Bollettino Diocesano Aprile-Giugno 2018

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BOLLETTINO DIOCESANO

l´Odegitria

Atti ufficiali e attività pastorali dell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto


BOLLETTINO DIOCESANO

l´Odegitria Atti ufficiali e attività pastorali dell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto Registrazione Tribunale di Bari n. 1272 del 26/03/1996 ANNO XCIV - N. 2 - Aprile - Maggio - Giugno 2018 Redazione e amministrazione: Curia Arcivescovile Bari-Bitonto P.zza Odegitria - 70122 Bari - Tel. 080/5288211 - Fax 080/5244450 www.arcidiocesibaribitonto.it - e.mail: curia@odegitria.bari.it Direttore responsabile: Giuseppe Sferra Direttore: Gabriella Roncali Redazione: Beppe Di Cagno, Luigi Di Nardi, Angelo Latrofa, Paola Loria, Franco Mastrandrea, Bernardino Simone, Francesco Sportelli Gestione editoriale e stampa: Ecumenica Editrice scrl - 70132 Bari - Tel. 080.5797843 www.ecumenicaeditrice.it - info@ecumenicaeditrice.it


D OCUMENTI

DELLA

C HIESA USNIVERSALE OMMARIO

DOCUMENTI DELLA CHIESA UNIVERSALE MAGISTERO PONTIFICIO Discorso e Omelia nella S. Messa per il 25°anniversario della morte del Servo di Dio Mons. Tonino Bello (Alessano-Molfetta, 20 aprile 2018) a

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Discorso alla 71 Assemblea generale della CEI (21 maggio 2018)

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Annuncio dell’Incontro ecumenico di preghiera “Su di te sia pace” del 7 luglio 2018 (Sala Stampa Vaticana, 25 aprile 2018)

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DOCUMENTI DELLA CHIESA ITALIANA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA Comunicato finale dei lavori della 71a Assemblea generale della Conferenza Episcopale Italiana

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Nomine

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DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO S.E. Mons. Francesco Cacucci confermato da S.S. Papa Francesco al governo dell’Arcidiocesi per due anni

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MAGISTERO E ATTI DELL’ARCIVESCOVO “Peccato e misericordia nella vita del sacerdote”: catechesi all’incontro dei Missionari della Misericordia (Roma, 9 aprile 2018) Messaggio dell’Arcivescovo per l’incontro di preghiera del 7 luglio 2018 (Bari, 16 giugno 2018)

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CURIA METROPOLITANA Cancelleria Sacre ordinazioni

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Settore Presbiteri La settimana di formazione dei sacerdoti a Genova

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Settore Diaconato e ministeri istituiti Relazione sulle attività della scuola del Diaconato per l’anno 2017-2018

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Settore Evanglizzazione. Ufficio per la pastorale della famiglia “Di generazione in generazione. giovani e famiglia”: un anno di dialogo e impegno

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Settore Carità. Caritas diocesana La nuova opera segno della Caritas diocesana “Ain Karem”

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Settore Carità. Ufficio per la pastorale della salute “Portare la Chiesa ai malati e far sentire Chiesa i malati”: relazione sulla celebrazione della XXVI GMM nell’arcidiocesi

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DIARIO DELL’ARCIVESCOVO Aprile 2018 Maggio 2018 Giugno 2018

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D OCUMENTI

DELLA

C HIESA U NIVERSALE

MAGISTERO PONTIFICIO Discorso per il 25° anniversario della morte del servo di Dio Mons. Tonino Bello (Alessano, 20 aprile 2018)

Cari fratelli e sorelle, sono giunto pellegrino in questa terra che ha dato i natali al Servo di Dio Tonino Bello. Ho appena pregato sulla sua tomba, che non si innalza monumentale verso l’alto, ma è tutta piantata nella terra: don Tonino, seminato nella sua terra, – lui, come un seme seminato –, sembra volerci dire quanto ha amato questo territorio. Su questo vorrei riflettere, evocando anzitutto alcune sue parole di gratitudine: «Grazie, terra mia, piccola e povera, che mi hai fatto nascere povero come te ma che, proprio per questo, mi hai dato la ricchezza incomparabile di capire i poveri e di potermi oggi disporre a servirli»1. Capire i poveri era per lui vera ricchezza, era anche capire la sua mamma, capire i poveri era la sua ricchezza. Aveva ragione, perché i poveri sono realmente ricchezza della Chiesa. Ricordacelo ancora, don Tonino, di fronte alla tentazione ricorrente di accodarci dietro ai potenti di turno, di ricercare privilegi, di adagiarci in una vita comoda. Il Vangelo – eri solito ricordarlo a Natale e a Pasqua – chiama a una vita spesso scomoda, perché chi segue Gesù ama i poveri e gli umili. Così ha fatto il Maestro, così ha proclamato sua Madre,

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«Grazie, Chiesa di Alessano», La terra dei miei sogni. Bagliori di luce dagli scritti ugentini, 2014, 477.

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lodando Dio perché «ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili» (Lc 1,52). Una Chiesa che ha a cuore i poveri rimane sempre sintonizzata sul canale di Dio, non perde mai la frequenza del Vangelo e sente di dover tornare all’essenziale per professare con coerenza che il Signore è l’unico vero bene. Don Tonino ci richiama a non teorizzare la vicinanza ai poveri, ma a stare loro vicino, come ha fatto Gesù, che per noi, da ricco che era, si è fatto povero (cfr 2 Cor 8,9). Don Tonino sentiva il bisogno di imitarlo, coinvolgendosi in prima persona, fino a spossessarsi di sé. Non lo disturbavano le richieste, lo feriva l’indifferenza. Non temeva la mancanza di denaro, ma si preoccupava per l’incertezza del lavoro, problema oggi ancora tanto attuale. Non perdeva occasione per affermare che al primo posto sta il lavoratore con la sua dignità, non il profitto con la sua avidità. Non stava con le mani in mano: agiva localmente per seminare pace globalmente, nella convinzione che il miglior modo per prevenire la violenza e ogni genere di guerre è prendersi cura dei bisognosi e promuovere la giustizia. Infatti, se la guerra genera povertà, anche la povertà genera guerra2. La pace, perciò, si costruisce a cominciare dalle case, dalle strade, dalle botteghe, là dove artigianalmente si plasma la comunione. Diceva, speranzoso, don Tonino: «Dall’officina, come un giorno dalla bottega di Nazareth, uscirà il verbo di pace che instraderà l’umanità, assetata di giustizia, per nuovi destini»3. Cari fratelli e sorelle, questa vocazione di pace appartiene alla vostra terra, a questa meravigliosa terra di frontiera – finis-terrae – che Don Tonino chiamava “terra-finestra”, perché dal Sud dell’Italia si spalanca ai tanti Sud del mondo, dove «i più poveri sono sempre più numerosi mentre i ricchi diventano sempre più ricchi e sempre di meno»4. Siete una «finestra aperta, da cui osservare tutte le povertà che incombono sulla storia»5, ma siete soprattutto una finestra di speranza perché il Mediterraneo, storico bacino di civiltà, non sia mai un arco di guerra teso, ma un’arca di pace accogliente6. 2 Cfr S. Giovanni Paolo II, «Se cerchi la pace, va’ incontro ai poveri», Messaggio per la Giornata mondiale della Pace, 1° gennaio 1993. 3 La terra dei miei sogni, 32. 4 «Il pentalogo della speranza», Scritti vari, interviste aggiunte, 2007, 252. 5 «La speranza a caro prezzo», Scritti di pace, 1997, 348. 6 Cfr «La profezia oltre la mafia», ivi, 280.


MAGISTERO PONTIFICIO Don Tonino è uomo della sua terra, perché in questa terra è maturato il suo sacerdozio. Qui è sbocciata la sua vocazione, che amava chiamare evocazione: evocazione di quanto follemente Dio predilige, ad una ad una, le nostre fragili vite; eco della sua voce d’amore che ci parla ogni giorno; chiamata ad andare sempre avanti, a sognare con audacia, a decentrare la propria esistenza per metterla al servizio; invito a fidarsi sempre di Dio, l’unico capace di trasformare la vita in una festa. Ecco, questa è la vocazione secondo don Tonino: una chiamata a diventare non solo fedeli devoti, ma veri e propri innamorati del Signore, con l’ardore del sogno, lo slancio del dono, l’audacia di non fermarsi alle mezze misure. Perché quando il Signore incendia il cuore, non si può spegnere la speranza. Quando il Signore chiede un “sì”, non si può rispondere con un “forse”. Farà bene, non solo ai giovani, ma a tutti noi, a tutti quelli che cercano il senso della vita, ascoltare e riascoltare le parole di don Tonino. In questa terra, Antonio nacque Tonino e divenne don Tonino. Questo nome, semplice e familiare, che leggiamo sulla sua tomba, ci parla ancora. Racconta il suo desiderio di farsi piccolo per essere vicino, di accorciare le distanze, di offrire una mano tesa. Invita all’apertura semplice e genuina del Vangelo. Don Tonino l’ha tanto raccomandata, lasciandola in eredità ai suoi sacerdoti. Diceva: «Amiamo il mondo. Vogliamogli bene. Prendiamolo sotto braccio. Usiamogli misericordia. Non opponiamogli sempre di fronte i rigori della legge se non li abbiamo temperati prima con dosi di tenerezza»7. Sono parole che rivelano il desiderio di una Chiesa per il mondo: non mondana, ma per il mondo. Che il Signore ci dia questa grazia: una Chiesa non mondana, al servizio del mondo. Una Chiesa monda di autoreferenzialità ed «estroversa, protesa, non avviluppata dentro di sé»8; non in attesa di ricevere, ma di prestare pronto soccorso; mai assopita nelle nostalgie del passato, ma accesa d’amore per l’oggi, sull’esempio di Dio, che «ha tanto amato il mondo» (Gv 3,16). 7 8

«Torchio e spirito. Omelia per la Messa crismale 1993», Omelie e scritti quaresimali, 2015, 97. «Sacerdoti per il mondo», Cirenei della gioia, 2004, 26.

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Il nome di “don Tonino” ci dice anche la sua salutare allergia verso i titoli e gli onori, il suo desiderio di privarsi di qualcosa per Gesù che si è spogliato di tutto, il suo coraggio di liberarsi di quel che può ricordare i segni del potere per dare spazio al potere dei segni 9. Don Tonino non lo faceva certo per convenienza o per ricerca di consensi, ma mosso dall’esempio del Signore. Nell’amore per Lui troviamo la forza di dismettere le vesti che intralciano il passo per rivestirci di servizio, per essere «Chiesa del grembiule, unico paramento sacerdotale registrato dal Vangelo»10. Da questa sua amata terra che cosa don Tonino ci potrebbe ancora dire? Questo credente con i piedi per terra e gli occhi al Cielo, e soprattutto con un cuore che collegava Cielo e terra, ha coniato, tra le tante, una parola originale, che tramanda a ciascuno di noi una grande missione. Gli piaceva dire che noi cristiani «dobbiamo essere dei contempl-attivi, con due t, cioè della gente che parte dalla contemplazione e poi lascia sfociare il suo dinamismo, il suo impegno nell’azione»11, della gente che non separa mai preghiera e azione. Caro don Tonino, ci hai messo in guardia dall’immergerci nel vortice delle faccende senza piantarci davanti al tabernacolo, per non illuderci di lavorare invano per il Regno12. E noi ci potremmo chiedere se partiamo dal tabernacolo o da noi stessi. Potresti domandarci anche se, una volta partiti, camminiamo; se, come Maria, Donna del cammino, ci alziamo per raggiungere e servire l’uomo, ogni uomo. Se ce lo chiedessi, dovremmo provare vergogna per i nostri immobilismi e per le nostre continue giustificazioni. Ridestaci allora alla nostra alta vocazione; aiutaci ad essere sempre più una Chiesa contemplattiva, innamorata di Dio e appassionata dell’uomo! Cari fratelli e sorelle, in ogni epoca il Signore mette sul cammino della Chiesa dei testimoni che incarnano il buon annuncio di Pasqua, profeti di speranza per l’avvenire di tutti. Dalla vostra terra Dio ne ha fatto sorgere uno, come dono e profezia per i nostri tempi. E Dio desidera che il suo dono sia accolto, che la sua profezia sia attuata. Non accontentiamoci di annotare bei ricordi, non 9

«Dai poveri verso tutti», ivi, 122 ss. «Configurati a Cristo capo e sacerdote», ivi, 61. 11 Ivi, 55. 12 Cfr «Contempl-attivi nella ferialità quotidiana», Non c’è fedeltà senza rischio, 2000, 124; «Soffrire le cose di Dio e soffrire le cose dell’uomo», Cirenei della gioia, 81-82. 10


MAGISTERO PONTIFICIO lasciamoci imbrigliare da nostalgie passate e neanche da chiacchiere oziose del presente o da paure per il futuro. Imitiamo don Tonino, lasciamoci trasportare dal suo giovane ardore cristiano, sentiamo il suo invito pressante a vivere il Vangelo senza sconti. È un invito forte rivolto a ciascuno di noi e a noi come Chiesa. Davvero ci aiuterà a spandere oggi la fragrante gioia del Vangelo. Francesco Alessano, Piazzale antistante il Cimitero, 20 aprile 2018

Omelia nella S. Messa celebrata al Porto di Molfetta (Molfetta, 20 aprile 2018) Le Letture che abbiamo ascoltato presentano due elementi centrali per la vita cristiana: il Pane e la Parola. Il Pane. Il pane è il cibo essenziale per vivere e Gesù nel Vangelo si offre a noi come Pane di vita, come a dirci: “di me non potete fare a meno”. E usa espressioni forti: “mangiate la mia carne e bevete il mio sangue” (cfr Gv 6,53). Che cosa significa? Che per la nostra vita è essenziale entrare in una relazione vitale, personale con Lui. Carne e sangue. L’Eucaristia è questo: non un bel rito, ma la comunione più intima, più concreta, più sorprendente che si possa immaginare con Dio: una comunione d’amore tanto reale che prende la forma del mangiare. La vita cristiana riparte ogni volta da qui, da questa mensa, dove Dio ci sazia d’amore. Senza di Lui, Pane di vita, ogni sforzo nella Chiesa è vano, come ricordava don Tonino Bello: «Non bastano le opere di carità, se manca la carità delle opere. Se manca l’amore da cui partono le opere, se manca la sorgente, se manca il

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punto di partenza che è l’Eucaristia, ogni impegno pastorale risulta solo una girandola di cose»1. Gesù nel Vangelo aggiunge: «Colui che mangia me vivrà per me» (v. 57). Come a dire: chi si nutre dell’Eucaristia assimila la stessa mentalità del Signore. Egli è Pane spezzato per noi e chi lo riceve diventa a sua volta pane spezzato, che non lievita d’orgoglio, ma si dona agli altri: smette di vivere per sé, per il proprio successo, per avere qualcosa o per diventare qualcuno, ma vive per Gesù e come Gesù, cioè per gli altri. Vivere per è il contrassegno di chi mangia questo Pane, il “marchio di fabbrica” del cristiano. Vivere per. Si potrebbe esporre come avviso fuori da ogni chiesa: “Dopo la Messa non si vive più per sé stessi, ma per gli altri”. Sarebbe bello che in questa diocesi di don Tonino Bello ci fosse questo avviso, alla porta delle chiese, perché sia letto da tutti: “Dopo la Messa non si vive più per sé stessi, ma per gli altri”. Don Tonino ha vissuto così: tra voi è stato un Vescovoservo, un Pastore fattosi popolo, che davanti al Tabernacolo imparava a farsi mangiare dalla gente. Sognava una Chiesa affamata di Gesù e intollerante ad ogni mondanità, una Chiesa che «sa scorgere il corpo di Cristo nei tabernacoli scomodi della miseria, della sofferenza, della solitudine»2. Perché, diceva, «l’Eucaristia non sopporta la sedentarietà» e senza alzarsi da tavola resta «un sacramento incompiuto»3. Possiamo chiederci: in me, questo Sacramento si realizza? Più concretamente: mi piace solo essere servito a tavola dal Signore o mi alzo per servire come il Signore? Dono nella vita quello che ricevo a Messa? E come Chiesa potremmo domandarci: dopo tante Comunioni, siamo diventati gente di comunione? Il Pane di vita, il Pane spezzato è infatti anche Pane di pace. Don Tonino sosteneva che «la pace non viene quando uno si prende solo il suo pane e va a mangiarselo per conto suo. […] La pace è qualche cosa di più: è convivialità». È «mangiare il pane insieme con gli altri, senza separarsi, mettersi a tavola tra persone diverse», dove «l’altro è un volto da scoprire, da contemplare, da accarezzare»4. Perché i conflitti e tutte le guerre «trovano la loro radice nella dissolvenza dei volti»5. E noi, che condividiamo questo Pane di unità e di pace, 1

«Configurati a Cristo capo e sacerdote», Cirenei della gioia, 2004, 54-55. «Sono credibili le nostre Eucarestie?», Articoli, corrispondenze, lettere, 2003, 236. 3 «Servi nella Chiesa per il mondo», ivi, 103-104. 4 «La non violenza in una società violenta», Scritti di pace, 1997, 66-67. 5 «La pace come ricerca del volto», Omelie e scritti quaresimali, 1994, 317. 2


MAGISTERO PONTIFICIO siamo chiamati ad amare ogni volto, a ricucire ogni strappo; ad essere, sempre e dovunque, costruttori di pace. Insieme col Pane, la Parola. Il Vangelo riporta aspre discussioni attorno alle parole di Gesù: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?» (v. 52). C’è un’aria di disfattismo in queste parole. Tante nostre parole assomigliano a queste: come può il Vangelo risolvere i problemi del mondo? A che serve fare del bene in mezzo a tanto male? E così cadiamo nell’errore di quella gente, paralizzata dal discutere sulle parole di Gesù, anziché pronta ad accogliere il cambiamento di vita chiesto da Lui. Non capivano che la Parola di Gesù è per camminare nella vita, non per sedersi a parlare di ciò che va o non va. Don Tonino, proprio nel tempo di Pasqua, augurava di accogliere questa novità di vita, passando finalmente dalle parole ai fatti. Perciò esortava accoratamente chi non aveva il coraggio di cambiare: «Gli specialisti della perplessità. I Contabili pedanti dei pro e dei contro. I Calcolatori guardinghi fino allo spasimo prima di muoversi»6. A Gesù non si risponde secondo i calcoli e le convenienze del momento; gli si risponde col “sì” di tutta la vita. Egli non cerca le nostre riflessioni, ma la nostra conversione. Punta al cuore. È la stessa Parola di Dio a suggerirlo. Nella prima Lettura, Gesù risorto si rivolge a Saulo e non gli propone sottili ragionamenti, ma gli chiede di mettere in gioco la vita. Gli dice: «Alzati ed entra nella città e ti sarà detto ciò che devi fare» (At 9,6). Anzitutto: «Alzati». La prima cosa da evitare è rimanere a terra, subire la vita, restare attanagliati dalla paura. Quante volte don Tonino ripeteva: “In piedi!”, perché «davanti al Risorto non è lecito stare se non in piedi»7. Rialzarsi sempre, guardare in alto, perché l’apostolo di Gesù non può vivacchiare di piccole soddisfazioni. Il Signore poi dice a Saulo: «Entra in città». Anche a ciascuno di noi dice: “Va’, non rimanere chiuso nei tuoi spazi rassicuranti, rischia!”. “Rischia!”. La vita cristiana va investita per Gesù e spesa per gli altri. Dopo aver incontrato il Risorto non si può attendere, non si può 6 7

«Lievito vecchio e pasta nuova», Vegliare nella notte, 1995, 91. Ultimo saluto al termine della Messa crismale, 8 aprile 1993.

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rimandare; bisogna andare, uscire, nonostante tutti i problemi e le incertezze. Vediamo ad esempio Saulo che, dopo aver parlato con Gesù, sebbene cieco, si alza e va in città. Vediamo Anania che, sebbene pauroso e titubante, dice: «Eccomi, Signore!» (v. 10) e subito va da Saulo. Siamo chiamati tutti, in qualsiasi situazione ci troviamo, a essere portatori di speranza pasquale, “cirenei della gioia”, come diceva don Tonino; servitori del mondo, ma da risorti, non da impiegati. Senza mai contristarci, senza mai rassegnarci. È bello essere “corrieri di speranza”, distributori semplici e gioiosi dell’alleluia pasquale. Infine Gesù dice a Saulo: «Ti sarà detto ciò che devi fare». Saulo, uomo deciso e affermato, tace e va, docile alla Parola di Gesù. Accetta di obbedire, diventa paziente, capisce che la sua vita non dipende più da lui. Impara l’umiltà. Perché umile non vuol dire timido o dimesso, ma docile a Dio e vuoto di sé. Allora anche le umiliazioni, come quella provata da Saulo per terra sulla via di Damasco, diventano provvidenziali, perché spogliano della presunzione e permettono a Dio di rialzarci. E la Parola di Dio fa così: libera, rialza, fa andare avanti, umili e coraggiosi al tempo stesso. Non fa di noi dei protagonisti affermati e campioni della propria bravura, no, ma dei testimoni genuini di Gesù, morto e risorto, nel mondo. Pane e Parola. Cari fratelli e sorelle, ad ogni Messa ci nutriamo del Pane di vita e della Parola che salva: viviamo ciò che celebriamo! Così, come don Tonino, saremo sorgenti di speranza, di gioia e di pace. Francesco Porto di Molfetta, venerdì 20 aprile 2018 158


D OCUMENTI

DELLA

C HIESA U NIVERSALE

MAGISTERO PONTIFICIO Discorso di apertura dei lavori della 71ma Assemblea generale della Conferenza Episcopale italiana

Cari fratelli, buonasera! Grazie tante della vostra presenza per inaugurare questa giornata di Maria Madre della Chiesa. Noi diciamo dal nostro cuore, tutti insieme: Monstra te esse matrem. Sempre: Monstra te esse matrem. È la preghiera: “Facci sentire che sei la madre”, che non siamo soli, che Tu ci accompagni come madre. È la maternità della Chiesa, della Santa Madre Chiesa gerarchica, che è qui radunata… Ma che sia madre. “Santa Madre Chiesa gerarchica”, così piaceva dire a sant’Ignazio [di Loyola]. Che Maria, Madre nostra, ci aiuti affinché la Chiesa sia madre. E – seguendo l’ispirazione dei Padri – che anche la nostra anima sia madre. Le tre donne: Maria, la Chiesa e l’anima nostra. Tutte e tre madri. Che la Chiesa sia Madre, che la nostra anima sia Madre. Vi ringrazio per questo incontro che vorrei fosse un momento di dialogo e di riflessione. Ho pensato, dopo avervi ringraziato per tutto il lavoro che fate – è abbastanza! –, di condividere con voi tre mie preoccupazioni, ma non per “bastonarvi”, no, ma per dire che mi preoccupano queste cose, e voi vedete… E per dare a voi la parola così che mi rivolgiate tutte le domande, le ansie, le critiche – non è peccato criticare il Papa qui! Non è peccato, si può fare – e le ispirazioni che portate nel cuore. La prima cosa che mi preoccupa è la crisi delle vocazioni. È la nostra

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paternità quella che è in gioco qui! Di questa preoccupazione, anzi, di questa emorragia di vocazioni, ho parlato alla Plenaria della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica, spiegando che si tratta del frutto avvelenato della cultura del provvisorio, del relativismo e della dittatura del denaro, che allontanano i giovani dalla vita consacrata; accanto, certamente, alla tragica diminuzione delle nascite, questo “inverno demografico”; nonché agli scandali e alla testimonianza tiepida. Quanti seminari, chiese e monasteri e conventi saranno chiusi nei prossimi anni per la mancanza di vocazioni? Dio lo sa. È triste vedere questa terra, che è stata per lunghi secoli fertile e generosa nel donare missionari, suore, sacerdoti pieni di zelo apostolico, insieme al vecchio continente entrare in una sterilità vocazionale senza cercare rimedi efficaci. Io credo che li cerca, ma non riusciamo a trovarli! Propongo ad esempio – perché dobbiamo incominciare con le cose pratiche, quelle che sono nelle nostre mani –, una più concreta e generosa condivisione fidei donum tra le diocesi italiane, che certamente arricchirebbe tutte le diocesi che donano e quelle che ricevono, rafforzando nei cuori del clero e dei fedeli il sensus ecclesiae e il sensus fidei. Voi vedete, se potete… Fare uno scambio di [sacerdoti] fidei donum da una diocesi a un’altra. Penso a qualche diocesi del Piemonte: c’è un’aridità grande… E penso alla Puglia, dove c’è una sovrabbondanza… Pensate, una creatività bella: un sistema fidei donum dentro l’Italia. Qualcuno sorride… Ma vediamo se siete capaci di fare questo. Seconda preoccupazione: povertà evangelica e trasparenza. Per me, sempre – perché l’ho imparato come gesuita nella costituzione – la povertà è “madre” ed è “muro” della vita apostolica. È madre perché la fa nascere, e muro perché la protegge. Senza povertà non c’è zelo apostolico, non c’è vita di servizio agli altri… È una preoccupazione che riguarda il denaro e la trasparenza. In realtà, chi crede non può parlare di povertà e vivere come un faraone. A volte si vedono queste cose… È una contro-testimonianza parlare di povertà e condurre una vita di lusso; ed è molto scandaloso trattare il denaro senza trasparenza o gestire i beni della Chiesa come fossero beni personali. Voi conoscete gli scandali finanziari che ci sono stati in alcune diocesi… Per favore, a me fa molto male sentire che un ecclesiastico si è fatto manipolare mettendosi in situazioni che superano le sue


MAGISTERO PONTIFICIO capacità o, peggio ancora, gestendo in maniera disonesta “gli spiccioli della vedova”. Noi abbiamo il dovere di gestire con esemplarità, attraverso regole chiare e comuni, ciò per cui un giorno daremo conto al padrone della vigna. Penso a uno di voi, per esempio – lo conosco bene – che mai, mai invita a cena o a pranzo con i soldi della diocesi: paga di tasca sua, sennò non invita. Piccoli gesti, come proposito fatto negli esercizi spirituali. Noi abbiamo il dovere di gestire con esemplarità attraverso regole chiare e comuni ciò per cui un giorno daremo conto al padrone della vigna. Sono consapevole – questo voglio dirlo – e riconoscente che nella CEI si è fatto molto negli ultimi anni soprattutto, sulla via della povertà e della trasparenza. Un bel lavoro di trasparenza. Ma si deve fare ancora un po’ di più su alcune cose, ma poi ne parlerò. E la terza preoccupazione è la riduzione e accorpamento delle diocesi. L’anno scorso stavamo per accorparne una, ma sono venuti quelli della diocesi e dicevano: “È piccolina la diocesi... Padre, perché fa questo? L’università è andata via; hanno chiuso una scuola; adesso non c’è il sindaco, c’è un delegato; e adesso anche voi…”. E uno sente questo dolore e dice: “Che rimanga il vescovo, perché soffrono”. Ma credo che ci siano delle diocesi che si possono accorpare. Questa questione l’ho già sollevata il 23 maggio del 2013, ossia la riduzione delle diocesi italiane. Si tratta certamente di un’esigenza pastorale, studiata ed esaminata più volte – voi lo sapete – già prima del Concordato del ’29. Infatti Paolo VI nel ’64, parlando il 14 aprile all’Assemblea dei vescovi, parlò di “eccessivo numero delle diocesi”; e successivamente, il 23 giugno del ’66, tornò ancora sull’argomento incontrando l’Assemblea della CEI dicendo: «Sarà quindi necessario ritoccare i confini di alcune diocesi, ma più che altro si dovrà procedere alla fusione di non poche diocesi, in modo che la circoscrizione risultante abbia un’estensione territoriale, una consistenza demografica, una dotazione di clero e di opere idonee a sostenere un’organizzazione diocesana veramente funzionale e a sviluppare un’attività pastorale efficace ed unitaria». Fin qui Paolo VI. Anche la Congregazione per i Vescovi nel 2016 – ma io ne ho parlato nel ’13 – ha chiesto alle Conferenze episcopali regionali di inviare il

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loro parere circa un progetto di riordino delle diocesi alla Segreteria generale della CEI. Quindi stiamo parlando di un argomento datato e attuale, trascinato per troppo tempo, e credo sia giunta l’ora di concluderlo al più presto. È facile farlo, è facile… Forse ci sono un caso o due che non si possono fare adesso per quello che ho detto prima – perché è una terra abbandonata –, ma si può fare qualcosa. Queste sono le mie tre preoccupazioni che ho voluto condividere con voi come spunti di riflessione. Ora lascio a voi la parola e vi ringrazio per la parresia. Grazie tante. Francesco Roma, Aula nuova del Sinodo, 21 maggio 2018

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D OCUMENTI

DELLA

C HIESA U NIVERSALE

MAGISTERO PONTIFICIO Comunicato della Sala Stampa della Santa Sede sull’Incontro ecumenico di preghiera del 7 luglio 2018

«Il prossimo 7 luglio il Santo Padre si recherà a Bari, finestra sull’Oriente che custodisce le Reliquie di San Nicola, per una giornata di riflessione e preghiera sulla situazione drammatica del Medio Oriente che affligge tanti fratelli e sorelle nella fede. A tale incontro ecumenico per la pace Egli intende invitare i Capi di Chiese e Comunità cristiane di quella regione. Fin da ora Papa Francesco esorta a preparare questo evento con la preghiera». L’incontro, ha precisato il portavoce vaticano Greg Burke in risposta alle domande dei giornalisti, si svolgerà nella basilica di San Nicola.

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D OCUMENTI

DELLA

C HIESA I TALIANA

CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA 71a Assemblea generale

Comunicato finale dei lavori (Roma, 21-24 maggio 2018)

Un incontro prolungato di riflessione e dialogo tra il Santo Padre e i Vescovi ha aperto la 71ª Assemblea Generale della Conferenza Episcopale Italiana, riunita nell’Aula del Sinodo della Città del Vaticano da lunedì 21 a giovedì 24 maggio 2018, sotto la guida del cardinale Presidente, Gualtiero Bassetti, arcivescovo di PerugiaCittà della Pieve. L’intervento con cui quest’ultimo ha introdotto i lavori ha offerto ai Pastori spunti per il confronto e l’approfondimento sulla situazione del Paese, nella volontà di rilanciare l’apporto della dottrina sociale della Chiesa, quale strumento formativo per un autentico servizio al bene comune. Il tema principale dell’Assemblea ruotava attorno alla questione: quale presenza ecclesiale nell’attuale contesto comunicativo. I contenuti, affidati a una relazione centrale, sono stati approfonditi nei gruppi di lavoro – che hanno sottolineato l’importanza di percorsi educativi e formativi per abitare da credenti questo tempo – e condivisi nella restituzione e nel dibattito conclusivo. Nel corso dei lavori assembleari si è fatto il punto sui contenuti e le iniziative della Chiesa italiana nel cammino verso la XV Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi, dedicato a “I giovani, la fede

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e il discernimento vocazionale” (Roma, 3–28 ottobre 2018). Sono stati eletti i rappresentanti della CEI, chiamati a prendervi parte. L’Assemblea generale ha approvato un aggiornamento del Decreto generale “Disposizioni per la tutela del diritto alla buona fama e alla riservatezza”. Tale aggiornamento ha ottenuto la necessaria recognitio della Santa Sede. Si è dato spazio ad alcuni adempimenti di carattere amministrativo: l’approvazione del bilancio consuntivo della CEI per l’anno 2017; l’approvazione della ripartizione e dell’assegnazione delle somme derivanti dall’otto per mille per l’anno 2018; la presentazione del bilancio consuntivo, relativo al 2017, dell’Istituto Centrale per il sostentamento del clero. Sono state aggiornate le Disposizioni concernenti la concessione di contributi finanziari della CEI per i beni culturali ecclesiastici e l’edilizia di culto. L’Assemblea ha eletto i presidenti della Commissione episcopale per la dottrina della fede, l’annuncio e la catechesi e della Commissione episcopale per la cultura e le comunicazioni sociali. Distinte comunicazioni hanno riguardato la verifica e le prospettive del Progetto Policoro; un aggiornamento circa la riforma del regime amministrativo dei Tribunali ecclesiastici in materia matrimoniale; la situazione dei media CEI; la Giornata per la carità del Papa (24 giugno 2018) e la Giornata missionaria mondiale (21 ottobre 2018). È stato presentato il calendario delle attività della CEI per il prossimo anno pastorale. Hanno preso parte ai lavori 233 membri, 39 vescovi emeriti, il Nunzio Apostolico in Italia – mons. Emil Paul Tscherrig –, 22 delegati di Conferenze episcopali estere, 24 rappresentanti di religiosi, consacrati e della Consulta nazionale per le aggregazioni laicali. Tra i momenti significativi vi è stata la concelebrazione eucaristica, presieduta dal card. Gualtiero Bassetti, nella Basilica di San Pietro.

A tu per tu con il Successore di Pietro Tre preoccupazioni Papa Francesco ha condiviso ai vescovi nell’intervento con cui ha aperto i lavori della 71ª Assemblea generale. Innanzitutto, quella per la crisi delle vocazioni. Al riguardo, il Papa


CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA ha parlato di «emorragia», riconducendola al «frutto avvelenato» della cultura del provvisorio, del relativismo e della dittatura del denaro, oltre che alla diminuzione delle nascite, agli scandali e alla tiepidezza della testimonianza. Ha, quindi, suggerito «una più concreta e generosa condivisione fidei donum tra le diocesi italiane». Una seconda preoccupazione concerne la gestione dei beni della Chiesa. Dopo aver riconosciuto che «nella CEI si è fatto molto negli ultimi anni sulla via della povertà e della trasparenza», ha riaffermato il dovere di una testimonianza esemplare anche in questo ambito. Infine, una terza preoccupazione è relativa alla questione della riduzione delle diocesi italiane, «argomento datato e attuale». Su questo argomento, come sui molti sollevati dalle domande dei vescovi, il confronto con il Santo Padre è proseguito a porte chiuse per un paio d’ore.

Fedeltà al territorio e respiro europeo Negli interventi dei vescovi – seguiti all’Introduzione ai lavori, offerta dal cardinale Presidente – ha preso volto un Paese segnato da pesanti difficoltà. Sono frutto della crisi economica decennale – con la mancanza di sicurezza lavorativa e mala-occupazione – e di un clima di smarrimento culturale e morale, che mina la coscienza e l’impegno solidale. Non si fatica a rinvenirne traccia nel sentimento d’indifferenza per le sorti altrui e nelle tensioni che incidono sulla qualità della proposta politica e sulla stessa tenuta sociale. Al riguardo, i vescovi hanno sottolineato che la debolezza della partecipazione politica dei cattolici è espressione anche di una comunità cristiana poco consapevole della ricchezza della Dottrina sociale e, quindi, poco attiva nell’impegno pre-politico. Di qui la volontà di una conversione culturale – sulla scia dell’esperienza delle Settimane sociali – che sappia dare continuità alla storia del cattolicesimo politico italiano, testimoniata da figure alte per intelligenza e dedizione. In particolare, è stata ricordata l’attualità del beato Giuseppe Toniolo che – in un’analoga situazione socio-politica –

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seppe farsi promotore di cultura cristiana, di un’etica economica rispettosa della persona, della famiglia e dei corpi sociali intermedi. Con la disponibilità a riscoprire e “abitare” un patrimonio di documenti che testimoniano la particolare sensibilità della Chiesa italiana per l’aspetto politico dell’evangelizzazione, i vescovi si sono impegnati ad aiutare quanti sentono che la loro fede, senza il servizio al bene comune, non è piena. La ricostruzione – è stato evidenziato – parte da un’attenzione a quanti, a livello locale, con onestà e competenza amministrano la cosa pubblica, senza smarrire uno sguardo ampio e una cornice europea. A tale duplice fedeltà i Pastori hanno richiamato anche i protagonisti dell’attuale stagione politica, ricordando loro che per guidare davvero il Paese è necessario conoscerlo da vicino e rispettarne la storia, la tradizione e l’identità. Anche la proposta, presentata dal cardinale Presidente, di un incontro di riflessione e spiritualità per la pace nel Mediterraneo, è stata condivisa in maniera convinta dall’Assemblea generale. Nelle parole dei vescovi è emersa la preoccupazione per tante situazioni di instabilità politica e di criticità dal punto di vista umanitario, a fronte delle quali come Chiesa si avverte l’importanza di porre segni che alimentino la riconciliazione e il dialogo. È stata espressa la volontà di costituire a breve un Comitato operativo, che valorizzi quanto già in essere e consideri con attenzione l’incontro che Papa Francesco vivrà a Bari il prossimo 7 luglio.

Da credenti nel continente digitale 168

Di fronte allo scenario creato dai new media l’atteggiamento espresso dai vescovi è di simpatia critica, intuendone sia i rischi che le opportunità. Approfondendo i contenuti della relazione principale – “Quale presenza ecclesiale nell’attuale contesto comunicativo”, affidata al prof. Pier Cesare Rivoltella – e nella consapevolezza di quanto la comunicazione interpelli la pastorale ordinaria, i gruppi di studio sono stati animati dall’esigenza educativa, nell’intento di verificare come sia possibile articolare la comunicazione della e nella Chiesa ricavandone spunti per la riflessione teologica, l’attitudine educati-


CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA va e la progettazione pastorale. I Pastori hanno evidenziato come non si debba pensare che il problema della comunicazione del Vangelo nell’odierna società sia rappresentato dal mezzo, dal linguaggio o dalla capacità di utilizzo delle più moderne tecnologie, perdendo di vista l’essenziale, cioè l’esperienza evangelica. C’è bisogno di ascolto – è stato sottolineato – come condizione permanente; c’è bisogno di raccontare la vita, le storie delle persone attraverso le quali passa il messaggio: oggi più di ieri è il tempo dei testimoni. Sicuramente nella missione della Chiesa, che resta nel tempo immutata nel suo nucleo di fedeltà al Vangelo, è necessario comprendere come colmare il divario tra l’accelerazione della tecnologia e la capacità di afferrarne il senso profondo: le forme della liturgia, della catechesi e più ingenerale della pedagogia della fede si trovano oggi di fronte a una dimensione antropologica nuova e, pertanto, presuppongono un’adeguata inculturazione della fede. Tra le proposte emerse, l’investimento in una formazione progressiva, sostenuta con la realizzazione di contenuti digitali di qualità e materiale didattico. Un’ipotesi percorribile concerne l’opportunità di valorizzare, integrandolo saggiamente, il Direttorio “Comunicazione e missione”. Il cinema e il teatro, le sale di comunità, sono considerate come veicolo di cultura e di possibile formazione. È stato anche suggerito di potenziare i servizi di collegamento e condivisione tra le parrocchie e le diocesi, creando gradualmente le condizioni per una nuova cultura della comunicazione nel servizio pastorale. Un’opportunità in tal senso potrà essere rappresentata dalla collaborazione tra gli Uffici della CEI e l’Università Cattolica nell’ambito della formazione. In questa direzione alcune iniziative sono già in atto e altre sono in fase di progettazione per una sensibilizzazione delle comunità sul tema dell’educazione digitale. In sintesi, dai vescovi è emersa la necessità e la fiducia di saper individuare in questo contesto nuove prospettive per essere comunità cristiana viva e attrattiva.

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Con il Vangelo sul passo dei giovani L’Assemblea generale ha fatto il punto sul cammino della Chiesa italiana verso il Sinodo dei vescovi, che si terrà a Roma in ottobre, dedicato a “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”. Nel confermare la centralità dell’impegno educativo, i Pastori avvertono la responsabilità di testimoniare ai giovani ragioni di vita, coinvolgendoli nell’esperienza cristiana; di curare legami ed affetti, qualificandoli con l’appartenenza ecclesiale; di favorire la crescita e la maturazione dei ragazzi aiutandoli a scoprire la ricchezza del servizio agli altri. In particolare, sulla scorta del Documento preparatorio e del Questionario, l’anno 2017 ha visto le diocesi promuovere un discernimento pastorale, relativo alle pratiche educative presenti nel tessuto ecclesiale. Una seconda tappa si è focalizzata maggiormente sull’ascolto delle nuove generazioni, anche attraverso un portale dedicato (www.velodicoio.it). A tale attenzione ha dato un contributo essenziale la riunione presinodale, convocata a Roma dal Santo Padre nei giorni precedenti la Domenica delle Palme di quest’anno. Mentre a giugno è atteso l’Instrumentum laboris, 183 diocesi hanno accolto la proposta del Servizio nazionale per la pastorale giovanile di organizzare pellegrinaggi a piedi, lungo itinerari che valorizzano la tradizione e la spiritualità locale. L’esperienza culminerà a Roma nell’incontro con Papa Francesco e i rispettivi Pastori (11–12 agosto 2018). L’Assemblea generale ha eletto quattro vescovi membri effettivi e due vescovi membri supplenti in qualità di suoi rappresentanti alla XV Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi (Roma, 3– 28 ottobre 2018). 170 Adempimenti di carattere giuridico-amministrativo L’Assemblea generale ha approvato un aggiornamento del Decreto generale “Disposizioni per la tutela del diritto alla buona fama e alla riservatezza”, risalente al 1999. Il passaggio era necessario per rendere tale testo conforme – nel rispetto dell’autonomia della Chiesa e della peculiare natura dei suoi enti e delle sue attività – al


CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA Regolamento dell’Unione europea in materia di protezione dei dati personali, che diventa applicabile in tutti i Paesi membri a partire dal 25 maggio di quest’anno. L’aggiornamento votato ha prontamente ottenuto la necessaria recognitio della Santa Sede. Come ogni anno, i Vescovi hanno provveduto ad alcuni adempimenti di carattere giuridico-amministrativo: – l’approvazione del bilancio consuntivo della CEI per l’anno 2017; – l’approvazione della ripartizione dell’assegnazione delle somme derivanti dall’otto per mille per l’anno 2018; – la presentazione del bilancio consuntivo dell’Istituto Centrale per il sostentamento del clero, relativo al 2017. Sono state aggiornate le nuove Disposizioni concernenti la concessione di contributi finanziari della CEI per i beni culturali ecclesiastici e l’edilizia di culto, che mirano a disciplinare in modo uniforme i contributi finanziari concessi dalla CEI per la tutela dei beni culturali ecclesiastici, gli interventi sugli edifici esistenti e la nuova edilizia di culto.

Comunicazioni e informazioni Una prima comunicazione si è concentrata sul Progetto Policoro, rispetto al quale il Consiglio Permanente nei mesi scorsi ha avviato una verifica per individuare le prospettive con cui proseguirlo. Tra gli elementi positivi sono emersi: la possibilità, con tale strumento, di raggiungere giovani spesso “lontani” con il volto di una Chiesa attenta ai bisogni reali e coinvolta nelle storie di vita; la qualità del livello formativo; la generatività – sulla scorta anche del mandato della Settimana sociale di Cagliari – attraverso l’accompagnamento alla creazione di impresa e la nascita di gesti concreti. Un’altra comunicazione ha riguardato i media della Conferenza Episcopale Italiana, che quest’anno celebrano anniversari significativi: i cinquant’anni di “Avvenire”, i trenta dell’Agenzia SIR, i venti di Tv2000 e del Circuito radiofonico InBlu. Come sottolineava il cardinale Presidente nell’udienza che all’inizio di maggio Papa

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Francesco ha concesso alla famiglia di “Avvenire”, «in un momento di repentine trasformazioni, queste tappe sono un richiamo a far sempre più nostre le indicazioni del Santo Padre a ricercare e promuovere una maggiore sinergia tra i nostri media, per una presenza qualificata e significativa, capace di informare e di formare». Di questa volontà è segno il nuovo portale www.ceinews.it, online dallo scorso 10 maggio. Promosso e realizzato dall’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali – con il supporto del Servizio Informatico – oltre a produrre alcuni contenuti mirati, fa soprattutto sistema di quelli prodotti dalle testate della CEI. Il portale nasce soprattutto per rispondere all’esigenza di approfondire la posizione della Chiesa italiana su tematiche legate al dibattito pubblico, quali la vita, la famiglia, il lavoro. L’obiettivo è quello di partire dalla notizia per andare oltre la notizia e offrire percorsi di senso, aggregando contenuti in base a una linea editoriale. All’Assemblea è stato fornito un aggiornamento circa la riforma del regime amministrativo dei Tribunali ecclesiastici in materia matrimoniale. Un’informazione ha riguardato la Giornata per la carità del Papa, che si celebra domenica 24 giugno 2018, quale segno concreto di partecipazione alla sollecitudine del Vescovo di Roma a fronte di molteplici forme di povertà. I dati relativi alla raccolta italiana relativa al 2017 ammontano a euro 2.303.925,26 – comprensivi di euro 371,300,04 presentati dalla CEI come offerta per l’Ucraina – a cui vanno ad aggiungersi i contributi devoluti ai sensi del can. 271 del Codice di Diritto Canonico: si tratta di euro 4.020.300,00 (4 milioni dalla CEI e 20.300,00 dall’Arcidiocesi di Genova). I media ecclesiali – dalle testate della CEI ai settimanali diocesani associati alla FISC – sosterranno con impegno l’iniziativa. Il quotidiano “Avvenire”, in particolare, vi devolverà anche il ricavato delle vendite di quella giornata. Domenica 21 ottobre 2018 si celebra la Giornata missionaria mondiale. Nella comunicazione offerta all’Assemblea generale, si sottolinea come sia il momento in cui ogni Chiesa particolare rinnova la consapevolezza del proprio impegno nei confronti dell’evangelizzazione universale. Ne è parte anche l’adesione alla Colletta – da chiedere a tutte le parrocchie – quale manifestazione di concreta solidarietà nei confronti delle Chiese di missione, attraverso la partecipazione al Fondo universale di solidarietà delle Pontificie Opere Missionarie. Lo scorso ottobre la somma raccolta è stata di 6.281.436,50 euro.


CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA All’Assemblea generale è stato, infine, presentato il calendario delle attività della CEI per l’anno pastorale 2018-2019. Nomine Nel corso dei lavori l’Assemblea generale ha provveduto alle seguenti nomine: – Presidente della Commissione episcopale per la dottrina della fede, l’annuncio e la catechesi: S.E. mons. Erio CASTELLUCCI, arcivescovo abate di Modena-Nonantola. – Presidente della Commissione episcopale per la cultura e le comunicazioni sociali: S.E. mons. Domenico POMPILI, vescovo di Rieti. Il Consiglio Episcopale Permanente, nella sessione straordinaria del 23 maggio, ha provveduto alle seguenti nomine: – Presidente del Comitato per gli interventi caritativi a favore dei Paesi del Terzo Mondo: S.E. mons. Alfonso BADINI CONFALONIERI, vescovo di Susa. – Presidente del Comitato per la promozione del sostegno economico alla Chiesa Cattolica: S.E. mons. Donato NEGRO, vescovo di Otranto. – Direttore dell’Ufficio nazionale per la cooperazione missionaria tra le Chiese: don Valentino SGUOTTI (Padova). – Assistente Ecclesiastico Centrale dell’Azione Cattolica Ragazzi (ACR): don Marco GHIAZZA (Torino). – Presidente nazionale maschile della Federazione Universitaria Cattolica Italiana (FUCI): Pietro GIORCELLI (Massa CarraraPontremoli). – Assistente Ecclesiastico Nazionale del Movimento Apostolico Ciechi (MAC): don Alfonso GIORGIO (Bari-Bitonto). Inoltre la Presidenza, nella riunione del 21 maggio, ha proceduto alla nomina di un membro del Consiglio nazionale della scuola cattolica: cav. Michele DIMIDDIO, segretario nazionale AGESC. Roma, 24 maggio 2018

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CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA Nomine

Prot. n. 491/2018 Il Consiglio Episcopale Permanente – SU PROPOSTA del Consiglio Nazionale del Movimento Apostolico Ciechi (MAC) con lettera dell’8 maggio 2018; – VISTO il nulla osta di S.E. Mons. Francesco Cacucci, Arcivescovo di Bari-Bitonto; – A NORMA dell’art. 12 dello statuto del Movimento Apostolico Ciechi; – A NORMA dell’art. 23, lett. o) dello statuto della Conferenza Episcopale Italiana, nella sessione del 23 maggio 2018 ha nominato il Reverendo don Alfonso Giorgio dell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto Assistente Ecclesiastico Nazionale del Movimento Apostolico Ciechi (MAC), per un ulteriore quadriennio. Roma, 13 luglio 2018 Gualtiero card. Bassetti Presidente

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Il Santo Padre conferma per altri due anni l’Arcivescovo S.E. Mons. Francesco Cacucci nella cura pastorale della Chiesa locale di Bari-Bitonto

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A seguito della rinuncia al governo dell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto, presentata da S.E. Mons. Francesco Cacucci, a motivo del compimento dei 75 anni di età, in conformità al can. 401 §1 del Codice di Diritto Canonico, il Santo Padre ha ritenuto di confermare per altri due anni il nostro Arcivescovo nella cura pastorale della Chiesa locale.


La Comunità diocesana, grata a Papa Francesco per la decisione assunta, invoca sul proprio Pastore abbondanti doni dello Spirito affinché continui il Suo servizio nel nome del Signore. La Vergine Odegitria e i Santi Patroni Nicola e Sabino, la Beata Elia di S. Clemente accompagnino la Chiesa di Bari-Bitonto nel cammino verso l’Incontro ecumenico del prossimo 7 luglio. Bari, 18 maggio 2018

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MAGISTERO E ATTI DELL’ARCIVESCOVO Peccato e misericordia nella vita del sacerdote*

Potrei riformulare così il titolo della conversazione: come “soprannaturalizzare” le nostre confessioni? Quelle che viviamo, come sacerdoti, accostandoci al sacramento, e quelle che “amministriamo”? Anche noi abbiamo la tentazione di confessarci per liberarci da un senso di colpa, per riacquistare la pace o per fedeltà a un impegno sacerdotale. Anche per noi è più immediato sentire il peccato come colpa da un punto di vista psicologico, morale, piuttosto che da quello teologico. La colpa da un punto di vista morale è imperfezione, disarmonia. Anche il disagio psicologico è un monito. È necessario trascendere i limiti di questo disagio per elevarci al piano della fede. La radice della misericordia consiste nel fissare lo sguardo in Dio. Uno dei più profondi teologi della misericordia, san Gregorio di Narek (fine del X secolo), un padre della Chiesa armena, la cui statua in bronzo è stata benedetta recentemente da Papa Francesco nei giardini vaticani, nota che la misericordia è quella dimensione di Dio che non lo fa rimanere distante dalla tragedia che separa l’uomo da Lui. Questo ponte che Dio getta verso l’uomo non è una dottrina, non è un esercizio per migliorare la condizione dell’uomo, ma è lo stesso Unigenito Figlio che il Padre manda perché si incarni e diventi uomo. *

Catechesi all’Incontro dei Missionari della Misericordia promosso dal Pontificio Consiglio per la promozione della Nuova Evangelizzazione (Roma, chiesa dell’Istituto “Figlie di Sant’Anna”, 9 aprile 2018).

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Questo mistero trascende la sfera morale. La moralità riguarda la natura umana “complete spectata”. Altra è la moralità etica, altra quella teologica. Il peccato non è solo trasgressione rispetto alla legge, ma rottura di un rapporto personale con Dio Amore. Non possiamo fermarci alla disarmonia. Non possiamo ritenere di conquistare Dio partendo dal nostro impegno e dalla nostra ascesi. Anche la via dell’ascesi non è in grado da sola di gettare un ponte verso il cielo. Dice l’evangelista Giovanni: «Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo» (3, 13). Perciò «chiunque è stato generato da Dio non commette peccato» (3, 9). L’assoluzione non solo toglie i peccati; ci pone in rapporto con la Trinità. Dio richiede la nostra buona volontà. Il resto è Suo. L’esame di coscienza, con l’ascolto della Parola, dovrebbe aiutare a partire da Dio, dal suo mistero, dalla sua vita intima: Unità e Trinità. La natura di Dio è amore, circolazione di amore. Con la creazione, dice sant’Atanasio, Dio si fa dono, si fa misericordia (eleos), ancor prima del peccato1. «Hai dato origine all’universo per effondere il tuo amore su tutte le tue creature e allietarle con gli splendori della tua luce», ci fa pregare la Preghiera eucaristica IV. Questo amore effuso è grazia, non più natura; è dono gratuito. È amicizia, direbbe sant’Ireneo2. È per grazia e misericordia che siamo scelti in Cristo «prima della creazione del mondo», «predestinati ad essere suoi figli adottivi» (Ef 1, 4-5). Con la grazia il Padre estende a noi la natura che dà al Figlio. Che cosa introduce, in questo quadro, il fatto del peccato? Dalla misericordia come dono si passa alla misericordia come perdono3. E frutto del perdono è la gioia spirituale. Nei Vangeli non vengono descritti episodi dove i farisei, che si ritengono osservanti perfetti, facciano festa. Al contrario, sono sempre pronti ad usare la legge per giudicare e condannare. Tendono tranelli anche a Gesù: «Ora Mosè nella legge ci ha comandato di lapidare donne come questa» (Gv 8, 5). Cristo stesso rimane scosso dalla «durezza dei loro cuori». Una deriva moralistica si manifesta quando l’occhio si abitua al giudizio sull’altro. «Il cuore comincia a dimenticare i propri peccati e a chiacchierare del prossimo»4. 1

ATANASIO, De incarnatione, 3 e 11 (PG 25, 101.116). IRENEO di Lione, Adversus haereses, IV, 20, 7. 3 Cfr R. CANTALAMESSA, Il volto della misericordia, Ed. San Paolo, Cinisello Balsamo (Mi) 2015, p. 15. 4 DOROTEO DI GAZA, Insegnamenti spirituali, VI, 69. 2


MAGISTERO E ATTI DELL’ARCIVESCOVO Chi si concentra su di sé viene vinto dalla tristezza. Un’impostazione individuo-centrica non permette di conoscere la gioia spirituale. Una delle malattie spirituali è piangere per la tristezza di non essere in grado, di non riuscire, di non essere degno. Nella confessione bisogna sempre considerare innanzitutto la persona, prima degli atti peccaminosi. Il peccato è un atto, ma noi andiamo per essere perdonati come persone. Se il peccato è simbolo della persona, richiama il rapporto con Dio. L’obiettivo principale è di elevare soprannaturalmente la strutturazione della persona, che è un insieme di elementi fisici, psichici e di rapporti. C’è gradualità in tutto questo. Ci deve accompagnare una visione positiva di crescita. Ci sono alcuni difetti nella strutturazione della nostra personalità, che dolorosamente ci accompagnano sempre. Perciò bisogna inculcare l’amore alle virtù (specie soprannaturali), e soprattutto la preghiera. È il miracolo della grazia che permette di aprire il cuore al dono della misericordia. Le lacrime si cambiano in lacrime pasquali di gioia. Il pianto spirituale porta al riso spirituale. Il pianto si accompagna alla gioia come il miele a un favo, «come un neonato che allo stesso tempo piange tra sé e grida di gioia»5. Riecheggia san Paolo che parla di tristezza vera che porta al pentimento, dove lo spirito ha già seminato la letizia (cfr 2 Cor 7,8-11). L’esame di coscienza dovrebbe condurre al dolore per l’offesa fatta a Dio. La stessa accusa dei peccati sfocia nel dolore soprannaturale. L’ordine con cui ci si accusa pone in luce la gerarchia che il penitente ha dei valori offesi. In genere si accusano per primi i peccati che scuotono la sensibilità umana (ira, fornicazione). Perciò il confessore deve chiedere al penitente se innanzitutto prega, aiutandolo a recuperare il rapporto filiale con Dio. «Alla fine, mentre si allontanavano dal luogo il frate chiede a Francesco: “Padre, cosa pensi di te stesso?”. Ed egli rispose: “Mi sembra di essere il più grande peccatore, perché se Dio avesse usata tanta misericordia con qualche scellerato, sarebbe dieci volte migliore di me”»6. Quando non si ha uno sguardo di misericordia 5 6

GIOVANNI CLIMACO, Scala paradisi VII: PG 88, 813b. TOMMASO DA CELANO, Vita seconda 123, Fonti francescane, 707.

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sulla propria fragilità e sui propri peccati, prevale uno sguardo che scoraggia e deprime. Perciò spesso i più severi giudici sono i più fini operatori. Anche nella nostra vita sacerdotale si incontrano peccato e misericordia. Anche noi dobbiamo accostarci con sguardo di fede al vero sacrificio sacerdotale. Dio Padre ha mandato il suo Figlio, affinché come nuovo sommo sacerdote possa unire l’umanità in modo filiale al Padre. Cristo si è fatto vero uomo, solidale in tutto con l’umanità, a differenza dei sacerdoti di Levi che si ricordano per la loro durezza, severità, e il loro uso della spada (cfr Es 32, 27). Essi cercavano la distanza dal popolo per non contaminarsi, come nel racconto del buon samaritano (cfr Lc 10, 31-32). Qui si innesta la “sacramentalità” della Chiesa. Il suo “sacerdozio” non è più aronnico-levitico, ma sacramento della presenza visibile di Gesù risorto nella storia. Questa è la prospettiva neotestamentaria che deve illuminare sempre più il nostro essere sacerdoti ricchi di misericordia. È la prospettiva che, in particolare, ci offre la Lettera agli Ebrei, da cui emerge la strumentalità del ministro, che fonda la sua vera dignità. Cristo capovolge totalmente l’immagine di Dio, che è Padre, e di conseguenza anche l’immagine del sacerdote: «Egli, infatti, non si prende cura degli angeli, ma della stirpe di Abramo si prende cura. Perciò doveva rendersi in tutto simile ai fratelli per diventare un sommo sacerdote misericordioso […] allo scopo di espiare i peccati del popolo» (Eb 2, 15-16). Questa è la radicale novità del nuovo sacerdote che è Cristo. La Chiesa, infatti, ha un solo sacerdote e un solo sacerdozio che è il Cristo. Noi presbiteri partecipiamo a questo sacerdozio di Cristo che si caratterizza per questa vicinanza radicale all’esperienza dell’uomo: «Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia prendere parte alle nostre debolezze: egli stesso è stato messo alla prova come noi, escluso il peccato. Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia per ricevere misericordia e trovare grazia, così da essere aiutati al momento opportuno» (Eb 4, 15-16). Ciò che separa e crea distanza è il peccato. Anche per noi presbiteri la vera vicinanza e solidarietà con gli uomini passa attraverso la purificazione. Una bella considerazione di Isacco Siro: «Cos’è la purezza? È un cuore misericordioso per ogni creatura […] E cos’è un cuore misericordioso? È l’incendio del cuore per ogni creatura: per


MAGISTERO E ATTI DELL’ARCIVESCOVO gli uomini, per gli uccelli, per le bestie, per i demoni e per tutto ciò che esiste […]. Il cuore si intenerisce per la gran pena e non può sopportare di udire o vedere un danno o una piccola sofferenza di qualche creatura»7. Lo scopo del ministro della riconciliazione non è rendere perfetto se stesso, «non essere autoreferenziale»8, ma facilitare il flusso della grazia. Gesù ha potuto comunicare il volto del Padre perché ne è la sua vera Immagine. Quindi il principio della sua solidarietà è l’amore del Padre che l’ha mandato: «pur essendo nella condizione di Dio… svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini (Fil 2, 6-7). «Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi» (Rm 5,8). La vera penitenza l’ha fatta Gesù sulla croce. La prima penitenza per noi è accettare le conseguenze del peccato, le croci della vita. Per noi il servizio sacerdotale, soprattutto per quanto riguarda il sacramento della riconciliazione, non è possibile esercitarlo secondo il sacerdozio di Cristo, fin quando non abbiamo una conoscenza esperienziale dell’amore del Padre: «La misericordia di un uomo è la manifestazione di quella di Dio»9. Perciò l’esperienza della misericordia è il luogo dell’esperienza dell’amore del Padre, trovandoci in una nuova identità di figli; questo è l’unico vero sfondo nell’esercizio del ministero sacramentale. Siccome il nome di Dio è misericordia, fino a quando non si ha l’esperienza della misericordia, il che vuol dire diventare misericordiosi, non si annuncia e non si testimonia il vero Dio. Ci aiutino le indicazioni di Papa Francesco, quando ci insegna che nell’annunciare la gratuità della grazia del perdono, secondo un criterio di gradualità, deve sempre più emergere la strumentalità del ministro. + Francesco Cacucci Arcivescovo di Bari-Bitonto 7

Collezione, I, 74. PAPA FRANCESCO, Ritiro spirituale in occasione del giubileo dei sacerdoti, Terza meditazione, Basilica di San Paolo Fuori le Mura, 2 giugno 2016. 9 ISACCO SIRO, Seconda collezione, 3, 2, 38. 8

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MAGISTERO E ATTI DELL’ARCIVESCOVO Comunicato di S.E. Mons. Francesco Cacucci, Arcivescovo di Bari-Bitonto, per l’incontro ecumenico di riflessione e preghiera con Papa Francesco, i Patriarchi e i Capi delle Chiese del Medio Oriente (Bari, sabato 7 luglio 2018)

Carissimi, il Santo Padre Francesco ha scelto Bari per vivere, sulla tomba di san Nicola, l’incontro ecumenico di riflessione e preghiera per la Pace in Medio Oriente, il prossimo 7 luglio. Lodiamo il Signore per il dono di un tale evento ecclesiale, dal respiro universale e con una valenza storica ancor più eccezionale. La preghiera che si eleverà al Signore per quella terra alla quale tutto il mondo guarda con apprensione, coinvolge la nostra Chiesa diocesana, la nostra Città e la nostra Regione. Ci fa avvertire la responsabilità a noi affidata per la preparazione e l’accompagnamento di questo evento, rafforzando la vocazione ecumenica della nostra Diocesi e della Puglia. Per questo motivo chiedo a tutto il popolo di Dio, in particolare ai sacerdoti, ai diaconi, ai consacrati, ai fedeli laici, alle associazioni e ai movimenti ecclesiali di partecipare coralmente alla preghiera che si terrà sul Lungomare di Bari presso la rotonda in Largo Giannella. Accompagneremo con la preghiera dei consacrati e dei giovani

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anche l’incontro e il dialogo che seguirà a porte chiuse nella Basilica di San Nicola. Sapremo accogliere con prontezza ogni indicazione organizzativa e, soprattutto, comprenderemo che il Santo Padre non potrà riservare attenzioni particolari, considerato il significato internazionale dell’evento. Preghiamo intensamente il Principe della Pace, perché l’Incontro, sotto lo sguardo della Beata Vergine Maria Odegitria e di San Nicola, nostri Patroni, ottenga le grazie sperate. + Francesco, Arcivescovo Bari, 16 giugno 2018

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CURIA METROPOLITANA Cancelleria

Sacre ordinazioni Il 17 giugno 2018, XI Domenica del Tempo Ordinario, nella chiesa Cattedrale di Bari, durante una concelebrazione eucaristica da lui presieduta, S.E. Mons. Francesco Cacucci, Arcivescovo di Bari-Bitonto, ha ordinato diaconi permanenti gli accoliti Antonio Memmi e Pietro Marino Tenerelli, incardinandoli nel clero diocesano.

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CURIA METROPOLITANA Ufficio Presbiteri

La settimana di formazione dei presbiteri (Genova, 2-7 aprile 2018)

«Il primo dono che i presbiteri sono chiamati a offrire alla comunità cristiana non è una serie di iniziative o una somma di funzioni, ma la testimonianza di una fraternità concretamente vissuta, un servizio pastorale che sia segno credibile di una comunione non solo operativa, ma cordialmente fraterna»1. È la fraternità concretamente vissuta che renderà efficaci le nostre attività pastorali, ed è per questo che da un po’ di anni la nostra Arcidiocesi vive la formazione permanente dei presbiteri puntando proprio su questo aspetto fondamentale della vita presbiterale. Ogni anno si è scelto di condividere una settimana tra sacerdoti di diverse età, visitando una diocesi italiana e favorendo la conoscenza della sua realtà ecclesiale e culturale. Quest’anno la città scelta è stata Genova, e così il pomeriggio del lunedì in albis un gruppo di una trentina di sacerdoti accompagnati dall’Arcivescovo e dal Vicario generale hanno iniziato questa bella esperienza. Come ogni anno, l’accoglienza da parte della Chiesa locale ospitante è stata molto attenta e premurosa. La prima giornata si è svolta con le visite di alcuni luoghi simbolo 1

CEI, Lievito di fraternità. Sussidio sul rinnovamento del clero a partire dalla formazione permanente, Ed. San Paolo, Cinisello Balsamo 2017.

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della città: infatti, nella mattinata, dopo aver celebrato l’eucaristia, abbiamo visitato la cattedrale di San Lorenzo e il museo annesso. In seguito abbiamo percorso il centro storico con i suoi caruggi e ci siamo soffermati su alcune chiese particolarmente belle, come la chiesa di San Filippo e la chiesa di San Pietro in Banchi. Nel pomeriggio invece abbiamo visitato l’acquario della città, accompagnati da una guida molto competente. Il secondo giorno nella mattinata abbiamo fatto visita alla città di Chiavari, soffermandoci in particolare sulla cattedrale di Nostra Signora dell’Orto, mentre nel pomeriggio ci siamo diretti verso Sestri Levante, dove abbiamo incontrato l’Arcivescovo di Genova, card. Angelo Bagnasco, riunito lì con il clero per un corso di esercizi spirituali. Il cardinale si è mostrato molto cordiale nei nostri confronti, in particolare durante l’incontro avuto dopo pranzo, in cui ha voluto presentarci la realtà ecclesiale di cui è pastore. La situazione socio-economica e le tradizioni culturali, ha detto, rendono le nostre due chiese locali molto diverse, anche se non sono mancati, soprattutto dal punto di vista pastorale, punti di convergenza che ci caratterizzano, come ad esempio la centralità del vicariato come luogo di comunione e di programmazione pastorale. L’Arcivescovo di Genova ci ha fatto notare chiaramente che la sua Chiesa locale vive ancora fortemente la memoria e l’eredità del card. Siri. Il suo lungo episcopato rimane ancora nel cuore di molti genovesi che lo ricordano come un pezzo della storia della città. Non solo i cattolici lo ricordano come pastore della Chiesa, ma anche gli operai, i portuali e la povera gente lo ricordano come un “uomo delle istituzioni” vicino alla loro storia e sempre disponibile ad essere voce del suo popolo. Non a caso il card. Siri è stato un grande punto di riferimento della Chiesa italiana nel secondo novecento: tra i tanti incarichi che ha ricoperto spicca quello di presidente della Settimane sociali (incarico condiviso con il nostro Arcivescovo mons. Enrico Nicodemo, che ne era vice presidente e sincero amico). Il pomeriggio si è concluso con la concelebrazione eucaristica presieduta dal cardinale. La terza giornata ci ha visti nella mattinata impegnati nella visita alla parrocchia Santa Maria delle Vigne, di cui è parroco il Vescovo ausiliare e Vicario generale mons. Niccolò Anselmi. Con lui abbiamo riletto la situazione pastorale della diocesi, soffermandoci su altri aspetti della vita della Chiesa locale. In particolare mons.


CURIA METROPOLITANA Anselmi ci ha raccontato un tentativo di pastorale vocazionale, guidato da lui, che vede alcuni ragazzi vivere momenti di fraternità e di discernimento proprio presso la parrocchia di cui è parroco. Ulteriore attenzione è stata rivolta all’organizzazione della carità e della pastorale giovanile. Nel pomeriggio invece ci siamo spostati ad Arenzano, dove la Comunità dei Padri Carmelitani Scalzi ci ha accolti per la visita al Santuario del Bambino Gesù di Praga e al Seminario minore. Molto bella e significativa è risultata la visita all’Eremo del Deserto di Varazze, dove è sepolto il card. Anastasio Alberto Ballestrero, Arcivescovo di Bari dal 1974 al 1977. Un momento colmo di preghiera e di gratitudine per un pastore della nostra Chiesa di Bari che, seppur per pochi anni, ha lasciato un grande ricordo nel cuore di tanti sacerdoti e laici. Nell’ultima mattinata, prima di partire, abbiamo fatto visita al Santuario della Madonna della Guardia, luogo simbolo della fede dei genovesi. Mons. Marco Granara, rettore del Santuario, ci ha raccontato il tentativo della Chiesa genovese di rendere quel luogo di devozione un’opportunità di evangelizzazione feconda, integrandolo nel cammino ordinario della vita ecclesiale. La nostra esperienza si è conclusa con la celebrazione dell’Eucaristia nel santuario. Come ogni anno, la settimana di formazione risulta un tempo prezioso di condivisione e di conoscenza, che mira a far crescere la comunione tra noi sacerdoti e il desiderio di camminare insieme. Grande gratitudine va dimostrata all’Arcivescovo e al Vicario generale, che pensano e sostengono questo momento sacerdotale, e a don Vito Manchisi che ne organizza lo svolgimento fin nei dettagli. sac. Mario Diana

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CURIA METROPOLITANA Settore Diaconato e ministeri istituiti

Relazione sulle attività della Scuola del Diaconato anno 2017-2018

Lunedì 11 giugno 2018 si è concluso l’anno di corso 2017/18 di preparazione al Diaconato permanente. Il corso è stato frequentato da coloro che a suo tempo hanno chiesto di intraprendere il cammino per detto ministero, cui si sono aggiunti gli aspiranti al ministero istituito del Lettorato. Anche quest’anno ha visto, cosa veramente apprezzabile, la presenza di due (2) uditrici, che hanno frequentato le lezioni con assiduità, perseveranza e impegno, tanto da consentire loro di ricevere un attestato di frequenza. Si nutre la speranza che la presenza di uditori-uditrici diventi una consuetudine, in quanto i corsi sono aperti a tutti come uditori-uditrici. Ancora una novità: da quest’anno di formazione nuovo Vicario per il Diaconato permanente e ministeri istituiti è don Andrea Favale. I candidati frequentanti sono stati venticinque (25): dodici (12) candidati diaconi, compresi quattro extradiocesani, e tredici (13) candidati per il lettorato. Diversi sono stati i docenti che si sono avvicendati nell’insegnamento delle varie discipline e nella formazione–preparazione dei candidati: – mons. Vito Bitetto ha guidato il corso sulla Dei Verbum per complessive ore 9, con colloquio finale; – don Alessandro Tanzi ha guidato il corso di “Missionarietà:

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contenuti, scopi e modi”, per complessive otto ore di lezione, con colloquio finale; – don Jean Paul Lieggi ha guidato il corso di “Formulazione della fede trinitaria e cristologica”, per complessive sette ore di lezione, con esame finale; – prof. Beppe Micunco ha guidato il corso di otto ore, con esame finale, su “Catechesi sulla Sacra Scrittura nella vita della Chiesa” e il corso di cinque ore su “Storia della Chiesa locale”, sempre con colloquio finale; – don Mario Castellano ha guidato il corso di cinque ore su “Praenotanda – Introduzione ai lezionari liturgici”, con colloquio finale; – don Antonio Parisi ha guidato il corso di cinque ore, con colloquio finale, su “Lettura e canto della Parola di Dio “; – don Oronzo Pascazio ha guidato il corso di quattro ore su “Norme rituali relative al Lettorato - O.G.M.R.”, con colloquio finale; – don Antonio Serio ha guidato il corso di otto ore, con colloquio finale, sul “Rinnovamento della catechesi”; – diac. Bruno Ressa ha guidato il corso di sei ore su “Ministeria Quaedam – Lettorato nella Chiesa” e di sei ore su “Anno e calendario liturgico”, con colloqui finali; – don Giacomo Fazio ha guidato il corso di “Introduzione generale alla Sacra Scrittura” per complessive otto ore, con colloquio finale; diac. Bruno Ressa, inoltre, ha accompagnato per due ore i candidati tutti ad approfondire contenuti teologico-spirituali sul “Rito di istituzione dei lettori” e ha guidato il corso di “Esercitazioni pratiche”, per otto ore complessive. Hanno completato l’iter formativo le seguenti altre attività: – un incontro di un pomeriggio con i diaconi; – un incontro di un pomeriggio con le mogli dei candidati diaconi, congiuntamente ad alcune mogli di diaconi; – un incontro serale con i seminaristi di teologia nel Pontificio Seminario Regionale di Molfetta; – la partecipazione alla liturgia eucaristica, presieduta da S.E. Mons. Francesco Cacucci, durante la quale è stata conferita l’ammissione al nuovo candidato per il Diaconato permanente Nicola Petruzzelli della parrocchia “Natività di Nostro Signore” in Bari–S. Spirito/Enziteto; – la partecipazione alla Messa Crismale.


CURIA METROPOLITANA Inoltre, durante i giorni di condivisione-studio, presso l’Oasi di S. Maria in Cassano delle Murge, in dicembre 2017 e maggio 2018, si è avuto modo di riflettere, in un clima di fraternità e preghiera più intensa, sulle “Pagine difficili della Bibbia”, con don Andrea Favale, e sulla Caritas in veritate, con il diacono Bruno Ressa. Inoltre, due ritiri spirituali, su “Contemplare, vedere per testimoniare”, nei giorni di condivisione-studio, solo per i candidati diaconi, tenuto da mons. Vito Bitetto, e un altro in sede, per tutti, su “Di generazione in generazione” – programma pastorale dell’Arcivescovo per l’anno pastorale 2017/18 - tenuto da mons. Nicola Bonerba, hanno contribuito non poco alla possibilità di discernimento della propria vocazione e alla consapevolezza della necessità-importanza della preghiera personale e comunitaria. Nell’ambito delle attività annuali, nel tempo di Avvento e di Quaresima, a vantaggio dei ministri istituiti sono stati realizzati, com’è consuetudine ormai, due incontri diocesani per i lettori e due per gli accoliti. In questi incontri, dopo un momento di intensa preghiera comunitaria, e oltre a utili informazioni e conversazione fraterna per ravvivare gli impegni assunti in ordine al ministero ricevuto, è stato approfondito il programma pastorale dell’Arcivescovo per l’anno in corso con il prof. Giuseppe Micunco. Grazie a Dio, avendo terminato il piano di studio e il periodo formativo, il 9 settembre 2018 saranno istituiti lettori 18 corsisti (5 dei quali partecipanti al cammino diaconale), nella celebrazione eucaristica, presieduta da S.E. Mons. Francesco Cacucci in Cat-tedrale, e precisamente: – Cassese Michele della parrocchia “Preziosissimo Sangue in S. Rocco” in Bari; Ciani Antonio della parrocchia “S. Leucio” in Bitonto; Lo Buono Francesco della parrocchia “S. Luca” in Bari; Lopez Nicola della parrocchia “S. Andrea” in Bari; Petruzzelli Nicola della parrocchia “Natività di Nostro Signore” in Bari-S. Spirito/Enzi-teto: tutti candidati al diaconato permanente. Saranno istituiti lettori, inoltre: Amico Pietro della parrocchia “Santa Croce” in Bari; Antonino Michele della parrocchia “Stella Maris” in Bari-Palese; Cascione Francesco del santuario “Beato

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Giacomo” in Bitetto; Clemente Carmine della parrocchia “Stella Maris” in Bari-Palese; Di Tondo Stefano della parrocchia “Preziosissimo Sangue in S. Rocco” Bari; Erriquenz Francesco della parrocchia “S. Maria Veterana” in Triggiano; Gattolla Giuseppe della parrocchia “Stella Maris” in Bari-Palese; Gattullo Michele della parrocchia “S. Marco” in Bari; Giura Francesco della parrocchia “S. Maria Maggiore” in Gioia del Colle; Mallardi Valter e Nocerino Ferdinando della parrocchia “S. Giovanni Bosco” in Bari; Sansonetti Michele della parrocchia “S. Marcello” in Bari e Soranno Carmine della parrocchia “S. Michele Arcangelo” in Bitetto. Infine, sempre grati a Dio, avendo terminato il piano di studio quinquennale e il periodo formativo, il 17 giugno 2018 sono stati ordinati nella Cattedrale di Bari, per imposizione delle mani di S.E. Mons. Francesco Cacucci, due (2) diaconi permanenti: Antonio Memmi della parrocchia “Santa Croce” in Bari e Pietro Martino Tenerelli della parrocchia “S. Nicola” in Mola di Bari. Con quest’ ultima ordinazione, il numero complessivo dei diaconi permanenti nella nostra Arcidiocesi è di settantacinque (75), oltre Antonio Buongiorno, Francesco Camaggio, Raffaele Chirico, Giuseppe Ciocia, Oronzo De Santis, Luigi Del Vecchio, Matteo Dellerba, Carlo Lassandro, Guglielmo Marengo, Orlando Matani, Michele Mizzi, Vito Romito, Giuseppe Simone, Giuseppe Viti, Lucio Vitolli, che il Signore ha chiamato a sé perché vivano con Lui nella gioia eterna. Nel formulare a tutti gli auguri di buon ministero, accompagnati dalla grazia di Dio, chiediamo per tutti loro e per gli altri già ordinati la preghiera delle comunità in mezzo alle quali eserciteranno o già esercitano il loro ministero, perché sia reso alla Chiesa un autentico servizio e al Signore un canto di lode e di ringraziamento. Tutto è, infatti, dono di Dio e, a lode Sua, sia l’esercizio del loro servizio ai fratelli. Chi è chiamato, da parte sua, sappia che “servire Cristo vuol dire regnare”. don Andrea Favale Vicario Episcopale diac. Bruno Ressa Collaboratore dell’Ufficio


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CURIA METROPOLITANA Settore Evangelizzazione. Ufficio per la pastorale della famiglia

“Di generazione in generazione. Giovani e famiglia”: un anno di dialogo e impegno

«Voler formare una famiglia è avere il coraggio di far parte del sogno di Dio, il coraggio di sognare con Lui, il coraggio di costruire con Lui, il coraggio di giocarci con Lui questa storia, di costruire un mondo dove nessuno si senta solo» (AL 321). Con questa citazione di Amoris Laetitia vogliamo sottolineare l’importanza di essere strumento nelle mani del Signore per aiutare i giovani a realizzare questo sogno di Dio. Il futuro è rappresentato da loro e noi, come Chiesa domestica, abbiamo la gioia di testimoniare la bellezza di essere sposi, di essere famiglia in cui si sperimenta il Vangelo. Le attività svolte nell’anno pastorale appena trascorso hanno avuto come fil rouge la relazione tra le generazioni, giovani e adulti, per cui ci siamo chiesti come attuare le indicazioni pastorali dateci dall’Arcivescovo alla luce dell’Amoris Laetitia. Siamo partiti da una considerazione: «Le famiglie cristiane, per la grazia del sacramento nuziale, sono i principali soggetti della pastorale familiare, soprattutto offrendo la testimonianza gioiosa dei coniugi e delle famiglie, chiese domestiche» (AL 200). Il compito, quindi, alla luce della parabola del Seminatore, è di cooperare alla semina; il resto è opera di Dio. Dobbiamo pertanto chiederci: ma noi, come Ufficio, in che misura siamo stati stimolo per la semina? L’Ufficio di pastorale familiare ritiene che un punto di forza sia

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dare continuità all’opera segno della Domus Familiae “Nozze di Cana”. La numerosità dei gruppi che hanno utilizzato la struttura, la presenza di gruppi famiglia provenienti da altre diocesi, la frequenza degli incontri del gruppo delle relazioni spezzate, i due ritiri dei giovani sposi, i week-end di formazione, gli incontri di formazione per genitori e catechisti, danno una chiara chiave di lettura e di interpretazione positiva di un luogo “per la famiglia, con la famiglia e in famiglia”. Vogliamo evidenziare, in particolare, tre eventi organizzati dall’Ufficio Famiglia: – gli esercizi spirituali, in formula residenziale, predicati da don Giorgio Mazzanti sul tema “Il Cantico dei Cantici. Danza d’Amore Infinito”. Le riflessioni molto stimolanti sono state caratterizzate dall’approfondimento del Cantico dei Cantici seguendo un percorso teologico nuziale. – I due week end di formazione. Il primo condotto dal prof. Michele Illiceto e dalla prof. Chiara Scardicchio sul tema della” filialità”, sia dal punto di vista teologico-antropologico che psicologicopedagogico, e il secondo dal prof. Tonino Cantelmi, che invece, ha sviluppato un percorso sulla “genitorialità generativa”. Gli eventi sono stati partecipati da un numero significativo di persone e di comunità. La Domus ha accolto anche il ciclo di incontri dal titolo “Dove abiti”, finalizzati all’approfondimento del ruolo dei genitori quali educatori alla fede dei propri figli: questo evento ha visto un numero molto limitato di partecipanti. Ci chiediamo se l’attenzione ai genitori come educatori, in particolare alla fede, è in cima ai desiderata delle nostre comunità e quali nuovi strumenti adoperare per meglio stimolare le comunità in questa direzione. Altro appuntamento è stato il “ritiro per i fidanzati”: è diventato una tradizione consolidata. Per favorire la partecipazione del maggior numero di coppie nubende sono state fissate due date. L’elevato numero delle comunità presenti (più di 40) a tale evento rappresenta un indicatore positivo di attenzione, da parte delle comunità parrocchiali, ai giovani che stanno per accostarsi al sacramento delle nozze. La catechesi sviluppata dall’Arcivescovo durante il ritiro dei fidanzati diventa un elemento significativo nel percorso di forma-


CURIA METROPOLITANA zione. Un ulteriore sforzo riteniamo debba essere effettuato: l’avvio di un cammino di crescita di coppia che parta da lontano, comincia dalla ricerca della vocazione, si sviluppa nella preparazione al sacramento, e continua dopo il matrimonio. «Dall’impatto iniziale caratterizzato da un’attrazione marcatamente sensibile, si passa al bisogno dell’altro sentito come parte della propria vita. Da lì si passa al gusto della reciproca appartenenza, poi alla comprensione della vita intera come progetto di entrambi, alla capacità di porre la felicità dell’altro al di sopra delle proprie necessità, e alla gioia di vedere il proprio matrimonio come un bene per la società» (AL 220). Altra iniziativa dell’Ufficio è l’appuntamento con i giovani sposi che si svolge due volte l’anno, di solito in ottobre e in aprile. Rispetto allo scorso decennio, quando abbiamo dato l’avvio a questa iniziativa, la partecipazione delle coppie sposate da pochi anni è gradualmente aumentata, segno di una maggiore sensibilità sia delle comunità parrocchiali che degli stessi sposi alle sollecitazioni dell’ufficio. In ogni caso, l’accompagnamento nei primi anni del matrimonio è un ambito pastorale dove investire più energie. «Gli operatori pastorali e i gruppi di famiglie dovrebbero aiutare le coppie di sposi giovani o fragili a imparare ad incontrarsi in quei momenti, a fermarsi l’uno di fronte all’altro, e anche a condividere momenti di silenzio che li obblighino a sperimentare la presenza del coniuge» (AL 224). Gli sposi che hanno una buona esperienza di “apprendistato” in questo senso possono offrire gli strumenti pratici che sono stati utili per loro: la programmazione dei momenti per stare insieme gratuitamente, i tempi di ricreazione con i figli, i vari modi di celebrare cose importanti, gli spazi di spiritualità condivisa» (AL 225). La marcia diocesana di ottobre e la tenda dell’incontro sono stati eventi che hanno stimolato molto le comunità e i movimenti ad essere Chiesa: è stato sicuramente un punto di forza. L’evento è stato preparato e realizzato in collaborazione dagli Uffici giovani, famiglia e pastorale. Siamo sicuramente chiamati quest’anno a lavorare perché giovani e adulti camminino insieme guidati da quello Spirito che ci fa essere una comunità diocesana che, con spirito di famiglia, cammina dietro il suo Pastore.

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Gli incontri mensili delle “relazioni spezzate” rappresentano appuntamenti di un percorso consolidato, ma sempre in evoluzione, che accoglie e accompagna i fratelli che si trovano in condizione di separazione, divorzio o di nuove unioni. Il percorso mira: – all’elaborazione del lutto per la separazione subita o provocata; – a non lasciarsi distruggere dalla sofferenza o dal senso di colpa; – a pacificarsi con se stessi, affidandosi a Dio-Amore; – ad avere pazienza e tolleranza perché il cammino richiede tempo; – a curare l’amicizia con persone con le quali confidarsi e farsi aiutare; – a sentire Cristo come compagno di strada ed invocare il suo Spirito per ottenere il coraggio e la forza per non rassegnarsi all’idea di una fine senza rimedio; – a farli sentire valorizzati come persone, senza essere giudicati. Gli incontri sono aperti a tutti, anche se abbiamo notato che i partecipanti, per la maggior parte, già vivevano percorsi di fede e sono stati attivi nella Chiesa. Questi fratelli e sorelle hanno bisogno di sapere che la Chiesa è per loro una casa e una famiglia. Un luogo dove trovare la tenerezza e la misericordia di Dio, trovare quindi parrocchie con le “porte aperte” pronte ad accogliere. Ci proponiamo, come ci indica l’Evangelii Gaudium al n. 169, di «dare al nostro cammino il ritmo salutare della prossimità, con uno sguardo rispettoso e pieno di compassione ma che nel medesimo tempo sani, liberi e incoraggi a maturare nella vita cristiana». don Franco Lanzolla direttore Cinzia De Leo e Michele Vurro collaboratori dell’Ufficio 200


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CURIA METROPOLITANA Settore Carità. Caritas diocesana

La nuova opera segno della Caritas diocesana: “Casa Ain Karem”

“Ain Karem – Accoglienza tra donne” è il modo attraverso il quale la Caritas diocesana di Bari-Bitonto vuole rispondere ad un’esigenza, rilevata negli ultimi anni, di accoglienza per donne maggiorenni, senza dimora o in grave disagio, con l’intento di accompagnarle verso l’uscita dal circuito della marginalità. Al fine di rispondere a questa esigenza sono stati coinvolti alcuni volontari che, costituitisi in cooperativa sociale, mettano in atto questo progetto. L’idea è quella di realizzare un alloggio, in cui sperimentare una nuova forma di accoglienza che non si limiti soltanto ad offrire una casa adeguata alle esigenze abitative delle ospiti, ma che sia un luogo per l’autonomia e il reinserimento sociale delle stesse, all’interno della comunità; un’accoglienza, in cui si possano instaurare relazioni dirette con gli operatori e che cerchi attraverso una sincronia con i servizi presenti sul territorio, di superare gli ostacoli all’autonomia della persona. Attraverso l’accoglienza in struttura che si protrarrà per un massimo di 6 mesi, e percorsi educativi personalizzati, l’equipe psicosocio-educativa accompagnerà ogni ospite verso un nuovo personale cammino di autonomia. Per le donne ospiti, ma anche per le donne, che, pur non accolte in struttura ne facciano richiesta, saranno attivati corsi di formazione specifici il cui intento è quello di dare

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loro l’opportunità di sperimentarsi a partire dalle loro competenze e abilità e poter puntare così al reinserimento sociale e lavorativo. Nel dettaglio la struttura risponderà alle caratteristiche dell’art. 76 del R.R. 4/2007. Casa Ain Karem, sita in C.so Alcide De Gasperi, n. 471, presso l’Istituto Terziarie Francescana Alcantarine, è appunto un alloggio sociale per adulti in difficoltà, ovvero una struttura di tipo residenziale che dispone di: – 5 camere per un totale di 10 posti; – una cucina per facilitare e favorire l’autonomia abitativa; – una sala laboratorio per attività ricreative e di animazione utili alla gestione del tempo. L’alloggio permette, nella sua struttura abitativa, di accogliere un massimo di due nuclei familiari, senza minori, per un tempo limitato, in risposta a situazioni di emergenza. Casa Ain Karem si pone all’interno di un cammino che la nostra Caritas diocesana sta compiendo da tempo e che ha come obiettivo quello di far maturare in tutto il contesto ecclesiale, sociale ed economico del nostro territorio, una mentalità che favorisca il reinserimento di chi si trova ai margini della società, e una economia alternativa che, partendo dalla riscoperta delle risorse di ogni singolo è capace di generare ricchezza per tutti, poiché ritrova il valore del lavoro non solo come fonte di reddito individuale, ma anche come elemento fondante di una società più giusta, più coesa e sostenibile. L’intento non è quello di “trovare o dare” loro un lavoro, ma dare l’opportunità di sperimentarsi a partire dalle competenze, abilità e attitudini. suor Mariarosaria Imperatore vicedirettore della Caritas diocesana 202


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CURIA METROPOLITANA Ufficio per la pastorale della salute

“Portare la Chiesa ai malati e far sentire Chiesa i malati” Relazione sulla celebrazione della XXVI GMM nell’arcidiocesi

Introduzione Da quasi 40 anni la nostra Chiesa locale celebra la Giornata mondiale del malato (GMM), quindi molti anni prima che essa fosse istituita a livello mondiale da papa Giovanni Paolo II (1992) e fosse proposta anche a livello nazionale dalla CEI. Una tappa significativa del programma di animazione e di attività dell’Ufficio per la pastorale della salute, all’interno del cammino del tema pastorale diocesano, è costituita dall’appuntamento della celebrazione della stessa Giornata. Il tema della XXVI GMM, proposto dall’Ufficio nazionale per la pastorale della salute, è stato formulato nei seguenti termini: Mater Ecclesiae: “Ecco tuo figlio… Ecco tua madre. E da quell’ora il discepolo la prese con sé” (Gv 19,27).

Il messaggio del papa: presentazione alla diocesi Per il terzo anno consecutivo papa Francesco sceglie un tema mariano per la Giornata mondiale del malato. Dopo aver proposto l’affidamento a Gesù misericordioso come Maria nel 2016 (Gv 2,5)

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e nell’anno successivo quello dello stupore per quanto Dio compie (Lc 1,49), per il 2018 il papa continua a guardare alla “Figlia del tuo Figlio” come modello di riferimento esemplare per ogni cristiano (Gv 19,26-27). Non possiamo meravigliarcene, perché l’appuntamento dell’11 febbraio è sempre collegato alle apparizioni di Lourdes, meta di continui pellegrinaggi di malati e di sofferenti nel corpo e nello spirito, luogo di preghiera incessante per chiedere la guarigione del corpo e dello spirito, spazio privilegiato di testimonianza di amore della Madre di Dio, sempre sollecita e premurosa per la sorte dei suoi figli. Sono ormai 26 gli anni di vita di questa iniziativa pastorale presa da Giovanni Paolo II nel 1992, che ha permesso di allargare gli orizzonti dell’attenzione della comunità ecclesiale ai bisogni del malato e che è stata occasione di numerosissime iniziative di catechesi sul mistero salvifico del dolore, di celebrazioni liturgiche affollate e coinvolgenti, di promozione di opere di carità sviluppate in ciascuna Chiesa locale e in ogni angolo del mondo.

La vocazione materna di Maria

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Sin dalla prima riga, il papa sottolinea la vocazione materna di Maria, madre di Gesù e dell’intera umanità. La sua maternità si allarga quasi a cerchi concentrici: è madre dei discepoli del suo Figlio, è madre del discepolo amato, è madre della prima comunità cristiana nei giorni dopo la Pentecoste, è madre della Chiesa di tutti i tempi. Tale vocazione materna passa alla Chiesa intera: «La comunità tutta dei discepoli è coinvolta nella vocazione materna di Maria». Il suo ruolo si realizza nel «contemplare in lei il modello del discepolato», nel generare «figli capaci di amare secondo il comando di Gesù», nella «cura dei suoi figli», nella condivisione dell’impegno del Maestro che «vuole condurre tutti gli uomini all’incontro con il Padre». La vocazione materna della Vergine per volontà di Gesù è stata assunta dai suoi discepoli e dalla Chiesa: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo ad ogni creatura… Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: … imporranno le mani ai malati e questi guariranno» (Mc 16,17-18). L’impegno principale perciò è quello di «prendersi cura gli uni degli


CURIA METROPOLITANA altri», di aprirsi «a tutti, senza esclusioni» annunciando il Vangelo del Regno; in una parola: «a tutti coloro che sono nel bisogno deve indirizzarsi la carità dei cristiani, semplicemente perché sono persone, figli di Dio». Il modello esemplare di Maria e della comunità cristiana resta sempre Gesù, che nella sua vita terrena «ha incontrato molte persone malate nello spirito, perché piene di orgoglio (cfr Gv 8,31-39) e malate nel corpo (cfr Gv 5,6). A tutti Egli ha donato misericordia e perdono, e ai malati anche guarigione fisica, segno della vita abbondante del Regno, dove ogni lacrima sarà asciugata».

Uno sguardo al passato: memoria di una lunga storia di servizio In un secondo passaggio papa Francesco Bergoglio volge il suo sguardo alla storia di duemila anni della Chiesa nel compimento della sua missione: attenzione e servizio ai malati, ai poveri e agli esclusi della società. Proprio facendo memoria della storia della carità nel mondo della sanità, sia nelle strutture sanitarie e ospedaliere che a domicilio, egli fa scorrere davanti ai nostri occhi una lunga processione di santi e di sante che si sono prodigati per la cura delle ferite del corpo e delle piaghe dello spirito: «una ricchissima serie di iniziative a favore dei malati». Sin dai primissimi anni della sua storia, la comunità cristiana ha rivolto uno sguardo particolare ai malati: la guarigione dello storpio alle porte del tempio di Gerusalemme da parte di Pietro (cfr Atti 3,1-10) diventa il paradigma della sollecitudine materna della Chiesa e della nascita degli ospizi, degli xenodochi, delle città di cura degli infermi di san Basilio, seguite da mille altre iniziative di assistenza e di opere di carità. Tale storia non si è mai conclusa, ma rinverdisce in ogni secolo, sino ai nostri giorni: da Francesco di Assisi a Giovanni di Dio, da Camillo de’ Lellis a Vincenzo de’ Paoli, da Luisa di Marillac a Federico Ozanam, da don Gnocchi a madre Speranza, da madre Teresa di Calcutta a padre Pio da Pietrelcina… L’elenco è troppo lungo per continuare; l’importante è che il filo non si spezzi. Dal ricordo del passato il papa fa scaturire tre conseguenze: anzitutto

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è doveroso gioire per quanto operato lungo i secoli da tanti nostri fratelli e sorelle nella fede, sentirsi coinvolti nel fiume di amore che ha generato tanto bene a favore degli ultimi; inoltre bisogna lasciarsi arricchire da questa onda di carità e di bene che è stata compiuta dai molteplici soggetti del popolo di Dio: laici e laiche, consacrati e consacrate, diaconi e sacerdoti, vescovi e pontefici; proprio loro hanno confermato nella vita la verità della vocazione universale alla santità; infine è necessario progettare il futuro che propone sfide sempre nuove dinanzi ai bisogni sempre diversi delle nuove povertà; la santità in tal modo diventa il riflesso della ricchezza della santità di Dio. Lo Spirito Santo suscita sempre vocazioni originali per rispondere alle invocazioni di aiuto che si innalza dalla terra al cielo.

Uno sguardo al presente: missione di guarigione di una Chiesa in uscita

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Il terzo passaggio della proposta del messaggio papale è lo sguardo rivolto ai nostri giorni, ricordando sia l’ambito della sanità pubblica che quella delle istituzioni private. Viene affermato con estrema chiarezza: «La pastorale della salute resta e resterà sempre un compito necessario ed essenziale (il corsivo è mio), da vivere con rinnovato slancio». A questo punto sono ricordati i suoi principali luoghi operativi: a) le comunità parrocchiali, chiamate ad essere le cellule territoriali della Chiesa, che vuole vivere e camminare accanto alle case degli uomini, secondo la definizione etimologica del termine (parà òikos); perciò sono state definite negli anni passati comunità sanate dall’amore di Cristo e sananti di tutti coloro che le avvicinano; b) i centri di cura, intesi nella più ampia accezione: ospedali, strutture sanitarie, residenze assistenziali sociosanitarie; essi diventano campi di azione dei parroci, dei religiosi e delle religiose, dei ministri straordinari della Comunione, dei volontari qualificati nel settore, delle associazioni di ispirazione evangelica e cristiana; c) le famiglie, primi soggetti chiamati a continuare nella storia di ogni giorno l’incarnazione e l’attualizzazione della parabola del «Samaritano che si fa prossimo di coloro che cadono nelle mani della sofferenza e della malattia»; d) i professionisti della salute, che possono essere chiamati col loro


CURIA METROPOLITANA nome specifico: medici e infermieri, psicologi e psichiatri, assistenti sociali e tutti coloro che in qualsiasi modo si ritrovano accanto al letto dei pazienti, ricoverati o assistiti a domicilio; e) gli operatori pastorali sanitari, che prendono il volto del cappellano ospedaliero o del sacerdote, l’opera dei consacrati qualificati col carisma del servizio delle cure delle disabilità e delle nuove malattie (per esempio: la depressione, l’anoressia, l’obesità, …), gli interventi della figura femminile giustamente rivalutata per le sue originali e innegabili qualità che contraddistinguono la sua persona. Come in tutti i documenti ecclesiali, il messaggio di papa Francesco si conclude con l’affidamento di tutti i malati a Maria, definita “Madre della tenerezza”, perché siano sostenuti nella speranza che apre al futuro, siano accolti a braccia aperte dai discepoli di Cristo, abbiano un posto centrale e un ruolo attivo in seno alle proprie comunità.

L’intervento del card. Francesco Montenegro: ampia sintesi Da moltissimi anni la celebrazione della GMM è preceduta da un incontro diocesano di tutti i ministri straordinari della Comunione: una iniziativa vincente, perché vede la partecipazione di oltre 400 partecipanti, perché permette di assicurare un momento formativo qualificato, perché l’incontro è arricchito da interventi, da racconti di esperienze parrocchiali, da un confronto stimolante per tutti. Quest’anno l’incontro si è aperto con un saluto al cardinale Montenegro, presidente della Commissione episcopale per il servizio della carità e la salute della Conferenza episcopale italiana, e a tutti i presenti partecipanti da parte dell’arcivescovo, S.E. mons. Francesco Cacucci, da parole di ringraziamento del direttore dell’Ufficio sia al cardinale che a tutti i ministri straordinari della Comunione e agli altri operatori pastorali. L’intervento integrale del card. Montenegro è stato pubblicato sul sito dell’arcidiocesi di Bari-Bitonto; qui di seguito riportiamo una sintesi preparata dalla segretaria della Consulta di pastorale sanitaria, dott.ssa Ornella Scaramuzzi:

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«Con la sua capacità di sintonizzarsi immediatamente con l’uditorio, il cardinal Montenegro, don Franco, come ama continuare a farsi chiamare da tutti, si rivolge ai presenti: “Grazie – dice – per il servizio che fate in prima linea, che sia sempre luminoso e splendente. Il fatto di essere straordinari non vi deve mai rendere ordinari perché quando questo succede si comincia a peccare di abitudine”. E continua: “Don Gnocchi diceva: ‘Ho cercato la presenza di Dio in questo mondo. Mi è parso di averla trovata negli occhi ridenti e puliti dei bambini, nel sorriso stanco e opaco degli anziani, nelle grida e nei silenzi dei dolenti e dei sofferenti, nel crepuscolo finale dei morenti”. Queste parole qualificano il vostro servizio. Nel suo Messaggio per la XXVI GMM, il Papa invita a perseverare con vigore in questo servizio di amore. Infatti, se ci si abitua, non c’è più amore per collaborare con Cristo a rendere migliore questo mondo. Spesso, parlando di noi stessi usiamo i verbi al passato, ‘ero’, ‘ho fatto …’, ‘sono stato ordinato’, mentre dovremmo sempre dire al presente, per esempio: ‘sono un battezzato!’ perché quell’acqua continua a scorrere. Sono ‘sì’ nuovi che si rinnovano ancora e ancora nel presente. ‘Io vado a trovare i miei malati e ogni giorno li guardo con occhi nuovi’. Abbiamo un cuore che si muove e che rinnova i suoi sentimenti. Sulla croce Gesù lascia le sue ultime volontà di amore, parla di peccato e di misericordia, di cattiveria dell’uomo e di bontà di Dio. Gesù sulla croce allarga le braccia per dirci quanto ci ama e le sue braccia sono inchiodate a significare che non posso chiudersi mai. Questo stesso metro dobbiamo avere anche noi nell’amare gli altri. Dietro l’angolo c’è sempre un altro da amare. Il nostro amore invece è spesso come quei portoni dove non sempre c’è un cartello con su scritto ‘Ingresso libero’, ma magari ci sono esposti gli orari di ricevimento, come se il ritmo dell’amore lo stabilissimo noi. Nel Vangelo si dice: “ogni volta che ho avuto fame, ogni volta che ho avuto sete …”’. Quindi il ritmo dell’amore lo stabilisce sempre l’altro non noi. Non si può impedire che entri il misero altrimenti il nostro amore è parziale, mentre bisogna rinnovarlo secondo la Croce. Gesù ci mette davanti Maria che nonostante il dolore non si paralizza. Loro non si sono parlati ma erano presenti con lo sguardo l’uno all’altra. L’altra figura è Giovanni che contempla in lei il vero discepolato. Sarà stato bello per Giovanni


CURIA METROPOLITANA essere stato scelto a prendersi cura della madre di Gesù e degli altri, invitato ad essere casa aperta a tutti. La pastorale della salute resta e resterà sempre un compito necessario ed essenziale perché esiste una vocazione alla sofferenza a cui siamo chiamati tutti indistintamente come esseri viventi ma ce ne dimentichiamo quando non tocca a noi. La pastorale della salute deve essere vissuta a cominciare dalle parrocchie, ad estendersi fino alle case di cura. Spesso – dice il cardinale, - vedo che i malati e gli immigrati non sono rappresentati nei consigli pastorali delle comunità parrocchiali mentre proprio loro, con i loro vissuti, potrebbero dare delle guide all’inclusione e non alla esclusione. Il Papa non dimentica le famiglie che seguono i parenti malati, che hanno bisogno di comprensione e di vicinanza da parte di chi se ne prende cura. Infatti i sofferenti non sono ambìti compagni di viaggio perché portano paura, smarrimento, angoscia, solitudine, hanno esperienze personali dolorose e le macerie, a volte, durano molti anni come in un terremoto e non si è certi del recupero. Il MSC non dà solo l’Eucaristia al malato ma tocca Gesù nel povero… Il termine ‘ministro’ non è un titolo d’importanza ma un segno di ‘servizio’ e quindi si è non su un piedistallo ma un gradino più sotto il malato, come Gesù che lava i piedi agli apostoli. Dio si inginocchia davanti a noi per farci entrare nel suo Regno, come fa il Padre misericordioso che aspetta con trepidazione e abbraccia il figlio ritornato. Quindi essere MSC significa poggiare la testa sul cuore di Dio malato e sentirne il battito arricchendosi di compassione e umanità. Infine il cardinale F. Montenegro conclude leggendo una lettera di un’infermiera malata in fase terminale per rendere più capaci i suoi colleghi di aiutare altri malati. Infatti nessuno ama parlare con lei di qualcosa, resta un silenzio vuoto e solitario. Il malato morente non è più considerato una persona con la quale fermarsi, in quanto è difficile tenere la mano di chi ha paura perché sta vivendo la propria unica, personale, irripetibile morte».

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La preparazione della Giornata Da moltissimi anni ormai l’esperienza ci ha insegnato che la preparazione della Giornata è la migliore premessa per la sua “riuscita” ed i frutti sono evidenti. Il direttore dell’Ufficio si preoccupa di preparare la presentazione della Giornata attraverso un intervento scritto che viene pubblicato in prima pagina sul Notiziario diocesano (numero di febbraio), distribuisce copia del materiale di animazione anche all’arcivescovo, al vicario generale e ai direttori degli Uffici diocesani. Viene coinvolta anche la Consulta sia nella riflessione sull’importanza dell’evento, sia nella preparazione dei bustoni da distribuire alle parrocchie e agli ospedali, sia nella distribuzione alle singole comunità. «La Gazzetta del Mezzogiorno» nei giorni precedenti la data dell’11 febbraio ha pubblicato un articolo di illustrazione delle finalità della Giornata, accompagnato da una fotografia del Cardinale. Infine l’incontro della Consulta di marzo 2018 è servito sia allo scambio di valutazioni che all’ascolto delle relazioni di quanto realizzato nelle parrocchie e del contributo delle Associazioni.

Echi della celebrazione della Giornata Purtroppo non pervengono all’Ufficio molti resoconti della celebrazione della GMM: in questa sede però è giusto far conoscere quanto è stato consegnato al direttore dell’Ufficio. a) Le parrocchie e le associazioni, che hanno inviato un resoconto delle loro celebrazioni, sono state le seguenti: 210

Parrocchia S. Luca «La Giornata mondiale dell’ammalato è stata per la parrocchia di S. Luca una giornata veramente speciale. Tutta la comunità, guidata da don Michele Birardi, ha voluto rendere omaggio e accogliere in chiesa coloro che nel quartiere si trovano in particolare situazione di disagio sociale, anziani e ammalati. Non c’è stata una grandissima presenza, probabilmente molti non siamo riusciti a contattarli. Ma soprattutto grazie a coloro che si occupano della Caritas e del nostro Centro di ascolto e ai nostri Ministri straordinari della Comunione


CURIA METROPOLITANA (alcuni anziani sono stati presi e poi accompagnati alla loro abitazione), abbiamo avuto comunque una discreta partecipazione. Dopo la celebrazione della Messa delle 18,30, quindi dopo un momento di preghiera, la comunità ha accolto e condiviso con gli anziani e ammalati un momento di gioia e di allegria. I catechisti hanno organizzato dei giochi come “il musichiere”, delle gare di ballo, di canto e poi alla fine si è consumato del cibo portato dalle donne della nostra comunità» (Donato Lippolis). Parrocchia Maria SS. Addolorata «La relazione di mons. Francesco Montenegro viene considerata testo di riflessione negli incontri del gruppo. Nell’incontro di formazione mensile di dicembre il parroco, don Tommaso Gigliola, aveva già sollecitato i Ministri straordinari ad organizzare la Giornata del malato e, dopo l’incontro diocesano, li ha nuovamente riconvocati per lo studio del materiale e la definizione del programma (formazione). Si è deciso di sensibilizzare l’assemblea durante le Messe festive dell’11 febbraio invitando i fedeli a segnalare anziani e malati che avessero bisogno di essere accompagnati in chiesa per la celebrazione fissata per il giorno dopo. È stata inoltre richiesta la disponibilità degli operatori Caritas e dei Ministri straordinari di recarsi presso il domicilio degli ammalati per accompagnarli con le proprie auto. Sulla base delle disponibilità e delle richieste è stato redatto un piano dettagliato degli interventi. Alla bacheca della parrocchia era stata affissa, nelle settimane precedenti, la locandina e nel calendario mensile di febbraio, distribuito a tutti i fedeli dopo le messe domenicali, è stato inserito, con il dovuto risalto, l’incontro e la celebrazione della Santa Messa con gli ammalati di lunedì 12 febbraio (Animazione-Informazione). Alle ore 16.00 di lunedì è stata celebrata la Santa Messa a cui hanno partecipato almeno 200 fedeli, di cui circa la metà ha ricevuto l’unzione degli infermi. Dopo la celebrazione c’è stato un breve ma intenso momento comunitario allietato dagli stessi Ministri straordinari e dagli operatori Caritas con dolcetti e bibite a volontà (celebrazione liturgica).

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Nella fase di preparazione è emersa la necessità di realizzare momenti di incontro con gli ammalati anziani non solo nel corso della distribuzione periodica dell’Eucaristia e durante la Giornata a loro dedicata ma anche nell’attività ordinaria della comunità parrocchiale. Su proposta del parroco si sta perciò lavorando su un progetto di Centro d’Ascolto che metta in contatto le persone sole con professionisti volontari per consulenze di tipo medico, legale, fiscale, ecc. e con i servizi sociali del territorio. Alle famiglie più bisognose viene distribuito anche un pacco settimanale con cibo (opere di carità)» (Antonio Pedace).

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Centro Volontari della Sofferenza «Praticamente tutti i gruppi parrocchiali del CVS hanno contribuito ad animare il Rosario e/o una liturgia eucaristica comunitaria, caratterizzata dalle intenzioni di preghiera dei fedeli specifiche preparate dall’Ufficio diocesano di pastorale della salute. Secondo quanto suggerito dal sussidio per la formazione dei gruppi del CVS di quest’anno, le meditazioni del Rosario hanno sottolineato il tema della speranza. In diverse parrocchie durante la Santa Messa è stato amministrato il sacramento dell’unzione degli infermi. Alcuni gruppi hanno inoltre distribuito, a fine celebrazione, dei piccoli segni-ricordo della Giornata, realizzati dai nostri associati disabili e sani. Ulteriori iniziative, diversificate da parrocchia a parrocchia, hanno mirato a sensibilizzare le comunità e il territorio alla pastorale della salute, anche nei giorni precedenti e successivi alla Giornata del malato: visite e celebrazioni in case protette presenti nel territorio parrocchiale, messaggi nelle bacheche parrocchiali, incontri di approfondimento e testimonianza, meditazioni sul messaggio del Papa durante momenti di preghiera o di adorazione eucaristica, etc.» (Floriano Scioscia, responsabile diocesano Centro Volontari della Sofferenza). UNITALSI S/Sezione di Bari «È stata impegnata in due momenti a vivere con gli ammalati, i volontari e il Presidente, questo importantissimo e molto sentito appuntamento che ha visto venerdì 9 febbraio 2018 alle ore 18,00 l’associazione presente nella parrocchia San Ferdinando, il cui parroco, don Pasquale Muschitiello, assistente spirituale della predetta S/Sezione Unitalsi, dopo la recita del Santo Rosario e una breve


CURIA METROPOLITANA preparazione alla liturgia, ha presieduto, coadiuvato dal diaconopresidente della predetta S/Sezione Unitalsi, la celebrazione eucaristica animata nel suo svolgersi dai volontari. All’interno della celebrazione il sacerdote ha somministrato, agli ammalati ed a chi ne faceva richiesta, il sacramento dell’unzione degli infermi. Domenica 11 febbraio 2018, festa della Beata Vergine Maria e ricorrenza della prima apparizione della Madonna a santa Bernadette a Lourdes, alle ore 16.00 la S/Sezione Unitalsi di Bari si è ritrovata presso l’Ospedale Pediatrico “Giovanni XXIII” dove i volontari con il loro presidente dr. Giuseppe De Serio, i MSC della Cappellania del suddetto Ospedale, al seguito della statua della Madonna di Lourdes, portata in processione dai volontari Unitalsi, hanno incontrato i piccoli ammalati nei vari piani di degenza. Ad ogni piano i piccoli pazienti, le loro famiglie, i volontari, i medici, gli infermieri, i ministri straordinari della Santa Comunione e il sacerdote che con una breve introduzione dell’evento hanno recitato a sequela 10 Ave Maria del Santo Rosario, seguiva la distribuzione della Santa Comunione, benedizione e distribuzione di immaginette ed acqua di Lourdes. La statua della Madonna ha visitato anche e soprattutto i bambini ospiti della sala rianimazione. Infine, in processione, la statua della Madonna è tornata nella cappellina dell’ospedale con canti, preghiere, grande emozione e forte spiritualità. Il bellissimo e intenso evento è stato filmato e fotografato dall’Unitalsi, dal personale medico dell’Ospedale Pediatrico e dalla MSC, sig.ra Maria Gianvecchio, presso la Cappellania del suddetto Ospedale» (Bibbiana Di Candia). “Testimoni del Risorto” Il cenacolo di Bari è intervenuto presso la parrocchia S. Ferdinando, dove in collaborazione con l’UNITALSI, la Caritas, i catechisti e i fedeli, ha partecipato alla recita del Rosario; dopo la celebrazione eucaristica ha preso parte alla processione “aux flambeaux” con i canti mariani. Il cenacolo di S. Spirito/BA è intervenuto presso la parrocchia Spirito Santo in collaborazione con l’Associazione Volontari Ospedalieri (AVO) e l’associazione AMASI. La raccolta

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delle offerte è stata destinata ad un ammalato in difficoltà economiche per la partecipazione ad un pellegrinaggio di Lourdes. b) Anche negli ospedali e nelle case di cura si è continuata la tradizione di dare visibilità alla festa dell’11 febbraio, con l’inserimento della celebrazione della Giornata. Ne hanno fatto un breve resoconto orale o scritto il cappellano o l’operatore pastorale: – dell’Azienda ospedaliera “Policlinico-Consorziale”, – dell’Istituto oncologico “Giovanni Paolo II”, – del presidio ospedaliero pediatrico “Giovanni XXIII”, – del presidio ospedaliero “San Paolo”, – del presidio ospedaliero “Di Venere” di Bari-Carbonara, – del presidio ospedaliero di Triggiano (Ba). Tutti ne hanno parlato durante le celebrazioni eucaristiche, in alcuni è stato celebrato il sacramento dell’unzione degli infermi, in altri si sono realizzate processioni all’interno delle strutture sanitarie con il coinvolgimento, anche emotivo, dei malati e dei loro familiari.

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Cosa rimane della Giornata per tutto l’anno? Possiamo affermare con certezza che nelle singole comunità è visibile la crescita della consapevolezza del servizio ai malati, “carne di Cristo”, e l’impegno nella pastorale della salute, non più considerata la “cenerentola delle pastorali”. I Ministri straordinari della Santa Comunione sono considerati sempre più preziosi ed essenziali nelle parrocchie e nelle strutture sanitarie, contribuendo alla sensibilità ai malati, agli anziani, ai giovani, alle famiglie, e contribuendo alla costruzione di ponti di collaborazione tra le parrocchie, le case e le famiglie. Infine non manca la premura per mantenere alta l’attenzione continua ai bisogni fisici, psicologici e spirituali di coloro che soffrono per alleviare la loro solitudine, per stimolare le comunità a rispondere alle loro richieste e per crescere nella sensibilità di celebrare la morte e il lutto alla luce della Pasqua del Cristo Risorto. Triggiano, venerdì 20 aprile 2018, giorno della visita pastorale di papa Francesco ad Alessano (LE) e a Molfetta (BA) fra Leonardo N. Di Taranto, O.F. Cap. direttore dell’Ufficio diocesano per la pastorale della salute


D OCUMENTI

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V ITA

DELLA

C HIESA B ARI -B ITONTO

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– Al mattino, nella Concattedrale di Bitonto, celebra la S. Messa della Domenica di Pasqua. 2/7 – A Genova, partecipa alla settimana di formazione del clero diocesano. 7 – Alla sera, presso la parrocchia “S. Maria del Fonte” in BariCarbonara, celebra la S. Messa per il 50° anniversario dell’ordinazione sacerdotale di don Francesco Paolo Sangirardi. 8/10 – A Roma, partecipa al secondo incontro mondiale dei Missionari della Misericordia organizzato dal Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione e tiene una catechesi. 10 – Alla sera, presso la parrocchia “S. Nicola” in Toritto, tiene la catechesi comunitaria su “Giovani e adulti. Costruttori di comunione e di pace”. 11 – Al mattino, presso il Pontificio Seminario Regionale Pio XI in Molfetta, presiede la riunione dei lavori della Conferenza Episcopale Pugliese. – Al pomeriggio, in Cattedrale, incontra i cresimandi del vicariato Bitonto-Palo del Colle. 12 – Al pomeriggio, in Cattedrale, incontra i cresimandi del III vicariato. 13 – Al mattino, presso il Salone degli Affreschi del Palazzo Ateneo dell’Università degli Studi “Aldo Moro” in Bari, porta il saluto agli insegnanti di religione partecipanti alla Giornata di studio su “Identità, pluralismo religioso ed educazione scolastica”, organizzata dalla Società Italiana di Psicologia della Religione (SIPR). – Al pomeriggio, in Cattedrale, incontra i cresimandi del IX vicariato.

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– Alla sera, nella Basilica di S. Nicola, partecipa alla cerimonia di insediamento del nuovo rettore della Basilica p. Giovanni Distante, O.P. – Alla sera, presso la parrocchia “S. Maria La Nova” in Pulsano (Ta), partecipa alla celebrazione eucaristica per il 25° anniversario dell’ordinazione sacerdotale di mons. Angelo Panzetta, preside della Facoltà Teologica Pugliese. – Al mattino, presso l’Istituto dei Sacri Cuori in Bitonto, celebra la S. Messa. – Al pomeriggio, in Cattedrale, incontra i cresimandi dei vicariati II e VI. – Al pomeriggio, in Cattedrale, incontra i cresimandi del vicariato VII. – Al pomeriggio, in Cattedrale, incontra i cresimandi del vicariato XI. – Al mattino, presso la Casa del clero, presiede la riunione del Consiglio Presbiterale diocesano. – Al pomeriggio, in Cattedrale, incontra i cresimandi dei vicariati I e V. – Alla sera, presso il Fortino S. Antonio in Bari, guida il cineforum su A Simple Life (Táo Ji ), di Ann Hui, organizzato dalla parrocchia “Stella Maris” di Bari-Palese. – Al mattino, nel porto di Molfetta, partecipa alla concelebrazione eucaristica presieduta da Sua Santità papa Francesco nel 25° anniversario della morte del Servo di Dio mons. Tonino Bello. – Alla sera, nell’Auditorium Nino Rota del Conservatorio “Niccolò Piccinni” di Bari, partecipa alla cerimonia di inaugurazione dell’organo restaurato. – Alla sera, presso l’Oasi francescana “De Lilla”, celebra la S. Messa per i Gruppi di preghiera di san Pio da Pietrelcina. – Successivamente, presso il Seminario arcivescovile, assiste alla commedia “I favolosi anni 60”. – Al mattino, presso la parrocchia “Buon Pastore” in Bari, celebra la S. Messa per la festa del Titolare. – Al pomeriggio, presso l’Hotel “Nicolaus” in Bari, partecipa al IV Convegno della Facoltà Teologica Pugliese su “Vangelo e società a partire dalla Evangelii gaudium di Papa Francesco”.


DIARIO DELL’ARCIVESCOVO 24 – Al mattino, presso la parrocchia “S. Giorgio” in Bari-Loseto, celebra la S. Messa per la festa del Titolare. – Al pomeriggio, in Cattedrale, incontra i cresimandi dei vicariati VIII e XII. – Alla sera, nella sala Odegitria della Cattedrale, partecipa alla presentazione del libro su “San Sabino – il primo patrono di Bari” di Michele Cassano. 25 – Alla sera, presso la parrocchia “S. Marco” in Bari, celebra la S. Messa per la festa del Titolare. 26 – Alla sera, presso la parrocchia “S. Nicola” in Bari-Catino, celebra la S. Messa per l’anniversario della consacrazione della chiesa. 27 – Al mattino, presso il Convento del Beato Giacomo in Bitetto, celebra la S. Messa per la festa del Titolare. Successivamente, presso l’Oasi S. Maria in Cassano Murge, celebra la S. Messa per gli 80 anni di mons. Alberto D’Urso, direttore dell’Oasi. – Al pomeriggio, in Cattedrale, incontra i cresimandi dei vicariati IV e X. 28 – Al pomeriggio, presso l’aula sinodale, presiede l’incontro delle Caritas parrocchiali. 29 – Al mattino, presso il Fortino S. Antonio in Bari, celebra la S. Messa per la Coldiretti. Successivamente, presso la parrocchia “S. Maria del Campo e della Pietà” in Bari-Ceglie del Campo, celebra la S. Messa e amministra le Cresime. 30 – Alla sera, nella chiesa di S. Gaetano in Bitonto, incontra gli operatori della pastorale giovanile cittadina per la Tenda dell’Incontro.

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– Al mattino, presso la masseria Odegitria in Cassano Murge, celebra la S. Messa per la festa della comunità parrocchiale della Cattedrale. – Al pomeriggio, presso la parrocchia “SS. Sacramento” in Bitonto, celebra la S. Messa per la festa della Madonna di Loreto. – Al pomeriggio, presso l’aula magna “Mons. Enrico Nicodemo”, partecipa alla presentazione del volume del prof. Giuseppe Ruppi Mistagogia dei sacramenti. Appunti di teologia liturgico-sacramentaria. – Alla sera, presso la Sala “Odegitria”, partecipa alla presentazione del nuovo libro di Enzo Quarto Je suis Janette (Secop edizioni). – Alla sera, presso la parrocchia “SS. Apostoli” in Modugno, celebra la S. Messa per la consacrazione dell’altare e della chiesa. – Al pomeriggio, in Episcopio, riceve il Comitato organizzativo per l’incontro di Papa Francesco e dei Patriarchi del Medio Oriente a Bari. – Al pomeriggio, presso la parrocchia “S. Francesco d’Assisi” in Bari, partecipa alla presentazione del libro su Madre Clelia Merloni, fondatrice delle Apostole del Sacro Cuore di Gesù. – Al mattino, presso la parrocchia “S. Maria Annunziata” in Cellamare, celebra la S. Messa per la festa del patrono sant’Amatore. – Alla sera, presso la parrocchia “Sacro Cuore” in Mola di Bari, partecipa alla manifestazione “Eternamente” e alla “Tenda dell’Incontro”. – Al pomeriggio, nella chiesa di S. Pio in S. Giovanni Rotondo (Fg), partecipa alla S. Messa per le esequie di S.E. Mons. Michele Castoro, arcivescovo di Manfredonia-Vieste-S. Giovanni Rotondo. – Al mattino, al Molo San Nicola, celebra la S. Messa; segue la benedizione del mare e l’imbarco della statua del Santo.


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– Al pomeriggio, nella Cattedrale di Altamura, presiede la S. Messa di suffragio per mons. Michele Castoro, arcivescovo di Manfredonia-Vieste-S. Giovanni Rotondo. – Alla sera, in Bari, partecipa allo sbarco della statua di San Nicola. – Alla sera, nella Basilica di San Nicola, celebra la S. Messa nella festa della Traslazione delle ossa del Santo, seguita dal prelievo della manna. – Al pomeriggio, nella cappella dell’Episcopio, celebra la S. Messa per i 90 anni della prof.ssa Maria Chiaia. – Alla sera, presso la parrocchia “S. Cataldo” in Bari, celebra la S. Messa per la festa del Patrono. – Alla sera, nella chiesa del Gesù in Bari, tiene la catechesi ai Cavalieri e alle Dame del Santo Sepolcro di Gerusalemme. – Alla sera, nella chiesa di S. Michele Arcangelo in Bitonto, celebra la S. Messa per la festa esterna di san Michele. – Al mattino, presso il Casale di Balsignano in Modugno, celebra la S. Messa per la festa di Maria SS. di Balsignano. – Al pomeriggio, in Cattedrale, celebra la S. Messa e amministra le Cresime per i cresimandi della parrocchia “Gesù di Nazareth”. – Alla sera, presso l’Istituto dei Padri Paolini in Bari, tiene un incontro su I social networks e la convinzione di interpretare la realtà. – Alla sera, presso la parrocchia “Trasfigurazione” in Bitritto, celebra la S. Messa, presente il reliquiario della Madonna delle lacrime di Siracusa. – Al mattino, partecipa alla cerimonia di inaugurazione della sede consolare onoraria della Federazione Russa a Bari, alla presenza dell’ambasciatore plenipotenziario della Federazione Russa nella Repubblica italiana, Sergey Razov. – Al pomeriggio, nell’aula magna “Mons. Enrico Nicodemo”, partecipa al Convegno ecumenico sul tema “Le sfide dell’ecumenismo oggi”. – Alla sera, presso la parrocchia “Trasfigurazione” in Bitritto, celebra la S. Messa.

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17 – Alla sera, presso il Santuario dei Santi Medici in Bitonto, celebra la S. Messa per il decimo anniversario della morte di don Francesco Gagliardi. – Successivamente, nella sala Odegitria della Cattedrale, partecipa alla presentazione del volume di Gerhard Lohfink Contro la banalizzazione di Gesù. Discorso su Gesù e la Chiesa (Ecumenica Editrice). 18 – Alla sera, presso la parrocchia “S. Marcello” in Bari, partecipa alla presentazione del volume L’ecumenismo delle radici. Cristiani ortodossi ed ebrei: storia dei rapporti, prospettive di dialogo di p. Pier Giorgio Taneburgo, O.F.M. Cap. 19 – Alla sera, nella Cattedrale di Trani, presiede la celebrazione eucaristica per l’investitura di S.E. mons. Leonardo D’Ascenzo, Arcivescovo di Trani- Barletta-Bisceglie, a Priore dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme. 20 – Alla sera, presso la parrocchia “Spirito Santo” in Bari-Santo Spirito, celebra la S. Messa. 21/24 –A Roma, partecipa ai lavori della 71° Assemblea generale della Conferenza Episcopale Italiana. 25 – Al pomeriggio, presso l’ex Palazzo delle Poste in Bari, porta il saluto al convegno su “La Biblioteca Provinciale dei Cappuccini: 60 anni al servizio della cultura (1958-2018)”. 26 – Alla sera, presso la parrocchia “Sacro Cuore” in Bari, celebra la S. Messa per il 35° anniversario di costituzione della Comunità di Gesù. 27 – Al mattino, presso l’agriturismo “Amicizia” in Cassano Murge, celebra la S. Messa per il 150° anniversario di fondazione dell’Azione Cattolica Italiana. – Alla sera, presso la parrocchia “S. Maria del Fonte” in BariCarbonara, celebra la S. Messa e amministra le Cresime. 28 – Alla sera, presso la Biblioteca Ricchetti, partecipa alla presentazione del 32° volume del Centro Studi storici della Chiesa di Bari-Bitonto: Benedetto da Bari, I sette sigilli (a cura di Giuseppe Micunco). 29-5/1-6 – A Madrid, partecipa al Seminario di Teologia Ecumenica.


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– Al mattino, presso la parrocchia “SS. Sacramento” in Bari, celebra la S. Messa e amministra le Cresime. – Alla sera, in Cattedrale, celebra la S. Messa; successivamente guida la processione cittadina del Corpus Domini sino alla Basilica di San Nicola dove impartisce la benedizione eucaristica. – Al pomeriggio, presso l’auditorium “De Gennaro” della Fondazione Santi Medici in Bitonto, guida la lettura del film I bambini ci guardano di Vittorio De Sica. – Alla sera, nel Santuario dei SS. Medici in Bitonto, celebra la S. Messa per il 25° anniversario della morte di mons. Domenico Vacca, primo parroco-rettore della Comunità. – Alla sera, presso la parrocchia “SS. Crocifisso” in Triggiano, tiene la catechesi comunitaria sul Mistero della Croce. – Alla sera, presso la parrocchia “S. Maria del Fonte” in BariCarbonara, celebra la S. Messa per il 25° anniversario dell’ordinazione sacerdotale del parroco don Mimmo Chiarantoni. – Al mattino, presso l’Istituto dei Padri Comboniani in Bari, incontra la comunità. – Alla sera, presso la parrocchia “Sacro Cuore” in Mola di Bari, celebra la S. Messa nella festa del Titolare. Successivamente, presso la parrocchia “SS. Sacramento” in Bari, assiste al musical “Il sogno di Giuseppe”, realizzato in collaborazione con l’Associazione Carrassi Solidale Onlus. – Al mattino, presso l’Oasi S. Maria in Cassano Murge, presiede la Giornata di santificazione sacerdotale. – Alla sera, presso la parrocchia “Sacro Cuore” in Bari, celebra la S. Messa per la dedicazione della chiesa. – Al pomeriggio, presso il Seminario arcivescovile, partecipa al Meeting dei ministranti della diocesi. – Alla sera, presso la parrocchia “S. Antonio” in Bari, celebra la S. Messa.

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10 – Al mattino, presso la parrocchia “Spirito Santo” in Palo del Colle, celebra la S. Messa e amministra le Cresime. – Alla sera, presso la parrocchia “Resurrezione” in Bari, celebra la S. Messa per il 25° anniversario dell’ordinazione sacerdotale del parroco don Enrico D’Abbicco. 11 – Al mattino, presso l’Oasi “Madonna dell’Isola” in Conversano, presiede i lavori della Conferenza Episcopale Pugliese. 12 – Alla sera, presso la parrocchia “S. Marcello” in Bari, tiene un incontro su I ‘social network’ e la convinzione di interpretare la realtà. 13 – Al mattino, presso la chiesa di S. Maria Veterana in Bitetto, celebra la S. Messa per la festa di sant’Antonio. – Alla sera, presso la parrocchia “S. Antonio” in Bari-Carbonara, celebra la S. Messa per la festa del Titolare. 14 – Alla sera, presso il santuario della Madonna della Grotta in Modugno, celebra la S. Messa e benedice la statua di sant’Annibale Maria di Francia. 15 – Alla sera, presso la parrocchia “S. Nicola” in Bari-Catino, guida la lettura del film Il ragazzo selvaggio di François Truffaut. 16 – Alla sera, presso la parrocchia “S. Francesco d’Assisi” in Bari, celebra la S. Messa per la professione perpetua di tre suore Missionarie Francescane di Gesù Crocifisso. 17 – Al mattino, in Cattedrale, celebra la S. Messa per l’ordinazione diaconale degli accoliti Pietro Marino Tenerelli e Antonio Memmi. – Alla sera, presso la parrocchia “S. Maria del Fonte” in Carbonara, assiste al musical animato dai gruppi CVS diocesani. 18 – Al pomeriggio, presso l’Istituto delle Suore Francescane Alcantarine in Bari, benedice la nuova opera segno della Caritas “Ain Karem” per donne in difficoltà. 19 – Al mattino, presso la Casa del clero in Bari, incontra i delegati diocesani per l’Ecumenismo. – Alla sera, presso la parrocchia “Sacro Cuore” in Mola di Bari, celebra la S. Messa per il 25° anniversario dell’ordinazione sacerdotale di p. Giuseppe De Stefano, O.F.M. Conv., presidente della Comunità Frontiera. 20 – Alla sera, presso la parrocchia “S Maria La Porta” in Palo del Colle, celebra la S. Messa per la festa della Patrona.


CURIA METROPOLITANA 21 – Alla sera, presso la parrocchia “S. Maria Assunta” in Sannicandro di Bari, celebra la S. Messa. 22 – Al pomeriggio, presso Villa dei Pini in Cassano Murge, celebra la S. Messa per il 50° anniversario di ordinazione sacerdotale di don Vito D’Apolito. – Alla sera, nella chiesa di S. Anna in Bari, presiede un incontro di preghiera promosso dall’Unione dei giornalisti cattolici (UCSI) Puglia in preparazione all’ incontro ecumenico di Papa Francesco con i Patriarchi e i Capi delle Chiese del Medio Oriente. 23 – Al mattino, in Episcopio, presiede la riunione del Consiglio di amministrazione della Fondazione S. Nicola. – Alla sera, presso la parrocchia “S. Paolo Apostolo” in Bari, celebra la S. Messa in occasione della riapertura della chiesa dopo i restauri. 24 – Al mattino, presso la parrocchia “Sacro Cuore” in Mola di Bari, celebra la S. Messa per il 25° anniversario dell’ ordinazione sacerdotale del parroco don Franco Fanizza. – Alla sera, nella Cattedrale di Matera, celebra la S. Messa nell’ottavario della Madonna della Bruna, Patrona della città. 26 – Alla sera, in Cattedrale, celebra la S. Messa per la festa di san Josemaria Escrivá de Balaguer, fondatore dell’Opus Dei. 27 – Al pomeriggio, nella Cappella del Corpus Domini in Bari, celebra la S. Messa. 28 – Al mattino, nella sala consiliare della Provincia di Bari, partecipa alla conferenza internazionale “San Nicola, Bari e le icone russe”, in chiusura della mostra “L’Icona Russa. Preghiera e Misericordia”. 29 – Alla sera, presso la parrocchia “S. Pietro Apostolo” in Modugno, celebra la S. Messa per la festa del Titolare. 30 – Alla sera, presso la parrocchia “S. Maria della Pace” in Noicattaro, celebra la S. Messa per il 50° anniversario dell’ordinazione sacerdotale di don Giuseppe Saponaro.

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