Bollettino Diocesano Luglio-Settembre 2017

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BOLLETTINO DIOCESANO

l´Odegitria

Atti ufficiali e attività pastorali dell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto


BOLLETTINO DIOCESANO

l´Odegitria Atti ufficiali e attività pastorali dell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto Registrazione Tribunale di Bari n. 1272 del 26/03/1996 ANNO XCIII - N. 3 - Luglio - Agosto - Settembre 2017 Redazione e amministrazione: Curia Arcivescovile Bari-Bitonto P.zza Odegitria - 70122 Bari - Tel. 080/5288211 - Fax 080/5244450 www.arcidiocesibaribitonto.it - e.mail: curia@odegitria.bari.it Direttore responsabile: Giuseppe Sferra Direttore: Gabriella Roncali Redazione: Beppe Di Cagno, Luigi Di Nardi, Angelo Latrofa, Paola Loria, Franco Mastrandrea, Bernardino Simone, Francesco Sportelli Gestione editoriale e stampa: Ecumenica Editrice scrl - 70132 Bari - Tel. 080.5797843 www.ecumenicaeditrice.it - info@ecumenicaeditrice.it


D OCUMENTI

DELLA

C HIESA USNIVERSALE OMMARIO

DOCUMENTI DELLA CHIESA UNIVERSALE MAGISTERO PONTIFICIO Lettera apostolica in forma di motu proprio Magnum principium con la quale viene modificato il can. 838 del Codice di diritto canonico Lettera apostolica in forma di motu proprio Maiorem hac dilectionem sull’offerta della vita

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DOCUMENTI DELLA CHIESA ITALIANA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA Consiglio permanente Comunicato finale dei lavori della sessione autunnale (Roma, 25-27 settembre 2017)

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DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO Il ritorno a Bari della reliquia di San Nicola (28 luglio 2017)

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MAGISTERO E ATTI DELL’ARCIVESCOVO Omelia nella Messa della XXV Domenica del Tempo ordinario “Chiamati a lavorare nella vigna del Signore” (Cattedrale di Bari, 24 settembre 2017)

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ASSEMBLEA DIOCESANA Presentazione della traccia per l’anno pastorale 2017-2018: “Di generazione in generazione”. Giovani e famiglia. (Bari, 20 settembre 2017)

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CURIA METROPOLITANA Cancelleria Sacre ordinazioni e decreti

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Ufficio per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso Per una dimensione ecumenica della Chiesa locale

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Ufficio Diaconato permanente e ministeri istituiti Relazione sulle attività dell’anno 2016-2017

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CONSIGLI DIOCESANI Consiglio Presbiterale diocesano Verbale della riunione del 19 maggio 2017

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PUBBLICAZIONI

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DIARIO DELL’ARCIVESCOVO Luglio 2017 Agosto 2017 Settembre 2017

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D OCUMENTI

DELLA

C HIESA U NIVERSALE

MAGISTERO PONTIFICIO Lettera apostolica in forma di motu proprio “Magnum principium” con la quale viene modificato il can. 838 del Codice di diritto canonico

L’importante principio, confermato dal Concilio Ecumenico Vaticano II, secondo cui la preghiera liturgica, adattata alla comprensione del popolo, possa essere capita, ha richiesto il grave compito, affidato ai Vescovi, di introdurre la lingua volgare nella liturgia e di preparare ed approvare le versioni dei libri liturgici. La Chiesa Latina era consapevole dell’incombente sacrificio della perdita parziale della propria lingua liturgica, adoperata in tutto il mondo nel corso dei secoli, tuttavia aprì volentieri la porta a che le versioni, quali parte dei riti stessi, divenissero voce della Chiesa che celebra i divini misteri, insieme alla lingua latina. Allo stesso tempo, specialmente a seguito delle varie opinioni chiaramente espresse dai Padri Conciliari relativamente all’uso della lingua volgare nella liturgia, la Chiesa era consapevole delle difficoltà che in questa materia potevano presentarsi. Da una parte, bisognava unire il bene dei fedeli di qualunque età e cultura e il loro diritto a una conscia e attiva partecipazione alle celebrazioni liturgiche con l’unità sostanziale del Rito Romano; dall’altra, le stesse lingue volgari spesso solo in maniera progressiva sarebbero potute divenire lingue liturgiche, splendenti non diversamente dal latino liturgico per l’eleganza dello stile e la gravità dei concetti al fine di alimentare la fede.

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A ciò mirarono alcune Leggi liturgiche, Istruzioni, Lettere circolari, indicazioni e conferme dei libri liturgici nelle lingue vernacole emesse dalla Sede Apostolica già dai tempi del Concilio, e ciò sia prima che dopo le leggi stabilite nel Codice di Diritto Canonico. I criteri indicati sono stati e restano in linea generale utili e, per quanto è possibile, dovranno essere seguiti dalle Commissioni liturgiche come strumenti adatti affinché, nella grande varietà di lingue, la comunità liturgica possa arrivare ad uno stile espressivo adatto e congruente alle singole parti, mantenendo l’integrità e l’accurata fedeltà, specialmente nel tradurre alcuni testi di maggiore importanza in ciascun libro liturgico. Il testo liturgico, in quanto segno rituale, è mezzo di comunicazione orale. Ma per i credenti che celebrano i sacri riti, anche la parola è un mistero: quando infatti vengono proferite le parole, in particolare quando si legge la Sacra Scrittura, Dio parla agli uomini, Cristo stesso nel Vangelo parla al suo popolo che, da sé o per mezzo del celebrante, con la preghiera risponde al Signore nello Spirito Santo. Fine delle traduzioni dei testi liturgici e dei testi biblici, per la liturgia della parola, è annunciare ai fedeli la parola di salvezza in obbedienza alla fede ed esprimere la preghiera della Chiesa al Signore. A tale scopo bisogna fedelmente comunicare ad un determinato popolo, tramite la sua propria lingua, ciò che la Chiesa ha inteso comunicare ad un altro per mezzo della lingua latina. Sebbene la fedeltà non sempre possa essere giudicata da parole singole ma debba esserlo nel contesto di tutto l’atto della comunicazione e secondo il proprio genere letterario, tuttavia alcuni termini peculiari vanno considerati anche nel contesto dell’integra fede cattolica, poiché ogni traduzione dei testi liturgici deve essere congruente con la sana dottrina. Non ci si deve stupire che, nel corso di questo lungo percorso di lavoro, siano sorte delle difficoltà tra le Conferenze Episcopali e la Sede Apostolica. Affinché le decisioni del Concilio circa l’uso delle lingue volgari nella liturgia possano valere anche nei tempi futuri, è oltremodo necessaria una costante collaborazione piena di fiducia reciproca, vigile e creativa, tra le Conferenze Episcopali e il Dicastero della Sede Apostolica che esercita il compito di promuovere la sacra Liturgia, cioè la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti. Perciò, affinché continui il rinnovamento dell’intera vita liturgica, è sembrato opportuno che alcuni prin-


MAGISTERO PONTIFICIO cipi trasmessi fin dal tempo del Concilio siano più chiaramente riaffermati e messi in pratica. Si deve senz’altro prestare attenzione all’utilità e al bene dei fedeli, né bisogna dimenticare il diritto e l’onere delle Conferenze Episcopali che, insieme con le Conferenze Episcopali di regioni aventi la medesima lingua e con la Sede Apostolica, devono far sì e stabilire che, salvaguardata l’indole di ciascuna lingua, sia reso pienamente e fedelmente il senso del testo originale e che i libri liturgici tradotti, anche dopo gli adattamenti, sempre rifulgano per l’unità del Rito Romano. Per rendere più facile e fruttuosa la collaborazione tra la Sede Apostolica e le Conferenze Episcopali in questo servizio da prestare ai fedeli, ascoltato il parere della Commissione di Vescovi e Periti da me istituita, dispongo, con l’autorità affidatami, che la disciplina canonica attualmente vigente nel can. 838 del C.I.C. sia resa più chiara, affinché, secondo quanto espresso nella Costituzione Sacrosanctum Concilium, in particolare agli articoli 36 §§ 3. 4, 40 e 63, e nella Lettera Apostolica Motu Proprio Sacram Liturgiam, n. IX, appaia meglio la competenza della Sede Apostolica circa le traduzioni dei libri liturgici e gli adattamenti più profondi, tra i quali possono annoverarsi anche eventuali nuovi testi da inserire in essi, stabiliti e approvati dalle Conferenze Episcopali. In tal senso, in futuro il can. 838 andrà letto come segue: Can. 838 - § 1. Regolare la sacra liturgia dipende unicamente dall’autorità della Chiesa: ciò compete propriamente alla Sede Apostolica e, a norma del diritto, al Vescovo diocesano. § 2. È di competenza della Sede Apostolica ordinare la sacra liturgia della Chiesa universale, pubblicare i libri liturgici, rivedere1 gli adattamenti approvati a norma del diritto dalla Conferenza Episcopale, nonché vigilare perché le norme liturgiche siano osservate ovunque fedelmente. 1

Nella versione italiana del C.I.C., comunemente in uso, il verbo “recognoscere” è tradotto “autorizzare”, ma la Nota esplicativa del Pontificio Consiglio per l’interpretazione dei Testi Legislativi ha precisato che la recognitio «non è una generica o sommaria approvazione e tanto meno una semplice “autorizzazione”. Si tratta, invece, di un esame o revisione attenta e dettagliata...» (28 aprile 2006).

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§ 3. Spetta alle Conferenze Episcopali preparare fedelmente le versioni dei libri liturgici nelle lingue correnti, adattate convenientemente entro i limiti definiti, approvarle e pubblicare i libri liturgici, per le regioni di loro pertinenza, dopo la conferma della Sede Apostolica. § 4. Al Vescovo diocesano nella Chiesa a lui affidata spetta, entro i limiti della sua competenza, dare norme in materia liturgica, alle quali tutti sono tenuti. In maniera conseguente sono da interpretare sia l’art. 64 § 3 della Costituzione Apostolica Pastor Bonus sia le altre leggi, in particolare quelle contenute nei libri liturgici, circa le loro versioni. Parimenti dispongo che la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti modifichi il proprio “Regolamento” in base alla nuova disciplina e aiuti le Conferenze Episcopali ad espletare il loro compito e si adoperi per promuovere sempre di più la vita liturgica della Chiesa Latina. Quanto deliberato con questa Lettera apostolica in forma di “motu proprio”, ordino che abbia fermo e stabile vigore, nonostante qualsiasi cosa contraria anche se degna di speciale menzione, e che sia promulgato tramite pubblicazione su «L’Osservatore Romano», entrando in vigore il 1° ottobre 2017, quindi pubblicato sugli Acta Apostolicae Sedis. Dato a Roma, presso San Pietro, il 3 settembre 2017, quinto del mio Pontificato Francesco

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DELLA

C HIESA U NIVERSALE

MAGISTERO PONTIFICIO Lettera apostolica in forma di motu proprio

“Maiorem hac dilectionem” sull’offerta della vita

«Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici» (Gv 15, 13). Sono degni di speciale considerazione ed onore quei cristiani che, seguendo più da vicino le orme e gli insegnamenti del Signore Gesù, hanno offerto volontariamente e liberamente la vita per gli altri ed hanno perseverato fino alla morte in questo proposito. È certo che l’eroica offerta della vita, suggerita e sostenuta dalla carità, esprime una vera, piena ed esemplare imitazione di Cristo e, pertanto, è meritevole di quella ammirazione che la comunità dei fedeli è solita riservare a coloro che volontariamente hanno accettato il martirio di sangue o hanno esercitato in grado eroico le virtù cristiane. Con il conforto del parere favorevole espresso dalla Congregazione delle Cause dei Santi, che nella sessione plenaria del 27 settembre 2016 ha attentamente studiato se questi cristiani meritino la beatificazione, stabilisco che siano osservate le norme seguenti: Art. 1 L’offerta della vita è una nuova fattispecie dell’iter di beatificazione e canonizzazione, distinta dalle fattispecie sul martirio e sull’eroicità delle virtù. Art. 2 L’offerta della vita, affinché sia valida ed efficace per la beatificazione di un Servo di Dio, deve rispondere ai seguenti criteri:

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a) offerta libera e volontaria della vita ed eroica accettazione propter caritatem di una morte certa e a breve termine; b) nesso tra l’offerta della vita e la morte prematura; c) esercizio, almeno in grado ordinario, delle virtù cristiane prima dell’offerta della vita e, poi, fino alla morte; d) esistenza della fama di santità e di segni, almeno dopo la morte; e) necessità del miracolo per la beatificazione, avvenuto dopo la morte del Servo di Dio e per sua intercessione. Art. 3 La celebrazione dell’Inchiesta diocesana o eparchiale e la relativa Positio sono regolate dalla Costituzione apostolica Divinus perfectionis Magister del 25 gennaio 1983, in Acta Apostolicae Sedis vol. LXXV (1983, 349-355), e dalle Normae servandae in inquisitionibus ab Episcopis facendis in Causis Sanctorum del 7 febbraio dello stesso anno, in Acta Apostolicae Sedis vol. LXXV (1983, 396-403), salvo quanto segue. Art. 4 La Positio sull’offerta della vita deve rispondere al dubium: An constet de heroica oblatione vitae usque ad mortem propter caritatem necnon de virtutibus christianis, saltem in gradu ordinario, in casu et ad effectum de quo agitur. Art. 5 Gli articoli seguenti della citata Costituzione apostolica sono così modificati:

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Art. 1: “Ai Vescovi diocesani, agli Eparchi e a quanti ad essi sono equiparati dal diritto, nell’ambito della loro giurisdizione, sia d’ufficio, sia ad istanza dei singoli fedeli o di legittime associazioni e dei loro rappresentanti, compete il diritto di investigare circa la vita, le virtù, l’offerta della vita o il martirio e la fama di santità, di offerta della vita o di martirio, sui presunti miracoli, ed eventualmente, sul culto antico del Servo di Dio, di cui si chiede la canonizzazione”. Art. 2,5: “L’Inchiesta sui presunti miracoli si faccia separatamente da quella sulle virtù, sull’offerta della vita o sul martirio”. Art. 7,1: “studiare le cause loro affidate con i collaboratori esterni e preparare le Positiones sulle virtù, sull’offerta della vita o sul martirio”.


MAGISTERO PONTIFICIO Art. 13,2: “Se il Congresso giudicherà che la causa è stata istruita secondo le norme di legge, stabilirà di affidarla a uno dei Relatori; il Relatore, a sua volta, aiutato da un collaboratore esterno, farà la Positio sulle virtù, sull’offerta della vita o sul martirio, secondo le regole della critica agiografica”. Art. 6 Gli articoli seguenti delle citate Normae servandae in inquisitionibus ab Episcopis facendis in Causis Sanctorum sono così modificati: Art. 7: “La causa può essere recente o antica; è detta recente, se il martirio, le virtù o l’offerta della vita del Servo di Dio possono essere provati attraverso le deposizioni orali di testimoni oculari; è detta antica quando le prove relative al martirio o le virtù possono essere desunte soltanto da fonti scritte”. Art. 10,1°: “nelle cause sia recenti che antiche, una biografia di un certo valore storico sul Servo di Dio, se esiste, o, in mancanza di questa, un’accurata relazione cronologica sulla vita e le attività del Servo di Dio, sulle virtù o sull’offerta della vita o sul martirio, sulla fama di santità e di miracoli, senza omettere ciò che pare contrario o meno favorevole alla causa stessa”. Art. 10,3°: “solo nelle cause recenti, un elenco delle persone che possono contribuire a esplorare la verità sulle virtù o sull’offerta della vita o sul martirio del Servo di Dio, come pure sulla fama di santità e di miracoli, oppure impugnarla”. Art. 15a: “Ricevuta la relazione, il Vescovo consegni al promotore di giustizia o ad un altro esperto tutto ciò che è stato acquisito fino a quel momento, affinché possa preparare gli interrogatori utili ad indagare e mettere in luce la verità circa la vita, le virtù, l’offerta della vita o il martirio, la fama di santità, di offerta della vita o di martirio del Servo di Dio”. Art. 15b: “Nelle cause antiche gli interrogatori riguardino soltanto la fama di santità, di offerta della vita o di martirio ancora presente e, se è il caso, il culto reso al Servo di Dio in tempi più recenti”.

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Art. 19: “A provare il martirio, l’esercizio delle virtù o l’offerta della vita e la fama dei miracoli di un Servo di Dio che sia appartenuto a qualche istituto di vita consacrata, i testimoni presentati devono essere, in parte notevole, estranei; a meno che ciò sia impossibile, a motivo della particolare vita del Servo di Dio”. Art. 32: “L’inchiesta sui miracoli dev’essere istruita separatamente dall’inchiesta sulle virtù o sull’offerta della vita o sul martirio e si svolga secondo le norme che seguono”. Art. 36: “Sono proibite nelle chiese le celebrazioni di qualunque genere o i panegirici sui Servi di Dio, la cui santità di vita è tuttora soggetta a legittimo esame. Ma anche fuori della chiesa bisogna astenersi da quegli atti che potrebbero indurre i fedeli a ritenere a torto che l’inchiesta, fatta dal vescovo sulla vita e sulle virtù, sul martirio o sull’offerta della vita del Servo di Dio, comporti la certezza della futura canonizzazione dello stesso Servo di Dio”. Tutto ciò che ho deliberato con questa Lettera Apostolica in forma di Motu proprio, ordino che sia osservato in tutte le sue parti, nonostante qualsiasi cosa contraria, anche se degna di particolare menzione, e stabilisco che venga promulgato mediante la pubblicazione sul quotidiano “L’Osservatore Romano”, entrando in vigore il giorno stesso della promulgazione e che, successivamente, sia inserito in Acta Apostolicae Sedis. Dato a Roma, presso San Pietro, il giorno 11 luglio, quinto del nostro Pontificato Francesco 286


D OCUMENTI

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C HIESA I TALIANA

CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA Consiglio Permanente

Comunicato finale dei lavori della sessione autunnale (Roma, 25-27 settembre 2017)

Con un messaggio di vicinanza, affetto e condivisione al Santo Padre, si è chiusa mercoledì 27 settembre la sessione autunnale del Consiglio Episcopale Permanente, riunito a Roma da lunedì 25 sotto la guida del Cardinale Presidente, Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve. La nota che ne ha caratterizzato i lavori è stata quella di una franca cordialità, con cui i vescovi hanno innanzitutto ripreso, valorizzato e approfondito i contenuti della prolusione del Cardinale Presidente. A partire da una prima sintesi delle risposte dalle diocesi al questionario preparato in vista del prossimo Sinodo dei Vescovi, il Consiglio Permanente si è, quindi, confrontato in merito alla necessità di assumere come prioritaria la formazione cristiana delle giovani generazioni. Con l’intento di favorirne il rilancio, il Consiglio Permanente si è confrontato sul Progetto Policoro, quale strumento di animazione, formazione e buone pratiche, nella prospettiva dell’evangelizzazione. I vescovi hanno individuato, al riguardo, un percorso possibile di verifica e ridefinizione delle finalità e del governo del Policoro. Nella volontà di assumere fino in fondo le indicazioni del Santo Padre in merito alla missione del Vangelo per la protezione di tutti i minori e adulti vulnerabili, il Consiglio Permanente ha condiviso alcune buone prassi e si è impegnato, anche attraverso un gruppo di lavoro, a mettere a punto un servizio di prevenzione e formazione.

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Ai vescovi è stato presentato l’Instrumentum laboris, predisposto dal Comitato scientifico e organizzatore per la prossima Settimana sociale dei cattolici italiani (Cagliari, 26–29 ottobre 2017). I membri del Consiglio Permanente hanno condiviso l’itinerario che sta portando allo scioglimento della Fondazione Centro Unitario per la Cooperazione Missionaria (CUM) per confluire nella Fondazione Missio. I vescovi hanno condiviso la proposta di attribuire competenze e finalità dell’Ufficio nazionale per l’apostolato del mare a una sezione dell’Ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro. In Consiglio Permanente è stato presentato il Motu Proprio Magnum Principium e le sue conseguenze sulla edizione dei libri liturgici della CEI. I vescovi hanno autorizzato un testo da sottoporre alle Conferenze episcopali regionali e, quindi, all’approvazione dell’Assemblea generale circa orientamenti per nuove disposizioni relative a contributi a favore dei beni culturali ecclesiastici ed edilizia di culto. Il Consiglio Permanente, infine, ha approvato il Messaggio per la Giornata nazionale per la vita e ha provveduto ad alcune nomine. 1. Un volto di Chiesa

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«Il nostro pensiero si stringe a Lei nell’intento di raggiungerLa con la fraterna cordialità che ha animato queste nostre giornate collegiali». Il messaggio con cui si è concluso il Consiglio Permanente esprime, oltre alla «gratitudine del cuore» e all’«affetto delle nostre Chiese» per il Papa, il clima che ne ha caratterizzato i lavori. Un clima che si è respirato fin dall’inizio, con l’adesione convinta dei vescovi allo stile evangelico e allo sguardo pastorale della prolusione del Cardinale Presidente. È stato condiviso il suo richiamo alla necessità di offrire, innanzitutto, la parola della Grazia, ponendo al centro l’annuncio del Vangelo: con questa prospettiva, è stato esemplificato, si può essere davvero vicini ai giovani in cerca di lavoro come alle famiglie ferite nelle relazioni. Apprezzata anche la volontà di camminare sempre più insieme, come Chiesa sinodale, che coinvolge a valorizza il contributo di ciascuno: in questa direzione, si è evidenziata la necessità di riprendere lo spirito del Convegno ecclesiale nazionale di Firenze, il discorso programmatico del Santo Padre, gli obiettivi concreti additati.


CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA Tra i temi più ripresi ed approfonditi nel confronto tra i vescovi, l’accoglienza dei migranti, con l’attenzione a favorirne l’integrazione anche attraverso «il riconoscimento di una nuova cittadinanza a quanti sono nati in Italia, parlano la nostra lingua e assumono la nostra memoria storica, con i valori che porta con sé»; il richiamo ai cattolici impegnati in politica a non contrapporsi tra «cattolici della morale» e «cattolici del sociale»; l’importanza di porre un’attenzione più puntuale al linguaggio usato dalla Chiesa come pure alle questioni ambientali, nella prospettiva dell’enciclica Laudato si’. 2. Sinodo, dall’ascolto alla proposta Il Consiglio Permanente si è confrontato sul tema dei giovani a partire un’analisi sintetica delle risposte dalle diocesi al questionario predisposto in vista del prossimo Sinodo dei Vescovi, dedicato appunto a “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”. La fotografia mostra un Paese che non è per i giovani, dove questi faticano a entrare nel mondo del lavoro, quindi a staccarsi dalla famiglia d’origine e a sposarsi. La lettura della situazione evidenzia come – pur a fronte di difficoltà nel rapporto intergenerazionale – non manchino iniziative pastorali portate avanti con passione, che coinvolgono le nuove generazioni. La condivisione delle pratiche individua luoghi ed esperienze significative di pastorale vocazionale. Nel vivace confronto tra i vescovi si è dato voce all’urgenza che tutta la Chiesa italiana sia coinvolta nell’assumere come prioritaria l’educazione dei giovani, con un’attenzione integrale che proponga loro la persona di Gesù Cristo e il suo Vangelo come centrale per ogni dimensione della vita. Nella consapevolezza di muoversi in una cultura dove manca l’adulto – nel senso che vive essenzialmente per se stesso – si avverte l’importanza di non cedere alla rassegnazione e di incoraggiare sacerdoti ed educatori a spendersi per l’accompagnamento e la formazione delle giovani generazioni, sapendo riconoscere i segni di progressivo risveglio delle coscienze e il ritorno delle domande sulla vita. La via principale, è stato evidenziato, rimane quella della testimonianza sia personale che ecclesiale, nell’atten-

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zione a investire sui formatori e sugli insegnanti di religione. L’educazione all’affettività e alla sessualità rimane uno degli ambiti più ripresi negli interventi. Tra le iniziative promosse dal Servizio Nazionale – oltre a uno strumento informatico per sostenere l’ascolto dei giovani, accessibile da gennaio – la costituzione a livello diocesano di un gruppo di lavoro che coinvolga, accanto a rappresentanti della pastorale giovanile, quelli della pastorale vocazionale, di quella familiare e di quella scolastica. La prossima estate vedrà le Diocesi proporre ai giovani pellegrinaggi verso luoghi di spiritualità e convergere, quindi, nei giorni 11-12 agosto a Roma per l’incontro con il Santo Padre. 3. Policoro, memoria e futuro

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Ad oltre vent’anni dalla sua nascita, il Progetto Policoro è presente in 139 diocesi, si esprime in oltre 700 “gesti concreti” (cooperative, consorzi, imprese), occupa circa 3000 persone. Nel contempo, natura e finali tà dell’esperienza non sono più di immediata evidenza. Di qui la volontà del Consiglio Permanente di favorirne il rilancio e la diffusione con un percorso di confronto che coinvolga le Conferenze episcopali regionali, verifichi in sede diocesana il coinvolgimento della comunità, la qualità degli animatori e del coordinamento tra pastorale giovanile, pastorale del lavoro e Caritas, il rapporto con la filiera delle associazioni laicali, per giungere infine a una restituzione in Assemblea generale. Tale passaggio, nelle intenzioni dei vescovi, vuol essere occasione per far memoria dei tratti identificativi del Progetto, che fin dall’inizio intende offrire alle Chiese locali strumenti e opportunità per incontrare – nella prospettiva dell’evangelizzazione e attraverso un processo educativo e formativo – giovani disoccupati o precari e stimolare la loro capacità di iniziativa. 4. Abusi sessuali, oltre lo scandalo Rispetto a un tema grave per la vita della Chiesa com’è quello relativo ad abusi sessuali nei confronti di minori e di adulti vulnerabili, il Consiglio Permanente si è trovato compatto nel ribadire l’esigenza di trovare risposte sempre più puntuali e adeguate.


CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA Al riguardo, con l’adozione delle Linee guida (2012) la Chiesa italiana ha messo in fila precise indicazioni circa i profili canonistici e penalistici. In questi anni, inoltre, in alcune diocesi si sono avviati servizi di tutela dei minori, che vedono il coinvolgimento di esperti, attività di studio e informazione, accoglienza di eventuali segnalazioni. I vescovi, nel presentare tali iniziative, hanno dato voce alla necessità di favorire in maniera decisa un cambio di mentalità e di atteggiamenti, anche sulla scorta dei continui richiami del Santo Padre. Si tratta di un percorso che intendono portare avanti congiuntamente con i referenti del mondo dei religiosi. In particolare, l’ulteriore passo che i membri del Consiglio Permanente avvertono come prioritario concerne la sfera della prevenzione e della formazione. Per questo hanno salutato con favore la recente costituzione, presso la Segreteria generale, di un gruppo di lavoro, dal profilo multidisciplinare, attento ad approfondire tanto gli ambiti educativi e organizzativi, quanto quelli di carattere più giuridico e comunicativo. La finalità è quella di accompagnare in maniera sistematica le diocesi, con orientamenti e protocolli destinati a sacerdoti, genitori, educatori e operatori pastorali, come pure con la sensibilizzazione e formazione dei ragazzi. I vescovi hanno evidenziato come da un simile impegno possa venirne beneficiata tanto la Chiesa, in termini di fiducia e credibilità, quanto il più ampio contesto sociale. Su proposta della Presidenza, il Consiglio Permanente ha designato S.E. mons. Lorenzo Ghizzoni quale referente della CEI per la Pontificia Commissione per la tutela dei minori. 291 5. Lavoro, Cagliari e oltre Nell’imminenza della 48ª Settimana sociale dei cattolici italiani, dedicata ai temi del lavoro, ai vescovi è stato presentato l’Instrumentum laboris, quale testo aperto che intende offrire la base di riferimento comune. È stato evidenziato come nelle problematiche di una difficile stagione per l’occupazione il punto di partenza rimangano i volti e le storie delle persone. L’appuntamento di Cagliari (26-29 ottobre 2017), nelle intenzioni del Comitato scien-


tifico e organizzatore, diventa essenzialmente l’occasione per “iniziare processi”, che impegnino le comunità cristiane e la società italiana nel suo insieme. Si chiede un lavoro degno, in quanto la persona è tale; un lavoro, quindi, che ne rispetta la vita e i suoi ritmi, la sicurezza e l’ambiente. Accanto e oltre la denuncia, l’attenzione è alla valorizzazione di buone pratiche per imparare da quanti sono riusciti a vincere la sfida di creare valore economico e buon lavoro. La Settimana sociale intende assumere e rilanciare alcune proposte concrete, che le giornate di Cagliari contribuiranno a individuare. 6. Varie

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La contrazione e l’invecchiamento dei fidei donum, un Paese che si scopre terra di missione, una Chiesa attenta a ridare ragione della missio ad gentes: a fronte di un contesto rapidamente mutato, i membri del Consiglio Permanente hanno condiviso l’itinerario di semplificazione societaria che sta portando allo scioglimento della Fondazione Centro Unitario per la Cooperazione Missionaria (CUM). In questo modo la Fondazione Missio diventa a tutti gli effetti – come previsto nel suo atto costitutivo – l’unico organismo della Chiesa italiana con funzione di promozione e raccordo complessivo del mondo missionario. I vescovi hanno sottolineato l’importanza che nel nuovo scenario continui l’impegno di formazione: lo slancio missionario rimane, infatti, il termometro della vitalità di ogni diocesi. Il Consiglio Permanente ha condiviso la proposta di attribuire competenze e finalità dell’Ufficio nazionale per l’apostolato del mare a una sezione dell’Ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro. Si intende in tal modo sviluppare un approccio più organico e sinergico al tema della cura dei naviganti e dei marittimi, tema di fatto strettamente connesso a quello della presenza della Chiesa nel mondo del lavoro. Nella prossima sessione di gennaio sarà, quindi, presentata la bozza di un nuovo Regolamento in materia. In Consiglio Permanente è stato presentato il Motu Proprio Magnum Principium e sono state individuate le prospettive per allineare il lavoro della Commissione episcopale per la liturgia al nuovo quadro normativo. I vescovi hanno autorizzato un testo da sottoporre alle Conferenze episcopali regionali e, quindi, all’approvazione dell’Assemblea generale circa orientamenti per nuove disposizioni relative a contributi a favore dei beni culturali ecclesiastici ed edilizia di culto.


CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA I vescovi hanno approvato il Messaggio per la 40ª Giornata nazionale per la vita (4 febbraio 2018) dal titolo: “Il Vangelo della vita, gioia per il mondo”. 7. Nomine Nel corso dei lavori, il Consiglio Episcopale Permanente ha provveduto alle seguenti nomine: – Membri della Commissione episcopale per la dottrina della fede, l’annuncio e la catechesi: S.E. mons. Luigi RENNA, vescovo di CerignolaAscoli Satriano; S.E. mons. Roberto FILIPPINI, vescovo di Pescia. – Delegato della CEI presso la Commissione degli Episcopati della Comunità Europea (COMECE): S.E. mons. Mariano CROCIATA, Vescovo di Latina-Terracina-Sezze-Priverno. – Vescovo promotore dell’apostolato del mare: S.E. mons. Francesco ALFANO, arcivescovo di Sorrento-Castellammare di Stabia. – Direttore dell’Ufficio nazionale per i problemi giuridici: mons. Giuseppe BATURI (Catania). – Responsabile del Servizio nazionale per la pastorale giovanile: don Michele FALABRETTI (Bergamo). – Responsabile del Servizio nazionale per l’insegnamento della religione cattolica: don Daniele SAOTTINI (Brescia). – Direttore dell’Ufficio nazionale per la pastorale del tempo libero, turismo e sport: don Gionata DE MARCO (Ugento-Santa Maria di Leuca). – Direttore dell’Ufficio nazionale per la pastorale della salute: don Massimo ANGELELLI (Roma). – Direttore dell’Ufficio nazionale per la pastorale delle vocazioni: don Michele GIANOLA (Como). – Membro del Consiglio di Amministrazione della Fondazione Migrantes: sig. Giuseppe FABIANO (Cosenza-Bisignano). – Coordinatore nazionale della pastorale dei cattolici malgasci in Italia: padre Athanase Joseph RAFANOHARANTSOA, SJ (Madagascar). – Assistente ecclesiastico nazionale dell’Associazione “Figli in cielo” Scuola di Fede e di Preghiera: S.Em. card. Camillo RUINI, vicario generale emerito di Sua Santità per la diocesi di Roma. – Assistente ecclesiastico nazionale dell’Opera Assistenza Malati

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Impediti (OAMI): S.E. Mons. Gastone SIMONI, vescovo emerito di Prato. – Presidente del Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale (MEIC): prof. Giuseppe ELIA. – Assistente ecclesiastico nazionale del Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale (MEIC): don Giovanni TANGORRA (Palestrina). – Assistente ecclesiastico centrale del settore adulti dell’Azione Cattolica Italiana: don Fabrizio DE TONI (Concordia-Pordenone). – Assistente teologico nazionale dell’Unione Cattolica Italiana Tecnici (UCIT): mons. Giuseppe TONELLO (Roma). – Assistente ecclesiastico centrale per l’Italia della Fondazione Centesimus annus– Pro Pontifice: don Walter MAGNONI (Milano). – Animatore spirituale nazionale dell’Associazione “Cursillos di Cristianità in Italia”: padre Matteo BORRONI (Novara). – Assistente ecclesiastico nazionale della Gioventù Operaia Cristiana (GIOC): don Marco GHIAZZA (Torino). – Su proposta della Presidenza, il Consiglio Permanente ha designato S.E. mons. Lorenzo GHIZZONI quale referente della CEI per la Pontificia Commissione per la tutela dei minori.

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Nella riunione del 25 settembre 2017, la Presidenza ha proceduto alle seguenti nomine: – Membro del Consiglio nazionale della scuola cattolica: dott.ssa Rosa CORTESE. – Commissione Nazionale Valutazione Film (CNVF): Presidente: dott. Massimo GIRALDI; segretario: dott. Sergio PERUGINI; membri: sig.a Eliana ARIOLA, dott. Gianluca ARNONE e mons. Franco PERAZZOLO. – Assistenti pastorali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore: sede di Milano: don Pierluigi GALLI STAMPINO (Milano); don Fabrizio INFUSINO (Locri- Gerace); sede di Piacenza: mons. Luciano BARONIO (Brescia); sede di Roma: don Francesco DELL’ORCO (Trani-Barletta-Bisceglie). – Membro del Comitato direttivo della Consulta Nazionale delle Aggregazioni Laicali: dott. Michele BORGHI, Rappresentante di Comunione e Liberazione. Roma, 28 settembre 2017


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TRASLAZIONE DELLA RELIQUIA DI SAN NICOLA Il ritorno a Bari della reliquia di san Nicola (28 luglio 2017)

È rientrata a Bari venerdì 28 luglio 2017 la reliquia di san Nicola che lo scorso 21 maggio, per la prima volta in 930 anni (dopo la traslazione dalla Turchia nel 1087) aveva lasciato il capoluogo pugliese di cui il vescovo di Myra è patrono. Esposta prima a Mosca e poi a San Pietroburgo, la reliquia di san Nicola è tornata nella basilica barese dopo due mesi e sette giorni. File lunghe chilometri (con punte di nove ore e mezza di attesa media) e tante preghiere hanno accompagnato gli oltre due milioni e mezzo di pellegrini russi nella venerazione, a Mosca, nella cattedrale di Cristo Salvatore, e a San Pietroburgo, nel monastero di Aleksandr Nevskij, di un frammento delle reliquie di san Nicola. La reliquia del Santo ha fatto ritorno nel capoluogo pugliese accompagnata dalla delegazione cattolica così composta: S.E. il Cardinale Kurt Koch, Presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani; S.E. Mons. Francesco Cacucci, Arcivescovo Metropolita di BariBitonto e Delegato Pontificio per la Basilica di San Nicola; Rev.do p. Ciro Capotosto, O.P., Rettore della Basilica di San Nicola in Bari; Rev.do p. Hyacinthe Destivelle, O.P., Officiale del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani; Rev.do don Carlo Cinquepalmi, Direttore dell’Ufficio diocesano delle comunicazioni sociali. «L’esperienza vissuta in Russia è andata oltre qualsiasi previsione e

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grande è stata l’accoglienza e continua la sensibilità manifestata da parte delle autorità religiose russe e del popolo. Ed esiste già un rapporto di fraternità e amicizia che siamo certi si consoliderà ulteriormente», ha affermato mons. Francesco Cacucci, parlando di un evento unico che sicuramente aprirà nuove vie nei rapporti tra Chiesa cattolica e Chiesa ortodossa russa. Quello che si è vissuto in questi due mesi in Russia è uno straordinario gesto di dialogo tra le Chiese e i popoli, frutto dello storico incontro a Cuba tra Papa Francesco e il Patriarca Kirill di Mosca e di tutta la Russia: «Quest’incontro è stata una pietra miliare – ha affermato mons. Cacucci –. L’ecumenismo ha un futuro se diventa sempre più un ecumenismo di popolo. Non può essere opera solo dei vertici delle Chiese cristiane. Credo che, dopo il Concilio, non ci sia stata un’esperienza di ecumenismo di popolo così intensa come quella vissuta grazie alla reliquia di san Nicola. È questa la direzione dell’ecumenismo del futuro». Evento “storico”, questo, non solo per la nostra Chiesa locale ma anche e soprattutto per un dialogo ecumenico frutto di tanti piccoli passi, che solo occhi e cuori inesperti possono considerare non molto rilevanti. La delegazione cattolica è stata calorosamente accolta già all’arrivo all’aeroporto di San Pietroburgo il 26 luglio e presso la Sala del Cerimoniale di Stato da parte del vescovo Nazarij di Kronstad, Superiore della Lavra di Aleksandr Nevskij dove era custodita la reliquia. In questo primo incontro si sono fatti i primi bilanci. Nei pochi giorni di permanenza della costola di san Nicola a San Pietroburgo, già cinquecentomila fedeli sono accorsi a venerarla. La notte tra il 25 e il 26 luglio la chiesa è rimasta aperta fino alle 2 di notte e per l’ultimo giorno si è stabilita l’apertura per l’intera giornata: una lunga preghiera notturna per vegliare con il Santo prima del ritorno a Bari. La delegazione è stata ospitata presso il monastero di Novodevicˇij della città. Il giorno dopo la delegazione ha fatto una prima visita alla Cattedrale della Santa Trinità presso la Lavra di Aleksandr Nevskij, dove ha potuto constatare la paziente fila di attesa per il semplice atto di venerazione della reliquia. L’attesa è lunga e la sosta è davvero breve. Il tempo di chinare la testa sulla lastra di vetro, un bacio e via. Eppure quel gesto semplice vale l’attesa.


IL RITORNO A BARI DELLA RELIQUIA DI SAN NICOLA Subito dopo si è recata presso la chiesa cattolica di S. Caterina, per celebrare la messa. Sono pochi i fedeli che hanno seguito con devoto silenzio la celebrazione. A San Pietroburgo i cattolici sono solo quattrocentomila; quattro milioni in tutta la Russia, e sono serenamente integrati con i fratelli ortodossi. Subito dopo, la visita alla

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Cattedrale della Madonna di Kazan. La devozione mariana, fortemente sentita dal popolo slavo, si concretizza nella venerazione di questa piccola icona. Nel pomeriggio, visita alle meravigliose cattedrali di Sant’Isaac e della Risurrezione di Cristo “Sul Sangue Versato”, e ritorno in serata al monastero di Novodevicˇij per l’incontro con il Metropolita Hilarion. Non ci si stanca di ringraziare reciprocamente per questa occasione di incontro e di comunione e si arriva ad un impegno comune suggerito da mons. Cacucci: proporre san Nicola come patrono “del cammino verso l’unità e la comunione”. Il 28 luglio, ultimo giorno di permanenza a San Pietroburgo, al mattino la delegazione ha fatto visita al Seminario cattolico “Maria Regina degli Apostoli” per la celebrazione eucaristica e, al termine, per incontrare il rettore (italiano, ma lascia il suo incarico per ritornare in diocesi; al suo posto un rettore russo, come tutta l’équipe formativa) ed ascoltare la sua testimonianza. Il Seminario è stato inaugurato nel primo decennio del 1900. È sopravvissuto al comunismo (molti sacerdoti e seminaristi hanno pagato con la vita la loro testimonianza a Cristo e alcuni sono stati canonizzati o comunque sono morti in odore di santità) e dal 1997 è pienamente attivo. Negli ultimi due anni ci sono state dieci ordinazioni sacerdotali e per l’anno prossimo se ne prevedono altre due. Subito dopo, la delegazione si è recata nella Cattedrale della Santissima Trinità per assistere alla Divina Liturgia: lunga, solenne e mae-

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IL RITORNO A BARI DELLA RELIQUIA DI SAN NICOLA stosa. È la liturgia che prepara l’appuntamento del pomeriggio, quando la reliquia lascerà la chiesa. Tanti i giornalisti accreditati, diretta non stop della Tv di Stato russa. La Liturgia è stata presieduta dal Patriarca Kirill, che nella sua omelia ha nuovamente ringraziato Bari per questo “dono”, soffermandosi sull’importanza della devozione di san Nicola da parte del popolo russo, sul significato ecumenico che questo evento ricopre e sulle virtù del Santo da imitare. Poco prima della comunione, prima che il popolo riceva l’Eucaristia, c’è stato il significativo gesto dell’“Antidoron”: l’offerta del pane e del vino data ai cristiani cattolici che assistono alla liturgia ma non possono comunicarsi perché non c’è ancora la piena comunione. Pane benedetto da mangiare e vino da bere. Richiama la comunione eucaristica ma non lo è ancora. La lunga celebrazione termina dopo due ore. Alle 12.00, presso la residenza di San Pietroburgo del Metropolita, il ricevimento di gala per il pranzo. Successivamente la delegazione si è incontrata con il Patriarca Kirill nelle stanze del suo Palazzo di rappresentanza. Il Patriarca, introducendo l’incontro, ha voluto subito ringraziare gli ospiti della loro presenza e ringraziare per questo gesto-evento che rinsalda i rapporti tra la Chiesa Cattolica e quella Ortodossa Russa. La venerazione della reliquia – ha affermato – ha coinvolto tutti i ceti sociali: ricchi, poveri, politici, artisti e fedeli di tutte le età. Le cifre le conosciamo: più di due milioni e mezzo. Qualcuno può pensare che non siano molti rispetto agli abitanti della Russia, ha ricordato Kirill, ma la reliquia è stata esposta solo in due città e la Russia è molto grande con grandi distanze da coprire. Ma grazie alle televisioni e a tutti i media, questo evento ha raggiunto molte più persone. Ha rivolto poi un ringraziamento speciale al cardinale Koch, all’arcivescovo Cacucci e a p. Ciro: «che il Signore, per le preghiere di San Nicola, rinforzi i nostri popoli e dia la forza per vivere e testimoniare i valori cristiani che molti stanno dimenticando». Prende la parola il card. Kurt Koch, Presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, ed esordisce affer-

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mando come un senso di meraviglia abbia caratterizzato questo evento: «all’inizio non avevamo creduto». Il dolore per le divisioni delle Chiese cristiane è grande e citando san Paolo che affermava in una sua lettera «Se un membro del Corpo di Cristo soffre, tutto il corpo soffre», continua: «Abbiamo tante ragioni e ci sono stati tanti momenti in cui abbiamo condiviso le sofferenze, ma oggi abbiamo voglia di condividere la gioia. Spero che san Nicola continui ad operare ulteriori miracoli, specie per il cammino verso l’unità tra Oriente e Occidente. Da soli non possiamo fare niente. Solo l’intercessione dei Santi può compiere questo». Riprende la parola il Patriarca e fa notare come questo evento si sia svolto anche grazie all’apporto di tanti volontari: 14 mila. «Un intero esercito! Che ora continuerà la sua opera andando negli ospedali, nelle carceri, tra i giovani». «Questo è un altro miracolo di san Nicola». Mons. Cacucci introduce il suo intervento ringraziando il Patriarca per il dono della croce pettorale, «uno dei doni più belli ricevuti nella mia vita». E ricorda come l’amicizia tra la Chiesa Russa e la città di Bari ha radici lontane. «Ricordo – ero giovane prete – quando nel 1969 il Patriarca Nikodim, Metropolita dell’allora Leningrado, visitò la nostra città e Lei, Santità, era suo segretario. So bene come il riferimento a Nikodim sia impresso nel vostro e nel nostro cuore. Il frutto di quella visita portò, grazie anche alla mediazione e all’opera dell’allora Arcivescovo di Bari, mons. Enrico Nicodemo, alla inaugurazione di una cappella con l’iconostasi nella cripta della Basilica di San Nicola per permettere ai pellegrini russi di celebrare la Liturgia». Da allora la presenza dei fedeli russi a Bari è stata – e lo è ancora – la presenza più numerosa del mondo ortodosso. Mons. Cacucci ricorda ancora come i rapporti si siano ulteriormente rinsaldati nel 2004, quando c’è stata la seconda visita qui a Bari e Kirill rappresentava l’allora Patriarca Alessio II. In seguito venne fatta la promessa di donare al Patriarcato di Mosca la chiesa russa che sorge a Bari. Proprio nel 2005 – ricorda ancora mons. Cacucci – sono stato nuovamente ricevuto a Mosca, accompagnato dall’allora sindaco Michele Emiliano, da Vostra Santità, allora Presidente del Dipartimento delle relazioni esterne del Patriarcato. «Ma non potevo immaginare il culmine che stiamo vivendo! Davvero grazie al Santo Padre Francesco che ha voluto accogliere la sua richiesta


IL RITORNO A BARI DELLA RELIQUIA DI SAN NICOLA nell’incontro con Lei nel 2016 a Cuba». «Ma non potevo immaginare nemmeno l’intensità con la quale è stato vissuto questo evento, non solo a Mosca o a San Pietroburgo, ma anche nella Chiesa e nella Città di Bari». Ed ha aggiunto: «Rivolgo anche il saluto da parte del Priore Padre Ciro e di tutta la Basilica con la consapevolezza comune che le reliquie di San Nicola non sono proprietà di Bari, ma di tutta la cristianità, di Oriente e di Occidente». «Saluto e ringrazio di cuore anche il Metropolita Hilarion e i suoi collaboratori per l’affetto e la disponibilità». Il Patriarca Kirill si dice «riconoscente e colpito per ciò che ha ascoltato. Davvero Bari è il centro che unisce Oriente e Occidente» ed invita a pregare perché questa città diventi sempre più “città di mediazione”. E continuando afferma: «viviamo in un’epoca e in un mondo sempre più difficile e complicato che non possiamo ignorare e ogni gesto, ogni azione diventano densi di significato. A partire da ciò che stiamo vivendo. Che cos’è questo momento? Non è solo diplomazia! È la prima volta nella storia dei rapporti tra le due confessioni cristiane che i due Primati di Oriente e Occidente

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si siano accordati perché avvenisse quello che stiamo vivendo. Non è un dialogo teologico questo, ma di popolo e di devozione». Infatti - continua il Patriarca – quando le commissioni cattoliche e ortodosse si incontrano e si discute a livello teologico, certo questo è un ulteriore contributo allo sviluppo dei rapporti, ma «nessuno può leggere i documenti; nessuna trasmissione televisiva o nessun giornale riporterà qualcosa. Ma questo evento ha colpito l’immaginazione di tutto il popolo cristiano, per questo tutti ne hanno parlato». Davvero è importante e fondamentale fermare ogni conflitto e divisione e invocare il dono dello Spirito Santo: «con la diplomazia non si raggiunge nessun effetto! Bisogna andare oltre e incitare e sviluppare forme devozionali, partendo dai pellegrinaggi, come questo della traslazione della reliquia a Mosca e a San Pietroburgo». Nel dialogo ecumenico – continua – un ruolo fondamentale possono ricoprirlo i numerosi monasteri sia orientali sia occidentali, perché i monasteri sono «i custodi delle tradizioni». A conclusione dell’incontro il Patriarca Kirill ha dato al cardinale Koch una lettera personale da consegnare al Santo Padre Francesco e salutando ha affermato: «il nostro incontro all’Havana non è stato un caso isolato». Dopo l’incontro, la delegazione si è recata in Cattedrale per la preghiera del “Moleben”. Una liturgia di commiato che saluta la reliquia. Una liturgia, un canto, un momento solenne e allo stesso tempo struggente. Si piange. E sono lacrime vere, sincere. Lungo la strada, nel tragitto della processione, petali di rose e di altri fiori, ornano il passaggio della reliquia. Un aereo privato, già pronto in pista all’areoporto di San Pietroburgo, ha accolto l’urna con la reliquia che viene adagiata su un grande letto. La reliquia è giunta a Bari intorno alle 19.00, accolta in aeroporto dal rettore della Chiesa Russa di Bari, padre Andrej Boytsov, dal sindaco Antonio Decaro, dal presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, dai membri del Comitato San Nicola e dal picchetto d’onore delle forze dell’Ordine. Atteso dai fedeli direttamente in Basilica, dove è arrivato a bordo della San Nicola mobile, il reliquiario è stato portato in processione, accompagnato da banda e sbandieratori, fino all’interno della


IL RITORNO A BARI DELLA RELIQUIA DI SAN NICOLA Basilica dove il card. Koch ha presieduto la solenne liturgia del Vespro, a cui ha fatto seguito la reposizione finale nella cripta. Il rientro della reliquia a Bari è stato salutato dal popolo barese con una grande festa, specialmente nella città vecchia. Tutta la cittadinanza è stata coinvolta, in particolare le parrocchie della diocesi dedicate a san Nicola. sac. Carlo Cinquepalmi direttore dell’Ufficio diocesano delle comunicazioni sociali

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MAGISTERO E ATTI DELL’ARCIVESCOVO Omelia nella Messa della XXV Domenica del Tempo ordinario “Chiamati a lavorare nella vigna del Signore”1 (Cattedrale di Bari, 24 settembre 2017)

«I miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie». Scegliendo di farci ascoltare questi versetti del profeta Isaia, la XXV Domenica del Tempo ordinario ci offre la chiave di lettura per una retta comprensione del Vangelo appena proclamato. Potremmo essere tentati di pensare che il cuore del Vangelo di Matteo sia da ricercare nelle rimostranze degli operai chiamati a lavorare fin dal primo mattino e che ricevono lo stesso salario di quelli chiamati sul finire della giornata. Ben più alta è la posta in gioco! Abituati come siamo a rivendicare i nostri diritti, il modo di agire di Dio ci “destabilizza”; ci obbliga ad accettare di non essere più noi il centro di gravità permanente, il metro di giudizio della nostra e dell’altrui esistenza. Questo esige che ci mettiamo alla ricerca del Signore: «Cercate il Signore mentre si fa trovare», ci ripete il profeta. In questa «ricerca» non siamo soli, perché «il Signore è vicino a chi lo invoca», come il padrone della vigna. 1

S. Messa teletrasmessa su RAI 1.

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Chi più di san Paolo ha fatto l’esperienza di essere stato «ricercato», «afferrato» da Cristo, sulla via di Damasco, e trasformato con la forza della sua misericordia? Nessuno è escluso. Sant’Agostino vede nelle differenti ore della giornata, che scandiscono gli inviti del padrone della vigna, le età della vita dell’uomo: «Coloro che sono venuti (alla fede) da fanciulli immaginino d’essere stati invitati alla prima ora; i ragazzi alla terza; i giovani alla sesta; gli anziani alla nona e i vecchi all’undicesima». Non tutti siamo chiamati alla stessa ora. Nessuno però deve pretendere di avere diritti davanti a Dio. È un dono, un onore impagabile lavorare nella Sua vigna. Non è lecito a nessuno rimanere in ozio. Prestiamo allora la nostra voce, perché l’invito del Signore raggiunga un numero sempre crescente di fratelli. «Molte volte – dice san Gregorio Magno – anche chi sembra venire dopo di noi ci precede con l’agilità delle buone opere». + Francesco Cacucci Arcivescovo di Bari-Bitonto

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ASSEMBLEA DIOCESANA Traccia per l’anno pastorale 2017-2018:

“Di generazione in generazione”. Giovani e famiglia (Bari, 20 settembre 2017)

«Il legame virtuoso tra le generazioni è garanzia di futuro, ed è garanzia di una storia davvero umana» (Amoris Laetitia, 189). Con la citazione di queste parole di Papa Francesco l’Arcivescovo di Bari-Bitonto Mons. Francesco Cacucci ha iniziato la sua relazionetraccia pastorale, aprendo l’Assemblea Diocesana che da più di un decennio si svolge presso l’Aula Magna della Scuola Allievi della Guardia di Finanza di Bari-Palese. Dalle ore 18.00 fino alle ore 21.00 di mercoledì 20 settembre, tutta la comunità diocesana (sacerdoti, religiosi e laici) è accorsa come sempre numerosa. In preparazione al Sinodo sui giovani indetto da Papa Francesco per il prossimo anno, la Chiesa barese continuerà la sua riflessione sulla famiglia, ma con uno sguardo particolare al rapporto Giovani e famiglia. La storia di Giuseppe in Egitto ha fatto da riferimento per la riflessione (Gen cc. 37-50). I primi cristiani e i Padri della Chiesa hanno sempre messo in parallelo la figura di Giuseppe con la figura di Gesù: come Giuseppe è inviato a ricondurre i fratelli a Giacobbe, così Gesù è mandato dal Padre, «perché ricevessimo l’adozione a figli» (Gal 4,5). Attraverso il cammino della Chiesa nell’anno liturgico, mons. Ca-cucci ha suggerito alcuni atteggiamenti che vanno valorizzati e riscoperti. Anzitutto l’accoglienza. In quanto «cercati da Dio» attraverso Gesù, ognuno è chiamato a cercare i fratelli, andando loro incontro.

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Questo atteggiamento rappresenta l’ansia missionaria della comunità: «In una società che esalta l’individualismo, che paradossalmente facilita i legami virtuali ma annulla quelli reali e crea situazioni di solitudine e di emarginazione, la comunità cristiana deve impegnarsi ad offrire occasioni e opportunità di relazioni, a partire dai vari gruppi presenti in parrocchia per arrivare a quanti, per vari motivi, si affacciano ad essa […] Ma è soprattutto verso i giovani che l’attenzione della comunità dovrà mostrare particolare premura, perché soprattutto loro rischiano di avere come interlocutore privilegiato lo schermo del proprio computer o il display del telefonino». Un secondo atteggiamento apre alla comprensione della vita come chiamata alla sequela e alla riscoperta della figliolanza divina. Il racconto evangelico della chiamata dei primi discepoli con la domanda che Gesù rivolge loro: «Che cosa cercate?» evidenzia come, in particolare i giovani, abbiano dei sogni e siano in ricerca. La vicenda di Giuseppe che racconta ai suoi fratelli due sogni, tanto che i fratelli lo chiamano ironicamente «il signore dei sogni», è paradigma di questa ricerca. È opportuno chiedersi – ha ricordato mons. Cacucci – come si pongono gli adulti verso i giovani quando ascoltano i loro sogni. Continuando la riflessione, il vescovo ha accostato la vicenda di Giuseppe alla storia di Gesù, ingiustamente perseguitato. Sia al primo, sia al secondo viene tolta la tunica, come segno della spogliazione della dignità. «Dobbiamo chiederci – ha sottolineato – se non siamo anche noi tra quelli che a volte “tolgono la tunica” ai più giovani o ai più deboli. La nostra società non “spoglia” i giovani della tunica, quando rende loro difficile accedere al mondo del lavoro?». Anche la comunità cristiana rischia di «spogliare» i giovani della tunica quando li considera solo presenza vivace ma inaffidabile al suo interno. Rileggere la storia di Giuseppe come profezia del mistero di morte e risurrezione sigillato da Cristo può aiutare a comprendere meglio l’originalità della fede cristiana, cioè a sperimentare cosa significhi realmente che «le sofferenze del tempo presente non sono paragonabili alla gloria futura che sarà rivelata in noi» (Rm 8,18). Come Giuseppe gettato nella cisterna, tutti aneliamo a una risurrezione che ci risollevi da situazioni di morte e aiuti a guardare il futuro senza timore. Molte sono le famiglie prigioniere nelle cister-


ASSEMBLEA DIOCESANA ne dell’incomprensione, del fallimento delle relazioni, della preoccupazione per il futuro incerto dei figli. Nell’epoca dell’«evaporazione del padre» (Lacan, Recalcati), non è facile trovare un padre o una madre spirituale che aprano la mente e il cuore a una lettura sapienziale della storia personale e sociale. Soprattutto i giovani desiderano incontrare adulti maestri di fede, amore e umiltà. La storia di Giuseppe insegna che siamo cercati e cercatori: Cristo cerca noi e noi, membra del suo Corpo, abbiamo la responsabilità di cercare gli altri perché tutti prendano parte alla gioia del Regno di Dio. Come Giuseppe, ciascuno di noi è chiamato a cercare i fratelli, dai più vicini ai più lontani. Le generazioni più mature tendono spesso a sottovalutare le potenzialità, enfatizzano le fragilità e hanno difficoltà a capire le esigenze dei più giovani. Genitori ed educatori adulti possono anche aver presenti i propri sbagli e che cosa non vorrebbero che i giovani facessero, ma spesso non hanno altrettanto chiaro come aiutarli a orientare il loro sguardo verso il futuro». Così come è iniziata, la riflessione di mons. Cacucci si è conclusa con un’altra citazione dell’Amoris laetitia di Papa Francesco: «In famiglia, tra fratelli si impara la convivenza umana […] Forse non sempre ne siamo consapevoli, ma è proprio la famiglia che introduce la fraternità nel mondo! A partire da questa prima esperienza di fraternità, nutrita dagli affetti e dall’educazione familiare, lo stile della fraternità si irradia come una promessa sull’intera società» (n. 194).

Al termine della relazione è seguito un vivo dibattito in aula. Molti gli interventi di laici, sacerdoti e consacrati. Infine, come di consueto all’inizio di un nuovo anno pastorale, l’Arcivescovo ha comunicato la provvista per la Chiesa locale. sac. Carlo Cinquepalmi direttore dell’Ufficio diocesano delle comunicazioni sociali

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CURIA METROPOLITANA Cancelleria

Sacre ordinazioni, ammissioni, ministeri istituiti – La sera di domenica 9 luglio 2017, nella Basilica Minore Pontificia di S. Fara in Bari, S.Ecc. mons. Michele Seccia, vescovo di Teramo-Atri, durante una concelebrazione eucaristica da lui presieduta, con le legittime dimissorie dei Ministri Provinciali e la licenza dell’Arcivescovo di Bari-Bitonto, ha ordinato diaconi i professi fra Vincenzo Dario Ardillo, fra Salvatore De Stefano, fra Igor Kolzun, fra Daniele Moffa, fra Massimiliano Scolozzi, fra Antonio Aldo Tartaglia, fra Maksim Varaniuk, dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini.

2. Nomine e decreti singolari 311 A) S.Ecc. l’Arcivescovo ha nominato, in data – 26 luglio 2017 (Prot. n. 25/17/D.A.S.-N.), don Francesco Micunco all’ufficio di vicario parrocchiale della parrocchia “Buon Pastore” in Bari; – 13 settembre 2017 (Prot. 35/17/D.A.S.-N.), don Andrea Favale all’ufficio di amministratore parrocchiale della parrocchia “S. Marcello” in Bari; – 21 settembre 2017 (Prot. n. 37/17/D.A.S.-N.), don Andrea Favale


all’ufficio di vicario episcopale per il diaconato permanente e i ministeri istituiti; contemporaneamente direttore del Settore Diaconi permanenti e Ministeri istituiti nonché direttore dell’Ufficio per i diaconi permanenti e i ministeri istituiti nell’ambito della Curia diocesana; – 23 settembre 2017 (Prot. n. 38/17/D.A.S.-N.), don Michele De Mario all’ufficio di parroco della parrocchia “S. Maria di S. Luca” in Valenzano; – 28 settembre 2017 (Prot. 39/17/D.A.S.-N), don Pierpaolo Fortunato all’ufficio di rettore del Seminario Arcivescovile dell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto; – 28 settembre 2017 (Prot. n. 40/17/D.A.S.-N.), don Massimo Ghionzoli all’ufficio di padre spirituale del Seminario Arcivescovile dell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto.

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B) S.Ecc. l’Arcivescovo ha istituito, in data – 1 settembre 2017 (Prot. n. 26/17/D.A.S.-I), p. Mario M. Marino, O.F.M. Conv. all’ufficio di parroco della parrocchia “S. Francesco d’Assisi” in Bari; – 1 settembre 2017 (Prot. n. 27/17/D.A.S.-I), p. Angelo Garzia, O.F.M. Cap. all’ufficio di assistente diocesano dei Gruppi di Preghiera “Padre Pio”; – 1 settembre 2017 (Prot. n. 28/17/D.A.S.-I.), p. Ruggiero Doronzo, O.F.M. Cap. all’ufficio di parroco della parrocchia “Beata Vergine Immacolata” in Bari; – 1 settembre 2017 (Prot. n. 29/17/D.A.S.-I), p. Sabino Fuzio, O.F.M. Cap all’ufficio di vicario parrocchiale della parrocchia “S. Fara” in Bari; – 1 settembre 2017 (Prot. n. 30/17/D.A.S.-I.), p. Gianpaolo Lacerenza, O.F.M. Cap. all’ufficio di parroco della parrocchia “S. Francesco d’Assisi” in Triggiano; – 1 settembre 2017 (Prot. n. 31/17/D.A.S.-I.), p. Piero Sirianni, O.F.M. Cap. all’ufficio di vicario parrocchiale della parrocchia “S. Francesco d’Assisi” in Triggiano; – 1 settembre 2017 (Prot. n. 32/17/D.A.S.-I.), don Juan Manuel Ortiz Candia. S.D.C. all’ufficio di cappellano moderatore della Cappella universitaria “Sedes Sapientiae” del Politecnico di Bari; – 1 settembre 2017 (Prot. n. 33/17/D.A.S.-I.), p. Pedro-Javier Mora


CURIA METROPOLITANA Alviarez, O.F.M. Conv. all’ufficio di vicario parrocchiale della parrocchia “S. Francesco d’Assisi” in Bari; – 15 settembre 2017 (Prot. n. 36/17/D.A.S.-I.), p. Arturo Bonandi, M.C.C.I. all’ufficio di cappellano della chiesa delle Suore di Carità dell’Immacolata Concezione d’Ivrea, in via Gandhi, 2 – Bari. C) S. Ecc. l’Arcivescovo ha trasferito, in data – 28 settembre 2017 (Prot. n. 41/17/D.A.S.-T.), don Nicola Simonetti dall’ufficio di vicario parrocchiale della parrocchia “S. Agostino” in Modugno all’ufficio di direttore del Centro Diocesano Vocazioni dell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto.

D) S. Ecc. l’Arcivescovo, in data – 3 luglio 2017 (Prot. n. 24/17/L.A.), ha concesso licenza a S.Ecc. mons. Michele Seccia, vescovo di Teramo-Atri, per il conferimento, nella Basilica Minore Pontificia di S. Fara in Bari, dell’ordine diaconale ai professi cappuccini: fra Vincenzo Dario Ardillo, fra Salvatore De Stefano, fra Igor Kolzun, fra Daniele Moffa, fra Massimo Scolozzi, fra Antonio Tartaglia, fra Maksim Varaniuk.

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CURIA METROPOLITANA Ufficio per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso

Per una dimensione ecumenica della Chiesa locale

È a tutti noto come il 21 maggio 2017 la Chiesa di Bari-Bitonto ha vissuto un evento ecumenico di portata “epocale”. Dopo 930 anni dall’arrivo delle reliquie di san Nicola di Myra a Bari (1087), per la prima volta un frammento osseo del Santo veniva trasportato a Mosca. È stato un segno di squisita sensibilità ecclesiale, voluto dalle autorità religiose delle due Chiese, Bari e Mosca, all’insegna della comunione che dice cultura dell’incontro fra nazioni, scambio fruttuoso di dialogo fra responsabili di comunità, sensibilità interconfessionale calata nella vita quotidiana. La Chiesa Cattolica e la Chiesa Ortodossa Russa da tempo stanno verificando la loro capacità di venire l’una incontro all’altra nella sincera volontà di ascoltarsi, apprezzarsi, arricchirsi e verificarsi reciprocamente. Tutto questo è stato promosso e realizzato con l’arrivo dell’urna sacra contenente la reliquia delle ossa di san Nicola il 22 maggio u.s. La Chiesa di Mosca, degnamente rappresentata in tutte le sue componenti, da Sua Santità il Patriarca Kirill, dai vescovi e dal popolo di Dio, ha manifestato un’accoglienza a dir poco festosa, perché indescrivibile per la profonda devozione popolare a san Nicola, ma soprattutto per una fede in Dio armonicamente composta ed

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espressa in riti, canti, processioni ed edificanti gesti di pietà popolare. A partire dal Pastore della Chiesa Ortodossa Kirill, il quale nel giro di tre giorni ha presieduto con rito solenne, attorniato da una quarantina di vescovi e fra questi parecchi Metropoliti, due lunghe celebrazioni liturgiche alla presenza dell’urna. All’atteggiamento raccolto, orante e talvolta commosso del suo vescovo, ha fatto eco in maniera sorprendente quello dei fedeli, che in numerosissimi (si parla di milioni di persone giunte a Mosca dal 21 maggio al 12 luglio e a S. Pietroburgo dal 12 al 28 luglio) si sono susseguiti, formando file chilometriche. Desideravano baciare la reliquia o nella Cattedrale moscovita di Cristo Salvatore o nella chiesa del Monastero di Alexandr Nevskij a San Pietroburgo. Come dichiara lo studioso e storico padre Gerardo Cioffari, O.P.: «In Russia sono più di 1200 le chiese dedicate a san Nicola. Senza contare i tanti ospedali, università, istituzioni laiche che hanno scelto il Santo di Myra come protettore» («Avvenire», 20 luglio 2017, p.15). Il perché di tanta popolarità lo spiega lo stesso Patriarca Kirill nel momento di ricevere le reliquie del Santo: «San Nicola è definito il difensore di chi è senza difensori». Continua ancora p. Cioffari: «In Russia e non solo in Russia si arriva a dire con un motto che “quando Dio morrà ci sarà sempre san Nicola a difenderci”. San Nicola è considerato come un eterno viandante che nella nazione russa e nei suoi spostamenti cerca di aiutare tutti i bisognosi» (ibid.). Ecco il perché delle folle oceaniche che hanno confermato il ruolo determinante dell’ecumenismo popolare e spirituale per la riconciliazione dei cristiani. Non è infatti difficile costatare come a Bari, presso la Basilica di S. Nicola, i pellegrinaggi di devoti russi costituiscano un “fatto” ecumenico straordinario, perché l’unità non solo la si cerca ma la si sperimenta. Ma quale unità si è vissuta nella Cattedrale di Mosca? È l’unità eucaristica che è il luogo privilegiato della comunione dalla quale «l’unità della Chiesa è significata e attuata» (Concilio Vaticano II, Decreto sull’ecumenismo Unitatis redintegratio [UR], n.2).


CURIA METROPOLITANA Eucaristia: luogo ecumenico privilegiato Mentre si svolgeva la Divina Liturgia nella Basilica del Cristo Salvatore, si avvertiva che cattolici e ortodossi eravamo realmente uno. Due sono le verità ecclesiali che insieme abbiamo professato, mentre si svolgevano i canti continui della corale e le preghiere litaniche cantate dal diacono davanti alla grande iconostasi. La prima è che l’Eucaristia è il sacramento che convoca tutti «nell’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo (Concilio Vaticano II, Costi-tuzione dogmatica sulla Chiesa Lumen gentium [LG], n. 4). Lungo le pareti della Basilica del Cristo Salvatore erano state poste in alto due grandi scritte luminose: “Cristòs voscrèsse”, cioè: “Cristo è risorto”. È infatti il Cristo risorto che celebrava, per la discesa dello Spirito Santo, nei segni della Parola di Dio e del Pane e del Vino, la sua Pasqua di salvezza. L’Eucaristia era il banchetto partecipato da migliaia di fedeli ortodossi per la comunione con Cristo e fra di loro; comunione donata e sempre nuova dallo Spirito del Risorto. Nell’Eucaristia noi abbiamo vissuto e, perché riuniti, abbiamo mostrato l’unità ricevuta. Abbiamo gustato il “già” della comunione con il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, perché il dono dello Spirito non è mai vano. La seconda verità è certa tanto quanto la prima dell’unità ricevuta. L’Eucaristia, mentre ci fa entrare nel “già” della Comunione trinitaria, sollecita le Chiese Cattolica e Ortodossa perché si impegnino a raggiungere il “non ancora” della ricchezza dell’Eucaristia. Dicevamo che migliaia di fedeli si sono accostati alla mensa eucaristica, ma essi erano tutti ortodossi. Noi cattolici presenti non abbiamo potuto ricevere il Corpo di Cristo con i nostri fratelli orientali, perché la comunione visibile fra le due Chiese non è ancora perfetta a causa della «rottura della comunione ecclesiastica tra i Patriarchi Orientali e la Sede Romana» (UR 13). «La comunione eucaristica è inseparabilmente legata alla piena comunione ecclesiale» (Direttorio Ecumenico, 129). L’Eucaristia, quindi, per il movimento ecumenico con gli ortodossi, mentre è il luogo dove essere per stare

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nell’unità della Trinità, è anche il luogo dove andare per cercarla, desiderarla, sperarla. La liturgia eucaristica, perciò, deve diventare il luogo privilegiato della preghiera per l’unità. Da anni nella Basilica di S. Nicola, ogni mercoledì, alla fine della celebrazione eucaristica, viene recitata sulla tomba di san Nicola la preghiera per l’unità come, quando, e con i mezzi che Cristo vuole, in modo che si realizzi quanto prima quella pienezza di comunione nella fede, nel culto e nella vita comunitaria. Sarebbe auspicabile che una volta al mese, in ogni parrocchia e nelle comunità religiose, si celebri la messa votiva “per l’unità dei cristiani” utilizzando il sussidio che la nostra diocesi da anni prepara per la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani (18-25 gennaio). Con tale celebrazione o con altre simili, i fedeli verranno invitati a vivere e nutrirsi della Parola di Dio, del pane e del vino per ricevere il “viatico” dell’unità che, pur data, resta sempre da raggiungersi in modo visibile e perfetto. L’Eucaristia perciò diventa in ogni comunità parrocchiale il sacramento per vivere e, nello stesso tempo, chiedere il dono dell’unità, mediante la preghiera dell’Unità:

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«Signore Gesù Cristo, che alla vigilia della tua Passione hai pregato perché tutti i tuoi discepoli fossero uniti perfettamente come Tu nel Padre e il Padre in Te, fa’ che noi sentiamo con dolore l’infedeltà della nostra divisione e che lealmente possiamo scoprire in noi e sradicare ogni sentimento di indifferenza, di diffidenza e di mutua astiosità. Concedici la grazia di poterci incontrare tutti in Te, affinché dal nostro cuore e dalle nostre labbra si elevi incessantemente la Tua preghiera per l’unità dei cristiani, come Tu la vuoi e con i mezzi che Tu vuoi. In Te, che sei la carità perfetta, fa’ che noi troviamo la via che conduce all’Unità nell’obbedienza al Tuo amore e alla Tua verità» (Abbé Paul Couturier).

La preghiera per l’unità verrà utilizzata non solo durante la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, ma anche nelle catechesi, nelle ore di adorazione eucaristica, nei gruppi di preghiera, nei ritiri spirituali che si svolgono durante l’anno liturgico. In modo particolare la preghiera ecumenica potrà essere utilizzata da tutte le comunità parrocchiali e religiose nei giorni precedenti la festa di Pentecoste.


CURIA METROPOLITANA Per quale unità pregare? Può essere opportuno a questo punto fare un’ulteriore precisazione. Questa riguarda il contenuto della preghiera: l’unità che Cristo ha chiesto al Padre per gli uomini salvati dal suo sacrificio sulla croce, pienezza della Misericordia del Padre. Unità quindi che viene da Gesù, dalla preghiera di Gesù e non dall’uomo. Unità che, riguardando la vita stessa del Mistero del Dio fatto uomo, è ineffabile e indicibile. È una unità che sta nell’economia del Mistero di Dio. Non unità voluta, pensata e creata dall’uomo e dai suoi progetti. Una unità che, sia ben chiaro, si tradurrà in eventi visibili, concreti, ecclesiali e, in maniera tutta particolare, come si è già scritto, nel radunarsi domenicale dei fedeli attorno alla mensa del Risorto. Tutto in vista dell’unità della comunità umana che esprime e invera la unità eucaristica. Fermo però rimane il principio logico e fondante che sempre e solo il mistero della Comunione trinitaria fa la comunione ecclesiale. Il che vuol dire che il momento “assemblearecomunitario liturgico” è allo stesso tempo adeguato e inadeguato al Mistero che lo costituisce. Adeguato perché la comunità cristiana si raduna perché convocata dal Padre per la celebrazione del mistero pasquale del Figlio sotto l’azione dello Spirito Santo, il quale fa dell’assemblea corpo vivente del Cristo vivente. Inadeguato invece, perché la Chiesa, costituita da uomini peccatori, è incapace di esaurire tutta la ricchezza della Comunione Divina che la nutre e la fa essere quella che è. Una comunità, allora, che, pur nell’Unità-Comunione donata da Dio e in Lui radicata, sarà sempre in cammino verso una pienezza che sta sempre davanti ad essa. Il che significa che, se è inadeguata l’esperienza storica della comunità rispetto alla realtà di comunione, perché questa diventi storica e visibile, sarà inadeguato anche tutto quello che la Chiesa orante pensa ed esprime in pensieri, in gesti liturgici e in simboli ecclesiali. La Chiesa-Comunione deve lasciare che tutte le sue espressioni sacre si radichino nel cuore di Cristo convertendole secondo l’amore di Cristo. La comunità cristiana, quando prega, deve abbandona-

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re la mente e il cuore nelle mani di Cristo; deve lasciarsi riempire dal suo Spirito, che grida “Abbà”, “Padre!”. In questo senso la preghiera per l’unità diventa un atto di fede umilissimo, perché l’unità espressa da pensieri e segni compiuti dalla Chiesa non sostituisca l’Unità che solo Cristo possiede, capisce e dona. Questo non significa che tutta l’attività sacramentale e liturgica del popolo di Dio sia priva di consapevolezza circa l’Unità della Chiesa. Questa, a partire dal sacrificio eucaristico, è chiamata ad essere sacrificio gradito a Dio nella storia, concreta e quotidiana, di ogni singolo fedele. I cristiani non dimentichino l’inadeguatezza delle loro forme di culto concrete e balbettanti, perché queste devono essere aperte al futuro del compimento e non devono cedere alla tentazione che l’unità è raggiunta e perfetta. L‘unità delle Chiese non viene dal cuore dell’uomo, per quanto alta e significativa possa essere. L’unità eucaristica è di e da Dio, così che è già grazia conoscerla, desiderarla, chiederla. Essa viene solo dall’alto del Padre ed è dono del Figlio di Dio, nostro Signore Gesù Cristo, vivente nei nostri cuori per la potenza dello Spirito. L’unità trinitaria, perciò, fa riferimento vincolante a Cristo e non ai pensieri e ai desideri dei cristiani. «La comunione nella quale i cristiani credono e sperano è nella sua realtà più profonda, la loro unità con il Padre per Cristo nello Spirito Santo» (Direttorio Ecumenico, 2) ma questa unità è donata e ricevuta nella Chiesa che è la comunione dei santi. L’unità dono ha poi il suo pieno compimento nella gloria del cielo, ma si realizza già nella Chiesa sulla terra e si manifesta tra i cristiani «che vivono uniti nella fede, nella speranza e nella carità, nel servizio vicendevole, nell’insegnamento comune e nei sacramenti, sotto la guida dei loro pastori (ivi, 13). Le parole del Direttorio possono essere comprese solo alla luce di una duplice concezione dell’unità diffusa prima del Concilio Ecumenico Vaticano II. La prima è la prospettiva ecclesiocentrica proposta da Richard L. Watson, che concepiva l’unità dei cristiani come conversione-ritorno di tutti i non cattolici alla Chiesa Cattolica; l’altra invece si rifà a Paul Couturier e concepisce l’unità come conversione-ritorno di tutti i cristiani a Cristo. Il Direttorio Ecumenico intende l’unità nella dimensione cristocentrica deside-


CURIA METROPOLITANA rata da Couturier: lì dove una comunità di cristiani s’impegna nella fedeltà a Cristo è presente la Chiesa. Questa è tale non quando si autoafferma ma quando si pone sotto il giudizio e il dono di Dio. Il punto critico fra le due prospettive, la ecclesiocentrica di Watson e la cristocentrica di Couturier, è dato del cambiamento dell’ “è” nel “sussiste” dell’unità della Chiesa Cattolica come risposta dell’autocoscienza della Chiesa Cattolica alla volontà di Cristo circa la Chiesa (cfr LG 8). I cattolici conservano la ferma convinzione che «l’unica Chiesa di Cristo […] sussiste nella Chiesa Cattolica, governata dal successore di Pietro e dai vescovi in comunione con Lui» (ibid.). I cattolici, pur credendo che «la totalità della verità rivelata, dei sacramenti e del ministero […] si trova nella comunione cattolica della Chiesa» (Direttorio Ecumenico, 17), tuttavia «usano le parole “Chiese”, “altre Chiese e comunità ecclesiali” ecc., per designare tutti coloro che non sono in piena comunione con la Chiesa Cattolica» (ibid.). Il Direttorio Ecumenico sottolinea che le altre “Chiese o comunità ecclesiali” che non sono in piena comunione con la Chiesa cattolica non devono tornare o convertirsi ad essa. Siamo nella visione di Couturier, quella cristocentrica, che non è compatibile con quella ecclesiocentrica: la Chiesa cattolica è l’una vera Chiesa e tutte le altre devono fare ritorno ad essa, cioè divenire tutte Chiesa Cattolica. Il Concilio Vaticano II ha riconosciuto che fin dagli inizi della Chiesa ci sono stati dissensi gravi per cui alcune Chiese Orientali si sono distaccate dalla comunione con la fede di Roma (cfr UR 3 e 13). Più tardi ancora divisioni più profonde portarono alla creazione di altre comunità ecclesiali, le cosiddette comunità protestanti, uscite dalla Riforma di Lutero. Tuttavia lo stesso Concilio dichiara che tali dissensi sono nati certamente da questioni dottrinali o disciplinari «talora non senza colpa di uomini di entrambe le parti» (UR 3). Tuttavia, per quanto abbiano potuto nuocere alla comunione i contrasti ecclesiali non l’hanno mai distrutta. «Quell’unità […] crediamo sussiste, senza possibilità di essere perduta, nella Chiesa Cattolica e speriamo che crescerà ogni giorno fino alla fine dei secoli» (UR 4). Così il Concilio e così com-

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menta il Direttorio Ecumenico: «In effetti la pienezza dell’unità della Chiesa di Cristo si è conservata nella Chiesa Cattolica. Mentre le altre Chiese e comunità ecclesiali, pur non essendo in piena comunione con la Chiesa Cattolica, in realtà mantengono con essa una certa comunione» (Direttorio Ecumenico, 18). Cos’è questa certa comunione: «Lo Spirito di Cristo non ricusa di servirsi di esse come strumento di salvezza» (UR 3). L’unità della Chiesa si fonda sul ministero comunionale che la fa essere «creatura dello Spirito», che la raduna «nell’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo» (LG 4). Tale perciò da essere unità «peregrinante», e questa è la direzione voluta dal Concilio, e cioè unità «che crescerà ogni giorno fino alla fine dei secoli» (UR 4). «Questo santo Concilio desidera vivamente che le iniziative dei figli della Chiesa cattolica procedano congiunte con quelle dei fratelli separati, senza che sia posto alcun ostacolo alle vie della Provvidenza e senza che si rechi pregiudizio ai futuri impulsi dello Spirito Santo. […] Perciò ripone tutta la sua speranza nell’orazione di Cristo per la Chiesa, nell’amore del Padre per noi e nella potenza dello Spirito Santo» (UR 24).

Ecumenismo spirituale

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Tutto quanto abbiamo finora pensato sull’unità trinitaria, che si fa visibile nella Chiesa attraverso la retta predicazione del Vangelo e l’amministrazione dei sacramenti, sotto la guida del ministero ordinato, ci spinge ad affermare che la comunione trinitaria, desiderata e donata nella preghiera, rappresenta l’anima del movimento ecumenico. Infatti l’intenzione dei Padri Conciliari si dirigeva non tanto a dichiarare che la comunione trinitaria fosse resa autorevolmente vincolante, tale da determinare l’anima della ricerca teologica e delle iniziative ecumeniche (nel senso che lo spirituale precede l’operativo), quanto affermare una ragione più profonda e radicale. La comunione trinitaria è il significato, il tutto, il cuore della ricerca della comunione. L’ecumenismo sta o cade entro la dimensione del “mistero”, il quale è posto al di là della ricerca teologica. Il che non significa che la teologia non debba trattare di questioni ecumeniche, ma che essa sarà sempre inadeguata rispetto alla compren-


CURIA METROPOLITANA sione del mistero ecumenico. Tutte le iniziative rivolte alla ricerca dell’unità non si sottraggono a questa economia che viene dall’alto di Dio. Se l’unità visibile e perfetta viene cercata dall’impegno ecumenico della Chiesa, divenendo segno della comunione di grazia, è perché essa è sempre dono e quindi miracolo di Dio, il quale non è deducibile e non è frutto dell’azione né della riflessione umana. Essa sta interamente nelle mani di Dio, secondo il disegno della sua misericordia. Al modo cioè intuito dal Couturier: l’unità quando, come e con i mezzi che Dio vuole. Unità, quindi, soltanto implorata e cercata, restando nell’atteggiamento penitente della conversione che dispone ad accogliere il dono di Dio. Preghiera di conversione, richiesta di perdono e di cambiamento di vita che non è attesa inerte ma impegno di ritorno al Padre. Nel 1948 si svolse ad Amsterdam la prima Conferenza Mondiale delle Chiese, soprattutto Ortodosse e Protestanti. Quando al termine del lungo confronto teologico si constatò amareggiati la “Babele delle Chiese”, tutti i presenti implorarono Dio perché avesse misericordia della sua Chiesa profondamente divisa. In quella Conferenza si maturò la comune convinzione che la divisione era certamente opera dell’uomo e della sua infedeltà a Dio, l’unità era certamente dono di Dio e della sua promessa di fedeltà misericordiosa al suo popolo. L’unità doveva divenire la guarigione dal peccato di divisione, guarigione operata dalla Misericordia di Dio. Lo spostamento di accento nel movimento ecumenico dal fare all’essere, indica il nocciolo della questione ecumenica. Non un essere, è bene ribadirlo, che esonera dal fare, ma che non sottrae mai il fare dall’essere dono di grazia. Il passaggio dal fare senza la grazia al fare-evento di misericordia è ritenuto la rivoluzione copernicana dell’ecumenismo. La ricerca dell’unità non è per un ritorno alla propria Chiesa e che è operata dall’azione dell’uomo (Tolomeo: il sole che gira intorno alla terra), non è il trionfo della signoria della Vera Chiesa, ma è il trionfo della Signoria di Cristo sulla Chiesa (Copernico: la terra gira intorno al sole), perché sia sempre e solo la ricerca della sua volontà la meta a cui devono portarsi tutti i cristiani.

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L’ecumenismo diviene allora il luogo dove stare adorando, implorando e pregando. La preghiera non è un modo con cui si manifesta la conversione, ma lo è la grazia che converte il cuore del cristiano perché confessa che solo il Signore Gesù ci conduce al Padre, nel Suo Spirito. È un atto che apre il cuore del cristiano alla comunione con Dio, manifestando l’identità stessa del credente il quale lascia allo Spirito di Dio e non al suo spirito di gemere «Abba Padre» (Gal 4, 6). Il cristiano non possiede l’unità di Dio, che appartiene all’ “ora” del Cristo. Il cristiano può e deve solo attendere con «la lampada accesa» (Mt 25, 1-3). La preghiera è il luogo della consapevolezza ecumenica. Un dono della grazia per il quale il cristiano affida la Chiesa a Dio e la confessa come Chiesa di Lui e di nessun altro. Nella preghiera si adora il mistero dell’unità intradivina e lo si riconosce sorgente della propria stessa vita e nome della propria identità. In questa dimensione non sarà difficile percepire come anche la divisione, che purtroppo il cristiano vive, entra nell’area del Mistero, perché la divisione almeno intenzionalmente è operata “per amore di Cristo”, il quale chiede che per seguirlo talvolta occorre che si rompa l’unità con «il padre e la madre» (Mt 19, 29). Nella divisione quindi come “fedeltà” a Cristo non può trovarsi altra ragione se non della volontà di ritrovare l’unità perduta o compromessa. Perché la fedeltà a Dio genera unità e non separazione, perché essa conduce inesorabilmente là dove c’è Cristo il quale vuole, ha pregato, ha sofferto per l’unità dei cristiani. È un contrasto doloroso, che il cristiano deve sopportare e risolvere con l’obbedienza altrettanto rigorosa alla fedeltà e all’unità. La preghiera è il luogo di questa sofferenza: una fedeltà che porta dentro di sé, non sappiamo come e quando, il segno della infedeltà. Solo Dio e la sua Misericordia possono darci gli occhi di fede per capire la duplice realtà: fedeltà al Vangelo e fedeltà all’unità. Per questo la preghiera diviene implorazione piena di speranza, perché fondata nella promessa di Dio, garantita dalla preghiera di Gesù (Gv 17) e attuata dallo Spirito Santo. Alla luce di tutte queste considerazioni circa la preghiera con Cristo, nello Spirito, a gloria di Dio Padre, possiamo meglio comprendere l’esperienza di unità vissuta da Cattolici e Ortodossi riuniti per la Divina Liturgia nella Cattedrale di Mosca il 22 maggio 2017. Lo


CURIA METROPOLITANA Spirito di Dio animava i presenti nell’adorazione della SS. Trinità e nella celebrazione della Morte e Risurrezione di Cristo. Si era in comunione intima con Dio nella preghiera di implorazione a Dio, perché per intercessione di san Nicola, amato e venerato dai russi e dai baresi, tutti fossimo uno come il Padre è uno con il Figlio.

Ecumenismo popolare Per ecumenismo popolare intendiamo pensare alla ricerca dell’unità che è compito di tutti i cristiani. A Mosca, l’arrivo dell’urna contenente un frammento osseo delle reliquie di San Nicola non è stato avvertito a livello di addetti ai lavori, di esperti che hanno trattato di questioni dottrinali in vista della riconciliazione nella fede delle Chiese, ma è stato partecipato e sperimentato dal popolo di Dio. Così recita il Decreto conciliare sull’ecumenismo: «La cura di ristabilire l’unione riguarda tutta la Chiesa, sia i fedeli che i pastori, e tocca ognuno secondo le proprie possibilità, tanto nella vita cristiana di ogni giorno quanto negli studi teologici e storici» (UR 5). Il Direttorio Ecumenico riprende quanto insegnato dal Concilio e precisa: «Coloro che sono battezzati nel nome di Cristo sono, per ciò stesso, chiamati ad impegnarsi nella ricerca dell’unità. La comunione nel battesimo è ordinata alla piena comunione ecclesiale. Vivere il proprio battesimo significa essere coinvolti nella missione di Cristo, la quale consiste appunto nel raccogliere tutti nell’unità» (n. 22). Il Direttorio parla ancora nei paragrafi successivi di «conversione, santità di vita, preghiera», che costituiscono l’ossatura permanente dell’esistenza cristiana ovunque e comunque. L’ecumenismo della vita cristiana condotta da tutti i battezzati non è un ecumenismo di riserva o di rango inferiore, ma un ecumenismo che dà “sostanza” al lavoro ecumenico teologico per mantenerlo in condizione di autenticità. Perché quanto indicato dal Concilio possa tradursi in atto, può essere senz’altro utile ricordare il progetto “Monastero invisibile” avviato dall’Abbé Couturier. L’idea risale

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alla seconda metà degli anni trenta del secolo scorso. Consiste nell’aprire gli orizzonti della santità battesimale oltre la separazione delle barriere confessionali: orizzonti che si aprono a tutti i cristiani, dovunque essi siano, cattolici, protestanti e ortodossi, per formare una cintura spirituale di solidarietà, discreta e silenziosa, impegnandosi nel servizio della preghiera e dell’offerta, così da provocare nel cuore profondo della Chiesa l’anelito stesso di Cristo: «Padre, che tutti siano uno» (cfr Gv 17). Una cintura invisibile, perché gli uni non sanno degli altri, lasciando l’incontro interamente nelle mani di Dio. È l’ecumenismo spirituale che va proposto a tutti, invocando dal Signore la grazia che egli susciti nell’azione dei cristiani il bisogno di trasformare la propria vita in adorazione del Dio Uno e Trino e nell’offrire azioni, attività lavorativa, sofferenze e gioie per l’Unità della Chiesa. Padre Couturier annotava nel 1939 la testimonianza del Pastore evangelico H. Holland, morto nel 1936, e due trappiste di Grottaferrata, morte rispettivamente nel 1937 e nel 1939, rilevando che i tre avevano vissuto offrendo la loro vita per l’unità della Chiesa, pronti a pagarla anche a prezzo della morte. Concludeva dicendo che con loro si apriva, per così dire, il “martirologio dell’unità”. Ci chiediamo, in base a questa esperienza, se l’ecumenismo spirituale possa coinvolgere le comunità monastiche claustrali e le comunità religiose nel silenzio e nella preghiera, nella sofferenza e nell’emarginazione, nella malattia e nell’abbandono, nella solitudine in ogni sua forma, per chiedere loro di diventare l’icona vivente di Cristo che prega e va alla passione e alla morte, in obbedienza al Padre suo, per l’unità di tutti i suoi. Partendo dai consacrati, coinvolgere i cristiani che frequentano le parrocchie e i movimenti e associazioni laicali, perché ognuno secondo il dono ricevuto viva la fedeltà allo Spirito Santo, il quale non conosce, anzi abbatte le barriere confessionali. sac. Angelo Romita direttore Ufficio per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso


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CURIA METROPOLITANA Ufficio Diaconato permanente e ministeri istituiti

Relazione sulle attività dell’anno 2016-2017

Agli inizi del mese di giugno si è concluso l’anno di corso di preparazione al diaconato permanente. Il corso, quest’anno, è stato frequentato solo da coloro che a suo tempo hanno chiesto di intraprendere il cammino per detto ministero. Ha comportato: la frequenza ad una lezione settimanale (dalle 18,00 alle 20,30) presso l’Oasi di San Martino per le discipline specifiche del diaconato, come di seguito riportate; la frequenza all’Istituto Superiore di Scienze Religiose per le discipline, sempre attinenti al diaconato permanente, quali Introduzione alla Sacra Scrittura, Antico e Nuovo Testamento, Teologia trinitaria-morale-fondamentale-socialesacramentale, Storia della Chiesa, Cristologia, Patrologia, Introduzione al Diritto canonico, Ecclesiologia, Antropologia teologica e Liturgia; alcune giornate di studio e preghiera fuori sede (periodi di tre giorni di seguito e per due volte l’anno). I candidati frequentanti sono stati undici (11), compreso quattro (4) extradiocesani: – uno di primo anno; – tre di secondo anno (due extradiocesani);

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– cinque di terzo anno (due extradiocesani); – due di quarto anno. Oltre al Vicario episcopale per il diaconato permanente e i ministeri istituiti, mons. Vito Bitetto, che ha guidato il corso “Religioni non cristiane”, per complessive otto (8) ore di lezione, con esami finali, diversi sono stati i docenti che si sono avvicendati nell’insegnamento delle varie discipline e nella formazione – preparazione dei candidati: – prof. Beppe Micunco ha guidato un corso di nove (9) ore su “Teologia del sacramento dell’Ordine”, con esame finale; – diac. Bruno Ressa ha guidato un corso di dieci (10) ore, comprese alcune per esercitazioni pratiche, su “Teologia e liturgia del sacramento del Matrimonio”, con esame finale; – don Giacomo Fazio ha guidato un corso di nove (9) ore su “Teolo-gia e liturgia del Battesimo”, con esame finale; – diac. Luigi Inversi ha guidato un corso di sei (6) ore su “Realtà ultime”, con esame finale; – diac. Tommaso Cozzi ha guidato un corso di quattro (4) ore su “Dottrina sociale della Chiesa”, con esame finale; – diac. Bruno Ressa ha guidato le ore di esercitazioni pratiche previste nell’anno di corso, relative al Rito del Battesimo e al Rito di Ordinazione dei diaconi. Hanno completato l’iter formativo le seguenti altre attività: – un incontro di un pomeriggio con S.E. l’Arcivescovo, mons. Francesco Cacucci; – un incontro di un pomeriggio con i diaconi; – un incontro di un pomeriggio delle mogli dei candidati diaconi; – un incontro di un pomeriggio con le mogli dei candidati e alcune mogli di diaconi; – un incontro di un pomeriggio con i seminaristi di Teologia, presso il Seminario Regionale di Molfetta; – la partecipazione alla Messa Crismale; – la festa di fraternità alla fine dell’anno formativo, che ha concluso il cammino annuale nella gioia. Inoltre, durante i giorni di condivisione-studio presso l’Oasi di S. Maria in Cassano delle Murge, in novembre e in maggio, si è avuto modo di riflettere, in un clima di fraternità e preghiera più intensa, sull’VIII capitolo della Lumen gentium – vocazione alla santità


CURIA METROPOLITANA (novembre 2016) –, nonché sul celibato consacrato e la castità nel matrimonio – Familiaris consortio (maggio 2017). Un ritiro spirituale nei giorni di condivisione-studio, tenuto da mons. Nicola Bonerba sulla traccia pastorale dell’Arcivescovo per il 2016/17, ha contribuito non poco al discernimento della propria vocazione e alla consapevolezza della necessità-importanza della preghiera personale comunitaria. Nell’ambito delle attività annuali, nei tempi di Avvento e Quaresima, a vantaggio dei ministeri istituiti, si sono realizzati due incontri diocesani per i lettori e due per gli accoliti. In questi incontri, dopo un momento di intensa preghiera comunitaria, si è passati ad una utile conversazione, tenuta dal prof. Beppe Micunco, sempre sulla traccia pastorale dell’Arcivescovo. In quest’anno non è prevista alcuna ordinazione diaconale, non avendo alcun candidato frequentato il V anno di formazione. Il numero complessivo dei diaconi permanenti nella nostra diocesi è di settantatre (73), oltre Orlando Matani, Raffaele Chirico, Oronzo De Santis, Lucio Vitolli, Luigi Del Vecchio, Franco Camaggio, Guglielmo Marengo, Giuseppe Ciocia, Michele Mizzi, Matteo Dellerba, Sabino Malerba, Giuseppe Viti, Antonio Buongiorno, Giuseppe Simone, Carlo Lassandro e Vito Romito, che il Signore ha chiamato a sé perché vivano con Lui nella gioia eterna. Nel formulare a tutti gli auguri di buon lavoro, accompagnati dalla grazia di Dio, chiediamo per tutti loro la preghiera delle comunità in mezzo alle quali esercitano e hanno esercitato il loro ministero, perché sia reso a Dio un canto di lode e di ringraziamento. È infatti necessario che tutti noi richiamiamo alla nostra mente la grande verità espressa in maniera sintetica ma luminosa nella Lumen gentium: «Questi carismi, straordinari o anche semplici e più largamente diffusi, sono appropriati alle necessità della Chiesa e perciò si devono accogliere con gratitudine e gioia» (n. 12). Tutto è dono di Dio, a lode Sua sia l’esercizio del loro servizio ai fratelli. I pastori d’anime con l’aiuto dello Spirito Santo siano solleciti ad individuare tra i fedeli chi ha particolare attitudine al servizio e aiu-

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tino a far crescere nella Chiesa le vocazioni che il Signore vorrà donare. La volontà di Dio e le preghiere faranno il resto. Chi è chiamato, da parte sua, sappia che “servire Cristo vuol dire regnare”. mons. Vito Bitetto vicario episcopale per il diaconato permanente e i ministeri istituiti diac. Bruno Ressa collaboratore dell’Ufficio

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CONSIGLI DIOCESANI Consiglio Presbiterale Diocesano

Verbale della riunione del 19 maggio 2017

Il giorno 19 maggio 2017, alle ore 9.30, presso il salone della Casa del Clero in Bari, si è riunito il Consiglio Presbiterale diocesano, convocato e presieduto dall’Arcivescovo mons. Francesco Cacucci. Sono presenti: S.Ecc. mons. Domenico Padovano, il vicario generale mons. Domenico Ciavarella e i vicari episcopali: mons. Vito Bitetto, don Vittorio Borracci, mons. Alberto D’Urso, p. Luigi Gaetani, O.C.D., mons. Angelo Latrofa. Sono assenti: mons. Domenico Falco, don Sigismondo Mangialardi, p. Franco Annicchiarico, S.J., padre Lorenzo Invidia, O.F.M. Cap., don Francesco Preite, S.D.B. All’ordine del giorno: – Approfondimenti e riflessione sul programma pastorale per l’anno 2017–2018. – Varie ed eventuali. Dopo la preghiera dell’ora media viene data lettura del verbale della riunione del 6 febbraio 2017. Il Consiglio approva il verbale all’unanimità. 1. Si passa dunque al primo punto all’o.d.g. L’ Arcivescovo prende la parola introducendo il primo punto all’ordine del giorno. Ricorda a tutti che nelle indicazioni scaturite nello scorso Consiglio presbiterale è venuta fuori l’idea di incentrare la

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traccia pastorale dell’anno 2017/2018 sulla realtà giovanile collegandola alla realtà della famiglia: «non si può affrontare il tema giovanile senza affrontarlo nella sua globalità». Una commissione coordinata dal direttore dell’Ufficio pastorale, don Mario Castellano, si è incontrata per mettere insieme le indicazioni che lo scorso Consiglio presbiterale ha offerto all’Arcivescovo, dando alla luce una bozza di traccia pastorale sulla quale il Consiglio è chiamato a confrontarsi. L’Arcivescovo, dopo aver ricordato che la traccia pastorale deve essere legata ai tempi dell’anno liturgico secondo la struttura mistagogica, invita don Mario a prendere la parola perché presenti il lavoro della Commissione. Don Mario chiarifica che alla luce delle indicazioni dello scorso Consiglio presbiterale non si è voluto indicare un nuovo argomento per il nuovo anno prescindendo dall’anno pastorale passato incentrato sulla famiglia. Perciò si è pensato di collegare la realtà dei giovani a quella della famiglia. Come i giovani guardano la comunità educante e come la comunità educante guarda i giovani. Dopo una prima proposta del Consiglio che individuava in Tobia la figura biblica che tenesse insieme giovani e famiglia, alcuni uffici diocesani attraverso una riflessione comune condivisa con l’Arcivescovo hanno pensato di preferire la figura di Giuseppe d’Egitto, più completa e più efficace. Don Mario sottolinea la bontà di questa scelta: innanzitutto perché la figura di Giuseppe è abbastanza affascinante per poter accompagnare durante tutto l’anno il percorso mistagogico; in secondo luogo è molto presente in Giuseppe la dimensione vocazionale: il giovane Giuseppe si sente chiamato a recuperare i fratelli in una vocazione che accomuna tutti nella riscoperta della figliolanza divina, inoltre la figura di Giuseppe ben si presta a una riflessione sul tema della famiglia; egli viene da una famiglia all’interno della quale si insinuano dinamiche che tante volte caratterizzano i nostri giovani: è il figlio più piccolo che rischia di provocare l’invidia e la gelosia dei fratelli; fa dei sogni che indicano una prospettiva di Dio sulla sua vita; è un giovane intelligente contraddistinto al tempo stesso da bontà e vanità. È una figura che, se sviscerata correttamente apre tante prospettive di riflessione.


CONSIGLI DIOCESANI Don Mario in seguito fa notare come nella traccia, oltre alla figura biblica di Giuseppe, ci siano dei riferimenti a Gesù e a Giovanni il discepolo amato. La prospettiva di fondo deve considerare i giovani non come destinatari di una proposta preconfezionata. È necessario metterci in loro ascolto; provare a dare una risposta ai sogni, ai desideri, alle provocazioni che suscitano. Don Mario procede alla lettura della bozza della traccia pastorale e, in seguito, l’Arcivescovo invita i presenti a fare delle osservazioni. Seguono alcuni interventi: – Viene espressa la positività di questa traccia pastorale e si evidenzia come nel tempo Avvento-Natale si possa far riferimento alla figura di Giuseppe, per richiamare la realtà dell’immigrazione e dei richiedenti asilo. – Si rileva una certa confusione nella traccia pastorale dovuta alla presenza di tre figure bibliche che possono creare difficoltà nel percorso mistagogico. È bene individuare una sola figura biblica. – Si invita a contestualizzare ulteriormente la traccia pastorale collegandola a quella dello scorso anno, inserendo dei riferimenti all’ Amoris laetitia e al documento preparatorio per il sinodo dei giovani. – Si rileva come, se da una parte è ben sviluppata la dimensione biblica, dall’altra è carente quella psicologica, pedagogica e sociologica. Alcuni temi come ricerca, libertà, discernimento vanno spiegati e approfonditi anche dal punto di vista delle scienze umane. – Viene sottolineata la pertinenza della figura di Giuseppe per il tema giovani e famiglia; al tempo stesso si chiede di fare attenzione alle letture tipologiche riferite alla vita di Giuseppe, spesso superflue o poco aderenti alla traccia. Viene espressa qualche perplessità riguardo il collegamento tra Giuseppe e Giovanni, il discepolo amato. – Si chiede che la traccia abbia una ricaduta più ampia, che parli soprattutto a quei giovani che sono fuori dai circuiti parrocchiali. Si esprime qualche timore per quanto riguarda la proposta pasto-

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rale in quanto le tre figure di Giuseppe, Giovanni e Gesù calate nei tempi dell’anno liturgico creano un po’ di confusione. Si chiede che la traccia abbia un’unica icona biblica con un unico obiettivo. – Si suggerisce un’introduzione alla traccia pastorale in cui si faccia comprendere l’importanza dell’essere figli, primordiale anche nel cristianesimo. Oggi la crisi della paternità è perché non ci si sente figli. – Si chiede che la traccia aiuti i pastori e le comunità a incidere nella storia concreta delle persone. – Si rileva come il problema da affrontare sia l’incomunicabilità tra giovani e genitori: i genitori non capiscono i figli e i figli non capiscono i genitori. – Si suggerisce che la traccia ruoti attorno all’ Evangelii gaudium. – Viene fatto notare come una traccia non possa essere esauriente su tutti gli aspetti della pastorale e che non possiamo pretendere che tale traccia possa rispondere alle esigenze di ogni territorio parrocchiale. Questa traccia ci offre una direzione, un’indicazione, un metodo, poi sta ad ogni comunità calarla nel quotidiano della propria situazione.

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L’Arcivescovo ringrazia per tutti gli interventi e per le indicazioni preziose e concrete emerse dal confronto di cui terrà conto nella stesura finale della traccia pastorale. Fa notare che il tema scelto per la traccia pastorale è il rapporto tra giovani e famiglie lasciando che l’anno seguente si possa affrontare il tema dei giovani in modo più specifico; dunque, tutte le problematiche prettamente giovanili che esulano dal rapporto giovani e famiglie sono da affrontare eventualmente nell’anno successivo. Precisa che l’unica icona biblica per quest’anno è la figura di Giuseppe d’Egitto. Sottolinea che gli orientamenti che vengono dalla traccia costituiranno un’indicazione perché ogni comunità in modo creativo e sotto la guida dell’Ufficio pastorale possa affrontare il tema giovani e famiglia e prepararsi all’anno del Sinodo dei giovani. Terminata la discussione sul primo punto all’o.d.g., l’ Arcivescovo comunica al Consiglio che il 21 maggio, insieme a una delegazione composta dal Priore della Basilica San Nicola, dal direttore dell’Uf-


CONSIGLI DIOCESANI ficio diocesano per il dialogo ecumenico, da due membri del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, dal Presidente della Regione e dal Sindaco di Bari, si recherà in Russia per portare un frammento delle reliquie di San Nicola custodite nella Basilica di Bari. L’arcivescovo sottolinea che il trasferimento temporaneo di questa reliquia, voluto dal Santo Padre, si realizza per favorire il cammino di comunione e di dialogo con la Chiesa Ortodossa Russa. La riunione si conclude alle 12.30 con la preghiera dell’Angelus. Il segretario sac. Pierpaolo Fortunato

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PUBBLICAZIONI “Dal dolore è fiorita la vita” di Annalisa Caputo e Jean Paul Lieggi

Un percorso con Giuseppe, il sognatore per ragazzi e giovani con una particolare attenzione all’inclusione di persone con disabilità di Annalisa Caputo e Jean Paul Lieggi Edizioni CVS, Roma 2017 INDICE: Istruzioni per l’uso: 1. Il titolo del libro e la struttura proposta: a) L’origine dell’esperienza e lo scopo della pubblicazione – b) Le schede e le loro due sezioni; 2. Alcune attenzioni: a) Strumenti legati al libro – b) Per l’inclusione di ragazzi con ritardi mentali; c) La dimensione vocazionale; d) La dimensione narrativo-simbolica Premessa filosofica. Questioni antropologiche relative all’approccio narrativo di Annalisa Caputo Premessa teologica. Ermeneutica narrativa e teologia: un dialogo fecondo di Jean Paul Lieggi PRIMA SCHEDA: Dio ama e chiama. La bellezza della vita, del mondo, degli astri (Gn 37, 2-11) SECONDA SCHEDA: Dalla vocazione, la missione. Un cammino difficile (Gn 37, 21-20) TERZA SCHEDA: Il buio del peccato e della sofferenza (Gn 37, 21-35) QUARTA SCHEDA: La logica del dono. Il mercante e l’amante (Gn 37, 36; 39, 1-6a) QUINTA SCHEDA: Quando i doni diventano tentazioni (Gn 39, 6b-23) SESTA SCHEDA: La sapienza, il bene nascosto, i miracoli dell’amore (Gn 40, 1-23; 41, 1-16. 25-42)

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SETTIMA SCHEDA: Carestia e abbondanza. La dinamica del desiderio (Gn 41, 53, 57; 42, 1-8) OTTAVA SCHEDA: Il peso del peccato e il per-dono come gioia moltiplicata (Gn 42, 8-29) NONA SCHEDA: La vita dell’uno è legata alla vita dell’altro (Gn 42, 29-44) DECIMA SCHEDA: La festa del Padre (Gn 45. 1-15; 46, 1-7) Bibliografia

Istruzioni per l’uso 1. Il titolo del libro e la struttura proposta

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a. L’origine dell’esperienza e lo scopo della pubblicazione “Dal dolore è fiorita la vita” è una citazione presa da una poesia del beato Luigi Novarese (che avete trovato completa nella prima pagina del testo) E anche il titolo del percorso che, con il CVS (Centro Volontari della Sofferenza, fondato appunto da Luigi Novarese), abbiamo fatto nel 2006-2007, un percorso che aveva come figura narrativa di riferimento Giuseppe, il sognatore. All’epoca abbiamo pensato un sussidio che doveva servire per le catechesi dei settori giovanili (bambini, adolescenti, giovani). In particolare, poi, nel CVS della diocesi di Bari-Bitonto, già nel 1995 seguivano un settore giovani ‘speciale’, che aveva al suo interno numerose persone con ritardi mentali. Da qui la necessità di ‘adattare’ a loro il percorso, anzi, per dirla con la rivoluzione cui ci sta abituando papa Francesco, di mettere loro al centro e ripensare la nostra catechesi a partire dai loro linguaggi (non concettuali): quindi pensare a degli incontri costruiti in maniera narrativo-simbolica, valorizzando l’esperienza più che le parole e le argomentazioni. Anche per il fatto che la nostra diocesi di Bari-Bitonto, seguendo le indicazioni del nostro arcivescovo Francesco Cacucci, ha scelto Giuseppe come figura di riferimento per il cammino mistagogico (20172018), cammino che – in vista anche del Sinodo dei giovani – metterà al *

Insieme all’Indice, pubblichiamo il primo paragrafo (Il titolo del libro e la struttura proposta) e le considerazioni finali della Parte introduttiva al testo “Istruzioni per l’uso”.


PUBBLICAZIONI centro giovani e famiglie, abbiamo deciso (dopo dieci anni) di riprendere in mano quel vecchio sussidio, quei vecchi appunti, quelle vecchie foto, e farne dono sia al CVS nazionale che alla nostra diocesi, sperando che possano essere utili. Utili soprattutto a quei catechisti ed educatori che volessero – con i loro gruppi – fare appunto un percorso sulle orme di Giuseppe. Nel frattempo, lo scorso anno è uscito anche un prezioso sussidio per la proposta di campo scuola estivo, curato dall’Azione cattolica ragazzi, Andata e ritorno. Il cammino di Giuseppe verso i suoi fratelli, Ave, Roma 2016. Ci sembra che le due proposte possano splendidamente integrarsi piuttosto che sovrapporsi o escludersi. Il metodo dell’ACR è noto. In comune con quello che proponiamo noi c’è sicuramente la drammatizzazione della proposta narrativa e l’uso dei laboratori. Evidentemente nel nostro testo c’è un’attenzione forte ai linguaggi non concettuali (danza, disegno, mimo, ecc.), che sono indispensabili quando si lavora con ragazzi con ritardi cognitivi; mentre nel testo ACR c’è anche una forte dimensione di rielaborazione concettuale, che porta i ragazzi alla stesura di una personale regola di vita. Ancora in comune c’è il suggerimento di un simbolo unitario per tutto il percorso: per noi una pergamena, per l’ACR una veste; evidentemente molto diverse sono le proposte di catechesi, quelle liturgiche e le dinamiche ludiche. Tornando quindi alla nostra proposta: abbiamo ripensato quanto fatto nel 2006-2007 e abbiamo dato a queste pagine una struttura diversa da quella originaria, dividendo il materiale in 10 schede, che possono essere utilizzate in maniera diversificata, ovvero – Programmando un incontro mensile sul tema; o utilizzando il testo per un oratorio, un Grest, un Campo scuola (invernale o estivo), e quindi svolgendo il percorso in più giornate consecutive; – oppure, colme abbiamo fatto noi, dividendo il percorso in due parti (cosa suggerita, d’altra parte, dalla narrazione stessa della Genesi); e svolgendo la prima parte durante l’anno e la seconda parte in un Campo scuola estivo.

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– la prima parte – che presenta la storia di Giuseppe fino a quando non diventa vicerè d’Egitto (schede 1-6); – la seconda parte – che presenta il viaggio dei fratelli e poi di Giacobbe in Egitto, dove si trova Giuseppe (schede 7-10). – Infine noterete che, in un’ultima sezione, viene proposto un musical/rappresentazione in cui i ragazzi diventano protagonisti. Noi l’abbiamo messo in scena due volte nel 2007: una con i nostri ragazzi del CVS e l’altra con un oratorio parrocchiale estivo. Lo spettacolo è costruito sulle prime 6 schede; nulla vieta, però, ovviamente, che si possa fare sull’intera vicenda di Giuseppe. In questo caso il sussidio potrebbe servire a quei catechisti o animatori che volessero approntare un musical, e preparare ‘prima’ i giovani o i ragazzi sui contenuti.

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b. Le schede e le loro due sezioni Ogni scheda è basata su un brano della Genesi (e quindi su un passaggio della storia di Giuseppe) ed è divisa in due parti, che rispondono ad un duplice obbiettivo: – Offrire ai giovani e agli animatori/catechisti degli spunti di riflessione ‘vocazionale’, in relazione alla storia di Giuseppe; – fornire degli strumenti ai catechisti (e in generale agli animatori di gruppi giovanili) che vogliano costruire un percorso narrativosimbolico, sempre utile a nostro avviso, ma importante soprattutto – con i bambini; – con gruppi in cui sono presenti ragazzi con ritardi mentali. Le due parti di ogni scheda sono teoricamente indipendenti. Quindi – la prima parte servirà soprattutto ai giovani e ai loro animatori (e non necessariamente ai catechisti di iniziazione cristiana). Questa prima parte presenta sempre degli spunti di lectio in chiave vocazionale e poi delle piste di riflessione, che potranno essere utilizzate in un momento di riflessione personale silenziosa e/o in una condivisione di gruppo. – La seconda parte, invece, che presenta una proposta narrativosimbolica sui brani biblici di riferimento, potrà servire maggiormente a chi lavora con i bambini o con persone con ritardi mentali o autismi (catechisti ed educatori che potrebbero trovare inutile la prima parte di ogni scheda).


PUBBLICAZIONI Noi però suggeriamo in ogni caso di guardare e considerare il testo nella sua unità, nella convinzione che – un catechista animatore, prima di spezzare la Parola con bambini o con ragazzi con ritardi, non può non fare una lectio o una riflessione personale su quella Parola; – e d’altra parte, a dei giovani (o chi lavora per loro), non può non fare bene un approccio esperienziale, narrativo e simbolico (e non solo classicamente concettuale-razionale).

Infine: una annotazione in prima persona (singolare e plurale). Le nostre esperienze professionali (di docenti di teologia e filosofia, ma soprattutto di studiosi che credono nella necessità di decostruire il modo concettuale-razionale con cui troppo spesso è stato letto l’uomo e il suo rapporto con se stesso, con gli altri e con Dio), unite alle nostre esperienze ecclesiali (lo scoutismo e il CVS, che da tempo hanno messo al centro della formazione percorsi alternativi a quelli classici) ci hanno convinto che solo un metodo esperienziale, narrativo e simbolico può efficacemente sostenere le scelte mistagogiche. Anche per questo abbiamo deciso di far seguire a queste “Istruzioni per l’uso” due brevi premesse, una filosofico-antropologica e una teologica, in cui (in una maniera sintetica, che sicuramente avrebbe bisogno di ulteriori chiarimenti e approfondimenti) abbiamo tentato di indicare le radici delle nostre impostazioni teoriche (e quindi pastorali). I lettori non interessati potranno saltarle e andare direttamente alle schede. Ci sembrava importante, però, provare ad esplicitare quanto è presente nella costruzione delle schede e nella proposta di una simbolica particolare, che effettua un passaggio continuo: – tra la storia di Giuseppe e quella di Gesù (di cui la prima può diventare prefigurazione); – e tra la storia di Giuseppe e Gesù…e la nostra storia: passaggio sottolineato dall’uso di simboli concreti, intorno ai quali è costruita la proposta catechistica. Il simbolo, contro e oltre la logica dualistica e razionalistica della

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modernità, luogo del Mistero (e centro della liturgia), lungi dall’essere complesso e astratto, parla immediatamente alla nostra vita. Forse perché la nostra stessa vita è simbolica. Non sarà importante, allora, tanto ‘spiegarlo’, ma lasciarlo parlare. Narrarlo. Lasciare che ci narri. La bellezza dell’esperienza che abbiamo vissuto (grazie alla ricchezza vera e semplice dei ragazzi del CVS, che sono stati e sono ancora nostri compagni di viaggio) ci ha parlato e ci ha ‘attraversato’ con la sua narrazione. Anche per questo, come restituzione di grazie e dono di grazia, abbiamo scelto di narrarvela. Buona lettura. E soprattutto… buona esperienza. Annalisa e Jean Paul

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Al pomeriggio, nella Cappella del Corpus Domini in Bari, celebra la S. Messa. Alla sera, presso la parrocchia “S. Agostino” in Modugno, celebra la S. Messa per la festa della Madonna delle Grazie. Presso l’Oasi S. Maria in Cassano Murge, guida il corso di esercizi spirituali. Alla sera, presso l’Hospice “Mons. Aurelio Marena” in Bitonto, celebra la S. Messa nel decimo anniversario della fondazione della struttura. Alla sera, presso la parrocchia “S. Nicola” in Mola di Bari, celebra la S. Messa per la conclusione dell’oratorio estivo. Alla sera, presso la parrocchia “Stella Maris” in Bari-Palese, celebra la S. Messa per la festa patronale. Alla sera, presso la parrocchia “S. Maria del Carmine” in Noicattaro, celebra la S. Messa e benedice le nuove vetrate. Al pomeriggio, nella cripta della Cattedrale in Bari, presiede l’incontro con i volontari dell’Associazione AMASI (Associazione Mariana Assistenza Sollievo Infermi) . Alla sera, presso il Teatro Abeliano in Bari, partecipa al conferimento della Laurea in direzione d’orchestra di don Maurizio Lieggi. Alla sera, presso la parrocchia “S. Maria Maddalena” in Bari, celebra la S. Messa per la festa della Titolare. Alla sera, presso la parrocchia “SS. Rosario” in Mola di Bari, celebra la S. Messa a conclusione dell’esperienza del GREST. Al mattino, presso la Sala priorale della Basilica di S. Nicola tiene la conferenza stampa in occasione del ritorno della reliquia di S. Nicola a Bari.

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26/29 – Si reca a San Pietroburgo per le cerimonie conclusive della presenza della reliquia di S. Nicola in Russia. 30 – Alla sera, presso la parrocchia “Beata Vergine Immacolata” in Bari, celebra la S. Messa e benedice il presbiterio restaurato.

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Al mattino, presso la parrocchia “S. Nicola” in Bari-Torre a Mare, celebra la S. Messa per la festa patronale. Alla sera, presso la parrocchia “S. Michele Arcangelo” in Bari-Palese, celebra la S. Messa per la festa patronale. Al pomeriggio, nella Cattedrale di Andria, celebra la messa esequiale per mons. Raffaele Calabro, vescovo emerito della diocesi di Andria. Alla sera, presso la parrocchia “Natività di Nostro Signore” in Bari-Santo Spirito, celebra la S. Messa nella festa di S. Lorenzo Martire, patrono del Collegio dei diaconi. Al mattino, a Mola di Bari, celebra la S. Messa nel Monastero delle Clarisse per la festa di S. Chiara. Alla sera, presso la parrocchia “S. Benedetto” in Bari-San Giorgio, celebra la S. Messa per la festa della Madonna della Stella. Al mattino, nella chiesa di S. Rocco in Gioia del Colle, celebra la S. Messa per la festa del Titolare. Alla sera, presso la parrocchia “S. Rocco” in Valenzano, celebra la S. Messa per la festa del Patrono. – Partecipa a Mormanno (Calabria) all’incontro delle famiglie della parrocchia “S. Maria La Porta” di Palo del Colle. Alla sera, nella Concattedrale di Barletta, celebra la S. Messa in suffragio di mons. Giovan Battista Pichierri, arcivescovo di Trani-Barletta-Bisceglie, nel trigesimo della morte. Al mattino, presso il Santuario della Madonna del Pozzo in Capurso, celebra la S. Messa per la festa della Titolare.


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Al mattino, presso la parrocchia “S. Francesco d’Assisi” in Bari, celebra la S. Messa per il 50° anniversario della professione religiosa di suor Maria Claudia Guarino, superiora provinciale delle Suore Apostole del Sacro Cuore di Gesù. Alla sera, presso la parrocchia “S. Nicola” in Toritto, celebra la S. Messa per la festa patronale. Alla sera, presso la parrocchia “S. Paolo” in Bari, incontra i sacerdoti del decennio. Alla sera, presso la parrocchia “S. Paolo” in Bari, celebra la S. Messa per la festa di santa Teresa di Calcutta. Al pomeriggio, presso la sala museo dell’Acquedotto Pugliese in Bari, partecipa al convegno sul tema “Acqua e lavoro”. Alla sera, presso la parrocchia “S. Maria Maggiore” in Gioia del Colle, celebra la S. Messa per la festa della Titolare, ricordando il 60° anniversario della professione religiosa di suor Giuseppina e il 45° anniversario di ordinazione sacerdotale del parroco don Tonino Posa. Al mattino, partecipa alla cerimonia di inaugurazione dell’81a edizione della Fiera del Levante, presente il Presidente del Consiglio dei Ministri Paolo Gentiloni. Al mattino, presso l’Oasi S. Maria in Cassano Murge, incontra i giovanissimi della parrocchia “S. Maria del Carmine” di Sammichele di Bari e celebra la S. Messa. Alla sera, presso la parrocchia “S. Nicola” in Toritto, celebra la S. Messa per il 60° anniversario della ordinazione sacerdotale di don Filippo Casamassima. – Visita l’abbazia di Cava dei Tirreni con il Consiglio di amministrazione della Biblioteca Ricchetti. Alla sera, presso la parrocchia “S. Marcello” in Bari, celebra la S. Messa per l’ingresso dell’amministratore parrocchiale don Andrea Favale.

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Alla sera, presso la parrocchia “Santa Croce” in Bari, celebra la S. Messa per la festa della Esaltazione della Santa Croce. Al mattino, presso il Teatro Petruzzelli in Bari, partecipa alla presentazione della emissione del francobollo dedicato alla Basilica di S. Nicola, per la serie tematica “Il patrimonio artistico e culturale italiano”. Alla sera, presso la parrocchia “S. Maria di Costantinopoli” in Bitritto, celebra la S. Messa per il 25° anniversario dell’ordinazione sacerdotale di don Jean Paul Lieggi. Al mattino, presso la parrocchia “S. Maria La Porta” in Palo del Colle, celebra la S. Messa per la festa del SS. Crocifisso di Auricarro. Alla sera, presso l’ex Palazzo delle Poste in Bari, interviene alla presentazione del volume e della mostra fotografica “Il mio regio tratturo” di Franco Giacopino. Al mattino, presso la Basilica di S. Nicola, celebra la S. Messa per la festa di san Matteo, patrono del Corpo della Guardia di Finanza. Al pomeriggio, presso il Seminario arcivescovile, incontra i superiori e i seminaristi con i genitori. Alla sera, presso la parrocchia “SS. Crocifisso” in Triggiano, celebra la S. Messa per il 25° anniversario di ordinazione sacerdotale del parroco don Mimmo Memoli. Al mattino, presso il Circolo della Vela in Bari, interviene alla conferenza stampa di presentazione della VIII edizione della Rassegna “Notti sacre”. Al pomeriggio, presso l’Auditorium della Scuola Allievi della Guardia di Finanza in Bari, presiede i lavori dell’Assemblea diocesana e presenta la traccia per il prossimo anno pastorale 2017/2018 sul tema: “Di generazione in generazione. Giovani e famiglia”. Al mattino, presso l’Oasi S. Maria in Cassano Murge, celebra la S. Messa per la Federazione delle Monache Clarisse di Puglia. Alla sera, presso il Conservatorio Niccolò Piccinni in Bari, partecipa alla cerimonia di inaugurazione dell’Auditorium restaurato “Nino Rota”.


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Al mattino, presso l’aula “Aldo Moro” della Facoltà di giurisprudenza dell’Università degli studi, porta il saluto al Convegno del Consiglio delle Regioni UCIIM. Al pomeriggio, presso la parrocchia “S. Maria di S. Luca” in Valenzano, celebra la S. Messa per l’ingresso del nuovo parroco don Michele De Mario. Alla sera, in Cattedrale, celebra la S. Messa per l’apertura della VIII edizione della Rassegna “Notti sacre”. Al mattino, in Cattedrale, celebra la S. Messa in diretta mondovisione su Rai1. Alla sera, presso la parrocchia “Maria SS. Addolorata” in Bari, celebra la S. Messa per la festa della titolare e benedice il campanile restaurato. – A Roma, partecipa ai lavori del Consiglio Permanente della Conferenza Episcopale Italiana. Alla sera, presso la parrocchia “S. Maria della Pace” in Noicattaro, partecipa alla presentazione del libro “Invocando la pace. Noicattaro e la Madonna del Rito”. Al pomeriggio, nell’ambito della Rassegna “Notti sacre”, presso il Circolo della Vela in Bari, interviene alla tavola rotonda “Famiglie e città, un cammino comune”. Alla sera, in Cattedrale, assiste al concerto del Coro del Teatro Petruzzelli. Al mattino, in Cattedrale, celebra la S. Messa per la festa di S. Michele Arcangelo, patrono della Polizia di Stato. Alla sera, presso la parrocchia “S. Michele Arcangelo” in Bitetto, celebra la S. Messa per la festa del Titolare, nel 3° centenario della statua argentea del Santo. Al pomeriggio, presso l’auditorium “De Gennaro” della Fondazione Opera SS. Medici Cosma e Damiano in Bitonto, interviene alla cerimonia di assegnazione delle borse di studio per i vincitori della XVI edizione del Premio Nazionale di Medicina e Psicologia.

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Alla sera, nella Basilica di S. Nicola, nell’ambito della Rassegna “Notti sacre”, assiste alla esecuzione della Messa da Requiem di W.A. Mozart da parte dell’Orchestra sinfonica della Città metropolitana di Bari.


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