, celebrare i sacramenti, guidare le comunità cristiane. Per tutti questa giornata ha ravvivato la speciale vocazione di ognuno a essere «marcati a fuoco dalla missione», come ci ricorda Papa Francesco. Quest’anno la celebrazione della Giornata mondiale delle vocazioni, per la nostra diocesi, ha assunto un ulteriore motivo di gioia perché l’Ufficio nazionale di pastorale vocazionale della Conferenza Episcopale Italiana ha scelto la Puglia come terra in cui celebrare questa giornata di preghiera. Diverse sono state le iniziative di preghiera, di formazione e di animazione che a livello diocesano e regionale abbiamo vissuto nella prima settimana di maggio, a partire dal Meeting regionale dei Ministranti di Foggia, alla Tavola rotonda tenuta a Bari dal titolo: Osare la missione, tra comunione e sinodalità, passando per l’Adorazione eucaristica tenuta nel nostro Seminario diocesano ricordando la figura esemplare di un animatore vocazionale: don Tonino Ladisa, per arrivare alla celebrazione eucaristica nella Cattedrale di Molfetta, che ha coinvolto tutte le realtà vocazionali della Puglia. Unanime è stato il richiamo all’ascolto e all’accompagnamento alla “vita come vocazione”, perché diventi autentica la risposta di chi è inviato da Dio a riconoscere in sé il particolare dono dello Spirito: alla vita claustrale, religiosa, consacrata, eremitica, missionaria, diaconale, presbiterale, matrimoniale. La settimana di preparazione alla Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni è stata anche un’occasione di riflessione all’interno dell’équipe del Centro Diocesano Vocazioni di Bari–Bitonto. Il lavoro di questi incontri ha portato alla luce tre possibili percorsi pedagogici dalla vocazione alla missione.

1. La preghiera come annuncio di pastorale vocazionale Anzitutto la preghiera dell’educatore alla fede: visibilmente della comunità cristiana convocata dal Risorto; dei genitori cristiani, che

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nel segreto del cuore e nella vera intimità di coppia, sin dal concepimento accompagnano la crescita dei propri figli in una perenne preghiera di lode, partecipando alla vita della comunità ecclesiale; degli altri educatori alla fede, dagli insegnanti ai catechisti e animatori della pastorale giovanile vocazionale, che custodiscono in una preghiera personale ogni ragazzo o giovane che Dio gli ha affidato. Una preghiera annuncio-proposta vocazionale, sia per gli educatori alla fede che per i giovani, che mette al centro la Parola di Dio e si nutre di essa: è la Parola che, come all’inizio della creazione chiama alla vita l’uomo, con la stessa forza dello Spirito continua a “ricreare” la vita del giovane, ad aprire il suo cuore alla scoperta della verità più profonda di sé e, soprattutto, lo sollecita a conformare la propria vita al Vangelo, in un preciso progetto di vita. Una preghiera annuncio-proposta vocazionale mette al centro l’Eucaristia: si nutre dello Spirito Santo, che è Amore. La perdita del mistero è una delle maggiori cause della crisi vocazionale. La pastorale vocazionale deve essere mistagogica, e dunque partire e ripartire dal Mistero di Dio per ricondurre al mistero dell’uomo. In questi anni la fantasia dello Spirito ha fatto sorgere delle belle e significative esperienze di preghiera, ne cito solo due perché sono quelle che ormai da diversi anni accompagnano la pastorale vocazionale diocesana: l’Adorazione eucaristica vocazionale che da oltre trent’anni vede i giovani di tutta la diocesi il secondo giovedì di mese incontrarsi presso la parrocchia “Buon Pastore” per pregare e riconoscere la vocazione che Dio ha posto in ciascuno di loro, e l’iniziativa del “Monastero invisibile” che offre a tante persone mensilmente uno schema di preghiera per chiedere al «Padrone della messe che mandi operai nella sua messe»! 252 2. La formazione-testimonianza come servizio di pastorale vocazionale Il fascino dei testimoni e l’incontro personale di un giovane con un testimone sono da sempre l’humus spontaneo e misterioso per far sorgere domande vocazionali e per la fecondità vocazionale: una comunità di testimoni di vocazioni – e tale è chiamata a essere la comunità cristiana – è l’habitat vocazionale naturale. Una comunità cristiana rivela e manifesta il suo volto missionario proprio nella


CENTRO DIOCESANO VOCAZIONI testimonianza del “per amore” e del “per sempre”, proprio della vocazione coniugale fondata sul matrimonio cristiano e, specificamente, della vocazione al ministero ordinato e di speciale consacrazione. Tali testimoni di vocazioni sono un dono e un segno per le giovani generazioni: «Dio, in via normale, ci raggiunge e ci interpella attraverso i suoi messaggeri, ovvero si fa annuncio e proposta vocazionale attraverso questi messaggeri di Dio che di fatto sono i genitori, i sacerdoti, tante altre figure di cristiani autentici che, essendo testimoni del Signore, aiutano coloro che incontrano a diventare a loro volta discepoli del Signore. In modo particolare i giovani sono affascinati dai martiri della fede e della carità, che hanno segnato anche la storia del nostro tempo» (Nuove vocazioni per una nuova Europa, 1997). Le vocazioni nascono dalle vocazioni. Oggi non si registra tanto una crisi di chiamati quanto una crisi di chiamanti; di uomini e donne innamorati della loro vocazione che sappiano raccontarla e che siano in grado di affascinare con l’esempio della propria vita. In una Chiesa tutta vocazionale, tutti sono animatori vocazionali. Quello che il CDV s’impegna a fare è favorire nelle parrocchie, nelle associazioni, nei movimenti una solida “cultura vocazionale” attraverso la formazione di “animatori vocazionali nativi” (genitori, catechisti, animatori di gruppi giovanili, ecc.). L’impegno prioritario di una Chiesa-missione è oggi quello di portare il “vangelo della vocazione” al cuore della vita ordinaria del suo servizio di annuncio del Vangelo, nella e attraverso la pastorale ordinaria: la parrocchia resta «luogo privilegiato dell’annuncio e della proposta vocazionale» negli itinerari della fede (itinerario catechistico, liturgico-sacramentale, carità) che le sono propri e nelle modalità rinnovate che lo Spirito continua a suggerire per una nuova “evangelizzazione della vocazione”. Non è qualcosa in più da fare la pastorale vocazionale, ma è già l’anima stessa dell’evangelizzazione: «la pastorale vocazionale è la vocazione della pastorale». In questo senso le settimane vocazionali, gli incontri con i catechisti e operatori pastorali, gli appuntamenti con gli animatori vocazionali che si tengono in seminario il quarto giovedì di ogni mese

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mirano a far emergere la dimensione vocazionale negli stessi cammini di fede, ricordando che la vocazione nasce, cresce e porta frutto nelle comunità cristiana.

3. La comunione come stile di pastorale vocazionale

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Il CDV si costituisce a immagine della Chiesa particolare, accoglie in sé e sollecita la presenza e l’apporto di tutte le categorie vocazionali (sacerdoti diocesani, diaconi, religiosi, religiose, missionari, consacrati secolari, laici) e dei rappresentanti dei vari settori pastorali (in particolare la pastorale giovanile e familiare). È pertanto il luogo dove si sperimenta l’unità della missione, la gioia e la fatica di lavorare insieme, di progettare e di condividere. È una bella esperienza di comunione e di varietà di carismi! Ci guida questo slogan: “Tutte le vocazioni per tutte le vocazioni”! Le comunità parrocchiali che quest’anno abbiamo visitato, hanno apprezzano molto questo aspetto del CDV perché, ad esempio, offre la possibilità di conoscere un’esperienza come la vita consacrata in quelle realtà dove magari non è presente. Concludendo: l’annuncio e la proposta vocazionale oggi in una Chiesa “missionaria” – un aggettivo qualificante e qualificativo, – è condizione sine qua non per una nuova primavera vocazionale nella Chiesa italiana. Una Chiesa per sua natura missionaria interpella e mette in gioco, con rinnovato slancio, tutti gli educatori alla fede della comunità cristiana, in particolare i presbiteri e i consacrati di ogni età, come testimoni di gioia accoglienti, disposti a donare la vita a servizio dell’uomo contemporaneo, pronti e solleciti a portare la buona notizia del vangelo della vocazione, facendosi carico della salvezza altrui e in particolare di quella delle giovani generazioni. E allora con fermezza facciamo nostro l’invito di questa Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni: “Alzati, va’ e non temere”! don Pierpaolo Fortunato Direttore Centro Diocesano Vocazioni


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FORUM DELLE ASSOCIAZIONI FAMILIARI Forum delle Associazioni Familiari Comitato regionale della Puglia

La lunga festa della famiglia nel mese di maggio 2017

La Giornata Internazionale delle famiglie, istituita dalle Nazioni Unite nel 1993, si celebra il 15 maggio ed è nata con l’obiettivo di diffondere una maggiore consapevolezza a livello globale in merito ai processi sociali, economici e demografici che coinvolgono le famiglie nel mondo. Ma praticamente sembra sostanzialmente dimenticata. In occasione di questa giornata internazionale, il Forum delle Associazioni Familiari e le circa 30 associazioni che vi aderiscono a livello territoriale hanno organizzato per tutto il mese di maggio 2017 la seconda edizione della festa della famiglia, che ha coinvolto la città di Bari e alcuni comuni dell’Area Metropolitana. Il tema scelto per questo anno è La generatività della famiglia, cuore pulsante della società. Senza figli, senza giovani, non c’è futuro. Il calo di natalità in Puglia ha raggiunto dei livelli preoccupanti e il Forum delle famiglie di Puglia lancia l’allarme. «Il grande problema italiano e pugliese in particolare è che assistiamo ad un blocco demografico. Diminuiscono le donne in età fertile e ci dobbiamo aspettare per il futuro sempre meno figli».

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La generatività spesso viene associata alla dimensione della natalità, ma la generatività della famiglia è molto di più: ha una dimensione sociale, di solidarietà, di sussidiarietà. La seconda edizione ha inteso riportare al cuore dell’attenzione culturale e politica regionale la centralità della famiglia per la società e i grandi problemi riguardanti la denatalità, l’educazione, l’assistenza e la previdenza. Le manifestazioni hanno coinvolto diversi Comuni del territorio della Città Metropolitana di Bari per il periodo 8-31 maggio 2017. Con il Forum hanno collaborato in modo intenso un buon numero di associazioni: Famiglie Numerose, Associazione Igino Giordani, Famiglie Nuove, MCL, Ufficio diocesano pastorale della famiglia, Ufficio pastorale per i problemi sociali e del lavoro, Istituto di Studi superiori della Donna di Roma, UCID, Artistika, Centro Sien, Duc in Altum. Ci sono stati importanti sponsor: M74 Solution S.r.l, Fondazione Casillo, Bosch, Megamark, MCL, BCC Bari. La Presidenza del Consiglio Regionale della Puglia ha concesso il Patrocinio della Festa. La “Lunga festa della Famiglia” ha interessato tutto il mese di maggio con circa 20 eventi, di cui tre nei comuni di Triggiano, Capurso, Adelfia. La manifestazione ha riguardato: – eventi per i bambini, con giochi e attività varie; – cinque conferenze che hanno riguardato i seguenti temi: sulla libertà dei giovani con lo psicologo Ezio Aceti al Salvemini (circa 200 ragazzi); sul ruolo del papà con Aceti al Salvemini (circa 400 genitori e 47 bambini con attivazione di un laborioso baby sitting); politiche fiscali family friendly a livello comunale e regionale, con la partecipazione di Gigi De Palo, presidente nazionale del Forum delle Famiglie, la Regione Puglia, i sindaci di Bari, Adelfia, Conversano; su lavoro, giovani e famiglia con la partecipazione di S.Ecc. mons. Filippo Santoro, presidente del Comitato per le Settimane sociali dei cattolici italiani e del demografo prof. Alessandro Rosina, dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, della Regione Puglia e della CISL; sul ruolo della donna con la giornalista Costanza Miriano al Politecnico di Bari; un workshop con imprenditori e famiglie; – due belle feste in famiglia: la cena con il grembiule di sera nella piazza S. Antonio a Bari e la festa in famiglia al Parco 2 Giugno dal


FORUM DELLE ASSOCIAZIONI FAMILIARI titolo “Essere famiglia ….Essere speranza”, una giornata di festa in famiglia con altre famiglie, coinvolgendo mamma e papà, figli piccoli e giovani, nonni e nonne. In questi due eventi abbiamo incontrato molte persone di passaggio (immigrati, persone con disagi sociali diversi, ecc.) che hanno cenato con noi, molte famiglie di passaggio al Parco che si sono inserite nei giochi con i loro bambini; – mostre ed attività culturali sul tema oggetto della festa, con una buona partecipazione di pubblico. La festa della famiglia deve continuare. Deve diventare una tradizione nella realtà della Città Metropolitana e allargarsi a tutta la Regione Puglia. La famiglia c’è con tutta la sua bellezza e con tutti i suoi problemi, il suo caos ordinato e il suo trovarsi a tavola insieme. Va vissuta e proposta nella sua naturalezza di vita, perché è la nostra reale esperienza di vita. Vincenzo Santandrea Vice Presidente del Forum delle Associazioni Familiari di Puglia

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– Alla sera, nella città vecchia, guida la Via Crucis organizzata dai membri dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme. – Al mattino, presso la parrocchia “S. Maria La Porta” in Palo del Colle, celebra la S. Messa e accoglie la Croce pellegrina dei Giovani. – Alla sera, presiede la celebrazione diocesana della Via Crucis dalla parrocchia “S. Sabino” a piazza Madonnella. – A Molfetta, presiede i lavori della Conferenza Episcopale Pugliese. – Alla sera, presso la Casa del Clero in Bari, presiede la riunione del Consiglio Pastorale diocesano. – Alla sera, presso la parrocchia “S. Maria Maggiore” in Gioia del Colle, celebra la S. Messa a conclusione delle Quaranta ore di adorazione del SS. Sacramento. – Al mattino, presso il Centro Polifunzionale della Polizia di Stato in Bari, celebra la S. Messa in preparazione alla Pasqua. – Alla sera, presso la parrocchia “S. Giuseppe Moscati” in Triggiano, celebra la S. Messa e tiene la catechesi comunitaria. – Alla sera, presso la parrocchia “S. Vito Martire” in Palo del colle, celebra la S. Messa e benedice i saloni parrocchiali intitolati a don Vito Rescina. – Alla sera, presso la parrocchia “S. Michele Arcangelo” in Bitetto, celebra la S. Messa per la festa della Patrona Maria SS. Addolorata. – Alla sera, in Cattedrale, presiede la celebrazione dei Primi Vespri della Domenica delle Palme con i membri della Vita consacrata. – Al mattino, sul sagrato della chiesa della SS. Trinità e dei SS. Medici in Bari, benedice i rami di ulivo, quindi si reca pro-

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cessionalmente in Cattedrale, dove celebra la S. Messa della Domenica delle Palme. Al mattino, presso l’Oasi S. Maria in Cassano Murge, tiene la meditazione al Clero diocesano. Alla sera, nella cappella maggiore del Seminario arcivescovile, celebra la S. Messa per l’ammissione dei candidati al sacerdozio e al diaconato permanente. Al mattino, presso la sede della Direzione generale dell’INPS in Bari, celebra la S. Messa in preparazione alla Pasqua. Al pomeriggio, in Episcopio, incontra il Collegio dei consultori. Al mattino, presso la Curia arcivescovile, scambia gli auguri pasquali con i curiali. Al mattino, in Cattedrale, celebra la Messa crismale. Alla sera, in Cattedrale, celebra la Messa “in coena Domini”. Successivamente partecipa all’adorazione eucaristica. Al mattino, in Cattedrale, presiede la celebrazione dell’Ufficio delle Letture. Al pomeriggio, in Cattedrale, presiede l’Azione liturgica “in passione et morte Domini”. Alla sera, in Bitonto, partecipa alla processione del Venerdì Santo a cura dell’Arciconfraternita “S. Maria del Suffragio”. Al mattino, in Cattedrale, presiede la celebrazione dell’Ufficio delle Letture. Alla sera, in Cattedrale, presiede la Veglia Pasquale. Al mattino, nella Concattedrale di Bitonto, celebra la S. Messa nella Domenica di Pasqua. – A Bologna, partecipa alla settimana di formazione del clero diocesano. Al mattino, presso il Seminario arcivescovile, partecipa all’incontro con ex alunni ed educatori. Alla sera, presso la parrocchia “S. Giorgio Martire” in BariLoseto, celebra la S. Messa per il 70° anniversario di sacerdozio di don Luigi Armagno. Al pomeriggio, nella chiesa del Sacro Cuore in Latina, concelebra per l’ordinazione episcopale di S.E. Mons. Giovanni Checchinato, vescovo eletto di San Severo. Alla sera, presso la parrocchia “S. Marco” in Bari, celebra la S. Messa per la festa del Titolare.


DIARIO DELL’ARCIVESCOVO 26 – Al pomeriggio, in Cattedrale, incontra i cresimandi dei vicariati V e XII. – Alla sera, presso la parrocchia “S. Nicola” in Bari-Catino, celebra la S. Messa per il primo anniversario della dedicazione della chiesa. 27 – Al mattino, presso il santuario del Beato Giacomo in Bitetto, celebra la S. Messa per la festa del Titolare. – Al pomeriggio, in Cattedrale, incontra i cresimandi del vicariato VIII. – Alla sera, in Cattedrale, celebra la S. Messa per la consegna del mandato al neo eletto Consiglio diocesano e ai neo presidenti parrocchiali di A.C. 28 – Al pomeriggio, in Cattedrale, incontra i cresimandi del vicariato Bitonto-Palo. 29 – Al mattino, in piazza Mercantile in Bari, partecipa alla Festa della solidarietà, organizzata dagli alunni degli Istituti “Preziosissimo Sangue” di Bari e “Maria De Mattias” di BariCarbonara. 30 – Al mattino, presso la parrocchia “S. Enrico” in Bari, celebra la S. Messa e benedice il busto di don Tonino Bello. – Alla sera, presso la parrocchia “S. Fara” in Bari, celebra la S. Messa per il tesseramento del M.I.E.A.C. (Movimento di impegno educativo di A.C.).

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– Al mattino, presso l’Hotel Nikolaus in Bari, partecipa all’incontro regionale su “Osare la missione, tra comunione e sinodalità”, nell’ambito della celebrazione della Giornata mondiale per le vocazioni. – Alla sera, presso la parrocchia “S. Giuseppe” in Palo del Colle, celebra la S. Messa per la festa del Santo Patrono. – Al mattino, in Episcopio, concede un’intervista a TV 2000.

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– Successivamente, nel Castello di Bari-Ceglie del Campo, partecipa alla rappresentazione de “I Promessi Sposi” realizzata dalla Scuola Manzoni-Lucarelli. – Al pomeriggio, in Cattedrale, incontra i cresimandi del III vicariato. 3 – Al pomeriggio, in Cattedrale, incontra i cresimandi dei vicariati II e X. – Alla sera, in Cattedrale, tiene la catechesi comunitaria. 4 – Al pomeriggio, in Cattedrale, incontra i cresimandi del vicariato XI. 5 – Al pomeriggio, in Cattedrale, incontra i cresimandi dei vicariati IV e VI. – Alla sera, presso la parrocchia “Buon Pastore” in Bari, partecipa all’incontro sulla storia della parrocchia. 6 – Alla sera, presso la Basilica di S. Nicola, assiste al concerto di musica lirica “Myrizon, storie del santo Nicola”. 7 – Al mattino, presso la parrocchia “Buon Pastore” in Bari, celebra la S. Messa per il 40° anniversario di istituzione della parrocchia e il 25° della dedicazione della chiesa. 8 – Al mattino, al Molo San Nicola, celebra la S. Messa; segue la benedizione del mare e l’imbarco della statua del Santo. – Alla sera, assiste allo sbarco della statua di San Nicola. 9 – Alla sera, nella Basilica di San Nicola, celebra la S. Messa nel 930° anniversario della Traslazione delle ossa del Santo, seguita dal prelievo della manna. 10 – Al mattino, presso l’auditorium della Scuola Allievi della Guardia di Finanza in Bari, partecipa alla cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico dell’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”, alla presenza del Ministro dell’Economia e delle Finanze Pier Carlo Padoan. – Al pomeriggio, presso il Liceo scientifico “A. Scacchi” in Bari, porta il saluto all’incontro su Giovanni Modugno, in occasione del 35° anniversario di fondazione dell’Università della Terza Età. – Alla sera, presso la Casa del Clero in Bari, presiede la riunione del Consiglio Pastorale diocesano. 11 – Alla sera, presso il Teatro Petruzzelli in Bari, partecipa alla cerimonia di apertura del G 7. 13 – Alla sera, presso la parrocchia “Cuore Immacolato di Maria” in Bari, celebra la S. Messa e accoglie le reliquie di sant’An-


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nibale Maria Di Francia. Al mattino, presso la parrocchia “S. Maria del Carmine” in Sammichele di Bari, celebra la S. Messa per il Patrono. Alla sera, presso la parrocchia “S. Agostino” in Trani, celebra la S. Messa per la chiusura della peregrinatio della Madonna Incoronata di Foggia. Al pomeriggio, in Cattedrale, incontra i cresimandi del I vicariato. Alla sera, presso il Cinema Esedra in Bari, guida la lettura del film Silence di Martin Scorsese. Al pomeriggio, in Cattedrale, incontra i cresimandi del IX vicariato. Alla sera, presso il Politecnico di Bari, partecipa all’incontro organizzato dal Forum delle Famiglie. Alla sera, presso la parrocchia “Cristo Re Universale” in Bitonto, celebra la S. Messa per il 30° anniversario di fondazione della Confraternita di S. Pasquale Baylon. Al pomeriggio, in Cattedrale, incontra i cresimandi del VII vicariato. Alla sera, presso l’Istituto professionale alberghiero “A. Perotti”, partecipa alla cena di beneficenza organizzata dalla parrocchia “Sacro Cuore” di Bari. Al mattino, presso la Casa del Clero in Bari, presiede la riunione del Consiglio presbiterale diocesano. Al pomeriggio, presso il Pontificio Seminario Regionale Pio XI in Molfetta, incontra i seminaristi teologi. Al pomeriggio, presso l’Ospedale S. Paolo in Bari, celebra la S. Messa per il 25° anniversario dell’ordinazione sacerdotale di don Michele Scolletta, cappellano dell’Ospedale. – Guida la delegazione dell’Arcidiocesi a Mosca per la traslazione temporanea e la consegna della reliquia di San Nicola a Sua Santità Kirill, Patriarca di Mosca e di tutte le Russie. Al mattino, presso la parrocchia “S. Maria Maggiore” in Gioia del Colle, celebra la S. Messa per la festa del Santo Patrono san Filippo Neri. Al mattino, presso la sede regionale RAI, concede un’intervista sul viaggio a Mosca per la traslazione temporanea della

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reliquia di san Nicola. – Alla sera, in Piazza Aldo Moro in Bitritto, partecipa alla Festa diocesana della Gioventù, organizzata dall’Ufficio per la Pastorale giovanile. 28 – Al mattino, nella Concattedrale di Bitonto, celebra la S. Messa per la festa della Patrona Maria SS. Immacolata. – Alla sera, presso la parrocchia “SS. Salvatore” in Capurso, celebra la S. Messa per la festa del Patrono san Giuseppe. 29 – Alla sera, presso il monastero di S. Giuseppe in Bari, celebra la S. Messa per la memoria liturgica della Beata Elia di San Clemente, O.C.D. 30 – Al pomeriggio, a Largo San Sabino in Bari, porta il saluto all’iniziativa dell’Associazione Custodi della Bellezza, promotrice della pulizia dello spazio pubblico nella città vecchia.

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– Al mattino, presso la Curia arcivescovile, incontra il Collegio dei Consultori. Successivamente, presiede la riunione dei direttori degli uffici di curia e i vicari zonali. – Alla sera, nella sala conferenze del Polo Museale in Trani, interviene alla commemorazione di mons. Vincenzo Franco, arcivescovo emerito di Otranto, nel centenario della nascita. – Al pomeriggio, nella cappella maggiore del Seminario Arcivescovile, celebra la S. Messa con i genitori e le famiglie dei seminaristi. – Alla sera, presso la parrocchia “S. Francesco d’Assisi” in Bari, celebra la S. Messa e amministra le Cresime. – Al mattino, presso la parrocchia “Cuore Immacolato di Maria” in Bari, celebra la S. Messa e amministra le Cresime. – Alla sera, presso la parrocchia “S. Cataldo” in Bari, celebra la S. Messa e amministra le Cresime. – Al mattino, presso il Politecnico di Bari, celebra la S. Messa e partecipa alla cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico. – Al mattino, nella Cappella di Casa Santa Marta in Vaticano,


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concelebra l’Eucaristia con il Santo Padre Francesco e gli consegna l’icona di san Nicola dono del Patriarca di Mosca Kirill. Alla sera, presso la parrocchia “S. Marcello” in Bari, celebra la S. Messa di trigesimo per p. Carlo Colonna, S.J. Al mattino, in Turi, presiede la riunione della Conferenza Episcopale Pugliese. Alla sera, presso la parrocchia “Immacolata” in Modugno, celebra la S. Messa per il 10° anniversario di fondazione della parrocchia. Alla sera, presso l’Istituto Alberotanza in Bari, partecipa alla tavola rotonda sul tema: “Storia di una presenza che si fa dono – 50 anni di presenza delle Suore Minime della Passione in Bari”. Al mattino, presso l’Oasi S. Maria in Cassano delle Murge, partecipa alla Giornata di santificazione sacerdotale, con la riflessione di don Michele Falabretti, direttore del Servizio per la pastorale giovanile CEI, sul tema: “Dal curato di campagna al vescovo in metrò. Accompagnare i giovani nel cambiamento d’epoca”. Alla sera, presso la parrocchia “S. Maria del Carmine” in Noicattaro, celebra la S. Messa per l’ordinazione sacerdotale di don Antonio Lattanzio. Alla sera, presso la parrocchia “S. Maria Maddalena” in Bari, celebra la S. Messa per l’ordinazione sacerdotale di p. Graziano Castoro, C.R.S.P. Al mattino, presso l’Istituto Alberotanza in Bari, celebra la S. Messa per il 50° anniversario della presenza delle Suore Minime della Passione in Terra di Bari. Alla sera, presso il Seminario arcivescovile, incontra i ministranti della diocesi. Visita a Matera con i curiali. Al mattino, nella chiesa di S. Maria Veterana in Bitetto, presiede l’Eucarestia per la festa di sant’Antonio di Padova. Alla sera, nella chiesa di S. Francesco in Gioia del Colle, celebra la S. Messa per la festa di sant’Antonio e il 25° anniver-

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sario dell’ordinazione sacerdotale di don Andrea Favale. 15-20 – Partecipa al pellegrinaggio del Patriarca Ecumenico Bartolomeo I in Cappadocia. 21 – Al pomeriggio, presso l’aula magna “A. Cossu” del Palazzo Ateneo in Bari, partecipa alla consegna dei diplomi del master “La didattica della religione cattolica: sfide e nuove strategie d’intervento” per gli IRC. 22 – Alla sera, presso la parrocchia “Salvatore” in Bari-Loseto, guida la catechesi comunitaria sul tema pastorale dell’anno. 23 – Alla sera, presso la parrocchia “Sacro Cuore” in Bari, celebra la S. Messa per la Solennità del Sacro Cuore di Gesù. 24 – Al mattino, in Mola di Bari, benedice la chiesa restaurata di “San Giovanni di fuori” e celebra la S. Messa. – Alla sera, presso la parrocchia “S. Nicola” in Bari-Catino, celebra la S. Messa per il 25° anniversario dell’ordinazione sacerdotale del parroco don Luciano Cassano. 25 – Al mattino, presso la parrocchia “SS. Crocifisso” in Triggiano, celebra la S. Messa per la festa del Crocifisso. 26/06-1/07– Partecipa alla settimana di formazione dei sacerdoti giovani a Dubrovnik/Sarajevo.

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