Bollettino Diocesano Marzo-Aprile 2012

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BOLLETTINO DIOCESANO

l’Odegitria

Anno LXXXVIII n. 2

Bollettino Diocesano

2-2012

Arcidiocesi di Bari - Bitonto • Largo S. Sabino, 7 • 70122 Bari Arcivescovado: Tel.: 080 5214166 Curia Metropolitana: Tel.: 080 5288111 Fax: 080 5244450 • 080 5288250 www.arcidiocesibaribitonto.it • e-mail: curia@odegitria.bari.it

Registrazione Tribunale di Bari n. 1272 del 26/03/1996 Spedizione in abbonamento postale comma 20/c art. 2 L. 662/96 Filiale di Bari

Marzo - Aprile 2012


BOLLETTINO DIOCESANO

l´Odegitria

Atti ufficiali e attività pastorali dell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto


BOLLETTINO DIOCESANO

l´Odegitria Atti ufficiali e attività pastorali dell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto Registrazione Tribunale di Bari n. 1272 del 26/03/1996 ANNO LXXXVIII - N. 2 Marzo - Aprile 2012 Redazione e amministrazione: Curia Arcivescovile Bari-Bitonto P.zza Odegitria - 70122 Bari - Tel. 080/5288211 - Fax 080/5244450 www.arcidiocesibaribitonto.it - e.mail: curia@odegitria.bari.it Direttore responsabile: Giuseppe Sferra Direttore: Gabriella Roncali Redazione: Beppe Di Cagno, Luigi Di Nardi, Angelo Latrofa, Paola Loria, Franco Mastrandrea, Bernardino Simone, Francesco Sportelli Gestione editoriale e stampa: Ecumenica Editrice scrl - 70123 Bari - Tel. 080.5797843 - Fax 080.2170009 www.ecumenicaeditrice.it - info@ecumenicaeditrice.it


SOMMARIO

DOCUMENTI DELLA CHIESA UNIVERSALE MAGISTERO PONTIFICIO Messaggio per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali “Silenzio e parola: cammino di evangelizzazione” Discorso in occasione del Corso sul foro interno organizzato dalla Penitenzieria Apostolica

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DOCUMENTI DELLA CHIESA ITALIANA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA Consiglio Permanente Comunicato finale dei lavori della sessione primaverile (Roma, 26-29 marzo 2012) Presidenza CEI Messaggio per la Giornata dell’Università Cattolica del Sacro Cuore

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DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI BITONTO MAGISTERO E ATII DELL’ARCIVESCOVO Saluto all’inaugurazione dell’anno giudiziario del Tribunale Ecclesiastico Regionale Pugliese (Bari, 10 marzo 2012) “Spiritualità e pastorale nell’epoca del web” Meditazione al clero nel lunedì santo (Oasi S. Maria, Cassano Murge, 2 aprile 2012)

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CURIA METROPOLITANA Cancelleria Sacre ordinazioni e decreti Ufficio per le cause dei santi Presentazione di Un cammino di santità, primo volume degli scritti della Serva di Dio Madre Teresa di Gesù (Gimma), O.C.D.:

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“Un cammino di santità tra la resistenza e la resa” di p. Luigi Gaetani, O.C.D. Intervento di S.E. mons. Vito Angiuli, vescovo di Ugento-S. Maria di Leuca Commento biblico del prof. Giuseppe Micunco

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Uffici Liturgico e Comunicazioni sociali Norme liturgiche per i fotografi. Servizio dei fotografi in chiesa durante le celebrazioni liturgiche. Indicazioni per un adeguato comportamento

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SEMINARIO ARCIVESCOVILE Il IV centenario del Seminario arcivescovile (1612-2012)

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TRIBUNALE ECCLESIASTICO REGIONALE PUGLIESE Inaugurazione dell’anno giudiziario (10 marzo 2012) Relazione del Vicario giudiziale mons. Luca Murolo

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FONDAZIONE ANTIUSURA S. NICOLA E SS. MEDICI Relazione socio-pastorale del Presidente mons. Alberto D’Urso

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PUBBLICAZIONI

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DIARIO DELL’ARCIVESCOVO Marzo 2012 Aprile 2012

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D OCUMENTI

DELLA

C HIESA U NIVERSALE

MAGISTERO PONTIFICIO Messaggio per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali

Silenzio e parola: cammino di evangelizzazione

Cari fratelli e sorelle, all’avvicinarsi della Giornata mondiale delle comunicazioni sociali 2012, desidero condividere con voi alcune riflessioni su un aspetto del processo umano della comunicazione che a volte è dimenticato, pur essendo molto importante, e che oggi appare particolarmente necessario richiamare. Si tratta del rapporto tra silenzio e parola: due momenti della comunicazione che devono equilibrarsi, succedersi e integrarsi per ottenere un autentico dialogo e una profonda vicinanza tra le persone. Quando parola e silenzio si escludono a vicenda, la comunicazione si deteriora, o perché provoca un certo stordimento, o perché, al contrario, crea un clima di freddezza; quando, invece, si integrano reciprocamente, la comunicazione acquista valore e significato. Il silenzio è parte integrante della comunicazione e senza di esso non esistono parole dense di contenuto. Nel silenzio ascoltiamo e conosciamo meglio noi stessi, nasce e si approfondisce il pensiero, comprendiamo con maggiore chiarezza ciò che desideriamo dire o ciò che ci attendiamo dall’altro, scegliamo come esprimerci. Tacendo si permette all’altra persona di parlare, di esprimere se stessa, e a noi di non rimanere legati, senza un opportuno confronto, soltanto alle nostre parole o alle nostre idee. Si apre così uno spazio di ascolto reciproco e diventa possibile una relazione umana più piena. Nel silenzio, ad esempio, si colgono i momenti più au-

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tentici della comunicazione tra coloro che si amano: il gesto, l’espressione del volto, il corpo come segni che manifestano la persona. Nel silenzio parlano la gioia, le preoccupazioni, la sofferenza, che proprio in esso trovano una forma di espressione particolarmente intensa. Dal silenzio, dunque, deriva una comunicazione ancora più esigente, che chiama in causa la sensibilità e quella capacità di ascolto che spesso rivela la misura e la natura dei legami. Là dove i messaggi e l’informazione sono abbondanti, il silenzio diventa essenziale per discernere ciò che è importante da ciò che è inutile o accessorio. Una profonda riflessione ci aiuta a scoprire la relazione esistente tra avvenimenti che a prima vista sembrano slegati tra loro, a valutare, ad analizzare i messaggi; e ciò fa sì che si possano condividere opinioni ponderate e pertinenti, dando vita ad un’autentica conoscenza condivisa. Per questo è necessario creare un ambiente propizio, quasi una sorta di “ecosistema” che sappia equilibrare silenzio, parola, immagini e suoni. Gran parte della dinamica attuale della comunicazione è orientata da domande alla ricerca di risposte. I motori di ricerca e le reti sociali sono il punto di partenza della comunicazione per molte persone che cercano consigli, suggerimenti, informazioni, risposte. Ai nostri giorni, la Rete sta diventando sempre di più il luogo delle domande e delle risposte; anzi, spesso l’uomo contemporaneo è bombardato da risposte a quesiti che egli non si è mai posto e a bisogni che non avverte. Il silenzio è prezioso per favorire il necessario discernimento tra i tanti stimoli e le tante risposte che riceviamo, proprio per riconoscere e focalizzare le domande veramente importanti. Nel complesso e variegato mondo della comunicazione emerge, comunque, l’attenzione di molti verso le domande ultime dell’esistenza umana: chi sono? che cosa posso sapere? che cosa devo fare? che cosa posso sperare? È importante accogliere le persone che formulano questi interrogativi, aprendo la possibilità di un dialogo profondo, fatto di parola, di confronto, ma anche di invito alla riflessione e al silenzio, che, a volte, può essere più eloquente di una risposta affrettata e permette a chi si interroga di scendere nel più profondo di se stesso e aprirsi a quel cammino di risposta che Dio ha iscritto nel cuore dell’uomo. Questo incessante flusso di domande manifesta, in fondo, l’inquietudine dell’essere umano sempre alla ricerca di verità, piccole o grandi, che diano senso e speranza all’esistenza. L’uomo non può accon-


MAGISTERO PONTIFICIO tentarsi di un semplice e tollerante scambio di scettiche opinioni ed esperienze di vita: tutti siamo cercatori di verità e condividiamo questo profondo anelito, tanto più nel nostro tempo in cui «quando le persone si scambiano informazioni, stanno già condividendo se stesse, la loro visione del mondo, le loro speranze, i loro ideali» (Messaggio per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali 2011). Sono da considerare con interesse le varie forme di siti, applicazioni e reti sociali che possono aiutare l’uomo di oggi a vivere momenti di riflessione e di autentica domanda, ma anche a trovare spazi di silenzio, occasioni di preghiera, meditazione o condivisione della Parola di Dio. Nella essenzialità di brevi messaggi, spesso non più lunghi di un versetto biblico, si possono esprimere pensieri profondi se ciascuno non trascura di coltivare la propria interiorità. Non c’è da stupirsi se, nelle diverse tradizioni religiose, la solitudine e il silenzio siano spazi privilegiati per aiutare le persone a ritrovare se stesse e quella Verità che dà senso a tutte le cose. Il Dio della rivelazione biblica parla anche senza parole: «Come mostra la croce di Cristo, Dio parla anche per mezzo del suo silenzio. Il silenzio di Dio, l’esperienza della lontananza dell’Onnipotente e Padre è tappa decisiva nel cammino terreno del Figlio di Dio, Parola incarnata. (…) Il silenzio di Dio prolunga le sue precedenti parole. In questi momenti oscuri Egli parla nel mistero del suo silenzio» (Esort. ap. postsin. Verbum Domini, 30 settembre 2010, 21). Nel silenzio della Croce parla l’eloquenza dell’amore di Dio vissuto sino al dono supremo. Dopo la morte di Cristo, la terra rimane in silenzio e nel Sabato Santo, quando «il Re dorme e il Dio fatto carne sveglia coloro che dormono da secoli» (cfr Ufficio delle Letture del Sabato Santo), risuona la voce di Dio piena di amore per l’umanità. Se Dio parla all’uomo anche nel silenzio, pure l’uomo scopre nel silenzio la possibilità di parlare con Dio e di Dio. «Abbiamo bisogno di quel silenzio che diventa contemplazione, che ci fa entrare nel silenzio di Dio e così arrivare al punto dove nasce la Parola, la Parola redentrice» (Omelia nella S. Messa con i membri della Commissione Teologica Internazionale, 6 ottobre 2006). Nel parlare della grandezza di Dio, il nostro linguaggio risulta sempre inadeguato e si

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apre così lo spazio della contemplazione silenziosa. Da questa contemplazione nasce in tutta la sua forza interiore l’urgenza della missione, la necessità imperiosa di «comunicare ciò che abbiamo visto e udito», affinché tutti siano in comunione con Dio (cfr 1 Gv 1, 3). La contemplazione silenziosa ci fa immergere nella sorgente dell’Amore, che ci conduce verso il nostro prossimo, per sentire il suo dolore e offrire la luce di Cristo, il suo messaggio di vita, il suo dono di amore totale che salva. Nella contemplazione silenziosa emerge poi, ancora più forte, quella Parola eterna per mezzo della quale fu fatto il mondo, e si coglie quel disegno di salvezza che Dio realizza attraverso parole e gesti in tutta la storia dell’umanità. Come ricorda il Concilio Vaticano II, la Rivelazione divina si realizza con «eventi e parole intimamente connessi, in modo che le opere, compiute da Dio nella storia della salvezza, manifestano e rafforzano la dottrina e le realtà significate dalle parole, mentre le parole proclamano le opere e illustrano il mistero in esse contenuto» (Dei Verbum, 2). E questo disegno di salvezza culmina nella persona di Gesù di Nazaret, mediatore e pienezza di tutta la Rivelazione. Egli ci ha fatto conoscere il vero Volto di Dio Padre e con la sua Croce e Risurrezione ci ha fatti passare dalla schiavitù del peccato e della morte alla libertà dei figli di Dio. La domanda fondamentale sul senso dell’uomo trova nel Mistero di Cristo la risposta capace di dare pace all’inquietudine del cuore umano. È da questo Mistero che nasce la missione della Chiesa, ed è questo Mistero che spinge i cristiani a farsi annunciatori di speranza e di salvezza, testimoni di quell’amore che promuove la dignità dell’uomo e che costruisce giustizia e pace. Parola e silenzio. Educarsi alla comunicazione vuol dire imparare ad ascoltare, a contemplare, oltre che a parlare, e questo è particolarmente importante per gli agenti dell’evangelizzazione: silenzio e parola sono entrambi elementi essenziali e integranti dell’agire comunicativo della Chiesa, per un rinnovato annuncio di Cristo nel mondo contemporaneo. A Maria, il cui silenzio «ascolta e fa fiorire la Parola» (Preghiera per l’Agorà dei Giovani a Loreto, 1-2 settembre 2007), affido tutta l’opera di evangelizzazione che la Chiesa compie tramite i mezzi di comunicazione sociale. Dal Vaticano, 24 gennaio 2012, Festa di san Francesco di Sales


D OCUMENTI

DELLA

C HIESA U NIVERSALE

MAGISTERO PONTIFICIO Discorso in occasione del Corso sul foro interno organizzato dalla Penitenzieria Apostolica

Cari amici, sono molto lieto di incontrarvi in occasione dell’annuale corso sul Foro Interno, organizzato dalla Penitenzieria Apostolica. Rivolgo un cordiale saluto al cardinale Manuel Monteiro de Castro, Penitenziere maggiore, che, per la prima volta in questa veste, ha presieduto le vostre sessioni di studio, e lo ringrazio per le cordiali espressioni che ha voluto rivolgermi. Saluto altresì mons. Gianfranco Girotti, reggente, il personale della Penitenzieria e ciascuno di voi che, con la vostra presenza, richiamate a tutti l’importanza che ha per la vita di fede il sacramento della Riconciliazione, evidenziando sia la necessità permanente di un’adeguata preparazione teologica, spirituale e canonica per poter essere confessori, sia, soprattutto, il legame costitutivo tra celebrazione sacramentale e annuncio del Vangelo. I sacramenti e l’annuncio della Parola, infatti, non devono mai essere concepiti come separati, ma, al contrario, «Gesù afferma che l’annuncio del Regno di Dio è lo scopo della sua missione; questo annuncio, però, non è solo un “discorso”, ma include, nel medesimo tempo, il suo stesso agire; i segni, i miracoli che Gesù compie indicano che il Regno viene come realtà presente e che coincide alla fine con la sua stessa persona, con il dono di sé. […] Il sacerdote rappresenta Cristo, l’Inviato del Padre, ne continua la missione, mediante la “parola” e il “sacramento”, in questa totalità di corpo e anima, di segno e parola» (Udienza generale, 5 maggio 2010). Proprio

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questa totalità, che affonda le radici nel mistero stesso dell’Incarnazione, ci suggerisce che la celebrazione del sacramento della Riconciliazione è essa stessa annuncio e perciò via da percorrere per l’opera della nuova evangelizzazione. In che senso allora la confessione sacramentale è “via” per la nuova evangelizzazione? Anzitutto perché la nuova evangelizzazione trae linfa vitale dalla santità dei figli della Chiesa, dal cammino quotidiano di conversione personale e comunitaria per conformarsi sempre più profondamente a Cristo. E c’è uno stretto legame tra santità e sacramento della Riconciliazione, testimoniato da tutti i santi della storia. La reale conversione dei cuori, che è aprirsi all’azione trasformante e rinnovatrice di Dio, è il “motore” di ogni riforma e si traduce in una vera forza evangelizzante. Nella confessione il peccatore pentito, per l’azione gratuita della misericordia divina, viene giustificato, perdonato e santificato, abbandona l’uomo vecchio per rivestirsi dell’uomo nuovo. Solo chi si è lasciato profondamente rinnovare dalla Grazia divina, può portare in se stesso, e quindi annunciare, la novità del Vangelo. Il beato Giovanni Paolo II, nella Lettera apostolica Novo Millennio ineunte, affermava: «Un rinnovato coraggio pastorale vengo poi a chiedere perché la quotidiana pedagogia delle comunità cristiane sappia proporre in modo suadente ed efficace la pratica del sacramento della Riconciliazione» (n. 37). Desidero ribadire tale appello, nella consapevolezza che la nuova evangelizzazione deve far conoscere all’uomo del nostro tempo il volto di Cristo «come mysterium pietatis, colui nel quale Dio ci mostra il suo cuore compassionevole e ci riconcilia pienamente a sé. È questo volto di Cristo che occorre far riscoprire anche attraverso il sacramento della Penitenza» (ibidem). In un’epoca di emergenza educativa, in cui il relativismo mette in discussione la possibilità stessa di un’educazione intesa come progressiva introduzione alla conoscenza della verità, al senso profondo della realtà, quindi come progressiva introduzione al rapporto con la Verità che è Dio, i cristiani sono chiamati ad annunciare con vigore la possibilità dell’incontro tra l’uomo d’oggi e Gesù Cristo, in cui Dio si è fatto così vicino da poterlo vedere e ascoltare. In questa prospettiva il sacramento della Riconciliazione, che prende le mosse da uno sguardo alla propria concreta condizione esistenziale, aiuta in modo singolare quella “apertura del cuore” che permet-


MAGISTERO PONTIFICIO te di volgere lo sguardo a Dio perché entri nella vita. La certezza che Lui è vicino e nella sua misericordia attende l’uomo, anche quello coinvolto nel peccato, per guarire le sue infermità con la grazia del sacramento della Riconciliazione, è sempre una luce di speranza per il mondo. Cari sacerdoti e cari diaconi che vi preparate al presbiterato, nell’amministrazione di questo sacramento vi è data o vi verrà data la possibilità di essere strumenti di un sempre rinnovato incontro degli uomini con Dio. Quanti si rivolgeranno a voi, proprio per la loro condizione di peccatori, sperimenteranno in se stessi un desiderio profondo: desiderio di cambiamento, domanda di misericordia e, in definitiva, desiderio che riaccada, attraverso il sacramento, l’incontro e l’abbraccio con Cristo. Sarete perciò collaboratori e protagonisti di tanti possibili “nuovi inizi”, quanti saranno i penitenti che vi si accosteranno, avendo presente che l’autentico significato di ogni “novità” non consiste tanto nell’abbandono o nella rimozione del passato, quanto nell’accogliere Cristo e nell’aprirsi alla sua Presenza, sempre nuova e sempre capace di trasformare, di illuminare tutte le zone d’ombra e di schiudere continuamente un nuovo orizzonte. La nuova evangelizzazione, allora, parte anche dal confessionale! Parte cioè dal misterioso incontro tra l’inesauribile domanda dell’uomo, segno in lui del mistero creatore, e la misericordia di Dio, unica risposta adeguata al bisogno umano di infinito. Se la celebrazione del sacramento della Riconciliazione sarà questo, se in essa i fedeli faranno reale esperienza di quella misericordia che Gesù di Nazaret, Signore e Cristo, ci ha donato, allora diverranno essi stessi testimoni credibili di quella santità, che è il fine della nuova evangelizzazione. Tutto questo, cari amici, se è vero per i fedeli laici, acquista ancora maggiore rilevanza per ciascuno di noi. Il ministro del sacramento della Riconciliazione collabora alla nuova evangelizzazione rinnovando egli stesso, per primo, la coscienza del proprio essere penitente e del bisogno di accostarsi al perdono sacramentale, perché si rinnovi quell’incontro con Cristo, che, iniziato nel Battesimo, ha trovato nel sacramento dell’Ordine una specifica e definitiva confi-

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gurazione. Questo il mio augurio per ciascuno di voi: la novità di Cristo sia sempre il centro e la ragione della vostra esistenza sacerdotale, perché chi vi incontra possa, attraverso il vostro ministero, proclamare come Andrea e Giovanni: «Abbiamo incontrato il Messia» (Gv 1,41). In tal modo, ogni confessione, dalla quale ciascun cristiano uscirà rinnovato, rappresenterà un passo in avanti della nuova evangelizzazione. Maria, madre di Misericordia, rifugio per noi peccatori e stella della nuova evangelizzazione, accompagni il nostro cammino. Vi ringrazio di cuore e volentieri vi imparto la mia benedizione apostolica. Roma, Aula Paolo VI, venerdì, 9 marzo 2011

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D OCUMENTI

DELLA

C HIESA I TALIANA

CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA Consiglio Permanente

Comunicato finale dei lavori (Roma, 26-29 marzo 2012)

1. Dentro l’anima, il mondo intero Visione utilitaristica, allergia alle regole, individualismo esasperato, perdita dell’orizzonte del prossimo, punti di riferimento condivisi deboli: sollecitati in maniera puntuale dalla prolusione del Cardinale Presidente, i membri del Consiglio Permanente sono andati alla radice della metamorfosi culturale che sfilaccia il tessuto della società italiana e svuota la fiducia nell’opera di perseguimento del bene comune, nonostante il persistere incoraggiante di molte realtà positive che confermano la speranza cristiana. Principi e valori – quali l’indisponibilità della vita umana, la centralità della famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, il rispetto, la compassione e la solidarietà verso i più deboli – vengono così a trovarsi su un piano inclinato, che minaccia derive pericolose, che rischiano l’indifferenza dell’opinione pubblica. I riflessi più evidenti di tale crisi sono riconoscibili, anzitutto, nella volontà di ridurre la famiglia ad «aggregato di individui», a «soggetto da ridefinire a seconda delle pressioni di costume»: una realtà che si vorrebbe dai «confini precari» e dai «tempi incerti», dimenticando come essa rimanga «l’unico luogo degno» dell’accoglienza della vita. In quanto tale, essa costituisce un valore imprescindibile, un punto di forza riconfermato anche nell’attuale crisi economica. Di qui la richiesta alle istituzioni di sostenerla con iniziative concrete e, in parallelo, di tutelare il valore antropologico della dome-

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nica, giorno della festa e del riposo: calpestarlo in nome di illusorie ragioni economiche contribuisce a rendere meno coesa l’intera collettività. Nel contempo, i vescovi hanno prestato voce alle esigenze dei giovani, richiamando la comunità sociale al dovere di non tradirli: provati dalla precarietà, essi si misurano con un contesto poco disponibile a riequilibrare le risorse, a partire dalla possibilità di accedere al lavoro. È la crisi economica stessa a esigere il recupero di una visione forte e condivisa, come condizione per ricostruire un clima di fiducia, indispensabile per riavviare, anche a prezzo di sacrifici e adattamenti, una dinamica virtuosa, in grado di valorizzare anche i corpi intermedi. In questa linea, i vescovi hanno ribadito la ricchezza delle scuole di formazione sociopolitica che, alla luce della dottrina sociale della Chiesa, possono fornire solide basi culturali, assicurare un’anima al vasto mondo del volontariato e delle aggregazioni laicali, nonché contribuire a rigenerare i fondamenti stessi dell’impegno politico.

2. Un mondo presentato ogni giorno al Signore

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L’analisi dei vescovi non si è fermata alle cause esterne che indeboliscono «i presidi dell’umano», ma con coraggio e onestà ha scandagliato anche le responsabilità che stanno in capo alla comunità ecclesiale. Nonostante il costante impegno nella formazione dei bambini, dei ragazzi e degli adulti – con testi autorevoli come il Catechismo degli adulti – molti credenti e praticanti stentano a cogliere le implicazioni culturali della fede, come se la relazione con Gesù Cristo non avesse un nesso con la vita né la forza di incidere in maniera significativa sulle scelte e i comportamenti dei singoli e della società. Di qui, l’adesione convinta all’Anno della fede, indetto dal Papa, preziosa occasione di verifica pastorale circa i contenuti e le modalità dell’annuncio e la loro incidenza sulle problematiche umane. In questa prospettiva, l’Anno della fede offrirà l’occasione per rilanciare non solo l’annuncio e la catechesi ma anche la formazione all’impegno socio-politico e alla presenza nella vita pubblica. Il rinnovamento della fede rappresenta la principale priorità dell’azione ecclesiale. L’Anno della fede deve portare le comunità a render-


CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA si maggiormente presenti nei diversi ambienti di vita, esprimendo così tutta la valenza di quella carità che appartiene alla grande tradizione ecclesiale e che abbraccia non solo la risposta a bisogni materiali, ma è sinonimo di accoglienza, prossimità, riscoperta della fecondità esistenziale dei misteri centrali dell’annuncio cristiano. Riprendere i contenuti del Catechismo della Chiesa cattolica diventa così il modo più autentico per celebrare il cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II.

3. Comunità che educano alla vita buona: l’oratorio e il tempo del fidanzamento Nella prospettiva degli Orientamenti pastorali per il decennio, è stata ampiamente condivisa la proposta di una nota sugli oratori, che ha offerto lo spunto per un vivace confronto sulle prospettive della pastorale dei ragazzi e dei giovani, a conferma del crescente e diffuso interesse nei confronti di queste esperienze, che costituiscono una risposta dinamica alle complesse sfide dell’educazione delle nuove generazioni. In particolare, è stata ribadita l’importanza di qualificare l’oratorio nel suo stretto rapporto con le comunità parrocchiali e le famiglie. Esso costituisce spesso anche un ponte con il territorio, un’alternativa alla strada e un’occasione di integrazione sociale. Negli interventi espressi in Consiglio Permanente, proprio l’oratorio è stato descritto come il luogo decisivo che può aiutare le famiglie a superare la dicotomia tra la partecipazione alla catechesi e quella alla vita liturgica e a vivere la domenica come giorno del Signore. Particolare attenzione è stata dedicata all’esame del documento, predisposto dalla Commissione episcopale per la famiglia e la vita, dedicato al tempo del fidanzamento e alla preparazione al matrimonio. Consapevoli del ruolo insostituibile della famiglia, i vescovi hanno sottolineato la necessità di individuare percorsi formativi adatti alle diverse età e situazioni delle persone. Il testo, arricchito dalle osservazioni emerse nel dibattito, sarà pubblicato nei prossimi mesi.

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4. Adempimenti giuridici A seguito della ridefinizione delle competenze della Fondazione Migrantes, il Consiglio Permanente ha costituito un nuovo Ufficio nazionale all’interno della Segreteria generale, dedicato all’apostolato del mare, approvandone il regolamento. È stato altresì licenziato il testo della nuova convenzione per il servizio dei presbiteri destinati all’assistenza degli emigrati italiani all’estero, ambito pastorale che anche al presente esige un’attenzione specifica. Infine, è stata determinata la misura del contributo economico per il funzionamento dei Tribunali ecclesiastici regionali e sono state approvate modifiche agli statuti dell’Associazione Canonistica Italiana e dell’Unione Giuristi Cattolici Italiani. Si è anche stabilito che la 47ª Settimana sociale dei cattolici italiani si celebri a Torino nell’autunno del 2013.

5. In vista dell’Assemblea generale

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Il Consiglio Permanente ha approvato il programma della prossima Assemblea generale (Roma, 21-25 maggio), il cui tema principale avrà per titolo “Gli adulti nella comunità: maturi nella fede e testimoni di umanità”, e ha avviato la riflessione in vista della definizione dei contenuti del Convegno ecclesiale nazionale, che si terrà a Firenze nel novembre 2015. È stato autorizzato l’invio ai vescovi dei materiali complementari della terza edizione italiana del Messale Romano e della bozza delle nuove disposizioni concernenti la concessione di contributi finanziari per i beni culturali ecclesiastici. Entrambi i testi saranno esaminati nella prossima Assemblea generale. Infine, è stata approvata la proposta di ripartizione dei fondi dell’otto per mille per l’anno corrente.

6. Nomine Nel corso dei lavori, il Consiglio Permanente ha proceduto alle seguenti nomine:


CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA - Vescovo promotore dell’apostolato del mare: S.E. mons. Francesco Alfano, Arcivescovo eletto di Sorrento–Castellammare di Stabia. - Assistente ecclesiastico nazionale dell’Associazione Medici Cattolici Italiani (AMCI): S.E. mons. Edoardo Menichelli, Arcivescovo di Ancona–Osimo. - Sottosegretario della CEI: don Bassiano Uggé (Lodi). - Coordinatore degli Uffici e Servizi della Segreteria generale e responsabile del Servizio nazionale per il progetto culturale: dott. Vittorio Sozzi. - Direttore dell’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali: mons. Domenico Pompili, sottosegretario della CEI. - Direttore dell’Ufficio nazionale per l’apostolato del mare: don Natale Ioculano (Oppido Mamertina–Palmi). - Vice responsabile del Servizio nazionale per il progetto culturale: dott. Ernesto Diaco. - Assistente ecclesiastico nazionale del Movimento studenti dell’Azione Cattolica Italiana: don Tony Drazza (Nardò–Gallipoli). - Coordinatore nazionale della pastorale per i cattolici vietnamiti in Italia: don Agostino Nguyen Van Du (Treviso). - Consulente ecclesiastico nazionale dell’Associazione Cattolica Operatori Sanitari (ACOS): don Francesco Coluccia (Otranto). - Assistente ecclesiastico nazionale dei Convegni di cultura Maria Cristina di Savoia: padre Michele Pischedda, Oratoriano. - Assistente ecclesiastico nazionale del Movimento Apostolico Sordi (MAS): padre Vincenzo Di Blasio, Piccola Missione per i Sordomuti di Roma. La Presidenza, nella riunione del 26 marzo, ha proceduto alle seguenti nomine: - Vescovo emerito membro della Commissione episcopale per il clero e la vita consacrata: S.E. mons. Benigno Luigi Papa, Arcivescovo emerito di Taranto. - Membri del Comitato per gli studi superiori di teologia e di scienze religiose: mons. Piero Coda (Frascati); don Andrea Toniolo,

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responsabile del Servizio nazionale per gli studi superiori di teologia e di scienze religiose. - Membro del Comitato per gli enti e i beni ecclesiastici: don Rocco Pennacchio, economo della CEI. - Membro del Comitato per il progetto culturale: prof. Francesco Bonini. - Direttore della Fondazione “Centro Unitario per la cooperazione missionaria tra le Chiese” (CUM): don Dante Amedeo Cristino (San Severo). - Revisore dei conti della Fondazione “Missio”: don Mariano Salpinone (Gaeta). La Presidenza ha espresso il benestare alla nomina del Segretario nazionale della Pontificia Unione Missionaria e della Pontificia Opera di San Pietro Apostolo: don Alfonso Raimo (Salerno–Campagna–Acerno). Roma, 30 marzo 2012

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D OCUMENTI

DELLA

C HIESA I TALIANA

CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA Messaggio per l’88ª Giornata per l’Università Cattolica del Sacro Cuore

Il futuro del Paese nel cuore dei giovani

«Si può pensare legittimamente che il futuro dell’umanità sia riposto nelle mani di coloro che sono capaci di trasmettere alle generazioni di domani ragioni di vita e di speranza» (Gaudium et spes, n. 31).

Il senso della responsabilità per l’edificazione della città dell’uomo nella prospettiva del Vangelo è costitutivo della vita di fede nel suo porsi, nel suo configurarsi riflessivo e nel suo dispiegarsi fattivo, articolato e multiforme: «L’azione in favore della giustizia e la partecipazione nella trasformazione del mondo ci appaiono chiaramente come una dimensione costitutiva della predicazione del Vangelo, cioè come la missione della Chiesa per la redenzione del genere umano e la liberazione da ogni stato di cose oppressivo» (GIOVANNI PAOLO II, Centesimus annus, n. 54). La salvezza che il Vangelo proclama non si restringe certo nell’angusto perimetro socio-economico, ma riguarda l’uomo nella sua integrità, come soggetto posto in relazione costitutiva con Dio e virtuosa con gli altri uomini e con il creato. L’agire cristiano trova forma distintiva nel precetto della carità evangelica che, compiutamente, si esprime come profezia e prassi: «La fede infatti tutto rischiara di una luce nuova, e svela le intenzioni di Dio sulla vocazione integrale dell’uomo, e perciò guida l’intelligenza verso solu-

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zioni pienamente umane» (Gaudium et spes, n. 11). È una nuova creazione (cf 2Cor 5,17). Essa tocca anzitutto la dimensione personale, nell’intimità profonda del soggetto: nessun rinnovamento è possibile sul piano storico e sociale se non è preceduto, sostenuto e motivato dalla conversione del cuore. Nel nostro tempo, colpito da un marcato ripiegamento nel privato e dominato dalle forme avare dell’individualismo tecnocratico, l’Università Cattolica del Sacro Cuore, fedele alle proprie radici, si pone in prima fila come istituzione culturale ed educativa volta a formare protagonisti capaci e convinti della civiltà dell’amore. Non si tratta di cosa facile. In una società non più caratterizzata dal riconoscimento di valori comuni, la relazione educativa tende a configurarsi non come comunicazione di contenuti consolidati, quanto, piuttosto, come relazione informativa, segnata dalla tolleranza formale e da prossimità debole: nel contesto familiare la capacità educativa incontra difficoltà e tende alla delega; la scuola appare crocevia affollato di pluralismi dispersi e di anonimato culturale; il maestro rischia di non essere più figura di riferimento, ma operatore funzionale all’apprendimento di capacità strumentali. La crisi della fiducia illuministica nella ragione, poi, non promette esiti convincenti, sia sul piano etico-valoriale - benché da molti annunciato e auspicato (il cosiddetto ritorno dell’etica) - sia su quello specificamente educativo, benché oggetto di pronunciamenti molteplici. L’epoca moderna, infatti, non manca di segnalare l’impegno educativo tra le priorità della società e ne allarga i confini: educazione permanente, scolarizzazione diffusa, specializzazione articolata. Ma non sembra incline a porre in attenzione e valore le eredità culturali, non ama legami consistenti o addirittura vincolanti con i patrimoni di riferimenti consolidati e condivisi, in specie etici e religiosi. L’ipertrofia della razionalità tecnico-scientifica e l’atrofia della razionalità etico-valoriale hanno causato l’estenuazione del pedagogico, ridotto a mera metodologia. E, tuttavia, prevale in noi la fiducia, lo sguardo costruttivo, la dinamica progettuale. Questo si respira in “Cattolica”; questa dovrebbe essere l’atmosfera prevalente nelle nostre comunità cristiane. È proprio dei giovani amare la vita, immergersi in essa con passione ed entusiasmo, ma anche ritrarsene, a volte, sconfitti da bru-


CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA cianti esperienze; troppo spesso delusi proprio da coloro in cui avevano riposto fiducia e disegnato ideali. Esplodono, allora, forme radicali ed esasperate; si verifica quella tragica distorsione per cui il valore della vita viene sottoposto al potere autonomo della decisione soggettiva o si disperde nell’insignificanza effimera dell’attimo fuggente. È necessario, perciò, un solido e convinto riferimento alla verità piena: «Il nucleo generatore di ogni autentica cultura è costituito dal suo approccio al mistero di Dio […] È a partire da qui che si deve costruire una nuova cultura» (GIOVANNI PAOLO II, Discorso al Convegno ecclesiale di Palermo, 23 novembre 1995, n. 4). È per questo che l’Università Cattolica del Sacro Cuore si sente parte viva di una Chiesa, che «essendo a servizio di Dio, è a servizio del mondo in termini di amore e di verità» (BENEDETTO XVI, Caritas in veritate, n. 11), ponendo quel nesso di illuminazione dell’esistenza che rischiara il suo significato fondamentale e rende ragione della speranza mentre opera con generosa dedizione. Gesù è un personaggio storico, non del passato. Egli vive, e come vivente cammina innanzi a noi; ci chiama a seguire Lui, il vivente, e a trovare così anche noi la via della vita. Nel suo splendido magistero pasquale, Benedetto XVI ritorna con insistenza su questo punto: «Essa [la Resurrezione] è – se possiamo una volta usare il linguaggio della teoria dell’evoluzione – la più grande “mutazione”, il salto assolutamente più decisivo verso una dimensione totalmente nuova, che nella lunga storia della vita e dei suoi sviluppi mai si sia avuta: un salto in un ordine completamente nuovo, che riguarda noi e concerne tutta la storia. […] La risurrezione fu come un’esplosione di luce, un’esplosione dell’amore che sciolse l’intreccio fino ad allora indissolubile del “muori e divieni”. Essa inaugurò una nuova dimensione dell’essere, della vita, nella quale, in modo trasformato, è stata integrata anche la materia e attraverso la quale emerge un mondo nuovo» (Omelia nella Veglia Pasquale, 15 aprile 2006). È il nuovo spazio aperto in cui si dilatano gli orizzonti della creatività e si moltiplicano le figure mai ripetute della vocazione cristiana, per trasformare il mondo. Non c’è posto per le ideologie della

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violenza, per la corruzione, per la smania di potere e di possesso. La prospettiva escatologica, apre il credente ai cieli nuovi e ad una terra nuova (cfr Ap 21,1) dove Dio «asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non vi sarà più la morte né lutto né lamento né affanno, perché le cose di prima sono passate. E Colui che sedeva sul trono disse: “Ecco, io faccio nuove tutte le cose”» (Ap 21,4-5). A cominciare dall’umile, fattivo, impegno quotidiano. Roma, 16 aprile 2012 La Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana

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MAGISTERO E ATTI DELL’ARCIVESCOVO Saluto dell’Arcivescovo moderatore alla cerimonia d’inaugurazione dell’anno giudiziario del Tribunale Ecclesiastico Regionale Pugliese (Bari, 10 marzo 2012)

Un cordiale saluto a tutti voi, che avete gentilmente accolto l’invito a partecipare all’inaugurazione dell’anno giudiziario del Tribunale Ecclesiastico Regionale Pugliese. Il mio deferente pensiero va innanzitutto alle Autorità presenti, sempre così attente alla vita della comunità ecclesiale in tutte le sue espressioni. La sintonia istituzionale che si realizza sul territorio è motivo di speranza affinché il bene comune sia perseguito, tutelato e affermato come suprema istanza delle rispettive responsabilità. Un cordiale benvenuto ai rappresentanti del Tribunale Ecclesiastico di Appello di Benevento. Conosco il rapporto di collaborazione sempre intenso e fruttuoso che nel tempo cresce e si rinsalda con sempre maggiore armonia. I fedeli che si rivolgono ai nostri Tribunali non possono che trovare giovamento in questa sinergia di intenti e di azione. Saluto altresì i rappresentanti del Tribunale di Albania. Sono lieto di costatare che anche il loro lavoro, ormai ben avviato, inizia a dare frutti per i cari fratelli dell’altra sponda dell’Adriatico. Il solenne atto che oggi insieme celebriamo, oltre ad essere un rito ormai consolidato negli anni, mi dà la possibilità di manifestare sincera gratitudine ad una istituzione pastorale che, con discrezione e laboriosità, opera per il bene dei fedeli. L’impegno di tutti gli operatori del nostro Tribunale sarà illustrato dal Vicario giudiziale, mons. Luca Murolo, il quale con pazienza e lodevole scrupolo

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accompagna e presiede efficacemente il lavoro di una struttura ben articolata. A lui e a tutti gli operatori della giustizia ecclesiastica, il mio personale e grato plauso, anche a nome di tutti i confratelli dell’Episcopato pugliese. Un grazie sincero a mons. Paolo Gentili, direttore dell’Ufficio nazionale della Conferenza Episcopale Italiana per la pastorale della famiglia, che ha accettato di tenere la prolusione in questa circostanza. La sua stessa presenza ed il tema da lui proposto sono il segno emblematico della vocazione autenticamente pastorale e pienamente ecclesiale dell’impegno giudiziario. Sottolineo il fatto che questa vocazione viene costantemente coltivata dagli operatori del nostro Tribunale, i quali sono in proficuo contatto con tutte le realtà ecclesiali che, in modi diversi, si occupano e si preoccupano della famiglia. Mi piace, in questa circostanza, riprendere le sollecitazioni che il Santo Padre Benedetto XVI ha voluto offrire attraverso la Sua annuale allocuzione, tenuta il 21 gennaio scorso, in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario della Rota Romana. In quella circostanza il Papa ha voluto richiamare ai reverendissimi Padri rotali l’Anno della fede da Lui stesso indetto per l’anno in corso, nel cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II. Fede e diritto, dunque; un binomio non sempre compreso, ma che, invece, trova una sua sintesi perfetta nella bimillenaria tradizione della Chiesa. Il Santo Padre lo ricorda con chiarezza fin dall’inizio della citata allocuzione: «il diritto canonico trova nelle verità di fede il suo fondamento e il suo stesso senso, … la lex agendi non può che rispecchiare la lex credendi». La tentazione corrente, infatti, e non solo in ambito canonico, è la eccessiva positivizzazione della norma. A questo proposito, il Papa ricorda che: «qualora si tendesse a identificare il diritto canonico con il sistema delle leggi canoniche, la conoscenza di ciò che è giuridico nella Chiesa consisterebbe essenzialmente nel comprendere ciò che stabiliscono i testi legali. A prima vista questo approccio sembrerebbe valorizzare pienamente la legge umana. Ma risulta evidente l’impoverimento che questa concezione comporterebbe: con l’oblio pratico del diritto naturale e del diritto divino positivo, come pure del rapporto vitale di ogni diritto con la comunione e la missione della Chiesa, il lavoro dell’interprete viene


MAGISTERO E ATTI DELL’ARCIVESCOVO privato del contatto vitale con la realtà ecclesiale». La realtà ecclesiale, dunque, nel suo complesso è la culla nella quale ogni credente opera, nutrito dell’unica linfa vitale che dà vita all’intero corpus ecclesiale: la fede, appunto. Benedetto XVI ricorda opportunamente che la legge canonica «non può essere rinchiusa in un sistema normativo meramente umano, ma deve essere collegata a un ordine giusto della Chiesa, in cui vige una legge superiore. In quest’ottica la legge positiva umana perde il primato che le si vorrebbe attribuire, giacché il diritto non si identifica più semplicemente con essa; in ciò, tuttavia, la legge umana viene valorizzata in quanto espressione di giustizia, anzitutto per quanto essa dichiara come diritto divino, ma anche per quello che essa introduce come legittima determinazione di diritto umano». La legge, dunque, va incontro alla fede, da essa viene vivificata e da essa riceve verità e autorevolezza, in particolare, nell’ambito delle questioni matrimoniali. Così, infatti, il Papa conclude: «Queste riflessioni acquistano una peculiare rilevanza nell’ambito delle leggi riguardanti l’atto costitutivo del matrimonio e la sua consumazione e la ricezione dell’Ordine sacro, e di quelle attinenti ai rispettivi processi. Qui la sintonia con il vero senso della legge della Chiesa diventa una questione di ampia e profonda incidenza pratica nella vita delle persone e delle comunità e richiede una speciale attenzione». È un impegno che affidiamo, in particolare, a tutti gli operatori della giustizia ecclesiastica per il bene supremo delle anime che attingono al ministero giudiziale della Chiesa. Mentre rinnovo il mio ringraziamento per la qualificata presenza, auguro a tutti buon ascolto. + Francesco Cacucci Arcivescovo di Bari-Bitonto Presidente della C.E.P. Moderatore del T.E.R.P.

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MAGISTERO E ATTI DELL’ARCIVESCOVO Spiritualità e pastorale nell’epoca del web Meditazione al clero nel lunedì santo (Oasi S. Maria, Cassano Murge, 2 aprile 2012)

Quando i Romani intendevano civilizzare un territorio conquistato, seguivano il consiglio dei loro senatori e magistrati: aprivano nuove strade, un reticolo di strade. Su di esse viaggiavano non solo le merci e le legioni, ma soprattutto le idee e lo spirito di una cultura. Poi, i giacimenti del sapere furono preservati nelle biblioteche dei monasteri e dei conventi e, al tempo della stampa, le metaforiche strade divennero i libri disponibili in numerose copie. Oggi, dopo più di duemila anni dalla civiltà di Roma, l’opportunità di divulgare facilmente il pensiero è data dalla globale capacità di penetrazione sociale dei massmedia e, in particolare, dalla facilità di connessione individuale a Internet e a quelli che tutti chiamano social-network: Facebook, Twitter ecc.. Le nuove strade e autostrade della comunicazione sono ormai queste, tanto che non è del tutto sbagliato parlare di «nuovo contesto esistenziale»1. Le recenti vicende internazionali e italiane hanno dimostrato, nel bene e nel male, il potere che le tecnologie della comunicazione e i

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CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Educare alla vita buona del Vangelo. Orientamenti pastorali dell’Episcopato italiano per il decennio 2010-2020, n. 51.

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social-network hanno nel contribuire a eventi anche di vasta portata, non solo per quanto riguarda il fattore della leadership, ma anche per ciò che si riferisce al successo o meno della politica di un intero paese. A fare la differenza, oltre a noti fattori studiati dalla sociologia politica, sono stati la presenza e la diffusione di un’estesa rete di comunicatori (intermediari), che, attraverso l’uso dei vari linguaggi, sono stati capaci di divulgare capillarmente un senso di partecipazione ideale, oltre che reale, in tanti che non necessariamente sono stati disposti a scendere fisicamente nelle strade e nelle piazze. Hanno cioè costituito, questi intermediari, una sorta di agenzia di influenza che ha fatto opinione e ha indotto i grandi media a rilanciare gli eventi o ha rilanciato essa stessa la posizione dei grandi media. Si parla così di nuovi scenari di “democrazia digitale”.

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Ma, proprio questo invito alla condivisione di idee e atteggiamenti è il punto di discrimine sul quale conviene soffermarsi, soprattutto in vista di adesioni acritiche, entusiastiche ma soggettivistiche, che si prestano alla diffusione di una mentalità massificata anziché di un pensiero liberato dai condizionamenti delle mode e delle ideologie. Non si tratta solo di un problema di contenuti o di capacità tecnica nell’usare lo strumento del web, ma dell’importanza di acquisire un metodo e un linguaggio adeguati, per chi intende frequentare in modo non superficiale questi media. Nel caso, poi, del mondo ecclesiale anche la Parola di Cristo, che ha viaggiato, grazie ai calzari di apostoli e discepoli, sulle strade consolari romane ed è stata impressa a inchiostro su tante pagine, pare ormai incanalarsi in queste nuove, meravigliose, ma anche rischiose strade digitali, per rappresentare una testimonianza adeguata ai tempi e per dare vita a opere e comportamenti al servizio del bene in un mondo tecnologizzato e secolarizzato. Già il Decreto sui mezzi di comunicazione sociale Inter Mirifica del Concilio Vaticano II aveva affermato che «rientra nel diritto nativo della Chiesa poter usare e possedere strumenti di questo genere, nella misura in cui essi siano necessari od utili alla formazione cristiana e a tutta la sua opera per la salvezza della anime» (n. 3). Non stupisce, quindi, che anche da parte della Chiesa vi sia stata la lodevole intuizione di servirsi, in chiave di comunicazione pastora-


MAGISTERO E ATTI DELL’ARCIVESCOVO le, di Twitter per diffondere “pillole” del magistero quaresimale di Benedetto XVI. Ma, al tempo stesso, con grande sensibilità ed equilibrio lo stesso Benedetto XVI, nel Messaggio per la XLVI Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, ha sottolineato il tema Silenzio e Parola: cammino di evangelizzazione, per indicare che: «là dove i messaggi e l’informazione sono abbondanti, il silenzio diventa essenziale per discernere ciò che è importante da ciò che è inutile o accessorio». Infatti, gran parte della attuale natura della comunicazione sul web è soggetta a esigenze che non sempre sono necessarie o importanti e sono, invece, molto lontane da quella testimonianza di autenticità e di saggezza che le situazioni richiederebbero. Anzi, ai nostri giorni, la Rete sta diventando sempre più il luogo virtuale ove spesso l’uomo contemporaneo è subissato da risposte, consigli, suggerimenti, informazioni su quesiti che egli non si è posto e circa bisogni nemmeno avvertiti. Nel contesto della riflessione del pontefice, i cosiddetti motori di ricerca e i social-network come Facebook sono il punto d’incontro di un mercato della domanda e dell’offerta di comunicazione a basso costo per molte persone che cercano, prima di tutto, un modo di condividere idee e sensazioni. Spesso, però, quest’attività, questo bisogno di “trovare amici” nascondono, comunque, l’inquietudine di tanti, non esprimibile in altre forme, verso le domande ultime dell’esistenza umana: Chi sono? Che cosa posso sapere? Che cosa devo fare? Che cosa posso sperare? Questa ricerca di verità, piccole o grandi, spesso è, di fatto, assoggettata a un ambito mediatico in cui domina la mentalità massmediale con le sue leggi e i suoi artifizi. La risposta a questi interrogativi, pertanto, non viene da un dialogo profondo, bensì da una semplice condivisione di estemporanee opinioni basate su altrettanto momentanee esperienze di vita. Da qui scaturisce un senso di confusione tra realtà e sua rappresentazione. Tendono a prevalere sensazionalismo, emotività, narcisismo. Per questo occorre conoscere bene quell’ambito mediatico, che non

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è esclusivamente tecnico, ma piuttosto linguistico e psicologico, per non essere solo dispensatori di peregrine osservazioni o di risposte affrettate, se non, addirittura, in contrasto con le intenzioni previste. Oppure, per non cadere nell’ingannevole accoglienza di una piazza digitale, dove dietro i rumores e le condivisioni amichevoli si può celare una superficiale vocazione al pettegolezzo o alla propalazione di aspetti personali in un ambito non facilmente controllabile. Al di là delle intenzioni, ciò già si verifica. Non ci si rende conto che non ci troviamo di fronte al linguaggio verbale, ma a un linguaggio dell’“immagine tecnica”. Se dietro ogni intervento su un social-network, come Facebook o Twitter, non c’è una attenzione acuta alle potenzialità e ai rischi del linguaggio e del mezzo che si sta usando, diviene difficile tradurre il senso e lo spirito del Vangelo nelle opportune forme e parole o segnalazioni (i c.d. link). I rischi che si corrono sono tutt’altro che ipotetici, perché nell’attuale situazione dei social media si riscontrano amplificati aspetti discutibili già verificatisi in più di mezzo secolo di presenza della Chiesa nell’ambito dei media tradizionali. La sopravvalutazione del mercato degli spazi mediatici o l’eccessiva fiducia nella sola funzione tecnica dei mezzi di comunicazione sociale da parte del mondo religioso hanno talvolta prodotto, di fatto, nelle nostre società, anziché un radicamento dello spirito evangelico, una espropriazione della coscienza profonda e della stessa cultura cristiana. Al massimo, di questa cultura permangono gli aspetti, indistinguibili dalle forme laiche del “politicamente corretto”, che rischiano di esprimere solo una ingiustificata tolleranza verso quella religio civilis che, in buona sostanza, mette a repentaglio la stessa identità cristiana2. La storia degli investimenti, non si sa quanto oculatamente fatti da alcuni settori ecclesiastici, nell’arco degli ultimi cinquant’anni, nell’ambito degli strumenti e dei canali mediatici (dalle radio e TV libere, alle sale cinematografiche, ai giornali diocesani e parrocchiali), senza una contemporanea formazione metodologico-linguistica di persone capaci di tradurre nell’uso dei nuovi linguaggi il messaggio

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Cfr la mia relazione al XXXV Convegno nazionale delle Caritas diocesane: Memoria fedeltà profezia: 40 anni di Caritas in Italia, Fiuggi Terme, 21 novembre 2011.


MAGISTERO E ATTI DELL’ARCIVESCOVO evangelico, dovrebbe insegnare qualcosa. Tale storia testimonia risultati spesso modesti, a fronte di una mentalità materialistica dilagante. Tutto questo dovrebbe servire a rifuggire tanto da una pura imitazione dei modelli della comunicazione di massa commerciale e consumistica, quanto da una catechesi ancora prevalentemente razionalizzante. In tutt’altro campo, ma indicativo del clima di questa fase storica italiana, c’è un esempio illuminante. Molti degli utenti dei social network hanno creduto di svolgere un ruolo di autenticazione popolare della partecipazione politica, ma in effetti hanno solo riprodotto l’antagonismo partigiano che i grandi media hanno profuso a piene mani, senza quell’equilibrio ragionevole che la situazione avrebbe richiesto. Quest’assenza di un’augurabile rete di comunicatori autenticamente liberi ha rivelato uno spessore spirituale ancora povero e pertanto ha contribuito a dare un’ulteriore immagine di faziosità e di arretratezza culturale del nostro paese. Allo stesso modo, in ambito strettamente religioso, accanto ad alcune agenzie e siti che rilanciano serie riflessioni e documenti del magistero (Totus Tuus, La bussola quotidiana, Pope2you, Diodopointernet, Fattisentire, UCCR, News.va, Zenit ecc.), manca una diffusa rete di comunicatori intermediari tra l’elaborazione magistrale e la missione pastorale. Ugualmente non c’è ancora un convincimento profondo a operare con questi nuovi media per un’educazione alla conversione di mentalità, che non sia un sostituire, erroneamente, con nuove liturgie digitali, le forme tradizionali ritenute desuete (vedi i casi di amministrazione del sacramento della penitenza via web). Certamente la natura dei social-network e la rapidità della comunicazione digitale impongono una nuova ars dicendi et scribendi che va oltre la capacità predicatoria di un tempo; tuttavia, anche nella essenzialità di brevi messaggi, spesso non più lunghi di un versetto biblico, quali quelli imposti dai limiti della tecnologia, si possono esprimere pensieri profondi, se ciascuno non trascura di coltivare la propria interiorità alla luce del Vangelo. L’auspicio è che questa brevità di sintesi aiuti veramente a radicare

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la Parola in un mondo secolarizzato e non a favorire la frettolosa attenzione consumistica anche alla meditazione sui contenuti di fede. È quanto Benedetto XVI esprime nel Messaggio citato: «Non c’è da stupirsi se, nelle diverse tradizioni religiose, la solitudine e il silenzio siano spazi privilegiati per aiutare le persone a ritrovare se stesse e quella Verità che dà senso a tutte le cose. Il Dio della rivelazione biblica parla anche senza parole: “Come mostra la croce di Cristo, Dio parla anche per mezzo del suo silenzio. Il silenzio di Dio, l’esperienza della lontananza dell’Onnipotente e Padre è tappa decisiva nel cammino terreno del Figlio di Dio, Parola incarnata. (…) Il silenzio di Dio prolunga le sue precedenti parole. In questi momenti oscuri Egli parla nel mistero del suo silenzio” (Esort. ap. postsin. Verbum Domini, 30 settembre 2010, n. 21). Nel silenzio della Croce parla l’eloquenza dell’amore di Dio vissuto sino al dono supremo. Dopo la morte di Cristo, la terra rimane in silenzio e nel Sabato Santo, quando “il Re dorme e il Dio fatto carne sveglia coloro che dormono da secoli” (cfr Ufficio delle Letture del Sabato Santo), risuona la voce di Dio piena di amore per l’umanità».

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Infatti, nella confusione sempre possibile tra fine e mezzo, si corre il pericolo di porre come obiettivo la sola presenza quantitativa e non l’aspetto qualitativo della incidenza dei messaggi. Di questo occorre tenere particolarmente conto quando, operando sul terreno virtuale, s’intende dare un contributo alla divulgazione del messaggio cristiano. Infatti, la testimonianza di fede sul web ha fatto crollare il confine tra privato e pubblico per quanto attiene al modo di presentarsi agli altri in una veste che è emblematicamente diversa rispetto a quella che si mostra nella quotidianità della vita reale. Sul web, tra l’altro, tutto diventa pubblico e per sempre. Tutto è globalizzato. L’atteggiamento della testimonianza di fede, perché non sia un puro atto di esibizione formale di un’etichetta, quando si entra nella dimensione di una comunicazione digitale richiede una consapevolezza e un rigore di pensiero del tutto esemplari da parte degli uomini e delle donne che si presentano come credenti. Se poi si tratta di ministri sacri, essi non possono trascurare che anche il


MAGISTERO E ATTI DELL’ARCIVESCOVO comparire in veste digitale richiede una responsabilità in conformità e in sintonia con la dignità di uomini di Chiesa e non come megafoni di un puro opinionismo o di pettegolezzi, come accade per tanti dei privati utenti che si limitano a osservazioni superficiali. Questo vale anche nel rapporto educativo tra sacerdoti e giovani. Non può divenire prevalente il rapporto “virtuale”. Andrebbe pertanto affermata e consolidata una formazione che distinguesse, una volta di più, l’educazione alla lettura dei social network e la strategia algoritmica3 dell’uso dei medesimi, così come si sarebbe già dovuto fare per cinema, tv e stampa, affrontati in modo metodologicamente robusto. L’esposizione sulla piazza virtuale, di per sé, fa di chiunque un personaggio pubblico. A maggior ragione, se si tratta di chi rappresenta la Chiesa, egli ha un ruolo differente da quello del semplice utente che pure desidera essere presente come appartenente alla vita ecclesiale. Deve portare qualcosa di più e di diverso, quanto a incisività e rispetto alle persone. Il sacerdote, il religioso, il diacono, in questa veste di comunicatori digitali, non sono una semplice presenza individuale e nemmeno dei tecnici di un’umana professione, che condiscono la competenza professionale con un ingrediente in più che è la fede: sono “professionisti della salvezza spirituale”, che devono tener conto dei professionisti del mondo massmediale che si ergono spesso a direttori delle coscienze. Questo qualcosa in più, lo ripeto, non appartiene sopratutto al livello della conoscenza tecnica degli strumenti o dell’occupare spazi formalmente etichettati come cattolici, bensì riguarda il poter contare su di un’impostazione di pensiero, di capacità di ragionamento, di funzione pastorale adeguate alla struttura della mentalità prodotta dal linguaggio dei media nei confronti di un pubblico

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L’algoritmo corrisponde a una serie organica di operazioni, atta a raffigurare uno scopo. L’omelia, una catechesi sono un algoritmo; così com’è algoritmo un film, un articolo di giornale, qualsiasi opera dell’ingegno che abbia alle spalle un’idea.

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che, purtroppo, è disposto sempre più a prendere come predicatore un cantante a Sanremo anziché il sacerdote nell’omelia.

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L’allora card. Ratzinger nel discorso al Convegno Parabole mediatiche, organizzato dalla Conferenza Episcopale Italiana nel 2002, usò una fortunata immagine che rende meglio il ruolo e la pretesa del cristianesimo nei confronti della cultura digitale: quella dell’«intagliatore di sicomori» mutuata dal profeta Amos (7,14)4. A dir la verità è san Basilio il Grande – come ricordava Ratzinger – a proporre questa immagine per un itinerario di confronto e di incontro con la cultura greca del suo tempo. Secondo la traduzione greca dei LXX, il profeta Amos direbbe: «Io ero uno, che taglia i sicomori». I frutti del sicomoro devono essere incisi prima del raccolto. Nel suo commento ad Is 9,10 afferma san Basilio: «Il sicomoro è un albero che produce moltissimi frutti. Ma i sicomori non hanno alcun sapore, se non li si incide accuratamente e non si lascia uscire il loro succo, cosicché divengano gradevoli al gusto (…). Quando si riesce ad incidere (la vita e la cultura pagana) con il Logos, la si trasforma, diviene gustosa e utilizzabile». «Sì, ultimamente – commenta Ratzinger –, è solo il Logos stesso, che può condurre le nostre culture alla loro autentica purezza e maturità, ma il Logos ha bisogno dei suoi servitori, dei “coltivatori di sicomori”: l’intervento necessario presuppone competenza, conoscenza dei frutti e del loro processo di maturazione, esperienza e pazienza». La fede è un “taglio”, recupera ciò che vi è di buono, ma è anche opposizione a ciò che contraddice il Vangelo. Hugo Rahner ha espresso questa esigenza nel suo lavoro sulla “pompa diaboli”, la rinuncia del rito battesimale. Era, secondo il pensiero patristico, rinuncia a una degenerazione della cultura del tempo (teatro, circo, con crudeltà e violenze, disprezzo dell’uomo). Oggi potremmo dire soggettivismo, narcisismo, pornografia. Era la preoccupazione costante di Padri della Chiesa, come Cipriano e Gregorio Nazian-

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L’immagine del sicomoro mi ha ispirato nella Lettera pastorale “Cerca e troverai” per indicare la missione profetica e pastorale della nostra Chiesa diocesana. Essa è «coltivatrice di sicomori», cioè di quegli strumenti necessari a tanti ragazzi e giovani, per riuscire a vedere Gesù.


MAGISTERO E ATTI DELL’ARCIVESCOVO zeno. Mediante l’«incisione» del sicomoro della cultura antica, essi l’hanno nel complesso «salvata». Ecco perché attraverso il “taglio” dei sicomori della cultura digitale da parte del Logos, nel cammino di “conversione” siamo chiamati a “mettere in salvo” ciò che di essenziale e di vero tale cultura digitale contiene. Così come i Padri della Chiesa hanno “messo in salvo” la cultura pagana e ce l’hanno consegnata trasformandola da strumento talvolta marcio in un frutto grandioso. Questa è la sfida cristiana, che nell’epoca del web ci attende soprattutto come ministri del Signore. + Francesco Cacucci Arcivescovo di Bari-Bitonto

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CURIA METROPOLITANA Cancelleria

1. Sacre ordinazioni, ammissioni, ministeri istituiti - La sera del 3 aprile 2012, martedì della Settimana Santa, nella cappella maggiore del Seminario Arcivescovile di Bari, S. Ecc. mons. Francesco Cacucci, Arcivescovo di Bari-Bitonto, ha ammesso tra i candidati al diaconato e al presbiterato dell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto i seminaristi Francesco Necchia e Rocco Priore; e tra i candidati al diaconato permanente della medesima Arcidiocesi i sigg. Alessandro Amato, Giuseppe De Serio e Vito Frasca.

2. Decreti arcivescovili S. Ecc. l’Arcivescovo, con decreto arcivescovile del - 14 marzo 2012 (Prot. n. 12/12/D.A.G.), ha costituito il nuovo Collegio dei Consultori dell’Arcidiocesi di Bari per il prossimo quinquennio, composto dai seguenti membri: mons. Domenico Ciavarella, mons. Domenico Falco, padre Luigi Gaetani O.C.D., padre Francesco Neri O.F.M. Cap., don Francesco Savino, don Marino Cutrone, don Antonio Serio, don Domenico Chiarantoni e don Giacomo Fazio.

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2. Nomine e decreti singolari A) S. Ecc. l’Arcivescovo ha nominato, in data: - 5 marzo 2012 (Prot. n. 10/12/D.A.S.-N.), il prof. Antonio Ciaula all’incarico di delegato diocesano per l’Università Cattolica del Sacro Cuore, per cinque anni; - 23 marzo 2012 (Prot. n. 13/12/D.A.S.-N.), don Ubaldo Aruanno, confermandolo per altri cinque anni, al-l’ufficio di vicario episcopale territoriale del vicariato di Bitonto-Palo; - 1 aprile 2012 (Prot. n. 14/12/D.A.S.-N.), don Michele Cantatore all’ufficio di cappellano delle Suore Adoratrici del Sangue di Cristo presenti presso la Casa di riposo di viale Papa Giovanni XXIII in Bari. B) S. Ecc. l’Arcivescovo, in data: - 9 marzo 2012 (Prot. n. 11/12/L.A.), ha concesso licenza a S.E. mons. Rocco Talucci, Arcivescovo di Brindisi-Ostuni, per il conferimento dei ministeri istituiti del lettorato e dell’accolitato, nella cappella maggiore del Seminario di Molfetta, rispettivamente ai seminaristi diocesani Nicola Simonetti e Alessandro D. D’Angelo (il lettorato) e Andrea Magistrale e Alessandro Ventura (l’accolitato).

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CURIA METROPOLITANA Ufficio per le cause dei santi

Un cammino di santità Presentazione degli Scritti della Serva di Dio Madre Teresa di Gesù (Gimma), O.C.D.

Giovedì 15 marzo 2012, alle ore 17.00, presso la chiesa del monastero di S. Teresa Nuova in Bari (via Amendola) delle Carmelitane scalze, è stato presentato il primo volume degli scritti spirituali della Serva di Dio Teresa di Gesù (Teresa Gimma). Il volume, edito dalla San Paolo, curato dal prof. Giuseppe Micunco, con prefazione dell’Arcivescovo di Bari-Bitonto, mons. Francesco Cacucci, e un profilo biografico e spirituale a cura di mons. Vito Angiuli, Vescovo di Ugento-S. Maria di Leuca e postulatore della causa di beatificazione di madre Gimma, vuole essere un contributo ad una maggiore e migliore conoscenza della Serva di Dio. L’incontro è stato introdotto dal Padre Provinciale dei Carmelitani Scalzi p. Luigi Gaetani e moderato dal vicepostulatore della causa mons. Angelo Latrofa, presenti il cancelliere arcivescovile don Paolo Bux, i membri del Tribunale: mons. Ignazio Fraccalvieri, giudice delegato, don Ubaldo Aruanno, promotore di giustizia, la dott.ssa Gabriella Roncali, notaio attuario. Il delegato diocesano per la cause dei santi mons. Vito Bitetto ha riferito sullo stato della causa di beatificazione, la cui fase diocesana si avvia ormai alla conclusione. Riportiamo l’introduzione di p. Gaetani, la presentazione di mons. Angiuli e la relazione del prof. Micunco.

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P. Luigi Gaetani

Suor Teresa di Gesù, Gimma: “Un cammino di santità tra la resistenza e la resa” La presentazione degli scritti spirituali della Serva di Dio suor Teresa di Gesù (al secolo Teresa Gimma), del monastero S. Teresa, delle Carmelitane Scalze di Bari, rappresenta una opportunità per avviare un incontro profondo e vero con questa donna che visse l’esperienza umana e spirituale nell’attitudine della resistenza, fino al 12 luglio 1920 (il 13 luglio dovette lasciare il monastero di S. Giuseppe in Bari), e della resa, dal 13 luglio 1920 al 30 novembre 1948, facendo di questo percorso esistenziale, così poco scandagliato e in qualche circostanza addomesticato, il suo vero e profondo itinerario verso l’obbedienza ecclesiale e l’intima unione con Dio. Presento questo cammino attraverso tre sfumature della vita secondo lo Spirito di questa nostra sorella: la comunione, il martirio bianco e il servizio ecclesiale.

1. La fede: una cordata verso il Cielo

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Vorrei iniziare da una verità della nostra fede, che proclamiamo nel Simbolo apostolico, quando diciamo: «Credo … la comunione dei santi». Il Concilio Vaticano II ci dona un insegnamento profondo al riguardo: «non veneriamo la memoria dei santi solo a titolo di esempio, ma più ancora perché l’unione di tutta la Chiesa nello Spirito Santo sia consolidata dall’esercizio della carità fraterna. Poiché come la cristiana comunione tra coloro che sono in cammino ci porta più vicino a Cristo, così la comunione con i santi ci unisce a Cristo, dal quale, come dalla fonte e dal capo, promana tutta la grazia e tutta la vita dello stesso popolo di Dio» (Lumen gentium 80). Esiste, dunque, una reale vita in comune che noi condividiamo con tutti coloro che ci hanno preceduto nel cammino della fede, una vera cordata verso il Cielo; infatti, la vita di Cristo in noi, per la grazia battesimale, è la stessa vita che è in loro. Questa grazia di inabitazione e


CURIA METROPOLITANA di configurazione cristica è dono di Dio Padre, ma è impastata, in tutti i credenti, dallo Spirito Santo che la rende grazia unitiva, facendo una sola vita di tutti, saldando le esistenze credenti (1 Cor12,13; Ef 4, 3-4). Il rapporto fra ciascuno di noi e coloro che sono in Dio è, quindi, molto più profondo del rapporto che condividiamo con gli uomini e donne con cui conviviamo nella stessa città o nella stessa famiglia. La Chiesa ama celebrare questa comunione e partecipazione dei suoi figli e con i suoi figli, perché l’unione viva con loro è la sua stessa vita, sono parte di se stessa. L’incontro con gli scritti spirituali di suor Teresa di Gesù (Gimma) rappresentano una opportunità per abitare più profondamente la traccia interiore di questa carmelitana scalza, per illuminare la storia di questa donna, ma servono anche a maturare un senso più perspicace del mistero della Chiesa comunione.

2. La fede: un martirio bianco Suor Teresa di Gesù (Gimma) appartiene a quella compagine di testimoni della fede che la teologia cattolica contemporanea indica col nome di martiri bianchi. Non stupisca questa affermazione applicata alla vita di suor Teresa in quanto, a mio modo di vedere, occorrerebbe rivisitare, proprio a partire da questa categoria, quello che accadde nel “secondo tempo” dell’ esistenza terrena di questa nostra sorella, più precisamente quello che va dal 13 luglio 1920 al 30 novembre 1948, tentando di venir fuori dalle letture storico-interpretative date fino a questo momento. Chi sono i martiri bianchi? Che cosa significa esserlo? Perché alcuni testimoni della fede sono chiamati in questo modo? Sicuramente abbiamo un’idea abbastanza chiara su chi sono i martiri rossi; le cronache riferiscono oramai quotidianamente sulle morti di quanti periscono nella loro qualità di testimoni di Cristo, di quanti, in tutto il mondo, vengono barbaramente uccisi perché cristiani. Questa schiera di testimoni li definiamo martiri rossi.

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Ora, la prima cosa da non fare, volendo definire il martirio bianco, è quella di legarlo a fatti ed esperienze fuori dell’ordinario, ad esperienze di violenze fisiche e a persecuzioni violente. Una “morte” lenta ed anonima attende i martiri bianchi, una “morte” che non lascia neanche l’aura della gloria ma l’ombra del sospetto, della calunnia. Non c’è onore nel martirio bianco, c’è solo coerenza e fede nel Nazareno. La vita del martire bianco non scuote le coscienze perché viene nascosta ed infangata, tuttavia è un percorso meritorio agli occhi di Dio perché ricorda il silente lavoro dell’operaio nella vigna del Signore (Mt 20, 1-16). Ma quanta fatica! È un quotidiano stillicidio, una tortura giornaliera, una vessazione continua. La vicenda di suor Teresa di Gesù (Gimma) mi induce a pensare che la sua esistenza è stata come un “martirio bianco” perché non con il sangue, ma portando il peso di scelte altrui, accolte con fede, obbedienza ecclesiale e senso filiale, ha pagato il prezzo, tra resistenza e resa, di testimoniare Cristo crocifisso. Il martire bianco è colui che porta ad una perfezione tale quella stessa fede che è in ognuno di noi, che per lui il mondo diviene la realtà in cui vive abitualmente nell’intima comunione con la SS.ma Trinità (confessio Trinitatis). Da questo promana una conseguenza assai importante. Il martire bianco, cioè colui che ha avuto il dono di un’esperienza di fede particolare, diventa guida di tutti i suoi fratelli e sorelle: con la sua stessa presenza e, non raramente, come nel caso di suor Teresa di Gesù (Gimma), anche con i suoi scritti. È guida perché testimonia che nella vita non siamo solo noi a decidere, ma ci sono situazioni, umanamente incomprensibili, in cui altri decidono per noi perché esercitano un potere istituzionale o affettivo, psicologico o di contraccambio. Questa esperienza, che ho definito di “resa”, nel caso di suor Teresa di Gesù (Gimma) non si configura come una forma di vita passiva, né come debolezza, ma assume i caratteri della “consegna”, dell’auto-consegna. Suor Teresa (Gimma), da questo punto di vista, è coscienza critica della nostra città attraversata, all’indomani della prima grande guerra mondiale, da problemi sociali, economici ed umani, dalla forte ondata massonica ed anticlericale, dalla volontà della Chiesa cattolica di affermare la verità e la sua rilevanza storica e, nel nostro caso specifico, dalla determinazione, da parte della famiglia Gimma, che gesti-


CURIA METROPOLITANA va un ingente patrimonio ed annoverava nel suo albero genealogico uomini di cultura e di fede, personalità di prestigio e di rilevanza pubblica, di non lasciare scomparire il prestigio del proprio casato.

3. La fede: una storia di attenzione tutta al femminile Suor Teresa (Gimma), infine, è una donna: appartiene a quella straordinaria schiera di donne che hanno segnato la storia della Chiesa e della città di Bari nel secolo ventesimo, come Elia di S. Clemente e Bina Morfini, per limitarmi a qualche nome. Mi domando: esiste qualcosa che accomuni queste donne, oltre alla loro appartenenza spirituale al Carmelo teresiano, sì che si possa parlare di una rilevante presenza ecclesiale al “femminile” nella vita e nella storia della Chiesa di Bari, tra la fine del XIX secolo e il secolo XX? Per rispondere a questa domanda, scelgo la prospettiva teologica giovannea. L’evangelista Giovanni ricorda che ai piedi della Croce, sulla quale il corpo fisico di Gesù era devastato dalla sofferenza, c’erano Maria ed alcune donne (Gv 19,25). Furono loro a prendersi cura di quel corpo, dopo che fu staccato dal legno. La loro ministerialità è tutta riassunta in quel gesto così profondamente umano che, tuttavia, lascia trasparire la loro vocazione e missione. “Prendersi cura” del Corpo Mistico di Cristo che è la Chiesa, forse è questo il grande carisma di ogni donna cristiana ed il proprium al femminile nella vita della Chiesa. Basterebbe pensare a Teresa di Gesù nella situazione della Chiesa e della Spagna pre-tridentina, a Teresa di Gesù Bambino nella Francia della post-rivoluzione, a Teresa Benedetta della Croce (Edith Stein) nella Germania nazista, alla Serva di Dio suor Teresa Gimma nell’Italia massonica ed anticlericale del XIX e XX secolo. Il “prendersi cura” non rappresenta, però, un mero sbilanciamento sulle opere, ma si configura come esperienza di unione mistica con Cristo, come unione trasformante: loro in Lui e con Lui. Rese capaci

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di assumere nella loro vita tutto il mondo, tutto il peccato e le divisioni del mondo. La donna-mistica che vive questa cittadinanza, la vive prendendosi cura di ogni miseria, in Cristo, restando «davanti a Dio per tutti» (Edith Stein). Cari fratelli e sorelle, ringraziamo e lodiamo il Signore per aver dato suor Teresa Gimma alla nostra Chiesa di Bari-Bitonto. La sua intercessione ci ottenga di varcare «la porta della fede» (At 14,27), intraprendendo il cammino «verso il luogo della vita, verso l’amicizia con il Figlio di Dio, verso Colui che ci dona la vita, la vita in pienezza» (Benedetto XVI, Porta fidei, n. 2). Bari, 15 marzo 2012 p. Luigi Gaetani, O.C.D. Provinciale

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Intervento di mons. Vito Angiuli, vescovo di Ugento-S. Maria di Leuca Ringraziamenti Alle suore per aver acconsentito di pubblicare gli scritti di Madre Gimma. Al prof. Giuseppe Micunco per la cura, la professionalità e la competenza. All’editore per l’accurata pubblicazione. Parola e silenzio Come parlare del silenzio o di chi desidera nascondersi agli occhi del mondo per entrare nel silenzio di Dio? p. 100; «non vuole uscire dalla cella vinaria», p. 104; canto, poesia e preghiera, p. 109. Si tratta di esperienza: «sentii» e «vidi». Immagini L’esperienza di salire al monte. L’esperienza di immergersi in un grande lago che sfocia in un immenso oceano. 207 L’esperienza di entrare in una caverna per estrarre nell’oscurità pietre preziose. Il mio criterio Ho letto e ordinato i testi non secondo l’ordine cronologico (la puntuale introduzione e le premesse del prof. Micunco consentono un’accurata ricostruzione), ma secondo un “ordine spirituale” per evidenziare i caratteri specifici della santità di Madre Gimma.


Una cattedrale 1. Il pronao: vestizione / vocazione «secondo battesimo», p. 63: «tu non più Gimma, ma la gemma del Cuor di Gesù», p. 67; «santo velo, giorno di paradiso», p. 92. «Ad quid venisti?...per seguitare e imitare in ogni tempo e occasione il mio Signore Gesù Cristo umiliato, addolorato, crocifisso e morto per me, e riconoscendolo come specchio, forma, amante, sposo, maestro e guida mia, conformandomi al suo divin volere e per lui tutta impegnarmi a lui solo indirizzando tutti i miei pensieri e affetti, tutte le mie intenzioni, e le opere mie fino alla morte», p. 114; «fatti santa, santa santa», p. 548; «Fatti santa senza vederlo, senza saperlo, senza crederlo», pp. 549- 550; «Fatti santa, gran santa con la semplicità», p. 550; «Datti tutta, datti tutta a Dio», p. 552; «la vera scienza della santità: amare, soffrire, pregare”, p. 563; «il programma della santità deve svolgerlo sulla croce», p. 564; «Tu brami seguirmi, ebbene la croce, i flagelli, le spine, questi sono regali che soglio dare a chi mi ama», p. 92; «voglio mettere i tre sigilli, cioè la croce del silenzio, l’amore e il timore, affinché qualunque potesse vederti, e in specie i demoni, potranno dire questo: “È un’anima segnata dal divin Amore”», p. 101; «i voti non sono altro che tre spade che ci separano dal mondo», p. 161; 208

nausea del mondo, bisogno di solitudine, «in un cantuccio contemplando un Gesù crocifisso»; vestire il santo abito, «voglia cadere l’uomo vecchio», pp. 63-64; «due giorni devi vivere e poi devi morire: disponiti a questa morte», p. 64; «sarai un’altra creatura», p. 64; «vittima volontaria di amore», p. 94; «l’assoluzione generale come un secondo battesimo», p. 68; «la confessione vale quanto vale il battesimo», p. 164; cfr. confessione da padre di Gioia, pp. 167-171, pp. 175-176, pp. 192-


CURIA METROPOLITANA 193; pp. 195-196: «Mio Dio, sono al colmo della gioia, mi sento felice, strafelice; se avvenisse la morte ora, sì che morirei contenta, non desidero più niente. Gesù fammi corrispondere alle grazie ricevute nel giorno 26 novembre 1908, grazie senza misura e grazie e benefizi stragrandi», p. 171; «O Dio, ho provato nell’anima un vero Paradiso… che momenti di Cielo... che contento... che pace… che tranquillità..», p. 196. «la religiosa è destinata a compiere una triplice missione: di sposa, di apostola e di martire», p. 162.

2. La navata centrale che poggia su dieci colonne: il cammino di perfezione (pp. 513 sgg.) Le colonne di destra a) Il più perfetto, p. 80; cfr il voto del più perfetto, pp. 199-200 «il carmelo… è il culmine della perfezione e santità», p. 515; «ti vuoi elevare sempre allo straordinario, mentre dobbiamo andare più alla semplice», p. 84; «Il più perfetto procuralo nell’intenzione e non nell’azione, perché, finché si vive, non saremo perfetti. Al principio di ogni azione rettifica l’intenzione, e se l’azione ti riesce imperfetta, umiliati dopo», p. 545; «la perfezione consiste nel cercare la gloria di Dio e rendere felici gli altri, non curandosi se le cose proprie vanno prospere o avverse. Questo è l’essere perfetta religiosa»; p. 548; «spiccare il volo di colomba e d’uccello verso il vostro Sposo», p. 517; «essere tante aquile, posando il piede sulla terra e l’anima vederla nel cielo», p. 517. b) Cercare l’Amato e l’amore: «Gesù ti vuole bene, ti vuol santa, ti vuole innamorata», p. 552 «i gradi dell’amore sono quattro: Amore aspirante, Amore ope-

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rante, Amore penante, Amore trasformante», p. 544; «si immerge nella profondità dell’amore ove tutto è sofferenza», p. 564. c) Trovare Dio per cellas et fenestras (Ct 2,9) «io sono con te, viviamo del medesimo respiro» (papà), p. 552; «siamo due cuori in uno: il dolore dell’una si riversa nell’altra» (mamma), p. 593. d) Per la guerra: «qui non c’è niente», pp. 549-550; 552-553, 560-561 e) La croce: «l’unico libro che avrei voluto sempre tenere sarebbe il Crocifisso», p. 77; «la croce è la scala che ci conduce al cielo», pp. 546, 582; «vedevo sulla croce che aveva fra la mano una gemma - così deve essere l’anima tua, ma sulla croce», p. 550; «nella croce, àncora di sua salvezza», p. 563. Le colonne di sinistra f) «Le prove sono gli scalini pel Paradiso», p. 535 «i colpi di scalpello», p. 119: (semplicità, pp. 74-77;« l’umiltà è la gemma che deve adornare l’anima tua», p. 549; indifferenza, pp. 75, 77; tranquillità e confidenza, p. 76; cinque cose: calma, fede, fortezza, pazienza, allegrezza nel dolore); (scemità, sfamità); infanzia spirituale: la “piccola via”, lo “Sposino celeste”, il Bambinello; sogno / visione?, p. 98.

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Novena: capo, volto, occhi, labbra, mani, cuore, corpo, piedi Litanie Coroncina L’anno santificato con il Bambino ha inizio il 25 marzo e termina ad agosto marzo: «lo seguiremo per la via della croce e delle tribolazioni», p. 238 «il piccolo modello di Nazaret sarà il condottiero e il pastorello», p. 238; «mio caro tesoretto», p. 241; «inclito difensore di tutti i vostri pastori», p. 242, «impareggiabile pilota e guida», p. 242; «bellezza del cielo, vezzoso pargoletto», p. 243; «sole del


CURIA METROPOLITANA Vaticano», p. 243; «gran padrone dell’universo», p. 244; «àncora di speranza”, p. 248; «grande specchio di umiltà», p. 249;«sole di giustizia», p. 249; aprile: «lo pregheremo per tutti», p. 250 «mansueto agnellino», p. 250; «fuoco e incendio di Carità», p. 251; « vezzoso Ninnarello», p. 253; «sapienza del Padre», p. 259; «immacolato agnellino», p. 260; maggio: atti di virtù e piccoli sacrifici, p. 263: Gesù stesso le parla 1. «le mura che dovranno cingere questo mistico giardinetto», p. 263 2. «il concime», p. 264 3. «piantagione di gigli bianchi», p. 264 4. «quattro angoli quattro aiuole di mammolette», p. 265 5-6. «aiuola e pianta di pansé», p. 265 7. «aiuole di rose tea», p. 265 8. « margherite», p. 266 9. «rose di Gerico», p. 267 10. «oliva», p. 267 11. «mirra», p. 268 12. «cedro del Libano», p. 268 13. «palma», p. 269 14. «platano», p. 269 15. «salice piangente», p. 270 16. «rosa», p. 270 17. «gelsomino», p. 271 18. «camelia», p. 271 19. «erba cedrina», p. 272 20. «mela granata», p. 272 21. «la sensitiva, quest’erba che ritìrasi toccata ancor leggermente», p. 273 22. «fiore amaranto», p. 273 23. «garofano», p. 274 24. «alloro e incenso», p. 274

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«canna da zucchero», p. 275 «vite della terra promessa… e spighe di grano», p. 275 «all’inizio … del mese formasti le mura, or ti conviene mettere una preziosa porta», p. 276 «Tre monumenti: tre donne… fede.. speranza e carità» p. 276 «al centro del giardino ergerai.. una torre», p. 277 «davanti alla torre farai sorgere una fontana... quattro zampilli», «mistica fontana», p. 277 «cogliere un bel mazzetto di tutti i fiori che hai piantato ...e deporli ai piedi della mia gran Madre», p. 278

g) Il dolore è la strada che conduce al cielo, p. 528 «Si guadagna più in un’ora col dolore accettato con rassegnazione che in un anno praticando tutte le virtù; e tutte le virtù riunite insieme senza il dolore sono fantasmi di virtù», p. 547; «Il dolore ci unisce», p. 549; «Quanto riesce dolce a Gesù il tuo dolore», p. 551, «col sacrificio si acquista il proprio cognoscimento e quello di Dio». «La sofferenza è il barometro dell’amore di Dio», p. 564 «come un canna agitata», p. 161;

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h) Vivere morta p. 197; «io voglio che tu sii morta assolutamente a tutto», p. 124 «la vita passa e passa presto: beata chi non perde un solo istante senza amare Gesù Cristo», p. 95 «La vita è un baleno», p. 563, p. 565, «La terra è arido deserto e solo la vista del cielo può confortarci», p. 592 «la mia vita sia un olocausto per te, sia di me quello che vuoi, muoia disseppellita in mezzo alle mie consorelle», p. 166 solo la volontà di Dio; l’immagine della pietra che precipita, p. 132 (diversamente dal precipitare di Nietzsche) il nascondimento dell’anima in Dio e di Dio nell’anima, «lo spogliamento», p. 125-127; «un abbandono di Dio», p. 123 sgg.; «la privazione della presenza di Dio è per lei una prova e non un castigo», p. 565; «vivete morte nelle mani di Dio», p. 180; «vivere morta, o Gesù, nelle tue braccia», p. 194; «vivere da morta in Dio per viver da


CURIA METROPOLITANA santa, rinunziando ai ricordi del passato, alle preoccupazioni e sollecitudini presenti sia temporali che spirituali e alle ansietà e desideri dell’avvenire» l’immagine di Santa Teresa d’Avila: seme – farfalla, p. 131 i) «Il sorriso di Dio», p. 562; il «giardino di Dio», p. 114; l) «pazza per Gesù», p. 552.

3. L’abside: l’unione sponsale in cielo celeste sponsalità «mi sposerò con Gesù», p. 65; «provai con Gesù cose che è indescrivibile, narrai tali dolcezze che in Cielo solo si potrà comprendere», p. 68; «Un altro poco, al cielo. Quanto è bello il cielo... sentirai la dolce melodia del celeste Sposo, ma col dolore», p. 551; «vivendo del respiro e della volontà intima di Gesù», p. 562;

stanza dell’amore «Vuoi che io t’introduca in una stanza più addentro del mio cuore, ebbene devi rispondermi se sei risoluta di soffrire di più; se non senti la forza dimmelo e lasciamo qua, però il mio amore non dice mai “basta” e questa deve dipendere dalla tua volontà…Signore, non ti arrestare, la morte, la morte, non importa; niente mi spaventa e scoraggia” e qui, anima mia, ricordati: tutta la vita», pp. 95-96;

rugiada, rivestimento, reggia «celeste rugiada… paradiso anticipato, avvertivo come un gran re

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invita la contadinella a dargli la sua destra e, non avendo niente questa da dare al re, egli fa tutto: la veste, la introduce nella sua reggia, l’arricchisce, senza che la contadinella metta niente del suo», pp. 93-94; fontana di sangue e specchio tersissimo «immaginai vedere il suo cuore e da quel cuore uscire come una fontana di sangue e come questa scendeva sull’interno così guariva, fino a tanto che sentii l’anima mia essere divenuta specchio tersissimo, che per ogni dove e in ogni nascondiglio cercai vedere con gli occhi dell’anima: altro non scorsi che scritto “Gesù”. Tutta mi sentii trasformata in Gesù”. Pensieri, affetti, desideri, tutto, tutto, e gustai tale una pace e purità di amore, che mai credo, anzi è certo, aver provato in vita mia», p. 101; unione trasformante «Dio opera continuamente nell’uomo per vuotarlo di se stesso e renderlo capace della sua pienezza divina e dell’intima unione con lui, nel quale consiste la perfezione e la felicità dell’uomo», pp. 118-119; «unione con Dio, unione di volontà, unione di sofferenza, unione di umiltà», p. 552; pp. 120sgg.; solo Dio basta! «quando l’anima è trasformata in Dio non opera più, non sente, non capisce, non ama e non gusta più niente né in sé, né fuori di sé. Dio solo in tutte le sue cose la governa e dirige», p. 133.

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Gli Scritti di Suor Teresa. Commento biblico del prof. Giuseppe Micunco Ho rilevato in questi Scritti più di 1000 riferimenti biblici (1054 per l’esattezza), tra citazioni dirette (meno numerose) e indirette (tantissime), sparse, come ‘diluite’ nel linguaggio della Serva di Dio suor Teresa di Gesù (al secolo Teresa Gimma). E forse ce ne sono anche altri… Faccio solo alcune considerazioni, le altre le trovate nelle premesse ai diversi Scritti. 1. “Il Verbo si fece carne” (Gv 1,14). E si è fatto carne in suor Teresa: è diventato il suo linguaggio e la sua vita. Il Verbo, lo sappiamo, è la seconda persona della SS.ma Trinità, Dio fatto uomo, Gesù Cristo, lògos del Padre, Parola e Sapienza del Padre. Il linguaggio biblico degli Scritti è un riflesso, un esternamento di una realtà più profonda: Gesù stesso parla e si manifesta attraverso la parola e la vita di suor Teresa. Così dovrebbe essere per tutti i cristiani, per chiunque ami e osservi la Parola di Dio: “le mie parole sono spirito e vita” (Gv 6,63), dice Gesù. Tutti dovremmo vivere di questa Parola: “Lampada ai miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino” (Sal 119,105)… I testimoni servono a indicarci la strada da percorrere, a dirci che vivere “di ogni parola che esce dalla bocca di Dio” (Mt 4, 4) è possibile, oltre che doveroso. Suor Teresa scrive: “Di Dio cibiamoci, Dio respiriamo, di Dio viviamo: Dio deve essere l’aria per un cristiano” (p. 41). 2. La fede cristiana non è un atto o una realtà irrazionale. È ascoltare la Parola, un “religioso ascolto” (DV 1), che richiede “l’obbedienza della fede” (DV 5, Rm 16,26). Fede, ascolto, obbedienza sono tre parole legate tra loro: obbedire è ob-audire, ‘udire fino in fondo’, è quel religioso ascolto che si traduce appunto in obbedienza; la fede (fides/pistis) è dalla radice pith del greco pèithomai, che significa,

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‘lasciarsi persuadere’ e perciò ‘dare ascolto’, obbedire. Il primo comandamento in Israele era ‘ascolta’ (shema’, Dt 6,4); Paolo dice ai Romani, e a noi, che “la fede nasce dall’ascolto” (fides ex auditu, Rm 10, 17). L’amore per la Parola di Dio in suor Teresa viene da una radicale, totale capacità di obbedienza, che si manifesta anche in famiglia, in monastero, nella vita di comunità, nell’accettazione della volontà di Dio in ogni circostanza: quante volte ricorre la parola di Giobbe e quella di Gesù nel Getsemani, che è poi quella del Padre Nostro. Scrive (Primi esercizi fatti da me in religione, maggio 1898: ha solo diciotto anni, ed è appena entrata in monastero): «L’anima dev’essere indifferente e accettare dalla mano di Dio come la sanità l’infermità» (cfr Gb 2, 10); nella stessa pagina (p. 54) si chiede: “Come ho fatto la volontà di Dio? Sono stata sempre rassegnata in tutto?”(cfr Mt 6,10; 26,39). È così che l’ascolto della Parola nella fede si fa carne. Ed è una costante in lei. Altre volte fa riferimento ai Salmi: «essere come una bambina che pendesse dai cenni di Gesù, non si affannasse, dormisse calma nel suo divin volere» (cfr Sal 131, 2: “io resto quieto e sereno, come un bimbo svezzato in braccio a sua madre”); o ancora: «Ho visto la grande gioia che il Signore mi dà di non vestire l’abito... come fa un servo con il padrone» (cfr Sal 123, 2: “come gli occhi dei servi alla mano dei loro padroni, come gli occhi di una schiava alla mano della sua padrona, così i nostri occhi al Signore nostro Dio”). Una disponibilità alla volontà di Dio che le fa scrivere il bellissimo ossimoro “vivere morta”: «Cercherò con l’aiuto di Dio di essere uniformata alla volontà di Dio in tutto quello che egli disporrà di me... Vivere morta, o Gesù, nelle tue braccia»; ed è ancora la Scrittura: “Chi perde la vita, la trova” (Mt 10, 39); “Voi siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio” (Col 3, 3), frase che ha certo una particolare risonanza per chi in clausura vive ‘morto’ al mondo, ma che Paolo riferisce alla nostra sepoltura in Cristo nel Battesimo, e quindi alla nostra vita cristiana. 3. Di dove viene a Teresa questa presenza della Sacra Scrittura? Certo prima di tutto dalla famiglia e dall’educazione ricevuta. Evidenzierei alcuni elementi. a. Nella grande casa in piazza Massari il papà allestiva un presepe di


CURIA METROPOLITANA diciassette metri.. con statue artistiche di fattura artigianale. Certo, possibilità economiche di una famiglia agiata, ma anche una grande devozione per il mistero dell’incarnazione, del Verbo che si fa carne e che coinvolge non solo l’umanità di Maria e Giuseppe, ma anche quella dei pastori e di tutti gli altri personaggi che popolano i nostri presepi, e la natura… La devozione per Gesù bambino resterà una costante importante della spiritualità di suor Teresa, che vi dedicherà diversi scritti, e tra i più belli. È una devozione tutta biblica, che si incontra felicemente e, direi, quasi naturalmente con la spiritualità tutta carmelitana della piccolezza, una piccolezza, anche qui, che non è solo ascesi e ricerca di umiltà e nascondimento, ma è ancora una volta parola di Dio, vangelo. Quante volte suor Teresa cita il testo di Paolo ai Filippesi: “Cristo Gesù umiliò se stesso, facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce” (Fil 2, 3-4), come quando (nell’Anno santificato con Gesù Bambino, p. 238) scrive nel suo delicato e appassionato linguaggio: «Mostra una gran pazzia, lasciare il Cielo per venire su questa terra ad unirsi alle sue creature, il Santo Bambinello Gesù»; e aggiunge: «Caro Bambinello, se fosti un pazzerello di amore per noi, come noi non dovremmo essere pazze d’amore per voi, o caro e sommo nostro unico bene?». E la ‘pazzia’ di Gesù è la “follia di Cristo crocifisso” di cui parla Paolo (1Cor 1, 23). E Gesù dice che “dei piccoli è il regno dei cieli”, che bisogna “farsi piccoli”… è il vangelo, ed è per tutti… ma anche qui abbiamo bisogno dei santi per vedere che è possibile oltre che doveroso. b. E il farsi piccoli si traduce nella stima degli altri, nel ritenerli, come dice l’apostolo Paolo ai Romani (anche questo un testo tante volte citato), “gareggiate nello stimarvi a vicenda” (Rm 12, 10), che per suor Teresa si traduce nel voler essere “la minima serva di tutte”; nel considerare “tutte al di sopra di me”; ed è ancora Paolo: “Ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso” (Fil 2,3). Anche questo in parte dalla vita in famiglia: il papà era detto ‘padre dei poveri’, per la larghezza con cui esercitava la carità verso i bisognosi, un amore che viene anche qui dal vangelo:

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Gesù si è identificato con i poveri e suor Teresa (che tante volte cita Mt 25) lo vede in tutti, nelle sorelle, nelle Madri, negli indigenti… c. Dalla educazione in casa e nello studio viene anche l’amore per il bello: la pittura, la musica, la poesia, una educazione che porta a valorizzare il bello della Scrittura, un bello che noi cogliamo poco e che invece si ritrova per il “bel pastore” (Gv 10,11), per i “frutti belli” (Mt 7,17) prodotti dall’albero buono, per la “bella battaglia” (2Tm 4,7) che il cristiano deve combattere fino alla fine... Suor Teresa è innamorata del “più bello tra i figli dell’uomo” (Sal 45, 3): «Volto adorabile di Gesù... Vi adoro profondamente, compresa dalla celeste vostra bellezza e da quei vostri lineamenti così pieni di sante attrattive». Ed è una bellezza che canta nelle immagini, ma sempre dalla Scrittura “il vezzoso pastorello” è «innamorato della bellezza delle sue pecorelle... egli se le compra e forma l’ovile. Oh, che bellezza. Ci immagineremo Gesù vestito da pastorello che va avanti e tutte le pecorelle lo seguono... Egli le provvede di belli e ubertosi pascoli e di ogni sorta di erbe...» (p. 308); è facile riconoscere i vari riferimenti biblici: il bel pastore e le pecore che lo seguono (Gv 10,3.16); il pastore dà la vita per le pecore “comprandole” a caro prezzo (Gv 10, 11; ma anche 1Pt 1, 18-19); porta le sue pecore in pascoli ubertosi di erbe fresche (Sal 23, 2). Vedete come tutto si riempie di bellezza, ma di quella vera, di quella che salva il mondo: «l’amore che condivide il dolore» (Martini).

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4. Entriamo un po’ di più nel lessico biblico di suor Teresa. a. C’è, ma mi sembra ovvio, una grande prevalenza di riferimenti al NT, ca. i 4/5 (805 su 1054), soprattutto ai Vangeli (501, ca. la metà del totale), soprattutto Matteo (265), ma anche Luca (125), Giovanni (93); meno Marco (18), ma tante volte ‘sinottico’ con Matteo e Luca. È un primo dato interessante: più che alla dottrina, agli approfondimenti teologici, suor Teresa guarda alla vita di Gesù, alla sua infanzia, alla sua passione, al suo rapporto con i discepoli, con la gente. Notevole è però anche l’attenzione all’insegnamento degli apostoli, di Paolo (163: tranne la Lettera a Tito, ci sono tutte le lettere; 10 Ebrei), e di Pietro (60!), ma anche di Giovanni (I lettera: 17) e Giacomo (8). Interessante è, in particolar modo, l’attenzione al libro dell’Apocalis-


CURIA METROPOLITANA se (37), soprattutto per due aspetti, in fondo legati tra loro: la passione e le nozze mistiche. Cristo è l’Agnello immolato e la chiesa, ma anche l’anima del singolo cristiano, e di suor Teresa in particolare, è la sposa dell’Agnello. Sono due aspetti già privilegiati nei riferimenti alle lettere di Paolo (la croce) e di Pietro (l’Agnello), ma che sono particolarmente forti nell’Apocalisse. «La religiosa deve abbandonarsi a somiglianza del suo Sposo sulla croce che egli le presenta ed inchiodarsi con i tre chiodi dei santi voti, che sono le perle preziose che un giorno l’adorneranno nel cielo. Oh! sì, amiamole con trasporto queste gemme e ripetiamone l’offerta ogni giorno nella S.ta Comunione: così consoleremo quel cuore appassionato per noi». Sono qui messi insieme, tratti dall’Apocalisse, l’Agnello immolato (Ap 5,6), il banchetto delle nozze dell’Agnello (Ap 19,9) e le gemme preziose che adornano la città di Dio (Ap 21, 11.18-21); ma anche le piaghe da cui siamo stati guariti (1Pt 2,25) e il completare “quello che manca ai patimenti di Cristo” (Col 1, 24). Non ci sono citazioni, ma tutto il linguaggio è Sacra Scrittura. b. L’AT (249) è un po’ tutto rappresentato, anche se a volte con un solo riferimento: Pentateuco (50; soprattutto Genesi: 35); libri storici (17); Profeti (36; soprattutto Isaia: 17); libri sapienziali. Questi ultimi sono i più citati (146), con una significativa preferenza per i Salmi (74), il Cantico dei cantici (40), Giobbe (12). Anche qui, come per il NT, gli aspetti privilegiati sono la passione (quella di Giobbe, quella del servo sofferente di Isaia, quella del salmista...) e le nozze mistiche, quelle dello Sposo e della sposa del Cantico. La passione per suor Teresa, in questi anni al monastero di via De Rossi, è soprattutto (ma non solo) nel rapporto con i suoi, con il papà in particolar modo, al quale, pure, è legata da un affetto grande e sincero; alla sua morte, dopo lunga e penosa malattia, anche per il comprensibile dolore della mamma, che lei vive e porta dentro di sé, così le scrive: «Tutto tace intorno a noi... Tace Iddio, perché si prega, si prega, ma la tribolazione diventa sempre più intensa... Tutto ora è oscurità, abbandono... Alziamo però gli occhi al cielo... Mamma mia buona, è certo un punto il più nero della vita nostra, che ci per-

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mette Iddio: ne sia sempre, ma sempre benedetto». È facile sentire l’eco delle parole di Giobbe: “Il Signore ha dato, il Signore ha tolto: sia benedetto il nome del Signore” (Gb 1, 21); ma anche di tanti salmi: “mi sono compagne solo le tenebre” (Sal 8,19); “A te levo i miei occhi, a te che abiti nei cieli” (Sal 123, 1)... E c’è anche il desiderio della sposa del Cantico, che teme di aver perduto l’amato, ma non si rassegna, e lo cerca fino a che non lo ritrova, perché il suo è un “amore forte come la morte e niente può spegnerlo” (Ct 8,7); le tenebre sono come la notte in cui la sposa, proprio perché è notte si leva a cercare a maggior ragione il suo Sposo; è proprio la notte oscura la condizione più propizia, come insegna san Giovanni della Croce, per cercare e trovare l’amato; è proprio il morire a tutto che dona la vita piena.

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E quando l’ha trovato, lo Sposo la introduce nella cella vinaria. Nei giorni che hanno preceduto la sua prima professione religiosa, durante gli esercizi, suor Teresa ascolta la parola dello Sposo, che, al momento della santa comunione le chiede: «Vuoi ch’io t’introduca in una stanza più addentro del mio cuore?» (p. 95). L’immagine è tratta dal Cantico: “M’introduca il re nella sua stanza (tamèion): gioiremo e ci rallegreremo per te, ricorderemo le tue tenerezze più del vino” (Ct 1,4). E suor Teresa scrive: «Nostro Signore mi ha condotta in una stanza chiamata sacrificio e preghiera». Un anticipato paradiso, come scrive lei, ma, com’è proprio del paradosso cristiano, passando per la croce. Il tamèion è un luogo ‘ritagliato’ all’interno della casa, una stanza appartata: può indicare la cella vinaria (misticamente il sacrificio eucaristico, la croce) o la stanza nuziale (misticamente il paradiso, l’unione beatifica), il sacrificio e la preghiera; è la stanza in cui Gesù all’inizio della Quaresima ci ha invitati a ritirarci, per pregarlo “nel segreto”, è la stanza del cuore che ama. 5. È la stanza che suor Teresa continua a indicare a tutti noi, attraverso la sua testimonianza di vita, attraverso i suoi Scritti, la stanza dell’incontro con lui: un cammino di santità, fino ad essere “conformati alla sua immagine” (Rm 8, 29), a “essere trasformati nell’immagine del Signore di gloria in gloria, secondo l’azione dello Spirito del Signore” (2Cor 3, 18). È un cammino per tutti. La sua


D OCUMENTI

E

V ITA

DELLA

C HIESA

DI

B ARI -B ITONTO

CURIA METROPOLITANA Ufficio Liturgico. Ufficio Comunicazioni sociali

Norme liturgiche per i fotografi Servizio dei fotografi in chiesa durante le celebrazioni liturgiche. Indicazioni per un adeguato comportamento

1. Il senso del celebrare L’uomo d’ogni tempo, d’ogni cultura e d’ogni religione ha sempre celebrato i momenti importanti della sua vita e ha sempre custodito la memoria degli eventi significativi della sua storia. Tale attività è talmente importante da costituire uno dei primi e più evidenti segni della civiltà di un popolo. L’uomo incominciò a celebrare gli eventi della sua vita e della sua storia, e cioè a caricarli di significati al di là del semplice accadere; a riconoscere negli eventi quei semi di speranza che porteranno il loro frutto oltre le barriere del qui e dell’ora. Celebrare è vivere (o ri-vivere) comunitariamente l’evento, esultare insieme per una gioia, soffrire insieme per un dolore. Una celebrazione che non raccolga coloro ai quali si rivolge, fallisce uno dei suoi scopi primari. Come le persone celebrano le date importanti della propria vita, e una città o uno Stato celebrano le date decisive della propria storia, così anche la fede. Ogni religione celebra i momenti più significativi della propria origine e del proprio mistero. La fede cristiana celebra anch’essa l’evento che l’ha costituita e il mistero che l’alimenta. Questo evento, questo mistero hanno un

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nome: Gesù Cristo. La fecondità e la fruttuosità della celebrazione sacramentale sono date dal ruolo insostituibile della comunità cristiana che accoglie e aggrega a sé il credente e lo rende partecipe del mistero di morte e risurrezione di Cristo Signore.

2. La chiesa: luogo della celebrazione

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La comunità cristiana ha i suoi luoghi dove riunirsi: le chiese, dove la comunità diventa assemblea convocata dal suo Signore e riunita nel suo Spirito: casa dell’ “Ecclesia”, casa di Dio tra gli uomini, dove Dio ama lasciarsi incontrare, per comunicare la vita ai suoi figli. La chiesa è segno della presenza di Dio in mezzo al suo popolo e in essa si celebrano le diverse presenze sacramentali di Cristo, mediante le quali la comunità cresce come Corpo di Cristo. Tutta la vita della comunità e dei singoli cristiani fa riferimento alla chiesa: la nascita e la morte, la malattia e l’amore, la festa e il lutto, la penitenza e l’esultanza, tutto vi trova eco fedele e puntuale. La chiesaedificio deve essere idonea ad accogliere tutte le diverse manifestazioni della vita dell’uomo e della comunità. La chiesa è il luogo nel quale si riunisce la comunità cristiana per ascoltare la parola di Dio, per innalzare a Dio preghiere d’intercessione e di lode e soprattutto per celebrare i santi misteri e anche per custodire il Santissimo Sacramento dell’Eucaristia. Tutto nella chiesa deve favorire la preghiera dell’assemblea: la centralità dell’altare, la dignità delle immagini, la disposizione dei simboli, l’articolazione degli spazi, la luminosità dell’aula, le condizioni climatiche. Anche la preghiera e la riflessione personali possono trarre vantaggio dai simboli e dai ‘luoghi’ delle celebrazioni presenti in permanenza in una chiesa vuota e silenziosa: il fonte battesimale dove il cristiano è rinato nell’acqua e nello Spirito Santo; l’ambone, luogo della Parola e della teofania; l’aula stessa, testimone muta, eppur eloquente, delle gioie e dei dolori della vita di molte generazioni. L’edificio sacro è dunque immagine speciale della Chiesa, tempio di Dio, edificato con pietre viventi. Il centro di ogni chiesa è il suo altare. Intorno all’altare si riunisce il popolo santo per partecipare al sacrificio del Signore e ristorarsi al celeste convito; è segno di Cristo, sacerdote, vittima e altare del suo


CURIA METROPOLITANA stesso sacrificio. L’importanza della parola di Dio esige che vi sia nella chiesa un luogo adatto dal quale essa venga annunciata, e verso il quale, durante la Liturgia della Parola, spontaneamente si rivolga l’attenzione dei fedeli. La liturgia della Parola non è più soltanto un’introduzione al mistero: è mistero essa stessa. Per questo ha bisogno di un suo luogo per la celebrazione. Questo luogo è l’ambone. Il Battistero e il fonte battesimale è l’altra grande presenza simbolica dello spazio cultuale cristiano. Sorgente d’acqua viva, grembo materno e tomba, lavacro e fontana “d’acqua zampillante per la vita eterna”; tutto questo è il fonte battesimale per il cristiano. In esso l’uomo liberato dal potere delle tenebre viene rigenerato alla vita divina perché possa chiamarsi ed essere realmente figlio di Dio, la morte viene vinta e riscattata nella vita, i figli della dispersione diventano popolo di Dio. La sua è una presenza che non deve passare inosservata. Essa deve ridestare continuamente, nel cristiano, la memoria e la consapevolezza della sua nascita alla vita e della sua vocazione.

3. Indicazioni di comportamento Ruolo del fotografo nella celebrazione La liturgia è azione sacra, nella quale si celebrano i misteri del Signore. Tutto deve favorire il clima interiore di fede e di preghiera e insieme la partecipazione dei fedeli, sia personale che comunitaria. Il fotografo è quindi uno che partecipa al rito celebrato; è quindi chiamato a svolgere all’interno di esso un “ministero”, cioè un servizio. Senza distogliere l’assemblea fotograferà alcuni momenti celebrativi, a seconda del rito così come sarà indicato in seguito, quale ricordo-memoria dell’evento che il credente sta vivendo, come inserimento nella vita ecclesiale o come adesione-risposta al piano di Dio nella propria vita. Il fotografo, consapevole di questo ministero, per svolgerlo in

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modo autentico sarà animato da spirito di servizio e disponibilità evitando atteggiamenti di arroganza e vanità. Per una completa professionalità egli curerà la formazione per ciò che concerne l’ambito liturgico oltre quello specifico del suo lavoro. Dal suo comportamento trasparirà quindi un adeguato rispetto verso coloro che professano la loro fede in Cristo Gesù, morto e risorto per ogni uomo.

Indicazioni generali Le norme che seguono, lungi dal diventare una limitazione al vostro lavoro, vogliono essere un aiuto perché le celebrazioni si svolgano con serietà e a voi venga garantito il giusto rispetto per la vostra professione. La diffusione sempre maggiore degli strumenti di ripresa presso il pubblico (fotocamere digitali, videotelefonini, videocamere) spesso è causa di situazioni di confusione e di disturbo durante lo svolgimento delle celebrazioni in quanto più persone contemporaneamente si trovano a voler ritrarre i ricordi del momento. È auspicabile pertanto che vengano disposte delle limitazioni e sia privilegiata la scelta di operatori professionisti che abbiano sottoscritto il presente accordo.

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1. È dovere degli operatori contattare per tempo il parroco o il sacerdote responsabile della chiesa per gli opportuni accordi e con loro prendere visione del luogo e della disposizione delle persone e i video-operatori nell’azione rituale. Qualora gli operatori trovassero l’illuminazione della chiesa insufficiente, inadeguata o male posizionata per le riprese video e/o fotografiche, si troverà di comune accordo una soluzione valida alla soddisfazione delle reciproche esigenze. Prima che inizi la celebrazione, il fotografo prenda accordi con il sacerdote celebrante, in modo da intervenire con le fotografie solo nei momenti previsti e che verranno appresso descritti. 2. Va tenuto presente che la celebrazione non è “cerimonia” esteriore o uno spettacolo ma è «azione sacra per eccellenza, in quanto azione di Cristo e della Chiesa, sua sposa» (cfr. Cost. sulla Liturgia del Conc. Vat. II). Durante il suo svolgimento il fotografo deve agire


CURIA METROPOLITANA con la più grande discrezione e con il massimo rispetto, per non attirare l’attenzione su di sé e per non distogliere l’assemblea «da una partecipazione attiva, consapevole, comunitaria e soprattutto interiore» (n. 14). Un corretto comportamento e un adeguato abbigliamento esprimano tale dovuto rispetto. 3. Durante le celebrazioni gli operatori devono occupare un posto concordato in precedenza con il responsabile del luogo, e possibilmente fuori dal presbiterio. Vanno evitati il più possibile gli spostamenti da una parte all’altra della chiesa. Spesso creano confusione e disagio, specialmente se sono fatti di corsa passando ripetutamente davanti all’altare e in mezzo all’assemblea. Se è necessario muoversi, bisogna farlo passando lungo le pareti laterali e alla fine dei posti riservati ai fedeli. 4. Sempre durante il rito il fotografo eviterà con cura chiacchiere inutili e commenti con il suo eventuale aiutante. 5. L’uso del flash è da adottare con la massima discrezione. L’orientamento è che siano evitate luci fisse di alto potenziale, camere fisse per riprese o altri strumenti analoghi. Questo ingenera infatti non poco disagio e confusione nei fedeli e la riduzione della celebrazione ad una sorta di “spettacolo”. Il fotografo avrà quindi previa conoscenza del luogo sacro, della potenzialità elettrica disponibile al fine di predisporre l’illuminazione più adeguata. Nello svolgimento del servizio di ripresa è consentito l’utilizzo di: - nr. 2 stativi per lampade (nel caso di presenza sia di operatore fotografico che video uno stativo a testa; vietati ombrelli e diffusori di grandi dimensioni), possibilmente fuori dal presbiterio. - nr. 2 lampade da 500 watt; Non è ammesso l’uso di cavalletto per macchina fotografica e telecamera. Il posizionamento e l’utilizzo di ulteriori attrezzature tecniche andranno comunque concordate con il celebrante. 6. Fotografare gruppi di parenti e amici all’interno della chiesa è

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consentito dopo le celebrazioni, purché venga conservato il decoroso rispetto per i luoghi sacri (in particolare si escluda il presbiterio). 7. Gli operatori cureranno di non lasciare in vista valigie o sacche; per il deposito dell’attrezzatura dovrà essere utilizzato un luogo che non sia d’ impedimento all’azione rituale. 8. A documentare la celebrazione del matrimonio sarà ammesso un solo fotografo e/o un video-operatore incaricato dagli sposi, nonché eventuali collaboratori. Nessuno potrà imporre agli sposi un proprio fotografo o video-operatore. Altre persone si asterranno dall’eseguire riprese sia video sia fotografiche. Il parroco, da parte sua, dando debita informazione alle famiglie, farà in modo che parenti e amici non intervengano autonomamente facendo foto e video, disturbando la celebrazione. Qualora in parrocchia vi siano due o più operatori professionisti dovrà essere garantito un avvicendamento dei loro servizi nelle diverse celebrazioni durante l’anno. 9. Il fotografo e il video-operatore siano in possesso del tesserino professionale rilasciato dalla Curia vescovile. Gli operatori provenienti da altre diocesi potranno svolgere il servizio in ragione dell’autorizzazione concessa dalla diocesi di provenienza e comunque nell’osservanza delle presenti norme. Qualora venisse scelto un operatore privo del tesserino professionale rilasciato dalla Curia vescovile (oppure un parente), è dovere del sacerdote responsabile della chiesa fornire al medesimo operatore le presenti norme ed assicurarsi che egli vi si atterrà. 226

10. Il tesserino professionale viene rilasciato dalla Curia vescovile a coloro che hanno partecipato alla presentazione di queste norme, dal competente ufficio, sarà vidimato ed eventualmente rinnovato ogni tre anni; il servizio per la pastorale liturgica della Curia vescovile potrà eventualmente revocarlo prima della scadenza per gravi inadempienze del presente regolamento. 11. Il fotografo non dimentichi, soprattutto se è credente, che anch’egli, durante la celebrazione, è chiamato a prendervi parte


CURIA METROPOLITANA attivamente con un comportamento corretto. In tal modo egli potrà offrire una buona testimonianza di fede, e anche suscitare e sostenere la partecipazione dei fedeli. L’elenco dei fotografi che hanno sottoscritto le presenti norme verrà conservato presso l’ufficio del servizio per la pastorale liturgica per l’opportuna informazione alle parrocchie. Qualora si ritenga necessario, l’Ufficio Liturgico diocesano e le Associazioni di categoria organizzeranno degli incontri di aggiornamento e di verifica (una volta all’anno) per favorire l’attuazione del presente regolamento. Il presente regolamento viene sottoscritto dal singolo operatore che si impegna ad accettarne le regole. Le associazioni firmatarie provvederanno a raccogliere le adesioni e a consegnare l’elenco e i rispettivi aggiornamenti alla curia diocesana. Sarà opportuno promuovere incontri fra i rappresentanti dell’ufficio liturgico diocesano e le strutture locali delle associazioni nazionali firmatarie per favorire l’attuazione del presente regolamento, e organizzare eventuali corsi formativi, utili ad adattare e integrare le disposizioni qui riportate per giungere in quella sede a renderle normative. Successivamente la Curia potrà fornire alle parrocchie per l’opportuna informazione l’elenco dei fotografi che hanno aderito all’iniziativa. Possono sottoscrivere il presente regolamento tutti gli operatori professionisti associati alle associazioni firmatarie. Gli operatori di cui sopra si faranno garanti per l’osservanza delle disposizioni suddette nei confronti dei loro collaboratori. 227 Indicazioni circa i vari momenti della celebrazione

1. Durante i riti di introduzione I riti d’introduzione comprendono il saluto iniziale del sacerdote, l’atto penitenziale, il “Gloria” (o inno di glorificazione), l’orazione del sacerdote, detta “colletta”.


Lo scopo di questi riti è che i fedeli, riuniti insieme, formino una comunità (cfr Ist. gen. del Messale Romano, n. 24). Dal buon avvio di questo primo momento dipende molto dello svolgimento seguente della celebrazione. Occorre avere molta avvertenza, sia da parte del sacerdote celebrante, sia di coloro che svolgono un “servizio” nella celebrazione, affinché si crei subito un clima di raccoglimento, attenzione e partecipazione. Ciò non sempre è facile se si pensa che molti “invitati” si sentono piuttosto spettatori curiosi che non fedeli partecipi dell’azione sacra. Dopo aver ripreso per il Battesimo: l’ingresso alla porta della chiesa; per la Cresima e l’Eucaristia: la processione d’ingresso; per il matrimonio: l’ingresso degli sposi e il reciproco saluto, è bene che il fotografo eviti di fare riprese, specialmente durante l’atto penitenziale. È questo un momento in cui si esige il silenzio e il raccoglimento per riconoscere e confessare i propri peccati, condizione indispensabile, questa, per essere degni di celebrare l’Eucaristia. 2. Durante la liturgia della parola

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Dopo i riti introduttivi inizia la liturgia della parola. È un momento molto importante perché «nelle letture che poi vengono spiegate nell’omelia, Dio parla al suo popolo, gli manifesta il mistero della redenzione e della salvezza e offre un nutrimento spirituale» (cfr Ist. gen. del Messale Romano, n. 33). È dalla parola di Dio che prendono significato i sacramenti. Per questo è necessario che tutti i fedeli presenti ascoltino senza distrazione la parola di Dio, per poter dare ad essa la propria risposta di fede e di preghiera e per comprendere bene il senso e il valore di ciò che si sta compiendo. Il fotografo, in questo momento non farà fotografie e non si muoverà per la chiesa, in modo da consentire un ascolto religioso del messaggio che si proclama e una risposta corale ad esso. 3. Durante il rito del sacramento che si celebra Dopo l’ascolto della Parola si svolge la liturgia del sacramento: - momenti del rito del Battesimo: preghiera e invocazione sull’ac-


CURIA METROPOLITANA qua, rinuncia a Satana, professione di fede, battesimo, unzione con il sacro crisma, consegna della veste bianca e del cero acceso; - momenti del rito della Cresima: presentazione dei cresimandi, rinnovazione delle promesse battesimali, imposizioni delle mani, crismazione, preghiera universale; - momenti del rito del matrimonio: la memoria del Battesimo e l’aspersione degli sposi e dei fedeli, le tre domande rivolte agli sposi per accertare davanti all’assemblea la sincerità delle loro intenzioni e la consapevolezza degli impegni che stanno per assumersi, l’espressione del consenso, la benedizione e lo scambio degli anelli, la preghiera dei fedeli. È comprensibile e legittimo che a questo punto si scatti qualche foto come ricordo del momento sacramentale. Il vero professionista lo farà tuttavia con delicatezza e sobrietà.

4. Durante i riti offertoriali Il rito della preparazione dell’altare e la presentazione dei doni (impropriamente chiamato “offertorio”) è un momento di relativa “calma”. Tutti infatti siedono, in un atteggiamento di meditazione e di riposo. Lo spazio di tempo è relativamente breve, tuttavia si potrà scattare qualche foto. 229 5. Durante la preghiera eucaristica Dopo i cosiddetti “riti offertoriali” inizia la parte più importante della celebrazione. È la “preghiera eucaristica” che inizia con le parole del sacerdote: “Il Signore sia con voi... In alto i cuori...” e si conclude con l’acclamazione “Per Cristo, con Cristo, e in Cristo…”. È la «preghiera di azione di grazie e di santificazione» (Ist. gen. del Messale, n.54) che il sacerdote dice a nome di tutta la comunità per


ringraziare Dio e nella quale il pane e il vino diventano il corpo e il sangue di Cristo e quindi si rinnova e si offre il sacrificio di Gesù. È un momento che esige la massima partecipazione interiore e il più grande raccoglimento. Perciò non è bene fare fotografie.

6. Durante i riti di comunione Seguono un insieme di riti chiamati “di comunione”. Iniziano con la recita comunitaria del “Padre nostro” che è l’orazione che caratterizza i cristiani; c’è poi la preghiera per la pace e lo scambio del gesto destinato ad esprimerla; si fa quindi la comunione di coloro che celebrano il Sacramento: genitori, padrini, cresimandi, fanciulli, sposi e tutti i fedeli presenti che desiderano comunicarsi. Tutto si conclude con l’orazione dopo la comunione e la benedizione. Il fotografo potrà riprendere lo scambio di pace e il momento della comunione. Eviterà però d’intervenire dopo la comunione, nel momento di silenzio che la segue, lasciando che quanti si sono comunicati si raccolgano nella preghiera e non siano disturbati o distratti da altre preoccupazioni.

7. Conclusione La celebrazione termina con l’orazione finale e la benedizione. Sarà possibile scattare qualche fotografia (nel rito del matrimonio durante le firme), nel congedo e all’uscita dalla chiesa. Evitare di sostare in chiesa alla fine della celebrazione per non creare confusione. Foto di gruppo e dei saluti si facciano fuori dall’ambiente sacro. 230 N.B. Il parroco o il rettore della chiesa vigilerà che i servizi e le fotografie siano contenuti nei limiti delle norme pastorali. Si asterrà sempre da ogni forma di partecipazione e di commercio o di trattativa con i prestatori d’opera, salvo la richiesta di compenso per eventuali danni recati alla chiesa.


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SEMINARIO ARCIVESCOVILE Il IV centenario del Seminario Arcivescovile (1612-2012)

Il Seminario Arcivescovile di Bari ha celebrato, nell’anno 2012, il quarto centenario di fondazione, occasione favorevole per rendere grazie al Signore della “vita come vocazione”. Dal 1612 la città di Bari, e tutte le comunità dell’Arcidiocesi, usufruiscono di un grande dono: la possibilità di crescere come Chiesa grazie al contributo efficace che ragazzi, giovani, sacerdoti, religiosi, missionari, consacrati, famiglie, comunità, singoli fedeli, hanno ricevuto dall’esperienza comunitaria del Seminario. I quattrocento anni del Seminario sono, in realtà, il compleanno dell’intera diocesi! Quante storie, quante vite, quante vocazioni racchiuse in questo arco di tempo! Alcune ci sono note, altre no, tutte sono custodite nel Mistero di Dio. L’esperienza vocazionale proposta dal Seminario è l’azione dello Spirito Santo che porta ciascuno a collocarsi in un “a cuore a cuore” con Dio, che si fa risposta d’amore per gli altri e per il mondo. Questa è fede e vita cristiana: comunicare la gioia di aver incontrato Gesù Signore. Il cammino di questi quattrocento anni è stato fin dagli inizi tutt’altro che facile. Non sono mancati periodi, anche lunghi, di grandi difficoltà economiche nel portare avanti una grande istituzione come il Seminario; altri momenti in cui è stato necessario ripensare la formazione dei ragazzi, per offrire un servizio sempre migliore.

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Il nostro Arcivescovo, mons. Francesco Cacucci spiega questa evoluzione: «Le modalità con le quali si è attuata l’azione formativa del Seminario riflette la sensibilità dei tempi. Sono così differenti le immagini di prete che emergono nel corso del tempo: il prete del Tridentino come l’uomo del sacro; il prete del ‘700 si presenta piuttosto come un funzionario; nell’ ‘800 e nella prima parte del ‘900, il prete è piuttosto un organizzatore, mentre dopo il Concilio Vaticano II si preferisce spiegare il prete come l’uomo della comunione». Solo alla luce di questi cambiamenti culturali ed ecclesiali è possibile leggere la storia del Seminario. Tutto cambia, ma il nostro Seminario testimonia da quattrocento anni la fedeltà ad una meta che invece non è cambiata: formare i ragazzi che sentono il desiderio di rispondere alla chiamata di Dio al Presbiterato, perché ciascuno diventi «onesto cittadino, buon cristiano e degno operaio del Vangelo», come scriveva l’Arcivescovo mons. Pedicini nella metà del 1800. In quattro secoli, il Seminario è stato ed è, per tanti ragazzi e giovani, “luogo di incontro con il Signore”, “appuntamento quotidiano” con Lui, per mettersi in ascolto, conoscere e rispondere con libertà al Suo desiderio di bene che ciascuno porta dentro di sé. Festeggiare i quattrocento anni del Seminario vuol dire rendere grazie a Dio in modo particolare per il dono del sacerdozio di Cristo: è Gesù il Sommo ed Eterno Sacerdote, inviato di Dio Padre, che opera nel mondo in infiniti modi. Ad alcuni uomini il Signore ha lasciato una scintilla del suo sacerdozio. Sì, una scintilla perché il sacerdozio universale di Cristo si compie totalmente in tutti i presbiteri del mondo. Pensiamo, idealmente, a tutti i presbiteri formatisi in Seminario nei quattro secoli trascorsi! Quale Mistero! Bisogna adorare a lungo il Signore per comprendere la ricchezza del sacerdozio che passa attraverso un solo ministro che si prende cura di tutto il popolo di Dio e del mondo intero. Gesù Signore vive il culmine del Suo Sacerdozio nell’esperienza della Croce che è dono totale di sé, e ogni giorno, ciascuno di noi, è chiamato al dono totale nella vita quotidiana. Da sempre il Seminario si propone nella vita e nel cammino della nostra diocesi: luogo di accoglienza per sperimentare la presenza del Signore,


SEMINARIO ARCIVESCOVILE luogo di incontro con Lui attraverso l’interiorità e la vita di fraternità, luogo di partenza perché ciascuno viva in pienezza ciò a cui è chiamato e inviato fino al dono totale del martirio cristiano quotidiano o cruento. Le iniziative proposte durante l’anno pastorale sono state innumerevoli: anzitutto il 18 gennaio, data storica dell’istituzione. La diocesi è stata convocata dall’Arcivescovo per la celebrazione eucaristica presso la cappella maggiore del Seminario. Hanno partecipato oltre 500 fedeli delle comunità parrocchiali con circa 120 sacerdoti e diaconi. Insieme a mons. Cacucci hanno concelebrato altri vescovi: mons. Domenico Padovano, rettore del Seminario dal 1969 al 1979; mons. Filippo Santoro e mons. Michele Castoro, ex alunni del Seminario. Al termine della S. Messa un concerto, curato dalla Fondazione “Frammenti di Luce”, ha animato la serata. Nella stessa giornata di festa è stata promulgata una Lettera pastorale dell’Arcivescovo, mons. Cacucci, dal titolo Cerca e troverai, con riferimento alla dimensione educativa e vocazionale della pastorale, nella società odierna. Una data altrettanto importante è stata il 25 aprile, giorno in cui la diocesi, con oltre 1500 persone, si è recata a Roma per il pellegrinaggio alle tombe degli apostoli, con la partecipazione all’udienza del Papa in Piazza S. Pietro e la concelebrazione eucaristica, presieduta da mons. Cacucci, presso la Basilica di S. Giovanni in Laterano: momenti intensi di Chiesa con fede e fraternità, attorno alla comunità del Seminario. Una felice concomitanza, nell’anno 2012, è il 25° anniversario di ordinazione episcopale dell’Arcivescovo mons. Francesco Cacucci. Per i due anniversari sono stati convocati in Cattedrale i cresimandi di ogni vicariato per un incontro di festa e preghiera alla presenza del Vescovo, ministro del sacramento della Confermazione; inoltre il Museo Diocesano e il Capitolo Metropolitano di Bari hanno organizzato una mostra presso la Cripta della Cattedrale di Bari dal titolo “I Pastori della Chiesa di Bari dal 1612 ad oggi”. Non va trascurata l’azione ordinaria che il Seminario, come ogni anno, ha offerto a tutte le comunità della diocesi. In particolare, insieme

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agli incontri vocazionali mensili e settimanali, da menzionare l’animazione dei ritiri vicariali e le visite, coordinate dal Vicario generale, a ciascun vicariato, con il coinvolgimento dei Consigli pastorali parrocchiali e vicariali. Con gratitudine e fiducia affidiamo al Signore il cammino del Seminario e dell’intera diocesi di Bari-Bitonto nel IV centenario di fondazione, sicuri che, come dice con gioia il Papa Benedetto XVI: «Su questa via non siamo soli, ma la grande schiera dei Santi cammina con noi e i santi ancora vivi, i fedeli di oggi e di domani, ci sostengono e ci accompagnano». Auguri, a tutti e a ciascuno, con infinita gratitudine dalla comunità del Seminario! sac. Andrea Favale Rettore del Seminario

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TRIBUNALE ECCLESIASTICO REGIONALE PUGLIESE Inaugurazione dell’Anno giudiziario

Relazione del Vicario giudiziale (Bari, 10 marzo 2012)

Eccellenze reverendissime, onorevoli Autorità, illustri magistrati del Foro civile, illustri autorità accademiche, illustri avvocati, signore e signori 1. Porgo il mio vivo e cordiale saluto e il mio ringraziamento a tutti voi che onorate con la vostra presenza questa cerimonia di inaugurazione ufficiale dell’anno giudiziario del nostro Tribunale Regionale. Saluto l’Arcivescovo S.E. Mons. Francesco Cacucci, Presidente della Conferenza Episcopale Pugliese e Moderatore del Tribunale. In questa occasione sento il dovere, a nome di tutti gli operatori del Tribunale, di ringraziarLo per l’attenzione costante al lavoro che si svolge nel Tribunale. Tale attenzione per tutti noi è motivo di incoraggiamento. Saluto anche il Vicario giudiziale e i giudici del Tribunale di Appello di Benevento, il M. R. Padre Aurelio Gjerkaj, giudice del Tribunale Nazionale di Albania di cui il nostro Tribunale è sede di Appello. Egli rappresenta S.E. Mons. Angelo Massafra, Arcivescovo di Scutari e Pulc. Saluto con deferenza e gratitudine le autorità civili e militari rappresentate dai più alti vertici.

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Do il mio benvenuto al reverendissimo mons. Paolo Gentili, direttore dell’Ufficio nazionale della Conferenza Episcopale Italiana per la Pastorale della famiglia, il quale terrà la prolusione sul tema: “Il sacramento del matrimonio e l’azione pastorale per prevenire le nullità matrimoniali”. 2. È mio gradito compito presentare la Relazione dell’attività che il nostro Tribunale Regionale ha svolto durante l’anno 2011. Dalla lettura di essa e dall’esame dei dati che vengono riferiti si ha la possibilità di rendersi conto della situazione della amministrazione della giustizia per quanto riguarda le dichiarazioni di nullità di matrimonio nella nostra regione. Ritengo che sia una preziosa occasione, non tanto per soddisfare la curiosità ma per dare la possibilità, specialmente agli operatori pastorali, di riflettere in ordine alla situazione riguardante il matrimonio e la famiglia.

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3. Le cause A) Nel 2011 sono stati introdotti 216 nuovi libelli (lo stesso numero del 2010): - sono state concluse con decisione 237 cause (14 in meno del 2010) - con dispensa super rato e non consumato 2 cause - ne sono state archiviate 18. Al 31 dicembre 2011 risultano pendenti 476 cause (al 31 dicembre 2010 risultavano pendenti 517 cause). Delle cause concluse con decisione: - 191 si sono concluse affermativamente, cioè con la dichiarazione di nullità del matrimonio - 46 si sono concluse negativamente, cioè con il riconoscimento della validità del matrimonio. B) Le motivazioni principali Matrimoni dichiarati nulli: 81 per esclusione della indissolubilità. 81 per grave difetto di discrezione di giudizio e per incapacità ad assumere gli obblighi coniugali per cause di natura psichica (iuxta can. 1095, n 2 e n 3). 49 per esclusione della prole.


TRIBUNALE ECCLESIASTICO REGIONALE PUGLIESE 37 per simulazione totale del consenso. 14 per esclusione della fedeltà. 7 per timore. 6 per condizione. 3 per dolo. 2 per esclusione del bonum coniugum. 2 per errore di qualità della persona direttamente e principalmente intesa (iuxta can. 1097 - §2). 1 per impotenza. 1 per l’impedimento di precedente vincolo. Durata della convivenza dopo la celebrazione del matrimonio: dai 216 libelli presentati nel 2011 risulta che 181 unioni matrimoniali sono durate tra 7 giorni e 10 anni. Annotazioni e considerazioni Per quanto riguarda il numero delle cause introdotte è da notare che in questi ultimi anni c’è stata una stabilizzazione intorno a poco più di 200 cause e l’atteggiamento delle persone che si rivolgono al Tribunale è di fiducia nella Chiesa per ottenere una parola di pacificazione alla propria coscienza turbata dal riconoscimento di errori commessi prima del matrimonio. Tutto questo deve indurre i sacerdoti impegnati nella pastorale giovanile, nella pastorale vocazionale e nella pastorale familiare e tutti gli operatori pastorali laici che, a vario titolo, collaborano in questi ambiti, a riflettere per intervenire in tempo onde prevenire gli errori e quindi le eventuali nullità matrimoniali. Ecco qualche indice di riflessione sui dati riferiti. *** Se si sommano i matrimoni dichiarati nulli per simulazione totale (37), per esclusione della indissolubilità (81), per esclusione della fedeltà (14) per esclusione della prole (49) e per l’esclusione del bonum coniugum (2) risulta che in 146 casi i nubendi sono andati al matrimonio non con retta intenzione, e al processetto matrimoniale, fatto poco più di un mese prima della celebrazione del matrimonio, non sono stati sinceri.

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Pertanto è evidente la importanza della seria preparazione remota, prossima e immediata dei giovani alla celebrazione del matrimonio. Mons. Gentili approfondirà l’argomento nella sua relazione. E’ opportuno ricordare ciò che disse Papa Benedetto XVI il 22 gennaio 2011 alla Rota romana: «Tra i mezzi per accertare che il progetto dei nubendi sia realmente coniugale spicca l’esame prematrimoniale. Tale esame ha uno scopo principalmente giuridico: accertare che nulla si opponga alla valida e lecita celebrazione delle nozze. Giuridico non vuol dire però formalistico, come se fosse un passaggio burocratico consistente nel compilare un modulo sulla base di domande rituali. Si tratta invece di un’occasione pastorale unica - da valorizzare con tutta la serietà e l’attenzione che richiede – nella quale, attraverso un dialogo pieno di rispetto e di cordialità, il pastore cerca di aiutare la persona a porsi seriamente dinanzi alla verità su se stessa e sulla propria vocazione umana e cristiana al matrimonio. In questo modo, con i vari mezzi a disposizione per una accurata preparazione e verifica, si può sviluppare un’efficace azione pastorale volta alla prevenzione delle nullità matrimoniali». I cosiddetti processetti prematrimoniali dovrebbero essere la relazione di quanto i nubendi hanno maturato durante il percorso di riscoperta della fede e di esperienza di fede in cui si sono preparati alla celebrazione del sacramento del matrimonio, accompagnati dal sacerdote-parroco e da una coppia guida significativa.

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*** Nel 2011 è stato dichiarato nullo un matrimonio per impedimento di vincolo precedente. Si è trattato di una persona, già sposata in chiesa e poi divorziata, che al parroco ha taciuto il suo stato e, purtroppo, nella documentazione esibita aveva presentato il certificato di battesimo senza l’annotazione del matrimonio già celebrato. *** I casi di matrimoni dichiarati nulli per simulazione totale o parziale sono tanti. È bene che tutti sappiano che secondo l’art. 251 §2 dell’Istr. Dignitas connubii, alla parte che è stata causa della nullità per simulazione e anche per dolo, il Tribunale, considerate tutte le circostanze del caso, appone il divieto di contrarre un nuovo matrimonio senza la previa consultazione dell’Ordinario del luogo in cui il nuovo matrimonio deve essere celebrato.


TRIBUNALE ECCLESIASTICO REGIONALE PUGLIESE 4. L’attività dei giudici Nell’anno 2011 sono state discusse 239 cause. Le cause pendenti (che al 31 dicembre del 2010 erano state 517) al 31 dicembre 2011 risultano 476. Devo dare atto che i giudici e gli uditori, pur non trascurando le altre attività pastorali nelle rispettive diocesi, si sono impegnati con zelo, entusiasmo e passione in questo servizio dell’attività giudiziaria. Poiché il numero delle cause pendenti è ancora abbastanza alto, si auspica, per quanto possibile, la disponibilità di altri sacerdoti competenti ed equilibrati.

5. L’attività del nostro Tribunale come sede di appello per il Tribunale nazionale di Albania Durante l’anno 2011 è continuata l’attività del nostro Tribunale per l’esame e la definizione delle cause in appello dall’Albania. Poiché ci sono state difficoltà a ratificare con decreto una sentenza del Tribunale albanese si è dovuto rinviare la causa all’“esame ordinario” e pertanto il nostro giudice Ponente, per alcuni giorni si è recato in Albania per riascoltare l’attore e i testi perché il Collegio raggiungesse la certezza morale della nullità. La definizione avverrà in questo anno 2012.

6. Difensori del vincolo e promotore di giustizia Il titolare dell’ufficio di difensore del vincolo è mons. Felice Posa. Egli si avvale della collaborazione di difensori del vincolo sostituti: 4 sacerdoti e 7 laici. Mons. Posa e i suoi collaboratori si sono impegnati con zelo e competenza. Anche nell’anno 2011 l’ufficio di promotore di giustizia è stato svolto da mons. Felice Posa e, quando è risultato incompatibile perché impegnato come difensore del vincolo, l’incarico di promotore di giustizia è stato svolto dal sac. Ignazio Pansini.

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7. Patroni stabili I patroni stabili del nostro Tribunale sono l’avv. Antonella Angelillo, l’avvocato rotale Concetta Farinato e l’avv. Francesca Maria Lorusso. Secondo le norme, ai patroni stabili i fedeli possono rivolgersi per ottenere la consulenza canonica circa la loro situazione matrimoniale e per avvalersi del loro patrocinio. Il patrono stabile non riceve alcun compenso dai fedeli né per la consulenza, né per il patrocinio o la rappresentanza in giudizio perché alla retribuzione dei patroni stabili provvede il Tribunale, attingendo dalle risorse messe a disposizione dalla CEI. Il servizio di consulenza è avvenuto ordinariamente nella sede del Tribunale e, una volta al mese, nelle sedi delle diocesi dei capoluoghi di provincia, in un ufficio delle rispettive Curie, così come stabilito dal nostro regolamento. L’avv. Angelillo per la provincia BAT nella sede della Curia di Barletta e di Andria, l’avv. Farinato nella sede della Curia di Foggia e di Brindisi, l’avv. Lorusso nella sede della Curia di Lecce, secondo un calendario che è stato reso noto ai cancellieri delle rispettive Curie. I nostri patroni stabili durante l’anno 2011 hanno introdotto n. 39 libelli. Intanto mi sembra necessario e doveroso ricordare che il patrono stabile non è l’avvocato d’ufficio, poiché alle situazioni di indigenza è possibile provvedere con il gratuito patrocinio assicurato dai liberi professionisti iscritti all’albo, secondo un turno determinato dal Vicario giudiziale. 240 8. I costi e la durata delle cause Forse per una non retta o “malevola” informazione, circolano notizie non vere riguardo ai costi delle cause per ottenere la dichiarazione di nullità del matrimonio. Tante persone, a motivo di false notizie, sono scoraggiate e hanno difficoltà, se non diffidenza, ad accostarsi al Tribunale. Pertanto torno a ricordare, perché ne siano informati i parroci e tra-


TRIBUNALE ECCLESIASTICO REGIONALE PUGLIESE mite loro se ne faccia notizia, che il contributo delle parti alle spese processuali è il seguente: la parte attrice, che invoca il ministero del Tribunale, è tenuta a versare Euro 525,00 al momento della presentazione del libello; la parte convenuta non è tenuta ad alcuna contribuzione, ove partecipi all’istruttoria senza patrocinio. Nel caso in cui la parte convenuta nomini un patrono di fiducia o ottenga di usufruire dell’assistenza del patrono stabile, è tenuta a versare Euro 262,50. Dall’esame del bilancio consuntivo dell’anno scorso risulta che ogni causa in media costa alla Chiesa italiana circa 4.000,00 Euro e pertanto il contributo delle parti di 525,00 Euro è minimo rispetto all’effettivo costo. La durata delle cause, per il numero di esse e la disponibilità dei giudici, è non meno di due anni. Certe volte i tempi si allungano quando, dovendo verificare la incapacità psicologica o psichica si rende necessaria la perizia di periti d’ufficio, psichiatri o psicologi che con serietà e competenza svolgono il loro lavoro professionale.

9. La cancelleria L’impegno dei notai che hanno collaborato con il cancelliere è stato notevole per l’assistenza ai giudici, la sollecita e puntuale redazione dei fascicoli delle cause, la cura dell’archivio, la gestione amministrativa. Ad essi sento il dovere di esprimere la mia gratitudine profonda. 241 10. Conclusione Ai giudici, agli uditori, ai difensori del vincolo, ai promotori di giustizia, al cancelliere, ai valenti avvocati, ai periti e a tutti coloro che a vario livello collaborano, auguro buon lavoro per il nuovo anno. mons. Luca Murolo Vicario giudiziale



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FONDAZIONE ANTIUSURA S. NICOLA E SS. MEDICI Relazione socio-pastorale del Presidente

1. Premesse Siamo entrati felicemente nel diciottesimo anno di vita della Fondazione e il traguardo dei vent’anni, che ci appariva molto lontano, è dietro l’angolo. Ringraziamo per il cammino realizzato innanzitutto il Signore di cui sempre abbiamo avvertito la presenza benedicente. Con Lui ringraziamo i nostri impareggiabili volontari che ci hanno edificato con il loro spirito di sacrificio. La loro disponibilità e la loro professionalità sono sempre state ispirate dal desiderio di condividere le problematiche delle persone a rischio di usura o finite “sotto schiaffo”. Sul volontariato molto si è scritto. Giustamente Papa Benedetto XVI, parlando dei volontari cattolici riuniti l’11 novembre 2011 per un incontro in occasione dell’Anno europeo del volontariato, li ha definiti «strumenti visibili dell’amore di Dio nel mondo contemporaneo». Nella stessa occasione il Santo Padre ha affermato che «il volontariato cattolico non è solo espressione di buona volontà. Esso è basato sull’esperienza personale di Cristo. Egli fu il primo a servire l’umanità dando la sua vita per tutti». Desidero citare anche il Premio Nobel per la Pace Albert Schweitzer e l’indimenticabile don Lorenzo Milani. Il primo affermava:

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«[…] non so quale sarà il destino dei volontari, ma una cosa la so. Gli unici tra voi che saranno felici davvero, saranno coloro che avranno cercato e capito lo spirito di servizio verso gli altri […]», mentre il secondo aveva riassunto il suo programma in una formula: I care, «io mi prendo cura di te». Il volontario è chi sceglie di lavorare gratuitamente, prendendosi cura dell’altro/degli altri. La sua attività è un raggio di luce che dona speranza a chi è nella disperazione, una mano a chi è nel bisogno, un pensiero a chi ha la mente intorpidita. Con questa sensibilità i volontari offrono il loro tempo libero; con le loro professionalità approfondiscono le situazioni che vengono loro presentate; con attenzione generosa curano la loro formazione nelle nostre comunità ecclesiali. I volontari frequentano la Fondazione non per colmare il loro tempo libero, ma per donarlo, ritagliandolo e sottraendolo ai loro impegni familiari, di lavoro e tante volte anche alle vacanze e agli hobbies. Abbiamo trascorso quest’ultimo anno con grande passione: maturando nuove idee, dando vita a nuovi rapporti e intese e affrontando i problemi emergenti nel preoccupante contesto economico che è sotto gli occhi di tutti. Tra le iniziative più significative ci piace ricordarne alcune: - la sottoscrizione del Protocollo d’intesa con i notai della Provincia di Lecce. Con questa firma tutte le province pugliesi sono coperte da questo accordo; - le convenzioni sottoscritte con le diocesi di Trani-BarlettaBisceglie e di Lecce. Aspettiamo con fiducia la disponibilità della diocesi di Andria per concludere le convenzioni con tutte le diocesi pugliesi; - l’istituzione del sito web della Fondazione (www.fondazioneantiusurabari.it), che ha messo in rete, e quindi offerto alla conoscenza di tutti, le informazioni sulle attività e sulle iniziative della Fondazione. Contiamo di aggiornarlo con costanza per meglio rispondere alle aspettative dei visitatori. È questa una bella esperienza di servizio e di trasparenza evangelica: ut videant opera vestra bona et glorificent Patrem vestrum qui in coelis est (Mt 5, 16). Dal punto di vista socio-politico, ci troviamo ad operare in un momento molto difficile.


FONDAZIONE ANTIUSURA S. NICOLA E SS. MEIDICI L’attuale crisi economica, iniziatasi nel 2008, tra i fattori principali presenta alti prezzi delle materie prime, una rarefazione della liquidità con un’inflazione sempre più crescente, la recessione che impensierisce non solo l’Italia e una crisi creditizia con conseguente crisi di fiducia dei mercati finanziari. Noi ci auguriamo che questa crisi in atto sia veramente superabile e non sia di lunga durata. In occasione dei quarant’anni della Caritas italiana, il Santo Padre, facendo riferimento a questa situazione, ha affermato: «La crisi economica globale è un ulteriore segno dei tempi che chiede il coraggio della fraternità. Il divario tra nord e sud del mondo e la lesione della dignità umana di tante persone, richiamano ad una carità che sappia allargarsi a cerchi concentrici dai piccoli ai grandi sistemi economici. Il crescente disagio, l’indebolimento delle famiglie, l’incertezza della condizione giovanile, indicano il rischio di un calo di speranza […]». Il governo Monti, che ha ereditato una situazione difficilissima, sta adottando misure correttive certamente gravose per tanti cittadini. Non tocca a noi, in questa circostanza almeno, giudicare l’equità di tali misure. Fotografiamo però la realtà sociale nella quale siamo immersi e rileviamo che sul territorio italiano ci sono 7 milioni e 800 mila poveri, circa 3 milioni di famiglie (il 13% dell’intera popolazione) che non riescono a pagare mensilmente il fitto di casa, le bollette della luce e del gas, le tasse sui rifiuti, il condominio… . La situazione economica dei ceti medi e medio-bassi è peggiorata negli ultimi dodici mesi del 15%; quasi la metà delle famiglie italiane (48,5%) è costretta ad usare i risparmi accumulati in passato per arrivare a fine mese e incontra molte difficoltà a superare la fatidica “quarta settimana” (45,7%), mentre il 27,3% non arriva a fine mese. Oltre il 70% degli italiani non riesce più a risparmiare, il 24,9% dichiara di avere difficoltà a pagare le rate del mutuo e quasi un quinto (il 18,6%) ha lo stesso problema con il canone d’affitto. Lo specchio della crisi viene evidenziato ulteriormente anche dai “Compro-Oro”. Crescono come i funghi: già siamo ad uno ogni 617 mila abitanti. La restrizione dell’accesso al prestito bancario ha introdotto e ha fatto proliferare nelle nostre città questi esercizi commerciali ai quali si è rivolto nell’ultimo anno un numero cre-

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scente di persone, soprattutto povera gente: i “Compro-Oro” si sono quadruplicati negli ultimi due anni. La gente ormai non nasconde le proprie preoccupazioni per l’anno in corso: solo il 6,1% pensa che la situazione economica possa migliorare, a fronte di un 56,6% che pronostica un peggioramento e un 26% che si augura una condizione di stabilità.

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Questa preoccupante e parziale fotografia ci aiuta a comprendere come sia necessario promuovere una cultura della sobrietà e l’accompagnamento delle persone indebitate perché non finiscano “sotto schiaffo”, vittime dell’usura. Questa piaga, anche se sommersa, è purtroppo presente su tutto il territorio nazionale e coinvolge non meno di 900 mila persone, senza contare il numero crescente di immigrati (non meno di 20 mila), alcuni dei quali si rivolgono da tempo alle nostre Fondazioni. Le famiglie a rischio di indebitamento estremo e quindi anche di usura sono circa 3 milioni (il 25%), in particolare nel Mezzogiorno (intorno al 30%). I piccoli commercianti e le famiglie, in particolare quelle dei lavoratori dipendenti nelle zone di crisi industriale e dell’agricoltura, sono le vittime più presenti nella difficile situazione economica che sembra non dare tregua. Per quanto riguarda l’usura, la nostra Regione viene definita ad alto rischio, soprattutto a causa dell’incremento della criminalità. Tra le province pugliesi un primato molto negativo viene attribuito a quelle di Bari e Foggia. Vivono sotto la soglia di povertà 29 pugliesi su 100, con un reddito annuo inferiore a 8.572 euro. I più colpiti sono i giovani, le famiglie numerose, le donne e le persone poco istruite. Le cause sono legate all’elevato tasso di disoccupazione dei giovani, al proliferare del pagamento rateale delle tasse, alle difficoltà di accesso al credito bancario, agli stipendi ridotti, al ricorso alla fortuna tramite l’azzardo. Il finanziamento “alternativo” a quello bancario colpisce non solo le famiglie ma anche le imprese, tanto che il fenomeno in Italia ha portato alla chiusura di 190 mila piccole e medie imprese tra il 2009 e il 2011. Si stima che circa 50 aziende all’anno sono costrette a chiudere con la conseguenza della perdita di posti di lavoro (solo nel 2010 se ne


FONDAZIONE ANTIUSURA S. NICOLA E SS. MEIDICI sono persi circa 130 mila) in un circolo vizioso assai difficile da interrompere. Il giro di affari annuo dell’usura in Italia è stimato in 30 miliardi di euro. Non ci sarà «un futuro buono per l’umanità sulla terra se non ci educhiamo tutti a uno stile di vita più responsabile […] » (Incontro del Papa con i giovani, 29 novembre 2011). Mai la Fondazione, negli anni scorsi, è intervenuta in maniera così massiccia in favore delle persone in difficoltà economiche, facendo ricorso a strumenti abituali di sostegno, quali sovvenzioni a titolo gratuito, microcredito, beneficenze, aiuti alimentari, assistenza legale, consulenze... . Molte delle sovvenzioni elargite, visto il perdurare della morosità nella restituzione delle somme erogate, sono state girate a beneficenza. Queste somme, a volte anche esigue, si sono però rivelate come un toccasana importante per tutti coloro che non potevano far fronte alle incombenze quotidiane (senza acqua, senza luce, senza gas, pagamenti arretrati di fitto, di condominio, ecc.). Accanto ai poveri abituali, abbiamo incontrato tante persone impoverite che, pur non essendo ancora sul lastrico, vivono in una situazione di forte fragilità economica. Sono persone che, soprattutto in questo periodo di crisi, hanno dovuto modificare in modo sostanziale il proprio tenore di vita, privandosi di una serie di beni e di servizi di cui in precedenza disponevano. Inoltre, non poche volte la Fondazione, che aveva anticipato somme di denaro anche cospicue per favorire il rientro in bonis dei mutui ipotecari, ha dovuto poi accollarsi in proprio queste passività perché i beneficiati hanno mostrato di non essere più in grado di restituire. Unitamente a questi interventi sono da menzionare - come su accennato - anche gli interventi di forniture alimentari verso i meno abbienti. A tal proposito, giunga un grande grazie alla comunità parrocchiale di Santa Croce in Bari che ha gestito questo servizio sia nella fase di preparazione che di fornitura avvalendosi dei propri volontari.

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Anche quest’anno la grande maggioranza delle pratiche espletate in Fondazione ha avuto come riferimento la famiglia, struttura di base della società. I suoi problemi, le angosce per arrivare a fine mese, il mutuo da pagare, il lavoro sempre in bilico se non precario o addirittura a rischio di licenziamento, hanno caratterizzato questo periodo di lunga crisi economico-finanziaria. Alcune famiglie gravate da sovraindebitamento sono ricorse al mercato del credito illegale. Il prestito bancario, sempre più richiesto per soddisfare esigenze di base, ha coinvolto le famiglie per il 42% per l’acquisto della prima casa e per il 33% per il pagamento di debiti accumulati, con il rischio della moltiplicazione del debito familiare secondo modalità usurarie. Abbiamo più volte rilevato l’assurdo che si è acceso un mutuo per pagare un debito pregresso, entrando in una spirale molto pericolosa. Con l’intento di promuovere la cultura della sobrietà e rimanendo sensibile alle difficoltà economiche delle famiglie, la Fondazione insieme con il Centro Culturale Marin ha dato vita nel corso dell’anno a tre appuntamenti aventi per oggetto: 1. La famiglia, quale progetto, quale futuro – relatore mons. Rocco D’Ambrosio, docente presso la Facoltà di Scienze sociali della Pontificia Università Gregoriana di Roma; 2. La famiglia nella Sacra Scrittura – relatore don Sebastiano Pinto, docente di Sacra Scrittura presso la Facoltà Teologica Pugliese; 3. Le famiglie italiane nella crisi: effetti economici della manovra Monti – relatori prof. Maurizio Fiasco, sociologo e consulente della Consulta nazionale antiusura e prof.ssa Isabella Martucci Laforgia, docente di economia politica presso l’Università degli Studi di Bari. 248 2. Attività e prospettive della Fondazione San Nicola e Santi Medici Se nei primi anni della nostra attività abbiamo operato rendendo sempre più “visibile” la presenza della Fondazione a servizio delle persone/famiglie indebitate e usurate, oggi questo compito risulta più gravoso per la complessità della nostra società, in rapporto al delicato momento di crisi economica nazionale e internazionale.


FONDAZIONE ANTIUSURA S. NICOLA E SS. MEIDICI Abbiamo collaborato concretamente con le istituzioni preposte alla promozione del bene comune e della legalità (Prefettura, tribunali, forze dell’ordine, ecc.), con tutte le associazioni impegnate nella lotta all’usura e al racket, in particolare con le associazioni di consumatori in campo nazionale, con la Caritas e con altre esperienze di volontariato. Ci siamo resi disponibili con entusiasmo alle richieste delle scuole di ogni ordine e grado, relazionando in appositi convegni, tavole rotonde e ogni forma di dibattito, per documentare la drammatica realtà del fenomeno sommerso e diffuso dell’usura. Abbiamo contribuito alla pubblicazione di articoli e rilasciato interviste su quotidiani locali e nazionali, siamo stati ospiti di trasmissioni televisive in campo nazionale e regionale. Abbiamo avviato e consolidato rapporti con gli enti pubblici (la Regione, le Province, i Comuni, a cominciare dal Comune di Bari). Ci siamo attivati a livello cittadino, provinciale e regionale (Camera di commercio di Bari, banche, consigli notarili), per stipulare convenzioni e partenariati. Finalmente siamo riusciti - come precedentemente accennato - a sottoscrivere altre due convenzioni, grazie alla fattiva comprensione di S.E. Mons. Giovan Battista Pichierri, con la sua diocesi di Trani-Barletta-Bisceglie e con la diocesi di Lecce, grazie all’arcivescovo S.E. Mons. Domenico Umberto D’Ambrosio. La Fondazione è entrata a far parte della Consulta regionale del laicato in Puglia e del Forum delle Famiglie. Nostro referente per la Consulta regionale è don Luigi Trentadue, per il Forum è il dott. Giuseppe Lucchese. 2.1. Per la diocesi di Bari-Bitonto siamo i referenti del “Prestito della speranza”, il Fondo nazionale straordinario istituito dalla Conferenza Episcopale Italiana finalizzato a garantire prestiti bancari da concedere alle famiglie in difficoltà economica ad un tasso agevolato. Quest’anno l’attività è stata addirittura frenetica. Sono stati erogati circa 40 “Prestiti della speranza” ed una decina di finanziamenti

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di “microcredito” nei confronti di piccoli imprenditori per favorire la ripresa dell’attività economica, interrotta per difficoltà di varia natura. Referente ordinario del Prestito della speranza è il dott. Nicola Totaro che ha sempre mantenuto con il Presidente e il Consiglio direttivo uno stretto, necessario collegamento. Non poche pratiche hanno presentato difficoltà concrete.

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2.2. Le prospettive per l’immediato presentano una vasta gamma di impegni: - Rapporti con le banche. Il periodo a dir poco “turbolento” che attraversa l’economia internazionale e quella italiana in particolare, pone questo settore in una situazione di enormi difficoltà. Il balzo in avanti dei rendimenti dei titoli di Stato ha provocato una “stretta” nelle erogazioni e un richiamo informale da parte delle aziende di credito convenzionate circa un possibile ritocco dei tassi concordati precedentemente in convenzione, essendo gli stessi attualmente inadeguati. Tutto ciò esige la ripresa di un dialogo in un clima di reciproca fiducia per aggiornare le convenzioni. È stata comunque ribadita la necessità di un referente preciso e possibilmente unico in banca per velocizzare in tempi brevi i finanziamenti. Non sono tollerabili certe lungaggini (anche oltre sei mesi) che, a volte, vanificano il lavoro svolto dai membri dei Gruppi di ascolto, del Comitato tecnico e del Consiglio direttivo. A onor del vero, negli ultimi tempi si è riusciti a ridurre in alcuni casi i tempi di soluzione delle pratiche: ma si può e si deve migliorare questo servizio. - Nuove fonti di finanziamento. È necessario cercarle per un sereno prosieguo dell’attività della Fondazione, attese le difficoltà di ottenere assegnazioni significative con cadenza annuale da parte dello Stato. Un aiuto ci è giunto dal 5 per mille che finora, in tre tranches, ha assicurato significativi contributi per sostenere le spese istituzionali. - Avviso pubblico “Prevenzione del fenomeno dell’usura” indetto dalla Regione Puglia per la concessione di contributi ai sensi della Legge Regionale n. 7 del 3 aprile 2006. Fino ad oggi con i contributi ricevuti si è potuto provvedere a una decina di erogazioni a favore di persone che rischiavano di finire “sotto schiaffo”.


FONDAZIONE ANTIUSURA S. NICOLA E SS. MEIDICI - È utile osservare che nuove eventuali convenzioni bancarie incontrano delle enormi difficoltà a causa del differenziale che determina tassi che, confrontati con le convenzioni passate, appaiono estremamente penalizzanti. 2.3. Flussi di finanziamento. Saltuari flussi di finanziamento per realizzare iniziative di prevenzione e di informazione (realizzazione di CD, spot pubblicitari sull’azzardo e sull’usura, convegni, ecc.) ci sono stati assicurati dalla CEI - tramite la Consulta Nazionale Antiusura - da alcuni istituti bancari, dalla Camera di commercio di Bari e dalla Basilica di San Nicola di Bari. Altri sostegni ci sono pervenuti dalle diocesi della Regione Ecclesiastica Pugliese e da alcuni comuni. A tutti vanno i nostri ringraziamenti più vivi. 2.4. Esecuzioni immobiliari. Sono ancora in aumento. I pignoramenti iscritti al 31 dicembre 2010 presso il Tribunale di Bari risultavano 1.079, mentre a fine 2011 sono pari a 1.100. Molte volte è stato necessario intervenire in extremis per impedire la vendita di case di abitazione aggredite da debiti e pignorate ad opera di banche, finanziarie, Equitalia ed altri. La Fondazione di volta in volta ha messo a disposizione i suoi esperti per assicurare risposte positive agli appelli. Non è stato sempre facile e possibile risolvere questi problemi, sia per la presenza di più tribunali competenti presenti sul territorio regionale, sia per la diversa sensibilità dei magistrati appartenenti alle sezioni delle esecuzioni immobiliari, sia perché le richieste, presentate in ritardo, non potevano essere accolte. Con gli interventi giunti a buon fine (circa 20), grazie anche alle accennate anticipazioni con Fondi propri, abbiamo restituito serenità e sicurezza a tante persone e famiglie, risanando legalmente situazioni patrimoniali notevolmente compromesse, evidenziando quanto accertato dalla Guardia di Finanza circa il meccanismo che ha permesso a tanti prestanome di impossessarsi di case messe all’asta presso le sezioni delle esecuzioni immobiliari dei tribunali, per essere rivendute a prezzo maggiorato.

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2.5. Denunzia degli usurai e assistenza legale. Nell’ambito della educazione alla legalità, abbiamo riscontrato non pochi risultati positivi per aver convinto un discreto numero di persone a denunziare gli usurai. Per alcune di esse è scattato il programma di protezione statale per i testimoni di giustizia. L’attività di solidarietà in favore delle vittime di usura ed estorsione, nell’anno 2011, ha visto la Fondazione impegnata nell’assicurare, con Fondi Propri, l’assistenza legale sin dalla fase della denuncia e delle indagini preliminari, con la costituzione di parte civile della persona offesa nel relativo procedimento penale. La decisione di costituirci parte civile nei processi per usura (5 casi già in essere, altri casi da formalizzare) è stata molto sofferta ma anche provvidenziale e in linea con le finalità della solidarietà, dell’educazione e promozione della legalità e del tutoraggio delle persone che hanno avuto il coraggio della denunzia dei loro “carnefici”. Siamo convinti che senza il nostro sostegno alcuni processi non sarebbero stati celebrati: chi denuncia ha bisogno di non sentirsi abbandonato fino alla conclusione dei processi, sia sul piano personale che familiare e aziendale. Il sostegno morale ed economico della Fondazione a queste persone, soprattutto quando le loro situazioni intrecciano personaggi della malavita organizzata, è stato fondamentale, come più volte hanno riconosciuto lo stesso procuratore della Repubblica di Bari Antonio Laudati e il presidente della Corte d’Appello Vito Marino Caferra nella sua relazione sull’amministrazione della giustizia il 29 gennaio 2012.

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2.6. Fondo di rotazione per la solidarietà alle vittime dei reati di tipo mafioso. Malgrado il nostro intervento presso le sedi appropriate, rimane ancora irrisolta la modifica apportata - dall’art. 2 comma 23 della L. 94/2009 - all’art. 4 della L. 512/99 istitutiva del Fondo di rotazione per la solidarietà alle vittime dei reati di tipo mafioso per il conseguimento dei danni liquidati in sentenza. A seguito di tali modifiche, gli enti sia pubblici che privati (tra cui le Fondazioni Antiusura), possono proporre istanza di accesso al Fondo esclusivamente per le spese legali liquidate in sentenza e non più per le somme liquidate a titolo di risarcimento danni. La modifica svilisce apertamente l’impegno di solidarietà in favore delle vittime dei reati di usura ed estorsione compiuti nell’ambito


FONDAZIONE ANTIUSURA S. NICOLA E SS. MEIDICI di un’ attività associativa di stampo mafioso, come già in due processi ci è stato riconosciuto. Insisteremo perché venga reintrodotta la norma per consentire alle fondazioni e alle associazioni antiusura e antiracket di usufruire dei benefici della legge. La Fondazione, anche quest’anno, mettendo in atto gli strumenti consentiti dalla legge per incoraggiare le vittime dell’usura alla denuncia e per sostenerla e non ritirarla, ha provveduto a: - elargire un contributo necessario per assicurare l’assistenza legale sia nel procedimento penale sia nell’inoltro della domanda in Prefettura per l’accesso ai benefici di cui all’art. 14 della L. 108/96; - attuare un programma di sostegno a favore dell’interessato e della sua famiglia, prevedendo un adeguato aiuto economico, sia per favorire la ripresa dell’attività compromessa dal debito usurario, sia, nei casi più gravi, per non far mancare i generi alimentari di prima necessità (grazie anche alla collaborazione della parrocchia Santa Croce, come precedentemente accennato); - sviluppare, infine, una paziente opera di sostegno a favore delle vittime di usura ed estorsione sottoposte al programma di protezione per i testimoni di giustizia, sia garantendo loro una continua assistenza legale anche con incontri in località protette, sia accogliendo segnalazioni riguardanti la loro situazione personale, in particolare la richiesta di aiuti economici per soddisfare i bisogni essenziali, per sé e per i propri familiari. In sintesi, ad oggi, i suddetti interventi ammontano a 75 mila euro per 25 interventi di assistenza legale, 115 mila euro per anticipazioni di sussistenza e oltre 10 mila euro per supporti alimentari. 2.7. Collaborazione dei volontari. In tutte le situazioni si è rivelata fondamentale la disponibilità dei volontari, alcuni dei quali hanno garantito con generosità e perseveranza la loro presenza quotidiana negli ambienti della Fondazione o della parrocchia di Santa Croce. Alla loro perizia si deve la diminuzione del 50% delle debitorie esposte e la conclusione positiva di trattative giudicate in partenza impossibili. Con l’attività di “tutoraggio” hanno ridato la fiducia nella vita a

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tante persone e hanno assicurato la restituzione dei prestiti concessi, rendendo possibile il reintegro del Fondo di prevenzione per successivi interventi in favore di quanti in seguito chiederanno l’aiuto della Fondazione. Incalcolabile sarebbe il costo delle prestazioni dei volontari per lo Stato: il loro servizio è stato ed è sempre e unicamente ispirato dalla gratuità, virtù che il Vangelo esalta in particolare nella parabola del buon Samaritano (Lc 1, 23-27). Con grata riconoscenza ricordiamo tutti i volontari presenti e quelli che, per motivi personali o familiari sono stati costretti a sospendere la loro collaborazione. Resta nel cuore di tutti la testimonianza del loro impegno, con la nostalgia di “rientrare in servizio” appena possibile.

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2.8. Saluti Con i nuovi volontari salutiamo con gratitudine mons. Vito Angiuli, vescovo di Ugento-S. Maria di Leuca che rappresenta l’Episcopato pugliese in questo momento, le autorità intervenute, i rappresentanti delle istituzioni locali, i responsabili e i rappresentanti degli istituti bancari, i rappresentanti della stampa (regionale e nazionale) e tutti gli amici e sostenitori che ci hanno voluto onorare con la loro presenza. L’essenza stessa della nostra azione ci impone di coltivare e sviluppare continuamente i rapporti di collaborazione. Da soli, ne siamo convinti, non avremmo realizzato il cammino che è alle nostre spalle, ricco di confortanti risultati a favore di singoli, di famiglie e di piccole aziende. In particolare salutiamo il nuovo presidente onorario, il prefetto della nostra Provincia, dott. Mario Tafaro, che dall’inizio del suo mandato a Bari ha dichiarato la propria disponibilità ad accettare l’incarico previsto dal nostro atto costitutivo. Confidiamo nel suo sostegno personale e istituzionale per vigilare e affrontare le sfide ardue che la società ci impone sul terreno della legalità e della solidarietà per lavorare “in rete” con le istituzioni.


FONDAZIONE ANTIUSURA S. NICOLA E SS. MEIDICI 3. Attività degli organi collegiali 3.1. Consiglio direttivo Il Consiglio direttivo, l’organo deliberante della Fondazione, attualmente composto dal presidente mons. Alberto D’Urso, dal vice presidente don Luigi Trentadue, e dai consiglieri don Paolo Sangirardi, avv. Paolo Vitti e dott. Giuseppe Lucchese, è rimasto invariato nel corso del triennio. Quest’anno dovrà essere rinnovato per scadenza del mandato triennale. Il Consiglio si è riunito ordinariamente il giovedì presso la parrocchia Santa Croce per 36 volte. È stato presieduto dal presidente e/o dal vice presidente. Per l’approfondimento delle delibere, accanto al segretario dott. Nicola Agnano, hanno sempre partecipato l’avv. Vincenzo Scicutella e il rag. Michele Belviso, componenti del Comitato tecnico. Saltuariamente sono stati invitati a partecipare i componenti dei gruppi d’ascolto e quanti avessero potuto fornire informazioni utili per la definizione delle pratiche all’ordine del giorno, compresi i rappresentanti delle diocesi convenzionate. A tal proposito ci piace ricordare il gran lavoro svolto dall’avv. Manuel Costantino, nostro rappresentante in seno al Comitato di solidarietà per le vittime dell’estorsione e dell’usura presieduto dal Commissario straordinario del governo, che con puntualità ha aggiornato il Consiglio sulle attività dello stesso Comitato. Ad oggi, presso la Prefettura di Bari sono state presentate 31 domande in fase di istruttoria, per l’accesso al Fondo di solidarietà, altre sono state presentate presso altre Prefetture della Regione. Ricordiamo, altresì, l’avv. Edoardo Altieri che ha seguito tutto il difficile comparto delle costituzioni di parte civile della Fondazione, ponendosi quale referente puntuale nelle sue relazioni al Consiglio. Il Consiglio ha prodotto 505 delibere, così ripartite: 276 archiviazioni, 82 finanziamenti ex art. 15 L. 108/96, 34 sovvenzioni (di cui 5 di microcredito), 30 beneficenze (di cui 5 per assistenze legali), 3 finanziamenti con Fondi Propri, 4 mutui e 1 finanziamento con

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Fondo Regionale, 15 aumenti di garanzia e 60 delibere su vari argomenti inerenti l’attivita istituzionale della Fondazione. 3.2. Collegio dei Revisori dei Conti Il Collegio dei Revisori dei Conti che, sotto la Presidenza del dott. Gerardo Mennella, si è avvalso della collaborazione del dott. Giuseppe D’Alessandro e del dott. Ruggero Ricco nel ruolo di componenti, ha assicurato alla Fondazione un imprescindibile supporto, oltre che per gli adempimenti statutari, anche per ogni possibile consulenza per migliorare i rapporti con le banche e con la direzione V del Dipartimento del Tesoro del Ministero dell’Economia e Finanze. Al dott. Mennella, in particolare, un grazie per l’attenzione sempre manifestata in tutto questo lavoro esplicato in mezzo a non poche preoccupazioni familiari, legate prima alla malattia della consorte, sig.ra Elena, e poi al suo decesso. Con il grazie per la sua disponibilità, rinnoviamo a lui tutta la nostra solidarietà umana e cristiana. 3.3. Comitato tecnico Qualificato e puntuale è stato il servizio reso dal Comitato tecnico, composto dal dott. Ennio Pizzini, dall’avv. Vincenzo Scicutella e dal rag. Michele Belviso, i quali, oltre alla normale attività di Gruppo d’ascolto svolta il martedì mattina, si sono riuniti ordinariamente ogni martedi pomeriggio in Fondazione e straordinariamente presso la parrocchia Santa Croce. I loro pareri, espressi all’esito delle proposte operative formulate dai Gruppi d’ascolto per ciascuna pratica e la loro verifica puntuale della sussistenza dei criteri di meritevolezza stabiliti dalla L. 108/96, hanno favorito l’attività deliberante del Consiglio direttivo. 256 3.4. Comitato giuridico Anche il lavoro del Comitato giuridico, coordinato dall’avv. Paolo Vitti, è notevolmente cresciuto. Il Comitato, composto dagli avvocati Vincenzo Scicutella, Mario Cogliandro, Manuel Costantino, Angelo De Gaetano, Edoardo Altieri, Italia Mendicini, Gianfranco Rossi e ultimamente dall’avv. Attilio Simeone, ha assicurato ogni martedì, attraverso una rotazione programmata, la presenza di almeno un penalista e un civilista, fornendo così la copertura lega-


FONDAZIONE ANTIUSURA S. NICOLA E SS. MEIDICI le nei giorni d’ascolto che sono sempre caratterizzati dalla necessità di pareri giuridici puntuali ed efficaci per i quesiti degli assistiti. Gli avvocati Costantino e Altieri hanno offerto un prezioso servizio nell’assistenza alle vittime del reato di usura e di estorsione e nella redazione e presentazione presso l’Ufficio Territoriale del Governo della Provincia di Bari delle pratiche di assistenza ai sensi delle leggi 108/96 e 44/99. La loro opera, estremamente rilevante, qualifica il servizio della Fondazione nell’ambito della legalità, ridonando fiducia a chi vive con paura l’esperienza della denuncia. Inoltre, permette al nostro operato di acquisire visibilità e contribuisce a far uscire dal sommerso la piaga dell’usura e compensa i sacrifici, anche personali, di chi è addetto a tali uffici. L’avv. Vincenzo Scicutella ha svolto il delicato compito di seguire le pratiche della Banca Popolare di Bari, della Banca Popolare di Puglia e Basilicata, della Ubi-Banca Carime e della Banca di Credito Cooperativo di Bari per quanto attiene le morosità, per un puntuale controllo dei report bancari di tutti i fruitori dei finanziamenti. Ricco d’esperienza, ha sempre saputo suggerire soluzioni sagge. Ha curato, inoltre, in collegamento con le banche, le pratiche a sofferenza. Infine, gli è stato attribuito l’oneroso comparto delle pratiche i cui titolari hanno richiesto la sospensione del pagamento delle rate del mutuo per un anno, opportunità concessa dalle Banche Convenzionate, a cui vanno i nostri ringraziamenti, trattandosi di mutui di consolidamento e non di prima casa, derogando all’accordo ABI. Analogo prezioso lavoro ha svolto egregiamente il dott. Giuseppe Lucchese per il Banco di Napoli. Con la Direzione di detta Banca sono stati realizzati vari incontri per definire le diverse posizioni di mutui ipotecari per rate scadute e non pagate. 3.5. Pool d’Ascolto Costante e paziente è stato il contributo dei volontari nel delicato compito di ascoltare chi ha chiesto aiuto in Fondazione. Le situazioni che gli assistiti riferiscono a volte sono drammatiche, di grande complessità dal punto di vista finanziario, bancario, legale e soprattutto umano.

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Il gran numero di persone che affollano la nostra Fondazione ha creato quest’anno non pochi problemi. Se da un lato infatti abbiamo cercato di assicurare la necessaria privacy, dall’altro abbiamo dovuto fare i conti con la insufficienza degli ambienti a disposizione per gli ascolti. Sono stati pienamente operativi quest’anno: il dott. Giuseppe Lucchese, il dott. Nicola Totaro, la rag. Cecilia Di Cagno, il dott. Francesco De Martino, il dott. Mario Elefante, il dott. Antonio Giuliani, la sig.ra Maria Minischetti, il dott. Teodoro Penta, il sig. Vincenzo Oreste, il dott. Francesco Serra, il dott. Vincenzo Poliseno, il rag. Mario Centonze e l’avv. Natalia Casarano. È da annotare sia per i gruppi d’ascolto che per i membri del Comitato tecnico e il Collegio dei Revisori dei Conti la capacità di intesa, anche con i nuovi volontari, per la valutazione delle pratiche, non sempre di facile soluzione.

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3.6. Convenzioni e Centri d’ascolto Durante questo anno sociale sono state siglate due nuove Convenzioni: con la Diocesi di Trani-Barletta-Bisceglie (referente don Raffaele Sarno che si avvale della collaborazione del sig. Nicola Cortellino) e con la Diocesi di Lecce (referente don Gerardo Ippolito che si avvale della collaborazione del dott. Elio Romano). Sono attualmente in fase di definizione le sedi e i gruppi di ascolto. Proseguono con pazienza anche i contatti con la Diocesi di Andria. Le convenzioni si sono mostrate particolarmente utili per assicurare capillarità al nostro servizio. Esse ci permettono un primo ascolto delle persone bisognose di aiuto nelle sedi più prossime alla residenza degli assistiti e, all’esito della pratica, il servizio di tutoraggio con volontari locali. Quest’anno, ancora una volta, sono stati numerosi i finanziamenti ex art. 15 L. 108/96. Pertanto, l’accompagnamento delle persone dopo la risoluzione delle loro situazioni debitorie si è mostrato provvidenziale. Sono state confermate tutte le Convenzioni esistenti con le Diocesi: di Altamura-Gravina-Acquaviva (responsabile don Vito Cassese che si avvale della collaborazione del dott. Saverio Costantino, dell’avv. Leonardo Patella e del dott. Rino Manicone), di Molfetta-RuvoGiovinazzo-Terlizzi (responsabile il diacono Ferdinando Vitelli con


FONDAZIONE ANTIUSURA S. NICOLA E SS. MEIDICI cui collabora l’avv. Mario Baccardi), di Taranto (responsabile don Nino Borsci che si avvale della collaborazione del dott. Mimmo Greco e del dott. Ulderico Perrone), di Castellaneta (responsabile mons. Leonardo Molfetta che si avvale della collaborazione del dott. Nicola Calò), di Conversano-Monopoli (responsabile don Angelo Sabatelli che si avvale della collaborazione dell’avv. Rosalba Berardi), di Oria (responsabile don Alessandro Mayer, che ha sostituito don Pietro Chirico che si avvale della collaborazione del dott. Cosimo Torino, del dott. Piero De Stradis e del dott. Gerardo Di Punzio), di Otranto (responsabile don Enzo Vergine che si avvale della collaborazione dell’avv. Emilio Fasano e del dott. Specchiarello), di Ugento-Santa Maria di Leuca (responsabile don Luca De Santis), di Brindisi-Ostuni (responsabile don Giuseppe Laghezza che si avvale della collaborazione della sig.ra Maria Minischetti, dell’avv. Lorenzo Maggi e dell’avv. Dario Murra) e di Nardò-Gallipoli (responsabile don Camillo De Lazzari che si avvale della collaborazione dei dott.ri Roberto De Donatis e Salvatore Polo). Con tutti questi collaboratori i rapporti sono estremamente fraterni e concreti, basati sulla stima reciproca. Stiamo mettendo a loro disposizione il programma in rete “GIFA” che rappresenta uno strumento operativo di amministrazione interna delle pratiche e di raccolta dati con linguaggio e prassi comune. 3.7. Ascolti Nel 2011 sono state ascoltate per la prima volta oltre 350 persone/famiglie. Il totale delle ore di ascolto effettuate non è quantificabile. Oramai ogni giorno, mattino e pomeriggio, sabato compreso, la nostra sede viene raggiunta da uomini e donne i cui problemi non possono attendere il martedì per essere affrontati: è il caso di dire che gli incontri straordinari sono diventati ordinari. Sebbene l’impegno di ciascun volontario non sia a tempo pieno, mai nessun richiedente è stato respinto perche non “prenotato”. Ci si è prodigati al massimo anche per offrire un consiglio, un incoraggiamento, una parola di conforto, una disponibilità di ascolto, in comunicazione costante con il Consiglio direttivo. La sede degli ascolti, in via dei Gesuiti n. 20, è stata presidiata dall’avv.

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Angela Editori che, oltre ad essere la responsabile della contabilità, svolge un importante ruolo di collegamento fra i volontari per la ricerca di pratiche, rapporti con i creditori, notai, avvocati e banche. La professionalità e la dedizione con cui svolge il suo lavoro-missione ne fanno uno dei pilastri della Fondazione. Affiancano l’avv. Angela Editori, il dott. Roberto Musio, il rag. Giuseppe Fraccalvieri, ultimamente anche un giovane volontario, sig. Marco Musa. Questi ultimi provvedono con capacità ed autonomia all’immissione delle pratiche nel sistema GIFA, collaborano nel disbrigo delle pratiche di segreteria e nei rapporti esterni della Fondazione con i vari enti ed uffici e aggiornano il nuovo sito web della Fondazione. La sede della Fondazione è aperta dalle ore 8.30 alle ore 17.30, tranne il lunedi, il venerdi e il sabato in cui la sede resta aperta fino alle ore 14.00.

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3.8. Ringraziamenti Rinnoviamo doverosamente, anche quest’anno, il più vivo ringraziamento all’Arcivescovo Mons. Francesco Cacucci per gli ambienti messi a nostra disposizione. Ci costano solo un piccolo contributo per le utenze di luce e riscaldamento. Speriamo quanto prima di poter usufruire di un ascensore, quanto mai necessario per tanti nostri interlocutori che presentano problemi di deambulazione o cardiaci. Ringraziamo, inoltre, gli amici che operano nella sede della Consulta nazionale (dott. Ruggero Ricco, dott. Giovanni Campanale, rag. Cecilia Di Cagno e rag. Fabrizio Lovecchio), i menzionati rappresentanti delle diocesi convenzionate, gli amici della Caritas diocesana di BariBitonto e in particolare la comunità parrocchiale di Santa Croce, coordinata dalla dott.ssa Genoveffa Ruggiero, per la costante disponibilità di mezzi e di ambienti che ci riserva in occasione delle riunioni settimanali del Consiglio direttivo, nelle fasi organizzative delle tavole rotonde e di ogni iniziativa che richieda uno “straordinario coinvolgimento di persone”.


FONDAZIONE ANTIUSURA S. NICOLA E SS. MEIDICI 4. Collaborazione con le istituzioni civili ed ecclesiali 4.1. Rapporti con la Prefettura di Bari Esprimiamo il più vivo ringraziamento al prefetto dott. Carlo Schilardi, nostro presidente onorario sino a novembre 2010. Insieme ai suoi più stretti collaboratori, ci ha assicurato ogni possibile attenzione, in particolare attraverso la persona del vicario dott.ssa Antonella Bellomo, da sempre disponibile e presente per incoraggiare la vitalità della Fondazione, e della dott.ssa Paola Maria Bianca Schettini, per le pratiche di accesso al Fondo di Solidarietà per le vittime dell’estorsione e dell’usura. Al prefetto Schilardi e alla dott.ssa Bellomo giungano i nostri auguri di buon lavoro nelle sedi in cui attualmente operano. Da gennaio di quest’anno ci è stato a fianco il nuovo Prefetto di Bari dott. Mario Tafaro, da oggi presidente onorario della Fondazione. In questa circostanza confermiamo ogni possibile attenzione e collaborazione con l’Associazione Impegno e Solidarietà, tramite l’avv. Mario Cogliandro, l’avv. Manuel Costantino e il dott. Nicola Agnano. Inoltre, la Fondazione ha partecipato al Gruppo di Lavoro presso la sede della Prefettura, per la firma del Protocollo d’Intesa in materia di sicurezza agricola e agroalimentare, indicando quali referenti l’avv. Manuel Costantino e il dott. Nicola Agnano. Sebbene in quella sede si fossero fissati alcuni obiettivi operativi, non v’è stato più alcun incontro. 4.2 Rapporti con il Commissario Straordinario Governativo, con il Ministero dell’Interno e con il Ministero dell’Economia e Finanze La Fondazione e la Consulta Nazionale Antiusura, interpellate dalla Prefettura di Bari, hanno concordato e comunicato i nominativi degli avv.ti Manuel Costantino e Paolo Magliulo quali componenti del nuovo Comitato di Solidarietà. I rapporti con il Ministero dell’Economia e delle Finanze sono stati sempre curati dal Presidente Mons. D’Urso e dal dott. Mennella. Allo scopo di poter rendere più semplice la comprensione di tutti i meccanismi che regolano i finanziamenti dell’art. 15 della L. 108/96, la

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Fondazione ha partecipato, su invito della Consulta, ad una serie di incontri con i dirigenti del Ministero dell’Economia e delle Finanze, dott. Giuseppe Maresca e dott. Antonio Adinolfi. Quest’anno dal Ministero sono stati assegnati esigui fondi per la prevenzione (ex art. 15 L.108/96), che - unitamente a quelli pervenuti dalla Regione - sono serviti per consolidare le nostre dotazioni presso le banche, soprattutto verso quelle nei confronti delle quali è maggiore il ricorso al moltiplicatore. Purtroppo i fondi che il Governo assicura per il servizio che rendiamo sono insufficienti. Al 31 dicembre risulta sostanzioso il divario tra l’ammontare delle nostre garanzie bancarie e gli importi all’uopo assicurati dallo Stato. Ciò significa che abbiamo dovuto operare e dovremo continuare ad operare utilizzando il moltiplicatore, in misura sempre più vicina ai limiti convenzionati. 4.3. Rapporti con la Regione Puglia Nel 2011 abbiamo partecipato all’avviso pubblico di cui alla L. R. n. 7 del 3 aprile 2006. Abbiamo ottenuto i relativi fondi che, unitamente alle somme degli altri anni, ci hanno consentito di operare più incisivamente a livello regionale. I finanziamenti ricevuti sono stati tutti veicolati su una sola banca ed hanno consentito l’assistenza di dieci persone bisognose con finanziamenti o mutui.

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4.4. Rapporti con il mondo accademico La crescente e sempre più aggressiva moltiplicazione, all’interno del territorio pugliese, delle varie offerte di gioco (sale bingo, video poker, sala corse, ecc.), causa di deciso aumento dei disturbi patologici, ci ha spinto a dar vita ad un Centro di Ascolto per Giocatori di Azzardo e loro Famiglie, affidato a due psicoterapeute, la dott.ssa Isabella Cassano e la dott.ssa Marisa Sacco. È stata messa a disposizione una sede idonea presso la parrocchia di Santa Croce in cui si svolgono i primi ascolti ogni martedì. I rapporti con il mondo accademico sono stati coltivati in particolare con i docenti universitari, per consulenze e interventi a Tavole Rotonde, e con giovani laureandi, sempre più interessati a discutere tesi sul tema dell’usura. Per essi la Fondazione è stata, è e sarà sempre disponibile sia attraverso l’accesso al proprio materiale


FONDAZIONE ANTIUSURA S. NICOLA E SS. MEIDICI bibliografico, sia attraverso le consulenze dei collaboratori, in particolare dell’avv. Attilio Simeone. Nel quadro della collaborazione con il mondo universitario, apprezziamo da sempre quella offerta dal prof. Aldo Loiodice, Presidente del Centro Culturale Marin, che ci ha assistito nello studio delle proposte avanzate per la modifica dell’art. 14 della L. 108/96 che ancora esclude le famiglie vittime di usura dall’accesso al Fondo di Solidarietà statale. Da qualche tempo ci sta offrendo una preziosa collaborazione anche la prof.ssa Isabella Martucci Laforgia, docente di economia. 4.5. Rapporti con la Consulta Nazionale Antiusura I rapporti con la Consulta, per la quale ricopro la carica di segretario nazionale, sono stati facilitati dalla vicinanza della sede e dalla condivisione di un percorso comune con i suoi volontari, in particolare il dott. Ruggero Ricco, segretario aggiunto, i componenti del Comitato tecnico dott. Giovanni Campanale, rag. Cecilia Di Cagno e avv. Manuel Costantino, e il rag. Fabrizio Lovecchio. Diverse attività sono state programmate e realizzate con la Consulta con grande spirito di collaborazione, come ad esempio: - le domande per l’accesso ai fondi della Regione Puglia e per l’iscrizione all’Albo specifico della Regione Puglia ai sensi della L. R. n. 7 del 3 aprile 2006; - l’accesso al sistema GIFA per la gestione su rete nazionale delle pratiche curate e deliberate della Fondazione. 4.6. Rapporti con la Conferenza Episcopale Italiana La CEI, tramite il suo Presidente card. Angelo Bagnasco e il suo Segretario generale mons. Mariano Crociata, continua ad apprezzare l’operato della Fondazione. Significativo il contributo ricevuto, attraverso la Consulta Nazionale Antiusura, dal Servizio Promozione e Sostegno Economico della C.E.I., che ha permesso alla Fondazione e alla stessa Consulta di inviare ai nostri vescovi e a tutti i parroci d’Italia, l’ultimo compact disc “Concerto per la vita”.

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I rapporti con mons. Crociata e i Direttori degli Uffici CEI sono stati coltivati dalla Consulta Nazionale Antiusura sia per la Fondazione di Bari che per le altre Fondazioni Antiusura presenti in Italia. 4.7. Rapporti con la Camera di Commercio di Bari Finora sono stati sempre ispirati ad una grande collaborazione come testimoniano la disponibilità ad ospitare convegni e il sostegno a diverse iniziative promozionali e di cultura preventiva. Si avverte comunque il bisogno di approfondire detta collaborazione, grazie anche all’attenzione che ci sta assicurando il nuovo Presidente dell’Ente, dott. Alessandro Ambrosi, per rispondere al dialogo con i Confidi, destinatari anch’essi, come la Fondazione, delle provvidenze governative e regionali, per un’azione più mirata e “in rete” nella lotta all’usura e al racket. È deludente la decisione della Confindustria di Bari che ha sospeso unilateralmente la collaborazione con la Fondazione, anche se auspica prossimamente una ripresa della stessa.

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4.8. Rapporti con le banche Le convenzioni bancarie sono rimaste invariate. Al 31 dicembre 2011 sono in essere 331 pratiche presso le diverse banche convenzionate (Banca Popolare di Bari, 177; Banca Popolare di Puglia e Basilicata, 42; Banco di Napoli, 61; Ubi-Banca Carime, 36; Banca di Credito Cooperativo di Bari, 5 per Fondi Stato e 10 per Fondi Regionali). L’erogato totale di tutte le banche supera ad oggi i 35 milioni di euro. Nel corso dell’anno 2011 sono stati erogati 55 mutui ipotecari, di durata variabile dai 15 ai 20 anni, e di importo a volte anche superiore ai limiti massimi consentiti dalle convenzioni vigenti. Molte innovazioni su tale tipo di finanziamento sono state introdotte per favorire chi ha già in corso un mutuo e ha difficoltà temporanee nel continuare a pagarne le rate mensili. Quanto ai mutui sono continuate, anche quest’anno, le iniziative concordate con la Banca Popolare di Bari e con la Banca Popolare di Puglia e Basilicata riguardo: a) la rinegoziazione (possibilità di rivedere con la propria banca alcuni termini del contratto come durata, tipologia, tassi di interesse); b) la sospensione (sospensione del pagamento delle rate per un tempo massimo di 12 mesi).


FONDAZIONE ANTIUSURA S. NICOLA E SS. MEIDICI Le persone che hanno fatto ricorso a queste possibilità sono state una decina. Per essi la Fondazione, come sempre, ha fatto da tutor e ha fornito assistenza in tutte le fasi, dall’impostazione della pratica, all’inoltro in banca, fino alla nuova contabilizzazione. All’atto di proporre simili operazioni ci siamo posti non pochi interrogativi: cosa succederà alla scadenza dei termini? Le persone o le famiglie si stanno preparando ad onorare le rate in scadenza? Saranno in grado di pagare? I motivi che generano queste domande sono legati all’ulteriore diminuzione del reddito familiare, alla mancanza di lavoro di un componente o di tutti i componenti del nucleo familiare, ecc. Vigileremo sia per essere accanto alle persone/famiglie indebitate, sia per poter suggerire altre soluzioni perché non cadano nella disperazione. Da una analisi effettuata a consuntivo dei nostri report al 31 dicembre, è emerso in modo preoccupante il crescente tasso di morosità, indice degli accresciuti disagi economici particolarmente avvertiti da chi ha contratto un mutuo e subisce in maniera più sofferta gli effetti a “scoppio ritardato” della crisi economica. In sintesi: - per il Banco di Napoli sono in morosità 19 posizioni su 60; per tale istituto sono in corso incontri per favorirne il rientro; - per la Banca Popolare di Puglia e Basilicata sono in morosità 5 posizioni su 42; - per la Ubi-Banca Carime sono in morosità 6 posizioni su 36; - per la Banca Popolare di Bari sono in morosità 20 posizioni su 177. Sono inoltre aumentate le pratiche in sofferenza, cioè quelle pratiche per le quali, concordemente con le banche, si è passati inevitabilmente al tentativo del recupero del credito. Rispetto allo scorso anno, c’è stato un aumento di dieci pratiche in sofferenza, dato che comincia a diventare allarmante. Anche quest’anno, con riferimento all’andamento dei soli mutui ipotecari negli ultimi tre anni, si conferma la tendenza all’aumento delle garanzie richieste dalle banche che a volte raggiungono livelli molto elevati, vista la garanzia reale già fornita. I tassi di sconto della BCE sono saliti in due riprese: all’1,50% per

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poi fortunatamente ridiscendere all’1%. Questo basso valore ha di fatto aiutato chi ha stipulato un mutuo ipotecario a tasso variabile. Il risultato di ciò è alquanto controverso: se scende il tasso di riferimento della BCE (si pensi agli USA o al Giappone laddove i tassi sono vicini allo zero) con lo scopo di favorire lo sviluppo, sale sempre più il costo del danaro. Ne consegue che le convenzioni in atto che prevedevano tassi d’interessi particolarmente bassi, oggi non sono più attuabili. Infatti le banche stanno chiedendo nuovi accordi. Inoltre, è da considerare la separazione dei fondi di depositi dai fondi rischi, per cui la base di lavoro si assottiglia sempre più. Possiamo dire, ed è la prima volta che lo facciamo da quando è stata costituita la Fondazione, che siamo in grande difficoltà di liquidità. Dovremo far ricorso a deroghe, aumenti del moltiplicatore e spostamenti di fondi da una banca all’altra. Ci conforta la “buona” notizia di nuove, prossime erogazioni di denaro da parte del Ministero dell’Economia e Finanze che saranno efficaci solo se congrue. La gravità della crisi economica in corso la rileviamo dalla crescente richiesta di finanziamenti che superano di molto i limiti convenzionati con le Banche. Questi casi ci procurano ulteriori difficoltà di non facile soluzione. Un campo d’intervento in cui molto si può migliorare è quello delle convenzioni bancarie. Come precedentemente accennato, avvertiamo l’esigenza di procedere ad una omogeneizzazione fra di loro, per meglio affrontare le mutate esigenze. Circa la partecipazione delle banche a spese per iniziative di prevenzione, auspichiamo maggiore disponibilità per la loro programmazione. Come ci mostrano i risultati conseguiti e i riconoscimenti dell’opinione pubblica, degli esperti e della stampa, queste sono quanto mai necessarie. La sensibilità delle banche la si avverte anche in questo campo! Il peso della promozione della cultura preventiva non può gravare unicamente sul bilancio della Fondazione, che, pur avvalendosi di collaborazioni volontarie e di ambienti di lavoro messi a disposizione dalla Diocesi di BariBitonto e dalla parrocchia di Santa Croce, affronta notevoli oneri di organizzazione, di informazione e di gestione.


FONDAZIONE ANTIUSURA S. NICOLA E SS. MEIDICI 5. Protocollo d’intesa con i Consigli notarili Sono stati sottoscritti ulteriori Protocolli d’intesa sul territorio regionale: con il Consiglio dell’Ordine dei Notai dei Distretti di Lecce e di Trani. Sulla scorta di quanto ottenuto a Bari, analoghi accordi erano stati sottoscritti in precedenza anche con i Consigli dell’Ordine di Taranto e di Brindisi. Questi Protocolli consentono di ottenere il pagamento di una tariffa minima estremamente conveniente in occasione delle stipule dei mutui. Nel solo Collegio Notarile di Bari i notai hanno fornito prestazioni a tariffe minime per una cinquantina di pratiche con un enorme vantaggio a favore dei nostri assistiti (si stima intorno a 100 mila euro). Per queste attenzioni un vivissimo ringraziamento va in particolare al Presidente del Consiglio Notarile di Bari dott. Biagio Spano e al prof. Michele Buquicchio che ha ispirato l’iniziativa.

6. Lotta al gioco d’azzardo L’azzardo è la più iniqua e crudele delle “tasse”. È una tassa sulla povertà e sui sogni, alla quale si affidano proprio coloro che non dovrebbero buttare via nemmeno un centesimo. È indispensabile e indilazionabile riflettere su questo argomento al pari che sull’usura. Il tema dell’azzardo ha impegnato ed impegnerà ulteriormente la Fondazione negli anni a venire. Molto abbiamo già detto su questo fenomeno che sta assumendo sempre più proporzioni allarmanti su tutto il territorio nazionale. Continuano le astuzie dei Monopoli di Stato che lancia con disinvoltura messaggi cinici ed equivoci: “gioca con moderazione”, “gioca con intelligenza”, “gioca il giusto”. Si è passati dal banco lotto e dalle sale corse, ai corner: abbiamo punti di scommesse ad ogni angolo di strada; viene alimentata la propaganda del Bingo, poker online, briscola e dadi sul Web. Si moltiplicano i giochi in circolazione, in una guerra senza limiti tra i vari gestori italiani e stranieri che sono pronti allo sbarco in massa.

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Le dimensioni oggi raggiunte dall’azzardo ci preoccupano non poco, essendo esso motivo di sovraindebitamento dei soggetti economicamente e psicologicamente più fragili, costituendo una delle principali cause di ricorso all’usura. Ormai l’azzardo è la terza industria d’Italia dopo l’Eni e la Fiat. Questa “lotteria di scommesse” a dicembre 2011 ha raggiunto un fatturato di circa 80 miliardi di euro (13% in più rispetto al 2010); una spesa procapite di circa 1.260 euro per tentare “la fortuna che cambia la vita”. L’azzardo, soprattutto collegato al business delle macchinette, è una miniera d’oro per la criminalità organizzata: un fenomeno che risucchia milioni di euro ogni anno, che distrugge persone, rovina famiglie, ingrassa gli usurai e il mercato dello strozzo, inducendo a dipendenza compulsiva centinaia di migliaia di persone insospettabili. Occorre contrastare tale fenomeno sollecitando ad intervenire positivamente tutte le istituzioni, gli organi di informazione, promuovendo iniziative che incidano soprattutto sulle nuove generazioni che affidano la costruzione del loro futuro al ricorso alla fortuna e non al lavoro. Pertanto, la nostra Fondazione come ha aderito a suo tempo al cartello “Insieme contro l’usura” promosso dalla Consulta Nazionale, così oggi ha ispirato un altro cartello: “Insieme contro l’azzardo”. L’idea di quest’ultimo, maturata nel cuore di tanti nostri volontari, l’ha fatta propria la Consulta Nazionale Antiusura su tutto il territorio nazionale, rendendola operativa dal 3 gennaio u.s.. È necessario che anche gli organi di informazione condividano le finalità del cartello. Alla riflessione delle agenzie educative ed in particolare delle famiglie, dei docenti scolastici e dei membri della comunità ecclesiale, riproponiamo le parole del cardinale Bagnasco, Presidente della CEI, che il 3 gennaio u.s., ha definito l’azzardo «…una nuova droga da cui bisogna guardarsi con grande determinazione e consapevolezza». Accanto a questo panorama di iniziative e di lotte è da sottolineare la richiesta di audizione alla Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati di una rappresentanza dalla Consulta per chiedere interventi legislativi finalizzati alla limitazione del gioco d’azzardo e alla cessazione di forme pubblicitarie ingannevoli e diseducative. Sin dal 1999 la Consulta è impegnata, in nome e per conto delle 28


FONDAZIONE ANTIUSURA S. NICOLA E SS. MEIDICI Fondazioni ad essa associate e dislocate sull’intero territorio nazionale, a contrastare tale piaga sociale. Consideriamo meritorio quanto proposto dai sindaci di alcuni comuni di Italia circa il tentativo di allontanare le sale gioco dal centro città e dalla vicinanza alle scuole. Ci piace a questo punto ricordare, oltre l’accennata iniziativa promossa di recente per curare dal gioco d’azzardo con le dott.sse Cassano e Sacco presso la parrocchia di Santa Croce, l’opera da tempo avviata in questo settore dell’Associazione Giocatori Anonimi, presso la parrocchia San Carlo Borromeo in Bari, nata dal cuore di un nostro assistito, ex giocatore d’azzardo. Per la Fondazione è motivo di orgoglio sapere dell’esistenza e dell’operato di tale Centro, verso il quale continuiamo ad orientare alcuni giocatori d’azzardo con le loro famiglie, perché possano essere aiutati ad uscire dal “tunnel del gioco”. Da un colloquio avuto con i responsabili è risultato che attualmente sono circa 20 le famiglie che partecipano agli incontri riabilitativi. Rispetto allo scorso anno, il numero dei partecipanti è raddoppiato. Tale Centro ha assunto una dimensione extra-regionale. Infatti fa parte di un coordinamento Area Sud che realizza incontri periodici con altrettanti centri di simile esperienza.

7. Lotta all’usura Il giro d’affari dello strozzinaggio si aggira in Italia sui 30 miliardi di euro. Colpisce più di 600 mila persone ed è stata la causa della chiusura di oltre 200 mila esercizi commerciali negli ultimi anni. Queste cifre peccano per difetto perché si riferiscono quasi esclusivamente ai traffici della criminalità organizzata. Anche il “cravattaro di quartiere” è difficile “da beccare”. Egli a volte è un vicino, un parente che conosce molto bene la situazione economica di chi chiede aiuto. Le mafie “prestano a strozzo” a piene mani, riciclano denaro sporco e si impadroniscono di aziende in crisi, penetrando così nell’economia pulita. Le denunce sono in pic-

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chiata: il reato cade spesso in prescrizione a causa dei ritardi della giustizia. Dal punto di vista legale, notevole è stato l’impegno della Consulta Nazionale sul duplice versante dell’accesso delle famiglie al Fondo di Solidarietà per le vittime dell’estorsione e dell’usura ai sensi dell’art.14 della L. 108/96 e del Rifinanziamento del Fondo di Prevenzione come finanziamento a regime. L’una e l’altra cosa sono state illustrate anche al Sottosegretario all’Interno, prefetto Carlo De Stefano, in un incontro dell’11 gennaio u.s. e poi nel recente incontro tra la Consulta Nazionale e le Fondazioni Antiusura in Italia il 31 gennaio u.s.. La sua risposta non si è fatta attendere. In una lettera indirizzata alla Consulta, afferma: «…si va delineando un quadro normativo con queste iniziative che riconosce un ruolo centralissimo alle fondazioni impegnate nel contrasto e nella prevenzione dei reati di usura, tant’è che nei lavori della seconda Commissione Giustizia del Senato, il Governo ha presentato un emendamento volto ad inserire espressamente tra gli organismi per la composizione della crisi gli enti privati, tra cui le Fondazioni di cui all’art. 15 della L. 108/96. Attualmente il testo del decreto è all’esame della Camera dei Deputati; l’auspicio è che in tempi brevissimi possa essere definitivamente convertito in legge. Queste innovazioni apportate alla normativa antiusura saranno di grande importanza nel contrasto e nella prevenzione di questo odioso fenomeno criminale».

8. Iniziative realizzate

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Ne vengono ricordate solo alcune: Il giorno 7 marzo si è tenuto a Roma un seminario riguardante l’“Accordo Quadro” per un Programma Nazionale di Microcredito rivolto alle famiglie in difficoltà economica e sociale (Prestito della Speranza). È emersa la possibilità di un prestito erogato a famiglie con o senza figli, in stato di bisogno, per un importo massimo di 12 mila euro. Il Prestito della Speranza viene elargito anche come microcredito per sviluppare un’attività autonoma imprenditoriale esistente o di nuova costituzione fino ad un massimo di 25 mila euro (il 16% dell’importo totale del progetto d’impresa). Il tasso di interesse applicato al prestito deve essere massimo il 4%,


FONDAZIONE ANTIUSURA S. NICOLA E SS. MEIDICI comprensivo di tutte le spese bancarie (TAEG). Il Fondo di garanzia garantisce un importo totale di finanziamenti in funzione di un moltiplicatore non superiore a “2” per le famiglie, a “3” per l’attività imprenditoriale. Il giorno 29 marzo si è svolto a Roma un incontro della Consulta Nazionale Antiusura con i rappresentanti della Consulta ecclesiale degli organismi socio-assistenziali. Per la Fondazione hanno presenziato il dott. Totaro, il dott. Lucchese e l’avv. Editori. Il giorno 13 aprile si è svolta presso la Camera di Commercio di Bari, organizzata dalla Fondazione e dalla Consulta Nazionale Antiusura, una Tavola Rotonda sul tema “Gioco d’Azzardo autorizzato e legale: Quale bilancio per il giocatore, la famiglia, la società, l’economia, le istituzioni”. Hanno relazionato e partecipato: mons. Alberto D’Urso, dott. Enzo Quarto (Giornalista Rai), dott. Vincenzo Rutigliano (Giornalista Il Sole 24 Ore), mons. Luigi Renna (Rettore del Pontificio Seminario Regionale di Molfetta, docente di Teologia morale presso la Facoltà Teologica Pugliese), prof. Maurizio Fiasco (sociologo, consulente della Consulta Nazionale Antiusura), prof.ssa Isabella Martucci (docente di Economia Politica della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Bari), dott. Antonio Laudati (Procuratore della Repubblica di Bari), dott.ssa Daniela Capitanucci (psicologa e psicoterapeuta, Presidente Associazione AND - Azzardo e Nuove Dipendenze), col. t.ST Antonio M. Quintavalle Cecere (Comandante Nucleo di Polizia Tributaria Guardia di Finanza di Bari), dott. Giancarlo Trevisone (Commissario Straordinario del Governo per il coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura), sen. Raffaele Lauro (Membro della Commissione parlamentare antimafia), mons. Francesco Cacucci (Arcivescovo di Bari-Bitonto), il Prefetto di Bari, dott. Michele Emiliano (Sindaco di Bari), prof. Francesco Schittulli (Presidente della Provincia di Bari), dott. Vito Marino Caferra (Presidente della Corte d’Appello di Bari), dott. Vito Savino (Presidente del Tribunale di Bari), padre Massimo Rastrelli (Presidente della Consulta Nazionale Antiusura), dott. Giovanni Lacoppola (Dirigente dell’Ufficio Scolastico Provinciale

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di Bari), prof. Aldo Loiodice (Docente di Diritto Costituzionale della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Bari), dott. Alessandro Ambrosi (Presidente della Camera di Commercio di Bari), avv. Emmanuele Virgintino (Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Bari), dott. Matteo Calabresi (Responsabile del Servizio per la promozione del sostegno economico alla Chiesa Cattolica) e il dott. Vittorio Stagnani (giornalista). Al convegno massiccia è stata la presenza di giovani di tutte le scuole cittadine. Ricchissimo il parterre di invitati. Il giorno 25 maggio si è svolto a Taranto, organizzato dal Dipartimento Dipendenze Patologiche ASL TA, un incontro dal tema: “Il gioco, vizio o malattia”. Ha partecipato il dott. Totaro per la Fondazione. Il giorno 16 giugno si è tenuta a Roma l’Assemblea della Consulta Nazionale Antiusura con relativa Tavola Rotonda. L’occasione è stata propizia per avere notizie dall’on. Carlo Giovanardi circa le eventuali iniziative a favore delle famiglie. Purtroppo abbiamo ascoltato solo parole! È intervenuto il prof. Maurizio Fiasco che ha evidenziato ancora una volta la necessità della lotta contro il gioco d’azzardo che ha raggiunto cifre iperboliche. La Fondazione ha partecipato con i suoi rappresentanti, confermando da una parte quanto sia vivo il collegamento che ha con la Consulta Nazionale e dall’altra quanto sia grande la delusione provata per la scarsa attenzione del Governo e del mondo politico per le famiglie. Dal 12 al 16 ottobre si è svolto a Lecce, organizzato dal Forum delle Associazioni Familiari in collaborazione con la Regione Puglia, la Provincia di Lecce ed il Comune di Lecce, un convegno sul tema: “Tobia: famiglie e parole in viaggio”. Ha relazionato per la Fondazione l’avv. Costantino. Il giorno 31 ottobre è stata firmata la convenzione con la Diocesi di Trani-Barletta-Bisceglie presso la sede del Vescovado di Trani. Erano presenti S.E. Mons. Giovan Battista Pichierri e il segretario economo Mons. Angelo Di Pasquale, Mons. Alberto D’Urso e i dott.ri Lucchese ed Agnano. A S.E. è stata rilasciata ampia documentazione relativa al lavoro svolto dalla Fondazione in tutti questi anni a favore della Diocesi. S’apre un capitolo nuovo di profonda e feconda collaborazione che si tradurrà in un costante rapporto con i responsabili.


FONDAZIONE ANTIUSURA S. NICOLA E SS. MEIDICI Il giorno 6 dicembre è stata firmata a Lecce la convenzione tra la Fondazione e la Diocesi di Lecce. Tale evento, arrivato dopo lunghe trattative, si rendeva necessario a causa dei numerosi assistiti che gravitano attorno a quella Diocesi. Erano presenti S.E. Mons. D’Ambrosio e i componenti del futuro gruppo d’ascolto. Per la Fondazione sono intervenuti Mons. Alberto D’Urso e i dott.ri Totaro e Agnano. In collaborazione con il Centro Culturale Marin, l’Associazione Amici della Musica d’Organo e la parrocchia Santa Croce, è stato edito dalla Fondazione il CD “Concerto per la Vita” e realizzato un concerto straordinario “La Musica contro l’usura” nella parrocchia Santa Croce, grazie alla disponibilità di artisti, orchestre e cori di fama regionale e nazionale che hanno eseguito brani di autori classici. La serata ha registrato la presenza di molte autorità civili e religiose, di amici e di simpatizzanti. Il CD “Concerto per la Vita” è il dodicesimo della collana prodotta dalla Fondazione dopo “Concerto per il Giubileo” (2000); “Concerto per Maria” (2001); “Concerto per la Speranza” (2002); “Concerto Dies Domini” (2003); “Concerto Dies Ecclesiae” (2004); “Concerto Dies Hominis” (2005); “Concerto per il Natale” (2006); “Concerto per il Risorto” (2007); “Concerto per la Pace” (2008); “Concerto per la Solidarietà” (2009) e “Concerto per l’Eucaristia”(2010). È stato diffuso in abbinamento con il quotidiano locale “La Gazzetta del Mezzogiorno” su tutto il territorio pugliese e lucano. La sponsorizzazione ha coinvolto il Santuario dei SS. Medici di Bitonto, la Ubi-Banca Carime, la Banca Popolare di Puglia e Basilicata, la Camera di Commercio di Bari e soprattutto il servizio CEI per la Promozione del Sostegno Economico alla Chiesa Cattolica che ha sostenuto l’onere dell’invio del CD a tutte le parrocchie italiane.

9. Attività globali in Fondazione L’importo relativo al totale dell’attività globale per l’anno 2011 ammonta a 23.955.700 euro così ripartiti:

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A) Fondo Statale ex art. 15 L. 108/96 n° 109 pratiche di finanziamenti bancari per un totale di € 9.697.100. Al 31 dicembre 2011 le pratiche in istruttoria presso la Fondazione risultano 220, per le quali si è già ipotizzato una potenziale erogazione complessiva di ulteriori 14 milioni di euro circa.

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B) Fondo Proprio di Solidarietà n° 67 pratiche per un totale di €258.600 così ripartite: n° 3 finanziamenti bancari con Fondi Propri per un totale di € 36.500 n° 30 beneficenze per un totale di €87.000 n° 34 sovvenzioni e microcredito a titolo non oneroso per un totale di €135.146. Il dato che più di tutti si evidenzia è riferito alle Beneficenze. Esso è direttamente connesso allo stato di grande difficoltà delle famiglie meno abbienti. Tra di esse non sono comprese le sovvenzioni e i finanziamenti concessi dalla Fondazione a titolo gratuito (microcredito). Per quanto attiene il rilevante numero delle archiviazioni, oltre 270, le motivazioni sono molto varie e si possono cosi ripartire: a) circa il 25% è riferito a persone che hanno richiesto assistenza senza avere i requisiti minimi, necessari previsti dalla L. 108/96. Per alcune di esse, quando è stato possibile, gli aiuti sono stati assicurati attraverso erogazioni a valere sui fondi della solidarietà, con notevoli sacrifici. Tra le pratiche archiviate vanno incluse anche quelle che, pochi momenti prima della stipula del mutuo, hanno mostrato segni evidenti di sopravvenute irregolarità; numerose le persone che son venute a chiedere finanziamenti per l’acquisto della prima casa, possibilità questa non prevista dal nostro Statuto; così come non è previsto che gli assistiti possano ottenere somme a titolo di liquidità; b) circa il 15% ha riguardato richieste di persone che hanno presentato da una parte un’alta debitoria, al di sopra del massimo consentito in convenzione presso le banche, e dall’altra uno scarso reddito. Purtroppo questi casi sono risultati in aumento o in conseguenza della perdita del posto di lavoro, o perché le persone sono finite in cassa integrazione, o per le conseguenze economiche disastrose originate da separazioni o divorzi. Facendo enormi sacrifici, per alcuni di essi, è stato possibile consentire l’accesso ai finanziamenti; c) circa il 15% è da rapportare a persone che hanno “tentato” di poter


FONDAZIONE ANTIUSURA S. NICOLA E SS. MEIDICI ricevere un qualche aiuto, pur sapendo in partenza che questo non sarebbe stato possibile in quanto assenti lo stato di bisogno o una qualche capacità di rimborso. Non sono mancate persone che hanno addirittura raccontato storie fantasiose presentando, a volte, discutibili dichiarazioni dei redditi. Il nostro atteggiamento verso costoro è stato comunque di comprensione, considerato lo stato emozionale e di umiliazione di chi e nel bisogno; d) circa il 20% è da ascrivere a persone che hanno dichiarato il reddito a “nero”, cioe senza legale giustificazione dell’importo. Anche per tali casi (molti) si pone il problema sul tipo di aiuto da fornire; e) circa il 10% è legato a persone con contratto di lavoro a tempo determinato o a progetto, anch’esse in aumento; f) circa il 15% è da ricondurre a persone che, dopo qualche incontro, hanno volontariamente rinunciato all’aiuto. A margine di queste annotazioni c’è da considerare il gran lavoro speso per pratiche che a volte si sarebbero dovute chiudere già in fase di prima istruttoria, ma che hanno continuato il loro percorso nella vana speranza che potesse ricevere innanzitutto solidarietà familiare e poi da parte di parenti e amici. Alla fine sono state archiviate se non dopo averli richiamati ed aver acquisito il loro rifiuto alla continuazione. Come precedentemente accennato in questa Relazione, gli interventi a favore di soggetti per i quali è in corso una azione di assistenza legale ai sensi dell’art. 14 L. 108/96, ammontano a 75 mila euro per 25 interventi di assistenza legale, ad oltre 100 mila euro per anticipazioni di sussistenza e a 3 mila euro per assicurare aiuti alimentari. C) Difficoltà riscontrate dai Gruppi d’ascolto Esse in sintesi sono legate: - alla naturale ritrosia delle persone in stato di bisogno a manifestare i loro problemi sia personali che familiari; - alla frequente incapacità o indisponibilità a voler riconoscere le cause del proprio indebitamento: in molte circostanze sono state registrate colpevoli leggerezze, scarsa assunzione di responsabilità (in particolare di carattere morale e familiare generate dall’uso irresponsabile del denaro e dallo scarso rispetto delle leggi). Purtroppo

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per molte persone l’ultimo pensiero è pagare l’assicurazione, il bollo auto, le tasse in genere, ecc.; - al tentativo di nascondere e sottodimensionare la propria situazione debitoria; - alla frequente incapacità di armonizzare le proprie disponibilità economiche con il regime di spese personali e familiari; - all’illusione di immaginare un futuro roseo e quindi prospettive di risoluzione della propria debitoria senza la volontà di impegnarsi a un doveroso rimborso. Allo scopo di fotografare meglio la situazione, alleghiamo una rappresentazione grafica della suddivisione degli assistiti per età, professione e sesso utile a tracciare un profilo dell’“assistito-tipo”.

10. Conclusioni

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Nel supplemento “Moneta e Banche” della Banca d’Italia abbiamo letto nei giorni scorsi che ci sono più prestiti bancari e meno soldi sui conti correnti degli italiani. A gennaio sono aumentati del 5% su base annua i prestiti richiesti dalle famiglie, mentre sono calati dell’1,7% i depositi dell’intero settore privato che include anche le famiglie. Sono previsti anche mutui e prestiti più cari per le famiglie, mentre gli interessi sui depositi registrano una limatura dallo 0,36% allo 0,35%. I tassi al consumo salgono all’8,78% e i mutui al 3,36%. In pratica, le famiglie italiane sono sempre più costrette a chiedere prestiti in banca per “tirare avanti” (fra i maggiori debiti contratti e gli interessi più alti che si trovano a pagare, lasciano sempre meno denaro nei loro depositi). Queste informazioni debbono spingerci a riflettere e a consigliare le persone per rivedere le loro scelte e i percorsi che intraprendono. Una diversa educazione, soprattutto per quanto riguarda l’uso del denaro, è necessaria: necessario uno stile di vita più sobrio e più vero, anche in considerazione di “un mondo che cambia” come insieme di urgenze e di opportunità. Gli orientamenti pastorali dei Vescovi italiani per il decennio in corso sottolineano come il tema dell’educazione sia importante per l’intera società italiana: l’educazione rappresenta oggi una delle sfide più urgenti che impegna sia la comunità cristiana sia quella civile: siamo chiamati a pensare insieme, puntando alla formazione di un’umanità nuova. L’usura, l’indebitamento, il sovraindebitamento non sono circo-


FONDAZIONE ANTIUSURA S. NICOLA E SS. MEIDICI scritti ad alcune zone del nostro Paese, ma riguardano in varia misura persone di tutte le età e di tutte le categorie su tutto il territorio nazionale. L’usura non è soltanto praticata da singoli strozzini, ma implica molto spesso il coinvolgimento della criminalità organizzata; l’usura costituisce uno strumento per il riciclaggio e il reimpiego del denaro sporco, inquina il tessuto economico-sociale del Paese e riveste caratteri di una vera e propria emergenza, tale da suscitare notevole allarme sociale che tocca in particolare le famiglie. Queste realtà hanno bisogno di una risposta: essa non puo essere soltanto attesa da quanti hanno precise responsabilità legislative, amministrative, economiche, di giustizia, ma deve essere promossa da ciascuno di noi. Il nostro territorio va arricchito di storie ed esperienze di servizio, volontariato è gratuita, di consumo in senso equo, solidale e responsabile, di risparmio in senso etico e globale, di investimenti attenti agli aspetti sociali (casa, sanità, educazione, cultura, ecc.). Siamo chiamati tutti alla verifica attenta delle scelte che facciamo e degli itinerari formativi esistenti, a consolidare quelli positivi, a promuovere con rinnovato slancio il servizio educativo che forma persone solide, capaci di cooperare al bene comune e di compiere scelte personali e familiari responsabili. Il tempo impegnato nell’ascolto delle persone che bussano alle porte della nostra Fondazione ci fa avvertire questa urgenza educativa che segnaliamo a tutti come una provocazione. Non è possibile assicurare risposte immediate ai problemi che ci assillano, ma bisogna interrogarsi e rimettersi in gioco con continuità e generosità al di là di occasionali esperienze o di gratificazioni momentanee. Pertanto, facciamo nostre le parole dei Vescovi italiani presenti nel Documento Chiesa Italiana e Mezzogiorno (n.19): «Contro ogni tentazione di torpore e di inerzia, abbiamo il dovere di annunciare che i cambiamenti sono possibili. Non si tratta di ipotizzare scenari politici diversi, quanto, piuttosto, di sostituire alle logiche del potere e del benessere la pratica della condivisione radicata nella società e nella solidarietà». Il Presidente Mons. Alberto D’Urso

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D OCUMENTI

E

V ITA

DELLA

C HIESA

DI

B ARI -B ITONTO

PUBBLICAZIONI Le opere di san Vincenzo de’ Paoli a Bitonto (1852-2012)

Presentazione di Mons. Francesco Cacucci a Le opere di San Vincenzo de’ Paoli a Bitonto (1852-2012) a cura del Volontariato Vincenziano di Michele Muschitiello e Marino Pagano SECOP Edizioni, Corato 2012 INDICE: Presentazione di mons. Francesco Cacucci; Un testimone tra gli altri… di mons. Cristoforo Palmieri; Introduzione di p. Michele Natuzzi; Il Volontariato Vincenziano oggi a Bitonto di Piera Rutigliani Carbone. San Vincenzo de Paoli e le sue opere – Le Dame di Carità - Le Figlie della Carità all’Ospedale di Bitonto – Le Figlie della Carità all’Istituto Maria Cristina – Pia Associazione Immacolata Concezione – La Farmacia di Beneficienza Comunale – Le Figlie della Carità e la Gioventù Mariana – Conferenza maschile Laica di San Vincenzo – Canonico Nicola Fano – Mons. Cristoforo Palmieri: Vescovo vincenziano – Suore Figlie della Carità native di Bitonto.

279 Sono lieto di presentare quest’opuscolo scritto, come si dice nel titolo, dopo 160 anni della presenza vincenziana a Bitonto, prendendo come punto di riferimento l’arrivo delle Figlie della Carità all’Istituto Maria Cristina di Savoia nel 1852. Nel 1884 sorsero le Dame di Carità, oggi “Gruppi di Volontariato Vincenziano”, nel 1922 le “Figlie di Maria”, cioè l’Associazione mariana che oggi si chiama “Gioventù Mariana Vincenziana”, negli anni 1930 la Società di S. Vincenzo de Paoli. Ma, come scrive la presidente Piera


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Rutigliani Carbone, è ben da oltre 150 anni che l’opera di S. Vincenzo de Paoli viene attuata a Bitonto, se pensiamo, ad esempio, alla presenza dei missionari vincenziani che in Puglia sono arrivati 60 anni dopo la morte di san Vincenzo (1660), a Oria, a Lecce, a Bari, evangelizzando con le missioni popolari tutta la regione; nel loro Registro delle missioni è annotata per esempio la famosa missione che essi svolsero a Bitonto nella Quaresima del 1762. Sono lieto, perché così posso esprimere la gratitudine e l’apprezzamento della nostra Arcidiocesi oggi, anche a nome di tanti Vescovi miei predecessori. Molto opportunamente, non poche pagine sono dedicate innanzitutto al Fondatore, S. Vincenzo de Paoli, descrivendone la biografia, il carisma, le intuizioni geniali e le numerose opere. Non per nulla il papa Leone XIII lo proclamò, nel 1885, patrono di tutte le opere di carità. Poi vengono passate in rassegna le opere che in questo secolo e mezzo sono state realizzate a Bitonto dalla Famiglia Vincenziana. Certo è un elenco che non può ritenersi completo, chi potrà contare le innumerevoli iniziative compiute nel silenzio e nel segreto? Proprio nello spirito del Vangelo: «non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra» (Mt 6,3). È solo la punta di un iceberg, quindi, l’elenco qui riportato, ed è riportato perché ne conserviamo memoria, e sia di esempio a tutti noi: «vedano le vostre opere buone, e rendano gloria al Padre» (Mt 5,16). I tempi cambiano. Quella che era l’opera sostitutiva dell’odierno welfare, oggi rischierebbe di diventare assistenzialismo. Ma non possiamo dimenticare l’insostituibile valore del volontariato e della testimonianza cristiana nella società contemporanea. Ed è qui lo stile caratteristico del volontariato vincenziano, che potremmo definire, prendendo il discorso A Diogneto, «paradossale» (V,4). «L’amore è inventivo all’infinito», diceva S. Vincenzo. Che questo amore inventivo ci porti a inventare sempre nuove strade per raggiungere tanti nostri fratelli e nostre sorelle poveri. + Francesco Cacucci Arcivescovo di Bari-Bitonto


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Visita pastorale alla parrocchia S. Lorenzo in Valenzano. Alla sera, in Cattedrale, celebra la S. Messa nella solennità di Maria SS. di Costantinopoli con la partecipazione dei vicariati I e III. Alla sera, in Cattedrale, celebra la S. Messa con la partecipazione del vicariato territoriale Bitonto-Palo e del II vicariato. Alla sera, in Cattedrale, celebra la S. Messa con la partecipazione dei vicariati IV e IX. Alla sera, in Cattedrale, celebra la S. Messa con la partecipazione dei vicariati VI e XI. Al mattino, presso l’aula magna “Mons. Enrico Nicodemo”, presiede l’inaugurazione dell’anno giudiziario del Tribunale Ecclesiastico Regionale Pugliese. Alla sera, presso la parrocchia S. Agostino in Modugno, conclude la missione popolare parrocchiale. Alla sera, in Cattedrale, celebra la S. Messa con la partecipazione dei vicariati V, VII e XII. Alla sera, in Cattedrale, celebra la S. Messa con la partecipazione dei vicariati VIII e X. Al mattino, presso la Casa del clero, presiede la riunione del Consiglio Presbiterale diocesano. Al pomeriggio, presso il monastero S. Giuseppe delle Carmelitane scalze, presiede alla elezione della nuova priora.

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Alla sera, in Cattedrale celebra la S. Messa nell’anniversario della morte di Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari. Successivamente, presso la parrocchia Cattedrale, guida la catechesi comunitaria. Visita pastorale alla parrocchia SS. Salvatore in Capurso. Al mattino, partecipa alla cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario della Corte dei Conti del Distretto di Bari. Alla sera, presso la Sala degli Specchi del Comune di Bitonto, partecipa alla presentazione del volume di M. Muschitiello e M. Pagano Le opere di S. Vincenzo de Paoli a Bitonto (1852-2012), pubblicato a cura del Volontariato vincenziano. Al pomeriggio, presso la parrocchia S. Giovanni Bosco in Bari, incontra la Cooperativa “Campo di fragole”, nel primo anniversario della sua fondazione. Al pomeriggio, presso l’aula magna “Mons. Enrico Nicodemo” dell’Istituto superiore di Scienze religiose Odegitria, interviene all’incontro di studio “50 anni di studi teologici nell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto”, con la testimonianza di S.E. mons. Benigno Luigi Papa, O.F.M., Cap., arcivescovo emerito di Taranto, e la relazione del prof. don Dario Morfini. Al mattino, in Cattedrale, celebra la S. Messa per le Interforze in preparazione alla Pasqua. - Visita pastorale alla parrocchia Immacolata in Adelfia. - A Roma partecipa ai lavori del Consiglio Permanente della Conferenza Episcopale Italiana. Alla sera, nella biblioteca comunale di Sammichele di Bari, partecipa all’incontro “Via Pacis 2012. Educare i giovani alla giustizia e alla pace”, organizzato dall’A.C. Alla sera, presso il Parco 2 giugno in Bari, in occasione della XXVII Giornata mondiale della gioventù, guida la Via Crucis per i giovani e i giovanissimi dell’Arcidiocesi.


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Al mattino, sul sagrato della chiesa della SS. Trinità e dei SS. Medici in Bari, benedice i rami di ulivo, quindi si reca processionalmente in Cattedrale, dove celebra la S. Messa della Domenica delle Palme. Al mattino, presso l’Oasi S. Maria in Cassano Murge, detta la meditazione al clero della diocesi. Alla sera, presso la Fondazione Giovanni Paolo II in Bari, guida la lettura del film Il villaggio di cartone di Ermanno Olmi. Alla sera, presso la cappella maggiore del Seminario arcivescovile di Bari, celebra la S. Messa per l’ammissione al diaconato e al presbiterato dei seminaristi Francesco Necchia e Rocco Priore e al diaconato permanente dei sigg. Alessandro Amato, Giuseppe De Serio e Vito Frasca. Al mattino, scambia gli auguri pasquali con i collaboratori di Curia. Al mattino, in Cattedrale, celebra la Messa crismale. Alla sera, in Cattedrale, celebra la Messa “in coena Domini” e successivamente partecipa all’adorazione del SS. Sacramento. Al mattino, in Cattedrale, presiede l’Ufficio delle Letture. Alla sera, presiede la celebrazione della Passione del Signore. Al mattino, in Cattedrale, presiede l’Ufficio delle Letture. Alla sera, in Cattedrale, presiede la Veglia pasquale. Al mattino, nella Concattedrale di Bitonto, celebra la S. Messa nella Domenica di Pasqua. Al mattino, presso il Pontificio Seminario Regionale Pio XI in Molfetta, presiede i lavori della Conferenza Episcopale Pugliese.

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Alla sera, presso la parrocchia Resurrezione in Bari, celebra la S. Messa e incontra la comunità parrocchiale. 14 - Al pomeriggio, in Cattedrale, incontra i cresimandi del primo vicariato. 15 - Al mattino, presso la parrocchia S. Paolo apostolo in Bari, celebra la S. Messa per il rinnovo dei voti dei Missionari laici della carità. - Al pomeriggio, presso la parrocchia S. Leone Magno in Bitonto, benedice “Casa Jacopa”, comunità educativa per minori, celebra la S. Messa e incontra la comunità. 16 - Alla sera, presso il monastero S. Giuseppe in Bari, incontra le monache Carmelitane scalze. 17-18 - Ad Ancona, partecipa al convegno teologico-pastorale organizzato dall’Istituto Teologico Marchigiano sul tema “Trasformati dal Mistero. Per una pastorale in chiave mistagogica”, e tiene la relazione “Conoscere la mistagogia”. 19-22 - Visita pastorale alla parrocchia S. Nicola di Bari in Adelfia. 23 - Al mattino, presso il convento S. Antonio in Manduria, presiede l’incontro con i Frati minori di Lecce. - Al pomeriggio, presso il Liceo classico “Quinto Orazio Flacco” in Bari, partecipa a un incontro con l’editore Alessandro Laterza sul tema “Laicità e fede”. 25 - A Roma, in Piazza S. Pietro, partecipa all’udienza del S. Padre Benedetto XVI in occasione del IV centenario del Seminario Arcivescovile e, nel pomeriggio, celebra la S. Messa nella basilica di S. Giovanni in Laterano. 26 - Al pomeriggio, presso l’aula magna del Politecnico, partecipa all’incontro con il mondo universitario sul tema “Le quattro crisi: finanziaria, economica, ambientale, di felicità”; intervengono il prof. Leonardo Becchetti, dell’Università di Roma “Tor Vergata”, e la dott.ssa Annalisa Caputo, dell’Università di Bari. 27 - Al mattino, presso il Santuario del Beato Giacomo in Bitetto, celebra la S. Messa per la festa del Beato. - Successivamente, presso il Pontificio Seminario Regionale Pio XI di Molfetta, partecipa alla presentazione del volume curato dai proff. G. Lorusso e P. Zuppa Gestis verbisque. Saggi in onore di Michele Lenoci per il suo 70° compleanno; presenti il


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prof. Antonio Pitta e l’emerito prof. mons. Michele Lenoci. Al pomeriggio, in Cattedrale, incontra i cresimandi del VII vicariato. Alla sera, presso la parrocchia S. Giuseppe Moscati in S. Lorenzo in Triggiano, presenta la Lettera pastorale “Cerca e troverai”. Al pomeriggio, in Cattedrale, incontra i cresimandi dell’VIII vicariato. Alla sera, presso il TeatroTeam in Bari, partecipa alla serata di solidarietà promossa dalla Fondazione Antiusura S. Nicola e SS. Medici. Alla sera, presso la parrocchia S. Domenico in Acquaviva delle Fonti, celebra la S. Messa per il 75° anniversario della parrocchia nell’Anno eucaristico diocesano. Alla sera, presso la parrocchia Maria SS. del Rosario in S. Francesco da Paola in Bari, celebra la S. Messa per i 50 anni di parrocato di mons. Antonio Talacci.

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BOLLETTINO DIOCESANO

l’Odegitria

Anno LXXXVIII n. 2

Bollettino Diocesano

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Arcidiocesi di Bari - Bitonto • Largo S. Sabino, 7 • 70122 Bari Arcivescovado: Tel.: 080 5214166 Curia Metropolitana: Tel.: 080 5288111 Fax: 080 5244450 • 080 5288250 www.arcidiocesibaribitonto.it • e-mail: curia@odegitria.bari.it

Registrazione Tribunale di Bari n. 1272 del 26/03/1996 Spedizione in abbonamento postale comma 20/c art. 2 L. 662/96 Filiale di Bari

Marzo - Aprile 2012


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