notiziario diocesano organo di collegamento della arcidiocesi di bari-bitonto anno XXX • numero 7-8 • luglio-agosto 2013
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L’oratorio: luogo della passione
C
on il sopraggiungere dell’estate in molte comunità cristiane si rende più visibile il desiderio del camminare insieme ai nostri fanciulli, ragazzi e giovani: l’itinerario di un intero anno all’Oratorio, in parrocchia, trova in questo tempo il suo exploit nelle varie forme di giochi organizzati, grest, sport, uscite e serate a tema… insomma “festa”. Quale festa? Festa dell’uomo nella sua totalità e festa della passione educativa di ciascuno e della comunità dove vive: fedeltà all’Incarnazione, in Cristo, Figlio di Dio fatto uomo, Dio assume la vita umana come veicolo della sua presenza; centralità della persona in tutti suoi aspetti, la persona è valore fondamentale. L’Oratorio vive in questi ultimi anni attorno a sé un interesse fortissimo, ma non misura la riuscita educativa delle sue iniziative in base alla consistenza della massa che riesce ad aggregare bensì è aperto a tutto l’uomo, è aperto alla vita. Alla luce di quanto detto l’Oratorio è innanzitutto luogo della relazione autentica, proprio ciò che oggi spesso è falsato dal modo di comunicarsi la vita e le esperienze. Dice mons. Domenico Pompili, sottosegretario CEI: «dietro la ripresa di interesse intorno agli oratori si intuisce che c’è non semplicemente un’emergenza, ma la sfida di sempre, che è quella di offrire un contesto che sia promettente per la relazione interpersonale, in una stagione a forte impatto digitale e quindi debilitata sotto il profilo della fisicità. Un territorio fisico che, insieme alla casa e al quartiere, sia un luogo di radicamento, a partire dal quale
proiettarsi in un mondo più ampio senza perdere il senso del legame, delle radici, della gratitudine, e dunque senza dissolvere l’identità». Tuttavia la relazione si qualifica anche come relazione alla ricerca della passione educativa, quella stessa dei grandi maestri dell’educazione e che è presente in ogni uomo, affinché si possa rispondere con sempre maggiore verità alla “vocazione educativa” oratoriana. La presenza della Chiesa nel campo educativo deve qualificarsi come attenta alle risorse dei ragazzi; non a caso il titolo “Il laboratorio dei talenti” che i Vescovi italiani hanno dato alla Nota Pastorale della CEI sul valore e la missione degli Oratori va in questa direzione, il n° 6 della Nota infatti sottolinea: “La Chiesa per sua natura è chiamata ad evangelizzare con quello slancio missionario che le permette di essere prossima ad ogni persona, perché il Vangelo sia annunziato a tutte le creature. È all’interno della prossimità, spazio indicato da Gesù per vivere il comandamento dell’a-
more, che si svolge l’attività educativa oratoriale, attenta alle fragilità e alle povertà dei ragazzi di ogni tempo, ma anche capace di svilupparne le risorse e le potenzialità per una vera promozione della persona.” Educare … è un cammino spesso faticoso, ma che porta a sorprese meravigliose se vissuto con impegno, amore e gioia. Ogni educatore sa che nelle ragazze e ragazzi che gli sono affidati, il desiderio di poter vivere bene e fare il bene è una risorsa da portare alla luce, da evidenziare. Solo la fiducia nel bene e la speranza che lo sforzo dell’educare potrà avere esito positivo, potrà dare il coraggio di educare in qualsiasi circostanza, affrontando tutte le difficoltà che si insidiano in questo percorso educativo. San Giovanni Bosco diceva: “L’educatore è un individuo consacrato al bene dei suoi allievi, perciò deve essere pronto ad affrontare ogni Sac. Giovanni Lorusso Vice-direttore Ufficio Tempo libero, Turismo e Sport
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