Trieste Photo Days 2018 - Catalogo ufficiale

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TRIESTE PHOTO DAYS 2018 Promosso da

dotART Sede legale: via del Veltro 30 - 34137 Trieste Sede operativa: via San Francesco 6 - 34133 Trieste Tel. +39 040 3720617 - info@dotart.it - www.dotart.it C.F. 90125960329

Art director Angelo Cucchetto Foto di copertina Viet Van Tran Grafica Studio grafico Stefano Ambroset Š Tutte le foto appartengono ai rispettivi autori



Il Festival Trieste Photo Days è un festival italiano interamente dedicato alla fotografia urbana. Una rassegna che esplora la contemporaneità attraverso tutte le forme di fotografia ambientate nel tessuto cittadino. Un contenitore creativo crossmediale che riunisce mostre di artisti italiani e stranieri, workshop, proiezioni, contest, presentazione di libri, incontri, letture portfolio e altri eventi collegati alla fotografia. Un luogo d’incontro e scambio tra il pubblico e i fotografi. Denominatore comune è la Città, l’ambiente urbano e l’umanità che lo popola: la vita quotidiana delle metropoli e dei piccoli centri abitati, i contrasti e le contraddizioni della città e della provincia, gli scorci artistici, le geometrie architettoniche, i frammenti di colore che spezzano il grigiore cittadino. Obbiettivo del festival è promuovere un tipo di fotografia portatrice di valore artistico, documentale, etnografico e sociologico, che offra testimonianza dell’oggi. Uno spaccato di contemporaneità urbana in grado di parlare dei cambiamenti sociali che avvengono nella grande città come nel piccolo villaggio. L’ambizione è di dare vita a una manifestazione internazionale con cadenza annuale, che miri a diventare un punto di riferimento in Italia e in Europa.

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Spazio alle Istituzioni Il Servizio Musei e Biblioteche del Comune di Trieste, in collaborazione con l’associazione dotART, propone una serie di esposizioni, volte a esaltare l’interazione tra la fotografia contemporanea e i luoghi museali. Nell’ambito del quinto Trieste Photo Days - Festival di Fotografia Urbana, le immagini proposte consentono di conoscere inediti percorsi narrativi, con l’intento di accrescere la consapevolezza del valore culturale della fotografia contemporanea. La selezione delle mostre dei fotografi è stata vagliata dall’Associazione dotART e seguita per molti progetti dall’art director del festival Angelo Cucchetto. Claudia Colecchia, responsabile della Fototeca dei Civici Musei di Storia ed Arte, in collaborazione con Michela Messina e Lorenza Resciniti, conservatori del Civico Museo d’Arte Orientale e del Civico Museo Sartorio, ha effettuato la curatela, sotto la mia personale supervisione. La scelta dei luoghi dove realizzare le occasioni di dialogo tra fotografie e opere d’arte non è stata casuale. Cifra delle suggestioni ricercate e perseguite: le assonanze/dissonanze tra rappresentazioni classiche e contemporanee, tra alterità reciprocamente in grado di sfuggire al dominio del tempo presente tout court. Alle sale del Museo Sartorio e del Museo d’Arte Orientale, luoghi di resilienza agli spazi-non luoghi del nostro tempo, il compito di contaminare passato e presente, antico e moderno, proponendo agli sguardi dei visitatori convivenze non scontate. La visita ai musei dei fruitori amanti della fotografia e/o delle collezioni museali diviene opportunità di poter indugiare, al Museo Orientale, su scatti contemporanei e la celeberrima Onda di Hokusai o, al Museo Sartorio, su istantanee fotografiche e i disegni di Giambattista Tiepolo. Il muto dialogo, intrecciato nei luoghi museali destinati a conservare e tramandare la memoria, oltre la condizione umana, è fecondo, capace di esaltare il legame narrativo tra gli scatti dei fotografi giapponesi del collettivo VoidTokyo e le collezioni artistiche provenienti dal Paese del Sol Levante. Mentre la fotografia di denuncia del siciliano Francesco Faraci è intenzionalmente esposta nell’elegante villa della famiglia Sartorio. È la ricerca dell’ossimoro: contrasto tra lo sguardo provocatorio che descrive il male di vivere di Faraci e la serena compostezza della settecentesca nobile villa triestina. Quale miglior contesto per il raccontare, mai consolatorio, di un fotografo che realizza un lavoro sui contrasti, sugli opposti: vita/morte, caos/silenzio, gioia/ tristezza, rassegnazione/riscatto. Ulteriore occasione di confronto si realizzerà nella cornice di Sala Veruda, a novembre. Qui, una selezione di fotografie contemporanee effettuata da Gigliola Foschi, ispirata al tema dei Silenzi Urbani, sarà esposta a fianco dei positivi di Gabriele Basilico, custoditi nella Fototeca dei Civici Musei di Storia ed Arte. Nella sede della Fototeca, in particolare, nella Sala Bobi Bazlen di Palazzo Gopcevich, saranno ospitati, infine, approfondimenti e incontri durante il weekend di apertura del festival. Per tre giorni si parlerà di fotografia, nel luogo che custodisce quasi tre milioni di immagini, scrigno della memoria visiva della città, da custodire, interrogare e valorizzare. Laura Carlini Fanfogna direttore del Servizio Musei e Biblioteche del Comune di Trieste 7


Spazio alle Istituzioni Visioni urbane. Volumi e tagli prospettici. Architetture antropiche e geometrie che testimoniano la storia e al tempo stesso segnano le trasformazioni del paesaggio contemporaneo. Frammenti di contesti quotidiani, che attraverso lo sguardo del fotografo, assurgono a vere e proprie esperienze conoscitive, essenza di una vita collettiva dinamica e in costante evoluzione. è il fascino e la funzione della fotografia urbana, che torna protagonista a Trieste dal 18 ottobre al 25 novembre con il festival internazionale Trieste Photo Days, evento che il Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia accompagna e sostiene anche quest’anno, con convinzione. Per oltre un mese mostre, workshop, proiezioni e incontri, organizzati sotto l’attenta regia dell’associazione culturale dotART, ruoteranno attorno al tema della città, denominatore comune e fonte di ispirazione per fotografi professionisti e amatori, autori celebri ed emergenti, in un contesto di respiro internazionale e con l’obiettivo di promuovere ed esaltare il valore sociale, artistico e documentale delle foto in esposizione. Trieste Photo Days, con le sue opere in mostra, diviene infatti l’occasione per ritrovare il senso possibile dei luoghi, recuperare con essi rapporti personali ed affettivi, analizzare contrasti e contraddizioni che convivono nella società e si riflettono nell’organizzazione urbana della stessa. In fondo, come sosteneva Gabriele Basilico, tra i più autorevoli interpreti della fotografia italiana del Novecento, osservare e accettare la condizione urbana contemporanea delle nostre città è un buon punto di partenza per immaginare una città e un futuro migliori. Piero Zanin Presidente del Consiglio Regionale Friuli Venezia Giulia

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Cinque anni di grande fotografia a Trieste La fotografia è una breve complicità tra la preveggenza e il caso John Stuart Mill La Fotografia Urbana racchiude molteplici punti di vista e tipologie di Fotografia: dall’architettura e studio del territorio all’antropologico, al sociale, alla street. Territori e spazi Urbani da esplorare in tutte le loro declinazioni, ecco dove batte il cuore tematico del Trieste Photo Days, che in questa quinta edizione ha vibrato e diffuso ritmi e suggestioni provenienti da tutto il mondo. Questa è la seconda edizione del Festival TPD (Trieste Photo Days) che curo come Art Director, chiamato dall’amico Stefano Ambroset, il suo creatore, ad un compito arduo ma molto soddisfacente, quello di far crescere la kermesse Giuliana dandogli un respiro internazionale. Credo questa edizione sia già in linea con tale intenzione: abbiamo la presenza di molti autori stranieri, iniziando da Tatsuo Suzuki, creatore di VoidTokio e presidente della giuria di Urban Photo Award 2018. Fotografi talentuosi da tutto il mondo, grandi Mostre collettive e alcune personali di pregio, e molte presentazioni autoriali. Le due call che abbiamo proposto, quella per i contenuti e quella per il TPD Book Award, hanno avuto molto successo, con circa duecento adesioni pervenute, e siamo quindi orgogliosi di poter presentare a Palazzo Gopcevich una quindicina di progetti, editoriali ed espositivi, durante il weekend centrale del Festival, che quest’anno premia con un ex equo ben due progetti Editoriali come Tpd Book Award! Inauguriamo poi, in questa quinta edizione, il TPD Portfolio, con una squadra di lettori di tutto rispetto capitanata dal grande Fulvio Merlak, anima istituzionale della fotografia Italiana e motore propulsivo di Portfolio Italia. Cresce anche, fino a diventare, protagonista del tutto autonomo, Fringe, il “fuori Salone” che presenta in locali ben selezionati molti progetti espositivi autoriali, allargando di fatto a tutta la città la presenza di un festival che si dipana ormai su oltre due settimane di eventi continui. Fondamentale per la crescita che la manifestazione ha fatto in questa edizione è stato il contributo delle Istituzioni locali, Comune, Regione, Fondazioni, che ci hanno offerto spazi Museali (Civico Museo Orientale e Civico Museo Sartorio) e spazi Istituzionali (Sala Veruda, Sala Bobi Bazlen di Palazzo Gopcevich) in cui sono ospitate alcune delle mostre e delle presentazioni di maggior prestigio. Un Grazie ritengo infine sia doveroso riservarlo anche agli enti privati che hanno offerto ospitalità al Festival come lo Studio Photoscaglia e Eataly, e alle Fondazioni Casali, Unicusano, oltre che a tutti gli sponsor che con fedeltà ci sostengono. Angelo Cucchetto Art Director di Trieste Photo Days

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#TPD2018 ► GLI OSPITI

TATSUO SUZUKI

Classe 1965, Tatsuo Suzuki vive e lavora a Tokio e fotografa dal 2008. Ha vinto numerosi premi internazionali, tra cui The Fence (categoria Street, 2017), The Independent Photographer Competition (2017), lo Steidl Book Award Japan (2016). È stato finalista del San Francisco Street photo contest, del Miami Street Photography Contest e del LensCulture Street Photography Awards, e ha esposto i suoi lavori a Shanghai, Tokio e Londra. Il suo obiettivo è mostrare attraverso la fotografia di strada quanto il mondo sia bello, interessante, meraviglioso e talvolta crudele. www.tatsuosuzuki.com

TADASHI ONISHI

Tadashi Onishi è nato a Tokio nel 1973. Fotografa la città e la vita urbana giapponese combinate con la natura sociale, per trovare un terreno comune tra la strada e la fotografia documentaria. è il vincitore del TPD Book Award 2017 con “Lost in Shinjuku”, progetto pubblicato da dotART con un’introduzione di Maurizio Galimberti. www.tadashionishi.com

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VoidTokyo

Civico Museo d’Arte Orientale VoidTokyo è un collettivo di undici street photographer giapponesi che narra, attraverso lo sguardo fotografico, gli enormi cambiamenti che sta vivendo la capitale del paese in vista delle Olimpiadi del 2020. Lo sguardo del collettivo è rivolto al vuoto della Tokyo contemporanea, una metropoli proiettata nel futuro alla velocità della luce. I fotografi di VoidTokyo sono accomunati da una visione molto personale della street photography, in grado di raccontare la città in un cupo bianco e nero che si rifà alla scuola giapponese di Eikoh Hosoe. Dal 2015 il collettivo pubblica a cadenza annuale il magazine VoidTokyo, che racchiude il meglio della produzione degli undici autori. La rassegna espone le opere del fondatore del collettivo Tatsuo Suzuki e Tadashi Onishi insieme a Hiroki Fujitani, Naoki Iwao, Yukari Unleash Sasaki, Keiichi Ichikawa, Tadashi Yamashita, Ash Shinya Kawaoto, Kawara Chan, Miho Okawa, So Sasaki. La mostra è ideata e realizzata dai Civici Musei di Storia ed Arte, con la direzione di Laura Carlini Fanfogna, direttrice del Servizio Musei e Biblioteche, in collaborazione con l’Associazione dotART e l’art director Angelo Cucchetto, selezionata da Claudia Colecchia, responsabile della Fototeca e delle Biblioteche dei Civici Musei di Storia ed Arte con la collaborazione del conservatore del Civico Museo d’Arte Orientale Michela Messina.

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VoidTokyo / Tadashi Onishi

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VoidTokyo / Tatsuo Suzuki

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VoidTokyo / Naoki Iwao

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VoidTokyo / Hiroki Fujitani

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#TPD2018 ► GLI OSPITI

FRANCESCO FARACI

Francesco Faraci nasce a Palermo nel 1983. Dopo gli studi umanistici (Antropologia, Sociologia), nel 2013 trova nella fotografia il suo mezzo d’espressione e si forma attraverso le immagini dei grandi fotografi di scuola francese e americana (William Klein, Henri Cartier-Bresson, Robert Doisneau, Robert Capa) cercando di rinnovare un linguaggio che altrimenti suonerebbe desueto. Si occupa di fotografia documentaria e reportage sociale. Al centro del suo lavoro c’è la sua terra, la Sicilia, della quale ama descrivere gli incroci culturali e i paradossi esistenziali (nascita e morte, gioia e violenza, la solitudine che si nasconde fra le pieghe della modernità) con un occhio particolare alle minoranze e ai minori che nascono, crescono e spesso si formano nelle zone disagiate e abbandonate della città, nelle periferie marginali. Per tali ragioni percorre in lungo e in largo le strade della sua terra e dei Paesi Mediterranei, raccontandone le storie attraverso progetti di lunga, media e breve durata. Diversi suoi reportage sono stati pubblicati su riviste nazionali ed estere (Il Venerdì di Repubblica, La Repubblica, Il Manifesto, Time Magazine, Globe and Mail, The Guardian, VICE, Erodoto108) e ha preso parte a conferenze e seminari sulla realtà delle periferie della sua città. E’ anche videomaker e scrittore di romanzi, di racconti e di saggi che ruotano intorno alle sue radici e alla sua terra d’origine. www.francescofaraci.com

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atlante umano siciliano Francesco Faraci Civico Museo Sartorio Atlante. Umano. Siciliano. Tre parole che insieme formano una frase, ma se messe in proprio ognuna di esse ha una sua identità precisa. Sicilia porta d’Europa, per qualcuno inizio di una nuova vita, punto d’approdo dalla vicina Africa. Per altri, invece autoctoni è sguardo sul mondo, odora di radici. Atlante è viaggio, ma non importa il come, bensì il dove e il perché. Percorrendo una geografia dell’anima, mediterranea, fatta di sensazioni, di percezioni che sgorgano dalla terra nuda dopo la mietitura. Il vento, il cielo, le correnti marine, il sole, la luna e il sale sulla pelle. Tutto concorre a tracciare su una cartina immaginaria i segni del passaggio del viandante, che nulla ha con sé se non le ossa, nudo e aperto com’è di fronte alla sorpresa, al fato, al destino. Umano perché terreno. Perché l’uomo, in fondo, è al centro della ricerca. La sua condizione di “moderno” in una terra che fatica ad evolversi e che quando lo fa, o ci prova, cede ogni volta un pezzo della sua atavica identità. Un lavoro sui contrasti, sugli opposti: vita/morte, caos/silenzio, gioia/tristezza, rassegnazione/riscatto. Dalla Sicilia si fugge, ma il territorio muore e nemmeno troppo lentamente. Si tratta di provare a salvare, a imprimere su carta quel che c’è. Il paradosso è che non mancano l’energia e nemmeno la poesia. Nell’eterna lotta fra andare e restare ho scelto di resistere e raccontare la terra in cui vivo, in controtendenza forse con la fotografia esotica che fa dell’altrove, il più lontano possibile da noi, un vessillo. Eppure, aprendo le porte di casa, spalancando le finestre metaforiche di noi stessi, quindi aprendosi, il mondo accoglie, chiede di raccontarne la storia. La vita, la morte, i sogni e le sconfitte. Siciliano, dunque, per appartenenza non sempre fiera. Esserlo (siciliano) significa, oggi, mettersi in cammino, scavare a fondo nella terra sapendo che il mare, unico e definitivo confine, ha nella linea dell’orizzonte e nelle direzioni dei venti il suo unico limite. Tre parole per dire di un luogo di frontiera, dunque. La ricerca di una piccola America. Ispirato da Robert Frank e dal suo “The Americans” mi sono messo in viaggio, ecco il senso di questo lavoro che implorava di venire fuori. La mostra è ideata e realizzata dai Civici Musei di Storia ed Arte, con la direzione di Laura Carlini Fanfogna, direttrice del Servizio Musei e Biblioteche, in collaborazione con l’Associazione dotART e l’art director Angelo Cucchetto, la selezione curata da Claudia Colecchia, responsabile della Fototeca e delle Biblioteche dei Civici Musei di Storia ed Arte in collaborazione con Lorenza Resciniti, conservatore del Museo Sartorio. 17


Atlante Umano Siciliano / Francesco Faraci

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Atlante Umano Siciliano / Francesco Faraci

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Atlante Umano Siciliano / Francesco Faraci

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Atlante Umano Siciliano / Francesco Faraci

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Silenzi Urbani / Assunta D’Urzo - Hval - La balena

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silenzi urbani

Omaggio a Gabriele Basilico - a cura di Gigliola Foschi Sala “U. Veruda” Silenzi Urbani vuole proporre un tipo di fotografia che suggerisca il piacere del silenzio e di quiete urbana, sulla scia dei paesaggi cittadini raccontati da Basilico. Rimuovere l’eccesso di stereotipi visivi, scoprire “spazi silenti” nelle città sature di rumore. La rassegna mira a entrare in una dimensione di silenzio per ascoltare, vedere e raccontare le storie trascurate, i luoghi meno appariscenti e ammirati della città: fotografie che invitino a guardare oltre la superficie di uno spazio urbano caotico o iperfotografato, per scoprire angoli di quiete nascosta, per immaginare le dimensioni di una possibile affabilità urbana, impregnata di silenzi, mormorii, fruscii. Attraverso le immagini, ridare voce alle storie racchiuse nelle città (storie private e collettive che s’intrecciano con quelle delle città, dei suoi cambiamenti politici, sociali, urbanistici). Ricercare un linguaggio fotografico che abbassi il tono della voce, che colga i sussurri, le ombre, il non immediatamente udibile, il non immediatamente visibile. Ai fotografi coinvolti è stato chiesto di trasformarsi in storici, in investigatori tenaci, capaci di restituire dignità a luoghi, a storie passate e presenti o a edifici dimenticati, negletti. Si sono dovuti focalizzare sul silenzio dell’ascolto, del bisogno di vedere diversamente, con maggior cura e attenzione, attendendo che le cose dismettano quella “rigidità della posa”, di cui parlava Savinio e che spesso ritroviamo nelle opere di Basilico. Progetti esposti: Morfeo - Luca Setti Hval - La balena - Assunta D’Urzo Undefinied City - Loredana Celano Un Topo in viaggio - Marko Vogric Metropolitan Lullabies - Luca Rotondo La lezione di Gabriele Basilico non è solo evocata ma testimoniata grazie alla presenza in mostra di una selezione di positivi dedicati a Trieste scattati dall’autore, conservati nella Fototeca dei Civici Musei di Storia ed Arte del Comune di Trieste. Un’inedita contaminazione tra passato e presente, tra il maestro e i continuatori della sua opera.

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Silenzi Urbani / Loredana Celano - Undefinied City

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Silenzi Urbani / Luca Rotondo - Metropolitan Lullabies

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Silenzi Urbani / Luca Setti - Morfeo

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Silenzi Urbani / Marko Vogric - Un Topo in viaggio

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URBAN 2018 Photo Awards / Pedro Luis Ajuriaguerra Saiz - Walking To The Future City

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URBAN 2018 PHOTO AWARDS mostra dei vincitori Photoscaglia Studio Il concorso URBAN Photo Awards è uno dei principali “serbatoi culturali” di Trieste Photo Days. Giunto alla nona edizione, il contest ricerca talento e qualità sia tra i fotografi professionisti che amatoriali, offrendo loro un palcoscenico internazionale da cui farsi notare. URBAN vede ogni anno migliaia di foto in gara e centinaia di partecipanti da tutto il mondo. È un contest di respiro internazionale in continua crescita, uno dei pochi a “varcare i confini” del web offrendo ai fotografi una reale visibilità attraverso decine di mostre fotografiche in giro per il mondo. Oltre ai premi e ai riconoscimenti, URBAN offre la possibilità ai migliori fotografi classificati di entrare a far parte di un circuito di mostre itineranti, che rappresentano il reale valore aggiunto di questo concorso. Dal 2011, infatti, URBAN ha allestito più di 100 mostre tra Polonia (Cracovia, Lodz, Raciborz e Varsavia), Ungheria (Budapest, Pècs e Miskolc), Cipro (Limassol, Paphos e Nicosia), Lettonia (Riga), Slovenia (Capodistria), Germania (Berlino e Amburgo), Croazia (Fiume e Parenzo), Ucraina (Sumy), Serbia (Belgrado), Colombia (Bucaramanga) e Italia (Milano, Venezia, Trieste e Roma). URBAN 2018, cominciato il 14 febbraio e concluso il 17 giugno, ha visto in gara ben 4.460 foto e 272 portfolio per 1.103 partecipanti da tutto il mondo. Il concorso culmina con la cerimonia di premiazione durante Trieste Photo Days, in cui il presidente della giuria Tatsuo Suzuki premia il vincitore assoluto. www.urbanphotoawards.com

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URBAN 2018 Photo Awards / Sébastien Leban - Pourim Banquet In Jerusalem

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URBAN 2018 Photo Awards / Roy Deba Prasad - Innovative Way Of Boarding

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URBAN 2018 Photo Awards / Gianni Boradori - Posizioni Privilegiate

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URBAN 2018 Photo Awards / Giulio Fabbri - Hotel Paradise

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URBAN 2018 Photo Awards / Md Enamul Kabir - Untitled

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URBAN 2018 Photo Awards / Lukasz Zietara - 3 Hearts

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URBAN 2018 Photo Awards / Alain Schroeder - Brick Prison

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URBAN 2018 Photo Awards / Antonio Tartaglia - Run Like Hell

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#TPD2018 ► GLI OSPITI

MARTIN VEGAS

Musicista da 30 anni e fotografo da 20, dal 2011 le sue opere sono esposte anche all’estero, a New York, Parigi, Dubai, Shanghai e Atene. A Parigi i suoi lavori gli valgono una Maison d’Artiste dal Ministero della Cultura per continuare la sua ricerca artistica in Francia per un anno. Dopo una specializzazione in curatela fotografica, dal 2016 svolge prevalentemente l’attività di curatore, soprattutto a Parigi. Nel 2013 dà vita ad ImageNation, collettivo internazionale di fotografia con fotografi provenienti da oltre 60 Paesi. Oltre a Parigi, nel 2018 ImageNation si sviluppa anche ad Arles durante il festival Voies Off e a Venezia con una mostra sul cinema in concomitanza con la Mostra Internazionale del Cinema. Il progretto Street Sans Frontières, dopo 2 edizioni a Parigi, arriverà per la prima volta in Italia per il Trieste Photo Days. Attualmente lavora ad un nuovo progetto, sulla diversità culturale, chiamato Atlas of Humanity presentato a Photokina 2018 e prossimamente anche a Dubai, Cina, Tunisi e Milano. www.martinvegas.com

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Street Sans Frontières a cura di Martin Vegas

Double Room - Spazio espositivo Con un collettivo di oltre 100 autori provenienti da 5 continenti, Street Sans Frontières non si concentra solo sulla classica fotografia di strada, ma mira a dare una visione più ampia di ciò che accade nelle strade del mondo, uno sguardo sulla condizione umana nell’ambiente urbano. Il progetto nasce a Parigi, la città dove la fotografia nacque quasi 2 secoli fa, come anche il primo esempio di Street Photography, scattato da Louis Daguerre e databile tra il 1838 e il 1839. Con una visione a metà strada tra fotogiornalismo e street photography, nelle 2 edizioni parigine si sono avvicendati vincitori di premi internazionali e anche autori emergenti dai luoghi più remoti del pianeta, alcuni dei quali spesso invisibili a cause delle politiche oscurantiste di alcuni paesi. Tra gli autori delle foto in mostra a Trieste, Eric Lafforgue è stato bandito dalla Corea del Nord per le sue foto scattate nelle strade di Pyongyang e che non rispettano le regole imposte dal regime nordcoreano. Tra gli italiani, Marco Gualazzini (Contrasto) racconta in fotografia il terribile terremoto che ha raso al suolo Haiti nel 2010 e della speranza che, nonostante tutto, si può ancora trovare per le strade di Port-au-Prince. www.imagenation.it/streetsansfrontieres

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Street Sans Frontières / Gabi Ben Avraham

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Street Sans Frontières / Eric Lafforgue - Streets of Pyongyang

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Street Sans Frontières / Efrat Sela - Tel Aviv

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Street Sans Frontières / Ed Robertson - The Hammers

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Flowing City / Malgorzata Mikolajczyk

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FLOWING CITY

progetto editoriale e mostra collettiva Trieste Airport Flowing City è la seconda call della piattaforma Exhibit Around e segue il successo di Urban & Human Empathy. Un progetto editoriale collettivo composto da parole e immagini in bianco e nero, in cui scrittura e fotografia s’intrecciano e s’influenzano a vicenda. Il progetto comprende una mostra internazionale e un volume fotografico di 300 pagine con foto e progetti dei 69 autori selezionati, impreziosito dai racconti del giornalista Roberto Srelz. Adriano Zanni (Italy) Alain Menez (Ireland) Alessandro Manchìa (Italy) Alessandro Secondin (Italy) Andrea Zazzaro (Italy) Anil Purohit (India) Anna Beyger-Pasternak (UK) Armineh Hovanesian (USA) Attilio Bixio (Italy) Beppe Castellani (Italy) Boris Godnic (Slovenia) Carmen-Laura Munteanu (Austria) Christian Milotic (Italy) David Fletcher (Great Britain) Davide Marcelli (Italy) Edoardo Schepis (Italy) Enrico Doria (Italy) Fabiola Iris Sbano (Italy) Filipe Bianchi (Portugal) Florin Flacau (Romania) Francesca Codogno (Italy) Francesco D’Alonzo (Italy) Frank Rafter (Ireland) Gabi Ben Avraham (Israel)

Georg Worecki (Luxembourg) Gianluca De Simone (Italy) Giorgia Ivone (Italy) Giuseppe Cardoni (Italy) Guido Steenkamp (Germany) Guilherme Bergamini (Brazil) Igor Dražic (Croatia) Irena Walania (Poland) Isabella Borrelli (Italy) Ivan Blazhev (Macedonia) James Niven (Australia) Jeannette Muller (Italy) Jeffrey De Keyser (Belgium) Kenichiro Hagiwara (Japan) Kinga Owczennikow (Albania) Kristin Van Den Eede (Belgium) Kristof Vande Velde (Belgium) Malgorzata Mikolajczyk (Poland) Marcin Fin (Poland) Marco Lambardi (Italy) Marco Marcone (Italy) Marco Musillo (Italy) Merethe Wessel-Berg (Norway) Monica Montefusco (Italy)

Nicola Daddi (Italy) Nicole Anne Revita (Philippines) Nino Evola (Italy) Paola Bet (Italy) Pier Luigi Mariotti (Italy) Pygmalion Karatzas (Greece) Rafał Rafalski (Poland) Riccardo Crevatin (Italy) Rob Krauss (USA) Roberto Cenci (Italy) Robin Yong (Australia) Romina Calini (Italy) Romina Tancredi (Italy) Rossella Giacomelli (Italy) Simona Latartara (Italy) Sonia Granata (Italy) Steve Geer (USA) Tadashi Onishi (Japan) Tatsuo Suzuki (Japan) Thomas Gauck (Germany) Valentina Bassi (Italy)

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Flowing City / Steve Geer

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Flowing City / Roberto Cenci

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#TPD2018 ► GLI OSPITI

FRANCESCO COMELLO

È nato a Udine nel 1963. Dopo aver frequentato la Scuola d’Arte, lavora con Studi e Agenzie fino al 1996, anno in cui decide di mettersi in proprio e operare come freelance. Fin dal tempo della scuola si appassiona di fotografia, ma solo in questi ultimi anni intensifica il suo interesse, con l’intento di produrre dei racconti fotografici. Per far questo compie dei viaggi che lo mettono in contatto con realtà lontane e culturalmente diverse dalla sua. Ha partecipato a numerose esposizioni personali e collettive, tra cui: Collettiva FacePhotoNews - Sassoferrato (2014); Personale Galleria San Fedele - Milano (2013), partecipazione alla mostra “Uno sguardo inadeguato” di Francesco Zizola (CIFA 2013). francesco-comello.tumblr.com

Lorenzo Zoppolato

Fotografo professionista, vive e lavora a Milano ma è nato a Udine. All’età di 19 anni ha vinto il concorso ‘Portfolio Lucinico’ e nel 2012 il suo progetto ‘Skate View’ si è piazzato primo al ‘Portfolio Trieste’. Nel 2014 ha ottenuto una borsa di studio per un master in fotografia e visual design presso la scuola Nuova Accademia di Belle Arti di Milano. Nel 2015 ha esposto il suo lavoro nel prestigioso SpazioForma di Milano, nell’ambito del progetto ‘Expoland’ in cui ha analizzato e indagato la natura di Expo Milano 2015. Sempre nel 2015, ha vinto il primo premio al festival ‘Foto a Confronti’. www.zopfoto.com

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Yo soy Fidel / Il sottile riflesso Francesco Comello / Lorenzo Zoppolato Sala Mostre Fenice Yo soy Fidel - Francesco Comello “Sono andato a Cuba per la prima volta nel dicembre 2016, per la morte di Fidel. Sono ritornato due mesi dopo, perché le storie chiamano altre storie. Questa volta ho portato con me le parole scritte a macchina di un giornalista italiano, Saverio Tutino, inviato a Cuba negli anni 60/70 come corrispondente dell’Unità. Scriveva a sua figlia Barbara di 10 anni. Un mese di viaggio, girovagando per l’isola in cerca di tracce, di luoghi, di storie lette e di storie ancora da raccontare.” Il sottile riflesso - Lorenzo Zoppolato In Messico, percorrendo una strada sterrata a mezza giornata di cammino da Huahutla de Jimenez, in un remoto cimitero, i tempi della vita e della morte si sovrappongono. Lontano dai flash artificiali delle grandi città, la luce assume la forma di una chiave che utilizzo per aprire spiragli nella realtà: qui il mondo dei vivi e quello dei morti si prendono per mano. In questo luogo trovo “la luce necessaria” per affrontare le mie paure e parlare ai miei fantasmi. Sciolgo le redini della mia fotografia: non cerco il racconto etnografico di qualcosa di lontano, ma cerco di documentare tra me, i miei soggetti e l’ambiente che ci circonda. L’ingrediente principe di questa storia è il realismo magico che tanto amo nella letteratura e che abita e feconda il mio immaginario. In punta di piedi prendo parte a riti ancestrali preispanici che si fondono con quelli cristiani e divento intimamente parte di ciò che fotografo. Confondo il reale con l’immaginario ed è proprio lì che la luce necessaria mi permette di vedere, come un riflesso, “la sorella del sonno”. Mi lascio prendere per mano e riesco a camminare in equilibrio sul confine, prima invisibile, tra la vita e la morte.

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Francesco Comello - Yo soy Fidel

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Francesco Comello - Yo soy Fidel

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Lorenzo Zoppolato - Il sottile riflesso

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Lorenzo Zoppolato - Il sottile riflesso

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Tadashi Onishi e Maurizio Galimberti nell’ambito di Trieste Photo Days 2017

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TPD BOOK AWARD 2018 TPD Book Award è una call for dummies gratuita che l’associazione dotART lancia ogni anno nell’ambito di Trieste Photo Days. La call è finalizzata alla selezione di un progetto fotografico autoriale da produrre come libro. L’obbiettivo è dare la possibilità al fotografo vincitore di realizzare e promuovere a livello internazionale il proprio progetto fotografico, che viene pubblicato come volume cartaceo. Nel 2017 il progetto vincitore è stato Lost in Shinjuku di Tadash Onishi, premiato da Maurizio Galimberti, che ha curato anche l’introduzione del volume. TPD Book Award 2018 ha visto 82 fotografi partecipanti da tutto il mondo. I vincitori ex aequo sono Zisis Kardianos con il progetto InLimbo e Hiro Tanaka con Around 42nd and 7th. La giuria che ha valutato i progetti era composta da:

Felipe Abreu direttore Revista OLD

Christy Karpinski direttore F-Stop Magazine

David Rojkowski direttore LFI Magazine

Nathanael Coetzee inSomnia collective

Grzegorz K. Kosmala direttore Doc! photo magazine

Barbara Silbe direttore EyesOpen! magazine

Angelo Cucchetto art director Trieste Photo Days

Karol Liver direttore Prism Magazine

Rafał Stanowski autore Lounge Magazyn

Olga de Frutos graphic editor Quo magazine

Adrian Mirgos direttore ViEWORLD

Agata Stoinska direttore BLOW Photo magazine

Walter Falzolgher redattore Click Magazine

Diego Orlando Burn Magazine

Rohit Vohra direttore APF Magazine

Jerzy Gaweł School of Creative Photography, Cracovia

Bob Patterson direttore Street Photography magazine

Clive Waring-Flood direttore Silvershotz magazine

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#TPD2018 ► GLI OSPITI

Zisis Kardianos

Zisis Kardianos (nato nel 1962 a Zakynthos) è attivo come fotografo “street” e documentarista dal 1985. Lavora come freelance e su propri progetti che sono stati pubblicati su varie riviste nazionali e internazionali. Ha studiato sociologia al DEREE College di Atene e fotografia alla scuola FOCUS, sempre ad Atene. Nel 2005 ha iniziato a lavorare sul suo saggio fotografico a lungo termine incentrato sulla sua isola natale. Il saggio è stato auto-pubblicato in un libro nel 2012 intitolato “A Sense of Place”. I suoi lavori indipendenti sono stati presentati in Grecia e all’estero. Un altro saggio a lungo termine su cui sta lavorando si intitola “Off Season” ed è stato presentato all’Athens Photo Festival nel 2012. Kardianos è un membro fondatore del collettivo di fotografi da tutto il mondo BURN MY EYE, che è regolarmente invitato a esporre o tenere seminari in festival internazionali di fotografia come il Mois de la Photo off - Parigi (2014), la Brighton Photo Biennial (2014) e il festival di street photography di San Francisco (2016). È inoltre membro associato del gruppo di fotografia Balkan BULB e fotografo collaboratore dell’agenzia fotografica Millennium Images. Tramite l’agenzia, le sue fotografie sono diventate le copertine di libri di editori internazionali. Nel 2016 ha partecipato all’SPF di Bruxelles, dove il suo saggio fotografico “In Limbo” è stato premiato con il premio del pubblico. Nell’ottobre 2017 è stato invitato a presentare il suo lavoro in una mostra personale presso il prestigioso FotoArtFestival di Bielsko-Biala in Polonia. Il suo progetto “In Limbo” è stato auto-pubblicato in un libro nel 2017. A Trieste Photo Days, Zisis Kardianos presenterà il volume “InLimbo”, progetto vincitore del TPD Book Award 2018, pubblicato per l’occasione da dotART. www.zisiskardianos.com

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inlimbo

Zisis Kardianos InLimbo è una suggestiva testimonianza dello stato di insicurezza del popolo greco dopo che la recessione economica ha influenzato le loro vite. Quella che è iniziata come una crisi economica, presto è diventata anche una crisi sociale e umanitaria che ha influenzato irrevocabilmente la percezione e la psiche di un’intera nazione, strappandole ciò che per così tanto tempo ha dato per scontato. Nella mia esplorazione fotografica ho cercato di evitare il “porno della povertà” e ho preferito raccontare la strada: non una vivace strada commerciale piena di finta euforia, ma una in cui un ineffabile misto di frustrazione, tristezza e smarrimento ha penetrato ogni momento della vita delle persone. Questo libro è composto da immagini in stile quasi-documentaristico, ma le storie che raccontano sono state spogliate del loro aspetto meramente informativo per migliorare il loro lato lirico. Le foto di InLimbo, scattare per strada, corrispondono alla visione dell’autore sul popolo greco, in particolare coloro che vivono ad Atene (...). Ciò che emerge non è una narrativa strutturata, ma un insieme di suggestioni. Qui vincere è una sorta di stato di disillusione. Come nella foto che ritrae alcune persone che si sporgono dal finestrino di un autobus, la serie riflette l’aspettativa che qualcosa stia per accadere, quasi cadendo dall’alto. C’è una forte carica simbolica qua e là. C’è un senso di aspettativa tipico di una cultura mediterranea, sull’orlo del fatalismo. Lo sguardo scruta le strade e ciondola in un’atmosfera dantesca. Vediamo diverse persone sospese come in un limbo. Sebbene più che una salita al paradiso, questo pellegrinaggio sembra più una discesa all’inferno. Estratto dalla recensione di Steve Bisson (Istituto di Urbanautica)

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InLimbo / Zisis Kardianos

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InLimbo / Zisis Kardianos

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HIRO TANAKA

Hiro Tanaka è nato e cresciuto in Giappone e ha vissuto negli Stati Uniti per diversi anni. Una coincidenza interessante lo ha portato a viaggiare su un furgone con gruppi punk negli Stati Uniti e in Europa: la vincita di un viaggio negli Stati Uniti grazie a un biglietto della lotteria comprato in un centro commerciale a Tokyo. Da allora ha iniziato a scattare foto, fare riprese video e raccogliere frasi inglesi in slang. Ha vinto il Cosmos Arles PDF Award, lo ShainBook Award in Francia, lo YET # 11 in Svizzera, ed è stato selezionato come finalista a numerosi premi, tra cui il Kassel Photobook Award, il Kassel Dummy Award, Gomma Photography Grant, Daylight Photo Award e altri. Tanaka ha partecipato a mostre presso numerosi festival fotografici internazionali.

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Around 42nd and 7th Hiro Tanaka

A New York, Times Square attrae persone diverse da ogni parte della città e del mondo. Decine di razze, generi, suoni, odori, emozioni e attività che si fondono insieme creando un grande flusso per le strade della metropoli. Ciascuno con i propri valori, concentrato sui propri obbiettivi. L’esperienza per i passanti può essere un momento veramente speciale o anche solo un frammento di vita quotidiana. Mi chiedo: cosa si riflette nei loro occhi? Che cos’hanno in mente? Dove andiamo? Da dove veniamo?

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Around 42nd and 7th / Hiro Tanaka

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Around 42nd and 7th / Hiro Tanaka

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Urban Unveils / Angiolo Manetti

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urban unveils the city and its secrets - vol. 04 Presentato in anteprima a Trieste Photo Days, URBAN Unveils the City and its Secrets è una pubblicazione curata da dotART che ha l’obiettivo di offrire al lettore una serie di storie narrate attraverso la street photography. Per il quarto volume di questo progetto editoriale sono state selezionate immagini di 127 fotografi tratte dall’edizione 2018 del concorso fotografico URBAN Photo Awards. Foto accomunate da un elemento, a volte evidente, altre appena accennato, che tutte insieme compongono un collage organico che “svela la Città e suoi segreti.​” Dall’introduzione: “La street photography è la forma d’arte che racconta al meglio la contemporaneità. Il termine “street” indica un luogo generico segnato dall’attività umana, e in questo volume si è scelto di soffermarsi in particolare sulla Città, in quanto luogo in cui convergono gli innumerevoli aspetti dell’oggi. La Città, le sue strade, i suoi edifici, i suoi spazi, portano con loro ampie testimonianze di storia, cultura “alta” e popolare, interazioni sociali e contraddizioni. La fotografia di strada riproduce attimi di assoluta realtà, ai quali ogni fotografo imprime una propria cifra artistica. La street photography è un genere in grado di rivelare le infinite sfaccettature del tessuto urbano e le vite che lo popolano. Spesso questi istanti visivi raccontano più di ciò che mostrano: aspetti inediti della società, attimi di vita vissuta, angoli segreti della Città, contrasti e contraddizioni della modernità, celebrazioni della bellezza o narrazioni del degrado urbano. La tecnica della street poggia quasi interamente sull’occhio, sul tempismo e la sensibilità personale dell’autore, che gli permettono di essere lì, nel posto giusto, al momento giusto, per comporre l’inquadratura che restituisce quel fugace frammento di quotidianità. Il fotografo di strada mette in risalto l’inosservato, rende speciale e unica la normalità. La fotografia di strada congela in un istante senza fine attimi di assoluta realtà, unici, irripetibili e contrassegnati dal graffio anch’esso unico e irripetibile dell’artista. Piccole storie quotidiane condensate in una frazione di secondo possono raccontare un intero periodo storico. Scatti talvolta ricchi di pathos, talvolta in apparenza banali ma ricchi di spunti di riflessione.“ www.urbanphotoawards.com

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Urban Unveils / Damian Milczarek

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Urban Unveils / Mauro De Bettio

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ANGELO CUCCHETTO

Direttore artistico di Trieste Photo Days, event planner, pubblicitario, critico e promotore fotografico, vive a Milano. Ha lavorato negli anni ‘80 e ‘90 come agente di fotografi (moda e pubblicità) gestendo il lavoro di grandi professionisti Italiani e stranieri, con due agenzie di proprietà (Multi srl e Close up srl). Nel 1999, colpito dalle potenzialità del web ha aperto la Starring, web agency rivolta allo sviluppo di business legati alla fotografia sul web, lanciando subito il sito Photographers.it, che in breve diventa il principale portale italiano dedicato al mondo della fotografia. Negli ultimi 15 anni ha costituito un network di siti dedicati alla fotografia tra i piu frequentati in Italia e instaurato partnership con diverse realtà del mondo fotografico Italiano, arrivando tra il 2010 e il 2014 a gestire una rassegna denominata Photographers Days. Come web agency, Starring ha realizzato decine di siti a fotografi e strutture, tra cui i siti dell’Associazione Italiana Fotografi Professionisti Tau Visual. è presente nella lista dell’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali come esperto per l’area Informatica. Collabora da 8 anni con la rassegna Confini, di cui Photographers.it lancia annualmente il bando di selezione. Gestisce e cura i collettivi fotografici ISP - Italian Street Photography e Food Photography Shoot Food.

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CITIES

a cura di Angelo Cucchetto Angelo Cucchetto, art director del festival, responsabile del portale Photographers.it e di ISP – Italian Street Photography, presenta “Cities”, fanzine dedicata alla street photography italiana. Un magazine realizzato con una produzione condivisa da decine di fotografi in nove città Italiane (Bari, Firenze, Genova, Modica & Scicli, Roma, Sirmione, Stresa e Trieste), una fanzine per raccontare scorci urbani e umani che presenta gli scatti selezionati realizzati dai partecipanti all’iniziativa. Verranno presentati i primi tre numeri di Cities e l’anteprima del numero 4 di Cities, in corso di realizzazione proprio a settembre e ottobre con otto autori mentori in 8 località Italiane. Il progetto si sta evolvendo, con gli speciali dedicati ai Festival, di cui verrà presentato il primo, quello realizzato ad aprile per il Festival Street Photo Milano.

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Cities / Claudio Campanella

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Cities / Daniela Matteo

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Giedo van der Zwan

Sono nato ad Amsterdam, Paesi Bassi, nel settembre del 1967. La fotografia è stata una parte di ciò che sono e il modo in cui vedo il mondo dall’età di 12 anni. Dall’inizio del 2017 il mio obiettivo si è spostato completamente sulla street e da allora è stato un ottovolante completo ogni volta che mi ritrovo a girare con fotografi di strada nella mia città e nelle città di tutto il mondo, scoprendo le opportunità dei social media, incontrando nuove persone con una passione condivisa e iniziando i miei progetti. La sfida è di scattare con un solo obiettivo (e soprattutto una sola fotocamera, una Fuji X100F o una Leica Q). Mi piace fotografare da vicino, a colori. Uso il flash per aggiungere colore e contrasto. Mi piacciono le composizioni formali e gli scatti puliti, ma cerco di aggiungere un elemento in più che non è sempre in bella vista: preferibilmente qualcosa di bizzarro, umoristico, o qualsiasi cosa che renda speciale una scena. Non voglio essere invisibile come fotografo. Mi piace connettermi Ci si sente bene e talvolta offre una possibilità ancora migliore di realizzare lo scatto che sto puntando. www.giedovanderzwan.com

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Pier to Pier Giedo van der Zwan

Duecento anni fa furono costruiti i prini stabilimenti balneari sulla spiaggia di Scheveningen, una città costiera vicino a L’Aia, nei Paesi Bassi. Hanno segnato l’inizio della moderna cultura balneare locale. Tuttavia, in quegli anni, Scheveningen era principalmente un povero villaggio di pescatori. Il mio cognome “Van der Zwan” è famoso a Scheveningen. Qui mio nonno aveva una pescheria e mio padre è cresciuto qui. Le storie che ho ascoltato da loro hanno delineato un’immagine completamente diversa della spiaggia e del mare, che era piena di pericoli. Inoltre, il fratello di mio padre annegò vicino al molo da pesca da bambino subito dopo la guerra. È stata questa contraddizione che mi ha fatto decidere di approfondire con la mia macchina fotografica la Scheveningen di oggi. Continuavo a tornare sulla spiaggia, sul viale e sul molo per visualizzare la “cultura balneare” locale. “Pier to Pier” parla di tutto quello che accade sui 2,5 chilometri di spiaggia e viale tra il molo settentrionale dei pescatori e il molo panoramico di Scheveningen. È qui, su questi “terreni di caccia”, che mi piace catturare in modo sorprendente il flusso quasi inesauribile di escursionisti. Con molto colore e flash, e preferibilmente un elemento in più; qualcosa di riconoscibile o qualcosa di strano. Che sia sorpresa, piacere, tenerezza o indignazione, voglio liberare le emozioni nelle persone che guardano le mie immagini.

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Pier to pier / Giedo van der Zwan

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Pier to pier / Giedo van der Zwan

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Pygmalion Karatzas

Pygmalion Karatzas ha studiato Architettura all’Università Tecnica di Budapest e Progettazione Urbana presso l’Università Heriot-Watt di Edimburgo. Ha fatto l’architetto per 12 anni, e dal 2013 si dedica alla fotografia architettonica e fine art. Ha all’attivo un portfolio di oltre 200 progetti architettonici, commerciali e artistici provenienti da tutta Europa, Stati Uniti e Medio Oriente. Le sue immagini, regolarmente pubblicate sui media internazionali e parte di collezioni private e pubbliche, sono state premiate in concorsi fotografici, tra cui il prestigioso Premio borse di studio Fulbright Artist 2015-2016. Dal 2014 è photo editor del Danish Architecture Center e collabora con Arcaid Images London e iStock Getty Images. “Divisare Atlas of Architecture” lo colloca tra i primi 100 fotografi di architettura del mondo. Ha partecipato a mostre e raccolte di fondi in Grecia, Italia, Francia, Regno Unito e Stati Uniti. Con il libro “Integral Lens”, che presenterà a Trieste Photo Days, ha ottenuto il 3 ° posto al Prix de la Photographie di Parigi. Il suo articolo dedicato all’approccio multiprospettico alla fotografia architettonica, realizzato in collaborazione con il prof. Mark DeKay in affiliazione con l’Università del Tennessee, è stato presentato alla 3a Integral European Conference. Attraverso reportage fotogiornalistici, collaborazioni con studi di architettura, aziende e organizzazioni, oltre a progetti auto-avviati, dimostra la sua passione e dedizione allo studio, alla rappresentazione e alla diffusione dell’ambiente urbano e al suo ruolo più ampio come bene culturale. www.pygmalionkaratzas.com

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The Integral Lens Pygmalion Karatzas

L’architetto e fotografo greco Pygmalion Karatzas presenta il libro “Integral Lens“, scritto a quattro mani con il professore di architettura Mark DeKay. Un progetto di fotografia architettonica fortemente influenzato da Wilber, che combina diverse prospettive e visioni del mondo. Un saggio fotografico che attinge da artisti storici e contemporanei, nonché dalle ampie ed esclusive interviste condotte dall’autore negli ultimi cinque anni con noti fotografi di tutto il mondo e pubblicati su Arcspace.com. Il progetto è stato presentato alla 3a Conferenza europea integrale in Ungheria nel maggio 2018.

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The Integral Lens / Pygmalion Karatzas

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The Integral Lens / Pygmalion Karatzas

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DIEGO BARDONE

Diego Bardone si avvicina alla fotografia a metà degli anni ‘80, collaborando con «Il Manifesto» e due piccole agenzie per alcuni anni. Gli accadimenti della vita lo portano altrove ma la fotografia resta una passione mai sopita, rinata quasi per caso dodici anni fa. Tra i suoi riferimenti Cartier-Bresson e Doisneau ma anche Boubat e Izis Bidermanas, Erwitt, Berengo Gardin, Branzi, Uliano Lucas, Tano D’Amico e Francesco Cito. Fotografare per Bardone è come osservarsi in una sorta di specchio virtuale che trova la sua dimensione nel reale quotidiano. Come lui stesso racconta: «Abbiamo tutti gli stessi volti, le stesse gioie, le stesse speranze: io sono loro, loro la trasposizione in immagini della mia allegria vagabonda. Vorrei dimostrare che la semplicità è sinonimo di bellezza, vorrei mostrare, come era solito dire Doisneau, un mondo “gentile”, un mondo che amo e che mi renda in qualche modo felice». Diego Bardone ha fondato, insieme a Bruno Panieri, Stefano Pia, Roberto Pireddu e Roberto Ramirez il gruppo fotografico “The Strippers”. www.diegobardonephotographer.com

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Street Life Milano Diego Bardone

Le Edizioni del Foglio Clandestino in collaborazione con la Casa Museo Spazio Tadini e PhotoMilano presentano il volume fotografico STREET LIFE MILANO dello street photographer Diego Bardone. Più di cento immagini in bianco e nero raccontano Milano e il suo teatro infinito di situazioni, gesti e occasioni, materializzando l’illusione che oggetti, persone, animali e la città stessa possano sempre entrare in relazione tra loro, scambiarsi uno sguardo. Sfogliando Street Life Milano è subito chiaro che la strada è l’habitat naturale di Diego Bardone. Nelle sue fotografie ironiche, affettuose e spesso poetiche si scopre una città meno grigia di quanto ce la immaginiamo, che apre al sorriso e alla meraviglia, che trova sempre qualcosa di originale da mostrare. L’essere umano è una presenza costante e centrale in queste immagini, Milano anche. E in questa città, suo Teatro delle Meraviglie, Bardone si muove con garbo e rispetto verso i soggetti fotografati, riuscendo a raccogliere come suggerisce Francesco Tadini, fondatore della Casa Museo Spazio Tadini e ideatore di PhotoMilano «lezioni poetiche milanesissime, intrise di ironia e realismo al tempo stesso, quali le parole di Delio Tessa – o le surrealtà di Dino Buzzati! – e tradurre le migliaia di occasioni in lampi di racconto». Il volume, quasi un diario quotidiano, è un perenne omaggio a Milano e a tutti coloro che, inconsapevoli attori, Diego Bardone ha incontrato nel suo peregrinare per le strade della città. Il suo sguardo cerca proprio là dove meno te lo aspetti e ti ruba un sorriso. Si insinua come un segugio tra il portone all’angolo e la galleria, aspetta paziente il momento esatto in cui si compone la scena, che lui prevede quasi come un indovino. Come sottolinea Melina Scalise, presidente della Casa Museo Spazio Tadini: «Le immagini di Diego Bardone sono strumenti terapeutici dell’umore metropolitano. Dopo aver conosciuto Bardone la città è meno grigia, le persone sono più originali, le storie più divertenti, gli appuntamenti mancati meno tristi e Milano è meravigliosa anche per innamorarsi. E noi, ci osserviamo nelle sue fotografie come in una storia che ci appartiene e ci scopriamo più divertenti di quanto pensassimo, più straordinari di quanto ci abbiano mai fatto credere». Il libro raccoglie 116 fotografie di Diego Bardone, i testi di Melina Scalise e Francesco Tadini, una conversazione di Diego Bardone con Maurizio Garofalo e gli interventi di Bruno Panieri, Stefano Pia, Roberto Pireddu, Roberto Ramirez. La traduzione inglese è di Donatella D’Angelo. Il passo narrativo e il ritmo del volume sono affidati alle mani esperte del photo editor Maurizio Garofalo.

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Street Life Milano / Diego Bardone

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Street Life Milano / Diego Bardone

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ANNA CHIARA MOGGIA

Istintiva, caparbia, generosa ed amichevole. Sprito indipendente ed eclettico alla ricerca costante di nuove avventure, attimi di vita da immortalare. Unica dipendenza è il moto del viaggio, della sete di scoperta verso culture ancora ovattate e distorte dalla mediocre e convenzionale visione occidentale. Un viaggio iniziato per seguire le orme di un sentimento, le cui tracce sono rimaste seppellite sotto le sabbie del deserto di Maranjab. Una scoperta affascinante tra bazar vociferanti, città di architetture policrome, villaggi di sterco e fango e una manciata di pistacchi freschi per dar vita ad animate conversazioni bagnate da tazze fumanti di thè. Ex giornalista parlamentare, con circa mezzo secolo di vita segnata da un cancro, decide di abbandonare la carriera politica ed intraprendere quella di fotografa. Un susseguirsi di eventi, assecondando il fato e lasciandola coinvolgere da incontri fortuiti con consiglieri approcciati per caso lungo la via, hanno contribuito ad alimentare una passione latente e ormai portata in auge da un paese che vanta tra le sue rovine, il sorriso e l’occhio rivolto al futuro dei suoi inenarrabili abitanti. Questo è l’Iran attraverso la lente fotografica di Anna Chiara. www.annachiaramoggia.com

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Iran through a lens Anna Chiara Moggia

Giugno 2015. La mia prima volta a Tehran… Ho deciso pochi giorni prima del volo di accompagnare un amico, che avrebbe preso piede, da lì a pochi mesi, con il suo nuovo lavoro in questa citta caotica ma talmente affascinante, da chiedermi ancora oggi se la amo o la odio. Due soli giorni sono bastati, due soli giorni, catapultata nel traffico e nel caldo asfissiante e soffocante di Tehran, guidata a vista da un bravissimo driver di nome Alì a farmi innamorare dell’idea di raccontare questa realtà attraverso le mie foto. Azadi, Milad, Niavaran, Golestan, Gran Bazar… traffico, riso, smog, sangak, pollo arrosto, pistacchi; due giorni di corse, foto, risate, aneddoti e stanchezza serale da togliere il sonno, sì, perché quando si è veramente stanchi si fa fatica a prendere sonno e allora sono proprio quelli i momenti, che ripercorri le corse in macchina, ti si ricompongono davanti agli occhi le immagini dei bambini di una scuola in visita al palazzo che un tempo fu la dimora privata dello scià. Bambini affettuosissimi che ti abbracciano, ti baciano e ti chiedono come sta Francesco Totti o Alex Del Piero, questi stessi bambini mi hanno presentato la vera faccia di questo paese, un paese difficile, molto difficile, non solo per chi arriva da fuori ma sopratutto per loro, gli iraniani. Ma è anche un paese fatto di gente estremamente ospitale e affettuosa, generosa e altruista, che sa perfettamente come si vive al di fuori dei loro confini ma che nonostante, continua ad amare e difendere il proprio paese, davanti a tutto e tutti. E sono proprio queste persone che mi hanno spinta a tornare e ritornare tante e tante volte, affrontando ogni inimmaginabile difficoltà, per catturare i loro volti, i loro sorrisi, la loro fatica quotidiana, i loro sonni. Questo è il mio Iran, questi sono i miei 15 mesi a contatto con la gente che mai avrei immaginato diventasse la mia seconda famiglia.

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Iran through a lens / Anna Chiara Moggia

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Iran through a lens / Anna Chiara Moggia

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Andrea rossato

Nato a Udine nel 1969, ora risiede a Pasian di Prato. Anche se ha “da poco iniziato” a fotografare (marzo 2011) ha pubblicato parecchie foto e progetti. I suoi lavori sono stati pubblicati in riviste di fotografia e non solo, molte sono le sue partecipazioni a mostre collettive internazionali (Londra, Roma, Parigi, New York, Mosca, Los Angeles, Miami Art Basel, Milano, Berlino, Atene). A partire dal 2013 ha vinto importanti riconoscimenti internazionali di cui i più importanti: 2014 Si aggiudica un secondo posto nella categoria ritratti e un terzo posto nella categoria architetture al PX3 di Parigi. Sempre nello stesso anno si aggiudica il terzo posto nella categoria architetture al MIFA di Mosca; 2015 la World Photography Organisation gli ha conferito il titolo di Miglior Fotografo Italiano Open nel 2015, assegnandogli il titolo di “National – Italy Award” durante il Sony World Photography Awards 2015. Sempre nello stesso anno si aggiudica il primo posto al IPA di Los Angeles nella categoria architetture; 2016 la World Photography Organisation gli ha conferito il titolo di 3 classificato nella categoria Professional Art Candid il Sony World Photography Awards 2016. Nello stesso anno vince nella categoria architetture il primo premio al FIOF; 2017 per il terzo anno consecutivo viene inserito nella shortlist (i primi 6 finalisti) al Sony World Photography Awards 2017 nella categoria Professional Sport. Il suo campo d’azione è la fotografia di architettura, ma la passione per la fotografia lo ha portato a sperimentare anche in altre aree, continua a studiare fotografia, per la ricerca di nuovi stili di comunicazione e per lo sviluppo del suo stile. www.andrearossato.it

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Geometries Andrea Rossato

La mia ricerca mi porta a sviscerare un’architettura, un paesaggio urbano cercando di leggere il pensiero dell’architetto o degli architetti creatori. Nulla è costruito e posizionato a caso: colori, materiali, forme, particolari, punti di vista, illuminazione, geometrie. Tutti elementi parte di scelte ponderate, studiate e progettate dall’architetto, legate senza dubbio al suo retaggio culturale, al periodo storico, al suo stile. Individuare questi legami, queste “firme” è ciò che cerco quando fotografo. Questo diviene facile fotografando “Archistar” come ad esempio Calatrava, diviene una ricerca più complessa ma più entusiasmante con architetti meno noti. In un paesaggio urbano poi l’individuazione delle varie firme, dei vari scopi, delle varie epoche e delle interazioni paesaggio-uomo sono gli aspetti che mi affascinano legati anche agli equilibri creati. L’equilibrio a mio avviso è un fattore totalmente soggettivo, uno spazio è in grado di metterti a tuo agio, l’architetto che lo ha pensato lo ha fatto analizzando il modo in cui la luce gira, in cui i pieni e i vuoti si rapportano con le persone, ma l’equilibrio di cui parlo io è totalmente soggettivo. Deriva da una lettura delle forme e degli spazi attraverso la luce. È una cosa che si può ricreare con la fotografia, riportandola a una dimensione che non è altro che l’antitesi della fotografia documentaria. L’equilibrio si può raggiungere anche ad occhio nudo, ma dura qualche istante, quello raggiunto in una fotografia dura per sempre. Si può creare equilibrio con il contrasto, con il disequilibrio stesso, con l’imperfezione, con il colore, con la luce piuttosto che con i volumi. In questo breve riassunto di pensieri si riassume in parte la filosofia del lavoro Geometries, contenitore di lavori di fotografia architettonica, caleidoscopio di stili grafici scelti per la rappresentazione più idonea ma con un fil rouge dettato dall’individuazione del pensiero umano, dell’impatto sul paesaggio, della funzionalità. Un insieme di sketch book architettonici in continuo aggiornamento ampliamento.”

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Geometries / Andrea Rossato

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Geometries / Andrea Rossato

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MARIAGRAZIA BERUFFI

Vivo tra Brescia, città natale, e Trieste. Dopo un periodo di insegnamento di lingue straniere ho iniziato un percorso di grafica che mi ha avvicinato alla fotografia. Da subito il mio interesse si è rivolto non tanto alla tecnica quanto all’atto fotografico come esperienza di vita. La mia è una fotografia del reale ma molto istintiva, imprevedibile e soggettiva. Nasce spesso da incontri casuali che, pur nella loro fugacità, si tramutano in condivisione di sogni, sentimenti ed emozioni. www.mariagraziaberuffi.com

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Terra rossa Mariagrazia Beruffi

Terra rossa, groviglio di arbusti, grotte, cavità e doline. è il Carso selvaggio che dall’altipiano di Trieste si estende oltre i confini per andare a perdersi ad est. Una terra aspra, di forti contrasti e spesso sferzata da una bora violenta. Nell’immaginario collettivo oltre a richiamare alla memoria un passato di sangue, conserva anche un alone di mistero forse perché nascondiglio naturale di chi deve sparire e luogo trasgressivo per riti esoterici o amori clandestini. In realtà le persone che vi abitano sono molto attaccate a valori antichi e semplici fondati su casa e famiglia. Sono minoranze autoctone , sloveni in Italia e italiani in Slovenia, il cui sentimento di appartenenza è fortemente legato al loro territorio proprio perché segnate da una storia difficile di confini contesi. Vagare, incontrare e scattare é stato il mezzo per penetrare una realtà ruvida, che vive di un economia agricola essenziale ma sufficiente a rimanere ancorata ad una terra, poca, povera e rossa.

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Terra Rossa / Mariagrazia Beruffi

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Terra Rossa / Mariagrazia Beruffi

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ADRIANO CASCIO

Foto Mauro Manco

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Nasco a Catania nel 1967 e mi trasferisco a Rapallo, dove adesso vivo. Inizio vent’anni fa come autodidatta e nel tempo frequento corsi e workshop di approfondimento. Mi piace osservare la gente, ciò che traspare dai loro sguardi e dai loro semplici gesti, mi piace trasformare, attraverso la fotografia, l’ordinario in straordinario. In questi anni dedicati alla fotografia, ho fatto esperienza spaziando tra i vari generi, con particolare interesse nella fotografia di strada, il reportage e la fotografia concettuale con riferimenti introspettivi. Nel 2015, entro a far parte di ISP – Italian Street Photography. Grazie a varie attività personali e in collaborazione con ISP, vengo inserito, da Street Hunters, nella short list dei 20 fotografi di strada più influenti dell’anno 2016. Nel 2017 sono selezionato e partecipo alla “1^ Edizione della Triennale della Fotografia Italiana – Fondazione Arte Contemporanea”, svoltasi a Venezia nella splendida location di Palazzo Cà Zenobio. Scrive su di me Pippo Pappalardo, storico e critico catanese: Il suo modo di fotografare, apparentemente istintivo ed immediato, in effetti, è lo strumento di ricerca di uno spazio e di un tempo di ciò che ama definire l’anima fotografica. Attraverso la fotografia, conduce su di se, una vera e propria indagine psicologica.


Imperfect Shadow Adriano Cascio

Il nuovo lavoro di Adriano Cascio, Imperfect Shadow, trova il suo focus, la sua ragione narrativa proprio in questo: nei riflessi dell’anima dei soggetti colti in un attimo di profonda e a tratti inconsapevole verità. Lo sguardo di Cascio buca le ombre e si fa luce che illumina un dettaglio: un viso, una mano, una silhouette, un movimento o un profilo. L’umana, consueta conosciuta, rassicurante quotidianità che s’ammanta di ombre, che si apre solo un momento alla luce , nella quale s’inerpica attento e sempre pieno di poetico rispetto lo sguardo del fotografo, restituendoci intatto il mistero più nascosto e ontologicamente rilevante della vita: l’anima dell’umanità. Ed ecco che in questa Fanzine autoriale Cascio si fa da osservatore neutrale un attento esploratore che restituisce insieme all’anima dei suoi soggetti, l’anima dello sguardo che li ha colti. Frammenti di vita catturano così lo sguardo del lettore , che è eco inconsapevole dello sguardo del fotografo: una sedia a rotelle in una piazza deserta, l’eco di passi su un pavè sconnesso, rami contorti che incorniciamo il profilo di un volto scavato dal dolore. Ombre che riflettono altre ombre, non meno consistenti perché non intessute di luce ma di emozioni nascoste. Un racconto in bianco e nero eppure luminosissimo, in cui la vita si sustanzia di quello spleen che tanto era caro ai poeti romantici inglesi e che diventa filo conduttore delle scelte stilistiche di Cascio, inconsapevole forse erede di quella affascinante tradizione. Buon viaggio fuori e dentro le vostre ombre! Sonia Pampuri

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Imperfect Shadow / Adriano Cascio

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Imperfect Shadow / Adriano Cascio

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IVANA GALLI

Musicista, fotografa, e scultrice – nasce a Venezia e ha quale forma d’espressione elettiva la fotografia, mestiere che inizia ad apprendere fin da giovanissima nel laboratorio fotografico del padre, ma nel suo percorso ha avuto modo di sperimentare nei più diversi campi dell’espressione artistica. Ha nelle sue creazioni ben presente la lezione di ciò che di classico vi era da apprendere e di tutte quelle sottili trame compositive che rendono un’opera complessa ma al tempo stesso accessibile anche a chi non dispone dei necessari mezzi di lettura di quello che, molto genericamente, si intende quale arte contemporanea. Le sue opere non sfuggono all’astrattismo o all’essenzialità del segno o della plasticità, semplicemente riconoscono l’intrinseca bellezza di ciò che vi è rappresentato, mostrandolo senza timore o reverenza alcuna. Vive e opera in provincia di Vicenza. www.ivanagalli.it

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RITRATTO SCOMPOSTO performance di Ivana Galli Sala Comunità Greco Ortodossa La serie dei “Ritratti scomposti” nasce nell’autunno del 2016 dall’ osservazione di come un soggetto, posto di fronte ad uno specchio, interagisca con la propria immagine riflessa mettendo in atto una qualche tipo di “recita”, posando e ponendosi come nel proprio immaginario esso si rappresenta. Il rapporto, invece, che si ha con uno “specchio scomposto” muta l’atteggiamento e l’intezione del ritratto, in quanto l’immagine riflessa non è più direttamente percepibile come propria. Qui scatta l’inverso del nostro “progammare”, la fotografia non è più “informativa e ridondante” non è più rappresentazione di ciò che accade , ma si apre finalmente al gioco dell’inaspettato, creando una sorta di autoritratto, che esprime le intenzioni del fotografo e le aspettative del fotografato. Spiazza l’intenzione del fotografo, muta; e lo porta a ricercare quella che sarà l’immagine finale, questo ci da ancora più la sensazione di entrare nelle nostre molteplici dimensioni e amplificandone i possibili piani di lettura. Da questo nascono le opere in questione, ottenute da un mix di casualità e da una profonda iterazione del tutto inattesa, tra ritrattista/ritratto ,non più posa /scatto, ne gesto/professionalità , ma indagine continua e profondamente introspettiva del gesto fotografico. Il cubismo nella fotografia.

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Ivana Galli - Ritratto Scomposto

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#TPD2018 ► GLI OSPITI

fulvio merlak

Nato a Trieste nel 1948, Fulvio Merlak si occupa di Fotografia fin dall’etá giovanile. Presidente di un’Associazione Fotografica triestina, negli anni Ottanta e Novanta é stato Delegato Provinciale e poi Regionale della FIAF. Dal 1991 svolge attivitá di operatore culturale nell’ambito della comunicazione visiva. Ha coordinato la realizzazione di molti festival e di tantissime rassegne, promuovendo nel contempo numerosi seminari e corsi avanzati di lettura dell’immagine ed ha curato la pubblicazione di alcuni volumi fotografici. Dopo essere stato Consigliere, Vicepresidente e (dal 2002) Presidente della “Federazione Italiana Associazioni Fotografiche”, nel 2011 é stato nominato Presidente d’Onore della stessa Federazione e Direttore del “Centro Italiano della Fotografia d’Autore” di Bibbiena. All’inizio dello stesso anno é entrato a far parte del Comitato Scientifico del “Centro di Ricerca e Archiviazione della Fotografia” di Spilimbergo. www.fiaf.net/didattica/fulvio-merlak/

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TPD PORTFOLIO Trieste Photo Days 2018 lancia il primo TPD Portfolio, una selezione fotografica gratuita basata su letture di Portfolio aperta a tutti.A disposizione di tutti i fotografi interessati una squadra di lettori portfolio composta da: • Orietta Bay di Genova (Critica di Fotografia, Docente di Fotografia e Fotografa) • Tullio Fragiacomo di Trieste (Critico di Fotografia e Docente di Fotografia) • Monica Mazzolini di Trieste, ma nata a Genova (Storica della Fotografia) • Fulvio Merlak di Trieste (Docente di Fotografia e Curatore di Rassegne fotografiche) L’Autore del Portfolio più apprezzato riceverà in omaggio un libro fotografico e avrà la possibilità di esporre il suo progetto durante l’edizione 2019 di Trieste Photo Days. Gli Autori dei due Portfolio giudicati secondi ex aequo riceveranno un libro fotografico ciascuno.

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Fringe 2018 - Progetti / Benedikt Schnabel - Where the streets have no name

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Trieste photo fringe 2018 Trieste Photo Fringe è il “festival diffuso” di Trieste Photo Days. Si svolge in un circuito selezionato di locali del centro città e racchiude mostre di autori da tutto il mondo. Gli eventi del Fringe completano il programma e arricchiscono la città anche oltre il periodo ufficiale del festival. Trieste Photo Fringe offre al pubblico la possibilità di scoprire alcuni degli scorci più belli di Trieste. A pranzo o a cena, a colazione o sorseggiando l’aperitivo, sempre in compagnia delle foto. I locali del Fringe 2018 Adonis Via S. Francesco D’Assisi 30

Caffè Teatro Verdi Piazza Giuseppe Verdi 1/B

La Preferita Viale XX Settembre 29

Adoro Cafè Via di Cavana 8

Corte Cafè Piazza San Giovanni 5

Lettera Viva Viale XX Settembre 31/B

Antico Caffè San Marco Via Cesare Battisti 18

Dolomitiko Via Torino 30

Mimì e Cocotte Via Luigi Cadorna 19

Aqvedotto Caffè Viale XX Settembre 37/C

Gran Bar Unità Piazza Unità d’Italia 3

Ponchielli Caffè Via Amilcare Ponchielli 3/B

Arcoriccardo Ristorante Via del Trionfo

Hop & Rock Via Trento 1

Puro Via Torino 31

Bar Buffet Borsa Via della Cassa di Risparmio 4

Hops Beerstrò Via di Cavana 11-15

White Cafè Via Genova 21/A

Birreria Forst Via Giorgio Galatti 11

James Joyce Café Via Roma 14

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Fringe 2018 - Progetti / Carlo Travaglini Allocatelli - The Secret Life Of Buildings

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Fringe 2018 - Progetti / Christoph Montebelli Sous La Lumière

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Fringe 2018 - Progetti / Daniel Munteanu - Magic of Venice

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Fringe 2018 - Progetti / Federico Campanale - Urban Sturctures

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Fringe 2018 - Progetti / Giada Sponzilli - Where We Belong

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Fringe 2018 - Progetti / Gianluca Aggi - Cosmopoli 36 Scatti - People

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Fringe 2018 - Progetti / Gianluca Calise - Utopia Ending

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Fringe 2018 - Progetti / Gianluca De Simone - I Contact

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Fringe 2018 - Progetti / Giedo Van Der Zwan - Pier To Pier

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Fringe 2018 - Progetti / Giuliana Mariniello Faces Of Time

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Fringe 2018 - Progetti / Giulio Salusinszky - Pedocin

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Fringe 2018 - Progetti / Lorenzo Leone - Ex Ss 162 Dir Del Centro Direzionale

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Fringe 2018 - Progetti / Massimiliano Camellini - Tram Frame

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Fringe 2018 - Progetti / Michele Ginevra - Silence, The Rain Is Talking... Listen To Her!

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Fringe 2018 - Progetti / Miriam Nicastro - Urban Geometries

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Fringe 2018 - Progetti / Monica Montefusco - Dualism

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Fringe 2018 - Progetti / Nik Erik Neubauer - The London Suits

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Fringe 2018 - Progetti / Pygmalion Karatzas - Holarchies

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Fringe 2018 - Progetti / Rebeka Legovic Brutalist Monte Grisa

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Fringe 2018 - Progetti / Roberto Polillo - Towers & The City

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Fringe 2018 - Progetti / Samuel Dossi - City Of Masks

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fringe 2018 - mostre collettive Alessandra Caroselli Alice Falco Andrea Scirè Andrea Venuti Arianna Faiella Bohdan Lesiv Carla Cosenza Mormile Cate Franklyn Claudia Barbaro Claudio Giuli Clive Eariss Daniele Michelli Daniele Pezzoli Denis Marinello Eddie Wexler Emma Graziani Eric Davidove Fabrizio Picca Farnaz Damnabi Fiorenzo Rosa Francesco Fredella Francesco Garlaschelli Francesco Monaco Frédéric Ducos Fréderic Mahy

Giacomo Festa Giancarlo Staubmann Gianluca Aggi Giulia Coppetti Giuseppe Cocchieri Giuseppina Marconi Jakob Sancin Jean-Yves Coquelin Josip Miskovic Justin Labelle Kelly Costantini Leonardo Vitti Lisa-Marie Kaspar Lorenzo Giaccone Maicol Baiana Marcin Piekalkiewicz Marco Lambardi Marina Koryakin Mark Cattaneo Massimo Tabasso Mattia Pasini Maureen Miller Maurizio Zanetti Michele Forni Michele Ginevra

Mike Lee Mònika Kurucz Narcisse E.Esfahani Nathanael Fournier Ohad Zwigenberg Oliver Raschka Paolo Manca Ralph Rahmer Raluca Ionela Butnaru Riccardo Crevatin Roberta Grubelli Robin Vandenabeele Samuel Dossi Sebastiano Ciancio Sebastien Durand Shelley Corcoran Silvia Manginelli Simona Minutolo Steffen Ebert Vincenzo Errico Yanika Anukulpun Zoltán Vadászi Zsolt Batori

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